MUNICIPIO X: LO ‘S-BANDO’ DELLE STRADE

Tre esempi di parole al vento, soldi buttati e nessuna trasparenza amministrativa. Sintesi imbarazzante di come si opera nel Municipio X.
VIA DI CASTELFUSANO
la frase (Paolo Masini, assessore comunale ai LL.PP., 19/12/2013): “Il fatto che il direttore dell’Uffico Tecnico segua direttamente i lavori, è il segno del percorso che stiamo facendo”
i fatti: i lavori, che dovevano iniziare il 19 dicembre 2013, sono partiti il 15 febbraio 2014 per irregolarità amministrative da noi segnalate. Solo successivamente, secondo la Determinazione Dirigenziale n.3167 del 23 dicembre 2013 a firma del dirigente Ing. Paolo Cafaggi, direttore dell’Ufficio Tecnico, l’importo di 300mila euro messo a disposizione dal Dipartimento S.I.M.U. è stato impiegato mediante applicazione dell’art.122 c.7 del D.Lgs. 163/2006 (c.d. Codice degli Appalti), una procedura negoziata di stile ‘somma urgenza’ per evitare la pubblicazione del bando di gara.
ad oggi: manca il cartello lavori e non si conosce la ditta aggiudicatrice dell’appalto nè l’importo di aggiudicazione. Assenza di un agronomo (come invece garantito da Masini) per valutare lo stato di salute delle alberature stradali.

RADDOPPIO DI VIA DI ACILIA
la frase (Giacomina Di Salvo, assessore Municipio X all’Urbanistica, 20/11/2013): “Necessità di spostamento centralina Italgas e realizzazione nuovo manufatto… fine opera prevista per febbraio 2014”
i fatti: il raddoppio della Via di Acilia ha, tra i tanti problemi, quello dello spostamento del gasdotto e relativi servizi compreso un Impianto di Riduzione Intermedia della pressione gas (I.R.I.), volgarmente chiamato ‘centralina’ dalla Di Salvo. Lo scavo dell’area è stato eseguito a metà dicembre 2013 accolto con eccessivo entusiasmo dal coniuge della Di Salvo, anche presidente di un’associazione locale.
ad oggi: è rimasto lo scavo senza alcuna struttura.

VIA CANEVARI
la frase (Antonio Caliendo, assessore Municipio X ai LL.PP., 12/02/2014): “I lavori, purtroppo, non potranno essere ultimati prima di 60 giorni“
i fatti: chiusa a metà maggio 2013 per cedimento del manto stradale, è stata riaperta a fine giugno 2013 con imbarazzanti proclami da parte dello stesso Caliendo (appena insediatosi) per poi essere di nuovo chiusa (sempre per cedimento) il 13 dicembre 2013.
ad oggi: il cartello dei nuovi lavori è datato 40 giorni prima (02/01/2014) la dichiarazione di Caliendo e non riporta il termine dei lavori né l’importo dell’appalto, ma solo il nome della ditta (Sistema di Costruzioni srl) di cui non è pubblica la procedura di aggiudicazione dell’appalto.

