OSTIA PONENTE, CONCESSIONI BALNEARI: UN DANNO ERARIALE DI 47 MILIONI DI EURO

IMG-20230818-WA0003Per Ostia è l’estate della resa dei ‘conti’ sotto il profilo economico del demanio marittimo. Oggi tratteremo il caso del litorale di Ostia Ponente, dove il Comune di Roma, in 91 anni, avrebbe prodotto un danno erariale di oltre 47 milioni di euro per mancato incasso degli oneri concessori provenienti dagli stabilimenti balneari.

Una storia che si aggiunge alle altre che LabUr ha denunciato e che hanno prodotto la regolarizzazione, ad esempio, della spiaggia di Castelporziano e del complesso Maresole oltre che l’apertura sulla c.d. dividente demaniale del lido di Castelfusano (per Capocotta si attende la pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato e per il Porto di Ostia l’espressione di parere dell’Autorità Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati).

Quella di Ostia Ponente è una storia tutta da raccontare, che coinvolge le amministrazioni succedutesi dal 1932 fino ad oggi, ree di aver causato per negligenza e inerzia un enorme danno alle casse del Comune di Roma.
Il fulcro della questione sono le vicende dell’Ente Autonomo per lo Sviluppo Marittimo e Industriale di Roma (S.M.I.R.), che, sciolto nel 1922, avrebbe dovuto realizzare le infrastrutture per congiungere Roma al mare e dotare la città di un porto commerciale.

Tutto ha origine dalla legge n.502 dell’11 luglio 1907 (Provvedimenti per la città di Roma) e più precisamente dall’articolo 5 dell’allegata convenzione tra lo Stato e il Comune di Roma, con la quale il Demanio concedeva alla Capitale l’uso perpetuo della fascia litoranea tra il Canale dei Pescatori e la sponda sinistra del Tevere (la c.d. Ostia Ponente). In seguito, con la sdemanializzazione del 25 gennaio 1923, tutta la suddetta area, che era già stata trasferita nel 1920 all’Ente S.M.I.R., venne destinata alla “costruzione del nuovo sobborgo marino di Ostia Nuova ed in applicazione del piano regolatore della nuova città marina“.
Per ultimo, con Regio Decreto n.845 del 18 marzo 1923, avvenne la soppressione dell’Ente S.M.I.R. e con successivo Regio Decreto n.3116 del 31 dicembre 1923, tutte le aree già appartenenti all’Ente S.M.I.R. tornarono in proprietà dello Stato.

Solo dopo quasi un decennio di contenziosi con la Società Elettro Ferroviaria Italiana, alla quale era stato affidato il completamento e l’esercizio della ferrovia Roma – Ostia Lido, si giunse alla Deliberazione del Governatorato di Roma n.7002 del 31 dicembre 1932, di cui parte integrante è la definitiva convenzione (ancora vigente) con lo Stato per il “trapasso al Governatorato (cioè il Comune di Roma) dei beni del soppresso Ente S.M.I.R.”.
In essa, articolo 5, si legge: “… le concessioni di tratti di arenili a terzi, sempre nell’ambito della spiaggia anzidetta, saranno assentite dall’Amministrazione della Marina Mercantile, sentito il Governatorato, al quale per il suaccennato periodo [70 anni, nda] andranno devoluti i relativi canoni, salvo versamento all’Erario, per ogni singola concessione, del canone annuo fisso di 1 lira a titolo di riconoscimento della demanialità dell’area concessa”.

Dunque, dal 1932 fino al 2002 è certo che gli oneri concessori degli stabilimenti balneari dovevano essere incassati dal Comune di Roma e non dallo Stato. Resta da stabilire se tale convenzione si sia automaticamente rinnovata, non essendoci stato alcun successivo atto amministrativo a riguardo. L’orientamento giuridico prevede, in questi casi, la vigenza della precedente convenzione non essendo stato espresso dall’Agenzia del Demanio alcun parere contrario. In tal caso, nulla si doveva alla Regione Lazio come imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio marittimo, a decorrere dal 1 gennaio 2014 (il 15% del canone).

Dunque, calcolando un periodo di 91 anni, attualizzando e considerando una media di 20.000 euro/anno per un numero di 26 concessioni ad Ostia Ponente, si arriva ad un importo (per difetto) non incassato dal Comune di Roma di oltre 47 milioni di euro.
Non solo, ma il complesso e dimenticato groviglio di atti amministrativi emessi dopo lo scioglimento dello S.M.I.R. impone una verifica sull’appartenenza o no al demanio marittimo di una gran parte delle aree oggi occupate dagli stabilimenti balneari per via della sdemanializzazione di cui sopra.

Inoltre, la devoluzione dei canoni delle concessioni demaniali marittime dallo Stato direttamente al Comune di Roma e la diretta consegna delle aree, annullerebbe la competenza regionale e di conseguenza l’applicazione sul litorale di Ostia Ponente del Piano di Utilizzazione degli Arenili (P.U.A.), strumento di pianificazione turistica della Regione Lazio ma non del Comune di Roma.

Tutto ciò costituirà a breve un dettagliato esposto verso la Corte dei Conti, non solo per il danno emergente subito dal

Comune di Roma (mancato incasso), ma anche per il danno d’immagine conseguente.
In numerose sentenze infatti la Corte dei Conti ha chiarito che la lesione dell’immagine causa un deterioramento del rapporto di fiducia tra la cittadinanza e l’istituzione pubblica, la quale viene percepita come entità non affidabile, talvolta finanche nemica, finita nelle mani di soggetti dediti a perseguire soltanto illeciti interessi particolari e non a difendere gli interessi collettivi finalizzati al buon andamento della funzione amministrativa e della sua gestione in maniera efficace, efficiente ed economica.

Mai come in questo momento, dove i fondi europei vengono dirottati sul lungomare di Ostia, favorendo purtroppo anche infiltrazioni criminali, occorre la massima trasparenza amministrativa e la corretta applicazione della normativa. Anche a costo di ‘riesumare’ atti di 91 anni fa, ancora vigente.

