LA SORTE DI CAPOCOTTA DECISA DALL’AGCOM

Arancione e Nero Foto Palestra Poster_20240704_102319_0000Di recente sul più importante quotidiano della Capitale, il Comune di Roma ha sbandierato come successo la nota dell’AGCOM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, prot.0064954 del.28-06-2024) nella quale si evidenziavano possibili criticità concorrenziali in materia di concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo nel Comune di Roma. È stato in particolare Tobia ZEVI, Assessore al Patrimonio capitolino, ad interpretare la nota dell’Antitrust come un riconoscimento del nuovo percorso avviato da mesi dopo la restituzione delle deleghe sul Demanio Marittimo al Dipartimento Patrimonio da parte del Municipio Roma X. Per Zevi, si starebbe procedendo “all’insegna della buona amministrazione, della trasparenza e della legalità” mediante bandi scritti “sulla base di una conoscenza reale di ciò che esiste sul litorale”.
Peccato solo che ciò non valga per i 2,3km di Capocotta il cui recente bando per l’affidamento dei chioschi è stato impugnato da LabUr-Laboratorio di Urbanistica per presunta turbativa d’asta, esposto a seguito del quale LabUr è stata chiamata a discuterne con il responsabile di procedimento, motivo per cui sono in essere gli accertamenti finalizzati all’aggiudicazione definitiva dei chioschi (ad oggi, nessuna convenzione è stata infatti firmata).
Non solo. Con nota n.prot. QC/2024/0037092 del 03/07/2024 proprio il Dipartimento Patrimonio ha confermato a LabUr che “a livello di inventariazione non esiste nessun bene corrispondente ai tre chioschi in questione”.
Come può dunque il Comune di Roma affidare tre chioschi non inventariati, non accatastati e senza titolo edilizio applicando la “buona amministrazione, trasparenza e legalità” sbandierata dall’Assessore Zevi?
Due pesi e due misure che non sembrano rivolgersi ad un interesse collettivo, ma piuttosto ad avvalersi di una esagerata discrezionalità amministrativa considerata fuori legge. Altra nota stonata: per i chioschi di Capocotta si insiste a parlare di PUA (Piano Utilizzazione Arenili), strumento rivolto alla pianificazione turistica del litorale, dimenticando che Capocotta non ha nulla di turistico (in quanto ricade nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano) e che i chioschi non insistono sul demanio marittimo.
Insomma, se qualcosa c’è di turistico fai-da-te è l’improvvisazione amministrativa del Comune, altrimenti dovremmo pensare che ci sia dolo.
Per quanto sopra, LabUr interesserà l’AGCOM ad esprimersi anche su Capocotta.
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OSTIA, SPIAGGE LIBERE: ESPOSTO GARA BAGNINI

ostia bagnini

Un esposto di LabUr e una segnalazione della CGIL (riportati a fondo pagina): scoppia il caso della gara dei bagnini a Ostia per la stagione balneare 2024.

Non solo. Oggi si è tenuta la Commissione Trasparenza e Garanzia del Municipio X sulla questione del bando di salvamento sulle spiagge libere del litorale romano. Come avevamo preannunciato ieri nell’esposto inviato ad Enti ed Autorità preposte, nessuno degli Uffici si è presentato. Un’assenza cronica specialmente quando si parla delle spiagge di Roma Capitale e particolarmente inquietante visti anche i recenti fatti di cronaca che testimoniano il perdurare di un controllo territoriale da parte della criminalità rivolto in forma intimidatoria verso le attività quotidiane.

Sia LabUr, sotto il profilo amministrativo, sia la CGIL, sotto il profilo del lavoro, denunciano opacità intollerabili sulle spiagge libere del litorale romano. La preoccupazione è che si stia replicando quanto anni fa presente all’interno dei servizi di balneazione sulle spiagge libere soprattutto di Ostia Ponente, cioè un controllo territoriale che ha sfruttato non solo i ‘chioschi’ (oggi assenti dopo nostro esposto), ma anche le postazioni di salvamento, che hanno garantito dal semplice preposizionamento di ombrelloni e lettini sull’arenile (vietato dalla legge), al traffico di sostanze stupefacenti sfruttando anche i bagni.
La poca trasparenza amministrativa, aggravata dall’assenza di chiarimenti in merito da parte degli uffici del Municipio Roma X e da quello del Gabinetto del Sindaco – a cui quest’anno sono demandate le competenze sulle spiagge libere del mare di Roma – rafforzano le inquietanti parole pronunciate in consiglio municipale dal presidente Mario FALCONI circa la presenza di “poteri forti” sulle spiagge.

ESPOSTO LABUR

SEGNALAZIONE CGIL

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ROMA, TERMOVALORIZZATORE – IL PATTO ELETTORALE TARGATO CALTAGIRONE

Ranucci Gualtieri OnoratoLa più importante gara d’appalto dopo Mafia Capitale è impugnabile dalla proprietà per la fretta di Raffaele Ranucci, amico di Caltagirone e braccio destro di Roberto Gualtieri. La storia dettagliata sul termovalorizzatore di Roma dopo le elezioni a Sindaco di Gualtieri e lo scontro con gli ambientalisti che lo avevano appoggiato in campagna elettorale.

Sono passati due anni esatti da quando il Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, annunciò – durante la seduta straordinaria dell’assemblea capitolina sulla gestione del ciclo dei rifiuti – che la Capitale avrebbe avuto il suo termovalorizzatore entro il 2024. Due anni sono trascorsi invano e restano 9 giorni per presentare le offerte (scadenza 18 Maggio 2024, ore 12:00) relative all’affidamento in concessione della progettazione, autorizzazione all’esercizio, costruzione e gestione del famigerato termovalorizzatore. Una durata contrattuale di 401 giorni: si arriverà (se si arriverà) dopo il 2025.