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OSTIA: PESANTI OMBRE SUL NUOVO BANDO DELLE SPIAGGE

Ci vogliono spaventare dopo il bando degli arenili. Qui l’aria è sempre molto pesante”. Così il Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, dopo la singolare intrusione ad opera di ignoti che, venerdì 7 febbraio, hanno spalancato finestre e persiane dell’ufficio del minisindaco e del suo segretario particolare, Francesco Viglioglia.
Nessun segno di effrazione al portone e nessun furto. Secondo Tassone dunque l’episodio avviene a seguito della pubblicazione del nuovo bando di affidamento dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere del Litorale di Roma Capitale. Il nuovo bando, datato 4 febbraio, nasce dopo l’annullamento avvenuto il 4 novembre 2013, in autotutela del precedente bando del 18 giugno 2013 che era stato rettificato per errore materiale il 26 giungo 2013.
Tutte e quattro le determinazioni dirigenziali sono a firma dell’Ing. Paolo Cafaggi, prima nelle vesti di dirigente e poi di direttore della U.O.A.L. Unità Organizzativa Ambiente e Litorale, demandata al controllo delle concessioni balneari. Il nuovo bando però è rimasto sostanzialmente identico a quello annullato. L’opposizione parla di “un documento privo di contenuti”, “discusso in fretta e furia”, che ha visto un “imbarazzante iter di approdo in aula” e dove è stato addirittura bocciato “un emendamento che prevedeva, per meglio combattere il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, l’ausilio di un magistrato o di un delegato della questura di Roma, per la redazione del Bando”, nonostante nella passata consiliatura, proprio il PD, con Tassone allora capogruppo, avesse occupato l’aula per protesta avanzando questa richiesta.
Ma anche nella maggioranza qualcuno ha il mal di pancia, come Giovanni Zannola, giovane consigliere del PD, che però si trincera dietro un no comment.
Le infiltrazioni mafiose sulle spiagge di Ostia sono emerse dall’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato lo scorso luglio all’arresto di 51 persone, tra capi ed affiliati appartenenti ad una vasta ed agguerrita organizzazione criminale di stampo mafioso operante nella Capitale e in particolare nel Litorale.
In quei giorni la stampa titolava: “Marino il duro decapita gli uffici”. Il Sindaco, in accordo con il Presidente del Municipio X Andrea Tassone, sostituiscono il direttore e il dirigente dell’ufficio tecnico del Municipio coinvolti nella vicenda. I due dirigenti accusati di “gravi fatti” erano, il direttore del municipio, Claudia Menichelli, e il direttore dell’U.O.T, Aldo Papalini, al quale però la direzione dell’ U.O.A.L era già stata tolta dall’ex Presidente del Municipio X (ex-XIII), Giacomo Vizzani, il 4 ottobre 2012.
Claudia Menichelli è andata a dirigere il VI Municipio. Aldo Papalini si è messo in pensione e il 15 luglio anche l’U.O.T passa sotto Paolo Cafaggi. Su Cafaggi è rimasto il mistero dell’articolo, mai smentito, di Federica Angeli, cronista di La Repubblica, esperta di criminalità organizzata a Roma, secondo cui “rischia di finire a processo per concorso in abuso edilizio e falso ideologico per aver fatto ottenere a una S.p.A. la sanatoria per l’ uso commerciale di un complesso invece adibito ad uso agricolo“. La notizia si riferisce al 2009 ma è stata pubblicata il 20 giugno 2013, un mese prima dell’operazione della DDA “Alba Nuova”. Cafaggi per altro risulta iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma insieme ad Alemanno per la vicenda del “sale tossico” legata alla nevicata di febbraio 2012.
Il posto della Menichelli invece viene occupato a luglio dall’Avv. Rodolfo Murra, che a settembre però lascia per andare a capo dell’Avvocatura Capitolina. Prende il suo posto Claudio Saccotelli, già direttore del Municipio X da luglio 2002 a luglio 2008. Saccottelli viene intercettato l’8 gennaio 2004 in una equivoca conversazione con l’iracheno Sulaiman Faraj, uno degli arrestati il 4 novembre del 2004 nella operazione ‘Anco Marzio’, che per prima denunciò la presenza di una “associazione per delinquere di tipo mafioso” sul Litorale romano. Nelle 500 pagine di ordinanza, si legge: “gli indagati hanno nelle loro mani i dipendenti pubblici che dovrebbero controllare il regolare rilascio delle concessioni per l’installazione dei chioschi sulla spiaggia libera di ponente” e che tale organizzazione malavitosa era stata in grado di bloccare “il lavoro statale di rifacimento del lungomare di Ostia”.
Nelle intercettazioni, Claudio Saccotelli così dialogava con il pregiudicato ‘Frank’ l’iracheno:

“Quando puoi stare sul lungomare, all’altezza del tuo lotto?”
“Anche tra mezz’ora”
“Tu vai, c’è l’ingegnere Tabacchiera, con il direttore dei lavori“
“Ma come lo riconosco?“
“Lui sa chi sei. Ti riconosce lui“

