Il Comune di Roma si è comportato e continua a comportarsi come se avesse fatto un affidamento diretto. Peccato che sia una gara pubblica, europea, a procedura aperta. Siamo si fronte ad una evidente turbativa d’asta a favore di ACEA del suo amico Francesco Gaetano Caltagirone. Grave il mancato inserimento della sdemanializzazione del Fosso della Cancelliera negato in fase di gara.
Da 4 anni il Sindaco Roberto Gualtieri, tra propaganda e forzature amministrative, garantisce, grazie ai poteri commissariali per il Giubileo, le irregolarità compiute dagli Uffici capitolini sul termovalorizzatore di Roma in località Santa Palomba (Municipio IX).
Se tutto questo non avesse un costo esorbitante per i cittadini, sarebbe derubricabile ad uno dei tanti insuccessi del peggior Sindaco di Roma degli ultimi 30 anni (peggio di Carraro, nessuno).
L’ultimo atto deprecabile è la questione del famigerato Fosso della Cancelliera che LabUr – Laboratorio di Urbanistica, sia il 4 ottobre 2024 (1) sia nella puntata di Report del 19 dicembre 2024 (2), documentava essere area demaniale, mentre sia il Sindaco sia AMA ne negavano l’esistenza. Dunque sussiste di fatto una turbativa d’asta perché l’area è stata inclusa nella progettazione dell’impianto favorendo di fatto il raggruppamento proponente.
Infatti nella relazione andata in gara del Comune di Roma (3) (Relazione Idrologica e Idraulica – REV 01), si legge: “Si evidenzia che sono state svolte delle analisi preliminari sul Fosso della Cancelliera dalla società Leganceavvocati associati che ha redatto una nota legale “Progetto Waste – terreno in Roma, Santa Palomba” con data 22 dicembre 2022. Nella relazione è riportato nelle conclusioni al punto a) ”il corso d’acqua è stato modificato, mutando dunque la sua natura di corso d’acqua ad opera idraulica”. Quindi, per il Comune di Roma, si trattava di area non demaniale.
Guarda caso, dopo nostro esposto e articolo (datati 4 ottobre 2024), a gara aggiudicata, è proprio AMA S.p.A. (proprietaria dell’area dove dovrebbe sorgere l’impianto) che il 29 ottobre 2024 comunica di voler procedere allo spostamento del Fosso della Cancelliera presentando all’Agenzia del Demanio – Direzione Roma Capitale istanza di sdemanializzazione per le aree adiacenti a quelle di sua proprietà, rilevando che il fosso non è più esistente, che è stato deviato e che quello presente è l’unico corpo idrico che assolve le funzioni idrauliche dell’intera area. Sempre AMA evidenzia la necessità di realizzare un nuovo tracciato e a questo punto arriva il parere dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC) in data 19.03.2025 che impone le seguenti condizioni preliminari:
– dimostrazione mediante studio idraulico della piena officiosità idraulica del nuovo tracciato per scenari con tempo di ritorno pari a 200 anni.
– divieto di copertura del corso d’acqua
– divieto di realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti nella fascia di almeno 10 metri dalle sponde
– distanza di rispetto del nuovo tracciato di almeno 4 metri dalla strada (via della Cancelliera)
– demanializzazione del nuovo tracciato nel rispetto delle condizioni di cui ai precedenti punti.
Tali prescrizioni non erano state assolutamente contemplate in fase di gara nella Relazione Idrologica e Idraulica.
Cosa fa a questo punto Gualtieri?
Con i poteri di Commissario Straordinario di Governo per il “Giubileo della Chiesa cattolica 2025”, il 9 maggio 2025 dispone – nelle more dell’avvio e della definizione della procedura di sdemanializzazione e spostamento del Fosso della Cancelliera – di rilasciare al vincitore della gara la concessione all’attraversamento e utilizzo delle aree del c.d. “Fosso della Cancelliera” adiacenti alle particelle di proprietà AMA S.p.A., “al solo fine di svolgervi attività funzionali alla cantierizzazione dell’area per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione”. Tradotto, anticipa l’apertura del cantiere prima che venga corretto il grave errore iniziale, di fatto una sanatoria ora per allora.