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

OSTIA – CONCESSIONI MARITTIME: ESPOSTO DI LABUR ALLA CORTE DEI CONTI

esposto corte dei contiInviato alla Procura della Corte dei Conti, in conoscenza all’Agenzia del Demanio, alla Regione Lazio e ai Ministeri competenti, un esposto sul caos amministrativo generato dall’Ufficio Demanio del Municipio Roma X che dal 2014 non ha effettuato alcun ricalcolo dei dati geometrici e delle destinazioni areali delle concessioni marittime sul litorale romano. Nessuna istruttoria portata ad esito definitivo, nessuna verifica circa la legittimità urbanistico/edilizia delle strutture presenti sull’arenile romano, nessuna indicazione della perimetrazione del demanio marittimo. Solo una montagna di contenziosi che penalizzano, oltre l’Erario, anche le imprese turistiche balneari, impedendo di fatto il rilancio del litorale della Capitale d’Italia.

Si tratta di un enorme danno erariale, dovuto ad errori e incompetenza degli Uffici nella riscossione dei canoni delle concessioni demaniali marittime, confermata dalla grave accusa della Corte dei Conti (Sez. Centrale di Controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato), che con Deliberazione n.20/2021/G del 21 dicembre 2021 aveva approvato la relazione avente a oggetto “La gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi”. Risulta infatti che molti degli scostamenti tra canoni dovuti e incassati sono generati dal mancato inserimento degli stessi da parte delle Amministrazioni interessate o dall’incompleto/inesatto inserimento dei dati geometrici delle aree e dei manufatti demaniali oggetto di concessione.
Una problematica che da due anni non vede risposta da parte delle Amministrazioni competenti (compreso il Municipio Roma X), che avrebbero invece dovuto indicare i processi correttivi necessari. Una problematica riscontrata anche dal Consiglio dei Ministri che ha approvato, il 17 luglio 2023, in esame definitivo, un decreto legislativo di Attuazione della delega di cui all’art. 2 della Legge 5 agosto 2022, n. 118, per la mappatura e la trasparenza dei regimi concessori di beni pubblici, tra cui il demanio marittimo.
Dopo che la Procura di Roma, su esposto di LabUr, ha costretto il Municipio Roma X a regolarizzare su Castelporziano una concessione demaniale scaduta da 20 anni, dopo che a Capocotta persiste un’illegittima tolleranza verso i chioschi che non ricadono sul demanio marittimo, dopo che le spiagge libere risultano abbandonate sempre a seguito di esposti inviati da LabUr circa la verifica della regolarità dei loro affidamenti, è la volta dei canoni concessori che il Municipio X, in modo del tutto discrezionale, impone come ‘provvisori’ eludendo così tutte le le leggi esistenti.

 

Pubblicato in Mappatura demanio marittimo, Spiagge Italiane | Lascia un commento

NO ALLE BUGIE SU CASTELPORZIANO

zannola castelporzianoDomani, 11 luglio 2023, andrà in onda in Campidoglio un messinscena targata PD sulle vicende di Castelporziano.
Crediamo sia giusto ricordare alcune taciute verità portate alla luce da LabUr negli ultimi tre anni, confermateci dalla Capitaneria di porto.

DANNO ERARIALE DEL COMUNE
Dal 2001 il Comune di Roma non paga allo Stato la concessione demaniale prevista nella convenzione del 1965 con la Presidenza della Repubblica.
ABBAGLIO DELLA PROCURA
I chioschi, non ricadendo sul demanio marittimo, non potevano essere sequestrati.
ESCLUSIONE DAL PUA
La Regione Lazio, non avendo alcuna competenza su Castelporziano, deve escluderlo dal Piano di Utilizzazione degli Arenili, sia regionale sia comunale.

LabUr è in possesso di tutta la documentazione comprovante quanto sopra, compresa la perimetrazione del vigente demanio marittimo a Castelporziano, inviataci il 5 luglio 2023 dalla Capitaneria di porto di Roma (CPRM Reg.Uff. 0018404). Emerge chiaramente che i chioschi non insistevano su demanio Screenshot 2023-07-10 18.14.07marittimo, motivo per cui deve decadere la contestazione del reato (ex art 1161 Cod.Nav.) alla base del sequestro.
Precisiamo, inoltre, che ad oggi, su quelle spiagge è stato speso quasi un milione di euro, ma il risultato, sotto gli occhi di tutti, è disastroso.

Naturalemente, dopo aver ascoltato la seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina di domani, ci riserviamo di dettagliare la situazione.
Infine, una nota di colore. Pochi giorni prima del sequestro dei chioschi, il consigliere comunale Giovanni ZANNOLA negava qualunque ipotesi di sequestro. Ora, lo stesso fine osservatore, afferma che i chioschi riapriranno.
C’è di che preoccuparsi.

Pubblicato in Castelporziano | Lascia un commento

INFERNETTO, VIA SOFFREDINI: UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA

ama via soffrediniSi tratta del cantiere dell’AMA Roma Spa presso l’area di proprietà di Roma Capitale, prevista come Centro di Raccolta della spazzatura, compresa tra via Ennio Porrino, via Alfredo Soffredini e via Ermanno Wolf Ferrari, voluto dal Municipio Roma X tra le proteste dei cittadini e di cui già abbiamo scritto.

Il cantiere è stato aperto in data 20 giugno 2023. La ditta incaricata da Ama Roma S.p.A. ha dapprima eseguito la pulizia del terreno mediante sfalcio della vegetazione e rimozione di ingombranti, accatastando però tutto il materiale di risulta lungo via Alfredo Soffredini, dove ancora è abbandonato. Senza un accesso al cantiere regolarmente autorizzato, sono iniziati i lavori forzando due cancelli su via Ennio Porrino fino alla follia di oggi, documentata dai video degli infuriati residenti.

Alle ore 9:50 una ruspa ha aperto un varco sul lato del terreno lungo via Ermanno Wolf Ferrari, creando difficoltà ruspaferrarial traffico automobilistico e ai mezzi pubblici [VIDEO], nonché distruggendo l’esistente marciapiede in travertino. Non paghi di questa prodezza, alle ore 15:55, dopo aver letteralmente creato una strada sterrata dal terreno verso via Alfredo Soffredini [VIDEO], gli operai hanno messo in moto la ruspa che, abbandonato il cantiere, ha percorso via Soffredini e via Porrino, rovinando vistosamente l’asfalto. Nessun controllo, nessun intervento. Il Gruppo X Mare della Polizia Locale, così come gli uffici tecnici del Municipio, (tempestivamente allertati), non hanno risposto ai cittadini. Nessuna risposta anche dagli organi politici locali, che hanno voluto tra le case dell’Infernetto questo illegittimo Centro di Raccolta della spazzatura laddove invece doveva sorgere una scuola materna: Valentina SCARFAGNA, Valentina PRODON e Guglielmo CARCERANO, che fine hanno fatto?

