SAGRA DELLA TELLINA, IL GRANDE BLUFF DI OSTIA (CON L’IMPREVISTO)

Screenshot_2025-08-23-21-19-19-25_99c04817c0de5652397fc8b56c3b3817Sessant’anni di storia, spaghetti più o meno fumanti, spostamenti di date, maltempo e processioni marinare. Ogni anno il Borghetto dei Pescatori viene presentato come la capitale del gusto e della tradizione. Ma a dirla tutto, più che Sagra della Tellina sembra essere una fiera della delusione, un gigantesco gioco delle tre carte in cui al posto della telline rischi di trovarti gusci vuoti, qualche lupino, calamari surgelati e vino del peggior cartonato. Ma come si fa a fare una Sagra della Tellina senza le telline? Perché questa è la realtà (da almeno un decennio, purtroppo). Eppure le premesse c’erano tutte. Chi l’aveva pensata, ci ha visto lungo. Fare di una manifestazione eno-gastronomica un simbolo del litorale (tanto da essere copiata altrove) e perché no costruirci intorno tutto il resto: dalla vetrina politica al serbatoio di voti. Il primo a trasformare la tradizione popolare in business fu l’allora organizzatore Domenico Pizzuti. Tanto di palchetto allestito e via alla passerella della politica. Si alternavano assessori e presidenti di Municipio (da Paolo Orneli a Giacomo Vizzani, passando per Davide Bordoni). Perfino il prefetto Vulpiani con la commissione straordinaria credettero alla favola della tellina come “filiera corta” e “pesca sostenibile” (prima dei granchi blu). Celebre fu l’aneddoto riguardante lo stesso Pizzuti che annunciò al microfono un cambio di scaletta per l’arrivo di Alemanno. Era il 2008. Tutti a correre dietro le quinte per preparare l’accoglienza al sindaco (peraltro eletto da pochi mesi), ma quando tutti si aspettavano il Gianni primo cittadino, l’amara sorpresa: per Alemanno il buon Pizzuti intendeva Barsocchi, all’epoca presidente di Ostia in Bici (poi passato alla candidatura politica anche lui) che si presentò con la sua stuola di ciclisti reduce da una trasferta in Umbria. In origine la Sagra si teneva nella prima metà ottobre, ma il maltempo scoraggiava gli avventori, così si passò a fine settembre. Niente, la nuvoletta di Fantozzi sembrava aleggiare sulla Tellina ostiense: ancora pioggia. E così si pensò di tagliare la testa al toro e farla ad agosto. Ed eccoci qui, previsioni meteo e gaffe a parte siamo arrivati all’edizione numero 60. Gli organizzatori in pompa magna, a mò di Cetto Laqualunque, hanno annunciato alla stampa: «Telline per tutti».

Ed è proprio questo il punto: da dove spuntano i quaranta quintali di telline annunciati con si tanta enfasi? Perché chiunque conosca un minimo il mare sa che se nei giorni precedenti c’è stato mare mosso e con quelle condimeteo di telline locali non ne esce neanche mezza padellata. Sul litorale romano poi il problema è doppio: il granchio blu ha decimato i banchi naturali e i pescatori da tempo ormai denunciano difficoltà crescenti. Già in passato i pescatori della bassa Campania vennero in soccorso dei colleghi di Ostia a cui rifornirono carichi di telline per garantire il “successo” della sagra che altrimenti sarebbe stata a rischio. Peccato anche che spesso le telline finiscano subito e al loro posto arrivino i lupini, spacciati come parenti stretti. Ma è come andare ad Ariccia alla Sagra della Porchetta e trovarsi davanti una fettina di arista. O a Nemi, alla Festa della Fragola, e dover addentare more e altri frutti di bosco. Una truffa culinaria che non si osa chiamare col proprio nome. E intanto i prezzi lievitano: porzioni ridotte, qualità modesta, fritti di calamari e gamberi palesemente surgelati, bicchieri di vino con tappo che si svita. Il tutto condito con l’entusiasmo da sagra di paese, ma ai costi quasi da ristorante.

