OSTIOPOLI – CAPITOLO 1 Il Vicolo Corto di Castelporziano

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Il Vicolo Corto di Castelporziano di Enrico Giorge’.

Castel Porziano, agosto 2025. I chioschi chiusi. Ma non per ferie. I romani privati della loro spiaggia preferita, non della sabbia ma di ciò che di bello quel tratto di arenile lungo la via Litoranea fino a un anno fa riusciva ad offrire: un aperitivo al tramonto o un piatto di spaghetti con le telline, tradizione da maggio a settembre e allo stesso tempo un rito d’amore tra la città e il suo mare, con il profumo della salsedine che s’intreccia con la memoria. Da Fellini a Tognazzi ai semplici turisti e agli ostiensi (già, ci chiamiamo così noi abitanti di Ostia. I “lidensi” – anche quelli urlati da pseudo influencer del web – sono quelli che vivono a Venezia. Al Lido, per l’appunto), dove ogni forchettata racconta Roma che si affaccia sul suo litorale. In questo agosto “balordo”, la fotografia di queste spiagge non restituisce loro la giusta dignità. Chioschi e bagni chiusi, niente servizio di assistenza bagnanti e strutture in rovina. Il tutto, quaranta giorni dopo i proclami del Campidoglio che parlava di «svolta storica per Castel Porziano». E invece questa stagione è morta prima di nascere.

I FATTI
Il 2 luglio, poco più di un mese fa, l’amministrazione capitolina aveva annunciato la «riapertura con tutti i servizi». Con l’assessore Tobia Zevi che accusava di «disinformare» chi denunciava il degrado di Castel Porziano. «Le spiagge sono aperte – rilanciava sugli organi di informazione – In pochi mesi, il Comune ha avviato le gare e selezionato progetti di qualità». Parole da conferenza stampa. Da velina da passare in maniera nemmeno tanto nascosta ai giornalisti “amici”.
Ma la sabbia di Castel Porziano racconta un’altra storia. Di un bando “zoppo” che si è fermato alla «graduatoria provvisoria» a cui a oggi non è seguita un’aggiudicazione definitiva. Senza la quale, non si può ora procedere alla firma del contratto. Senza il quale la Capitaneria di Porto non può procedere al rilascio del 45bis. Una sorta di “Fiera dell’Est”: dunque, ecco perché niente servizi. Semplice.
La gara della «trasparenza e della legalità» ha riassegnato agli ex gestori le loro stesse strutture. Tranne il IV cancello, finito a “Happy Surf One”. Nome nuovo? Sì. Ma neanche tanto. Non risulta iscritto a un ente del terzo settore, nessuna attività balneare gestita, e un’iscrizione alla Camera di Commercio richiesta solo a bando ormai vinto. Elementi che fanno a pugni con i requisiti del bando di gara. Ma se togliessimo il “One”? Resta “Happy Surf”. Il nome non è più nuovo. Alla mente per chi Ostia la conosce (e la racconta) è il chiosco di Ostia Ponente, quello delle feste delle campagne elettorali dell’era Raggi-Di Maio per poi accorgersi, una volta diventata sindaca Virginia, che nessuno aveva le autorizzazioni per realizzare quelle strutture sulla sabbia (denuncia partita proprio da LabUr). Arrivano i prefetti che con la determina datata 9 giugno 2017 mettono nero su bianco ciò che LabUr aveva già segnalato a varie autorità di controllo (non ultima l’Anac): l’amministrazione capitolina non è mai stata concessionaria di spiagge che dovevano restare libere. I chioschi e tutte le strutture ad essi pertinenti sono del comune di Roma che però dal 1999 non è titolare delle spiagge motivo per cui i chioschi erano abusivi. Happy Surf, compreso. Pazienza per quella notte “pentastellata” a base di mojito, la sindaca firma gli abbattimenti. Ora la versione 2.0 di Happy Surf, vale a dire “Happy Surf One” gestirà – prima o poi quando e se aprirà – il IV Cancello.
Chi ha sborsato oltre 15mila euro per partecipare al “bando della legalità” si ritroverà con un affidamento che scade il 30 settembre, vale a dire tra poco più di un mese. Forse il 31 ottobre, se scatterà la proroga per la “destagionalizzazione”, così da trascorrere un Halloween in riva al mare. La beffa economica per poco più di un mese di lavoro.

C’è anche il nodo bagnini: il bando li voleva già operativi a fine giugno. Oggi molti lavorano altrove. Impossibile recuperare professionisti che si trovano con il contagocce a stagione inoltrata. Chi sarà disposto a lasciare la propria postazione, per scommettere sull’avventura Castel Porziano, rischiando poi il prossimo anno di non essere chiamato?
Capitolo a parte, i bagni pubblici. A occuparsi della pulizia non saranno i gestori, né il personale dell’Ama (come poteva essere prevedibile e facilmente intuibile) ma… “Zetema”, l’holding del Comune di Roma che si occupa di cultura. A colpi di candeggina e strofinacci, l’estate romana a Ostia riguarderà altre sale di lettura: le toilette.

Ma c’è un aspetto che “grida” più forte del rumore del mare: il silenzio. Quello dei vincitori del bando. Quello di chi ha investito e firmato impegni. Anche verso i lavoratori. Nessuno si espone. Bocche cucite forse per paura. Paura della ripicca, del vedersi tagliati fuori da proroghe o futuri affidamenti. Ma un’ordinanza non potrà mai mettere a tacere le coscienze.
Così, Castel Porziano resta ferma. Ferragosto passerà con i chioschi chiusi, il mare sporco e cartelli forse della balneazione non sicura. Dal prossimo lunedì, passato il weekend di Ferragosto, il volto di quelle come di tutte le altre spiagge inizierà a cambiare. Man mano, si rientrerà al lavoro. In città. Resteranno i fine settimana per lavorare con tavoli e ristoranti. Per il resto, aprire sarà solo un esercizio formale. Una recita fuori tempo massimo. E a rimetterci saranno residenti e turisti. Ma soprattutto i romani. Tutti quelli che dai più svariati quartieri della Capitale si incolonnano sulla Cristoforo Colombo per svoltare all’ex Dazio. E che quest’anno non hanno trovato la loro spiaggia. Il Comune aveva promesso «trasparenza, coraggio, serietà». Ha consegnato un tratto di costa fantasma. La verità è che il mare di Roma continua a essere ostaggio di procedure pasticciate e silenzi complici. E a ogni stagione persa, questo litorale muore un po’ di più. Quella che abbiamo davanti non è più la distesa di dune e sabbia bianca, né la panoramica via Litoranea. È solo un “Vicolo corto”. Il “Vicolo Corto” di Castel Porziano.
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