VIALE TRAIANO, GLI AFFARI SUL FILO DEL TEVERE

Ostiololi_20250831_230913_0000Non solo pineta e spiagge. In questa estate 2025 le fiamme sembrano aver “puntato” altri obiettivi sul litorale romano. L’acqua e il fuoco, elementi opposti, sullo scacchiere di OstioPoli sembrano andare a braccetto. Due incendi in pieno agosto aggrediscono i cantieri navali lungo il Tevere. Anche le date non sembrano un caso: a ridosso di Ferragosto, quando Roma si svuota e si addormenta nei suoi silenzi, con le saracinesche abbassate. In quei giorni sospesi, in cui la città eterna si concede al respiro delle ferie, il litorale vive l’altra faccia dell’estate: la calca dei bagnanti, il traffico che distrae e le forze dell’ordine costrette a presidiare a ranghi ridotti. Scenario perfetto affinché il fuoco si possa insinuare tra gli argini del Tevere. Il primo allarme squilla il 10 agosto. Le fiamme devastano parte di una struttura in via delle Orcadi a Ostia. Sei giorni dopo, il 16, un rogo ancora più sospetto a Isola Sacra: oltre ai capannoni danneggiati, i carabinieri hanno rinvenuto inneschi e rifiuti speciali. Episodi che, secondo gli investigatori, non possono essere liquidati come incidenti isolati. Dietro le fiamme, piste investigative intravedono nuovi affari: quelli che girano intorno alle concessioni fluviali, diventate più appetibili ormai di quelle balneari, a Ostia fin troppo chiacchierate. A differenza delle spiagge, il demanio idrico non è in mano ai Comuni ma rimane sotto la diretta gestione della Regione Lazio, che dal 2022 applica il nuovo regolamento n.1. Oggetto della concessione è l’intero bene idrico: specchio acqueo, suolo antistante, manufatti e destinazione d’uso. Le durate oscillano da 30 giorni fino a 19 anni, con la quasi totalità dei titoli assegnati nella fascia più lunga.

La convenienza economica è evidente. I canoni sono di molto inferiori a quelli marittimi, con possibilità di riduzioni fino all’80%. Un cantiere in via Monte Cadria, Isola Sacra, versa ogni anno 6.656 euro per utilizzare oltre 1.200 mq di specchio acqueo fino al 2033. Cifre irrisorie se paragonate ai guadagni generati da rimessaggi, ormeggi e lavorazioni nautiche. In più, spesso il suolo non è compreso: appartiene a privati che chiedono un canone parallelo, in un intreccio di accordi poco trasparenti che la stessa Regione, in alcuni casi, invita a regolarizzare.
È qui che la legalità rischia di sfumare. Il settore, scarsamente controllato, finisce per attrarre capitali sospetti e appetiti criminali.
E così ritornano alla mente quelle vecchie storie che a Ostia la memoria non riesce ad archiviare.

Nel 1998, un cantiere all’Idroscalo di Ostia fu al centro di una vicenda giudiziaria: la Guardia di Finanza tentò il sequestro per 630 milioni di lire di canoni arretrati, ma sessanta operai si incatenarono minacciando di darsi fuoco. Alle spalle dell’ex proprietario, travolto dai debiti, emerse l’ombra della Banda della Magliana, attraverso il cassiere Enrico Nicoletti che aveva imposto interessi usurai da capogiro.

A distanza di decenni, i nomi che ritornano sono anelli di congiunzione. Su Fiumicino e i suoi cantieri si allunga la figura di Ernesto Diotallevi, storico esponente della Magliana, uomo di fiducia di Pippo Calò e mediatore tra mafia siciliana e affari romani. A settant’anni suonati, “Sor Ernesto” – come lo chiamavano negli anni d’oro – non avrebbe perso l’abitudine di guardare al settore nautico come a una miniera d’oro.

Le intercettazioni del 2013 lo fotografano mentre, insieme ai figli Mario e Leonardo, progetta di rilanciare un cantiere a Fiumicino con un’idea tanto semplice quanto redditizia: aprire una pompa di benzina dentro il porto per contrabbandare carburante. Il piano era articolato: movimentazioni fittizie di gasolio destinato a imbarcazioni estere, caricato da prestanome e scaricato in cisterne nascoste. Il carburante sarebbe poi rientrato sul mercato a prezzi maggiorati, sfruttando i diversi regimi fiscali.
Ma Diotallevi non è solo il “vecchio boss” che prova a reinventarsi. La sua biografia è già di per sé un pezzo di storia criminale romana. È l’uomo che “visse due volte”. Ex mozzo al Mattatoio di Testaccio, fu il punto di incontro tra la Banda della Magliana e Cosa Nostra, con Pippo Calò trapiantato a Roma sotto falso nome. Negli anni ’70 gli fu persino dedicato un necrologio: il 29 dicembre 1972, dopo il ritrovamento di una Citroen crivellata di colpi ai Parioli, a suo nome, i giornali ne annunciarono la morte. Ma il cadavere era di un altro, il camorrista Carlo Faiella. Diotallevi era vivo, e da lì in avanti costruì un impero.

Un impero confermato mezzo secolo dopo dalle indagini della Guardia di Finanza: 43 unità immobiliari tra Roma, la Sardegna e Gradara, società offshore e proprietà di lusso, come una villa nell’isola di Cavallo, in Corsica. Fino all’attico da quattordici vani con vista su Fontana di Trevi, confiscato nel 2018 al termine di un lungo iter giudiziario. Operazione battezzata “Trent’anni”: la sintesi di una carriera da mediatore tra mafie e palazzi, da cui Diotallevi uscì ridimensionato ma mai davvero sconfitto.
Il progetto di Fiumicino testimonia però la continuità di un interesse che lega da sempre criminalità organizzata e cantieristica nautica. Perché laddove ci sono concessioni a basso costo e margini enormi di guadagno, il confine tra legalità e malaffare si assottiglia.

Oggi i due incendi di Ostia e Fiumicino riportano il copione all’attualità. Cantieri che bruciano, concessioni che cambiano mano, aree demaniali gestite al ribasso. Immergersi nelle autorizzazioni è come affondare in sabbie paludose.
La domanda è inevitabile: chi vigila davvero? Il mare ormai è sotto un’osservazione stretta solo in modo apparente (e sotto il reale controllo dei soliti nomi), e il fiume rischia di diventare il nuovo “porto franco” del malaffare romano.
Viale Traiano è il passaggio obbligato verso il porto-canale, l’area dei cantieri e dove hanno sede la Capitaneria di porto e il Comando Compagnia Fiumicino: coloro che devono vigilare sul fiume. Come sul tabellone di OstioPoli: chi “mette le mani” lì non conquista solo uno “spazio”, ma il controllo di un crocevia di interessi che intreccia la cantieristica fluviale ai rimessaggi, ai grandi yacht. Attorno a quell’asse scorrono non soltanto barche e motori da riparare, ma anche attività commerciali di pregio, ristoranti di chef noti che hanno scelto proprio gli argini del Tevere come vetrina e, poco più in là, circoli esclusivi che coccolano clientele selezionate. Un altro mondo, che fa da cerniera tra economia di facciata e appetiti grigi. Non un gioco da tavola, ma un tavolo dove a sedersi è chi comanda davvero.

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OSTIA, “PARCO DEL MARE”: LA PERDITA DEI FONDI EUROPEI E L’INUTILE PROPAGANDA DEL M5S.

Screenshot_2025-08-28-15-52-08-96_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Imbarazzante contestazione delle associazioni ambientaliste capitanate dal M5S circa la futura realizzazione di alcuni parcheggi a raso in area urbanizzata del “Parco del Mare”, opera nota dal 2021 e passata ben quattro volte in Assemblea Capitolina, ma solo ora impugnata da un esercito del giorno dopo capitanati dal M5S, che quando ha governato ha imposto un’illegittima pista ciclabile sul lungomare togliendo ulteriori parcheggi ad una cronica mancanza di standard. Ad Ostia, infatti, è noto da 20 anni che manca sul lungomare l’equivalente di 24 campi da calcio a parcheggio (!!!).

 

Una polemica dunque di basso cabotaggio elettorale che non si preoccupa nemmeno di altri aspetti importanti di questo sedicente progetto “Parco del Mare” di cui abbiamo anche parlato a questo LINK.