E se qualcuno pensa che le critiche siano solo invenzioni giornalistiche, basta leggere i commenti sui social. «15 euro la frittura? Me la magno al ristorante servito e riverito… dopo l’esperienza dell’anno scorso mai più!». «Ho pagato di meno al ristorante delle Dune. In linea con i prezzi tutt’altro che popolari di tutti i servizi estivi di Ostia. Ridimensionatevi!!!!!», scrive Roberto Valentini. Gianfranco D’Antoni ironizza: «Al massimo spaghetti con le valve vuote delle telline per 10 euro, non vi fate fregare da questa gente». Nino Lenokg commenta: «A trovarle le telline…», mentre Ernesta Pallotta liquida il tutto con un «Casino totale e le telline nell’immaginazione!». Infine Alessandro e Flavio Faedda rincarano la dose: «Con l’odore delle telline…». Un coro di delusione che, a leggere bene, vale più di qualsiasi recensione ufficiale
Il capitolo “istituzioni” merita da solo una menzione da sceneggiatura nella commedia italiana anni ‘80, tra Pippo Franco e Paolo Roberto Cotechiño. Lo scorso anno, dopo una cena di degustazione riservata ai politici del X Municipio, i commensali furono colti da improvvisi problemi intestinali. Qualcuno, con passo disperato, dovette correre nella pineta per alleggerirsi. Una scena tragicomica che, a raccontarla, sembra davvero un film con Alvaro Vitali. E che rievoca altre cronache poco edificanti legate alla stessa pineta, quando un politico del Municipio fu pizzicato in auto con l’amante in sosta vietata. Insomma, come dire, non è la prima volta che un politico venga trovato con le braghe calate in pineta.

Gli stand? Altra vergogna. Un insulto al borgo e alla sua memoria. Nessuna traccia di pescatori, reti, artigianato locale, cultura del mare. Solo cover per cellulari, palloncini fluorescenti, giostre da Luna Park e bancarelle di paccottiglia made in China. Il mare, le telline, la tradizione? Fantasmi sacrificati all’altare della fiera di paese.
Il programma culturale è la ciliegina sulla torta. «Intrattenimento musicale», si legge su depliant e locandine. Tradotto: balli latino-americani al grido di “Bombaaaaa”, con buona pace dei residenti. Mentre nei comuni vicini si esibiscono nomi veri – Patty Pravo a Fiumicino, Mauro Repetto a Cerveteri, Anna Pepe a Ladispoli – a Ostia regna il nulla. Nessun artista degno di nota, nessun richiamo.

Con la deliberazione di giunta 4 del 25 luglio 2017, la Sagra della Tellina ha ricevuto un riconoscimento istituzionale. Un passaggio che ha trasformato la festa del Borghetto in appuntamento «ufficiale», sancendo di fatto il salto dalla tradizione popolare alla rendita non solo politica ma anche economica. Da allora gli organizzatori legittimati da questo bollino istituzionale, vendono un evento sempre meno legato al mare e sempre più orientato agli affari.

E poi c’è il Borghetto, simbolo dei pescatori devoti a San Nicola. Oggi stretto tra speculazioni edilizie e scandali giudiziari. Qui, Barbara Mezzaroma faceva “affari” con Paolo Papagni, mediatore di interessi immobiliari per conto dell’imprenditrice romana e finito in carcere per i suoi legami con Roberto De Santis alias “Er Nasca”. Un’inchiesta che si è ferma alla «tentata estorsione», senza “compiere” l’estorsione vera a propria come si usava fare nelle operazioni che sul litorale hanno fatto scoppiare il caso “Mani Pulite” in tutta Italia. Nel frattempo, il rischio è che il borgo diventi terreno fertile per progetti immobiliari che nulla hanno a che vedere con la sua identità storica.

La Sagra della Tellina, dunque, avrebbe dovuto essere la festa del mare di Roma. Oggi assomiglia più a una sagra dell’improvvisazione e, soprattutto, del surrogato e del compromesso. Ostia meriterebbe una festa vera, legata alla sua storia e alla sua gente. Quella attuale, invece, è un grande bluff, fatto di spaghetti “insipidi” e piatti indigesti. Telline o lupini?

La casella di questo “Ostiopoli” è l’IMPREVISTO. Tira i dadi e spera che ti capiti il piatto giusto…

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