DOSSIER SPIAGGE OSTIA GESTIONE GUALTIERI



IMG_20250612_105316Incredibile. Durante la mappatura dei vincitori del bandi di affidamento delle concessioni balneari messe a bando dalla Giunta Gualtieri si scoprono diverse irregolarità e poca attenzione da parte della Commissione. Diversi esercizi commerciali, secondo il disciplinare di gara, avrebbero dovuto essere esclusi. Personaggi opachi e grandi ritorni sul Litorale romano dopo Mafia Capitale. 

 

Rispetto alle organizzazioni criminali di Ostia, Nando dalla Chiesa coniò l’espressione «Mafia Litorale» per indicare «un sistema criminale integrato e mobile che ha conquistato l’affaccio sul mare della Capitale d’Italia, composto da gruppi criminali misti e cresciuti tra occupazione militare delle spiagge, narcotraffico e usura».

Sono passati 10 anni da quando il 18 marzo 2015 l’allora Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, fu costretto alle dimissioni (a cui seguì l’arresto e poi la condanna) e subentrò il magistrato Alfonso Sabella, passato dalle aule di tribunale alle stanze della politica e poi rientrato nuovamente (e poco elegantemente) nelle aule giudiziarie senza aver risolto nulla.

 

 

Nonostante il commissariamento prefettizio del Municipio di Ostia, dopo anni di proroghe e scandali, il Sindaco Roberto Gualtieri annuncia un “processo trasparente” per l’assegnazione degli stabilimenti: stop ai rinnovi automatici, più concorrenza e sostenibilità, con l’avvio di un “passo storico” per la gestione del litorale romano. Due gli avvisi pubblici per l’assegnazione delle concessioni balneari. Gualtieri cercava (forse) di evitare il rischio di sanzioni europee, ma soprattutto sapeva che si trattava, al di là dell’esito, di una “negoziazione win-win” in termini politici.

 

 

L’iniziativa arriva dopo anni di controversie legate alla gestione delle concessioni balneari ad Ostia, un Municipio che ha vissuto episodi di malaffare e infiltrazioni criminali (si v. ad es. le inchieste “Mondo di Mezzo” del 2014 e “Tramonto”).

Nelle intenzioni dell’amministrazione Gualtieri, la nuova procedura di assegnazione, che include una componente economica legata al fatturato, mirava ad evitare situazioni di monopolio e garantire introiti adeguati per il miglioramento del litorale attraverso le Royalty.

 

 

STABILIMENTI E SPIAGGE INTERESSATE DALLA “SVOLTA”

I bandi hanno riguardato stabilimenti balneari (n. 25 Lotti), esercizi di ristorazione (n. 4 Lotti) e spiaggia libera con servizi (n. 2 Lotti).

Nel dettaglio: Bagni Vittoria, La Conchiglia, Urbinati, Elmi, Lido Beach, Marechiaro – Kelly’s, El Miramar, Il Delfino, Belsito, Plinius, La Vecchia Pineta, Sporting Beach, Orsa Maggiore, Zenit, La Bussola, La Bicocca, La Spiaggia, La Vela, Miami, La Bonaccia, La Capannina a mare, Guerrino er Marinaro, Il Corsaro, Il Gabbiano, Circolo Nauticlub Castel Fusano, i ristoranti Edonè, Lido, Kelly’s e El Miramar, i chioschi nelle spiagge libere Bahia e Casagni Rita e quelle senza strutture esistenti. Le spiagge libere dunque vengono trasformate in modo creativo, dal punto di vista amministrativo, in spiagge libere attrezzate e sono: spiaggia Rossa, Cotto Ocra, Senape Limone, Rosa Sabbia, Verde, Gialla, Grigia, Spqr e Bianca.

Per i lotti relativi agli stabilimenti balneari era consentita la partecipazione ad un massimo di n. 3 Lotti, mentre per gli esercizi di ristorazione era consentita la partecipazione ad un massimo di n. 2 Lotti.

Arrivate le offerte, il Comune di Roma dichiara:

“La grande partecipazione ai bandi pubblicati conferma quanto sia alto l’interesse per il litorale di Roma. I numeri parlano chiaro: oltre 100 offerte, royalties in crescita, più spazio alle imprese con certificazioni di parità di genere e un significativo rinnovamento dei concessionari – ha commentato il Sindaco Roberto Gualtieri – Vogliamo costruire un modello più trasparente e sostenibile e queste assegnazioni vanno in questa direzione: un’attenta pianificazione, maggiori investimenti e una visione chiara di sviluppo restituiranno al mare di Roma la centralità che merita”.

 

“Con questo bando si apre una nuova fase per il litorale romano – ha dichiarato l’Assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative, Tobia Zevi – Mentre prosegue l’iter per dotare il demanio marittimo di un nuovo Piano di Utilizzazione degli Arenili (esattamente come 10 anni fa n.d.r.). Con i bandi abbiamo comunque deciso di avviare una trasformazione concreta. E il territorio ha risposto con idee, qualità e coraggio. L’obiettivo più importante resta quello di restituire al mare di Roma il suo ruolo pubblico e collettivo, come spazio accessibile, curato e realmente condiviso”.

 

 

 

VEDIAMO SE È COSÌ

Analizzando le società che hanno partecipato al bando sulle concessioni balneari si vede chiaramente che a nessuno interessano le spiagge, per altro ridotte al minimo per gli effetti erosivi. Quello che interessa a tutti sono i ristoranti e alcuni in particolare: lo si evince chiaramente guardando la graduatoria. L’esempio più eclatante è lo stabilimento Vittoria che va addirittura deserto. Altra anomalia riguarda alcuni stabilimenti con ristorazione importante, che vedono la partecipazione del solo vecchio gestore (si v. ad esempio il Don Pepe a La Conchiglia).

Non solo. Diverse società hanno partecipato a più lotti con risposte fotocopia (persino gli stessi errori di battitura e Royalty costanti in tutti i lotti a prescindere dal fatturato). Queste società sono in mano sempre agli stessi personaggi, a tratti molto opachi. Il bando addirittura consente che a rispondere siano società inattive di gestione balneare nate nei giorni in cui esce il bando.

 

 

Visto che Roma è la ‘lavatrice’ d’Italia, usata sempre più dalle mafie locali e non e dai gruppi criminali, per ripulire il denaro sporco (ad esempio negli esercizi commerciali, v. i blitz ai danni di clan di Camorra a Roma e di ‘Ndrine che fanno affari in città), è necessario che l’attenzione e i controlli siano altissimi (1). Controlli che però ci sembrano essere stati molto superficiali per Ostia.

 

 

 

IL CASO

Prendiamo, solo a titolo esemplificativo, il tratto di Lungomare che va da Ostia Centro al Porto Turistico di Roma (mappa in figura).

Il bando era chiaro: “Non saranno ammesse le offerte presentate, per eventuali ulteriori lotti, dagli operatori economici che già partecipino ad un numero di Lotti pari a quello massimo previsto per ciascuna tipologia di bene demaniale: a) in forma singola; b) nella qualità di mandatari e/o mandanti di un Raggruppamento concorrente che partecipino ad altri lotti sotto qualsiasi altra forma; c) nella qualità di consorziati al consorzio ordinario di concorrenti, che partecipino ad altri lotti sotto qualsiasi altra forma; d) tramite imprese controllanti, controllata e e/o collegata ai sensi dell’art. 2359 c.c.. In caso di violazione della regola di gara sopra descritta, il concorrente sarà escluso dai Lotti eccedenti il numero massimo consentito per la specifica tipologia, partendo da quelli aventi il più alto numero identificativo. Al riguardo, si precisa che il concorrente che, nell’ambito della medesima tipologia di bene (“A”, “B” o “C”) intende partecipare a più lotti, è obbligato, a pena di esclusione, a presentarsi sempre nella medesima composizione”.

 

LA REALTÀ

 

BB PANNONIA SRL – Largo Pannonia 21/22 – Ristorazione con somministrazione

Si presenta sullo stabilimento Urbinati, spiaggia ridotta al minimo, ma con un grande ristorante storico e bar. Arriva seconda.

 

Soci:

Petrillo Emiliano (25%)

Del Vescovo Marco (25%)

Bar Trilussa Srl (50%) Piazza Trilussa 37- Ristorazione con Somministrazione [Soci: Ferracci Federico (90%) e Lalle Silvia (10%)]

 

 

CAFFE’ TRE SRL – Via della Scrofa 60 – Gestione bar e ristoranti

Si presenta su Elmi e vince contro Elmi Srl precedente gestore

 

Soci:

Ferracci Federico (69%)

Petrillo Emiliano (12%)

Calamari Valerio (10%)

Lalle Silvia (9%)

 

 

MECCANISMO APPIA SRL – Via Appia Nuova, 450 – Ristorazione con Somministrazione. Si presenta su Stabilimento Marechiaro – Kelly’s e vince contro Sun Beach Srl, precedente gestore.