Un procedimento di gara iniziato con l’avviso del 18 novembre 2023 e finito con le recenti indagini condotte dalla Guardia di Finanza incaricata dalla Procura di Roma di verificare presunti illeciti circa l’acquisto dei terreni dove dovrebbe sorgere il mega impianto.
Non solo.
Rimane anche pendente la grave irregolarità segnalata da LabUr relativa alla particella catastale nr. 105 del foglio 1186 che è stata inclusa nel progetto in gara ma che non è citata nell’ordinanza del Sindaco Roberto GUALTIERI e che dunque è esclusa dal vincolo di destinazione finalizzato all’installazione di un impianto di termovalorizzazione.
Il Direttore del Dipartimento Capitolino del Ciclo Rifiuti, Paolo Gaetano GIACOMELLI, ha ufficialmente comunicato, in qualità di responsabile del procedimento, che la gara romana dell’impianto andrà avanti, non costituendo (per lui) un’imperfezione da rettificare quanto avvenuto sulla suddetta particella. Vedremo come valuteranno la questione gli organi inquirenti.
La denuncia di LabUr (LINK 1) si accompagna ad un’altra relativa al ruolo degli immobiliaristi (LINK 2) che avrebbero speculato su tale operazione.
UNA STORIA DI SILENZI
Una brutta storia quella del termovalorizzatore che ha origine da un patto elettorale avvenuto durante le elezioni del Sindaco di Roma nel 2021 e che ha visto coinvolto in prima persona Raffaele RANUCCI, ex senatore PD e promotore della lista civica per Gualtieri.
Ranucci è da sempre grande amico dell’editore e imprenditore Francesco Gaetano CALTAGIRONE, che Ranucci ha voluto come testimone alle sue nozze con Kersty TORRES il 20 marzo 2022 in Campidoglio, nella Sala Rossa. Ad officiare, l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando CASINI, dal 2007 al 2016 sposato con Azzurra CALTAGIRONE figlia di Francesco Gaetano e presidente della Caltagirone Editore.
A completare il quadro, la scelta del Direttore del Dipartimento Ciclo dei Rifiuti, Paolo GIACOMELLI, dal 2009 al 2011 Assessore all’Igiene Urbana a Napoli quando in città si bruciavano cumuli di immondizia abbandonati e non raccolti. “Il problema è lo smaltimento”, affermava.
Giacomelli, dopo Napoli, è stato ‘riciclato’ prima in Federambiente e poi in UTILITALIA (vice direttore dal 2014 al 2022) per poi giungere a Roma a fine dicembre 2022, quando è stato dato il via alla gara del termovalorizzatore. UTILITALIA è “la federazione che riunisce le Aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas, rappresentandole presso le Istituzioni nazionali ed europee”
Ricordiamo che il Comune di Roma è socio unico di AMA e che è stato proprio il Comune di Roma a dare il via libera, il 20 ottobre 2022, all’acquisto dei terreni dove dovrebbe sorgere l’impianto. L’individuazione dell’area da acquistare da parte dell’AMA era stata sottoposta prima ad una Commissione di Valutazione interna presieduta da Maurizio PUCCA che, dopo l’esito favorevole della ricognizione vincolistica condotta dalla GECO srl il 2 settembre 2022, aveva anche incaricato il 14 settembre la INTELLERA CONSULTING Spa di stimare il costo dei terreni. Questa attività veniva delegata a Umberto LINARI che in data 15 settembre 2022 indicava il prezzo finale pari a 7.462.275 euro, fissando il valore dei terreni a 75 euro/mq. Il 21 settembre 2022 esce la relazione finale della Commissione di Valutazione che esprime parere positivo alla procedibilità. Tutto ciò avveniva in assenza totale di trasparenza nei confronti della cittadinanza circa il luogo prescelto mesi e mesi prima.
Giungeva poco dopo l’offerta della proprietà dei terreni per mezzo del Gruppo Me.Ci. srl a nome dello ‘scaltro’ immobiliarista di nome Andrea MESCHINI, pari ‘esattamente’ all’importo stimato da Linari che, guarda caso, il 14 ottobre (con una nuova nota), scriveva ad AMA che l’importo dell’offerta era congruo.
Il 18 ottobre 2022 il Consiglio d’Amministrazione di AMA si riuniva per approvare la proposta di sottoporre all’Assemblea dei soci di AMA l’esito dell’istruttoria così condotta. L’unico ad opporsi, criticando l’iter percorso e ritenendo non convincente la stima economica dei terreni, il consigliere Claudio VOGLINO, poi dimessosi “per motivi personali” il 21 febbraio 2023.
Infine, il 20 ottobre 2022 si è tenuta l’Assemblea dei soci di AMA, alla quale partecipava il Comune di Roma (socio unico) dichiarando parere favorevole e autorizzando l’acquisto dei terreni al prezzo sopra indicato. In aggiunta ha riconosciuto, per la mediazione del Gruppo Me.Ci.srl, il 3% dalla parte venditrice e uno ‘split payment’ da quella acquirente.
LA SCELTA POLITICA
La storia del patto elettorale ha in realtà inizio il 3 giugno 2021 mediante pubblicazione di un avviso con finalità di indagine di mercato per l’acquisto, da parte di AMA, di un terreno destinato genericamente a infrastrutture e servizi. Ancora il termine termovalorizzatore era sconosciuto a Roma. Addirittura un anno prima (agosto 2020) il Piano rifiuti votato in consiglio regionale aveva certificato che la Regione Lazio “non ha assoluto bisogno di inceneritori”.
“Puntare sull’incenerimento rappresenterebbe un passo indietro deciso rispetto a tutto ciò che è stato portato avanti a livello politico fino ad adesso”, diceva l’assessore regionale delegato al Ciclo dei Rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero Massimiliano VALERIANI (PD). Neanche un accenno nel programma elettorale di Gualtieri, poi eletto Sindaco il 21 ottobre 2021 per un patto elettorale con una delle più importanti associazioni ambientaliste. Poi l’apparente voltafaccia di Gualtieri. Infatti, la storia del termovalorizzatore inizia il 28 luglio 2021 con la presentazione della Lista Civica per Gualtieri, capitanata da Ranucci che piazzerà ben tre assessori nella futura giunta: Alessandro ONORATO (Turismo), Monica LUCARELLI (Attività Produttive), Tobia ZEVI (Patrimonio). In quella data i sorrisi di Ranucci, sotto la mascherina antiCovid, sono stati la conferma di ciò che sarebbe accaduto.
Gualtieri tradisce le promesse con gli ambientalisti ad aprile 2022, in concomitanza sia con la scelta di AMA di nominare (4 aprile 2022) la suddetta Commissione di Valutazione, sia con i poteri conferiti a Gualtieri per la realizzazione del termovalorizzatore in vista del Giubileo del 2025. Un apparente guazzabuglio di atti coordinati invece dall’occulta regia di Caltagirone, abile nel riproporre – sempre nella stessa zona, ma sotto diversa forma – il vecchio progetto del termovalorizzatore avanzato dal Consorzio Ecologico Massimetta (sigla Co.E.Ma.), un sodalizio formato dalla Pontina Ambiente di Manlio CERRONI e dalla Ecomed Srl, a sua volta composta da AMA e ACEA. Un accordo politico-imprenditoriale tra il principale gruppo privato nello smaltimento dei rifiuti del Lazio e le due società del settore, controllate rispettivamente al 100% e al 51% dal Comune di Roma, fatto quando il Sindaco della Capitale e il Presidente del Consiglio dei Ministri erano rispettivamente Gianni ALEMANNO e Silvio BERLUSCONI.
Una fretta sospetta visto che con comunicazione prot. n. DG/9006 del 1 agosto 2022 il Comune di Roma, invitava con urgenza AMA a voler concludere la procedura volta all’acquisto dell’area da destinare alla realizzazione di sedi impiantistiche – cioè il termovalorizzatore, mai chiamato tale – avviata tramite indagine di mercato.
Così dal 4 aprile 2022 (data di istituzione della Commissione di Valutazione) al 24 novembre
2022 (data dell’acquisto dei terreni), si conclude il patto elettorale condotto in gran segreto tra Gualtieri e Caltagirone mediante il fido Ranucci, decisivo con la sua lista a far eleggere il Sindaco e a governare con i suoi Assessori il business del Giubileo 2025 che include quello dei rifiuti.
UN ATTO NOTARILE NON PERFEZIONATO
In tutto questo, la dimenticanza della particella sopra citata, un piccolo granello che potrà bloccare il complesso meccanismo messo in piedi da Caltagirone. In tutti gli atti autorizzativi non risulta mai presente, da quelli espressi in sede AMA fino all’Ordinanza del 1 dicembre 2022 della Presidenza del Consiglio dei Ministri con la quale Gualtieri, nella veste di Commissario Straordinario di Governo per Il Giubileo del 2025, dispone che Roma Capitale realizzi un impianto di termovalorizzazione.
La particella compare soltanto nell’atto di acquisto dei terreni e nella procedura di gara: come sarà possibile utilizzarla come parte dell’impianto se mai è stata autorizzata per diventarlo?
Da qui la domanda più importante: se il costo autorizzato dei terreni è stato di 75 euro/mq per una superficie totale autorizzata di 99.497 mq (da cui l’importo finale di acquisto di 7.462.275 euro) deve considerarsi nullo o comunque non perfezionato l’atto di acquisto visto che l’importo non comprende i 14.400 euro dovuti da AMA ai proprietari per l’acquisto dei 192 mq della particella 105 e visto che risulta acquisita una superficie di 99.779 mq (99.497 + 192)?
Ce lo diranno gli organi inquirenti visto che, come disse Raffaele Ranucci, “che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
LabUr – Laboratorio di Urbanistica e COPX – Rete per la Conferenza sui Rifiuti Municipio X
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MUNICIPIO X, IL QUARTIERE CALTAGIRONE PRIVO DI AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA: RICORSO IN REGIONE LAZIO