Dopo quasi due mesi di silenzio del suo blog, il 9 febbraio scorso, a pochi giorni dunque dalla pubblicazione del nuovo bando delle spiagge, che secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni ha visto un forte litigio tra Saccotelli e Cafaggi sedato dal Presidente Tassone, Murra scrive: “Nell’estate del 2013 sono stato nominato Direttore del Municipio X (di Ostia, per intenderci), quello dove il Dirigente dell’ufficio tecnico è stato indagato per una miriade di reati (si è messo volontariamente in pensione, coincidenza singolare, appena un mese dopo la pubblicizzazione delle accuse gravissime). Ebbene in quell’Ufficio sono addetti tecnici che abitano ad Ostia e che lavorano lì, ininterrottamente, da 15/20 anni, senza mai alcuna turnazione (neppure ora, che la legge anticorruzione lo impone espressamente). La stabile e prolungatissima permanenza in un Ufficio tecnico, a contatto continuo con imprenditori ed appaltatori, porta inevitabilmente al sospetto di contiguità inopportune, di affievolimento dei controlli, di amicizie e rapporti incompatibili con l’applicazione di sanzioni. Il tentativo di applicare questi dipendenti al Casilino, all’Aurelio, onde far rigenerare il tessuto burocratico dell’Ente, si rileva sistematicamente inutile: siamo in Italia, ed interviene la politica”.
Le parole di Murra gettano dunque una pesante ombra sul nuovo bando delle spiagge. L’aria è decisamente molto pesante e le decapitazioni ricordano quelle di Ifigenia.

Paula de Jesus per Labur

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OSTIA: LO SCANDALO DELLE CASE ARMELLINI

Pochi ne parlano e la sede del PD di Nuova Ostia proprio dentro uno dei locali presi in affitto dal Comune di Roma da una delle società di Angiola Armellini per “Edilizia Residenziale Pubblica” è l’esempio eclatante. Il Comune paga da sempre la famiglia Armellini che ora la Guardia di Finanza scopre aver evaso le tasse, anche quelle comunali (ICI, IMU) mediante un intreccio di società estere. Qui di seguito l’informativa della Guardia di Finanza e le dichiarazioni (tra di loro contraddittorie) rilasciate dall’amministrazione capitolina. Nessuno sapeva nulla?
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Alla luce delle risultanze investigative emerse dalle indagini svolte, è stato possibile conseguire significativi risultati di servizio in materia di lotta all’evasione fiscale internazionale ed alla detenzione occulta di capitali all’estero.
In particolare si è proceduto:

– al disconoscimento dei citati trust di diritto estero di cui è stata dimostrata l’invalidità, in termini di fittizia interposizione e la conseguente inopponibilità all’amministrazione finanziaria, in qaunto privi dei connotati fisiologici di tale istituto;
– alla disapplicazione degli effetti scriminanti dei menzionati 10 scudi fiscali riferiti al patrimonio estero della Armellini Angiola per circa 100 milioni di euro, in ragione del fatto che le relative istanze di emersione non sono state presentate dall’effettivo beneficiario dei beni artatamente conferiti in trust, bensì dai relativi, formali trustee;
– alla segnalazione nei confronti della competente A.G. di n.13 soggetti a vario titolo indagati per i reati di cui agli artt. 4 e 5 del D.Lgs. n.74/2000, 416 c.p. (con riguardo a 4 dei predetti soggetti) nonché 640 comma 2, c.p.;
all’esecuzione, oltre che di numerose e complesse attività di indagine e di polizia giudiziaria, anche di attività ispettive di natura amministrativa, di cui:
1) nr.3 verifiche fiscali nei confronti di altrettante società ritenute estero-vestite riqualificate quali ‘evasori totali’;
2) nr.1 verifica fiscale nei confronti di persona fisica detentrice di rilevantissimi interessi economici occultati all’estero;
– alla contestazione di violazioni alla normativa in materia di monitoraggio fiscale in relazione all’importo complessivo di € 2.157.959.577,15;
– alla constatazione di violazioni tributarie corrispondenti ai seguenti importi:
1) maggiore base imponibile ai fini IRES: € 110.339.969,97;
2) maggiore base imponibile ai fini IRPEF: € 79.037.486,00;
3) imposta di registro evasa: 231.600,00;
– all’individuazione di un vasto patrimonio immobiliare, articolato in
1) n.3 alberghi (cc.dd. ARAN Hotels)
* Barcelò Aran blu, situato in Ostia (Roma), Lungomare Duca degli Abruzzi n.72;
* Barcelò Aran Mantegna, situato in Roma, via ANdrea Mantegna n.130;
* Barcelò Aran Park Hotel, situato in Roma, via Riccardo Forster n.24;
2) n.1243 fabbricati, ubicati in Roma (in prevalenza), Pomezia (RM) e Sezze (LT), principalmente costituiti da appartamenti con relative pertinenze facente capo – per il tramite di soggetti nazionali ed esteri – in ultima istanza, alla predetta imprenditrice romana.