 

Soci:

Bar Trilussa (40%) [soci Ferracci Federico e Lalle Silvia]

Petrillo Emiliano (20%)

Calderari Danilo (10%)

Di Gennaro Mirko (10%)

Di Pietro Claudio (10%)

Tavoletta Davide (10%)

 

 

 

MARGHERITA APPIA SRL – Via degli Scipioni, 153. Ristorazione.

 

Si presenta sul ristorante Lido arrivando terza e dove vince To Be Ship Srl, mentre arriva seconda sullo stabilimento Lido dove vince il vecchio gestore Lido Beach Srl.

 

Soci:

Ferracci Federico (45%)

Calderari Danilo (10%)

Di Gennaro Mirko (10%)

Tavoletta Davide (10%)

Petrillo Emiliano (10%)

Petrillo Marco (5%)

Di Pietro Claudio (5%)

 

 

 

FERRACCI FEDERICO

Presidente di Café Friends Porto di Roma. Con Marco del Vescovo (socio di BB Pannonia) apre Baby Bao Dim Sum & Bao Bar, seconda sede a Roma a Largo Pannonia. La sede centrale di Café Friends è a Los Angeles in California in 3195 W Olympic Blvd dove Ferracci è Presidente mentre il Manager è un certo Hironori Yamada. Da Google Maps risulta un supermercato di frutta e verdura sud coreana.

Ferracci risulta anche all’interno di Osteria-Pizzeria MargheRita che a Roma ha 4 locali (Navona, Torrino, Colli Portuensi e Porto di Roma ad Ostia).

Emiliano Petrillo

È inserito in MargheRita, Michelino Fish (*), Meccanismo, BB Pannonia e in Caffé Tre e Café Friends.

 

 

 

TO BE SHIP SRL – Via Aurelia km 24,150. Costruzione e assemblaggio imbarcazioni. Si prende il ristorante del Lido, oltre al Bahia e la Spiaggia Gialla.

 

Soci:

Grande Asia (50%)

Lambusta David (45%)

Mancano Riccardo (5%)

 

Grande Asia è legata a Grande Roberto e a loro fanno riferimento attualmente il Bahia e la Spiaggia Gialla a ponente.

Lambusta ha gestito il chiosco Glam (che ha ricevuto diversi attentati incendiari) con Buscaia Carlo (2011 e 2014). Il Glam poi prese il nome di The One e quindi Bahia (amministratore Roberto Grande, cugino di Mauro Caramia), dove Lambusta collaborava. Lambusta gestiva anche l’ottavo cancello di Castelporziano ed è stato testimone nel processo Carmine Spada e altri (2). Lambusta David non va confuso con lo zio, Lambusta Leonardo (onnipresente al Salus) proprietario anche delle mura di Casa Clandestina, gestito da Diego Giannella che ai tempi coordinava la rete Stand-Up che prese il chiosco, poi demolito, del Faber Beach di Fabrizio Sinceri (oggi bagnino veterano e spiaggino proprio all’ex Faber Beach, denominata attualmente spiaggia verde e gestita da Zétema), ai tempi del sequestro della struttura. Non è l’unico caso di ‘grandi ritorni’ sulle spiagge di ponente.

 

 

PIÙ BLUE SRL – Viale Regina Maria Pia, 24. Gestione Stabilimenti Balneari costituitasi il 20 febbraio 2025, pochi giorni dopo il bando. Vince su Urbinati e arriva terza sul ristorante Edoné. Arriva secondo invece Caffé di Porto Srl di Ferracci Federico.

 

Soci:

Lamorgese Beatrice (51%)

Lamorgese Roberto (49%)

 

E qui la storia si complica ulteriormente negli intrecci societari.

Nella stessa sede di Più Blue Srl, in v.le Regina Maria Pia 24, c’è la ELLE IM SRL balneari. Soci Lamorgese Giulia (50%), Ciani Gino (5%), Bianchini Giovanni (3%) e Colombo Elio (42%), detto “il finanziere”, che è socio anche della ABC Beach Srl e insieme alla Elle Im Srl ha trasferito a molte società, tra il 2000 e il 2015 in affitto/comodato e fusioni, pezzi dello stabilimento Salus, finito nel 2022 in una vicenda definita assurda perché “il Tribunale prima vende per fallimento la concessione poi sequestra tutto per abusi non dichiarati” (3). Elio Colombo è il trait d’union con la Salus Golden Italy Resort Srl (cancellata nel 2024) società di ristorazione, in mano ai fratelli Mauro e Aniello Pirfo che entrano nella gestione del ristorante del Salus. Pirfo Mauro è socio al 50%, insieme a Sampieri Bruno, della Golden Italy Srl (anche lei in v.le Regina Maria Pia 24 come la Più Blue Srl e la Elle Im Srl). La società è rappresentante commerciale di prodotti. Salus Srl, gestione stabilimenti balneari, invece era in mano a Raffaele e Rosario Malapena società cancellata nel 2021. Golden Inn Srl, anche lei in v.le Regina Maria Pia 24, gestione di esercizi commerciali, ha come amministratore Roberto Lamorgese, socio al 5% mentre Pala Lucrezia detiene il 95%. La società ha ricevuto negli anni diversi trasferimenti d’azienda in affitto/comodato/compravendita anche dalla Elle Im Srl.

Roberto Lamorgese è anche amministratore unico del noto ristorante “Zucchero e Limone” in via Ermanno Wolf Ferrari 273 all’Infernetto, società che risulta attualmente inattiva e che vede come soci Di Filippo Claudio (50%), Fiorelli Anna Donatella (45%) e Bosco Giovanni (5%). La cucina di Zucchero e Limone viene presa nel 2018 proprio da Mauro e Aniello Pirfo che avevano lasciato in cattive acque anche l’Arcobaleno Beach (4).

Sempre a via W. Ferrari 273 c’è la STAMI Srl, che si occupa di ristorazione, dove i soci sono Roma-Geneco Immobiliare (95%), sempre domiciliata in v.le Regina Maria Pia 24, e Pirfo Rosa (5%).

 

 

ELIO COLOMBO DETTO “IL FINANZIERE”

È amministratore unico della A.B.C. Beach Srl che gestisce il Salus, della Zema Srl (inattiva, commercio abbigliamento), della Mutui e Sistemi Srl (consulenza finanziaria), della Cri.Os Srl (inattiva e di cui è anche socio unico), della Elle Im Srl (servizi di supporto alle imprese) e della Mifa Service 2013 Srl (inattiva).

 

 

MAVOLA SRL – via delle Baleniere 151. Gestione ristoranti. Si costituisce il 2 febbraio 2025. Inattiva. Vince sul ristorante Edoné, secondo arriva Caffé di Porto di Ferracci e terzo Più Blue Srl di Roberto Lamorgese.

 

Soci:

Castelli Marco (51%)

Volpi Fabio (25%)

Latina Emilio Bruno (24%)

 

 

 

CONCLUSIONI

Come si evince, abbiamo società, ad esempio quelle di Ferracci Federico, che partecipano a 4 lotti sugli stabilimenti balneari (Urbinati, Elmi, Lido, Marechiaro-Kelly’s) quando era consentita la partecipazione ad un massimo di n. 3 Lotti e soprattutto grandi ritorni dallo scenario finito per anni nelle aule di tribunale.

 

Ci chiediamo quindi quali controlli sono stati fatti visto che la documentazione prodotta da noi viene da fonti aperte e vista la delicatezza della materia per il nostro territorio e per Roma Capitale. Si assiste infatti alla concentrazione nelle mani di pochi e opachi personaggi proprio nelle zone centrali di Ostia, quelle più appetibili in termini di ristorazione e indotto, tralasciando la solita triste storia sulle spiagge libere di ponente (5).

Come è possibile che ci siano offerte di Royalty sempre uguali su ciascun lotto, addirittura 3 e anche 4 volte superiori a quelle offerte dai precedenti gestori che conoscono il fatturato? Perché sembra, in questo caso sì, un ‘pizzo di Stato’ che favorisce concentrazioni opache, ben lontane dalla trasparenza e dalla concorrenza dichiarata.