ricorso gerarchico malafedeLa delicata questione era già stata affrontata con dovizia di particolari in data 15 giugno 2023, con l’eloquente titolo

OSTIA, DOVE L’EDILIZIA HA SCONFITTO L’URBANISTICA E I VINCOLI ARCHEOLOGICI

A seguito di approfondimenti, in data 24 aprile 2024, LabUr – Laboratorio di Urbanistica, ha presentato alla Regione Lazio (Direzione Regionale per le Politiche abitative e la pianificazione territoriale paesistica e urbanistica) un ricorso gerarchico per chiedere l’annullamento (previa sospensione) del permesso di costruire n. 149 del 28 settembre 2022 rilasciato dal Municipio Roma X e relativo alla realizzazione di edifici commerciale e residenziali del Comprensorio Convenzionato “Giardino di Roma” (Z18 e Z19 edifici A1-A2-B-C), nonché l’annullamento di tutti i titoli edilizi rilasciati in precedenza o comunque di tutti i titoli rilasciati in assenza di autorizzazione paesaggistica.

Il progetto, noto anche come “Quartiere Caltagirone”, riguarda la costruzione di edifici con parziale modifica della destinazione d’uso da non residenziale a residenziale, in un comparto incluso nel Comprensorio regolato dalla convenzione “Giardino di Roma” stipulata nel 1992, in gran parte già realizzato. L’area di intervento ha un vincolo paesaggistico per la presenza di aree di interesse archeologico con relative fasce di rispetto.
La Regione Lazio ha rilasciato a novembre 2020 (in sede di Conferenza dei Servizi indetta dal dipartimento PAU – Pianificazione e Attuazione Urbanistica di Roma Capitale) il parere relativo al progetto per l’attuazione del c.d. “Piano Casa” all’interno del comparto fondiario Z19 con parziale cambio di destinazione d’uso da non residenziale a residenziale sostenendo la non efficacia, su quel comparto, dei vincoli relativi ai beni tutelati per legge sulle aree che alla data del 6 settembre 1985 erano ricomprese nei piani pluriennali di attuazione. Nel 2020 però la Corte Costituzionale ha annullato il PTPR della Regione Lazio (Piano Territoriale Paesistico Regionale). Tale sentenza non ha avuto effetto invece sul PTPR adottato nel 2007 che dunque era valido quando la Regione Lazio ha espresso parere nel 2020 sul c.d. “Quartiere Caltagirone”.
Pertanto erano consentiti a quella data esclusivamente interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, risanamento, recupero statico ed igienico e restauro conservativo.

Per queste ragioni LabUr ha presentato un ricorso gerarchico alla Regione Lazio per motivi di illegittimità relativi ad eccesso di potere. Il provvedimento infatti non risulterebbe conforme all’interesse pubblico e disapplicherebbe il criterio-guida della più proficua utilizzazione del bene per finalità di pubblico interesse, attraverso la falsità di presupposto e sviamento di potere.

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RICORSO GERARCHICO
http://www.labur.eu/Malafede/RicorsoGerarchicoconvenzioneGiardinodiRoma.pdf

 

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CASTELPORZIANO: CONFUSIONE TOTALE COME SISTEMA

capitaneria di portoDomani, 28 aprile, dovrebbe uscire l’ordinanza della stagione balneare 2024 del Comune di Roma. Il Sindaco, Roberto Gualtieri, batte alle agenzie di stampa, con toni di giubilo “si apre una stagione balneare senza precedenti”.
Forse la frase va intesa che è riuscito a scavare dopo che si è toccato il fondo.

IL CASO DI CASTELPORZIANO
In particolare, emerge il caos amministrativo sulle spiagge di Castelporziano, questa volta creato dalla Capitaneria di Porto di Roma-Fiumicino che, senza ascoltare l’autorità marittima di Civitavecchia, ha ‘condonato’ al Comune di Roma – senza alcun titolo e sostituendosi così all’autorità giudiziaria – un danno erariale di decine di milioni di euro. Il ‘condono’ riguarda sia i pagamenti dovuti dal 2001 al 2023 dal Comune – secondo la concessione stabilita nel 1965 mediante convenzione con la Presidenza della Repubblica – sia gli abusi edilizi dei chioschi presenti tra le dune di Castelporziano, nonché gli altri fabbricati di servizio, tutti di proprietà del Comune di Roma, privi di ogni titolo autorizzativo e addirittura ‘affittati’ in convenzione e infine il danno ambientale costituito dalle fosse biologiche, vetuste e percolanti, dei bagni pubblici privi di allaccio fognario.

Ricordiamo che la fascia costiera di Castelporziano, dalla Litoranea al mare, si divide in due zone: dalla litoranea alle dune è patrimonio disponibile dello Stato, dalle dune al mare è patrimonio indisponibile dello Stato (cioè demanio marittimo, dal 2023 di nuovo in concessione al Comune di Roma). Tutta l’area è dunque nel suo complesso un bene pubblico in dotazione alla Presidenza della Repubblica che non ne ha però la proprietà. Eppure il Comune di Roma, che tecnicamente è concessionario come qualsiasi stabilimento balneare, ma su aree che la Presidenza della Repubblica deve mantenere intatte così come consegnate nel 1965, ha addirittura presentato ieri un progetto di “project financing” chissà per quale trasformazione edilizia futura, chiedendo l’estensione della concessione a 20 anni per un investimento da sostenere tramite un finanziatore privato.

Eppure la convenzione del 1965 parla chiaro: “la stessa amministrazione del Comune di Roma si è dichiarata disposta ad assumersi il compito di provvedere a proprie cure e spese a quanto è necessario per l’attuazione dei propositi manifestati a riguardo del Presidente della Repubblica”, come la pulizia della spiaggia, la gestione dei servizi igienico-sanitari e il servizio di salvamento a mare, senza alcun intermediario.
Tutte attività che invece la Capitaneria di Porto di Roma ha autorizzato, secondo l’art.45 bis del Codice della Navigazione, delegandole, nel solo caso specifico, agli stessi titolari dei chioschi che potrebbero invece soltanto svolgere attività di somministrazione di cibi e bevande.