Tale circostanza, come si dirà meglio nel prosieguo, è stata oggetto di comunicazione ai competenti Organi istituzionali, al fine della applicazione delle misure cautelari ritenute opportune.
L’attività di servizio, peraltro, ha consentito di approfondire specifici profili normativi in relazione ai quali – ravvisate talune criticità – sono state avanzate alla Superiore Gerarchia n.3 proposte di modifica normativa.

Così parlò il 23 gennaio 2014 il presidente del Municipio X, Andrea Tassone
LO SCANDALO DELLE CASE ARMELLINI A OSTIA: ANDREA TASSONE
Così parlò il 23 gennaio 2014 il vicesindaco del Comune di Roma, Luigi Nieri
LO SCANDALO DELLE CASE ARMELLINI A OSTIA: LUIGI NIERI
Così parlò il 2 febbraio 2014 il sindaco del Comune di Roma, Ignazio Marino
LO SCANDALO DELLE CASE ARMELLINI A OSTIA: IGNAZIO MARINO

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MUNICIPIO X, INFERNETTO: IL CAOS TRA CENTRO COMMERCIALE, URBANISTICA E CODICE DELLA STRADA

Non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta dall’assessore municipale all’urbanistica, Giacomina Di Salvo, su presunte irregolarità collegate all’apertura di un nuovo centro commerciale all’Infernetto. Nel frattempo però sono accadute due cose, entrambe imbarazzanti:
1) l’assessore Di Salvo si è fatta fotografare all’inaugurazione di un finto inizio lavori di un impossibile parcheggio davanti alla stazione di Casalbernocchi, dove si è giocato con le macchinine dei bambini;
2) il passo carrabile, da noi contestato, è stato chiuso.

Restano aperte le domande relative a tutte le altre irregolarità oggetto dei nostri esposti ma soprattutto resta aperta una domanda: è così difficile comprendere, per un assessore, il codice della strada e il regolamento viario del Comune di Roma?
Eppure è scritto chiaro: “Per passo carrabile si intende l’insieme delle opere e degli apprestamenti per collegare alla rete stradale i fondi o i fabbricati ed, in particolare, le aree o gli edifici per la sosta dei veicoli… per le strade locali va rispettata la norma che prevede l’interdistanza dei passi carrabili (tra loro e con le intersezioni) pari a 12 m, salvo il caso di autorimesse di notevole capienza (superiore ai 300 posti auto) per le quali detta interdistanza deve risultare non inferiore ai 30 m”. Ora, il supermercato in questione ha ben due passi carrabili uno affianco all’altro, su via di Castelporziano. Via di Castelporziano, nel tratto in questione, è classificata come strada interzonale (tipo E) e dunque deve essere rispettato quanto sopra, addirittura con misure più restrittive se deve applicarsi rigidamente la norma che la definisce un “sottotipo di strada di quartiere”.
Evitiamo di parlare dell’interferenza con il traffico pedonale, perché dovrebbe esser lasciato a quest’ultimo lo spazio e le condizioni di sicurezza. L’Ufficio Tecnico ci scrive che nessuno ha mai richiesto l’apertura di passi carrabili, la polizia municipale sembra non conoscere il Codice della Strada, il supermercato apre come se nulla fosse e l’assessore gioca con le macchinine. Evviva l’Italia, abbasso il Codice della Strada.

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FOSSO DEL FONTANILE: NO AL SOTTOPASSO DI MALAFEDE, SI ALLA SICUREZZA IDROGEOLOGICA

Gli effetti dell'esondazione del Fosso del Fontanile il 20.10.2011

Ci opporremo con tutti i mezzi possibili al dissennato progetto per la realizzazione del sottopasso alla via Cristoforo Colombo in corrispondenza della via di Malafede aggiudicato l’8.5.2013 in via definitiva dal Comune di Roma e dal 15.1.2014 in pubblicazione presso l’Albo Pretorio.
E’ assurdo e irresponsabile, con la realizzazione del citato sottopasso, alterare il già precario regime del Fosso del Fontanile aumentandone la portata per l’immissione dello scarico delle acque meteoriche della sede stradale, della raccolta delle acque di superficie provenienti dalla tenuta di Castelporziano e soprattutto con una discutibile sistemazione del corso del fosso stesso, sotto la sede stradale, mediante realizzazione di un sifone rovescio.