 

LA CACCIA AI FONDI EUROPEI

In estrema sintesi, la caccia ai fondi europei per finanziare questi ‘opere strategiche”, a Roma si fa così: si presentano raffazzonate schede ‘descrittive’, si ricevono (in media) la metà dei fondi richiesti e si sposta la progettazione a Risorse per Roma (società ‘tecnica’ partecipata che assieme ad AMA, ATAC e altre società contribuisce al buco nero in bilancio di centinaia di milioni all’anno). Dopo di che partono le fasi di gara, dalla progettazione ai lavori, sapendo già che non ci satanno i tempi per realizzare le opere entro i termini previsti dal singolo finanziamento. Alla fine, si perdono 2/3 dei fondi stanziati, si fanno 1/5 delle opere previste e i lavori risultano (per la fretta) male eseguiti.

Accade puntualmente da anni e accadrà anche per il roboante annuncio del “Parco del Mare”.

 

Se si osservano appunto le c.d. schede descrittive delle proposte strategiche balza subito all’occhio l’indice di grande aleatorietà progettuale: un appalto da 24 MLN che prevede lavori e rischi ugualmente distribuiti al 50%.

Nei contratti di appalto pubblici, i “lavori” si riferiscono alla realizzazione materiale di un’opera o servizio, mentre le “somme a disposizione” sono un fondo economico della stazione appaltante, gestito dall’appaltatore, che copre spese impreviste o lavori inclusi nel progetto, ma esclusi dal contratto principale, come rilievi o indagini.

 

 

COSA NON VIENE DETTO

Siamo partiti nel 2021 con 47 interventi nel PROGRAMMA DI RIGENERAZIONE DEL LITORALE DI OSTIA proposti dai Dipartimenti PAU, PS E PNRR per un totale di €112,3 MLN, di cui:

– quota regionale PR FESR 21-27 pari a €45 MLN

– quota FSE 21-17 pari a €17,5 MLN

– quota altre fonti: €49,7 MLN

 

Sette gli ambiti di intervento previsti nel 2021. Dei 47 interventi previsti dalla Strategia Territoriale Fondi PR FESR 21-27, sono sopravvissute solo 6 proposte (10, 11, 12, 13, 14 e 15) che così venivano descritte nel documento del 2021:

 

– 10. Riqualificazione L.Mare Duca degli Abruzzi e Toscanelli (€3,6 MLN)

– 11. Parco lineare delle dune (€9,5 MLN) – 12. Nuovo ponte carrabile sul canale dei pescatori (€5,5 MLN)

– 13. Adeguamento strada alternativa al lungomare (1,4 MLN)

– 14. Riqualificazione connessioni con stazioni (€0,6 MLN)

– 15. nuovi parcheggi a raso (€3,3 MLN)

 

Per un totale di €24 MLN.

 

Queste 6 voci nel 2021 erano inserite insieme ad altre nell’ambito “Rigenerazione Lungomare e mobilità sostenibile”, che prevedeva 11 progetti per un valore totale di €42 MLN di cui €26 MLN fondi PF FESR e €16 MLN da altre fonti (PPP da mettere a bando, bilancio comunale, PNRR, alienazione di terreni)

 

Ci ritroviamo a fine 2° quadrimestre (IV) 2025 solo con soli 6 progetti per un totale di €12 MLN. Ma tutti tacciono su questo.

 

Tra queste proposte progettuali sopravvissute, la voce n.15 è dedicata ai parcheggi a raso che sono i seguenti:

 

– parcheggio alberato a raso piazza dei Canotti (4.000 mq)

– parcheggio alberato a raso Via della Bussola (5.000 mq)

– nuovo parcheggio a raso Via Benino/via delle Quinqueremi (8.000 mq)

– nuovo parcheggio alberato a raso Via de Angelis (7.000 mq)

– nuovo parcheggio alberato a raso Via Leopoldo Ori/Via Benino (1.500 mq)

– parcheggio alberato a raso Via Ferdinando D’Aragona (2.400 mq)

 

Per un totale di €3,3 MLN (tutti fondi PF FESR), per 28.000 mq e 1.000 posti auto, che sono però a servizio del nuovo progetto e dunque non recuperano gli standard mancanti già prima dell’illegittima pista ciclabile nata sotto l’amministrazione pentastellata.

 

Il cronoprogramma prevedeva che la stipula del contratto e inizio esecuzione lavori avvenisse entro il 31/08/2025 con fine lavori 30/04/2026.

 

Pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n.83 del 15/10/2024, la Convenzione tra Comune di Roma e Regione Lazio per l’attuazione della Strategia Territoriale “Ostia mare di Roma” (unica fonte di finanziamento delle 6 opere in ‘prima fase’ del “Parco del Mare”), sottoscritta il 17/12/2024, parla chiaro:

 

le 6 opere devono essere appaltate con stipula dei relativi contratti entro 18 mesi dalla sottoscrizione della Convenzione e cioè entro il 30/06/2026.

Nel caso in cui sia stato appaltato alla scadenza di cui sopra solo un importo tra il 70% e il 100% di quanto finanziato, è possibile ottenere una proroga di 6 mesi e cioè fino al 31/12/2026.

Tutti i lavori devono essere conclusi entro il 31/12/2028.

Il mancato rispetto delle date di cui sopra ha per conseguenza la revoca automatica del finanziamento degli interventi non ancora avviati e l’impossibilità di accedere ai progetti della seconda fase.

 

Ad oggi, agosto 2025, si è solo affidato alla Abacus Srl l’appalto per la progettazione delle 6 opere e alla Rina Check Srl quello per la verifica di essa. Manca ancora l’esito decisorio della Conferenza dei Servizi e cioè il rilascio di atti di assenso, come autorizzazioni, nullaosta o pareri, da parte delle diverse amministrazioni pubbliche coinvolte (Regione Lazio con i vari dipartimenti, la Città Metropolitana, ma anche ACEA, ATAC e molte altre).

Questo vuol dire che il progetto finale e la sua verifica non vedranno luce prima di fine ottobre, se tutto va bene e celermente. Servirà poi procedere ad una variante urbanistica per il ponte sul Canale dei Pescatori e per i parcheggi prima di far partire la gara per la realizzazione di tali opere. Nella più rosea delle previsioni (considerando in gara il 100% dell’importo) si può stimare un’aggiudicazione dei lavori per marzo/aprile 2026, diversamente entrerebbe in gioco il meccanismo delle proroghe.

Solo se la macchina amministrativa sarà iper efficiente si riuscirà a mantenere in piedi il finanziamento, ma nel frattempo si stagliano le polemiche inutili su due aree ‘parcheggio’ definite “colate di cemento”.

 

Siamo all’ennesimo ‘progetto waterfront’ per Ostia dove saranno considerati come imprevisti le condizioni meteorologiche, la bonifica bellica, lo spostamento dei sottoservizi, il rilascio delle autorizzazioni dimenticate… per poi non fare niente se non spendere fondi pubblici per studi di fattibilità e progettuali ben pagati e tanta campagna elettorale. Ennesima occasione persa.