Per la prima volta, nel nome del “lo vuole l’Europa” sono partiti i bandi delle concessioni in assenza di un PUA e senza alcun dichiarato interesse transfrontaliero. Risultato? Nessuna ditta estera ha partecipato, ma ne sono state costituite decine di nuove società da vecchie conoscenze locali e da romani rampanti. Tutto nella completa indifferenza dell’Agenzia del Demanio, della Regione Lazio e anche della Capitaneria di Porto. L’oro di Ostia, che ha perso qualunque valore, lasciato nelle mani del Dipartimento Patrimonio, nel nome di Royalty su fatturati ancora inesistenti, in piena contraddizione con quanto dichiarato dalla Procura della Corte dei Conti. Ad oggi, permane una discutibile graduatoria provvisoria e nessuna concessione risulta definitiva, lasciando spazio alla Guardia di Finanza di intervenire laddove il Comune non ha esercitato il dovere di bando.

Ci domandiamo anche che ruolo ha svolto, nella vicenda dei bandi delle concessioni balneari, il magistrato Francesco Greco, ex pool Mani Pulite, voluto da Gualtieri nel 2024 a titolo ‘gratuito’ proprio per controllare i bandi pubblici. Non vorremmo che fosse tornata la nebbia nella Procura di Roma direttamente da Milano in cui hanno aleggiato anche i fumi di Eni in Nigeria.

Una negoziazione tutta politica di win-win per la Giunta Gualtieri si sta trasformando in una negoziazione lost-lost per il territorio che non merita una coazione a ripetere di mala gestione.

 

 

______________

 

 

(1) Già il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma Antonio Mura, all’apertura dell’anno giudiziario del 2021, aveva denunciato come il Covid e la connessa crisi economica di alcune imprese, potessero essere terreno fertile per i criminali: “L’usura continua ad essere uno dei fenomeni criminali tipici, e perciò più diffusi, della Capitale. Accanto ai soggetti che autonomamente si dedicano ai prestiti a tassi usurari (i “cravattari”), opera la criminalità organizzata che si dedica a tale attività criminale per ‘mettere a reddito’ i capitali accumulati e nello stesso tempo penetrare nel tessuto economico della città”, disse. “Le mafie tradizionali scelgono di investire i capitali di provenienza illecita a Roma e nel Lazio, in quanto la vastità del territorio e la presenza di numerosissimi esercizi commerciali, attività imprenditoriali, società finanziarie e di intermediazione, immobili di pregio consentono di mimetizzare gli investimenti e la progressiva penetrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale del territorio. Una fragilità del sistema economico che fatalmente accresce il rischio di usura come strumento di infiltrazione nell’economia legale.

 

(2) https://www.radioradicale.it/scheda/575685/processo-carmine-spada-ed-altri?i=4001304

 

(3) https://canaledieci.it/2022/04/11/ostia-tribunale-vende-sequestra-stabilimento-b

alneare-licenziati/

 

(4) https://www.ilfaroonline.it/2018/08/13/infernetto-stesse-prelibatezze-nuova-sede-mauro-nello-approdano-zucchero-limone/233850/

 

(5) https://www.labur.eu/public/blog/2025/05/21/ostia-spiagge-libere-la-gestione-creativa-dellassessore-zevi/

 

(*) Riceviamo la seguente mail che pubblichiamo con la nostra risposta da Michele Cozzolino.

IMG_20250612_154208Gent.mo Sig. Michele Cozzolino,

abbiamo ricevuto la sua segnalazione e ne prendiamo atto pubblicandola in calce all’articolo citato, per darne la medesima visibilità.

La frase a cui lei si riferisce è la seguente: “Emiliano Petrillo – È inserito in MargheRita, Michelino Fish, Meccanismo, BB Pannonia e in Caffé Tre e Café Friends”. Come vede, non c’è alcun riferimento a quanto da lei sostenuto: “Mi associate a delle Società che hanno partecipato ai bandi, del quale non conosco gli amministratori nè tanto meno mai fatto parte di esse”. Se pertanto volesse meglio dettagliare di non aver alcun rapporto con il Sig. Emiliano Petrillo, integreremo anche questa sua ulteriore dichiarazione.

 

 

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CALTAGIRONE IMMOBILIARISTA A ROMA

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250601_233921_0000Ieri sera, la puntata di Report su RAI 3 ha riguardato il c.d. ‘Risiko bancario’ LINK, che coinvolge anche Francesco Gaetano Caltagirone Immobiliarista. Con Giorgio Mottola abbiamo parlato a lungo dei tanti interessi urbanistici nella Capitale durante le riprese presso il quartiere Giardini di Roma, più conosciuto come quartiere Caltagirone.

Lasciamo qui l’estratto della nostra conversazione che per esigenze di montaggio non è stato possibile inserire e il LINK con l’estratto del nostro intervento in puntata.

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“E’ uno dei più ricchi industriali italiani e forse il più influente uomo d’affari che operano dietro le quinte” (Financial Times, 2013).

Francesco Gaetano Caltagirone, Ingegnere, è senza dubbio un uomo di grande potere. Laico, di educazione cattolica, che considera alla base dell’etica del Paese, è un ammiratore sfegatato del cambiamento e dell’innovazione che la Chiesa Cattolica ha espresso nel corso dei suoi 2000 anni di storia. Forse per questo Caltagirone auspica che i mandati politici siano brevi, dotati di tanti poteri e caratterizzato dalla possibilità di prendere decisioni rapide. Ambire alla monarchia assoluta del Vaticano forse sembrava esagerato all’ottavo re di Roma.

Alla domanda se in Italia si fosse costruito troppo, Caltagirone risponde sempre che si è costruito in due maniere diverse: quella legale e quella abusiva, su cui lui è assolutamente contrario. Non solo. Secondo Caltagirone lo Stato è stato troppo debole nel reprimere l’edilizia abusiva e troppo severo con quella legale: per ottenere un permesso a Roma, per stipulare una convenzione urbanistica e arrivare al compimento della stessa, si è arrivati al record di 18 anni. “Quando facciamo un progetto, il progetto è vecchio e servono centinaia di permessi”. Teniamo a mente queste sue parole quando affronteremo il caso di Giardini di Roma a Malafede, più noto come Quartiere Caltagirone.

 

LA GALASSIA IMMOBILIARE DELLA FAMIGLIA CALTAGIRONE

Screenshot_2025-06-01-23-26-25-82_f541918c7893c52dbd1ee5d319333948 Screenshot_2025-06-01-23-29-15-93_f541918c7893c52dbd1ee5d319333948

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUARTIERE CALTAGIRONE – GIARDINI DI ROMA A MALAFEDE

Abbiamo trattato negli anni scorsi l’argomento (LINK).

In estrema sintesi, dal 1992 esisteva una convenzione urbanistica. Qualcosa però già non quadrava nella convenzione perché l’area è piena di reperti archeologici, ma non c’è mai stato un vincolo serio di tutela da parte della Sovrintendenza. Avevano provato a metterlo, ma poi il vincolo fu tolto dal democristiano Antonio Gerace, detto il Luparetta, Assessore all’Urbanistica della Giunta Carraro, finito poi agli arresti, insieme ad altri della Giunta, per concorso in concussione per una mazzetta di mezzo miliardo di Lire. Era il 1993, il tempo di mani pulite anche nella Capitale e ad Ostia. In urbanistica è conosciuta come la Variante di Salvaguardia, cioè il verde divenne cemento.

A Malafede il quartiere vede un’edificazione a blocchi fino allo costruzione dello Z19, l’edificio vicino alla Stazione metromare della Roma-Lido, la cui realizzazione è partita in larghissimo ritardo e dove si è riproposto il problema dei reperti archeologici e paesaggistici.

LabUr procede ad un ricorso gerarchico all’Area di Vigilanza Urbanistica della Regione perché un precedente parere dell’ente regionale costringeva Caltagirone a sottostare ai vincoli paesaggistici che però non aveva mai richiesto. A gennaio 2025 il Comune però cancella la necessità del parere regolarizzando, ora per allora, la questione autorizzativa. E pensare che nell’area vicino alla Stazione, da dove partiva l’Acquedotto romano di Ostia, ad oggi c’è solo una colata di cemento senza vincolo paesistico.

In estrema sintesi, il parere della Regione afferma che quando non c’è un Piano Regolatore e ci sono Piani Pluriennali di Attuazione (che indicano a spanne dove si espanderà la città), siccome c’è un’intenzione di costruire, si può costruire. Siamo oltre il potere edilizio dei costruttori, siamo al potere urbanistico assoluto.