Mentre Roma è sommersa dalla spazzatura e vive nel disagio di una insostenibile emergenza rifiuti, si interviene da parte di AMA nel cuore di un quartiere senza alcun rispetto della legge. Per LabUr, urbanisticamente, tutto ciò è intollerabile: non si mortifica in questo modo un quartiere di 532 ettari che da 30 anni attende l’attuazione del piano particolareggiato.

Pubblicato in Centro Raccolta AMA | Lascia un commento

CASTELPORZIANO, LA NUOVA CONCESSIONE: IL TESTO E LA QUESTIONE DEI CHIOSCHI

 

IMG-20230630-WA0016Dopo 20 anni di mancato rinnovo, esattamente il 22 giugno scorso, a seguito della denuncia di LabUr, il Comune di Roma ha dovuto regolarizzare la propria concessione demaniale marittima richiesta dalla Convenzione del 1965, con cui la Presidenza della Repubblica aprì ai Romani i famosi Cancelli di Castelporziano.
LabUr, che dalla sua nascita è portatore di un interesse diffuso e collettivo, pubblica per primo e integralmente il documento, anche se sarebbe stato un obbligo del Municipio Roma X, come al solito disatteso.

Segnaliamo solo alcune palesi irregolarità contenute nel testo che ne potrebbero determinare la nullità e che interessano i 5 chioschi da mesi tenuti sotto sequestro.

Questo il link alla CONCESSIONE.

IL TECNICISMO DELLA MATERIA
Cominciamo a chiarire innanzitutto la terminologia tecnica.
Per ‘convenzione‘ si intende un qualsiasi accordo raggiunto fra due o più parti, ciascuna delle quali si obbliga a mantenerne i reciproci impegni.
Per ‘concessione‘ si intende un provvedimento amministrativo con cui la gestione di un bene viene trasferita ad un’altra parte, privata o pubblica.

Nel caso specifico di Castelporziano si parla di concessione demaniale marittima riferita al cosidetto ‘demanio marittimo’, che non riguarda solamente la ‘spiaggia‘ ma una precisa area perimetrata dall’Autorità Marittima.
Nel 1965 il Presidente della Repubblica Giuseppe SARAGAT firmò una convenzione con il Comune di Roma per rendere fruibile ai Romani quel tratto del litorale poi identificato come i ‘Cancelli’. Il Comune di Roma aveva l’obbligo, all’interno della convenzione, di ottenere una concessione da parte dell’Autorità Marittima (la Capitaneria di porto) per gestire il relativo demanio marittimo. Nel 1999, le competenze sul demanio marittimo (ma solo per le finalità turistico ricreative) passarono alle Regioni e da queste ai Comuni costieri per sub-delega. Tuttavia la spiaggia di Castelporziano rimase competenza della Capitaneria di porto in quanto dotazione del Presidente della Repubblica.
Confondendo le competenze, il Comune di Roma non ha più rinnovato/pagato la concessione allo Stato dal 2001 (termine dell’ultima concessione) pensando erroneamente di avere in sub-delega anche la spiaggia di Castelporziano. Ora, la legge vigente prevede l’impossibilità di concedere nuovamente al Comune di Roma quella spiaggia fino a quando non avrà estinto nei confronti dello Stato. Questo vale per i concessionari privati e a maggior ragione dovrebbe valere per quelli pubblici.
Il Municipio Roma X, che per decentramento amministrativo gestisce per conto del Comune di Roma la sub-delega al demanio marittimo, ha invece mistificato l’ottenimento di una nuova concessione (22 giugno 2023) come un successo quando invece si tratta di un’ammissione di colpa.

LA NUOVA CONCESSIONE
L’ultima concessione rilasciata dalla Capitaneria di porto al Comune di Roma per Castelporziano non è quella indicata nel dispositivo con il n.124/1995 (valida fino al 31.12.1997), bensì quella valida dal 01.01.1998 al 31.12.2001, come affermato anche dall’Arch. Stefano Turnassi “in qualità di dipendente di Roma Capitale, nominato con Ordine di Servizio n. 21 del 03.04.2023 per la predisposizione degli atti propedeutici al rilascio della Concessione demaniale a favore di Roma Capitale relativa alla spiaggia di Castel Porziano“. È questa è una delle irregolarità dell’atto.

Oggi, la superficie del demanio marittimo concessa al Comune di Roma va dalla linea di costa fino alla litoranea, includendo di fatto i 5 chioschi sottoposti a sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. È bene ricordare che fino al 2001 le uniche infrastrutture associate alla concessione erano i 9 fabbricati adibiti a servizi igienici, pronto soccorso, posto di polizia e direzione di spiaggia. I 5 chioschi, inizialmente strutture amovibili, furono edificati in muratura (senza permesso di costruire) nel 1981 in deroga alla distanza prevista dei 300 metri dal mare e mai inseriti nella concessione del Comune di Roma.

LA QUESTIONE GIUDIZIARIA DEI CHIOSCHI
I chioschi entrarono in convenzione con il Comune di Roma nel 2002 fino al 2014, anno in cui si è aperto il contenzioso sfociato nel recente sequestro. Non è affatto scontato, come si legge da giorni, che i chioschi ottengano di riflesso il proseguimento della convenzione interrottasi nel 2014 a seguito della nuova concessione ottenuta dal Comune di Roma. Infatti nella nuova concessione si legge: “la presente licenza è inoltre subordinata, oltre che alla disciplina doganale e di pubblica sicurezza, alle seguenti condizioni speciali:
gli effetti del presente titolo restano subordinati all’esatto adempimento delle prescrizioni impartite dall’Autorità Giudiziaria nell’alveo dei procedimenti penali in corso … fatta salva la vigenza dei provvedimento cautelari reali disposti dall’Autorità Giudiziaria su singole porzioni delle aree o dei manufatti oggetto della concessione“.
Dunque, le sorti dei chioschi di Castelporziano sono in mano alla Procura di Roma che ha espressamente dichiarato illegittima la presenza dei chioschi su demanio marittimo per assenza di titolo.