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SAGRA DELLA TELLINA, IL GRANDE BLUFF DI OSTIA (CON L’IMPREVISTO)

Screenshot_2025-08-23-21-19-19-25_99c04817c0de5652397fc8b56c3b3817Sessant’anni di storia, spaghetti più o meno fumanti, spostamenti di date, maltempo e processioni marinare. Ogni anno il Borghetto dei Pescatori viene presentato come la capitale del gusto e della tradizione. Ma a dirla tutto, più che Sagra della Tellina sembra essere una fiera della delusione, un gigantesco gioco delle tre carte in cui al posto della telline rischi di trovarti gusci vuoti, qualche lupino, calamari surgelati e vino del peggior cartonato. Ma come si fa a fare una Sagra della Tellina senza le telline? Perché questa è la realtà (da almeno un decennio, purtroppo). Eppure le premesse c’erano tutte. Chi l’aveva pensata, ci ha visto lungo. Fare di una manifestazione eno-gastronomica un simbolo del litorale (tanto da essere copiata altrove) e perché no costruirci intorno tutto il resto: dalla vetrina politica al serbatoio di voti. Il primo a trasformare la tradizione popolare in business fu l’allora organizzatore Domenico Pizzuti. Tanto di palchetto allestito e via alla passerella della politica. Si alternavano assessori e presidenti di Municipio (da Paolo Orneli a Giacomo Vizzani, passando per Davide Bordoni). Perfino il prefetto Vulpiani con la commissione straordinaria credettero alla favola della tellina come “filiera corta” e “pesca sostenibile” (prima dei granchi blu). Celebre fu l’aneddoto riguardante lo stesso Pizzuti che annunciò al microfono un cambio di scaletta per l’arrivo di Alemanno. Era il 2008. Tutti a correre dietro le quinte per preparare l’accoglienza al sindaco (peraltro eletto da pochi mesi), ma quando tutti si aspettavano il Gianni primo cittadino, l’amara sorpresa: per Alemanno il buon Pizzuti intendeva Barsocchi, all’epoca presidente di Ostia in Bici (poi passato alla candidatura politica anche lui) che si presentò con la sua stuola di ciclisti reduce da una trasferta in Umbria. In origine la Sagra si teneva nella prima metà ottobre, ma il maltempo scoraggiava gli avventori, così si passò a fine settembre. Niente, la nuvoletta di Fantozzi sembrava aleggiare sulla Tellina ostiense: ancora pioggia. E così si pensò di tagliare la testa al toro e farla ad agosto. Ed eccoci qui, previsioni meteo e gaffe a parte siamo arrivati all’edizione numero 60. Gli organizzatori in pompa magna, a mò di Cetto Laqualunque, hanno annunciato alla stampa: «Telline per tutti».

Ed è proprio questo il punto: da dove spuntano i quaranta quintali di telline annunciati con si tanta enfasi? Perché chiunque conosca un minimo il mare sa che se nei giorni precedenti c’è stato mare mosso e con quelle condimeteo di telline locali non ne esce neanche mezza padellata. Sul litorale romano poi il problema è doppio: il granchio blu ha decimato i banchi naturali e i pescatori da tempo ormai denunciano difficoltà crescenti. Già in passato i pescatori della bassa Campania vennero in soccorso dei colleghi di Ostia a cui rifornirono carichi di telline per garantire il “successo” della sagra che altrimenti sarebbe stata a rischio. Peccato anche che spesso le telline finiscano subito e al loro posto arrivino i lupini, spacciati come parenti stretti. Ma è come andare ad Ariccia alla Sagra della Porchetta e trovarsi davanti una fettina di arista. O a Nemi, alla Festa della Fragola, e dover addentare more e altri frutti di bosco. Una truffa culinaria che non si osa chiamare col proprio nome. E intanto i prezzi lievitano: porzioni ridotte, qualità modesta, fritti di calamari e gamberi palesemente surgelati, bicchieri di vino con tappo che si svita. Il tutto condito con l’entusiasmo da sagra di paese, ma ai costi quasi da ristorante.

E se qualcuno pensa che le critiche siano solo invenzioni giornalistiche, basta leggere i commenti sui social. «15 euro la frittura? Me la magno al ristorante servito e riverito… dopo l’esperienza dell’anno scorso mai più!». «Ho pagato di meno al ristorante delle Dune. In linea con i prezzi tutt’altro che popolari di tutti i servizi estivi di Ostia. Ridimensionatevi!!!!!», scrive Roberto Valentini. Gianfranco D’Antoni ironizza: «Al massimo spaghetti con le valve vuote delle telline per 10 euro, non vi fate fregare da questa gente». Nino Lenokg commenta: «A trovarle le telline…», mentre Ernesta Pallotta liquida il tutto con un «Casino totale e le telline nell’immaginazione!». Infine Alessandro e Flavio Faedda rincarano la dose: «Con l’odore delle telline…». Un coro di delusione che, a leggere bene, vale più di qualsiasi recensione ufficiale
Il capitolo “istituzioni” merita da solo una menzione da sceneggiatura nella commedia italiana anni ‘80, tra Pippo Franco e Paolo Roberto Cotechiño. Lo scorso anno, dopo una cena di degustazione riservata ai politici del X Municipio, i commensali furono colti da improvvisi problemi intestinali. Qualcuno, con passo disperato, dovette correre nella pineta per alleggerirsi. Una scena tragicomica che, a raccontarla, sembra davvero un film con Alvaro Vitali. E che rievoca altre cronache poco edificanti legate alla stessa pineta, quando un politico del Municipio fu pizzicato in auto con l’amante in sosta vietata. Insomma, come dire, non è la prima volta che un politico venga trovato con le braghe calate in pineta.

Gli stand? Altra vergogna. Un insulto al borgo e alla sua memoria. Nessuna traccia di pescatori, reti, artigianato locale, cultura del mare. Solo cover per cellulari, palloncini fluorescenti, giostre da Luna Park e bancarelle di paccottiglia made in China. Il mare, le telline, la tradizione? Fantasmi sacrificati all’altare della fiera di paese.
Il programma culturale è la ciliegina sulla torta. «Intrattenimento musicale», si legge su depliant e locandine. Tradotto: balli latino-americani al grido di “Bombaaaaa”, con buona pace dei residenti. Mentre nei comuni vicini si esibiscono nomi veri – Patty Pravo a Fiumicino, Mauro Repetto a Cerveteri, Anna Pepe a Ladispoli – a Ostia regna il nulla. Nessun artista degno di nota, nessun richiamo.

Con la deliberazione di giunta 4 del 25 luglio 2017, la Sagra della Tellina ha ricevuto un riconoscimento istituzionale. Un passaggio che ha trasformato la festa del Borghetto in appuntamento «ufficiale», sancendo di fatto il salto dalla tradizione popolare alla rendita non solo politica ma anche economica. Da allora gli organizzatori legittimati da questo bollino istituzionale, vendono un evento sempre meno legato al mare e sempre più orientato agli affari.

E poi c’è il Borghetto, simbolo dei pescatori devoti a San Nicola. Oggi stretto tra speculazioni edilizie e scandali giudiziari. Qui, Barbara Mezzaroma faceva “affari” con Paolo Papagni, mediatore di interessi immobiliari per conto dell’imprenditrice romana e finito in carcere per i suoi legami con Roberto De Santis alias “Er Nasca”. Un’inchiesta che si è ferma alla «tentata estorsione», senza “compiere” l’estorsione vera a propria come si usava fare nelle operazioni che sul litorale hanno fatto scoppiare il caso “Mani Pulite” in tutta Italia. Nel frattempo, il rischio è che il borgo diventi terreno fertile per progetti immobiliari che nulla hanno a che vedere con la sua identità storica.

La Sagra della Tellina, dunque, avrebbe dovuto essere la festa del mare di Roma. Oggi assomiglia più a una sagra dell’improvvisazione e, soprattutto, del surrogato e del compromesso. Ostia meriterebbe una festa vera, legata alla sua storia e alla sua gente. Quella attuale, invece, è un grande bluff, fatto di spaghetti “insipidi” e piatti indigesti. Telline o lupini?

La casella di questo “Ostiopoli” è l’IMPREVISTO. Tira i dadi e spera che ti capiti il piatto giusto…

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SPIAGGIA DI CASTELPORZIANO: “Canis canem non est”

Screenshot_2025-08-22-12-16-40-96_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274La Capitaneria di Porto accoglie l’istanza inviata da LabUr e annulla in autotutela il 45bis per Happy Surf senza attendere l’esito del ricorso al TAR. Il Comune quindi DOVRÀ integrare i servizi del chiosco (lotto C3) presso il 4° cancello fino a nuova emissione del 45bis ad avvenuta aggiudicazione. Tutto questo accade mentre l’Assessore al Patrimonio del Comune di Roma, Tobia Zevi, afferma che tutti i servizi sono operativi forse per rispondere alla rediviva opposizione LINK.

 

Secondo Zevi il problema era nella normativa complessa di quell’area demaniale, dove l’unico ente in più è la Presidenza della Repubblica. Insomma, tutta colpa del Presidente Mattarella e non del Dipartimento Patrimonio che indice una gara solo perché gli viene bocciato il project financing in quanto la legge lo vieta. Toppano tutte le gare sul demanio marittimo e se ne vantano mentendo spudoratamente a raffica per settimane sulle testate giornalistiche compiacenti, senza rendersi conto che mentire od omettere non evita di apparire incompetenti e di nascondere fallimenti ed errori.

