OSTIÒPOLI


Ostiòpoli, tra cielo e ombra

IMG_20250815_150840Tra l’aeroporto e la “frontiera” – che nessuno sapeva indicare esattamente dove fosse – si stendeva Ostiòpoli, città di mare e di vento. I suoi abitanti si alzavano tardi la domenica, bevevano caffè lunghi e vivevano con quella lentezza spavalda che irritava chi veniva da fuori.

La città era un segreto mal custodito: spiagge che al tramonto sembravano d’oro, pinete piene di suoni e profumi, vecchie rovine dove la storia sapeva ancora di vita e non di turismo. Qui, la vita era buona. Forse troppo buona.

Dalla capitale, qualcuno aveva deciso che Ostiòpoli era “pericolosa”. Non lo dicevano per caso: c’erano articoli, servizi televisivi, perfino documentari con musiche minacciose. Parlavano di “camorra telecomandata a distanza”, come se dietro ogni pescivendolo ci fosse un’antenna e un ordine in codice partito da un palazzo romano.

Eppure, per ogni storia di malaffare, c’erano dieci matrimoni, venti partite a calcio tra amici e cinquanta risate nei cortili. Ma quelle non facevano audience.

Il trucco era semplice: dipingi un paradiso come inferno, e il prezzo delle case scende. Poi, compra, costruisci, e portaci i tuoi amici. Così, un giorno, arrivarono i “nuovi cittadini”: gente che fino a ieri aveva detto “Io lì non ci metterei piede neanche gratis”. Ora sorridevano, raccontando che avevano “sempre amato il mare”.

Gli ostiopolitani li guardavano con un misto di ironia e pazienza. Sapevano che alla fine, anche i nuovi arrivati avrebbero imparato la regola d’oro di Ostiòpoli: qui si vive bene, ma meglio non dirlo troppo forte.

I Capitoli di Ostiòpoli, a cura di Enrico Giorge’, a questo LINK

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