BAGNINI
“Siamo nelle condizioni di garantire questo servizio nelle spiagge libere”, ha affermato Gualtieri parlando di Castelporziano. Peccato che sempre ieri i titolari dei chioschi, riuniti nel Consorzio Castelporziano98, stiano ancora cercando gli assistenti bagnanti in possesso di idoneo brevetto. I bagnini ovviamente non si trovano all’alba della stagione balneare e quest’anno, come ha sempre denunciato LabUr, le postazioni dei bagnini a Castelporziano sono 17 e dovranno tutte essere coperte, comprese le sostituzioni, senza ricorrere ai famosi cartelli con la scritta di ‘balneazione non sicura’ laddove mancanti.

LA CONCESSIONE
Grave anche il fatto che la concessione comunale di Castelporziano rilasciata nel 2023 sia intestata a Mario Falconi, Presidente del Municipio X, fino al 2029 (cioè oltre il mandato del 2026) e non al Sindaco di Roma che si è ripreso le deleghe quest’anno sul demanio marittimo. Mario Falconi non è equiparabile al legale rappresentante di una ditta, come ha incredibilmente sostenuto il comandante Giuseppe Strano della Capitaneria di Porto in una commissione municipale il 12 gennaio u.s., e sarebbe stato doveroso indicare da subito come responsabile civile e penale della concessione se non il Sindaco Gualtieri almeno il dirigente Tommaso Antonucci a capo del Dipartimento Patrimonio del comune di Roma a cui sono pervenute tecnicamente le deleghe.

TUTTO COME PRIMA
Cambiano dunque le forme e si azzittisce il lavoro della Magistratura, ma tutto rimane uguale. Stessi operatori (i chioschi), stessi amministratori (Mario Falconi), stesse autorità (Capitaneria di porto) che in 20 anni non hanno visto nulla. A rimetterci, lo splendido litorale di Castelporziano ora, addirittura, coinvolto in una speculazione finanziaria nel silenzio (anche questo come prima) della Presidenza della Repubblica. Ridateci Giuseppe Saragat, per favore.

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OSTIA: LA PRESUNTA INEDIFICABILITÀ DEL CHIOSCO DI PIAZZA GASPARRI

chiosco gasparriIn un periodo in cui ad Ostia si parla della regolarità amministrativa dei chioschi insistenti su area demaniale marittima, è bene parlare anche di un’altra tipologia di chioschi che da troppo tempo fanno discutere. In particolare, tratteremo del chiosco in Piazzale Lorenzo Gasparri, a Nuova Ostia la cui convenzione-concessione risulta scaduta dal 2021. Di recente è stato fatto oggetto di attenzione da parte dell’attuale Amministrazione del Municipio Roma X: ad esprimersi, con Direttiva di Giunta Municipale n. 6 del 31.01.2024, Valentina PRODON e Guglielmo CALCERANO, rispettivamente Assessori all’Ambiente e al Patrimonio.

Il ‘nobile’ fine dell’iniziativa sarebbe quello di riprendere in consegna il bene (concludendo l’iter amministrativo di decadenza dalla relativa convenzione-concessione) mettendolo poi a disposizione della cittadinanza, sempre come punto di ristoro, all’interno delle altre iniziative di natura sociale e culturale riguardanti la riqualificazione di Piazzale Lorenzo Gasparri.

LA REGOLARITÀ DELL’OPERAZIONE
Screenshot 2024-03-14 16.17.12Il chiosco fa riferimento alla convenzione-concessione rilasciata con D.D. CO/98776/2013 che stabiliva una durata di 8 anni, non prorogabili. Dunque, nell’area interna del Parco Willy Ferrero (foglio 1083, particella ex 53 oggi 7716, 8.000 mq, verde attrezzato di quartiere, cioè area in carico al Servizio Giardini del Municipio Roma X), mediante un bando di gara è stato concesso il suolo pubblico per la realizzazione di un “punto verde ristoro” (cioè un chiosco) “per la gestione, manutenzione, custodia e sorveglianza dell’intero parco e correlata attività di somministrazione di alimenti e bevande aperta al pubblico”. Il chiosco doveva essere di 100 mq e doveva garantire la manutenzione della recinzione e dell’arredo urbano già esistenti. Anche la struttura del chiosco era ben definita.

Prescindendo dai problemi legati all’incuria e all’abbandono del parco e alle singole responsabilità (sia del privato sia della pubblica amministrazione), visto che oramai se ne parla da 11 anni, resta da definire una questione poco considerata, ma fondamentale. La struttura del chiosco risulta infatti insistere completamente nella fascia di inedificabilità prevista dall’articolo 55 del Codice della Navigazione, che così recita:

Screenshot 2024-03-14 16.19.13

art. 55 – Nuove opere in prossimità del demanio marittimo

1. L’esecuzione di nuove opere entro una zona di trenta metri dal demanio marittimo o dal ciglio dei terreni elevati sul mare è sottoposta all’autorizzazione del capo del compartimento.

Per nuove opere si intendono tutti i manufatti ancorati stabilmente al suolo e destinati a soddisfare esigenze durevoli, come il chiosco. Inoltre, la inedificabilità della fascia costiera è un principio fondamentale della legislazione statale che non può essere sovvertita da indicazioni comunali e tantomeno municipali.

A questo punto LabUr – Laboratorio di Urbanistica si attiverà affinché l’iter amministrativo intrapreso dal Municipio Roma X sia regolare, con la stessa fermezza con cui LabUr ha operato prima rispetto ai chioschi sulle spiagge libere di Ostia, poi rispetto a quelli di Castel Porziano e Capocotta (tre iniziative che hanno dato il via all’attività giudiziaria), a tutela di un interesse diffuso e collettivo.

La questione non riveste infatti solo un interesse particolare. La precisa individuazione della dividente demaniale (cioè il limite del demanio marittimo) comporta l’inserimento nella suddetta fascia di rispetto per molte altre strutture esistenti sul lungomare di Ostia Ponente, a partire dal Porto Turistico di Roma fino al Canale dei Pescatori (p.es. tutti i c.d. caseggiati Armellini).
Se le strutture, compreso il chiosco, non risulteranno avere le necessarie autorizzazioni, andranno demolite e non acquisite a patrimonio comunale. Se invece risulteranno in regola, dovranno dimostrarsi conformi al titolo edilizio rilasciato.
Torneremo pertanto a parlare a breve di questo argomento non appena avremo verificato quanto fino ad oggi autorizzato.

 

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CAPOCOTTA: ESPOSTO SUL NUOVO BANDO 2024

capocotta bandoDopo 24 anni di anarchia, torna un bando di gara rabberciato per affidare le spiagge di Capocotta. Preparato in fretta e furia, viene pubblicato all’indomani dell’ennesimo incendio di uno dei 5 chioschi (il MECS), incompleto, in alcuni punti inesatto, in altri dettagliato quasi che sia stato predisposto ad arte. Siamo alle soglie del Giubileo e sotto un’amministrazione comunale rosso-verde, proprio come 24 anni fa. Non crediamo ai miracoli e neppure a finti ambientalisti. L’esposto, come i precedenti che hanno portato l’autorità giudiziaria a fare chiarezza su questa parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, sarà seguito da altre richieste di chiarimenti, sempre e solo a difesa di un interesse collettivo e diffuso.