 

Pasticci amministrativi, turbative, controlli omessi sull’idoneità professionale prevista tassativamente dai disciplinari di gara, è la cifra della gestione dei bandi sulle spiagge del “Mare di Roma” targata Zevi/Antonucci e spacciata per “legalità e trasparenza”.

 

Cosa ci sia di legale nel non aver rispettato il Decreto del TAR – Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Quinta Ter – REG.PROV.CAU. N. 08825/2025 REG.RIC.) che ha sospeso il 16 agosto la proposta di aggiudicazione del 2/7/2025 (D.D. QC/92450/2025), dunque non solo quella del lotto C3, lo sa solo Zevi e Antonucci. Ma, si sa, canis canem non est.

 

Sic transit gloria mundi.

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IL VICOLO STRETTO DI DON “CICCIO”

Ostiololi_20250821_192710_0000Il vecchio boss che decide la partita di Ostia.

Giacca, cravatta, modi affabili e sguardo impenetrabile. Francesco D’Agati, classe 1936 è il boss della vecchia guardia di Ostia che oggi vive tra le villette basse di Nuova California e le strade che scompaiono nella pineta, dove i Fragalà restano una presenza costante. Uomo di rappresentanza di Cosa Nostra, fratello del capomandamento di Villabate, già braccio destro di Pippo Calò, D’Agati è stato per decenni considerato il garante di equilibri fragili e l’arbitro silenzioso delle guerre criminali sul litorale sud di Roma. A lui tutti hanno sempre portato “rispetto” e non solo tra i sodali di rango. C’è chi ricorda di Sabrina Fasciani, figlia di Carmine, che gli rendeva omaggio con un gesto antico e mafioso: il baciamano. Perché D’Agati non è mai stato un boss di facciata: era il “signore” che decideva la qualità della cocaina immessa sulle piazze di Ostia. Le voci di mala che si susseguono nelle strade dei quartieri raccontano di una spada custodita in casa, sulla cui lama venivano stese diverse tipologie di polvere bianca. Sarebbe stato lui personalmente a sceglierne i tagli migliori. «A Ostia monnezza non deve arrivare», era il suo mantra.

Nella geografia criminale di Ostia, D’Agati ha sempre giocato un altro campionato. Gli Spada non rientravano nelle sue orbite. Erano gli “zingari”, quelli della manovalanza. Per lui il potere era questione di rappresentanza, di eleganza e di equilibri tenuti in piedi dal sangue e dal silenzio. Non a caso, fu lui a intervenire per pacificare lo scontro tra Triassi e Fasciani, dopo la guerra per il controllo delle spiagge libere culminata nelle gambizzazioni dei fratelli siciliani. Una pax mafiosa che gli inquirenti hanno sempre indicato come «decisiva» per evitare che le forze dell’ordine azzerassero ogni affare.

Ma la droga non era l’unico business di “Don Ciccio”. Il vecchio boss sarebbe stato a capo anche di un circuito di riciclaggio attraverso attività di copertura, soprattutto ristoranti sul mare. Non era un mistero che frequentasse i migliori locali di Ostia, in alcuni dei quali il pranzo era “gentilmente offerto”. Da quelli negli stabilimenti (quelli in cui i varchi aperti e poi chiusi sarebbero stati l’ultimo dei problemi) alle locande di cucina partenopea scomparse da un giorno all’altro. Proprio sul lungomare che lui spesso frequentava, nell’estate del 2012, esplose una bomba: un messaggio che fece tremare la stagione balneare e che in questi periodi riecheggia nell’ordigno piazzato alla palestra della famiglia Di Napoli.
Il filo rosso porta dritto a Kevin Di Napoli, figlio del campione di pugilato Gianni, ex picchiatore al servizio di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. Kevin era noto per i rapporti con Marco Esposito “Barboncino” e poi con lo stesso Diabolik, ma sullo sfondo restava l’ombra lunga di D’Agati, l’uomo che aveva decretato le “paci” vere, quelle riconosciute da tutte le mafie. Rispetto a lui, Piscitelli era poco più che un parvenu.
Lo stesso Ciccio, interrogato a riguardo, liquidava il leader degli Irriducibili con una frase tagliente: «Poco cervello. Ucciso da uno straniero, segno che non contava niente».

La parabola di D’Agati si consuma nella sua Ostia, tra omaggi pubblici e timori silenziosi. Se i Fasciani si spartivano il potere con i Triassi, se gli Spada scalpitavano per salire di grado, il vecchio Ciccio resta la figura di garanzia. Lui e Michele Senese erano gli unici autorizzati a mettere ordine quando la guerra rischiava di far saltare i conti.

Ostia resta un terreno maledetto, crocevia di cocaina sudamericana, stabilimenti balneari e faide a bassa intensità. Qui le bombe, dai rimessaggi nautici alle palestre, continuano a scandire i regolamenti di conti. Eppure di Don Ciccio D’Agati: all’indomani di ogni sparatoria o attentato intimidatorio le prime pagine dei giornali sono per altri nomi, mentre lui appare quasi come un “fantasma elegante”, simbolo di un potere criminale che non ha mai lasciato davvero il mare di Roma. Una scelta che può apparire come un “Vicolo Stretto” rispetto alla grandezza della sua terra di Sicilia, ma in realtà è proprio sul mare di Roma che ora si decide la partita.

Perché a “Ostiopoli”, basta avere le carte giuste per far saltare il banco.

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PARCO DEL MARE, LA PROPAGANDA URBANISTICA DI VELOCCIA

Screenshot_2025-08-20-17-18-59-86_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Dal giorno di elezione a Sindaco di Roma di Roberto Gualtieri, l’Assessore all’Urbanistica, Maurizio VELOCCIA, ha inondato Ostia di imbarazzanti comunicati stampa, dal Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) alla realizzazione dell’ATO I-12 IBIS-Borghetto dei Pescatori (collegato a Barbara MEZZAROMA), tutti progetti rimasti al palo e che assumono sempre più, dopo 4 anni, le sembianze di una ‘propaganda urbanistica’ volta a soddisfare qualche interesse particolare e nessun interesse collettivo.

L’ultimo esempio è il faraonico e roboante progetto del “Parco del Mare”, finanziato con risorse irrisorie, 23.833.000 € PR Lazio FESR 2021-2027, i cui lavori dovrebbero finire per il quarto trimestre 2026. Si tratta dell’ennesimo ‘progetto waterfront’ che prevede “la realizzazione di un nuovo parco nel Litorale di Ostia, ottenuto attraverso la rinaturalizzazione di un lungo tratto stradale del lungomare e la ricostituzione della duna marina” (LINK).

 

Vediamo perché si tratta, anche questa volta, solo di ‘propaganda urbanistica’ da parte di Veloccia.

 

I FONDI

Il 17 dicembre 2024 il Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, e il Presidente della Regione Lazio, Francesco ROCCA, hanno firmato la convenzione per la realizzazione del Parco del Mare di Ostia DOPO che Risorse per Roma aveva già bandito (ad agosto) la gara europea per l’affidamento della progettazione. Con un video, con 52 like e 10 condivisioni, Veloccia, ad Agosto 2024, chiede “di diffondere la notizia affinché i migliori progettisti di tutto il mondo possano confrontarsi con questa sfida davvero ambiziosa”.

Rispondono 11 società. Ci aspettavamo di trovare in elenco AECOM, Gensler, Nikken Sekkei, Perkins&Will, Aedas, HDR, Woods Bagot… o, rimanendo in Italia, Renzo Piano, Lombardini 22, CMR, Mario Cicinella, One Works, Citterio-Viel… No, solo piccoli studi o realtà locali. L’unico nome un po’ conosciuto è quello di Guendalina Salimei. Insomma, la fine di quasi tutti i bandi targati Gualtieri degli ultimi 3 anni, dalle concessioni marittime, al Museo della Scienza, a Via dei Fori. Uno la domanda se la pone, ma loro no.