Come in una Repubblica delle Banane, con questa sanatoria sembrerebbe risolto l’imbroglio già nato con l’atto di compravendita dell’area, ma resta in piedi e si rafforza la turbativa d’asta su un investimento di quasi un miliardo di euro. Una palese turbativa d’asta che ha favorito l’unico partecipante impedendo la libera concorrenza di mercato. Ci riferiamo al Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) composto da ACEA Ambiente S.r.l., Hitachi Zosen Inova Ag (oggi Kanadevia Inova Ag), Vianini Lavori S.p.A. e Suez Italy S.p.A., gli unici a rispondere all’avviso esplorativo riguardante la ricerca di operatori economici interessati alla presentazione di proposte di Project Financing per l’affidamento della concessione del termovalorizzatore, gli unici a far pervenire offerta e ad aggiudicarsi la gara il 31 maggio 2024. Una gara europea a procedura telematica aperta avente come oggetto il Progetto di Fattibilità Tecnico Economica (PFTE) proposto nel precedente avviso pubblico.
Un RTI che il 17 aprile 2025 si è costituito nella Società di Progetto denominata RenewRome S.r.l., dopo essersi vista convalidare il PFTE dall’Organo di Ispezione, individuato da Invitalia S.p.A, a sua volta individuata da Gualtieri. Un Organo di Ispezione composto da un altro Raggruppamento Temporaneo d’Imprese, Rina Check S.r.l., Bureau Veritas Italia S.p.A. e Conteco Check S.r.l.
NEGATA LA TRASPARENZA
Peccato che l’attività di verifica del PFTE da parte di questo Organo di Ispezione si sia conclusa il 18 aprile 2025 con un sedicente esito “conforme con osservazioni” (“Rapporto Conclusivo RC.03.C”). Osservazioni non rese pubbliche e che impediscono di fatto la trasparenza nel processo partecipativo in corso dall’8 agosto 2025 avviato nel contesto del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR) di Ferragosto.
Per altro, l’esito dell’Organo di Ispezione arriva prima dell’Ordinanza di Gualtieri del 9 maggio, dunque viziato in quanto avrebbe dovuto dichiarare “non conforme” il PFTE proprio perché era stata negata la natura demaniale del Fosso della Cancelliera.
Da notare che tale Organo di Ispezione ha rifiutato a LabUr l’accesso civico generalizzato a tale relazione in quanto “la documentazione richiesta contiene informazioni tecniche e metodologiche relative al progetto in oggetto, nonché valutazioni e procedure di verifica della progettazione effettuate da Organismi di Ispezione di tipo A accreditati ai sensi della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17020”.
In pratica, secondo l’Organo di Ispezione, assume maggiore prevalenza la tutela sia del proprio know-how (industriale, finanziario e commerciale) sia di quello della RenewRome S.r.l. rispetto all’interesse pubblico e collettivo di avere trasparenza amministrativa.
Come sia possibile che la divulgazione della loro relazione di verifica possa pregiudicare gli interessi economici e commerciali delle aziende, compromettendo la riservatezza di dati aziendali e tecnici, è un mistero.
Una supercazzola giuridica per nascondere il proprio operato, pagato dai cittadini che hanno il diritto di avere certezza della bontà del progetto.
CONCLUSIONI
Si apre ora lo scontro nella fase partecipativa del PAUR, nella quale LabUr riverserà non solo le suddette osservazioni, ma anche altre questioni importanti che LabUr ha sollevato in questi mesi (LINK):
– la particella 105 non è citata come appartenente all’impianto
– l’inedificabilità per la vicinanza con il Consorzio Industriale Roma-Latina
– il mancato chiarimento se effettivamente l’area ricada nel Comune di Roma
Abbiamo intanto segnalato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ai Nuclei Speciali della Guardia di Finanza, all’ANAC e alla Procura, la turbativa d’asta di fatto sulla gara del termovalorizzatore di Roma Capitale.