Ricordiamo infatti che dopo l’ultima alluvione subita dall’abitato di Punta di Malafede (a Casalbernocchi: via Scartezzini e strade limitrofe), in data 20 Ottobre 2011, causata dallo straripamento del Fosso del Fontanile con disastrosi allagamenti nelle abitazioni, i residenti hanno chiesto un accertamento tecnico preventivo presso il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche di Roma (N.R.G. 23/12) che ha portato, da parte del consulente tecnico d’ufficio, ad individuare le cause degli allagamenti subiti:

– presenza di una discarica abusiva a monte dell’abitato;
– negligenza nella pulizia dell’alveo del fosso;
– realizzazione di uno scatolare (per l’intubamento del fosso, all’interno dell’abitato) di portata non sufficiente;
– presenza di ostruzioni nello scatolare medesimo;
– rimbalzo delle competenze sulla gestione del fosso.

I successivi lavori svolti dall’ARDIS (Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo) hanno messo in parte in sicurezza l’abitato ma hanno anche evidenziato che “la sicurezza idraulica dell’abitato di Casalbernocchi, soggetto all’esondazione del Fosso, non è al momento garantita con i parametri normati dal Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico”. Invieremo a breve una comunicazione al Segretariato Generale del Comune di Roma, Direzione Contratti e Appalti, affinché blocchi l’opera garantendo invece i requisiti per la pubblica e privata incolumità dei cittadini di Punta di Malafede (Casalbernocchi).

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OSTIA, VIA C.COLOMBO E L’INSANA SCELTA DEI CAVALCAVIA

Nel cerchio, l'incrocio di via Pindaro

Per numero di veicoli coinvolti in incidenti, le intersezioni della via Cristoforo Colombo più pericolose, nel tratto interno all’attuale X Municipio, sono: via di Malafede (tamponamenti multipli), via di Casalpalocco e via Pindaro/via E.Wolf Ferrari. Una situazione da sempre denunciata ma mai affrontata con competenza dalla pubblica amministrazione. Tutti si aspettavano soluzioni serie invece la beffa è arrivata proprio in questi giorni. Dopo l’incidente del 1° gennaio di quest’anno al km. 22,00 della Colombo, dove un giovane ha perso la vita per una imprudenza scavalcando di notte il guardrail, si è risvegliata l’attenzione sulla ‘pericolosità’ della via, rivolta non al traffico veicolare bensì agli attraversamenti pedonali, inesistenti da sempre, per scelte sbagliate e negligenza della pubblica amministrazione. La soluzione proposta dall’attuale giunta municipale, governata dal presidente Andrea Tassone, è quella di realizzare dei sovrappassi presso gli incroci a raso già semaforizzati prendendo però come esempio una realizzazione per nulla analoga: il sovrappasso delle Tre Fontane su via Laurentina, dove non c’è alcun semaforo. Chiunque sia competente in materia è a conoscenza del fatto che la soluzione di un sovrappasso in prossimità di incroci a raso, già regolati da semaforizzazione, non solo è inutile ma finisce anche per ridurre la visibilità presso gli incroci stessi, rendendo più pericoloso l’attraversamento veicolare. E’ il caso della via Cristoforo Colombo, che nel tratto in questione è classificata come strada urbana a scorrimento (non veloce), tipologia di strada che ammette attraversamenti pedonali semaforizzati, non a livello sfalsato, come conferma anche il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale.