 

L’ITER

Con Deliberazioni di Giunta Capitolina n.226 del 26 giugno 2023 viene approvata la c.d. Strategia Territoriale “Ostia mare di Roma”, finanziata con 45 milioni di euro (fondi PR LAZIO FESR 2021-2027) avente per obiettivo quello di “rilanciare Ostia come risorsa strategica per Roma, valorizzando il mare come elemento centrale dello sviluppo urbano, economico e sociale”. Responsabile, Raffaele BARBATO, direttore del Dipartimento Pianificazione Strategica e PNRR.

 

Successivamente con Deliberazione della Giunta Capitolina n.212 del 20/06/2024 vengono prima individuati i seguenti interventi (Fig. 1)

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e poi ampliati e suddivisi in due fasi. Si noti che gli interventi 10-15 sono stati racchiusi nel c.d. Parco del Mare con aumento di spesa da 16.133.000 a 23.833.000 (Fig. 2).

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Infine, Deliberazione di Giunta Capitolina n.404 del 07/11/2024 con cui viene data autorizzazione alla firma della convenzione con la Regione Lazio riportata nella DGR 756 del 10 ottobre 2024 e che, all’articolo 7, riporta le modalità attuative degli interventi:

I progetti ammessi a finanziamento nella I° fase devono essere appaltati con stipula dei relativi contratti entro 18 mesi dalla sottoscrizione della Convenzione tra Comune Beneficiario e Autorità di Gestione

Il rispetto del termine dei 18 mesi e il raggiungimento dei risultati previsti consente di avviare il parco progetti di seconda fase.

Qualora entro 18 mesi siano stati stipulati contratti per un valore finanziario compreso tra il 70% e il 100% è possibile ottenere una proroga di 6 mesi: entro tale successiva scadenza devono essere aggiudicati (con stipula del contratto) i residui interventi, pena l’impossibilità di accedere alla seconda fase.

Alla data del 31/12/2026 devono essere inderogabilmente sottoscritti i contratti di appalto di tutti gli interventi ammessi in prima fase (lavori e forniture) pena la revoca automatica del finanziamento degli interventi non ancora avviati.

Tutti gli interventi ammessi a finanziamento – sia in prima fase che in seconda fase – devono essere conclusi entro il termine ultimo del 31/12/2028.

Dunque poiché la firma della convenzione è del 17 dicembre 2024, i 18 mesi scadono il 17 giugno 2026 (le elezioni del Sindaco di Roma avverranno tra il 15 aprile ed il 15 giugno 2027 secondo la Circolare n. 83/2024 del Ministero dell’Interno).

 

LA GARA: IL COLPACCIO DI RISORSE PER ROMA

Ancor prima della firma della Convenzione tra il Comune di Roma e la Regione Lazio, in nome dell’ “urgenza degli interventi’, Risorse per Roma (Società in house di Roma Capitale, un ‘carrozzone’ di ingegneri ed architetti che dal 1995 in pratica sostituisce la progettazione degli uffici comunali) invia al Dipartimento capitolino di Urbanistica il 7 maggio 2024 il Documento di Indirizzo alla progettazione (DIP) proponendosi come stazione appaltante. Si tratta del documento che definisce le caratteristiche, i requisiti e gli elaborati necessari per la progettazione di un intervento, in linea con il quadro esigenziale. In pratica, una “guida” (o lista della spesa) per i progettisti, in cui si dice cosa deve essere realizzato e come, prima ancora che si inizi a progettare nel dettaglio.

 

Il 21 giugno, il Dipartimento di Urbanistica, comunica il proprio nulla osta a procedere secondo l’iter proposto. Non solo. Nelle more del completamento dell’iter amministrativo e della formalizzazione dell’affidamento da parte di Roma Capitale, Risorse per Roma, il 02 agosto 2024, dispone l’indizione di una procedura aperta per l’affidamento dei servizi tecnici di ingegneria e architettura per la progettazione di fattibilità tecnico-economica (PFTE), il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e l’eventuale progettazione esecutiva (PE) per l’intervento “Parco del Mare”. Siccome è ancora in corso l’iter amministrativo volto alla stipula della Convenzione tra la Regione Lazio e il Comune di Roma Capitale – e dunque la conseguente formalizzazione dell’incarico a Risorse da parte del Comune di Roma – è stata ‘furbescamente’ inserita negli atti di gara la clausola di non assegnazione! Un capolavoro di sostituzione.

 

Come abbiamo visto alla gara hanno partecipato 11 concorrenti. L’aggiudicazione ufficiale è avvenuta con determina emessa da Risorse per Roma il 28 febbraio 2025 a favore del costituendo raggruppamento temporaneo tra ABACUS S.r.l. (mandataria) e Massarente Architettura s.r.l., MADE ASSOCIATI DI ARCH. MICHELA DE POLI E ARCH. ADRIANO MARANGON, CO.RI.P s.r.l., VDP S.r.l. e Ing. Carlo Costantini (mandanti), che ha ottenuto il punteggio più alto, pari a 98,43 (su 100!). A firmarla, l’amministratore unico di Risorse per Roma, Paolo ORNELI, già discusso Presidente del Municipio X negli anni 2000-2001 e 2006-2008 dopo una parentesi (2001 – 2006) come Consigliere Comunale e Delegato del Sindaco Veltroni al Litorale negli anni dell’operazione “Anco Marzio” seguita all’omicidio di Paolo Frau, potente boss del litorale romano, tant’è che Orneli, per il ruolo che ricopre in quegl’anni, compare nelle informative.

 

UN PROGETTO A METÀ

Dalle carte andate in gare, in sostanza, si tratta di realizzare le precedenti opere indicate dalle schede 10-15, con fine lavori fissato al quarto trimestre 2026 per un importo complessivo di euro 23.833.000 (tutti fondi PR Lazio FESR 2021-2027):

 

  • la riqualificazione del lungomare Duca degli Abruzzi, Toscanelli e piazza Ravennati
  • il Parco lineare delle Dune (da Piazzale Magellano a Piazza Cristoforo Colombo)
  • la nuova strada alternativa al lungomare (via delle Quinqueremi)
  • il nuovo ponte sul Canale dei Pescatori
  • la riqualificazione connessioni con le stazioni
  • nuovi parcheggi a raso.

 

Per i servizi professionali attinenti l’ingegneria e l’architettura della progettazione relativa all’intervento globale Parco del Mare (da sottoporre all’esame del competente Gruppo di Polizia Locale e/o del Dipartimento Mobilità e Trasporti di Roma Capitale) è stato posto a base di gara l’importo di € 1.141.465,70 calcolato in modalità tabellare sull’importo dei lavori oggetto dei servizi di progettazione della suddetta procedura di gara, pari ad euro 12.149.120,00 oltre IVA e così suddivisi:

 

  • PAESAGGIO, AMBIENTE, NATURALIZZAZIONE – importo stimato 5.880.000,00 €
  • EDILIZIA – importo stimato 300.000,00 €
  • IMPIANTI – importo stimato 200.000,00 €
  • INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’ – importo stimato 5.619.120,00 €
  • IDRAULICA – importo stimato 150.000 €

 

Numeri che non tornano con quelli precedentemente autorizzati.

 

Attenderemo dunque di conoscere cosa il raggruppamento vincitore ha progettato e consegnato a fine maggio 2025.

Tra gli altri misteri, non si capisce come abbia potuto Risorse per Roma indire una gara il 07 febbraio 2025 (importo € 238.603,70) per i servizi di verifica preventiva della progettazione del PFTE e del PE dei lavori di realizzazione dell’intervento “Parco del Mare” considerato che la determina di aggiudicazione di Paolo ORNELI è del 28 febbraio 2025, cioè successiva.

 

ALTRI DUBBI: IL “DNSH”

L’Appalto deve essere conforme al “non arrecare un danno significativo agli obiettivi ambientali”, il c.d. “Do No Significant Harm” (di seguito, “DNSH”), ai sensi dell’articolo 17 del Regolamento (UE) 2020/852.

La stazione appaltante infatti deve dare evidenza di come ha tenuto conto del principio DNSH nella specifica fase di selezione dei progetti e/o dei soggetti attuatori riportando nella check list ex ante in quale atto amministrativo (bando/avviso, decreto di assegnazione delle risorse, ecc.) sono state tenute in conto i 6 vincoli del DNSH. Non solo. Nella fase di rendicontazione intermedia delle spese di progetto, la stazione appaltante deve compilare le check list DNSH comprovando i requisiti coerenti con l’avanzamento della misura.