 

I grandi palazzinari, come Caltagirone, dunque non solo già sapevano ma condizionavano il Comune di Roma indicandogli dove si dovesse espandere la città ancora prima di qualunque convenzione. Nel caso specifico del quartiere Giardini di Roma a Malafede, Caltagirone compra i terreni, fa la convenzione, non la rispetta, costruisce a spizzichi e bocconi malamente, non fa la Stazione e dopo 30 anni (!!!) gli vengono annullati i titoli autorizzativi che avrebbe dovuto richiedere. Quello che rimane, a parte i palazzi, è la devastazione di un’area archeologica.

 

TERMOVALORIZZATORE

Sul termovalorizzatore nell’area industriale di Santa Palomba e il coinvolgimento della famiglia Caltagirone abbiamo scritto a lungo (LINK) anche in una puntata di Report (LINK).

Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi. Siamo anche in attesa di ricevere la documentazione relativa alla validazione del progetto – presentato dal raggruppamento di imprese guidato da ACEA Ambiente con Suez Italy, Kanadevia Inova, Vianini e Rmb – da parte della società di certificazione

incaricata, per vedere come hanno superato tutte le anomalie che abbiamo riscontrato.

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SPIAGGIA DI CASTELPORZIANO: LETTERA APERTA ALLA CAPITANERIA DI PORTO

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250530_143647_0000Ad oggi, dopo un mese dall’inizio della stagione balneare, a Castel Porziano sono assenti tutte le attività strettamente funzionali alla destinazione pubblica dell’area.

 

A seguito della Vs risposta odierna al nostro accesso civico sulla concessione vigente a Castelporziano, abbiamo appreso, con stupore, che è ancora la n.1 del 2023, cioè quella intestata al Presidente del Municipio X, Mario Falconi.

Già allora avevamo rilevato la criticità di tale intestazione (LINK) e ancora più critica ci sembrava alla luce del fatto che il Municipio X aveva perso tutte le deleghe sul Demanio Marittimo, approvate 12 anni prima, in favore di Roma Capitale a seguito della Delibera di Assemblea Capitolina n.160 del 31 ottobre 2023. Dunque l’intestazione andava aggiornata al Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

 

Dal 2023 si sono susseguite diverse interrogazioni e consigli Municipali al fine di chiarire se ci fosse stato o meno il subentro, ma senza successo.

 

Quindi ci troviamo, dopo 2 anni, con una concessione intestata ad un soggetto (il Municipio X) che non potrebbe averla, dato il passaggio delle competenze, un Direttore del Municipio, Marcello Visca, che propone una convenzione con i chioschi in project financing sconfessato poco dopo dall’Assessore al Patrimonio del Comune di Roma, Tobia Zevi, che dichiara alla stampa che la strada non è percorribile.

 

Chiediamo dunque alla Capitaneria di Porto di dirci cosa intende fare sulla spiaggia di Castelporziano.

Ricordiamo che non è una spiaggia libera, ma rappresenta un caso unico in Italia in quanto concessione all’interno di una convenzione con la Presidenza della Repubblica e dunque il Presidente Sergio Mattarella potrebbe anche decidere di non aprirla più al pubblico.

Lo chiediamo anche perché il Comune di Roma paga un canone annuale irrisorio per non fare nulla di quanto competerebbe ad un concessionario di un bene demaniale marittimo.

Intende dunque la Capitaneria di Porto applicare il Codice della Navigazione Art. 47 lettera A e ritirare la concessione al Comune di Roma come dettagliato nell’allegato ‘Richiamo Normativo’ (LINK)?

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BAGNINI A CAPOCOTTA – IN ARRIVO L’ENNESIMA SOMMA URGENZA

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250529_124836_0000Mentre le spiagge libere per ora non diventano attrezzate – perché i chioschi sono ancora in alto mare per il problema paesaggistico – e i Cancelli di Castelporziano non aprono – perché non è stata rinnovata la convenzione con il Comune di Roma – a Capocotta il Comune naviga come l’Andrea Doria nella nebbia speronata dalla Capitaneria di Porto.

 

Come avevamo preannunciato nei giorni scorsi (LINK), la Capitaneria ha formalmente imposto al Comune di Roma di dotare le spiagge di Capocotta di 1 bagnino ogni 100m, come previsto da ordinanza.

 

E cosa si inventa il Comune?

Nonostante i chioschi di Capocotta non si trovino su Demanio Marittimo, decide di trattarli come stabilimenti balneari, snaturando la loro funzione di presidio di tutela dunale come da noi denunciato in Commissione di Riserva Naturale Statale del Litorale Romano (LINK).

 

Nonostante il Dipartimento Patrimonio abbia ricevuto, anche quest’anno, 380.000 euro dalla Regione Lazio per la sicurezza a mare, chiede ai gestori dei chioschi, che nel frattempo sono diventati 6, di fornire a loro spese i bagnini.

 

Ricordiamo che il Comune di Roma può dare in convezione i servizi nel momento in cui non ha risorse (ma non in questo caso) o personale attraverso bando di gara, ma per l’ennesima volta si riduce all’ultimo minuto per poter ricorrere alla somma urgenza su un evento stagionale.

 

Non solo. I soldi, così come la spiaggia di Capocotta, sono gestiti dal Dipartimento Patrimonio che però decide, per non dover ricorrere a nuovi operatori, di delegare le sue competenze al Dipartimento Tutela Ambiente a cui spetta invece la gestione dei chioschi di Capocotta, così da poter fare una convenzione diretta con gli stessi per il servizio di assistenza bagnanti.

 

I gestori dunque vengono costretti di fatto dal Comune di Roma a fornire un servizio non previsto nella convenzione, ma anche a rivedere i loro margini operativi.

Il Comune di Roma non solo dovrebbe fornire i bagnini ma anche le postazioni di salvataggio che a Capocotta non ci sono mai state se non per iniziativa spontanea dei gestori dei chioschi.

Ci domandiamo dunque a cosa servano i 380.000 euro della Regione Lazio.

 

Rimane infine ancora il mistero delle competenze: a seguito della forte erosione che ha colpito anche la spiaggia di Capocotta, non è ancora chiaro se la Capitaneria di Porto abbia proceduto a rivedere la fascia di Demanio Marittimo (la c.d. Dividente Demaniale), visto che in diversi punti non c’è più e dunque il posizionamento dei bagnini non sarebbe possibile.

 

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CASTEL FUSANO: LA FENICE SRL TRA LE CENERI DELL’INCENDIO DELLA PINETA DOPO GLI ARRESTI DEL GRUPPO PELLEGRINI

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250527_214325_0000La società La Fenice Srl, aggiudicataria il 25 marzo 2025 della gara da quasi 1 milione di euro per il ripristino della Pineta di Castel Fusano dopo l’incendio del 2017, è a capo del c.d. Gruppo Pellegrini. L’imprenditore Mirko Pellegrini è stato arrestato ieri dalla Guardia di Finanza, insieme ad altre persone, perché accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture, corruzione, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio in almeno 75 appalti, molti ottenuti con ribassi al 30-40%, per un giro d’affari di circa 100 milioni di euro.

L’aggiudicazione della gara a La Fenice Srl, è avvenuta da parte del funzionario del Dipartimento Ambiente di Roma Capitale, Arch. Alessandro Clemente, Responsabile Unico di Progetto, che il 25 marzo ne ha dichiarato la regolarità dopo i controlli previsti per legge (Durc, Antimafia, Anac, etc.).

Saltano però all’occhio alcune anomalie.

1. MANCATA COMUNICAZIONE INTERNA

Proprio il giorno precedente, il 24 marzo, il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, con propria ordinanza, aveva prorogato l’ordinanza precedente del 26 novembre 2024 con la quale si era istituita, su segnalazione della Procura di Roma, una commissione ispettiva tecnica per verificare l’operato de La Fenice e di altre società del Gruppo Pellegrini sui lavori di realizzazione e manutenzione delle pavimentazioni stradali e dei marciapiedi.

Mirko Pellegrini per altro è già a processo per affari con le cosche calabresi.

Possibile che nessuno del Comune, a partire da Gualtieri, abbia avuto la buona idea di informare anche gli altri Dipartimenti, visto che da novembre 2024 la notizia delle indagini era diventata pubblica e il Comune di Roma stava collaborando con la Procura?

2. IL PROGETTO

Roma Capitale nel 2019 ha ottenuto finanziamenti del Ministero dell’Ambiente per il recupero ambientale e paesaggistico dell’area della Pineta di Castel Fusano, all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, che è stata percorsa dall’incendio nell’estate del 2017 in cui andarono distrutti 197 ettari. 30 riguardano l’area della pineta monumentale a sud‐ovest di via della Villa di Plinio e 167 l’area rimboschita nel 2002‐2003 che va da via della Villa di Plinio a Via del Circuito fino a via del Lido di Castel Porziano.

