Il Porto crocieristico di Fiumicino è una questione urbanistica di scala metropolitana. Per questo oggi si è tenuto un consiglio straordinario nel Municipio X. La Comunità Foce del Tevere ha chiesto e ottenuto l’impegno del consiglio municipale a convocare una Commissione congiunta Ambiente, Urbanistica e Lavori Pubblici al fine di verificare se sono stati effettuati studi sull’erosione e il rischio idrogeologico su sponda sinistra del Tevere, considerato che non si farà più l’argine maestro ad altezza Tor San Michele.
LabUr darà il proprio supporto tecnico alla Comunità Foce Tevere affinché il dibattito sul porto crocieristico di Fiumicino non sia ridotto ad una mera contrapposizione tra ‘sviluppo’ e tutela ambientale. Sotto il profilo meramente urbanistico, il progetto rivela una questione più profonda: la difficoltà di governare trasformazioni infrastrutturali complesse in assenza di una visione territoriale integrata.
Le critiche avanzate in questi anni hanno evidenziato nodi reali: la trasformazione sostanziale di una concessione nata per un porto turistico, l’uso della variante come strumento di adattamento incrementale, la fragilità paesaggistica e ambientale dell’area di Isola Sacra. Tuttavia, queste criticità non possono essere comprese pienamente se non vengono collocate dentro un quadro più ampio di governance urbana e di pianificazione assente.
Infrastrutture sovrapposte, pianificazione frammentata
Fiumicino rappresenta uno dei casi più evidenti di sovrapposizione infrastrutturale non governata nel contesto romano: aeroporto intercontinentale, foce fluviale, costa fragile, tessuti residenziali recenti e ora un’infrastruttura portuale di scala regionale. Questi elementi vengono affrontati attraverso procedimenti settoriali – VIA, concessioni, pareri – che valutano singole opere, ma non costruiscono un disegno complessivo.
Il Porto crocieristico, in questo senso, non è solo un progetto controverso: è il sintomo di una pianificazione che procede per addizioni successive, inseguendo opportunità economiche (anche eticamente fortemente criticabili) senza chiarire quale assetto urbano e territoriale si intenda costruire alla foce del Tevere.
Idrogeologia, foce e Passo della Sentinella
La questione idraulica e idrogeologica – che comprende gli argini del Tevere, la foce e l’area di Passo della Sentinella – è emblematica di questa ambiguità. Nei procedimenti autorizzativi esistono studi di compatibilità idraulica, ma il dibattito pubblico ha spesso sovrapposto piani diversi: rischio idraulico, demanialità, classificazione come golena, sicurezza territoriale.
Il contributo di LabUr, richiamando una recente sentenza su Passo della Sentinella in cui ha seguito l’ATP, chiarisce un punto essenziale: la qualificazione giuridica di un’area non esaurisce la valutazione urbanistica e territoriale. Un suolo può non essere golenale in senso formale e, allo stesso tempo, far parte di un sistema fragile, esposto a pressioni infrastrutturali, modifiche morfologiche e scenari di rischio legati agli eventi estremi.
In questo contesto, la foce del Tevere va letta non come un margine amministrativo, ma come un’infrastruttura naturale complessa, il cui equilibrio dipende dall’interazione tra fiume, mare, opere a terra e a mare.
La sponda sinistra: Ostia, Idroscalo, Municipio X
Un elemento rimasto spesso sullo sfondo è l’impatto sistemico dell’opera sulla sponda sinistra del Tevere, in particolare su Ostia e sull’Idroscalo. Dal punto di vista fisico, le dinamiche costiere mostrano una deriva litoranea prevalente verso nord: gli effetti diretti sulla dinamica dei sedimenti si manifestano dunque soprattutto lungo il litorale a nord della foce. Tuttavia, questo non esaurisce la questione nella sua complessità.
Le trasformazioni della foce – dragaggi, opere a mare, modifiche dell’assetto portuale – incidono sull’equilibrio morfologico e idraulico complessivo del sistema, con ricadute indirette sulla gestione del rischio, sulla vulnerabilità degli insediamenti e sulla capacità di adattamento ad eventi estremi. Ostia, in particolare l’Idroscalo, sono territori già segnati da fragilità sociali, insediative e infrastrutturali e non sono estranei a questi processi anche se non ne sono il luogo diretto di intervento.
Un unico sistema urbano, ambientale e infrastrutturale
Ostia, Idroscalo e Fiumicino costituiscono di fatto un unico sistema, per almeno tre ragioni.
1. Dal punto di vista ambientale, condividono la stessa foce fluviale e lo stesso sistema costiero: le dinamiche idrauliche, morfologiche e di rischio non si fermano ai confini comunali.
2. Dal punto di vista infrastrutturale, l’aeroporto, le reti viarie, il porto e le connessioni locali generano flussi che attraversano entrambe le sponde, incidendo su mobilità, accessibilità e pressione antropica.
3. Dal punto di vista urbano e sociale, Ostia e Idroscalo rappresentano il fronte residenziale e fragile di un sistema che concentra funzioni economiche strategiche sull’altra sponda, senza un adeguato riequilibrio in termini di servizi, investimenti e qualità urbana.
Trattare questi ambiti come realtà separate significa ignorare la natura reale del territorio e produrre decisioni parziali, incapaci di governare le esternalità anche su sponda sinistra (esternalità idrauliche e di rischio con aumento della vulnerabilità in eventi estremi; esternalità ambientali con inquinamento indiretto; esternalità infrastrutturali e di mobilità con pressione indiretta sulla rete viaria del Municipio X; esternalità urbanistiche e territoriali con rafforzamento della marginalità dell’Idroscalo e nascita della vera “porta turistica di Roma” spostata su sponda destra).
Le criticità delle critiche
Le critiche urbanistiche, solide, fino ad oggi enunciate, sono concentrate sull’iter e sui vizi procedurali, ma non hanno analizzato e costruito ancora scenari credibili e misurabili sul futuro di tutta l’area della foce e di Ostia in particolare. È ora di compiere questo passo affinché il dibattito non rimanga confinato tra ricorsi e pareri, senza affrontare la domanda centrale: che progetto urbano e territoriale si intende costruire alla foce del Tevere.
Una lezione di metodo
Il caso del porto crocieristico di Fiumicino mostra che le grandi opere non possono essere valutate come episodi isolati. Richiedono una visione di scala metropolitana, capace di integrare infrastrutture, ambiente e città. Senza questo salto di scala, il conflitto è destinato a persistere per molti altri anni e a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i più fragili.