Ricordiamo che la certificazione DNSH viene emessa da organismi di certificazione accreditati e indipendenti che valutano la conformità dei progetti o degli investimenti ai principi ambientali stabiliti dal regolamento UE 2020/852 ed è spesso richiesta per l’accesso ai finanziamenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Di tutto questo non abbiamo trovato traccia.

 

LA VARIANTE URBANISTICA

Risultano poi contenuti e da verificare le aree soggette a variante urbanistica,

La variante infatti è dichiarata essere di soli 8.320 mq su 480.000 mq (1,7%) per le seguenti motivazioni:

  • nuova viabilità e parcheggi nel tratto tra via dei Palischermi a Piazzale C. Colombo, variante da “Sistema dei servizi e delle infrastrutture ‐ Servizi: Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale” a “Strade” per un totale di 8.126 mq
  • nuovo ponte sul Canale dei Pescatori, variante da “Acque – Fiumi e laghi” a “Strade” per un totale di 194 mq.

 

In realtà, su gran parte dell’area, vige il problema della dividente demaniale di cui già si è parlato per le aree di Ostia Levante e che comprende almeno il tratto dal piazzale C. Colombo fino al Canale dei Pescatori, su cui LabUr ha ottenuto ragione anche in sede giudiziaria. Un tema dunque da approfondire come molti altri aspetti di questo nuovo esercizio di ‘propaganda urbanistica’ sbandierato dall’Assessore Maurizio VELOCCIA.

 

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OSTIA, SPIAGGE: IL PASTICCIO NAUTICLUB

Screenshot_2025-08-18-16-24-58-03_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Nell’arco di neppure un mese, per ben due volte, LabUr ha costretto il Comune di Roma a rivedere le recenti aggiudicazioni delle concessioni demaniali marittime andate a bando (cfr. Dossier spiagge). In pratica, la “legalità” sbandierata dal Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, e dall’Assessore al Patrimonio, Tobia ZEVI, è risultata fortemente compromessa da imbarazzanti errori in sede di commissione giudicatrice che lasciano sospettare una turbativa d’asta.

Oltre alle altre numerose segnalazioni inviate da LabUr – ancora in esame presso le autorità competenti – resta insoluta l’aggiudicazione della concessione demaniale marittima relativa al Nauticlub Castelfusano (Lungomare Amerigo Vespucci, 50), già illustrata nella recente puntata di Report sui Rai3 e segnalata all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) da un socio del Nauticlub Castelfusano A.S.D., perché dopo 40 anni di attività, il Consiglio Direttivo non ha motivato ai soci la mancata partecipazione al bando favorendo di fatto “l’aggiudicazione ad altri soggetti, in violazione del principio di concorrenza effettiva”.

La questione, anche in questo caso, risiede nella presunta turbativa d’asta in essere.

Infatti, osservando l’aggiudicazione del Lotto A25 alla Kokai srls, emerge la stessa violazione attribuita ai partecipanti del lotto A16, art. 95, lett. d) D.lgs. 36/2023 (Codice degli Appalti): “esistono rilevanti indizi tali da far ritenere che le offerte degli operatori economici siano imputabili ad un unico centro decisionale a seguito di accordi intercorsi con altri operatori economici partecipanti alla stessa gara”.

Ricordiamo che dal Lotto A16 sono state escluse sia la Mamb srls sia la S.Fra srls in quanto Marcello MILANI (Amministratore della S.Fra srls) è sposato con Alessandra BURLONE, sorella di Fabrizio BURLONE (Amministratore della Mamb srls), a sua volta Amministratrice unica della Kokai srls, vincitrice del Lotto A25 (Nauticlub Castelfusano) in quanto unica partecipante. La Kokai srls e la Mamb srls hanno entrambe sede legale in via Luigi Borsari, 29 presso lo Studio del Commercialista Nicola SABATINO (storico commercialista dell’Assessore al Turismo e ai Grandi Eventi del Comune di Roma, Alessandro Onorato). In pratica, marito e moglie hanno costituito due società presso lo stesso commercialista a distanza di pochi giorni: la Kokai srls è stata costituita il 20 febbraio 2025, la Mamb srls il 3 marzo 2025.

L’ESCLUSIONE AD INTERMITTENZA

Dopo il polverone mediatico seguito ai nostri dossier e alla puntata di Report, il Comune di Roma esclude alcune società (quelle del lotto A16, indiziate di appartenere ad un unico centro decisionale) ma non la Kokai srls nonostante sia riconducibile allo stesso centro decisionale composto in prevalenza da collegamenti diretti o indiretti tra partecipanti su lotti diversi.

Gli indizi di tale presunta turbativa d’asta sono tutti documentati.

La Kokai srls è stata costituita all’ultimo minuto e cioè il 20 febbraio 2025, un giorno prima della pubblicazione dell’avviso di gara (ma 7 dopo la sua redazione), mentre la Mamb srls il 3 marzo 2025, pochi giorni prima dell’iniziale termine per la presentazione delle offerte fissato per le ore 12.00 del 17/03/2025).
L’amministratrice unica della Kokai srls, Alessandra BURLONE, è sorella di Fabrizio BURLONE, legale rappresentante della società Mamb srls, esclusa dal Lotto A16.
L’oggetto sociale della Kokai srls riproduce un testo identici, incluse espressioni erronee (“privare” anziché “private”), evidenziando copiatura sistematica da altre società escluse.
Le sedi legali sono contigue o riconducibili ad uno stesso ambito familiare.
La compagine sociale della Kokai srls è infatti composta da:
Alessandra BURLONE (49%);
Laura LUNARDI (51%) anche socia di Mamb srls.
Le caratteristiche comuni quindi tra le società escluse e la Kokai srls sono:

  • Costituzione contestuale alla pubblicazione del bando;
  • Oggetti sociali fotocopia;
  • Nessuna esperienza operativa pregressa;
  • Coincidenze logistiche e di assetto societario.

Davanti a tale evidenza si resta stupiti che il Responsabile del Procedimento (che coincide con il Direttore del Dipartimento Patrimonio, Tommaso ANTONUCCI, stazione appaltante) abbia applicato in modo discrezionale quanto previsto dal Codice degli Appalti: se da una parte ha escluso per indizi di “un centro decisionale” tre società partecipanti su diversi lotti (A11 e A19) non si capisce perché lo stesso criterio non lo abbia applicato sui lotti A16 e A25 di cui sopra.
La gara infatti, pur avendo separati i singoli lotti, prevedeva l’applicazione unitaria del Codice degli Appalti tanto da indicare nel disciplinare tecnico il richiamo alle norme sovraordinate rispetto alla interpretazione della stazione appaltante.

LabUr proseguirà a fornire indicazioni utili affinché venga annullato il bando in autotutela da parte del Comune di Roma e individuati gli eventuali responsabili di simili ‘distrazioni’.

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OSTIOPOLI – CAPITOLO 1 Il Vicolo Corto di Castelporziano

FB_IMG_1755263795409OSTIOPOLI – CAPITOLO 1
Il Vicolo Corto di Castelporziano di Enrico Giorge’.

Castel Porziano, agosto 2025. I chioschi chiusi. Ma non per ferie. I romani privati della loro spiaggia preferita, non della sabbia ma di ciò che di bello quel tratto di arenile lungo la via Litoranea fino a un anno fa riusciva ad offrire: un aperitivo al tramonto o un piatto di spaghetti con le telline, tradizione da maggio a settembre e allo stesso tempo un rito d’amore tra la città e il suo mare, con il profumo della salsedine che s’intreccia con la memoria. Da Fellini a Tognazzi ai semplici turisti e agli ostiensi (già, ci chiamiamo così noi abitanti di Ostia. I “lidensi” – anche quelli urlati da pseudo influencer del web – sono quelli che vivono a Venezia. Al Lido, per l’appunto), dove ogni forchettata racconta Roma che si affaccia sul suo litorale. In questo agosto “balordo”, la fotografia di queste spiagge non restituisce loro la giusta dignità. Chioschi e bagni chiusi, niente servizio di assistenza bagnanti e strutture in rovina. Il tutto, quaranta giorni dopo i proclami del Campidoglio che parlava di «svolta storica per Castel Porziano». E invece questa stagione è morta prima di nascere.