La questione quindi è la seguente: i chioschi, prima di questa nuova concessione, erano o no su demanio marittimo?
Premesso che non esiste la perimetrazione del demanio marittimo nell’area di Castelporziano adibita a pubblica fruizione, la nuova concessione lascia intendere che i chioschi siano inclusi nel demanio marittimo in quanto indicati esplicitamente nella licenza, cosa che però non era fino al 2001 (dopo il 2001, lo ricordiamo, non esistono altre concessioni).
Ai fini del sequestro, dunque, si aprono due scenari:

1) I 5 chioschi erano su demanio marittimo e quindi ne viene validato il sequestro, con la conseguenza che non è possibile per legge riaffidarli ai precedenti titolari fino a sentenza. Inoltre, dovrebbero essere affidati non più tramite convenzione, ma tramite l’articolo 45bis del Codice della Navigazione (affidamento ad altri soggetti delle attività oggetto della concessione, in questo caso la somministrazione di cibi e bevande)
2) I 5 chioschi non erano su demanio marittimo e dunque si archivia il procedimento penale. Questo emergerebbe dal fatto che i 5 chioschi (in muratura) non sono mai indicati nelle concessioni e che il Comune di Roma ha previsto dal 2002 una convenzione e non il ricorso al citato articolo 45bis. In tal caso, servirebbero tante scuse e il pagamento dei danni (emergente e lucro cessante) ai titolari dei chioschi.

CONCLUSIONI
Tutto è in mano al Pubblico Ministero della Procura di Roma, Pierluigi CIPOLLA, titolare del procedimento penale, e in quelle della Guardia di Finanza che si è occupata delle indagini (nelle quali è lo stesso Comune di Roma ad esser stato chiamato come ausiliario tecnico). Di certo il Comune di Roma non è parte affidabile, primo perché è il vero abusivo (da 20 anni) sulle spiagge di Castelporziano, secondo perché da una parte ha contribuito che i chioschi fossero sequestrati durante la fase delle indagini e dall’altra li ha reinseriti nella nuova concessione.
Resta l’incognita del ruolo della Capitaneria di porto di Roma, che appare come un ‘mediatore‘ tra le parti in causa, ma che dovrebbe con fermezza far rispettare il Codice della Navigazione.
Non pervenuta la Presidenza della Repubblica, che, da un carteggio di cui LabUr è in possesso, neppure era a conoscenza dell’obbligo della concessione da parte del Comune di Roma, scritto invece a chiare lettere nella convenzione.

In tutta questa confusione, il contributo di LabUr, sempre attento a tutelare l’interesse collettivo e diffuso di questo tratto del litorale, sarà quello di denunciare ogni irregolarità amministrativa. Sottolineiamo che senza la nostra denuncia, nulla si sarebbe mosso.

 

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

PORTO TURISTICO DI ROMA: ILLEGITTIMA L’ATTUALE CONCESSIONE

portoIn data odierna (27 giugno 2023) abbiamo inviato alle autorità competenti formale esposto segnalando la illegittimità del cambio di titolarità della concessione demaniale marittima del porto di Ostia a favore della “Porto Turistico di Roma srl” (oggi in amministrazione giudiziaria e confiscata), richiedendo una puntuale verifica amministrativa al fine di informare i Pubblici ufficiali, e cioè coloro che esercitano una funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa, sull’effettivo stato delle cose.

 

ISTANZA DI VERIFICA AMMINISTRATIVA
(inviata a: Ministero dei Trasporti, Guardia Costiera, Regione Lazio, Comune di Roma, Procura di Roma, Prefettura di Roma, ANBSC, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza)

Il sottoscritto dr.Ing. Andrea SCHIAVONE, presidente p.t. di LabUr, Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), espone di seguito quanto si evince dalla documentazione in proprio possesso e da leggi e regolamenti appresso indicati, in qualità di portatore di un interesse diffuso e collettivo.

IL FATTO
Il 15 giugno 2023, con ordinanza n.73, la Capitaneria di porto di Roma (Sezione Tecnica/Sicurezza e Difesa Portuale) ha approvato il nuovo “Regolamento per l’esercizio e l’uso del porto Turistico di Roma” che risulta in concessione alla “Porto Turistico di Roma srl”, in amministrazione giudiziaria, i cui beni (confiscati) sono confluiti presso l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC).

L’ordinanza riporta erroneamente, per quanto di seguito narrato, che con “atto formale n. 129 del registro degli atti, n. 329 di repertorio, stipulato in data 30 ottobre 2001” l’Amministrazione Marittima avrebbe assentito in concessione alla “Porto Turistico di Roma S.r.l.” il porto turistico di Ostia

LA CONCESSIONE
Dalla documentazione in nostro possesso, risulta quanto segue:

  1. La Capitaneria di Porto del Compartimento Marittimo di Roma, con atto formale n. 129 del 30 ottobre 2001 registro repertorio n. 359/01, ha assentito in concessione alla società Attività Turistiche Imprenditoriali srl (A.T.I. srl) e non alla “Porto Turistico di Roma srl” l’area demaniale marittima in località Idroscalo di Ostia Lido nel Comune di Roma, nell’ambito della quale è stato realizzato il “Porto Turistico di Roma”;
  2. Giusto atto formale n. B092 in data 01 marzo 2007 la Concessione Demaniale Marittima è stata intestata alla Società “Porto Turistico di Roma srl”;
  3. La suddetta determinazione n. B0892 del 01 marzo 2007 è stata emessa dalla Regione Lazio – Dipartimento Territorio (Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, Area Difesa del Suolo), autorizzata a firma del Direttore Vicario del Dipartimento, dott. Raniero DE FILIPPIS;
  4. Il cambio di titolarità in favore della “Porto Turistico di Roma srl” della concessione demaniale marittima già rilasciata il 30 ottobre 2001 alla A.T.I. Spa è avvenuto in funzione dell’articolo 22 del Regolamento Regionale n.3 del 15 dicembre 2004 affermando che esso “” ma non specificando quale tipologia di concessioni;
  5. L’articolo 22 del suddetto regolamento si riferisce a concessioni di pertinenze idrauliche, aree fluviali, spiagge lacuali e di superfici e pertinenze dei laghi e non a concessioni demaniali marittime;

per quanto sopra esposto

PREMESSO

  • che il cambio di titolarità di concessione in questione interessa il porto di Ostia e dunque si riferisce a una concessione demaniale marittima (non fluviale, non lacuale);
  • che quanto sopra esposto è confermato anche dal Regolamento Regionale n.10 del 30 Aprile 2014 che, sostituendo il regolamento del 2004, all’articolo 1 comma 1 definisce l’ambito di applicazione della legge ai sensi dell’articolo 40 bis della legge regionale n.53 del 11 dicembre 1998;
  • che tale articolo 40 bis definisce l’organizzazione regionale della difesa del suolo in applicazione della legge n.183 del 18 maggio 1989 avente per oggetto (articolo 2) opere idrauliche, opere ed impianti di bonifica, opere di forestazione protettiva, opere di consolidamento e difesa degli abitati e opere di difesa delle coste.