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E S P O S T O
(inviato alla Capitaneria di Porto di Roma, alla Direzione Marittima di Civita, al Comune di Roma e alla Guardia di Finanza)
Roma, 14 marzo 2024

Oggetto: variazione della linea della dividente demaniale in località Capocotta (Roma) dopo il 10 luglio 2023 e presunta irregolarità dell’avviso pubblico del 11 marzo 2024 relativo all’affidamento di tre chioschi di proprietà del Comune di Roma, nella suddetta località

LabUr – Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), portatore di un interesse collettivo e diffuso,

PREMESSO

  • che in data 10 luglio 2023 la Capitaneria di porto di Roma (Sezione Demanio) ha comunicato al sottoscritto “che l’andamento della dividente demaniale è visualizzabile tramite consultazione del Portale del Mare (SID) al seguente link: https://www.sid.mit.gov.it/mappa (si allegano estratti del tratto di area interessato dalla richiesta)” (CPRM.REGISTRO UFFICIALE.2023.0018846);
  • che in data 13 marzo 2024 risulta, allo stesso link, differente andamento della linea della dividente demaniale (Allegato 1, in rosso la linea SID),

CONSIDERATO

  • che in data 11 marzo 2024 è stato pubblicato un Avviso per l’acquisizione di offerte, finalizzato alla concessione in uso dei chioschi di proprietà di Roma Capitale siti all’interno del parco dunale di Capocotta (Lotti A, B, D);
  • che i suddetti lotti corrispondono agli ex chioschi così denominati: Dar Zagaia (Lotto A), Mediterranea (Lotto B) e Porto di Enea (Lotto D);
  • che in data 13 marzo 2024 durante la seduta presso il Municipio Roma X della Commissione Speciale Valorizzazione del Territorio e Litorale è intervenuta l’Assessore all’ambiente, Sabrina ALFONSI, che ha dichiarato che da luglio 2023 ad oggi la linea della dividente demaniale non ha subito variazioni,

PRESO ATTO

  • che oggetto di affidamento della gestione sono le aree attrezzate, di proprietà di Roma Capitale e non appartenenti al demanio marittimo, misurate dalla linea SID al confine con la strada Litoranea (come da planimetrie allegate al suddetto Avviso)

VISTO

  • che una nuova perimetrazione del demanio marittimo deve essere eseguita in termini di legge e pertanto, se confermata, avrebbe dovuto coinvolgere, come parte interessata, anche il Comune di Roma che invece ha dichiarato la non conoscenza di una nuova perimetrazione;
  • che le aree oggetto di affidamento risultano identiche a quelle iniziali indicate nella Delibera di Giunta Comunale n.1540 del 30 luglio 1999, pur essendosi invece apparentemente ampliate per lo spostamento, verso mare, della originaria linea della dividente demaniale, generando una forte diminuzione del demanio marittimo,

per quanto sopra premesso, considerato, preso atto e visto
CHIEDE CON URGENZA

 

  1. di confermare o meno il diverso andamento della linea della dividente demaniale nel periodo compreso tra il 10 luglio 2023 e il 13 marzo 2024 e, se affermativo, in che data sarebbe avvenuto lo spostamento della dividente demaniale verso il mare, alterando di fatto le superfici dei singoli lotti originari
  2. di conoscere il posizionamento dei termini lapidei per l’individuazione della dividente demaniale e in che data è stato eseguito il rilievo topografico per l’inserimento delle coordinate geografiche.

Si osserva che in assenza di una precisa individuazione geografica o comunque referenziata della linea della dividente demaniale, i tre chioschi (di proprietà del Comune di Roma) risulterebbero insistenti sul demanio marittimo, senza concessione, in quanto posizionati oltre la linea dunale che rappresenta la dividente naturale (ALLEGATO 2). In tal caso, il bando risulterebbe irregolare.

ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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FANPAGE E LA PROPAGANDA DELLA DISINFORMAZIONE SULL’EROSIONE DELLE SPIAGGE AD OSTIA

fanpageDopo l’articolo del 28 febbraio (link), il 9 marzo è uscito un secondo articolo (link) pieno di falsità e inesattezze sul tema definito “erosione” delle spiagge di Ostia.

Chi sbandiera la difesa di un bene pubblico non può difendere il proprio interesse privato o interessi privatistici che nulla hanno a che fare con l’ambientalismo utilizzando per altro argomenti propagandistici e mistificatori e svilendo il lavoro serio di ricercatori, tecnici e associazioni che dedicano il loro tempo allo studio. Questa non è informazione.

La verità è un bene pubblico che va tutelato, attraverso il rispetto dei dati di fatto e fornendo all’opinione pubblica gli strumenti per orientarsi. Se “certi argomenti nel Municipio X non fanno molta presa sulla popolazione”, non è perché i cittadini, come si vuole in modo sibillino sostenere, sono omertosi per paura di ritorsioni. Questa narrazione mafiosa ha stancato. Come ha stancato questa contrapposizione dannosa e inutile tra balneari e sedicenti associazioni ambientaliste che in realtà mirano a gestire le spiagge e hanno referenti partitici precisi che gli danno copertura. Ed è il caso di “Mare Libero”.

C’è una responsabilità amministrativa degli enti competenti, l’unica preposta a tutelare l’interesse pubblico, l’unico vero ‘potere’ che nessuno vuole toccare per paura di ritorsioni. Siamo di fronte alla calunnia e alla diffamazione.

COSA E’ STATO DETTO

Al di là dell’impiego di immagini relative all’insabbiamento del Canale dei Pescatori che non hanno nulla a che fare con le spiagge, si esordisce parlando della “cementificazione” della spiaggia per legarla agli effetti delle mareggiate che si sono susseguite da novembre 2023. Si afferma che le strutture sono tutte abusive e che i cittadini dovranno pagare per il loro abbattimento. Si aggiunge poi che sono iniziati i lavori di ripascimento della spiaggia per 30mila euro. Falso, si tratta del dragaggio del Canale dei Pescatori.

Si afferma anche che i danni sono causati dall’erosione intervenuta a seguito della costruzione di dighe, sbarramenti e invasi sul fiume, che il Tevere non porta più la sabbia e che il mare si starebbe riprendendo quello che il fiume nei secoli ha depositato, a cui si è aggiunta una seconda causa, l’edificazione sulla spiaggia.

IN SINTESI

Ad Ostia non siamo di fronte ad un fenomeno di erosione naturale, che non esiste, ma ad un problema di mareggiate e soprattutto ad una dannosa difesa costiera.

Non c’è stato alcun criterio scientifico per ripristinare una naturale linea di costa di riferimento, ma solo interventi di modifica della linea di costa. Da anni LabUr-Laboratorio di Urbanistica ha invitato e diffidato la Regione Lazio a sospendere gli interventi che modificano la linea di costa e la spiaggia sommersa.

Gli interventi, ad esempio, tra gli stabilimenti Gambrinus e Pinetina hanno causato danni visibili dopo le mareggiate perché non erano volti a ripristinare la linea di costa storica di riferimento, ma a modificarla con effetti non prevedibili. Gli interventi pubblici operati hanno alterato la spiaggia sommersa e dunque vanificato tutti gli studi condotti, sebbene focalizzati solo sugli effetti e non sulle cause.