L’area è dentro la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano ed è gestita dal Comune di Roma tramite il Dipartimento Ambiente. Dal 2021, l’Arch. Alessandro Clemente è il Responsabile del preposto “Ufficio Promozione Riserva del Litorale Romano e Nulla Osta Edilizi” dove svolge l’istruttoria tecnica delle pratiche inerenti attività e/o interventi urbanistico – edilizi in siti ricadenti nella Riserva. Il suo obbligo è quello di elaborare, a fronte di ogni intervento nella Riserva, un parere tecnico da portare all’esame della Commissione Ministeriale della Riserva, composta da 5 membri più il Presidente, Romeo De Angelis.

Il costo complessivo del Progetto è stato quantificato in € 952.678,25. Il 47,71%, pari ad € 454.484,35, sono stati finanziati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Il progetto è stato redatto dal Dottore Forestale Giacomo Feminò (Determinazione Dirigenziale rep. nr. QL 1721 del 29/11/2022). Il restante ammontare sono fondi del Comune di Roma derivanti da avanzi di amministrazione.

L’intervento, oggetto della gara vinta da La Fenice Srl, prevede la rimozione dei pini morti in piedi e di quelli sottomessi soprannumerari o instabili al fine di favorire l’evoluzione naturale verso la lecceta sottostante. Oltre alla rimozione dovrà essere effettuato il diradamento dei giovani popolamenti di pino domestico piantati nel 2002‐2003. In sostituzione, sono previsti 537 pini d’Aleppo di altezza 1,75 ‐ 2 m, soprattutto ai lati della Cristoforo Colombo, a distanza di almeno 5 m dal ciglio, oltre al trapianto di ulteriori 14.194 pini d’Aleppo e 3.747 piantine di latifoglie autoctone (tra cui 923 querce da sughero e 416 ornielli). I giovani pini e le piantine, per rendere più economico l’acquisto, devono essere consegnati in fitocella, cioè nei ‘sacchetti’ di nylon dove le piante sono state coltivate (hanno tutte 1-2 anni di età). Il costo dei 537 pini d’Aleppo è stato quantificato in 88,50 € e ognuna delle 14.194 piantine di pino in fitocella a 1,99 euro (per entrambi, escluso il trasporto sul luogo e la messa a dimora).

Perché allora a febbraio 2024 il Comune di Roma ha piantato proprio nell’area oggetto della gara aggiudicata a La Fenice i pini d’Aleppo acquistati con fondi PNRR e che dovevano essere trapiantati nell’area colpita dal gravissimo incendio del 4 luglio del 2000 e non da quello del 2017?

3. LA GARA

La gara è stata aggiudicata con il solo criterio del prezzo più basso avendo a base d’asta l’importo di euro 797.531,15, di cui euro 759.403,25 (soggetto a ribasso) e 38.127,80 (non soggetto a ribasso), ogni importo da maggiorare del 10% di IVA.

La Fenice Srl vince con un ribasso del 45%, per un importo globale (IVA inclusa) di 501.379,60 euro – vale a dire l’intero importo stanziato dal Ministero e, a questo punto, solo qualche spiccio del Comune – nonostante sia stato valutato “alto per i lavori da eseguire”.

Abbiamo dunque una gara per un importo sotto la soglia di 1 milione di euro, dichiarata non avere alcun “interesse transfrontaliero” per cui non è obbligatorio pubblicare il bando, un avviso pubblico estivo per individuare almeno 10 ditte interessate alla futura gara, la scelta tra queste di solo 5 partecipanti che però poi diventano 4 così da non dover escludere in automatico chi in gara presenta un’offerta anomala, come La Fenice Srl.

Per ultimo, il controllo: il ribasso del 45% è giustificato dal Comune e nessuno collega tale modalità di aggiudicazione a quelle analoghe che da oltre un anno erano sotto indagine. Il RUP, l’Arch. Alessandro Clemente, in assenza della Commissione Ministeriale della Riserva (rinominata solo il 22 novembre 2023), è andato in deroga al divieto previsto dall’art. 10 della legge quadro in materia di incendi boschivi n.353 del 21 novembre 2000, praticamente auto-autorizzando il progetto (senza parere della Commissione) in quanto è consentita, anche in aree incendiate, “la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente”. Queste opere ‘pubbliche’ sono la rimozione degli alberi morti non per l’incendio ma per la cocciniglia tartaruga, da cui discende il mega affare del riuso del legname come biomassa. Il tutto, affidato a La Fenice Srl sotto indagine della Procura e della Guardia di Finanza.

CONCLUSIONI

Al di là delle anomalie riscontrate, il risultato è che per questa estate i 197 ettari andati in gara saranno ad elevato rischio di incendio perché l’aggiudicazione sarà da rivedere.

Una buona amministrazione avrebbe evitato tutto ciò.

 

***

Le fasi della gara sono state le seguenti

Nomina RUP (Alessandro Clemente) 06/12/2023 (D.D. rep.n. QL 1778)

Progetto esecutivo, disciplinare e indizione gara 13/12/2023 (D.D. rep.n. QL 1848)

Avviso pubblico manifestazione d’interesse 17/07/2024

Scadenza richiesta di partecipazione 01/08/2024

Invito di 5 operatori economici 14/10/2024

Scadenza presentazione offerte 12/11/2024 (presentate solo 4 offerte)

Verifica offerta anomale La Fenice srl 08/01/2025 (45% di ribasso)

Proposta aggiudicazione La Fenice srl 20/01/2025

Ultimi controlli (Antimafia, Anticorruzione) 04/02/2025

Prima Ordinanza commissione ispettiva 27/11/2024

Proroga Ordinanza commissione ispettiva 24/03/2025

Aggiudicazione definitiva 25/03/2025

Arresto Mirko Pellegrini 26/05/2024

 

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OSTIA, SPIAGGE LIBERE: LA GESTIONE CREATIVA DELL’ASSESSORE ZEVI

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250521_120510_0000Nella gara delle spiagge libere di Ostia, tre lotti di Ponente, a ridosso del Porto di Roma, sono stati affidati a Zètema per 300.000 euro:

Lotto A – Spiaggia Rossa

Lotto B – Spiaggia Cotto, Ocra

Lotto C – Spiaggia Senape, Limone

 

La gara, che riguardava 9 spiagge libere a costo zero per il Comune, prevedeva l’apertura delle offerte il 26 marzo 2025. Il 23 aprile però l’Assessore comunale al Patrimonio, Tobia Zevi, presso l’aula del Municipio X, dichiarava che per i tre lotti andati deserti, la gestione sarebbe stata affidata a Zètema. La notizia però era stata già data dal Comune di Roma in un comunicato stampa il 7 aprile (1).

 

Il 7 maggio viene pubblicato l’esito dell’avvenuto affidamento alla società in house Zétema Progetto Cultura S.r.l. (ai sensi dell’art. 7 del D. Lgs 36/2023 e dell’art.15 del Contratto di Servizio rubricato ”Altre prestazioni” del Contratto di Servizio di cui alla DGC n. 454/2023) dei servizi di salvamento bagnanti e installazione bagni chimici lungo il lido di Ostia – Spiaggia di Ponente – per il periodo dal 15 maggio 2025 al 15 settembre 2025 (132 giorni), con un impegno fondi per l’importo complessivo di € 302.647,84 iva inclusa al 22%.

 

LE ANOMALIE

E qui la prima anomalia: già il 6 maggio, dunque prima dell’aggiudicazione, Zétema aveva fatto richiesta di preventivo “per l’affidamento dei servizi connessi alla balneazione indispensabili per la tutela della salute e dell’incolumità pubblica sulle spiagge libere di Roma Capitale” (CIG B6BD259F2B, importo a base di gara : 139.900,00 €). Unica partecipante Ares Management Service srl, che, senza alcun ribasso, nella stessa giornata del 6 maggio, si è aggiudicata l’affidamento. Ciò si evince sia dalla Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici istituita da ANAC (2), sia dal portale appalti di Zétema (3).

L’esito della gara vinta dalla Ares viene però pubblicato solo il 12 maggio (riferimento procedura: G02268), quindi dopo la pubblicazione dell’esito dell’affidamento a Zétema. Dunque l’importo di 1.000 euro al giorno per il salvamento sui Lotti A, B e C pagato dal Comune di Roma è stato contrattato con Ares e non con Zétema.

Ricordiamo che Ares è l’azienda che negli ultimi anni è sempre stata presente su quelle spiagge che nessuno vuole, tant’è che vanno deserte.