I FATTI
Il 2 luglio, poco più di un mese fa, l’amministrazione capitolina aveva annunciato la «riapertura con tutti i servizi». Con l’assessore Tobia Zevi che accusava di «disinformare» chi denunciava il degrado di Castel Porziano. «Le spiagge sono aperte – rilanciava sugli organi di informazione – In pochi mesi, il Comune ha avviato le gare e selezionato progetti di qualità». Parole da conferenza stampa. Da velina da passare in maniera nemmeno tanto nascosta ai giornalisti “amici”.
Ma la sabbia di Castel Porziano racconta un’altra storia. Di un bando “zoppo” che si è fermato alla «graduatoria provvisoria» a cui a oggi non è seguita un’aggiudicazione definitiva. Senza la quale, non si può ora procedere alla firma del contratto. Senza il quale la Capitaneria di Porto non può procedere al rilascio del 45bis. Una sorta di “Fiera dell’Est”: dunque, ecco perché niente servizi. Semplice.
La gara della «trasparenza e della legalità» ha riassegnato agli ex gestori le loro stesse strutture. Tranne il IV cancello, finito a “Happy Surf One”. Nome nuovo? Sì. Ma neanche tanto. Non risulta iscritto a un ente del terzo settore, nessuna attività balneare gestita, e un’iscrizione alla Camera di Commercio richiesta solo a bando ormai vinto. Elementi che fanno a pugni con i requisiti del bando di gara. Ma se togliessimo il “One”? Resta “Happy Surf”. Il nome non è più nuovo. Alla mente per chi Ostia la conosce (e la racconta) è il chiosco di Ostia Ponente, quello delle feste delle campagne elettorali dell’era Raggi-Di Maio per poi accorgersi, una volta diventata sindaca Virginia, che nessuno aveva le autorizzazioni per realizzare quelle strutture sulla sabbia (denuncia partita proprio da LabUr). Arrivano i prefetti che con la determina datata 9 giugno 2017 mettono nero su bianco ciò che LabUr aveva già segnalato a varie autorità di controllo (non ultima l’Anac): l’amministrazione capitolina non è mai stata concessionaria di spiagge che dovevano restare libere. I chioschi e tutte le strutture ad essi pertinenti sono del comune di Roma che però dal 1999 non è titolare delle spiagge motivo per cui i chioschi erano abusivi. Happy Surf, compreso. Pazienza per quella notte “pentastellata” a base di mojito, la sindaca firma gli abbattimenti. Ora la versione 2.0 di Happy Surf, vale a dire “Happy Surf One” gestirà – prima o poi quando e se aprirà – il IV Cancello.
Chi ha sborsato oltre 15mila euro per partecipare al “bando della legalità” si ritroverà con un affidamento che scade il 30 settembre, vale a dire tra poco più di un mese. Forse il 31 ottobre, se scatterà la proroga per la “destagionalizzazione”, così da trascorrere un Halloween in riva al mare. La beffa economica per poco più di un mese di lavoro.

C’è anche il nodo bagnini: il bando li voleva già operativi a fine giugno. Oggi molti lavorano altrove. Impossibile recuperare professionisti che si trovano con il contagocce a stagione inoltrata. Chi sarà disposto a lasciare la propria postazione, per scommettere sull’avventura Castel Porziano, rischiando poi il prossimo anno di non essere chiamato?
Capitolo a parte, i bagni pubblici. A occuparsi della pulizia non saranno i gestori, né il personale dell’Ama (come poteva essere prevedibile e facilmente intuibile) ma… “Zetema”, l’holding del Comune di Roma che si occupa di cultura. A colpi di candeggina e strofinacci, l’estate romana a Ostia riguarderà altre sale di lettura: le toilette.

Ma c’è un aspetto che “grida” più forte del rumore del mare: il silenzio. Quello dei vincitori del bando. Quello di chi ha investito e firmato impegni. Anche verso i lavoratori. Nessuno si espone. Bocche cucite forse per paura. Paura della ripicca, del vedersi tagliati fuori da proroghe o futuri affidamenti. Ma un’ordinanza non potrà mai mettere a tacere le coscienze.
Così, Castel Porziano resta ferma. Ferragosto passerà con i chioschi chiusi, il mare sporco e cartelli forse della balneazione non sicura. Dal prossimo lunedì, passato il weekend di Ferragosto, il volto di quelle come di tutte le altre spiagge inizierà a cambiare. Man mano, si rientrerà al lavoro. In città. Resteranno i fine settimana per lavorare con tavoli e ristoranti. Per il resto, aprire sarà solo un esercizio formale. Una recita fuori tempo massimo. E a rimetterci saranno residenti e turisti. Ma soprattutto i romani. Tutti quelli che dai più svariati quartieri della Capitale si incolonnano sulla Cristoforo Colombo per svoltare all’ex Dazio. E che quest’anno non hanno trovato la loro spiaggia. Il Comune aveva promesso «trasparenza, coraggio, serietà». Ha consegnato un tratto di costa fantasma. La verità è che il mare di Roma continua a essere ostaggio di procedure pasticciate e silenzi complici. E a ogni stagione persa, questo litorale muore un po’ di più. Quella che abbiamo davanti non è più la distesa di dune e sabbia bianca, né la panoramica via Litoranea. È solo un “Vicolo corto”. Il “Vicolo Corto” di Castel Porziano.
Benvenuti a OstioPoli.

 

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CASTELPORZIANO A FERRAGOSTO, CHIOSCHI CHIUSI

Screenshot_2025-08-14-15-54-01-14_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Figuraccia dell’Assessore Tobia Zevi che aveva garantito il contrario l’altro ieri in un comunicato stampa. Zero servizi sulla spiaggia del Presidente della Repubblica.

La incapace Amministrazione Capitolina addirittura ha dovuto emettere oggi, 14 agosto, l’aggiudicazione definitiva dopo segnalazione di LabUr all’Agenzia delle Dogane e alla Capitaneria di Porto (*), una D.D. ‘toppa’ che è peggio del ‘buco’ amministrativo.

Emerge inoltre il caso della ASD Happy Surf One, vincitrice del lotto C3, la cui Partita Iva esiste da solo un anno e solo dopo l’aggiudicazione si è iscritta alla Camera di Commercio, violando quanto richiesto dal bando, cioè la comprovata attività almeno triennale. Non solo. Ancora alla ricerca di lettini e bagnini, la ASD Happy Surf One è stata anche esonerata, alla stregua dei lavoratori autonomi artigiani senza dipendenti (!), dal presentare il DURC e cioè il certificato che attesta la regolarità contributiva di un’impresa.

Insomma, gli ‘indizi’ di una turbativa d’asta ci sono tutti. Noi andiamo avanti.

 

_______

 

(*) Segnalazione inviata il 13 agosto via PEC alle Autorità competenti:

 

PREMESSO

che all’Albo Pretorio del Comune di Roma, dove dovrebbero risultare atti e provvedimenti amministrativi aventi effetto di pubblicità legale, alla data 13 agosto non esiste alcun atto di aggiudicazione definitiva del bando in oggetto per il Lotto C3. Per quanto riguarda la gara risulta pubblicata solo la Determinazione Dirigenziale prot.n. QC/92450 avente per oggetto “Presa d’atto della proposta di aggiudicazione, approvazione della graduatoria con contestuale autorizzazione alla stipula della convenzione e consegna d’urgenza”.

 

che la proposta di aggiudicazione (pubblicata) nasce da un processo valutativo delle offerte, mentre l’aggiudicazione definitiva (non pubblicata) dovrebbe essere l’atto per mezzo del quale l’amministrazione dichiara ufficialmente il vincitore della gara (previa verifica del possesso dei requisiti da parte dell’operatore economico)

 

che il nuovo codice (D.Lgs. 36/2023) chiarisce e separa nettamente la proposta di aggiudicazione dall’aggiudicazione stessa, a differenza di come poteva accadere nel vecchio codice (D.Lgs. 50/2016).

 

che il direttore del Dipartimento Patrimonio, Tommaso ANTONUCCI in questa gara è contemporaneamente il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e che dunque firma sia la proposta di aggiudicazione che l’aggiudicazione definitiva.