Perché dunque la scelta di sovrappassi? Tutto ha inizio dalle scelte sbagliate dell’amministrazione, sempre di centro-sinistra, nel periodo 2006-2008, allora minisindaco Paolo Orneli. Si tentò di mettere in sicurezza l’incrocio di via Pindaro, propendendo appunto per un sovrappasso ciclopedonale. Ad agosto del 2006 il sovrappasso era in fase di progettazione. Nello stesso mese del 2007 l’opera fu finanziata e dichiarata di «immediata cantierabilità». A febbraio del 2008 il Campidoglio garantì che stavano per partire i lavori. Ma a gennaio 2014 ancora non si sa neppure che fine abbiano fatto i 550 mila euro destinati per quella realizzazione. Una soluzione, quella del sovrappasso, che a quel tempo non convinceva neppure i componenti del PD che oggi come nel 2006, siedono nel Municipio X (ex-XIII), ma che invece adesso plaudono la scelta allora contestata. E’ il caso di Marco Belmonte, attuale assessore municipale alla ‘sicurezza’, di Giuseppe Sesa, oggi capogruppo municipale del PD, che voleva addirittura un sottopasso. Il cartello lavori del sovrappasso è ancora lì, dopo 5 anni. Ad aggiudicarsi la gara il 5 maggio del 2008 è stata l’azienda “A.R. Alessandro Rubei Costruzioni srl” con un ribasso eccezionale del 40.3950 % sull’importo dei lavori a base d’asta (€ 466.463,95 diventati 278.035,84). L’azienda è legata alla costruzione delle opere di urbanizzazione e alla realizzazione di unità abitative in località Malafede ed anche ad altre opere per la EUR Servizi Terziari, cioè le Terrazze del Presidente su via di Acilia. Coincidenze? Forse. I lavori dovevano durare 180 giorni a partire dalla data del 31 marzo 2009. Invece accadde l’impiccio. A seguito dell’entrata in vigore del Decreto ministeriale del 14 gennaio 2008, ‘Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni’ (G.U. n.29 del 4 febbraio 2008), e alla normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche, l’impresa presentava un nuovo progetto esecutivo, con una integrazione economica di € 324.840,00 (incremento di circa il 120%). Il Comune, pur valutando tecnicamente idoneo il progetto, ritenne di non approvarlo a causa dei costi elevati e comunicò, il 12 luglio 2009, la possibile risoluzione contrattuale per inadempimento dell’appaltatore. L’epilogo della vicenda si è avuto con la Deliberazione n.64 (Adunanza del 3 novembre 2010) dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture con cui si invitava il Comune a comunicare, nel termine di 30 giorni, le proprie valutazioni ed i provvedimenti adottati o che intendeva adottare per la definizione del caso in questione. Poi il silenzio. Nel frattempo, il 4 febbraio 2009, nell’Aula Consiliare del Municipio ostiense, si apprendeva che il sovrappasso sarebbe stato spostato all’altezza dell’innesto di via Pericle (Casalpalocco) su via C. Colombo, per finire su via Guarnieri (Infernetto), per favorire principalmente i ragazzi del liceo scientifico Democrito sito in via Prassilla a Casalpalocco. La soluzione dei sovrappassi è inutilmente costosa rispetto ad un attraversamento pedonale semaforizzato, introduce ulteriore pericolosità al traffico veicolare, finisce per realizzare artificiose barriere architettoniche e non risolve in tempi brevi neppure la questione della sicurezza dei pedoni, considerato che riattivare tutta la procedura amministrativa di una nuova gara significa attendere almeno 14 mesi, più altri 6 per i lavori.

In tutta questa confusione e approssimazione, LabUr chiederà Accesso Civico agli atti pubblici della precedente gara, almeno per capire dove sono finiti i 550 mila euro previsti per un sovrappasso già inutile 8 anni fa.

Paula de Jesus, per Labur

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MUNICIPIO X, LAVORI SU VIA DI CASTEL FUSANO: RISPONDE IL COMUNE DI ROMA

