Non c’è alcuna assegnazione definitiva e la nota stampa dell’Assessore Zevi vuole forzare, assumendo le sembianze di un falso in atto pubblico, una procedura amministrativa non conclusa. Siamo di fatto all’ennesima turbativa d’asta, che lede non solo gli interessi di tutti i partecipanti alla gara, ma anche di tutti i cittadini.
E’ il primo pomeriggio del 12 agosto. Un comunicato stampa dell’Assessore al Patrimonio, Tobia ZEVI, annuncia in pompa magna: “Via libera ai chioschi: ripartono le spiagge libere con tutti i servizi. Con oggi si conclude l’iter autorizzativo per i cinque operatori aggiudicatari della gestione dei chioschi. Ringrazio la Capitaneria di Porto e tutti gli uffici ed enti che hanno collaborato”.
In realtà non è così. All’Albo Pretorio del Comune di Roma, dove dovrebbero risultare atti e provvedimenti amministrativi aventi effetto di pubblicità legale, il 12 agosto non c’è alcun atto.
Per quanto riguarda la gara risulta pubblicata solo la Determinazione Dirigenziale prot.n. QC/92450 del 2 luglio avente per oggetto “Presa d’atto della proposta di aggiudicazione, approvazione della graduatoria con contestuale autorizzazione alla stipula della convenzione e consegna d’urgenza”.
A spiegare la follia contenuta nella nota di ZEVI, interviene il Codice degli Appalti.
La proposta di aggiudicazione (pubblicata) nasce da un processo valutativo delle offerte, mentre l’aggiudicazione definitiva (non pubblicata) dovrebbe essere l’atto per mezzo del quale l’amministrazione dichiara ufficialmente il vincitore della gara (previa verifica del possesso dei requisiti da parte dell’operatore economico). Il nuovo codice (D.Lgs. 36/2023) chiarisce e separa nettamente la proposta di aggiudicazione dall’aggiudicazione stessa, a differenza di come poteva accadere nel vecchio codice (D.Lgs. 50/2016).
Ricapitolando, la proposta di aggiudicazione, una volta formulata dalla commissione di gara, viene trasmessa alla Stazione Appaltante che ha il successivo compito di adottare il provvedimento di aggiudicazione definitiva, previa verifica dei requisiti dichiarati dall’operatore economico proposto.
L’artefice principale di questo pasticcio è il direttore del Dipartimento Patrimonio, Tommaso ANTONUCCI, che in questa gara è contemporaneamente Responsabile Unico del Procedimento (RUP) che firma la proposta di aggiudicazione, e Direttore del Dipartimento Patrimonio, che firma l’aggiudicazione definitiva.
Non solo, ma per potersi concludere “l’iter autorizzativo per i cinque operatori aggiudicatari della gestione dei chioschi”, come sostiene Zevi, occorrono anche i pareri dell’Agenzia delle Dogane (art. 7 dell’Allegato 1 del d.lgs. 26 settembre 2024, n. 141) e della Capitaneria di porto (45 bis del Codice della Navigazione) che possono essere rilasciati soltanto ad aggiudicazione definitiva (ad oggi, materialmente inesistente). Infatti occorre da parte delle due suddette Autorità una verifica preventiva della sussistenza dei requisiti di affidabilità del soggetto affidatario e di compatibilità con l’interesse pubblico demaniale, soprattutto nel caso dell’arenile di Castelporziano ad elevata affluenza stagionale, dove deve essere assicurato ogni servizio a beneficio dell’utenza, in maniera capillare e comprovata.
Dubitiamo dunque fortemente che le due Autorità abbiano rilasciato al Comune di Roma le autorizzazioni per i 5 chioschi sapendo che l’aggiudicazione definitiva non c’è.
Addirittura la nota dell’Assessore ZEVI, inviata solo alla stampa, in un momento poco lucido di esaltazione, mai è pervenuta agli affidatari così come non è mai pervenuta a loro la comunicazione di aggiudicazione definitiva.
Senza l’aggiudicazione non può esserci la firma della convenzione e non può esserci il “Via libera ai chioschi: ripartono le spiagge libere con tutti i servizi”.
Dunque, per Ferragosto, sarà impossibile avere tutti i servizi essenziali previsti: salvataggio a mare, pulizia e igiene ambientale, spurgo, presidio di sicurezza, servizi igienici, zone d’ombra attrezzate e noleggio di lettini e ombrelloni. Anzi, non ci sarà proprio nulla fino alla firma della convenzione, considerato inoltre che i ‘provvisori’ affidatari avranno bisogno di diversi giorni per organizzare il tutto.
Allora perché questa ‘sparata’ mediatica dell’Assessore ZEVI?
La risposta è, a nostro avviso, nella aggiudicazione del Lotto C3, proposta a favore della nuova arrivata Happy Surf One, un’associazione sportiva dilettantistica la cui posizione resta ancora tutta da chiarire in materia dei requisiti di idoneità professionali previsti tassativamente dal disciplinare di gara e motivo di esclusione, come dettagliato da LabUr un mese fa (LINK).
La prova è contenuta nella nota (qui allegata) del Dipartimento Patrimonio prot.n. QC/111064 del 12 agosto 2025 con la quale si comunica agli altri partecipanti del Lotto C3 l’assegnazione ‘definitiva’ alla ASD Happy Surf One mediante graduatoria espressa nella Determinazione Dirigenziale prot.n. QC/92450 del 2 luglio 2025, che in realtà è quella della proposta di aggiudicazione sopra citata e non è dunque un’aggiudicazione definitiva bensì provvisoria.
La firma di tale nota è di Tommaso ANTONUCCI nella veste di Stazione Appaltante.
Un comportamento che ha omesso il controllo sulla regolarità della gara, impedendo di fatto una competizione leale tra i possibili partecipanti alla gara stessa, favorendo la ASD Happy Surf One con fondato sospetto di una turbativa d’asta in essere.
La legge prevede inoltre che il verbale delle verifiche effettuate sulla proposta di aggiudicazione debba essere pubblicato ma neanche questo esiste.
A questo punto chiediamo a tutta la stampa che ha ricevuto la nota dell’Assessore Tobia ZEVI di contattare gli affidatari provvisori, a riscontro della documentazione qui pubblicata da LabUr.
Non c’è alcuna assegnazione definitiva e la nota vuole forzare, assumendo le sembianze di un falso in atto pubblico, una procedura amministrativa non conclusa, di fatto una turbativa d’asta, che lede non solo gli interessi di tutti i partecipanti (anche gli esclusi in fase provvisoria) alla gara, ma anche di tutti i cittadini. Una forzatura per mascherare la propria incapacità di gestire correttamente le gare sulle spiagge del Mare di Roma. Una forzatura fatta sulla spiaggia del Presidente della Repubblica Italiana, Presidente anche del Consiglio Superiore della Magistratura a cui invieremo un dettagliato esposto.