CHIEDE CON URGENZA

di intervenire, ciascuno dei destinatari per competenza, in applicazione di quanto sopra esposto risultando ogni negligenza od inerzia della Pubblica Amministrazione, delle Forze dell’Ordine e dell’Autorità Giudiziaria fatto grave e lesivo dell’interesse pubblico all’interno del contesto del Municipio X già, per 24 mesi, commissariato anche per vicende collegate al porto di Ostia.
Si resta a disposizione per ogni eventuale chiarimento e reperimento dei documenti sopra citati, tutti in possesso dello scrivente.

Pubblicato in Porto Turistico di Ostia | Lascia un commento

OSTIA, DOVE L’EDILIZIA HA SCONFITTO L’URBANISTICA E I VINCOLI ARCHEOLOGICI

malafede urbanisticaQuando l’urbanistica cede all’edilizia e ai compromessi con i vincoli da apporre, emergono tutte le sofferenze del territorio. E’ il caso nel Municipio Roma X del quartiere Giardino di Roma, più noto come Quartiere Caltagirone (dal nome del costruttore romano), che si estende, interferendo sulla mobilità locale, dalla via Cristoforo Colombo fino a via Ostiense, lungo la via di Malafede. Una convenzione stipulata 30 anni fa, il 20 agosto 1992, arrivata fino ad oggi attraverso mille varianti e proroghe tali che, per ricostruire la vicenda, si dovrebbero scrivere migliaia di pagine.

Un totale iniziale di 79.599 mq. circa, destinato alla costruzione di 728.080 nuovi mc. residenziali, per un previsto insediamento di 9.110 abitanti e di 145.616 mc. non residenziali, numeri poi variati nel tempo. Uno scempio urbanistico, paesaggistico e ambientale perfettamente autorizzato da tutte le giunte comunali, anche se, a nostro avviso, rimane non autorizzabile, un po’ come le vicine Terrazze del Presidente. 30 anni senza alcun controllo, tant’è che il quartiere ancora attende la famigerata stazione della Roma-Lido che doveva assorbire il traffico veicolare dei residenti.

L’ultimo episodio è di neanche un anno fa e si tratta del permesso di costruire altri 4 edifici, a ridosso della via Ostiense, rilasciato dal Municipio Roma X (n.149 del 28 settembre 2022). Protagonista assoluta la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, competente in materia per l’area.

LA VICENDA ARCHEOLOGICA

Tutto ha inizio con un primo vincolo archeologico, imposto (su tutto il comprensorio) dal decreto del Ministero per i Beni Culturali il 22 giugno 1991 (ex artt. 1 e 3 L. n. 1089/1939), annullato con la sentenza n. 1171 del 2 maggio 1992 dal TAR Lazio, Sez. II/bis poi confermata anche dalla sentenza del Consiglio di Stato, Sezione VI, n. 1132 del 6 luglio 1994. Neanche 4 mesi, ed il Ministero emette il 23 novembre 1994 un nuovo decreto, poi annullato in via di autotutela, a cui segue il 30 giugno 1997 un altro decreto, che ha rappresentato la disciplina vincolistica fino al 2017 e che disponeva una tutela articolata in specifiche fasce di rispetto. Per una di queste, compresa nel quadrilatero ferrovia Roma-Lido, via di Malafede, via Ostiense e via Fiumalbo, la Soprintendenza aveva richiesto soltanto “indagini preventive” e non vincolo assoluto di inedificabilità. Tutto così si risolveva, nell’area citata, con la sentenza 9284 del 28 marzo 2017 emessa dal TAR del Lazio: costruire si, ma prima sondaggi archeologici.

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI

La vasca romana (1)A seguito della sentenza del TAR 9284/2017, sono iniziate a giugno del 2019 le indagini archeologiche su un’area di circa 20.000 mq, i cui esiti sono stati definiti dalla Soprintendenza ‘eccezionali’. Tra tutte le ‘nuove scoperte’ anche “l’enigma della vasca monumentale” lunga 40 metri. Nel comunicato stampa del 9 settembre 2020 si legge: «Una scoperta che rinnova lo stupore nei confronti di Roma e delle infinite storie che ha ancora da raccontare. Trovarsi di fronte a un tale rinvenimento ha lasciato sorpresi anche i nostri archeologi… Un altro successo dell’archeologia preventiva, essenziale per non disperdere il nostro passato, e per tutelare e per valorizzare territori che, altrimenti, resterebbero inesplorati».

Peccato che quel tratto di territorio non fosse stato fino a quel momento rimasto ‘inesplorato’.

scavi 1998 1995 malafedeSi conoscevano infatti, quasi con precisione, le dimensioni dell’area archeologica poi scavata nel 2019. Nell’area e in sua prossimità si erano già svolti scavi e ricognizioni negli anni ‘90 e nel 1998 e addirittura nel 1916, a poche decine di metri da qui, era stato intercettato, presso il Casale di Malafede, l’acquedotto diretto alla città antica di Ostia (di cui si conoscevano le arcate, poco più avanti, presso la depressione di Ponte Ladrone). 

scavi 2019 malafedeIn particolare, nel 1998 era emerso un tratto di acquedotto della prima età imperiale, “inserito organicamente nel più ampio sistema idrico che dal territorio di Malafede raggiungeva la colonia di Ostia”. Distante circa 80 metri dalla via Ostiense e 100 metri, in direzione Roma, dal Casale di Malafede, era risultato somigliante con uno dei due canali scavati nel maggio del 1916 in occasione di lavori che “il Comune di Roma ha eseguito, per la correzione della livelletta stradale”. Del resto già nel 1995 erano stati pubblicati gli studi dei ritrovamenti occorsi durante le ricognizioni del progetto Roma Costiera (datato 1988) nato per aggiornare la Carta archeologica dell’Agro Romano, dati che poi confluirono nella documentazione del vincolo del 22 giugno 1991.