Il Segretariato-Direzione Generale, Direzione Regolamentazione e controllo dell’attività amministrativa, ieri, 20 dicembre 2013, con N° di Protocollo RC 22122, ha risposto in merito all’esposto presentato da LabUr sui lavori in Via di Castel Fusano (LINK). Nonostante il 18 dicembre ci sia stato il quarto comunicato stampa del Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, i lavori su via di Castel Fusano il 19 dicembre non sono partiti, un flop preannunciato da LabUr già l’11 dicembre.
Scrive il Segretario-Direttore Generale al Direttore del Municipio X e al Dirigente U.O.T del Municipio X, in copia conoscenza al Presidente Tassone, all’Assessore alle Periferie e LL.PP. del Comune di Roma, al Comandante U.O. X Gruppo “Mare”, al Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale-Protezione Civile, al Segretariato Generale Direttore Area Trasparenza, che “con riferimento all’esposto indicato in oggetto, con p.e.c. del 17/12/2013 (prot. RC21846/17.12.13) da LabUr- Laboratorio di Urbanistica per segnalare presunte irregolarità procedurali nell’ambito dell’affidamento dell’appalto dei lavori per la messa in sicurezza di via di Castel Fusano e per la realizzazione della pista ciclabile sulla via adiacente, si chiede alla SS.LL. di fornire una dettagliata relazione in ordine alle censure poste dall’istante, dandone comunicazione anche a questo Segretariato-Direzione Generale”. Vedremo quindi se l’appalto dei lavori in via di Castel Fusano, per un importo di 1 milione di euro (600mila per la strada, 400mila per la pista ciclabile), è stato gestito nelle piena trasparenza amministrativa.

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MUNICIPIO X, VIA DI ACILIA: ESPOSTO SULLE OPERE DENTRO LA RISERVA NATURALE STATALE DEL LITORALE ROMANO

Si può costruire un nuovo Impianto di Riduzione Intermedia della pressione gas (I.R.I.) presentando una semplice Denuncia di Inizio Attività (D.I.A.) ? Si può pensare di spostare un gasdotto dentro alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano? Secondo l’assessore all’Urbanistica del Municipio X, Giacomina Di Salvo e gli uffici tecnici, sì. Lo scopo? Realizzare un ormai superato e sbagliato progetto del raddoppio della via di Acilia, troppo datato e non più conforme alle esigenze del territorio. Un progetto nato 20 anni fa e che andrebbe rivisto e non forzato sul territorio in maniera ottusa.
Per tali motivi, valutate leggi e normative, presenteremo un dettagliato esposto agli enti competenti chiedendo un adeguamento del progetto stesso affinché siano fermate queste dannose opere propedeutiche (I.R.I. e gasdotto). Siamo certi che ci sia già stato da parte della EUR Servizi Terziari srl, proprietaria dell’area dove si vuole costruire l’I.R.I., un atto di concessione in comodato all’Italgas S.p.A. e che il Comune di Roma abbia provveduto al rilascio di tutte le autorizzazioni necessarie. Siamo anche certi che la ditta che sta eseguendo i lavori (la Rublan Costruzioni srl) abbia tutte le certificazioni richieste per costruire l’I.R.I. in conto Italgas. Siamo anche certi che i lavori stiano rispettando quanto previsto nell’ordinamento nazionale dal D.P.R. 6 giugno 2001, n.380 T.U. delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. Ne siamo certi, anche perché se così non fosse vorrebbe dire che l’illegalità ormai si è annidata dentro le istituzioni.
Quello che invece sicuramente non c’è stato è il rispetto dovuto alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Ricordiamo che fino all’approvazione del Piano di Gestione da parte del Ministero dell’Ambiente, restano in vigore le “Misure provvisorie di salvaguardia” dettate dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 29 marzo 1996 che istituisce la Riserva (art. 7). Tali misure prevedono che all’interno del territorio della riserva siano distinte due aree. Quella in oggetto, dove si dovrà spostare il gasdotto, è denominata di tipo 2, caratterizzata “da ambienti agricoli a maggiore grado di antropizzazione con funzioni di interconnessione territoriale e naturalistica”. In tale area (art.7, c.3) “gli interventi di trasformazione e di ulteriore urbanizzazione sono soggetti ad autorizzazione”, comprese anche le opere in questione (art.8, c.1, lett. b). Un’urbanistica seria non ferma la realtà a 20 anni prima, ma segue lo sviluppo del territorio, difendendolo.

