IDROSCALO DI OSTIA A RISCHIO PER ASSENZA DEL COLLEGIO DI VIGILANZA SULLE OPERE DEL PORTO DI OSTIA

scolmatore idroscalo

Relativamente al problema della sicurezza idraulica dell’Idroscalo di Ostia si attende ormai da 15 anni la costituzione (ai sensi del comma 7 dell’art.34 del D.Lgs. n. 267/2000) del Collegio di Vigilanza sullo stato di attuazione dei due Accordi di Programma relativi alla realizzazione del Porto Turistico di Roma ad Ostia e del suo raddoppio. E’ una gravissima negligenza da parte della Pubblica Amministrazione che oggi invece interviene chiedendo la ‘delocalizzazione’ dell’abitato dell’Idroscalo in funzione della futura (ma non prossima) realizzazione, a monte dell’abitato, di un tratto di argine mancante sul fiume Tevere. Il rispetto di quanto previsto dagli Accordi di Programma eliminerebbe, nell’immediato, il problema della pubblica incolumità e della necessità di ‘delocalizzare’ l’Idroscalo di Ostia, mitigando in modo significativo le conseguenze previste a seguito di un’eventuale piena eccezionale del fiume Tevere.

INTRODUZIONE
Il futuro dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia, che con la delibera n.3 del 18 dicembre 2015 della Commissione Prefettizia per il Municipio X si intende ‘delocalizzare’, è vincolato da questioni di abusivismo e di sicurezza idraulica. Nella riunione del 14 gennaio 2016 tra il Coordinamento dell’Idroscalo e la Commissione Prefettizia, è però emersa l’urgenza della ‘delocalizzazione’ solo in termini di sicurezza idraulica, urgenza dovuta alla futura realizzazione dell’argine proposto dal Comune di Roma in prossimità di Tor San Michele. Tuttavia nella riunione non si è tenuto conto dei valori della portata del fiume Tevere in caso di piena eccezionale, questi a loro volta regolabili dalla ripartizione delle portate a Capo Due Rami (previsione del ‘partitore’, opera TE019) e da altre opere idrauliche di mitigazione. Risulta evidente che senza una corretta analisi dei valori di portata della piena non è possibile calcolare il livello di pericolosità per la pubblica incolumità dell’Idroscalo di Ostia.

PORTATA DEL FIUME TEVERE E OPERE DI MITIGAZIONE
La Commissione nominata dal Ministro dei LL.PP. con decreto del 28 febbraio 1938 n.1428 avente l’incarico di proporre un Piano Generale di opere di sistemazione del Tevere, ha prescritto la sistemazione dell’incile del canale di Fiumicino per limitare a 500 mc/s la portata massima derivabile in caso di piena del fiume.
Pertanto, in relazione al vigente quadro idrologico di riferimento ciò sta a significare (per un evento con tempo di ritorno pari a 200 anni) una portata naturale nel ramo di Fiumara Grande pari a 2.640 mc/s, che diviene pari a 2.959 mc/s in condizione di regolazione della partizione a Capo Due Rami (opera TE019).
Attualmente, le simulazioni hanno evidenziato che la portata uscente dalla soluzione di continuità dell’argine in sponda sinistra di Fiumara Grande in zona Tor San Michele invaderebbe l’area comunale in sinistra dell’alveo ed entrerebbe nell’area appositamente destinata ad oasi naturale della LIPU, tramite i varchi realizzati dall’interruzione delle dune perimetrali, e lungo via dell’Idroscalo, venendo convogliata fino all’estremità occidentale del parco in corrispondenza della zona terminale del Porto Turistico di Roma e del borghetto dell’Idroscalo. La corrente idrica manterrebbe in tutta l’area velocità estremamente contenute, inferiori a 0,30 m/s.
Invece, nell’ipotesi di avvenuta realizzazione del partitore di Capo Due Rami, e dunque di incremento dei valori di portata transitante nella Fiumara Grande, le simulazioni hanno evidenziato un aggravio della sofferenza idraulica in aree insediate con infrastrutture di servizi cantieristici, in particolare in presenza del rilevato arginale proposto dal Comune di Roma. In tale ipotesi, è dunque necessario intervenire in corrispondenza della sezione terminale dell’oasi naturale con la realizzazione di interventi di ingegneria idraulica che, inquadrati nel più ampio ambito dell’assetto definitivo dell’area di foce, consentono di recapitare in mare a ponente della struttura portuale le portate eccedenti quelle smaltibili con i provvedimenti di protezione civile, garantendo con lo ‘scolmatore su via dell’Idroscalo’ (si veda immagine riportata):

  • lo scarico a mare in condizioni di livello marino a quota 0.76 m delle maggiori portate sopra definite;
  • l’impossibilità del rientro della marea nell’area dell’oasi naturale;
  • il sottopassaggio di via dell’Idroscalo e delle aree terminali occidentali del Porto Turistico di Roma;
  • il contenimento dell’impatto ambientale dell’opera adottando, in particolare per lo scarico a mare e l’attraversamento del litorale, soluzioni compatibili dal punto di vista ambientale;

Tale soluzione era stata approvata in fase di progetto definitivo per il raddoppio del Porto Turistico di Roma ad Ostia ed era conseguenza di scelte (mai attuate) del progetto iniziale del porto stesso.

CONCLUSIONI
Partendo dal modello idrodinamico utilizzato dal progetto definitivo del raddoppio del Porto Turistico di Roma ad Ostia, è possibile, tramite impiego dello scolmatore su via dell’Idroscalo, nell’ipotesi dell’assetto definitivo dell’area di foce, consentire di ridurre il livello idrico nella zona del “borghetto dell’Idroscalo”, ottenendo un modesto aggravio della sofferenza idraulica, peraltro non significativa ai fini del livello di criticità delle costruzioni ivi poste.

Ricordiamo infine che dal 2010 si attende che il Comune di Roma, per continuità amministrativa, esegua l’ordinanza dell’ex Sindaco di Roma, Giovanni Alemanno, n.43 del 17 febbraio 2010, relativamente alla difesa lato fiume dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia. L’ordinanza aveva caratteristiche di Protezione Civile e prevedeva anche la difesa dell’abitato di Ostia mediante posa, presso gli argini del fiume Tevere, di palancole in acciaio tipo Larssen 23, per una lunghezza di circa 200 metri, opera mai realizzata.

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