Negli ultimi anni ci siamo trovati di fronte ad un uso veramente becero e speculativo di questa pratica: cambi di nome per far contenti piccoli gruppi di potere senza un vero e trasparente processo decisionale che tenga conto non solo di chi merita di essere ricordato, ma anche dell’impatto sulla memoria collettiva e la società che si vuole costruire.
La toponomastica è sempre stata utilizzata come atto di cambiamento, riflettendo momenti di trasformazione politica e sociale. La scelta di nominare strade e piazze è una questione di scelte consapevoli che definiscono chi siamo come società e quali valori vogliamo celebrare, perché lo spazio è storia e la toponomastica (così come l’odonomastica) è strettamente collegata alla nostra quotidianità, alla memoria collettiva, perché tramanda il passato nello spazio pubblico, plasma il volto delle città e ne racconta la storia. Lo sfruttamento a fini commemorativi ed encomiastici è antico, mentre è più recente l’uso per identificare i cittadini come abitanti o per adempiere a funzioni fiscali e anagrafiche.
Per il suo ruolo di veicolo di un certo tipo di messaggio che affonda le radici nel passato locale e/o nazionale, la toponomastica rientra a pieno titolo tra i casi di uso pubblico della storia ma anche di uso politico per il consenso, oggi però non della comunità che vive nei luoghi da denominare o nelle loro immediate vicinanze. Le nominazioni avvengono per volontà di un politico o gruppo politico e i nomi vengono adottati con delibere comunali dopo il parere di un gruppo di 12 esperti di cui nessuno conosce i nomi che esprimono un parere non vincolante. L’imposizione dall’alto sulla toponomastica c’è stata anche nel passato. Gli esempi sono numerosi, dalle più diverse epoche storiche, ma cogliamo negli ultimi anni una produzione di vere e proprie “marchette” anche nel Municipio X.
Dal caso dell’ex candidato PDL nel 2013 a Presidente del Municipio X, Cristiano Rasi – che aveva chiesto l’intitolazione ad Alberto Giaquinto – al consigliere di Fratelli d’Italia, Pietro Malara – che chiedeva nel 2021 di intestare una piazza, via o area verde a Vincenzo Muccioli – passando per il M5S che ha intitolato un rondò all’attivista grillino Claudio Zolesi e cercato di cambiare il nome al toponimo di riconoscimento che segue la numerazione municipale.
Nel 2022 si è toccato il fondo con l’ex Assessore della Giunta Gualtieri, Miguel Gotor: la Giunta Capitolina ha dato il via all’intitolazione nel quartiere marino di Ostia di un tratto di ‘strada’ chiusa e abbandonata ai rovi, con annessa discarica e senza targa toponomastica, parallela alla Roma-Lido dietro all’Università del Mare di Roma 3, al famoso alpinista italiano e cavaliere di Gran Croce, Walter Bonatti. E nella stessa occasione, un minuscolo tratto di strada disabitato tra le aiuole e utilizzato a parcheggio in estate dai bagnanti, anche lui senza targa toponomastica, all’esploratore Paolo Andreani che nel 1784 fece il primo volo in mongolfiera in Italia.
Sempre nel 2022, nel nome de “il mare è una carta vincente sulla quale puntiamo”, si è “associato al toponimo Ostia la denominazione Lido di Roma, ad evidenziare il legame con la città eterna per interessare ulteriormente l’Unesco” così “i cittadini di Ostia beneficeranno di un incremento di valore degli immobili che risulteranno situati ad “Ostia lido di Roma” (!!!) che con la semplice aggiunta del nome Roma, brand forte, vedrà valorizzare le proprietà”, perché “Ostia non è solo litorale… Oggi è stata scritta una buona pagina per Roma.” Così Lavinia Mennuni a Andrea di Priamo di FdI.
L’ultima ‘trovata’ è quella di Massimiliano Smeriglio, attuale Assessore alla Cultura di Roma Capitale, che ha annunciato di voler intitolare Piazzale Mediterraneo ad Ostia, preda del fenomeno dei camper, trasformati in alloggi di fortuna, e abitato solo dal chiosco bar di Mario Ventura, che ha fatto da scenografia a diverse produzioni cinematografiche tra cui Suburra e Non essere cattivo di Claudio Caligari, regista al quale si vuole intestare il piazzale “perché anche la toponomastica esprime il forte legame tra Roma e il Cinema a 10 anni dalla morte di Calligari”.
Ora, se questa intitolazione nel deserto può anche avere più senso di quelle precedenti, sorge spontanea una considerazione.
È facile far calare dall’alto un’intitolazione di un piazzale, senza magari mettere nemmeno un cartello toponomastico, un po’ meno essere coerenti con quanto si afferma e cioè che la “toponomastica è legata a personalità del Cinema che hanno segnato la storia della nostra città”. Soprattutto se si perdono ben € 1,5 MLN di fondi PR FESR Lazio 2021-2027 per ben 3 proposte progettuali: arena cinematografica, rassegna cinematografica corto scuole e la “dolce spiaggia” con postazioni multimediali e app dedicata ai set di Federico Fellini ad Ostia.
Se Dio diede all’uomo il potere su tutto il creato invitandolo ad attribuire un nome a tutte le creature, Totò lo prese in parola sostituendo il nome di strada Maggiore con “strada 5×5=25” affinché i bambini imparassero qualcosa. Una delle scene iconiche del film Miracolo a Milano di Cesare Zavattini, in cui si passa dal valore storico e ideologico a quello pedagogico della toponomastica. Di pedagogico in queste scelte politiche da parte dell’Amministrazione non c’è nulla.
Cambiare la toponomastica ha impatto sulla memoria collettiva ed è stata troppo spesso usata strumentalmente dalla politica per fini diversi, qualche volta anche nobili, ma non sono questi i casi. Cambiare poche targhe non può essere un mero gesto simbolico che di fatto nemmeno corregge le ingiustizie storiche che si vogliono perseguire.