CONCLUSIONI

Da tre anni tutti attendono le promesse della Soprintendenza e cioè “il progetto di valorizzazione in situ di quelli che sono i più importanti ritrovamenti”. Un altro modo per dire che con il costruttore, Caltagirone, si studierà un modo per non creare intralcio agli edifici, allestendo (forse) un piccolo parco, un piccolo antiquarium, qualche deteriorabile pannello esplicativo che nessuno andrà a vedere. La vera valorizzazione l’avrà Caltagirone che non solo costruirà senza troppi intoppi ma che potrà vantare, nella vendita, che le sue case “sorgono su antichi resti romani”. O magari farà in modo che, quando e se, verrà realizzata la promessa stazione della Roma-Lido, si userà qualche vano di essa per alloggiare i soliti quattro cocci.

Poiché però questa trentennale convenzione non può concludersi in questo modo, valuteremo tutte le carte firmate dalla Soprintendenza per verificare se ci sia stata una omissione di vigilanza e/o di atti d’ufficio per favorire i permessi di costruire ai danni di una prevista pianificazione urbanistica. La Soprintendenza doveva per legge tutelare l’area da ogni trasformazione. 

Una denuncia che ci porterà via qualche mese, ma che vale la pena affrontare: rispetto ai 30 anni passati in cui nessuno si è mosso, possiamo permettercelo.

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

OSTIA, PISTA CICLABILE: PER IL MINISTERO E’ ILLEGITTIMA MA IL COMUNE CHIEDE I FONDI PNRR

pista ciclabile ostia pnrrLa sedicente pista ciclabile sul lungomare di Ostia, costata 3 milioni di euro sottraendo fondi al mercato dell’Appagliatore e alla manutenzione stradale ordinaria, affronta senza vergogna l’ennesimo scandalo sotto la regia M5S e PD. Causa dei problemi al traffico veicolare (bus, disabili, parcheggi, scarico merci, mezzi di soccorso), soggetta d allagamenti quando piove, senza alcuna manutenzione (15 mila euro all’anno), è stata addrittura inserita tra le opere finanziabili con i fondi europei.

LA NORMATIVA
Il PNRR raggruppa i progetti di investimento in 16 Componenti, a loro volta riuniti in 6 Missioni, tra cui risulta la missione nr.4 “Istruzione e ricerca” che comprende la misura M2C2- 4.1 “Rafforzamento mobilità ciclistica“. Si tratta di 600 milioni di euro per la realizzazione di due diversi sub-investimenti: a) “Ciclovie urbane” nelle città che ospitano le principali università, da collegare a nodi ferroviari o metropolitani; b) “Ciclovie turistiche” in altre zone d’Italia.
La valutazione dei progetti presentati dai Comuni è del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) che con Decreto n.509 del 15.12.2021 ha riservato al Comune di Roma 51 km di piste ciclabili, per una somma pari a 13.615.495,00 euro.

IL COMUNE DI ROMA

pista allagata (21 maggio 2023)

pista allagata (21 maggio 2023)

Con nota prot. QG 3702 del 04.02.2022 il Dipartimento Mobilità e Trasporti ha inviato al Ministero la manifestazione di interesse per l’accesso alle risorse elaborando un elenco di piste ciclabili e sostenendo che esse rispettano le disposizioni del Decreto 509/2021, nello specifico l’articolo 3 (Spese ammissibili – Tempistica) che al comma 2 richiede un collegamento, per mezzo di pista ciclabile, tra la sede o più sedi delle università presenti sul territorio con uno o più nodi ferroviari metropolitani a servizio del medesimo territorio. Tra queste, compaiono 2,73 km per prolungare la sedicente pista ciclabile del lungomare fino a quella fatiscente lungo via della Villa di Plinio.
Il passaggio finale, è stata la delibera di Giunta Capitolina n.74 dell’8 marzo 2023 con cui si è approvato il tutto. Avremo così (sempre se si farà) altri 800mila euro buttati via per una cosa inutile, ma soprattutto illegittima come vedremo.

Screenshot 2023-06-14 12.13.15Per meglio intendere la questione, il riferimento è l’elaborato di maggio 2019 del Comune di Roma dove risulta, al codice C2-64 la prevista pista ciclabile sul lungomare Toscanelli (poi rovinosamente realizzata) e il codice C2-51, la dorsale Colombo che dalla intersezione con la via Laurentina (località Montagnola, prima dell’EUR) dovrebbe condurre ad Ostia i ciclisti. Nello stesso elaborato si nota la rete attuale, tra cui la fatiscente pista ciclabile su strada lungo la via della Villa di Plinio (in pineta, tratto dal Canale dei Pescatori alla Colombo).

LE ILLEGITTIMITA’
Tale approvazione capitolina deve passare, per competenza, al vaglio del MIT che però con Decreto n.598 del 28.12.2018 (a seguito di ricorso gerarchico presentato da LabUr) aveva definito illegittima la realizzazione della sedicente pista ciclabile sul lungomare di Ostia da parte del Municipio X (progettista, Nicola DE BERNARDINI), annullando di fatto la sua esistenza. Questa non è l’unica illegittimità. Infatti la proposta di unire la pista del lungomare con quella in pineta (facendo credere che sia l’unica soluzione per raggiungere in bicicletta dalla stazione di Castelfusano della Roma-Lido la sede universitaria di Roma Tre ad Ostia presso l’ex Hotel Enalc) è non veritiera in quanto già oggi esiste un percorso di appena 4 minuti lungo le attuali strade (circa 1 km). Se proprio si volevano buttare via i soldi, si poteva ricorrere alle corsie ciclabili: un po’ di vernice sull’asfalto delle seguenti strade ed il gioco era fatto con poche migliaia di euro (non 800mila):

– STAZ.CASTELFUSANO – UNIVERSITA’
Via della Stazione di Castelfusano, via dell’Aquilone, via Ugolino Vivaldi, via     Gaspare Balbi, via Leopoldo Ori
– UNIVERSITA’ – STAZ.CASTELFUSANO
Via Leopoldo Ori, via Gaspare Balbi, via Ugolino Vivaldi, Lungomare Lutazio     Catulo, via della Stazione di Castel Fusano

Invieremo pertanto un esposto al MIT e agli uffici europei perchè questa spesa inutile ed illegittima non rappresenti l’ennesima dimostrazione di incapacità e malaffare dell’amministrazione capitolina.