 

Il 9 maggio c’è la passeggiata trionfale di Tobia Zevi davanti alle telecamere sui tre lotti indicati, in cui dichiara che dal 10 maggio avrebbe garantito il servizio di salvamento grazie a Zétema. In un colpo solo infila 3 cose non vere: l’affidamento è ad Ares, la pubblicazione ufficiale dell’affidamento ad Ares avverrà dopo due giorni e il periodo di affidamento è previsto a partire dal 15 maggio.

 

LA REGOLARITÀ

Insomma, è davvero tutto regolare o il Comune di Roma ha utilizzato l’emergenza per andare in deroga rispetto a quanto viene imposto agli affidatari risultanti vincitori per i rimanenti 6 lotti? Ad esempio, i bagni chimici installati sui Lotti A, B e C hanno tutte le autorizzazioni per essere posizionati su demanio marittimo?

 

Ampliando l’esposto già annunciato (4) chiederemo se la procedura attuata dal Comune di Roma per la stipulazione di questo contratto con privati e che avrebbe dovuto consistere in una gara aperta tra diversi concorrenti per l’assegnazione del contratto stesso, al fine di ottenere l’offerta più vantaggiosa, non sia riconducibile a forme diverse dall’affidamento dichiarato per Zétema (che, materialmente, si avvale di un subappalto) e se sia stato alterato il regolare svolgimento della procedura per la gestione dei tre lotti.

 

Anche perché il sopra richiamato articolo 15 della Delibera di Giunta Capitolina n.454 del 28 dicembre 2023 (5), con cui il Dipartimento Patrimonio del Comune di Roma ha affidato a Zétema la gestione dei tre lotti, non riguarda l’affidamento del servizio di salvataggio e del noleggio di bagni chimici su demanio marittimo. L’ennesima anomalia.

 

CONCLUSIONI

Il Comune di Roma sembra trattare quelle spiagge come luoghi di pubblico spettacolo, una vera e propria “amministrazione creativa” di Tobia Zevi, che da quasi 4 anni ritiene ‘patrimonio comunale’ quello che invece è un bene dello Stato, cioè le spiagge.

Resta quindi da chiarire la regolarità dell’affidamento alla Ares Management Service srl, dove la creatività può fare ben poco per il salvamento.

 

 

1) https://www.comune.roma.it/web-resources/cms/documents/domande_concessioni_balneari_2025.pdf

 

2) https://dati.anticorruzione.it/superset/dashboard/dettaglio_cig/?cig=B6BD259F2B

https://gareappalti.zetema.it/PortaleAppalti/it/ppgare_esiti_lista.wp?actionPath=/ExtStr2/do/FrontEnd/Esiti/view.action&currentFrame=7&codice=G02268&ext=

 

3) https://www.labur.eu/public/blog/2025/05/16/ostia-spiagge-libere-il-comune-di-roma-si-intasca-380-000-euro-ma-piazza-solo-tre-bagnini/

 

4) https://www.zetema.it/wp-content/uploads/2024/01/Deliberazione-Giunta-Capitolina-

n.-454-del-28-dicembre-2023.pdf

 

 

 

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OSTIA, SPIAGGE LIBERE: IL COMUNE DI ROMA SI INTASCA 380.000 EURO MA PIAZZA SOLO TRE BAGNINI

  1. Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250516_155725_0000Il Comune di Roma dovrebbe garantire sulle spiagge di propria competenza ben 59 bagnini per la tutela della pubblica e privata incolumità, ma ne mette a disposizione solo 3. I soldi ci sono: solo la Regione Lazio p.es. ha stanziato 380.000 per la stagione balneare 2025. Una situazione che favorisce esclusivamente le cooperative private che ogni anno, come denunciamo da sempre, intervengono in sedicente ‘emergenza’ e strapagate dal Comune.

 

SPIAGGE LIBERE CHE DIVENTANO ATTREZZATE

Nel 2025, in maniera illegittima, il Comune di Roma ha trasformato, di fatto, 6 km di spiagge libere in spiagge libere attrezzate, insediando nuovi chioschi per la ristorazione (Capocotta e spiagge libere urbane) e tenendo chiusi quelli storici (Castelporziano). Oltre all’illegittimità dell’atto di trasformazione, il 17 maggio il Comune violerà la normativa del Comando Generale delle Capitanerie di Porto che impone anche quest’anno la presenza del servizio di salvamento a mare (bagnini) sulle spiagge libere attrezzate, nell’ipotesi immaginifica che quelle di Ostia siano tali (in realtà tale aspetto era già stato disciplinato dal Regolamento della Regione Lazio n.19 del 12 Agosto 2016 (art. 5), disponendo che le spiagge libere attrezzate hanno l’obbligo di garantire il servizio di salvamento, incluse le torrette di avvistamento).

 

Ricordiamo che è la Regione Lazio che ha competenza sul demanio marittimo e ogni anno indica il periodo della stagione balneare e finanzia gli interventi sulla sicurezza della balneazione. Con deliberazione n.228 del 15 aprile 2025, la Giunta della Regione Lazio ha stabilito che la stagione balneare inizia il 1° maggio e si conclude il 30 settembre 2025 e ha assegnato al Comune di Roma (con deliberazione n.191 del 3 aprile 2025) ben 380.000 euro. Questo valore viene calcolato proporzionalmente su tutti i Comuni costieri laziali in base ai metri lineari di spiagge libere e gli abitanti. Roma ha 6.635,91 metri lineari di spiagge libere e una popolazione di 227.372 nel Municipio X (fonte ISTAT – 1° gennaio 2024).

 

Gli oltre 6 km di spiagge sono composte da Capocotta, Castelporziano e l’insieme delle spiagge libere urbane (esclusi dunque gli stabilimenti balneari). Capocotta però è area di Riserva e dunque non destinata ad attività turistico ricreative, mentre Castelporziano è in concessione al Comune di Roma in virtù della convenzione del 1965 voluta dalla Presidenza della Repubblica e infine le spiagge urbane che fino al 2024, erano (e sarebbero ancora) spiagge libere ‘non attrezzate’.

A Capocotta sono stati autorizzati 6 chioschi (4 ancora in costruzione), mentre i 5 di Castelporziano sono chiusi e su 9 spiagge urbane il Comune di Roma ha previsto la trasformazione in spiagge libere ‘attrezzate’ mediante la realizzazione di 9 chioschi che ad oggi non esistono. Per cui, avendo ‘attrezzato’ le spiagge di Capocotta e quelle libere urbane e avendo in concessione quella di Castelporziano (che dunque segue le stesse regole di uno stabilimento balneare), servirebbe un bagnino ogni 100 metri, cioè 59 bagnini.

 

L’INTERVENTO DELLA CAPITANERIA DI PORTO

Sulla sicurezza a mare (che comprende il salvamento) ha competenza esclusiva la Capitaneria di Porto le cui disposizioni sono sovraordinate rispetto a qualunque atto amministrativo del Comune di Roma, compresa l’ordinanza balneare 2025 firmata dall’Assessore al patrimonio Tobia Zevi e dal Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

 

Quest’anno però è accaduto qualcosa si nuovo. Il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha inviato il 16 aprile 2025 al Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto una nota relativa alla stagione balneare 2025 e alle conseguenti misure di sicurezza e di tutela “della vita umana in mare” da adottare.

Ricordiamo che l’unica fonte normativa esistente in materia è l’art. 2, c. 1, lett. e), del D.Lgs. 30 maggio 2008, n.116 che individua solo il periodo della stagione balneare sulla base della qualità delle acque di balneazione (quello a cui si è riferito l’atto della Regione Lazio sopra riportato).

Tale vuoto normativo determina che, ogni anno, le singole Capitanerie devono emettere le ordinanze balneari, tra loro disomogenee, con l’individuazione del periodo di obbligatorietà del servizio di assistenza e salvataggio in mare, ai sensi degli articoli 81 del Codice della Navigazione e 59 del relativo Regolamento. E’ stato ‘consigliato’ che la stagione balneare 2025 fosse compresa tra il 17 Maggio e il 21 Settembre, periodo entro il quale il servizio di salvataggio deve tassativamente essere attivato da parte delle strutture destinate, a qualunque titolo, alla balneazione (stabilimenti, aree in concessione o spiagge attrezzate).

 

Il Comandante generale Amm. Isp. Capo (CP) Nicola CARLONE ha dunque inviato, sempre il 16 aprile, a tutte le Capitanerie di Porto una nota ribadendo che le funzioni relative alla sicurezza connessa all’utilizzo delle spiagge e del mare sono attribuite all’autorità marittima.