Un vero e proprio paradosso visto che il Governo, in riferimento al contenzioso con la UE sulle concessioni balneari, ha istituito un tavolo tecnico con lo scopo di definire con certezza la perimetrazione del demanio marittimo, delimitato dalla linea di costa (lato mare) e la dividente demaniale (lato terra) sottoposta, ancora oggi, alla verifica amministrativa da parte dell’Agenzia del Demanio, del Comune di Roma e della Regione Lazio su richiesta di LabUr.

Come fa il Comune di Roma ad adottare un Piano di Utilizzazione degli Arenili in queste condizioni?

L’obiettivo di un’amministrazione è di avere una “spiaggia stabile” e per ottenerla servono soluzioni che possono comprendere il ripascimento sommerso, programmi di manutenzione ordinaria, rivisitazione delle opere antropiche, utilizzo trasparente della sabbia dragata, conoscenza dei fondali dopo i ripascimenti.

I FATTI

Se è evidente che i venti dominanti ad Ostia spaziano da SE a SO (da Scirocco a Libeccio), provocando forti mareggiate, non è corretto affermare che la costa soffra del mancato apporto di sabbia dovuto alle opere di sbarramento del Tevere. LabUr ha visionato un archivio fotografico di oltre 6.000 foto scattate sul litorale romano negli ultimi 100 anni, dunque anche prima della costruzione della diga di Corbara (1959) o delle traverse come quella ENEL di Castel Giubileo, in cui si vede chiaramente che la costa ha sempre sofferto solo del fenomeno delle mareggiate. Ci sono foto scattate nel primo dopoguerra delle spiagge di ponente, dunque oltre 50 anni prima che si costruisse il Porto di Roma ad Ostia, in cui il mare sbatte sulle c.d. case Armellini. Le opere di sbarramento sul Tevere hanno sicuramente diminuito l’apporto di sabbia ma questo non va però commisurato con gli avanzamenti della linea di costa soprattutto in presenza di particolari eventi, come ad esempio quello della violenta rotta del Tevere del 1557, collegato ad un pesante disboscamento delle terre a monte e al conseguente maggior apporto di materiale per effetto del dilavamento spondale.

Esistono invece fenomeni localizzati di erosione, non naturali ma ‘indotti’, cioè dovuti all’attività antropica. Uno di questi riguarda le sottili spiagge pubbliche di Ostia Ponente alle quali il Porto di Roma ad Ostia ha sbarrato di fatto un regolare apporto di materiale a cui si sopperisce, ogni anno, con un ‘cannoneggiamento’ della sabbia prelevata dal fondale dell’imbocco del Porto, anch’esso sempre insabbiato per cattiva progettazione.

Stesso problema per il litorale prossimo alla foce del Canale dei Pescatori, dove la sabbia, per la pessima progettazione e realizzazione dei due moli, erode la costa e ostruisce il canale.

Dunque, per l’effetto combinato dei venti dominanti e delle correnti, tutte le opere trasversali alla costa finiscono per creare da un lato un deposito di sabbia e dall’altro un fenomeno erosivo non naturale. Succede anche per il Pontile di Ostia, in forma minore solo per la presenza di piloni e non di strutture immerse continue.

Un discorso a parte lo merita invece la “barriera soffolta” che va da Ostia Ponente fino al Canale dei Pescatori, una struttura modulare in cemento armato, posata e accostata sul fondale marino, parallela al litorale e a distanza di almeno cento metri da esso, realizzata allo scopo di dissipare l’energia del moto ondoso (le mareggiate), favorire lo scorrimento della sabbia verso la riva e contrastare il suo ritorno.

Situazione completamente differente a Castel Porziano e Capocotta dove non c’è mai stato bisogno di fare opere di ‘difesa’ perché il mare, generalmente, nel suo effetto combinato con il vento, “prende e restituisce” la sabbia, conservando la spiaggia emersa e sommersa. Un fenomeno naturale che non accade più laddove è stato ‘costruito’ sull’arenile: primo, perché ci sono gli ostacoli delle strutture fisiche, secondo, perché è diminuita la profondità dell’arenile.

Si evince allora che le opere di difesa ad Ostia sono servite da sempre non per conservare la costa naturale, ma per difendere dalle mareggiate le imprese turistiche e commerciali sorte sull’arenile (fa eccezione la scogliera a difesa dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia). Ne più ne meno di come avviene a Venezia con il MOSE: si difende la città, non la laguna.

Questo teatrino inutile quanto dannoso per l’interesse pubblico e collettivo durerà fino a quando non si studierà e si definirà la naturale e storica geomorfologia costiera, riferendosi non solo alla spiaggia emersa (dalla battigia alle dune) ma anche a quella sommersa (il cui limite è distinguibile dalla linea di frangimento delle onde e le cui barre, o ‘secche’, costituiscono una vera e propria “riserva di sabbia”).

Nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un esempio lampante, a chiunque sia in buona fede, di quanto sopra descritto. Il chiosco-bar dello stabilimento V-Lounge. autorizzato sull’arenile, è terminato in acqua dopo la perdita di oltre 40 metri di spiaggia, per poi tornare di recente (dopo l’ennesima mareggiata) ‘sulla sabbia’ come un’oasi nel deserto.

Analogamente rimane, a futura memoria, la scritta “vietato tuffarsi” sul marmo della balaustra del Pontile di Ostia, dove oggi c’è però sotto la sabbia.

Ricordiamo infine che continuare a ripetere lo slogan terroristico che la “moderna cementificazione delle spiagge” ha distrutto l’arenile di Ostia è un falso storico: Ostia nasce così, con un lungomare che porta la città a ridosso del mare, con grandi stabilimenti balneari come quello “Roma” costruito nel 1922 e che non si è curato della conservazione delle dune costiere, cioè dell’aspetto ambientale. E’ stata una scelta fatta dai tempi del Piano Regolatore del 1908. Affermare quindi che eliminando gli stabilimenti il mare tornerà al suo aspetto naturale, è un falso. E’ un po’ come chiedere all’imperatore Tito di prendersi la responsabilità del prosciugamento dello stagno esistente prima del Colosseo quando invece a costruirlo fu il padre Vespasiano per cancellare un elemento fondamentale della Domus Aurea di Nerone. Ad Ostia caso mai dovremmo affrontare il problema della subsidenza, cioè del ‘peso della città’, quello tipizzato nella Venezia che affonda.

Cento anni se ci fosse stato un corretto distacco della città dal mare ci troveremmo in una situazione simile a quella oggi visibile presso Castel Porziano e Capocotta, dove la litoranea ha lasciato inalterata la natura.

In questa devastazione centenaria, ormai insanabile non per la presenza degli stabilimenti ma per la nascita di una città edificata troppo a ridosso del mare, nessuno chiede conto almeno della mancata manutenzione ordinaria delle opere in mare costate milioni di euro e dello studio della necessaria compensazione dei danni da esse arrecati alla costa. L’unica ‘manutenzione’ si è tradotta in ripascimenti stagionali, cioè sabbia gettata in mare per garantire l’esercizio estivo delle imprese turistiche. Sabbia erroneamente non recuperata da dietro la barriera soffolta ma da cave marine non sempre adeguate in termini di granulometria del materiale estratto.

