C’è un’inchiesta che si trascina da dieci mesi tra i terreni della Pineta delle Acque Rosse, a Ostia, dove una fallimentare operazione di forestazione finanziata con 1,8 milioni del PNRR sta sollevando più criticità che alberi. Dietro gli appalti, dietro i fondi pubblici, dietro i progetti solo annunciati, spunta una storia ancora più inquietante: il nuovo caso che coinvolge la Neulaband S.S., società passata di mano, un po’ come nel gioco di scatole cinesi, da Nicola Spinelli a Luca Ferri e ora a Clemente Federico Aldobrandini (già al centro dei nostri approfondimenti – LINK).
La Neulaband S.S. sostiene di essere proprietaria di un vasto terreno individuato al Catasto di Roma come foglio 1079, particella 21. Peccato che questa particella non esista più da tredici anni. L’errore per altro non è finito in un modulo qualunque, ma negli atti giudiziari con cui la società sta tentando di procedere agli sgomberi forzati nell’area golenale tra l’argine maestro e il fiume Tevere lungo via Tancredi Chiaraluce.
Sgomberi fondati, di fatto, su un dato catastale inesistente.
Le mappe parlano chiaro: la vecchia particella 21 è oggi la 2896, frazionata e classificata come Ente Urbano, non come terreno agricolo o naturale. È l’area su cui sorge la struttura interna del cantiere nautico Altamarea (via delle Orcadi 5), accatastata come D/7, fabbricato destinato a specifiche attività industriali. Non un lembo di golena. Non un terreno da “bonificare” o “recuperare” bensì un fabbricato.
Questa svista conduce ad una storia che sembra uscita da un archivio impolverato dei servizi segreti tedeschi: quella della baronessa Sigrid Alice Ernestine Cecile Luise Claudia Helma Frieda von Laffert, aristocratica tedesca e, secondo varie fonti storiche, intima di Adolf Hitler.
Morta nel 2002, la baronessa risulta proprietaria della particella (quella che non esiste più) fino al 1993. Dopo di lei, la proprietà passa alla società lussemburghese Neulaband S.A. fino al 27 ottobre 2005, quando viene acquistata dalla Neulaband S.S. italiana, costituitasi pochi mesi prima.
Tre passaggi, tre società, una costante: il legame con operazioni condotte dall’entourage Aldobrandini su cui, come abbiamo scritto a febbraio, si sono accesi i fari più volte della Procura per ipotesi di frode fiscale, esportazione illecita di capitali e società di comodo create all’estero di cui non sono stati resi pubblici gli esiti della fase istruttoria.
Mentre sono in corso le verifiche sui fondi PNRR nella Pineta delle Acque Rosse da parte delle Autorità competenti, un’altra anomalia si affaccia prepotente: dai documenti in nostro possesso la particella su cui la Neulaband S.S. rivendica diritti non è mai appartenuta alla società, ma alla baronessa Laffert fino agli anni Novanta. Ma soprattutto, la particella non corrisponde completamente all’area che la società indica nei contenziosi sugli sgomberi della golena del Tevere.
Una discrepanza che può causare un effetto valanga sulle aree golenali, i loro usi, le loro tutele. Gli appetiti su quelle aree sono noti da anni e ben documentati sulla cronaca nera.
LabUr segnalerà il grave e ripetuto errore catastale presente negli atti ufficiali anche alle Autorità inquirenti perché non è accettabile che fondi pubblici, proprietà private e asset strategici del territorio siano manipolati attraverso numeri di particella che non esistono più.