Ne è scaturita per Roma l’ordinanza di sicurezza balneare n. 66 del 9 maggio 2025 emanata dalla Capitaneria di Porto di Roma e firmata il 13 maggio dal Capo del Circondario Marittimo C.V. (CP) Silvestro Girgenti.

 

COSA DICE L’ORDINANZA DELLA CAPITANERIA DI PORTO

L’ordinanza si applica alle strutture destinate, a qualunque titolo, alla balneazione (stabilimenti, aree in concessione o spiagge attrezzate) nel tratto di costa ricadente nel territorio dei Comuni di Fiumicino, Roma – Municipio X, Pomezia ed Ardea.

Per le finalità di sicurezza della balneazione, la durata della stagione balneare è fissata con inizio il terzo sabato del mese di maggio (17) e con termine la terza domenica (giorno 21) di settembre. L’ordinanza deve essere esposta al pubblico, in prossimità degli accessi e in luoghi ben visibili per tutta la stagione, presso tutte le strutture sopra indicate. Inoltre, la predisposizione dell’obbligatorio servizio di salvamento, deve essere accompagnato da dispositivi di segnalazione (bandiere verdi, gialle e rosse) e dalla relativa cartellonistica. Solo in casi eccezionali i Comuni costieri, qualora non sia possibile assicurare il servizio di salvamento, possono mettere in sostituzione del bagnino un idoneo numero di cartelli con la seguente dicitura (in 7 lingue): “balneazione non sicura per mancanza del servizio di salvamento”. Infine, i concessionari e i gestori di spiagge devono comunicare all’Autorità Marittima le modalità con le quali viene effettuata l’attività di assistenza e soccorso in mare, nelle forme stabilite da apposita scheda di censimento.

 

IL PROBLEMA DI ROMA

Il Comune di Roma ha attrezzato le spiagge libere di Capocotta, ma non ha incluso nella convenzione con i chioschi il servizio di salvamento. Per altro ben 4 chioschi su 6, alla data odierna, non esistono di fatto essendo in costruzione.

A Castelporziano, stessa cosa: già dall’anno precedente non era compreso il servizio di salvamento nella convenzione con i 5 chioschi (che lo hanno pagato a loro spese). Oggi i chioschi non sono autorizzati ad aprire e il Comune, pur essendo concessionario, non ottempera al servizio di salvamento.

Infine, delle 9 spiagge libere urbane solo 3 avranno il servizio di salvamento.

 

CONCLUSIONE

I cittadini dunque avranno 56 cartelli e solo 3 bagnini. Un simile comportamento da parte di un concessionario non è tollerato. Se lo avessero fatto gli stabilimenti balneari avrebbero visto ritirarsi la concessione.

Su 18 km di litorale romano un terzo ( cioè 6 km), quello per altro più frequentato, non avrà per molto tempo il servizio di salvamento. Speriamo che non ci scappi il morto come avviene purtroppo ogni stagione.

Per questa ragione invieremo alle autorità giudiziarie competenti un dettagliato esposto, in particolare alla Procura della Corte dei Conti per danno erariale. Tale comportamento infatti rivela una inesistente programmazione di un evento stagionale stranoto comportando una spesa superiore rispetto a quella necessaria. Inoltre, interesseremo anche la Procura del Tribunale di Roma per mancata tutela della pubblica e privata incolumità, il Prefetto di Roma, con riserva di denunciare il Comune per violazione del principio “neminem laedere” di recente riconosciuto dalla Corte Suprema di Cassazione per la mancata gestione di un bene pubblico in violazione della sfera giuridica del singolo cittadino.

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SENTENZA V-LOUNGE DÀ RAGIONE A LABUR E CONDANNA ROMA CAPITALE

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250512_180902_0000Con sentenza del Tribunale Civile 12103/2021 del Roma, 11-5-2025 a firma del giudice Pietro Persico, si conclude positivamente la causa dello stabilimento V-Lounge contro il Comune di Roma che dovrà risarcire oltre 400 mila euro allo Stabilimento Balneare Picenum S.r.l. difeso dall’Avv. Vincenzo Cellamare.

La sentenza del Tribunale, di seguito riportata, è un grande successo di LabUr a fronte della introduzione della dividente demaniale vhe costituisce un precedente per 400mila mq sul Lungomare di Levante di Ostia.

 

PQM

“Accoglie la domanda proposta da Stabilimento Balneare Picenum S.r.l.. Annulla l’ordine di introito prot. CO20200122780 del 4/12/2021 con il quale Roma Capitale ha richiesto a parte attrice il pagamento del canone demaniale per l’anno 2020 per la concessione di un’area demaniale marittima, per un importo pari ad €. 84.425,79, annulla altresì le richieste di pagamento per la parte in eccesso in riferimento ai precedenti anni dal 2010 al 2019. Condanna le convenute Roma Capitale e Agenzia del Demanio, in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro-tempore, e ciascuna per quanto di rispettiva competenza rispetto alle somme in eccesso negli anni incassate, alla restituzione e quindi al pagamento in favore dello Stabilimento Balneare Picenum S.r.l., in persona del legale rappresentante pro-tempore, della somma complessiva di € 375.367,222 (da suddividersi tra le parti convenute in base a quanto effettivamente incassato in eccesso negli anni calcolati dal CTU), oltre interessi legali dalla domanda (2-2-2021) e fino al dì del soddisfo effettivo. Condanna le convenute Roma Capitale e Agenzia del Demanio, in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro-tempore, in solido tra loro, al pagamento delle spese di CTU come liquidate nel corso del presente giudizio. Condanna le convenute Roma Capitale e Agenzia del Demanio, in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro-tempore, in solido tra loro, al pagamento in favore di Stabilimento Balneare Picenum S.r.l., in persona del legale rappresentante pro-tempore, delle spese del presente giudizio liquidate in € 1241,00 per esborsi ed in € 18500,00 per compensi di avvocato, oltre IVA e CPA come per legge e rimborso spese generali ex D.M. 55/2014”.

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CAPOCOTTA – AUDIZIONE DI LABUR IN COMMISSIONE DI RISERVA NATURALE STATALE DEL LITORALE ROMANO

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250509_172100_0000Ieri si è tenuta l’audizione di LabUr – Laboratorio di Urbanistica presso la Commissione di Riserva Naturale Statale Litorale Romano, presieduta dal Presidente Dr. Romeo De Angelis, sul tema di Capocotta.

In allegato il documento consegnato (LINK).

Un passaggio che LabUr ha ritenuto obbligato per rispetto istituzionale prima di depositare tutta la documentazione sulla regolarità urbanistica e amministrativa in Procura.

Dopo anni di disinteresse totale su Capocotta, questo avrebbe dovuto essere l’anno della svolta. I bandi relativi ai chioschi di Capocotta erano già stati contestati dalla Commissione di Riserva per non aver messo in primo piano la protezione dunale e ambientale. Il Comune di Roma, ente gestore, ha fatto delle scelte in autonomia puntando tutto sulla gestione della spiaggia di Capocotta. Dunque nei prossimi 12 anni non avremo più dei presidi di tutela bensì degli ‘stabilimenti balneari’ senza concessione marittima.

Tre i punti più critici:

1) L’assenza di una perimetrazione georeferenziata della Riserva (linea SID).

2) Stravolgimento della destinazione d’uso dei chioschi.

3) La titolarità dei chioschi e dei lotti in cui insistono.

1) Dopo tanti anni, e solo a seguito della richiesta di LabUr, si è avuta una risposta relativa al posizionamento dei chioschi di Capocotta che non si troverebbero su Demanio Marittimo bensì in area di Riserva. Nei bandi però non compare la linea SID. A nostra precisa richiesta alla Capitaneria di Porto dove fosse posizionata la linea SID, abbiamo ricevuto come risposta che gli spostamenti che avevamo rilevato potrebbero errori cartografici e che di fatto la linea non è stata ancora georeferenziata, per cui si naviga a vista. Non si tratta di un problema irrilevante: è fondamentale infatti sapere di chi è cosa e a chi sono in capo le competenze.