Il falso problema di una erosione naturale (tra le altre cose, improbabile per una costa bassa) è diventato la foglia di fico, una moda del momento che conviene a tutti per deresponsabilizzarsi e fare becera propaganda contro gli stabilimenti balneari avviati a un nuovo regime concessorio. L’unica erosione che esiste, riscontrata, è quella indotta da una errata attività antropica nel realizzare opere di difesa costiera per tutelare le industrie del mare.

Non sono gli stabilimenti, ma le opere di difesa sbagliate a causare il fenomeno.
Il resto è solo mareggiata… e propaganda di basso profilo.

I RIFIUTI SULLE SPIAGGE E I BALNEARI

Le sedicenti “associazione ambientaliste” come “Mare Libero” ignorano anche il codice civile. Invece di preoccuparsi della pessima gestione amministrativa delle spiagge libere (che sono oltre il 50% dell’arenile romano), dove i servizi igienici sono costituiti da fatiscenti e inquinanti fosse biologiche, ignorano che gli interventi e le manutenzioni straordinarie sono a carico del proprietario e non del locatario. Cabine e strutture regolarmente insistenti su aree demaniali, su cui si paga la concessione, sono finite in mare per incuria della difesa della costa.

Se dentro casa, in cui sono affittuario, mi cade il soffitto e mi si rovinano i mobili, non pagherò per il loro recupero, smaltimento e sostituzione

Citofonare ai “padroni di casa”, lo Stato.

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ROMA, TERMOVALORIZZATORE: IL RUOLO DEGLI IMMOBILIARISTI

430241330_945060300516676_2369187205785162908_nNessun riscontro alla segnalazione di LabUr inviata (anche alla Guardia di Finanza) tre settimane fa. Se è certo che la particella 105 del foglio 1186, inclusa nel progetto dell’impianto di termovalorizzazione voluto dal Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, non risulta nell’ordinanza (firmata dallo stesso Gualtieri) che vincola le aree destinate alla realizzazione di tale impianto, ora è anche certo che Roma ha incenerito per prima cosa la trasparenza amministrativa. Gravissimo infatti che tacciano sulla questione sia il Dipartimento Centrale Appalti della Direzione Generale di Roma Capitale (che ha fornito assistenza giuridico amministrativa), sia il Dipartimento Ciclo dei Rifiuti (stazione appaltante), ai quali è dovuta la regolarità della gara pubblicata all’indirizzo https://gare.comune.roma.it/gare/id35838-dettaglio,

Più in dettaglio, ricordiamo che la particella 105 insiste in parte sull’area destinata ad ospitare l’impianto di recupero delle ceneri pesanti (scorie per circa 150.000 ton/anno).
TermLa particella 105 (come tutte le altre dove verrà realizzato l’impianto) è stata venduta ad AMA SpA dalla Immobiliare Palmiero F. srl con sede a Pomezia in via Honduras 8, costituita nel 2002 e sciolta, con contemporaneo atto di messa in liquidazione, il 29 dicembre 2022, cioè un mese dopo la vendita ad AMA SpA.
A detenere ⅔ della proprietà, è una signora 77enne di origini francesi, Marie Micheline BORDES, residente ad Anzio, sposata in seconde nozze con Filippo PALMIERO, da cui prende nome la società Immobiliare Parlmiero F. srl, sebbene Palmiero non abbia quote azionarie. La BORDES ha sempre condotto attività nel settore immobiliare, risultando già nel 2015 socia della francese Societé Civile Immobiliere Impass Adam. Oggi è amministratrice unica della Giove 4 srl con sede presso lo stesso indirizzo, via Honduras 8 a Pomezia.

Perché a novembre 2022, a pochi giorni dalla vendita dei terreni, la Immobiliare Palmiero F. srl si è servita di un altro ‘scaltro’ immobiliarista di nome Andrea MESCHINI (Gruppo Meci srl, piazza Farnese 44, vicinissimo all’ambasciata francese) per chiudere l’affare con AMA SpA, mediando con il Comune di Roma? Perché risultava differente l’area dove sarebbe sorto il termovalorizzatore, secondo quanto riporta la stampa? Mancavano infatti le indicazioni delle particelle 673, 560 e 561, separate dalle altre dal Fosso della Cancelliera (il cui corso, poi, nel progetto, si dirà di dover spostare), mantenendo però lo stesso importo di acquisto (oltre 7 milioni di euro).

Term 2Come se non bastasse, dietro a tutta l’operazione termovalorizzatore c’è la presenza importante del gruppo francese Suez Environnement, il secondo gruppo mondiale nel campo della gestione delle acque e dei rifiuti, già a suo tempo molto vicino ad ACEA (essendo stata per anni il primo socio privato), alla quale è stato affidato il progetto del termovalorizzatore.

Insomma, la Francia va forte con il Sindaco Gualtieri che è volato a Parigi un numero incredibile di volte da quando è Sindaco pernottando negli hotel più esclusivi con il gotha dell’imprenditoria francese.

Forse quella del termovalorizzatore di Roma sarà anche una questione di gestione dei rifiuti, ma più si scava dentro le vicende urbanistiche e autorizzative più si scoprono aspetti tenuti nell’ombra da parte della pubblica amministrazione. Fino a maggio, scadenza della gara, LabUr – Laboratorio di Urbanistica e CopX – Rete per la Conferenza sui Rifiuti del Municipio X, saranno in grado di chiarire tutto… con o senza la partecipazione del Comune di Roma.

Allons enfants de la Patrie!

https://www.labur.eu/public/blog/2024/02/09/termovalorizzatore-di-roma-irregolarita-negli-atti-del-bando-di-gara/

Comunicato congiunto LabUr e CopX

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OSTIA, CAMPING VILLAGE ROMA CAPITOL: 7 ETTARI DI PINETA SCOMPARSA

camping capitol

Muore la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano abbandonata da oltre tre anni alla devastante infestazione della Cocciniglia Tartaruga (Toumeyella parvicornis) e ora anche delle Cocciniglia Greca (Marchalina hellenica). Non solo muoiono migliaia di pini lungo le strade, ma anche intere aree di pineta. L’ultimo caso sono i 7 ettari (7 campi da calcio, più di 700 pini) abbatuti negli ultimi anni all’interno del Camping Village Roma Capitol in via di Castel Fusano 195, la struttura ricettiva a firma Baia Holiday nel cuore della Riserva. Delle vicende giudiziarie del 2016 abbiamo già ampiamente scritto.

LA STRUTTURA

Camping Village Roma CapitolLa struttura, che riaprirà dal 07.03.2024 al 07.01.2025, pubblicizza sul proprio sito “piazzole attrezzate per caravan, camper e tende all’ombra di pini”, pini che invece non ci sono più da anni. Al contrario, sono state realizzate nuove pavimentazioni di simil-sanpietrini lungo le strade principali del campeggio dichiarate come “segno di un continuo miglioramento”. Le foto dello scorso 16 febbraio parlano chiaro: il cambiamento c’è stato, ma in peggio, a partire dal consumo di suolo, come ad esempio la trasformazione di oltre 1 ettaro di Riserva nel nuovo Parco Acquatico con piscina olimpionica e nel “fantastico” Spray Park con scivoli per bambini, entrambi inaugurati nel 2023.