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OSTIA, VIA DI CASTEL FUSANO: CARTE NON IN REGOLA, TUTTO FERMO

Non sono iniziati i lavori su via di Castel Fusano, sebbene il presidente del Municipio X, Tassone, lo abbia scritto in 4 comunicati stampa, lo abbia ribadito ieri in sala consiliare e addirittura si sia fatto ospitare su Agenparl, l’agenzia parlamentare per l’informazione politica ed economica. Un flop preannunciato dal fatto che le carte per un appalto da un milione di euro non sono in regola. Assenza del cartello lavori, soldi tirati fuori chissà come dal cilindro magico, affidamento dei lavori senza alcuna evidenza pubblica, mancato studio preliminare dello stato dei 240 pini che contornano la via, inspiegabile marcia indietro della Soprintendenza sui sondaggi archeologici preventivi e, soprattutto, totale assenza presso l’Albo Pretorio della determinazione dirigenziale dal Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, come previsto per legge. Insomma un bel pastrocchio. Per tali motivi, con riferimento al Decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ‘Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni’ (G.U. n. 80 del 5 aprile 2013) abbiamo richiesto con urgenza Accesso Civico alla necessaria determinazione dirigenziale sopra citata e comunque la sua pubblicazione prima dell’inizio dei lavori. Ogni giorno, fino a quando non avremo dettagliate risposte, eserciteremo ispezione popolare su questo appalto pubblico. Lavori necessari, indispensabili ma che si devono eseguire nel rispetto della legge e della trasparenza amministrativa.

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MUNICIPIO X, INFERNETTO: IL SUPERMERCATO DELLA VERGOGNA

Dal 27 settembre 2013 la Polizia Municipale di Ostia e l’assessore all’Urbanistica del Municipio X, Giacomina Di Salvo, non rispondono ai nostri esposti (ben due), permettendo di fatto che possa aprire un supermercato all’Infernetto, una delle più pregiate zone residenziali di Roma Capitale, in piena violazione del Codice della Strada e della pianificazione urbanistica. Ha risposto il Comune di Roma, ha risposto il Comando Generale ed il il Gruppo Pronto Intervento Traffico della Polizia Municipale, ha risposto l’Ufficio Tecnico del Municipio: di quel supermercato “non risultano domande di passo carrabile neanche ad uso cantiere”. Può esistere un supermercato senza i regolari ingressi per il parcheggio clienti e per l’area carico/scarico merci? Può esistere un supermercato che li ha entrambi irregolari ma che non c’è reato perché non ‘risultano ufficialmente’? All’Infernetto si. Ora il supermercato ha aperto e regolarizzare la questione sarà più difficile perché si rischia di creare un danno all’imprenditore (che si è avvalso, come coordinatore per la progettazione, dell’Ing.Renato Papagni presidente dell’Assobalneari Roma). Questa è l’Italia che non va. L’Italia che ha una pubblica amministrazione dove l’assessore Di Salvo ha tempo di fare decine di incontri presso il comitato di quartiere del coniuge ma non ha il tempo in tre mesi di dare una risposta. L’Italia che ha un corpo di Polizia Municipale come quello di Ostia che dovrebbe garantire il rispetto dei regolamenti e delle leggi (soprattutto quelle del Comune cui appartiene) e che invece non interviene neppure se sollecitato dal proprio Comando Generale. L’Italia dove un presidente del Municipio X di Roma ‘Capitale’, Andrea Tassone, si conserva la delega al Commercio e non tutela la regolarità amministrativa delle altre attività produttive del territorio. Il costo per richiedere l’autorizzazione di un ‘passo carrabile’ è irrisorio, ma per poterlo richiedere va rispettato l’articolo 22 del ‘Nuovo Codice della Strada’: “senza la preventiva autorizzazione dell’ente proprietario della strada non possono essere stabiliti nuovi accessi e nuove diramazioni dalla strada ai fondi o fabbricati laterali, né nuovi innesti di strade soggette a uso pubblico o privato“. Applicando leggi e regolamenti, quel supermercato, per noi, non è in regola. Aspettavamo delle risposte a conferma della nostra tesi. Abbiamo fatto esposti, non denunce. Ora, visto il silenzio, ricorreremo allo strumento dell’Accesso Civico, previsto dall’articolo 5 del Decreto legislativo n.33 del 14 marzo 2013 e valuteremo dalla documentazione se ci siano stati reati penali dei pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione. E questa volta partono le denunce.

I precedenti articoli:
1 – ROMA, INFERNETTO: UN BEL CENTRO COMMERCIALE SENZA ALCUN PASSO CARRABILE
2 – INFERNETTO: IL SUPERMERCATO CONTRO IL CODICE DELLA STRADA
3 – ROMA, INFERNETTO: UN SUPERMERCATO MODIFICA IL CODICE DELLA STRADA

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