2) Il Comune di Roma, sotto la guida del Sindaco Roberto Gualtieri, che ha gridato in pompa magna al ripristino della legalità sul mare di Roma, ha mascherato la funzione dei chioschi per poter gestire la spiaggia di Capocotta trasformandoli appunto da presidi dunali in veri e propri ‘stabilimenti balneari’, dunque aperti solo nella stagione estiva e chiusi tutto il resto dell’anno. Dovrebbero essere un presidio di difesa di un’area di Riserva di tipo 1, dunque a massima tutela, e invece là dove non è consentito nemmeno accendere un falò abbiamo ristoranti, noleggio di ombrelloni e lettini e serate danzanti. Si innesta così anche un problema amministrativo: il Comune dichiara di non aver ricevuto alcuna richiesta di autorizzazione nella scorsa stagione balneare, eppure chiunque ha potuto verificare che ad es. il noleggio di ombrelloni e lettini è avvenuto quotidianamente, così come le serate danzanti. Nessun controllo è avvenuto su quanto accadeva a Capocotta e la ragione è semplice: se non viene definita con certezza la dividente demaniale la Capitaneria di Porto non può intervenire in area di Riserva così come il Comune di Roma non può intervenire su area demaniale marittima, però dà il suo nulla osta ai chioschi affinché possano esercitare attività (che però si svolgono su Demanio Marittimo) deresponsabilizzandosi con la formula di dotarsi di “tutte le autorizzazioni necessarie”. Questo favorisce ovviamente infiltrazioni di attività illecite come avvenuto negli ultimi 20 anni.

3) Circa la titolarità dei chioschi e dei lotti in cui insistono, il Dipartimento Patrimonio del Comune di Roma ha confermato che i chioschi, senza titolo edilizio, non sono inventariati e i lotti su cui insistono non sono sempre del Comune. Ad es. la particella 42 del foglio 1146. Dunque è sconfessata la proprietà degli stessi dichiarata dal Dipartimento Ambiente del Comune di Roma.

IL CASO

Un caso emblematico è quello del chiosco denominato con la lettera A, conosciuto come “ex Dar Zagaja”.

A gennaio abbiamo filmato lo storico chiosco completamente abbandonato, a riprova che lo stesso non svolgeva attività di presidio dunale. C’erano stati piccoli atti vandalici. Passa poco tempo e il Dipartimento Ambiente scrive che gli atti vandalici lo hanno “ridotto in rovine”, per cui andava demolito e ricostruito ‘più grande e più bello di pria’ e, guarda caso, spostandolo leggermente. È evidente che se in estate il chiosco (di cui il Comune rivendica la proprietà) non viene vandalizzato perché presidiato, in inverno viene vandalizzato perché abbandonato, dunque i chioschi non svolgono attività di presidio dunale tutto l’anno, bensì un’attività turistico/balneare senza concessione marittima.

Per altro non si sa nemmeno se questi chioschi, di fatto stabilimenti balneari, abbiano tutte le autorizzazioni complementari (SCIA per il noleggio, ASL, allacci in fogna, smaltimento olii esausti ecc.). Ricordiamo che è a tutti noto che a Capocotta spesso le fogne erano a dispersione e che si sono tenute notti danzanti incompatibili con una area di Riserva di tipo 1 a massima protezione e che si assiste addirittura al pre posizionamento di ombrelloni e lettini. Quest’anno non si sa nemmeno se sarà fornito il servizio di salvataggio da parte del Comune di Roma.

Infine, a riprova che l’ente gestore non gestisca l’area di Riserva bensì la usa per offrire servizi di balneazione, avremo ben 3 chioschi in costruzione (A, C ed E): chi tutelerà 1.500m lineari di dune nel mentre?

Non si può lasciare la tutela dunale al buon cuore dei gestori dei chioschi a cui il Comune di Roma demanda solo la gestione della spiaggia del più bel tratto del Litorale della Capitale d’Italia.

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IDROSCALO DI OSTIA 15 ANNI DOPO E IL DIRITTO DI RESTARE

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20250505_090548_0000A distanza di 15 anni dal criminale sgombero parziale dell’Idroscalo di Ostia (23 febbraio 2010) nulla è cambiato tra mille false promesse di rinascita dell’area sbandierate dalle giunte Alemanno, Marino, Raggi e Gualtieri.

L’occasione per rinnovare la condanna e ragionare sul futuro degli abitanti sarà la presentazione del libro di Stefano Portelli (”Il diritto di restare”, Carocci Editore) il prossimo 5 maggio (ore 17:00) presso Palazzo Valentini sede della Provincia di Roma dal 1873 (oggi, Città Metropolitana di Roma), nel cuore della Capitale, in via IV Novembre, 119/a. Un libro che a tutti gli effetti è un ‘manuale’, che espone, in modo ampio ed esauriente, i decenni successivi alla grande stagione delle lotte per la casa, quando migliaia di persone trasferite sul litorale iniziarono a sentirsi deportate, sradicate, più isolate che nei vecchi quartieri di appartenenza, finendo in quel lembo di terra alla foce del fiume Tevere.

 

LabUr sarà presente con la dr.ssa Paula De Jesus che da sempre ha costituito il baluardo di difesa urbanistica e sociale contro la speculazione di quel periodo che voleva una vera e propria deportazione degli abitanti nei residence a favore del raddoppio del limitrofo Porto Turistico di Ostia maturato ai tempi d’oro di Mafia Capitale, scoperchiata solo 3 anni dopo. Per ogni approfondimento, rimandiamo alla raccolta degli articoli in materia (1) ed in particolare a due, dove si descrive il lungo e ancora non definito censimento demaniale (2) e il conseguente riordino catastale dell’area (3) passaggi fondamentali per la rinascita dei luoghi.

 

Screenshot_2025-05-05-09-16-23-54_a1b1bbe5f63d5b96c1a0f87c197ebfaeIn anteprima, mostriamo qui di fianco la nuova delimitazione del demanio marittimo, confinante con quello fluviale, avviata il 27 aprile 2022 (su sollecito di LabUr) che ha avuto come elementi di contestazione

– la necessità di definire la delimitazione in maniera corretta al fine di caratterizzare l’area sotto il profilo giuridico di competenza

– la necessità di distinguere il rischio allagamento se causato in prevalenza dalle piene fluviali o dalle mareggiate

 

Screenshot_2025-05-05-09-17-13-93_a1b1bbe5f63d5b96c1a0f87c197ebfaeCome si vede, la proposta del 2022 (a sx, ottenuta dopo ben 6 verbali), non è riportata ad oggi (a dx, 2 maggio 2025) nel Sistema Informativo del Demanio marittimo che rappresenta lo strumento ministeriale condiviso per la gestione unitaria informatizzata dei dati relativi all’amministrazione del Demanio marittimo, al fine di consentire la puntuale identificazione e conoscenza del suo reale stato d’uso. Una grave negligenza che di fatto impedisce ogni riqualificazione urbanistica del luogo.

 

Inutile dunque citare tutte le sciocchezze raccontate dalla Giunta Gualtieri e da quella Falconi del Municipio X sulla delocalizzazione degli abitanti in altre aree (l’ex centro Tennis Azzurro di via Mario Ruta, ad Ostia Ponente) e sulla sedicente ‘rigenerazione urbana’ (4).

La novità invece viene da una recente sentenza della Corte di Appello di Roma (Sezione VIII Civile del 06/03/2025, presieduta dalla Presidente Franca Mangano) (5).

La sentenza chiarisce, come LabUr ha sempre rilevato, che solo la presenza ricorrente di piene ordinarie del fiume conferisce al bene il carattere della demanialità, diversamente non riconosciuto se trattasi di piene occasionali o addirittura dovute alle mareggiate (come accaduto all’idroscalo a causa dell’onda marina risalente il fiume sotto l’effetto di particolari condizioni ventose e in presenza di affioranti depositi sabbiosi alla foce).

 

L’evento del 5 maggio rappresenterà pertanto una pietra miliare per l’Idroscalo di Ostia, all’interno del Giubileo della Speranza, definito da Papa Francesco, il Papa degli ultimi, come “segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza”. Speriamo dunque che il Comune di Roma, responsabile del criminale sgombero del 2010, sia con la sua presenza in grado di garantire agli abitanti dell’Idroscalo “il diritto di restare”.

Che cosa ne è stato degli abitanti dei borghetti autocostruiti intorno a Roma, le cosiddette “baracche” demolite negli anni Settanta? Il libro dell’antropologo Stefano Portelli, “Il diritto di restare – espulsioni e radicamento tra Roma e Ostia” – Carocci Editore, racconta i decenni successivi alla grande stagione delle lotte per la casa, quando migliaia di persone trasferite sul litorale iniziarono a sentirsi deportate, sradicate, più isolate che nei vecchi quartieri. Appuntamento dunque oggi, 5 maggio 2025 alle 17, presso Palazzo Valentini a Roma.

 

(1) LINK 1

(2) LINK 2

(3) LINK 3

(4) LINK 4

(5) LINK 5

 

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