LE AUTORIZZAZIONI

La struttura si estende su un’area di 26 ettari nella Pineta di Castel Fusano all’interno della Riserva, delimitata da via del Canale dello Stagno, via di Castel Fusano, via del Fosso di Dragoncello e via dei Pescatori.

Il vigente Piano di Gestione della Riserva, adottato il 16 gennaio 2020, inserisce il campeggio nelle “aree di tipo 1” cioè quelle a maggior livello di tutela. In particolare trattasi di “campeggio in area boscata” all’interno dell’unità di gestione Castel Fusano, la più importante. L’area del campeggio è privata, ma soggetta alle disposizioni adottate. Già all’atto dell’adozione del Piano di Gestione (2016) si indicavano come criticità le “forti trasformazioni delle strutture del Campeggio Capitol” e si forniva, tra gli indirizzi di gestione, quello relativo alle pinete a pino domestico (Pinus pinea): “vanno salvaguardate e gestite con potature, tagli degli individui più vecchi e prevenendo l’attacco dei parassiti, nonché favorendo la crescita degli elementi di macchia mediterranea, rispettando o, in alcuni casi, anticipando il naturale diradamento della pineta. Ciò è prioritario nei tratti di pineta particolarmente densi, dove è necessario intervenire per interrompere la continuità della copertura arborea dei pini”.

Relativamente al consumo di suolo, si disponeva per i campeggi la sola manutenzione e recupero delle strutture esistenti e legittime, al fine di migliorare il loro inserimento ambientale e paesaggistico. Quindi, nessuna realizzazione di nuove strutture, neanche per i servizi strettamente indispensabili alla loro fruizione o per la messa a norma (servizi igienici, magazzini, spogliatoi).

Camping Village Roma CapitolIn conclusione, ai campeggi interni alla Riserva (compreso il Capitol) non è consentito alcun consumo di suolo ed è invece dovuto il rinnovamento e la ricostituzione “della copertura boschiva, anche mediante interventi di abbattimento selettivo su singole piante o nuclei, purché circoscritto ad aree minime ben delimitate (soprattutto per le pinete) e contestuale piantagione di nuove alberature, singolarmente numerate e georeferenziate, con sesto di impianto ravvicinato (max. 6×6) in modo tale da consentire solo l’installazione di piccole strutture amovibili”.

Invece, guardando le foto satellitari prese da Google Earth, qualcosa non torna perché di alberature nuove nemmeno l’ombra. Presumiamo che sia tutto regolare e autorizzato perché, diversamente, non è possibile che ‘nessuno abbia visto’.

I CONTROLLI

Ricordiamo che la Riserva si estende nei Comuni di Roma e Fiumicino, ai quali è affidata la gestione dei 15.900 ettari totali: 8.150 ettari nel Comune di Roma (51% del totale) e 7.750 ettari nel Comune di Fiumicino (49% del totale). All’interno del Comune di Roma è il Municipio Roma X ad avere con 3.110 ettari (38% del totale) la maggiore insistenza. 

Di chi sono le competenze autorizzative e di controllo?

Il Regolamento del Piano di Gestione disciplina le attività consentite entro il territorio della Riserva allo scopo di garantire il perseguimento delle finalità di cui all’art. 3 del Decreto del Ministero dell’Ambiente del 29 marzo 1996 con il quale è stata istituita. I suddetti Enti Gestori (Roma e Fiumicino) rilasciano, per le aree di rispettiva competenza, i nulla osta richiesti dal Regolamento. La Commissione di Riserva (rinnovata ogni 3 anni e che risponde al Ministero dell’Ambiente, monitorando la gestione della Riserva) deve invece esprimere verso gli Enti Gestori il proprio parere (vincolante) entro 30 giorni sul rilascio di nulla osta di particolare complessità e su quelli di durata triennale.

Per quanto riguarda il Camping Capitol, tutti gli interventi principali sostenuti dovevano avere il parere della Commissione, anche quelli relativi all’abbattimento degli alberi. Il rilascio del ‘nulla osta’ da parte degli Enti Gestori non è però un’autorizzazione che spetta invece, come provvedimento autorizzativo finale, alle varie Amministrazioni preposte. Pertanto, nel caso del Camping Village Roma Capitol, entrano in gioco sia l’Ufficio Ispettorato Edilizio del Municipio Roma X (per gli interventi edilizi) sia l’Ufficio autorizzazioni verde privato del Comune che rilascia le autorizzazioni all’abbattimento di alberature private (come nel caso del Capitol) ubicate in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, nonché il nulla osta della Soprintendenza speciale per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma e la relazione tecnica dell’agronomo. Tutta una documentazione di cui si suppone che il Gruppo X Mare della Polizia Locale di Roma Capitale e il reparto locale dei Carabinieri Forestali sia a conoscenza e l’abbia verificata in questi anni.

LA COMMISSIONE DI RISERVA

Se per il Comune di Roma, la Polizia Locale e i Carabinieri Forestali è, desumiamo, tutto regolare, chi è mancato all’appello sicuramente in questo periodo è la Commissione di Riserva, vacante dal 9 agosto 2022 al 22 novembre 2023 (effettivamente insediatasi solo il 5 febbraio scorso). Una Commissione nata ‘zoppa’ in quanto, alla data odierna, ancora mancante del componente designato dalla Città Metropolitana di Roma Capitale. Sarà dunque compito della Commissione verificare l’effettiva regolarità autorizzativa circa gli alberi abbattuti almeno da fine novembre 2023 ad oggi, fermo restando il controllo obbligatorio dell’impianto di nuovi alberi.

CONCLUSIONI

Quando scompaiono nel silenzio totale ben 7 ettari di pineta dentro una Riserva Naturale Statale e rimangono pochi pini dentro a un campeggio che ne esalta l’ombra per i suoi ospiti senza che altri alberi sostituiscano quelli abbattuti, le cose sono due: o è normale distruggere l’ambiente anche dentro le Riserve Statali o si aspetta che qualcuno abbia il coraggio di rompere il silenzio. 

A LabUr – Laboratorio di Urbanistica il coraggio di fare chiarezza non manca e di certo sarà apprezzato anche dal Camping Village Roma Capitol così da dissipare ogni dubbio. Pubblicheremo a breve tutti gli atti pervenutici in questi giorni e richiesti agli enti e autorità competenti.

Per ora, a lamentarsi, sono solo gli ospiti del Capitol:

Ma vi siete accorti che la vostra pineta sta morendo? Ormai è una distesa sconfinata di pini secchi e pericolosi a causa della toumeyella parvicorvis. Quando decidere di farla curare? Altrimenti non rimarrà neanche più un filo d’ombra” 

pineta incolta, molta incuria nel campeggio… alberi secchi tagliati e lasciati in giro … inadeguata la cura della parte esterna, lasciata andare a se stessa, con piante incolte o secche

la pineta è inesistente perché gli alberi sono malati, spogli e a rischio caduta (cosa che abbiamo scoperto una volta piantata la tenda, da altri campeggiatori)

Camping poco alberato… la casetta ci è stata consegnata alle 17.00 del giorno in cui dovevamo arrivare… lasciandoci ore sotto al sole… molti pini malati

Sono alcuni dei tanti commenti.

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