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

MUNICIPIO ROMA X, MONDEZZAI ILLEGALI

mondezzai ostiaInviato un esposto alle autorità competenti per segnalare ancora una volta l’illegittima area di trasbordo sul Lungomare di Ostia. Già era stato inviato un esposto nel 2019 seguito da una prima e seconda integrazione. Il paradosso è che proprio oggi, 9 giugno 2023, dal Municipio Roma X è pervenuta a LabUr una nota (CO/2023/0068783) relativa alla suddetta area del Lungomare in cui si specifica che “non è stato ritrovato agli atti alcun documento inerente la consegna dell’area” la cui destinazione urbanistica è “art.83 e 85 del N.T.A. – Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale“. E’ l’ennesimo episodio di malagestione dei rifiuti sotto l’amministrazione del M5S e proseguita dal PD alla guida del Municipio Roma X.

Forse la M della precedente giunta pentastellata stava per ‘Mondezzaio’ . Dopo aver portato ad Ostia Antica il tritovagliatore , a seguito del disastroso incendio di Malagrotta – che tratta oltre 300 tonnellate al giorno di indifferenziata – con la motivazione di “liberare le strade dai rifiuti“(!), dopo aver permesso dal 2019 l’impiego senza legittima autorizzazione dell’area destinata a verde pubblico davanti allo stabilimento balneare dell’Esercito Italiano – Raggruppamento Logistico Centrale (Lungomare Amerigo Vespucci, 40), ha espresso anche parere favorevole alla realizzazione di una nuova discarica in località Infernetto tra via Porrino e via Soffredini lungo via Wolf Ferrari dove domani alle ore 10.00 si terrà un flash-mob da parte dei cittadini esasperati dal degrado e abbandono dell’area, avendo già diffidato il Municipio X. In quell’area doveva esserci una scuola materna, ci verrà invece una discarica di fatto. Il terreno, che sarà rilasciato ad AMA in comodato d’uso, non solo non garantirà gli standard urbanistici previsti per il quartiere, ma cambierà con disinvoltura (contro ogni criterio di legge) la propria destinazione d’uso.
Si tratta dell’ennesimo scandalo gestionale dei rifiuti, che sembra investire con metodicità il Municipio Roma X, quello con delega al Verde, quello che dovrebbe essere a maggiore protezione ambientale e che invece prima con il M5S (Giuliana DI PILLO, Alessandro IEVA) ora con il PD (Valentina PRODON, Valentina SCARFAGNA) viene trasformato in pattumiera nel nome dell’emergenza, sinonimo amministrativo di incapacità.
Il caso dell’area trasbordo davanti al RA.LO.CE. è dunque emblematico. Ci chiediamo perché non si intervenga a chiuderla. I turisti che vengono ad Ostia sono i sacchetti della spazzatura? Le zone residenziali avranno discariche al posto delle scuole? Neanche il Giubileo del 2025 sembra poter salvare il polmone Verde di Roma.

**************************

raloce mondezzaESPOSTO (9 giugno 2023)

Inviato ad AMA, COMUNE DI ROMA, CC NOE

LabUr, Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), portatore di un interesse collettivo e diffuso, segnala che, senza alcun atto autorizzativo valido per legge, da 4 anni, l’area davanti allo stabilimento balneare dell’Esercito Italiano – Raggruppamento Logistico Centrale (Lungomare Amerigo Vespucci, 40) viene usata come trasbordo dei rifiuti indifferenziati per oltre 300 tonnellate al giorno.

Lo conferma il Municipio Roma X via PEC inoltrata a LabUr il 9 giugno 2023 specificando che “non è stato ritrovato agli atti alcun documento inerente la consegna dell’area” la cui destinazione urbanistica è “art.83 e 85 del N.T.A. – Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale“.

Da 4 anni LabUr chiede la regolarizzazione dell’area, avendo inviato un esposto il 28 novembre 2019 e ben due integrazioni: la prima, il 2 dicembre 2019, la seconda il 4 giugno 2020.
L’unica sedicente autorizzazione sarebbe stata rilasciata “in via temporanea” dal Municipio Roma X in data 31 ottobre 2019 dall’ex direttore municipale Nicola DE BERNARDINI, (oggi vice Capo di Gabinetto Vicario) e dagli allora presidente e vice presidente municipali Giuliana DI PILLO e Alessandro IEVA (oggi consiglieri municipali M5S).

Il degrado dell’area, la mancata autorizzazione, la differente destinazione d’uso richiedono la massima attenzione da parte delle autorità competenti. Esiste una precisa normativa e un complesso di leggi sovraordinate che impediscono alla semplice ‘mail’ di un direttore di un municipio di sentirsi autorizzato a gestire il bene comune come cosa propria.

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

OSTIA, IL MERCATO DEI BAGNINI E LE REGOLE DISATTESE

Suk bagnini 2023 ostiaDa Ostia Ponente a Capocotta esplode il caso bagnini in piena stagione balneare sul mare della Capitale. Una saga amministrativa triste che ci auguriamo sia dovuta a mera incapacità.

COSA È ACCADUTO
La storia è nota ed è stata raccontata passo passo da LabUr nelle settimane scorse: il fallimento della gara dei bagnini, il disastro della gara delle spiagge libere, la diffida . Poi, il Direttore del Municipio Roma X, Marcello VISCA, coadiuvato dal Presidente del Municipio X, Mario FALCONI, durante la Commissione Comunale IV Ambiente del 31 maggio 2023, è riuscito a dire quanto segue (testuale, dal minuto 21:10): “sta partendo adesso una richiesta alla Croce Rossa per reperire degli OPSA, che sono gli Operatori Polivalenti Salvataggio in Acqua. La Croce Rossa in linea di massima ci ha dato la disponibilità e quindi stiamo tentando velocemente di fare l’affidamento per le spiagge che sono rimaste senza bagnini”. Peccato che il brevetto OPSA non è riconosciuto per esercitare la professione di assistente bagnante quale esercente un servizio di pubblica necessità, tant’è che il 6 giugno è comparso un annuncio per cercare bagnini “in 24 ore”.
Anche Capocotta non naviga in buone acque: falsa la notizia, diffusa da certa stampa distratta, che ai chioschi sarebbe stata garantita l’apertura stagionale. Il Consiglio di Stato ha infatti solo decretato una sospensione del provvedimento di chiusura riservandosi di sentenziare il 20 giugno. Emerge dunque il problema sui 2.461 metri di costa dove, a spese del Comune, dovrebbero esserci 25 postazioni di salvamento e non le 7-8 pagate dai chioschi, sempre se rimarranno aperti.
Vediamo nel dettaglio i due ‘casi’.