 

CONSIDERATO

che il disciplinare di gara sancisce (paragrafo 9) che “i concorrenti, a pena di esclusione, devono essere in possesso dei requisiti previsti nei paragrafi seguenti” vale a dire, punto 9.1, lett. a), “di essere attivo da almeno tre anni solari antecedenti alla data di pubblicazione del Bando nello svolgimento di attività analoghe a quelle oggetto dell’affidamento” specificando che a questi fini è sufficiente l’iscrizione “attiva” nel Registro delle imprese.

 

che dalla banca dati della Camera del Commercio di Roma risulta che la ASD Happy Surf One ha presentato pratica di iscrizione il 4 luglio 2025 vale a dire due giorni dopo la determina QC/92450 relativa alla sua proposta di aggiudicazione per il Lotto C3.

 

che la ASD Happy Surf One non può avere altre iscrizioni sostitutive alla registrazione presso La Camera di Commercio perchè la partita IVA associata risulta presso l’Agenzia delle Entrate attiva dal 1 agosto 2024 violando dunque il termine dei tre anni necessario.

 

SI CHIEDE CON URGENZA E CON PUBBLICITÀ LEGALE

l’annullamento di quanto rilasciato per il Lotto C3 a favore della ASD Happy Surf One.

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SPIAGGE DI CASTELPORZIANO, LE GRAVISSIME MENZOGNE DI ZEVI SULL’APERTURA DEI CHIOSCHI

Screenshot_2025-08-13-00-07-21-23_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Non c’è alcuna assegnazione definitiva e la nota stampa dell’Assessore Zevi vuole forzare, assumendo le sembianze di un falso in atto pubblico, una procedura amministrativa non conclusa. Siamo di fatto all’ennesima turbativa d’asta, che lede non solo gli interessi di tutti i partecipanti alla gara, ma anche di tutti i cittadini.

 

E’ il primo pomeriggio del 12 agosto. Un comunicato stampa dell’Assessore al Patrimonio, Tobia ZEVI, annuncia in pompa magna: “Via libera ai chioschi: ripartono le spiagge libere con tutti i servizi. Con oggi si conclude l’iter autorizzativo per i cinque operatori aggiudicatari della gestione dei chioschi. Ringrazio la Capitaneria di Porto e tutti gli uffici ed enti che hanno collaborato”.

In realtà non è così. All’Albo Pretorio del Comune di Roma, dove dovrebbero risultare atti e provvedimenti amministrativi aventi effetto di pubblicità legale, il 12 agosto non c’è alcun atto.

Per quanto riguarda la gara risulta pubblicata solo la Determinazione Dirigenziale prot.n. QC/92450 del 2 luglio avente per oggetto “Presa d’atto della proposta di aggiudicazione, approvazione della graduatoria con contestuale autorizzazione alla stipula della convenzione e consegna d’urgenza”.

 

A spiegare la follia contenuta nella nota di ZEVI, interviene il Codice degli Appalti.

La proposta di aggiudicazione (pubblicata) nasce da un processo valutativo delle offerte, mentre l’aggiudicazione definitiva (non pubblicata) dovrebbe essere l’atto per mezzo del quale l’amministrazione dichiara ufficialmente il vincitore della gara (previa verifica del possesso dei requisiti da parte dell’operatore economico). Il nuovo codice (D.Lgs. 36/2023) chiarisce e separa nettamente la proposta di aggiudicazione dall’aggiudicazione stessa, a differenza di come poteva accadere nel vecchio codice (D.Lgs. 50/2016).

 

Ricapitolando, la proposta di aggiudicazione, una volta formulata dalla commissione di gara, viene trasmessa alla Stazione Appaltante che ha il successivo compito di adottare il provvedimento di aggiudicazione definitiva, previa verifica dei requisiti dichiarati dall’operatore economico proposto.

 

L’artefice principale di questo pasticcio è il direttore del Dipartimento Patrimonio, Tommaso ANTONUCCI, che in questa gara è contemporaneamente Responsabile Unico del Procedimento (RUP) che firma la proposta di aggiudicazione, e Direttore del Dipartimento Patrimonio, che firma l’aggiudicazione definitiva.

 

Non solo, ma per potersi concludere “l’iter autorizzativo per i cinque operatori aggiudicatari della gestione dei chioschi”, come sostiene Zevi, occorrono anche i pareri dell’Agenzia delle Dogane (art. 7 dell’Allegato 1 del d.lgs. 26 settembre 2024, n. 141) e della Capitaneria di porto (45 bis del Codice della Navigazione) che possono essere rilasciati soltanto ad aggiudicazione definitiva (ad oggi, materialmente inesistente). Infatti occorre da parte delle due suddette Autorità una verifica preventiva della sussistenza dei requisiti di affidabilità del soggetto affidatario e di compatibilità con l’interesse pubblico demaniale, soprattutto nel caso dell’arenile di Castelporziano ad elevata affluenza stagionale, dove deve essere assicurato ogni servizio a beneficio dell’utenza, in maniera capillare e comprovata.

 

Dubitiamo dunque fortemente che le due Autorità abbiano rilasciato al Comune di Roma le autorizzazioni per i 5 chioschi sapendo che l’aggiudicazione definitiva non c’è.

Addirittura la nota dell’Assessore ZEVI, inviata solo alla stampa, in un momento poco lucido di esaltazione, mai è pervenuta agli affidatari così come non è mai pervenuta a loro la comunicazione di aggiudicazione definitiva.

Senza l’aggiudicazione non può esserci la firma della convenzione e non può esserci il “Via libera ai chioschi: ripartono le spiagge libere con tutti i servizi”.

Dunque, per Ferragosto, sarà impossibile avere tutti i servizi essenziali previsti: salvataggio a mare, pulizia e igiene ambientale, spurgo, presidio di sicurezza, servizi igienici, zone d’ombra attrezzate e noleggio di lettini e ombrelloni. Anzi, non ci sarà proprio nulla fino alla firma della convenzione, considerato inoltre che i ‘provvisori’ affidatari avranno bisogno di diversi giorni per organizzare il tutto.

 

Allora perché questa ‘sparata’ mediatica dell’Assessore ZEVI?

 

La risposta è, a nostro avviso, nella aggiudicazione del Lotto C3, proposta a favore della nuova arrivata Happy Surf One, un’associazione sportiva dilettantistica la cui posizione resta ancora tutta da chiarire in materia dei requisiti di idoneità professionali previsti tassativamente dal disciplinare di gara e motivo di esclusione, come dettagliato da LabUr un mese fa (LINK).

 

La prova è contenuta nella nota (qui allegata) del Dipartimento Patrimonio prot.n. QC/111064 del 12 agosto 2025 con la quale si comunica agli altri partecipanti del Lotto C3 l’assegnazione ‘definitiva’ alla ASD Happy Surf One mediante graduatoria espressa nella Determinazione Dirigenziale prot.n. QC/92450 del 2 luglio 2025, che in realtà è quella della proposta di aggiudicazione sopra citata e non è dunque un’aggiudicazione definitiva bensì provvisoria.

La firma di tale nota è di Tommaso ANTONUCCI nella veste di Stazione Appaltante.

Un comportamento che ha omesso il controllo sulla regolarità della gara, impedendo di fatto una competizione leale tra i possibili partecipanti alla gara stessa, favorendo la ASD Happy Surf One con fondato sospetto di una turbativa d’asta in essere.

La legge prevede inoltre che il verbale delle verifiche effettuate sulla proposta di aggiudicazione debba essere pubblicato ma neanche questo esiste.

 

A questo punto chiediamo a tutta la stampa che ha ricevuto la nota dell’Assessore Tobia ZEVI di contattare gli affidatari provvisori, a riscontro della documentazione qui pubblicata da LabUr.

 

Non c’è alcuna assegnazione definitiva e la nota vuole forzare, assumendo le sembianze di un falso in atto pubblico, una procedura amministrativa non conclusa, di fatto una turbativa d’asta, che lede non solo gli interessi di tutti i partecipanti (anche gli esclusi in fase provvisoria) alla gara, ma anche di tutti i cittadini. Una forzatura per mascherare la propria incapacità di gestire correttamente le gare sulle spiagge del Mare di Roma. Una forzatura fatta sulla spiaggia del Presidente della Repubblica Italiana, Presidente anche del Consiglio Superiore della Magistratura a cui invieremo un dettagliato esposto.

 

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