A Roma si apre la campagna elettorale con i Piani di Zona

Ieri, presso la sala Gonzaga del Comando Generale della Polizia Municipale, durante il processo di partecipazione, si è scoperta la verità circa il progetto di densificazione urbanistica di 21 Piani di Zona (noti come ‘167’, piani per l’edilizia economica e popolare). A raccontarla un impreparato direttore del Dipartimento di Urbanistica, Ing. Errico Stravato, che ha finito per fare un intervento politico. Stravato ha accusato le precedenti giunte di centro sinistra per aver lasciato a Roma situazioni urbanistiche disastrose e senza fondi a disposizione.

L’obiettivo di Stravato è di recuperare un po’ di soldi (57 euro/mc) facendo costruire nuovi comparti edilizi dentro le 167. I soldi, secondo Stravato, rimarrebbero destinati dentro le singole 167 per portare avanti le opere incompiute (strade, scuole, servizi). Infatti quello che è emerso dagli interventi dei pochi comitati presenti, è che nelle 167 gli standard urbanistici (verde, parcheggi, scuole e servizi) non ci sono ancora, senza parlare che in alcuni casi non ci sono neppure le opere di urbanizzazione primarie (strade, fogne, etc.). Ridicolo dunque parlare, come fa Stravato, di ‘ristrutturazione urbanistica delle aree extra-standard’, perché in realtà nelle 167 non ci sono nemmeno gli standard. Ricordiamo che le aree delle 167 dovrebbero sorgere proprio con un eccesso di standard per consentire alle aree limitrofe, spesso nate con edilizia spontanea, di dotarsi di quanto mancante. Illogico dunque privare le attuali 167 del verde pubblico e dei servizi in più, per due motivi: il primo pratico, perché non ci sono neppure le dotazioni minime, l’altro teorico, perché decadrebbe il concetto urbanistico delle 167.

Stravato questo non lo sa e dice che i suoi uffici, quando hanno redatto il piano di densificazione, hanno tenuto conto di tutti i dati recandosi sul posto. Addirittura ha sostenuto che non ci saranno costi per la comunità in quanto le aree destinate alle nuove edificazioni sono di proprietà comunale. Stravato dimentica che quelle aree a suo tempo sono state pagate dai cittadini per rimanere secondo la destinazione urbanistica originale e dimentica anche che ogni 167 ha sempre un costo per l’intera comunità dovuto essenzialmente a 3 voci: esproprio dei terreni (in questo caso, già fatto a suo tempo), opere di urbanizzazione primaria (ca. 740 €/mq) e secondaria (ca. 6.700 €/abitante). Non solo, ma il Decreto Interministeriale 1444/68 prevede che per ogni nuovo abitante insediato ci siano 4,5 mq dedicati all’edilizia scolastica. Se consideriamo che nella densificazione dei 21 piani di zona verranno quasi 8 mila abitanti, con un incremento medio del 10%, e che nessuna scuola è prevista, neppure dove ancora le scuole mancano, si capisce che al bluff degli extra-standard si aggiunge quello della politica che comincia proprio nelle 167 la sua campagna elettorale per le amministrative del 2013.

Ieri infatti non solo Stravato ha svolto un ruolo politico e non tecnico, ma addirittura sono intervenuti al processo di partecipazione dei politici. Fuori luogo per esempio l’intervento del Responsabile PD del XIII Municipio, Andrea Storri, che, attaccando la giunta Alemanno, ha dimenticato che l’urbanistica a Roma l’hanno fatta proprio le 4 giunte rosso-verdi di Rutelli e Veltroni, compresi questi 21 piani di zona, scelti adesso da Alemanno tra i 36 del II PEEP precedenti alla deliberazione del Consiglio Comunale n.65/2006.

Se dunque le 167 sono state da sempre una bella ‘favoletta’ (perché non hanno mai portato a compimento gli obiettivi per cui erano nate), adesso si trasformano in un sistema per far cassa da parte del Comune di Roma e per aprire la prossima campagna elettorale. A rimetterci sempre i cittadini che a parte la denuncia poco possono fare e ai quali non viene detto che processi come quello indicato da Stravato, cioè il recupero di fondi dalle nuove costruzioni per realizzare le vecchie opere incompiute, è un processo che non partirà prima di 3 anni. Chi oggi ad esempio dunque non ha una scuola, non l’avrà ancora per molto tempo.

Paula de Jesus per LabUr

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