OSTIA A PONENTE, BAGNINO CARENTE
Per esercitare la professione di assistente bagnante occorre essere in possesso di uno dei tre seguenti titoli:

– brevetto di “Assistente Bagnanti’ rilasciato dalla Federazione Italiana Nuoto — Sezione Salvamento contraddistinto dalla sigla “M.I.P.”
– brevetto di “Bagnino di Salvataggio “rilasciato dalla Società di Salvamento di Genova;
– brevetto di “Assistente Bagnanti” rilasciato dalla Federazione Italiana Salvamento Acquatico (F.I.S.A.).

Lo scrive chiaramente la Capitaneria di Porto – Roma Fiumicino nella vigente Ordinanza di Sicurezza Balneare n. 46/2022 del 12 maggio 2022. In realtà è cosa nota da tempo, visto quanto recita la circolare N. 54 Prot. 5174209/95 del 08/01/1996, emessa dal Ministero dei Trasporti e della Navigazione. Infatti il brevetto OPSA rilasciato dalla Croce Rossa Italiana è “… titolo abilitante allo svolgimento dell’attività di soccorso in mare e sulle spiagge da parte del personale appartenente alla C.R.I.“. Quindi “il suddetto brevetto consentirà esclusivamente lo svolgimento dell’attività di cui trattasi nell’ambito dei compiti istituzionali della C.R.I. e non potrà sostituire le abilitazioni attualmente riconosciute valide per l’espletamento dell’attività di assistenza e soccorso dei bagnanti da apprestarsi da parte dei titolari di concessioni per stabilimenti balneari sia pubblici che privati e strutture similari, ovvero per altre attività svolgentisi sul demanio marittimo che prevedano tale servizio”. In tal senso è esclusa qualsiasi conversione diretta con i brevetti rilasciati dalla Società Nazionale di Salvamento e dalla Federazione Italiana Nuoto sezione Salvamento, in quanto è obbligatorio il superamento di un’esame davanti ad una commissione presieduta da un ufficiale della Capitaneria di Porto per il rilascio di tali titoli professionali.
Grave dunque la ‘scelta’ di ricorrere genericamente agli OPSA dichiarata da Marcello VISCA e Mario FALCONI (PD), così come grave sono stati gli applausi in Commissione di Valentina SCARFAGNA (consigliere municipale, PD), di Valentina PRODON (Assessore municipale, PD) e di Giammarco PALMIERI (presidente Commissione comunale IV Ambiente, PD) “per il grande lavoro che state facendo”. Segnali che lasciano intendere come il ritardo finora accumulato dal Municipio Roma X sia dovuto, ci auguriamo, ad una mera quanto diffusa incompetenza tra gli organi politici amministrativi e gli stessi uffici.

Infine, la doccia fredda. È comparso il 6 giugno, forse a seguito della ‘scoperta’ della non validità del brevetto OPSA, un annuncio per cercare di corsa 20 bagnini per le spiagge libere dopo un mese dall’apertura della stagione balneare: “Buongiorno siamo alla ricerca di 20 assistenti Bagnanti MARE per 12 postazioni del Comune di Roma X municipio Ostia. Entro 24 ore contattate il numero 339xxxxx14. Garantito contratto CCNL. Udo PAOLANTONI Team Rescue. Grazie”. La H2O Italia Team Rescue è una Società Sportiva Dilettantistica che si occupa della gestione delle piscine e di cui Udo PAOLANTONI è rappresentante legale. Secondo quanto si apprende dalla stampa, “il X Municipio, dopo che il bando per l’assegnazione del servizio non ha avuto esito, ha aggiudicato lo stesso servizio a trattativa diretta a una ditta di vigilanza e sicurezza che anticiperà tutte le risorse necessarie a pagare i 20 bagnini. L’amministrazione locale pagherà con un ritardo di almeno 6 mesi se non un anno”. Così la società aggiudicataria si è rivolta alla H20 Italia Team Rescue per la ricerca urgente di personale. Tutto regolare? Forse. Lo si capirà dalle carte al momento dell’assegnazione ufficiale.

CAPOCOTTA A LEVANTE, BAGNINO MANCANTE
Lungo i 2.461 metri dell’arenile di Capocotta, parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano – di competenza diretta del Comune di Roma e non del Municipio Roma X come per le altre spiagge – insistono 5 chioschi riuniti nel Consorzio Cinquespiagge: Dar Zagaia, Mediterranea, Settimo Cielo, Porto d’Enea e Mecs Village. A questi, se ne aggiunge un sesto: l’Oasi Naturista. Screenshot 2023-06-06 23.17.42Ciascuno, fornisce una/due postazioni di salvamento ma, secondo la Capitaneria, ne servirebbero 25, una ogni 100 metri di fronte mare o frazione di ampiezza inferiore, in posizione mediana, tutte dotate di regolare attrezzatura, dal binocolo alla sagola di salvataggio, dal VHF portatile di tipo marino alle pinne, oltre ad ombrellone, pattino e salvagente. Di tutto questo c’è ben poco, compresi i cartelli di avviso di assenza di bagnino (laddove il Comune o il singolo chiosco non abbia provveduto).
Così, mentre il Municipio Roma X è ancora alla ricerca dei bagnini ad un mese dall’inizio della stagione balneare, a Capocotta la situazione è addirittura peggiore: gli Uffici comunali non hanno previsto di dotare l’arenile di bagnini, delegando di fatto i chioschi, che però da marzo 2023 lo stesso Comune, tramite sentenza del Consiglio di Stato, li ha dichiarati senza titolo e dunque da chiudere.
Cosa riserverà la nuova sentenza del 20 giugno, dopo il ricorso dei chioschi presentato il 26 maggio, a stagione dunque avviata, non è dato sapere. Di certo Screenshot 2023-06-06 23.45.34la Capitaneria di Porto non è intervenuta a verificare l’adempienza del Comune all’ordinanza di sicurezza balneare, pur avendo indicato la necessità di prevedere a Capocotta 25 postazioni di salvamento (indicate nella tabella tratta dall’ordinanza 40/2016 del 30 maggio 2016, la cui numerazione è ancora vigente, come la foto dell’ingresso del Mediterranea conferma).

CONCLUSIONI
Carenti o mancanti, ciò che ne deriva è che la sicurezza a mare non è garantita lungo le spiagge se non dentro i singoli stabilimenti balneari a cui si applicano severi controlli da parte del Municipio Roma X e della Capitaneria. Il resto, è Far West ma anche Far East.

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento