Giacca, cravatta, modi affabili e sguardo impenetrabile. Francesco D’Agati, classe 1936 è il boss della vecchia guardia di Ostia che oggi vive tra le villette basse di Nuova California e le strade che scompaiono nella pineta, dove i Fragalà restano una presenza costante. Uomo di rappresentanza di Cosa Nostra, fratello del capomandamento di Villabate, già braccio destro di Pippo Calò, D’Agati è stato per decenni considerato il garante di equilibri fragili e l’arbitro silenzioso delle guerre criminali sul litorale sud di Roma. A lui tutti hanno sempre portato “rispetto” e non solo tra i sodali di rango. C’è chi ricorda di Sabrina Fasciani, figlia di Carmine, che gli rendeva omaggio con un gesto antico e mafioso: il baciamano. Perché D’Agati non è mai stato un boss di facciata: era il “signore” che decideva la qualità della cocaina immessa sulle piazze di Ostia. Le voci di mala che si susseguono nelle strade dei quartieri raccontano di una spada custodita in casa, sulla cui lama venivano stese diverse tipologie di polvere bianca. Sarebbe stato lui personalmente a sceglierne i tagli migliori. «A Ostia monnezza non deve arrivare», era il suo mantra.
Nella geografia criminale di Ostia, D’Agati ha sempre giocato un altro campionato. Gli Spada non rientravano nelle sue orbite. Erano gli “zingari”, quelli della manovalanza. Per lui il potere era questione di rappresentanza, di eleganza e di equilibri tenuti in piedi dal sangue e dal silenzio. Non a caso, fu lui a intervenire per pacificare lo scontro tra Triassi e Fasciani, dopo la guerra per il controllo delle spiagge libere culminata nelle gambizzazioni dei fratelli siciliani. Una pax mafiosa che gli inquirenti hanno sempre indicato come «decisiva» per evitare che le forze dell’ordine azzerassero ogni affare.
Ma la droga non era l’unico business di “Don Ciccio”. Il vecchio boss sarebbe stato a capo anche di un circuito di riciclaggio attraverso attività di copertura, soprattutto ristoranti sul mare. Non era un mistero che frequentasse i migliori locali di Ostia, in alcuni dei quali il pranzo era “gentilmente offerto”. Da quelli negli stabilimenti (quelli in cui i varchi aperti e poi chiusi sarebbero stati l’ultimo dei problemi) alle locande di cucina partenopea scomparse da un giorno all’altro. Proprio sul lungomare che lui spesso frequentava, nell’estate del 2012, esplose una bomba: un messaggio che fece tremare la stagione balneare e che in questi periodi riecheggia nell’ordigno piazzato alla palestra della famiglia Di Napoli.
Il filo rosso porta dritto a Kevin Di Napoli, figlio del campione di pugilato Gianni, ex picchiatore al servizio di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. Kevin era noto per i rapporti con Marco Esposito “Barboncino” e poi con lo stesso Diabolik, ma sullo sfondo restava l’ombra lunga di D’Agati, l’uomo che aveva decretato le “paci” vere, quelle riconosciute da tutte le mafie. Rispetto a lui, Piscitelli era poco più che un parvenu.
Lo stesso Ciccio, interrogato a riguardo, liquidava il leader degli Irriducibili con una frase tagliente: «Poco cervello. Ucciso da uno straniero, segno che non contava niente».
La parabola di D’Agati si consuma nella sua Ostia, tra omaggi pubblici e timori silenziosi. Se i Fasciani si spartivano il potere con i Triassi, se gli Spada scalpitavano per salire di grado, il vecchio Ciccio resta la figura di garanzia. Lui e Michele Senese erano gli unici autorizzati a mettere ordine quando la guerra rischiava di far saltare i conti.
Ostia resta un terreno maledetto, crocevia di cocaina sudamericana, stabilimenti balneari e faide a bassa intensità. Qui le bombe, dai rimessaggi nautici alle palestre, continuano a scandire i regolamenti di conti. Eppure di Don Ciccio D’Agati: all’indomani di ogni sparatoria o attentato intimidatorio le prime pagine dei giornali sono per altri nomi, mentre lui appare quasi come un “fantasma elegante”, simbolo di un potere criminale che non ha mai lasciato davvero il mare di Roma. Una scelta che può apparire come un “Vicolo Stretto” rispetto alla grandezza della sua terra di Sicilia, ma in realtà è proprio sul mare di Roma che ora si decide la partita.
Perché a “Ostiopoli”, basta avere le carte giuste per far saltare il banco.
Dal giorno di elezione a Sindaco di Roma di Roberto Gualtieri, l’Assessore all’Urbanistica, Maurizio VELOCCIA, ha inondato Ostia di imbarazzanti comunicati stampa, dal Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) alla realizzazione dell’ATO I-12 IBIS-Borghetto dei Pescatori (collegato a Barbara MEZZAROMA), tutti progetti rimasti al palo e che assumono sempre più, dopo 4 anni, le sembianze di una ‘propaganda urbanistica’ volta a soddisfare qualche interesse particolare e nessun interesse collettivo.
L’ultimo esempio è il faraonico e roboante progetto del “Parco del Mare”, finanziato con risorse irrisorie, 23.833.000 € PR Lazio FESR 2021-2027, i cui lavori dovrebbero finire per il quarto trimestre 2026. Si tratta dell’ennesimo ‘progetto waterfront’ che prevede “la realizzazione di un nuovo parco nel Litorale di Ostia, ottenuto attraverso la rinaturalizzazione di un lungo tratto stradale del lungomare e la ricostituzione della duna marina” (LINK).
Vediamo perché si tratta, anche questa volta, solo di ‘propaganda urbanistica’ da parte di Veloccia.
I FONDI
Il 17 dicembre 2024 il Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, e il Presidente della Regione Lazio, Francesco ROCCA, hanno firmato la convenzione per la realizzazione del Parco del Mare di Ostia DOPO che Risorse per Roma aveva già bandito (ad agosto) la gara europea per l’affidamento della progettazione. Con un video, con 52 like e 10 condivisioni, Veloccia, ad Agosto 2024, chiede “di diffondere la notizia affinché i migliori progettisti di tutto il mondo possano confrontarsi con questa sfida davvero ambiziosa”.
Rispondono 11 società. Ci aspettavamo di trovare in elenco AECOM, Gensler, Nikken Sekkei, Perkins&Will, Aedas, HDR, Woods Bagot… o, rimanendo in Italia, Renzo Piano, Lombardini 22, CMR, Mario Cicinella, One Works, Citterio-Viel… No, solo piccoli studi o realtà locali. L’unico nome un po’ conosciuto è quello di Guendalina Salimei. Insomma, la fine di quasi tutti i bandi targati Gualtieri degli ultimi 3 anni, dalle concessioni marittime, al Museo della Scienza, a Via dei Fori. Uno la domanda se la pone, ma loro no.
L’ITER
Con Deliberazioni di Giunta Capitolina n.226 del 26 giugno 2023 viene approvata la c.d. Strategia Territoriale “Ostia mare di Roma”, finanziata con 45 milioni di euro (fondi PR LAZIO FESR 2021-2027) avente per obiettivo quello di “rilanciare Ostia come risorsa strategica per Roma, valorizzando il mare come elemento centrale dello sviluppo urbano, economico e sociale”. Responsabile, Raffaele BARBATO, direttore del Dipartimento Pianificazione Strategica e PNRR.
Successivamente con Deliberazione della Giunta Capitolina n.212 del 20/06/2024 vengono prima individuati i seguenti interventi (Fig. 1)
e poi ampliati e suddivisi in due fasi. Si noti che gli interventi 10-15 sono stati racchiusi nel c.d. Parco del Mare con aumento di spesa da 16.133.000 a 23.833.000 (Fig. 2).
Infine, Deliberazione di Giunta Capitolina n.404 del 07/11/2024 con cui viene data autorizzazione alla firma della convenzione con la Regione Lazio riportata nella DGR 756 del 10 ottobre 2024 e che, all’articolo 7, riporta le modalità attuative degli interventi:
I progetti ammessi a finanziamento nella I° fase devono essere appaltati con stipula dei relativi contratti entro 18 mesi dalla sottoscrizione della Convenzione tra Comune Beneficiario e Autorità di Gestione
Il rispetto del termine dei 18 mesi e il raggiungimento dei risultati previsti consente di avviare il parco progetti di seconda fase.
Qualora entro 18 mesi siano stati stipulati contratti per un valore finanziario compreso tra il 70% e il 100% è possibile ottenere una proroga di 6 mesi: entro tale successiva scadenza devono essere aggiudicati (con stipula del contratto) i residui interventi, pena l’impossibilità di accedere alla seconda fase.
Alla data del 31/12/2026 devono essere inderogabilmente sottoscritti i contratti di appalto di tutti gli interventi ammessi in prima fase (lavori e forniture) pena la revoca automatica del finanziamento degli interventi non ancora avviati.
Tutti gli interventi ammessi a finanziamento – sia in prima fase che in seconda fase – devono essere conclusi entro il termine ultimo del 31/12/2028.
Dunque poiché la firma della convenzione è del 17 dicembre 2024, i 18 mesi scadono il 17 giugno 2026 (le elezioni del Sindaco di Roma avverranno tra il 15 aprile ed il 15 giugno 2027 secondo la Circolare n. 83/2024 del Ministero dell’Interno).
LA GARA: IL COLPACCIO DI RISORSE PER ROMA
Ancor prima della firma della Convenzione tra il Comune di Roma e la Regione Lazio, in nome dell’ “urgenza degli interventi’, Risorse per Roma (Società in house di Roma Capitale, un ‘carrozzone’ di ingegneri ed architetti che dal 1995 in pratica sostituisce la progettazione degli uffici comunali) invia al Dipartimento capitolino di Urbanistica il 7 maggio 2024 il Documento di Indirizzo alla progettazione (DIP) proponendosi come stazione appaltante. Si tratta del documento che definisce le caratteristiche, i requisiti e gli elaborati necessari per la progettazione di un intervento, in linea con il quadro esigenziale. In pratica, una “guida” (o lista della spesa) per i progettisti, in cui si dice cosa deve essere realizzato e come, prima ancora che si inizi a progettare nel dettaglio.
Il 21 giugno, il Dipartimento di Urbanistica, comunica il proprio nulla osta a procedere secondo l’iter proposto. Non solo. Nelle more del completamento dell’iter amministrativo e della formalizzazione dell’affidamento da parte di Roma Capitale, Risorse per Roma, il 02 agosto 2024, dispone l’indizione di una procedura aperta per l’affidamento dei servizi tecnici di ingegneria e architettura per la progettazione di fattibilità tecnico-economica (PFTE), il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e l’eventuale progettazione esecutiva (PE) per l’intervento “Parco del Mare”. Siccome è ancora in corso l’iter amministrativo volto alla stipula della Convenzione tra la Regione Lazio e il Comune di Roma Capitale – e dunque la conseguente formalizzazione dell’incarico a Risorse da parte del Comune di Roma – è stata ‘furbescamente’ inserita negli atti di gara la clausola di non assegnazione! Un capolavoro di sostituzione.
Come abbiamo visto alla gara hanno partecipato 11 concorrenti. L’aggiudicazione ufficiale è avvenuta con determina emessa da Risorse per Roma il 28 febbraio 2025 a favore del costituendo raggruppamento temporaneo tra ABACUS S.r.l. (mandataria) e Massarente Architettura s.r.l., MADE ASSOCIATI DI ARCH. MICHELA DE POLI E ARCH. ADRIANO MARANGON, CO.RI.P s.r.l., VDP S.r.l. e Ing. Carlo Costantini (mandanti), che ha ottenuto il punteggio più alto, pari a 98,43 (su 100!). A firmarla, l’amministratore unico di Risorse per Roma, Paolo ORNELI, già discusso Presidente del Municipio X negli anni 2000-2001 e 2006-2008 dopo una parentesi (2001 – 2006) come Consigliere Comunale e Delegato del Sindaco Veltroni al Litorale negli anni dell’operazione “Anco Marzio” seguita all’omicidio di Paolo Frau, potente boss del litorale romano, tant’è che Orneli, per il ruolo che ricopre in quegl’anni, compare nelle informative.
UN PROGETTO A METÀ
Dalle carte andate in gare, in sostanza, si tratta di realizzare le precedenti opere indicate dalle schede 10-15, con fine lavori fissato al quarto trimestre 2026 per un importo complessivo di euro 23.833.000 (tutti fondi PR Lazio FESR 2021-2027):
la riqualificazione del lungomare Duca degli Abruzzi, Toscanelli e piazza Ravennati
il Parco lineare delle Dune (da Piazzale Magellano a Piazza Cristoforo Colombo)
la nuova strada alternativa al lungomare (via delle Quinqueremi)
il nuovo ponte sul Canale dei Pescatori
la riqualificazione connessioni con le stazioni
nuovi parcheggi a raso.
Per i servizi professionali attinenti l’ingegneria e l’architettura della progettazione relativa all’intervento globale Parco del Mare (da sottoporre all’esame del competente Gruppo di Polizia Locale e/o del Dipartimento Mobilità e Trasporti di Roma Capitale) è stato posto a base di gara l’importo di € 1.141.465,70 calcolato in modalità tabellare sull’importo dei lavori oggetto dei servizi di progettazione della suddetta procedura di gara, pari ad euro 12.149.120,00 oltre IVA e così suddivisi:
INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’ – importo stimato 5.619.120,00 €
IDRAULICA – importo stimato 150.000 €
Numeri che non tornano con quelli precedentemente autorizzati.
Attenderemo dunque di conoscere cosa il raggruppamento vincitore ha progettato e consegnato a fine maggio 2025.
Tra gli altri misteri, non si capisce come abbia potuto Risorse per Roma indire una gara il 07 febbraio 2025 (importo € 238.603,70) per i servizi di verifica preventiva della progettazione del PFTE e del PE dei lavori di realizzazione dell’intervento “Parco del Mare” considerato che la determina di aggiudicazione di Paolo ORNELI è del 28 febbraio 2025, cioè successiva.
ALTRI DUBBI: IL “DNSH”
L’Appalto deve essere conforme al “non arrecare un danno significativo agli obiettivi ambientali”, il c.d. “Do No Significant Harm” (di seguito, “DNSH”), ai sensi dell’articolo 17 del Regolamento (UE) 2020/852.
La stazione appaltante infatti deve dare evidenza di come ha tenuto conto del principio DNSH nella specifica fase di selezione dei progetti e/o dei soggetti attuatori riportando nella check list ex ante in quale atto amministrativo (bando/avviso, decreto di assegnazione delle risorse, ecc.) sono state tenute in conto i 6 vincoli del DNSH. Non solo. Nella fase di rendicontazione intermedia delle spese di progetto, la stazione appaltante deve compilare le check list DNSH comprovando i requisiti coerenti con l’avanzamento della misura.
Ricordiamo che la certificazione DNSH viene emessa da organismi di certificazione accreditati e indipendenti che valutano la conformità dei progetti o degli investimenti ai principi ambientali stabiliti dal regolamento UE 2020/852 ed è spesso richiesta per l’accesso ai finanziamenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Di tutto questo non abbiamo trovato traccia.
LA VARIANTE URBANISTICA
Risultano poi contenuti e da verificare le aree soggette a variante urbanistica,
La variante infatti è dichiarata essere di soli 8.320 mq su 480.000 mq (1,7%) per le seguenti motivazioni:
nuova viabilità e parcheggi nel tratto tra via dei Palischermi a Piazzale C. Colombo, variante da “Sistema dei servizi e delle infrastrutture ‐ Servizi: Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale” a “Strade” per un totale di 8.126 mq
nuovo ponte sul Canale dei Pescatori, variante da “Acque – Fiumi e laghi” a “Strade” per un totale di 194 mq.
In realtà, su gran parte dell’area, vige il problema della dividente demaniale di cui già si è parlato per le aree di Ostia Levante e che comprende almeno il tratto dal piazzale C. Colombo fino al Canale dei Pescatori, su cui LabUr ha ottenuto ragione anche in sede giudiziaria. Un tema dunque da approfondire come molti altri aspetti di questo nuovo esercizio di ‘propaganda urbanistica’ sbandierato dall’Assessore Maurizio VELOCCIA.
Nell’arco di neppure un mese, per ben due volte, LabUr ha costretto il Comune di Roma a rivedere le recenti aggiudicazioni delle concessioni demaniali marittime andate a bando (cfr. Dossier spiagge). In pratica, la “legalità” sbandierata dal Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, e dall’Assessore al Patrimonio, Tobia ZEVI, è risultata fortemente compromessa da imbarazzanti errori in sede di commissione giudicatrice che lasciano sospettare una turbativa d’asta.
Oltre alle altre numerose segnalazioni inviate da LabUr – ancora in esame presso le autorità competenti – resta insoluta l’aggiudicazione della concessione demaniale marittima relativa al Nauticlub Castelfusano (Lungomare Amerigo Vespucci, 50), già illustrata nella recente puntata di Report sui Rai3 e segnalata all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) da un socio del Nauticlub Castelfusano A.S.D., perché dopo 40 anni di attività, il Consiglio Direttivo non ha motivato ai soci la mancata partecipazione al bando favorendo di fatto “l’aggiudicazione ad altri soggetti, in violazione del principio di concorrenza effettiva”.
La questione, anche in questo caso, risiede nella presunta turbativa d’asta in essere.
Infatti, osservando l’aggiudicazione del Lotto A25 alla Kokai srls, emerge la stessa violazione attribuita ai partecipanti del lotto A16, art. 95, lett. d) D.lgs. 36/2023 (Codice degli Appalti): “esistono rilevanti indizi tali da far ritenere che le offerte degli operatori economici siano imputabili ad un unico centro decisionale a seguito di accordi intercorsi con altri operatori economici partecipanti alla stessa gara”.
Ricordiamo che dal Lotto A16 sono state escluse sia la Mamb srls sia la S.Fra srls in quanto Marcello MILANI (Amministratore della S.Fra srls) è sposato con Alessandra BURLONE, sorella di Fabrizio BURLONE (Amministratore della Mamb srls), a sua volta Amministratrice unica della Kokai srls, vincitrice del Lotto A25 (Nauticlub Castelfusano) in quanto unica partecipante. La Kokai srls e la Mamb srls hanno entrambe sede legale in via Luigi Borsari, 29 presso lo Studio del Commercialista Nicola SABATINO (storico commercialista dell’Assessore al Turismo e ai Grandi Eventi del Comune di Roma, Alessandro Onorato). In pratica, marito e moglie hanno costituito due società presso lo stesso commercialista a distanza di pochi giorni: la Kokai srls è stata costituita il 20 febbraio 2025, la Mamb srls il 3 marzo 2025.
L’ESCLUSIONE AD INTERMITTENZA
Dopo il polverone mediatico seguito ai nostri dossier e alla puntata di Report, il Comune di Roma esclude alcune società (quelle del lotto A16, indiziate di appartenere ad un unico centro decisionale) ma non la Kokai srls nonostante sia riconducibile allo stesso centro decisionale composto in prevalenza da collegamenti diretti o indiretti tra partecipanti su lotti diversi.
Gli indizi di tale presunta turbativa d’asta sono tutti documentati.
La Kokai srls è stata costituita all’ultimo minuto e cioè il 20 febbraio 2025, un giorno prima della pubblicazione dell’avviso di gara (ma 7 dopo la sua redazione), mentre la Mamb srls il 3 marzo 2025, pochi giorni prima dell’iniziale termine per la presentazione delle offerte fissato per le ore 12.00 del 17/03/2025).
L’amministratrice unica della Kokai srls, Alessandra BURLONE, è sorella di Fabrizio BURLONE, legale rappresentante della società Mamb srls, esclusa dal Lotto A16.
L’oggetto sociale della Kokai srls riproduce un testo identici, incluse espressioni erronee (“privare” anziché “private”), evidenziando copiatura sistematica da altre società escluse.
Le sedi legali sono contigue o riconducibili ad uno stesso ambito familiare.
La compagine sociale della Kokai srls è infatti composta da:
Alessandra BURLONE (49%);
Laura LUNARDI (51%) anche socia di Mamb srls.
Le caratteristiche comuni quindi tra le società escluse e la Kokai srls sono:
Costituzione contestuale alla pubblicazione del bando;
Oggetti sociali fotocopia;
Nessuna esperienza operativa pregressa;
Coincidenze logistiche e di assetto societario.
Davanti a tale evidenza si resta stupiti che il Responsabile del Procedimento (che coincide con il Direttore del Dipartimento Patrimonio, Tommaso ANTONUCCI, stazione appaltante) abbia applicato in modo discrezionale quanto previsto dal Codice degli Appalti: se da una parte ha escluso per indizi di “un centro decisionale” tre società partecipanti su diversi lotti (A11 e A19) non si capisce perché lo stesso criterio non lo abbia applicato sui lotti A16 e A25 di cui sopra.
La gara infatti, pur avendo separati i singoli lotti, prevedeva l’applicazione unitaria del Codice degli Appalti tanto da indicare nel disciplinare tecnico il richiamo alle norme sovraordinate rispetto alla interpretazione della stazione appaltante.
LabUr proseguirà a fornire indicazioni utili affinché venga annullato il bando in autotutela da parte del Comune di Roma e individuati gli eventuali responsabili di simili ‘distrazioni’.
OSTIOPOLI – CAPITOLO 1
Il Vicolo Corto di Castelporziano di Enrico Giorge’.
Castel Porziano, agosto 2025. I chioschi chiusi. Ma non per ferie. I romani privati della loro spiaggia preferita, non della sabbia ma di ciò che di bello quel tratto di arenile lungo la via Litoranea fino a un anno fa riusciva ad offrire: un aperitivo al tramonto o un piatto di spaghetti con le telline, tradizione da maggio a settembre e allo stesso tempo un rito d’amore tra la città e il suo mare, con il profumo della salsedine che s’intreccia con la memoria. Da Fellini a Tognazzi ai semplici turisti e agli ostiensi (già, ci chiamiamo così noi abitanti di Ostia. I “lidensi” – anche quelli urlati da pseudo influencer del web – sono quelli che vivono a Venezia. Al Lido, per l’appunto), dove ogni forchettata racconta Roma che si affaccia sul suo litorale. In questo agosto “balordo”, la fotografia di queste spiagge non restituisce loro la giusta dignità. Chioschi e bagni chiusi, niente servizio di assistenza bagnanti e strutture in rovina. Il tutto, quaranta giorni dopo i proclami del Campidoglio che parlava di «svolta storica per Castel Porziano». E invece questa stagione è morta prima di nascere.
I FATTI
Il 2 luglio, poco più di un mese fa, l’amministrazione capitolina aveva annunciato la «riapertura con tutti i servizi». Con l’assessore Tobia Zevi che accusava di «disinformare» chi denunciava il degrado di Castel Porziano. «Le spiagge sono aperte – rilanciava sugli organi di informazione – In pochi mesi, il Comune ha avviato le gare e selezionato progetti di qualità». Parole da conferenza stampa. Da velina da passare in maniera nemmeno tanto nascosta ai giornalisti “amici”.
Ma la sabbia di Castel Porziano racconta un’altra storia. Di un bando “zoppo” che si è fermato alla «graduatoria provvisoria» a cui a oggi non è seguita un’aggiudicazione definitiva. Senza la quale, non si può ora procedere alla firma del contratto. Senza il quale la Capitaneria di Porto non può procedere al rilascio del 45bis. Una sorta di “Fiera dell’Est”: dunque, ecco perché niente servizi. Semplice.
La gara della «trasparenza e della legalità» ha riassegnato agli ex gestori le loro stesse strutture. Tranne il IV cancello, finito a “Happy Surf One”. Nome nuovo? Sì. Ma neanche tanto. Non risulta iscritto a un ente del terzo settore, nessuna attività balneare gestita, e un’iscrizione alla Camera di Commercio richiesta solo a bando ormai vinto. Elementi che fanno a pugni con i requisiti del bando di gara. Ma se togliessimo il “One”? Resta “Happy Surf”. Il nome non è più nuovo. Alla mente per chi Ostia la conosce (e la racconta) è il chiosco di Ostia Ponente, quello delle feste delle campagne elettorali dell’era Raggi-Di Maio per poi accorgersi, una volta diventata sindaca Virginia, che nessuno aveva le autorizzazioni per realizzare quelle strutture sulla sabbia (denuncia partita proprio da LabUr). Arrivano i prefetti che con la determina datata 9 giugno 2017 mettono nero su bianco ciò che LabUr aveva già segnalato a varie autorità di controllo (non ultima l’Anac): l’amministrazione capitolina non è mai stata concessionaria di spiagge che dovevano restare libere. I chioschi e tutte le strutture ad essi pertinenti sono del comune di Roma che però dal 1999 non è titolare delle spiagge motivo per cui i chioschi erano abusivi. Happy Surf, compreso. Pazienza per quella notte “pentastellata” a base di mojito, la sindaca firma gli abbattimenti. Ora la versione 2.0 di Happy Surf, vale a dire “Happy Surf One” gestirà – prima o poi quando e se aprirà – il IV Cancello.
Chi ha sborsato oltre 15mila euro per partecipare al “bando della legalità” si ritroverà con un affidamento che scade il 30 settembre, vale a dire tra poco più di un mese. Forse il 31 ottobre, se scatterà la proroga per la “destagionalizzazione”, così da trascorrere un Halloween in riva al mare. La beffa economica per poco più di un mese di lavoro.
C’è anche il nodo bagnini: il bando li voleva già operativi a fine giugno. Oggi molti lavorano altrove. Impossibile recuperare professionisti che si trovano con il contagocce a stagione inoltrata. Chi sarà disposto a lasciare la propria postazione, per scommettere sull’avventura Castel Porziano, rischiando poi il prossimo anno di non essere chiamato?
Capitolo a parte, i bagni pubblici. A occuparsi della pulizia non saranno i gestori, né il personale dell’Ama (come poteva essere prevedibile e facilmente intuibile) ma… “Zetema”, l’holding del Comune di Roma che si occupa di cultura. A colpi di candeggina e strofinacci, l’estate romana a Ostia riguarderà altre sale di lettura: le toilette.
Ma c’è un aspetto che “grida” più forte del rumore del mare: il silenzio. Quello dei vincitori del bando. Quello di chi ha investito e firmato impegni. Anche verso i lavoratori. Nessuno si espone. Bocche cucite forse per paura. Paura della ripicca, del vedersi tagliati fuori da proroghe o futuri affidamenti. Ma un’ordinanza non potrà mai mettere a tacere le coscienze.
Così, Castel Porziano resta ferma. Ferragosto passerà con i chioschi chiusi, il mare sporco e cartelli forse della balneazione non sicura. Dal prossimo lunedì, passato il weekend di Ferragosto, il volto di quelle come di tutte le altre spiagge inizierà a cambiare. Man mano, si rientrerà al lavoro. In città. Resteranno i fine settimana per lavorare con tavoli e ristoranti. Per il resto, aprire sarà solo un esercizio formale. Una recita fuori tempo massimo. E a rimetterci saranno residenti e turisti. Ma soprattutto i romani. Tutti quelli che dai più svariati quartieri della Capitale si incolonnano sulla Cristoforo Colombo per svoltare all’ex Dazio. E che quest’anno non hanno trovato la loro spiaggia. Il Comune aveva promesso «trasparenza, coraggio, serietà». Ha consegnato un tratto di costa fantasma. La verità è che il mare di Roma continua a essere ostaggio di procedure pasticciate e silenzi complici. E a ogni stagione persa, questo litorale muore un po’ di più. Quella che abbiamo davanti non è più la distesa di dune e sabbia bianca, né la panoramica via Litoranea. È solo un “Vicolo corto”. Il “Vicolo Corto” di Castel Porziano.
Benvenuti a OstioPoli.
Figuraccia dell’Assessore Tobia Zevi che aveva garantito il contrario l’altro ieri in un comunicato stampa. Zero servizi sulla spiaggia del Presidente della Repubblica.
La incapace Amministrazione Capitolina addirittura ha dovuto emettere oggi, 14 agosto, l’aggiudicazione definitiva dopo segnalazione di LabUr all’Agenzia delle Dogane e alla Capitaneria di Porto (*), una D.D. ‘toppa’ che è peggio del ‘buco’ amministrativo.
Emerge inoltre il caso della ASD Happy Surf One, vincitrice del lotto C3, la cui Partita Iva esiste da solo un anno e solo dopo l’aggiudicazione si è iscritta alla Camera di Commercio, violando quanto richiesto dal bando, cioè la comprovata attività almeno triennale. Non solo. Ancora alla ricerca di lettini e bagnini, la ASD Happy Surf One è stata anche esonerata, alla stregua dei lavoratori autonomi artigiani senza dipendenti (!), dal presentare il DURC e cioè il certificato che attesta la regolarità contributiva di un’impresa.
Insomma, gli ‘indizi’ di una turbativa d’asta ci sono tutti. Noi andiamo avanti.
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(*) Segnalazione inviata il 13 agosto via PEC alle Autorità competenti:
PREMESSO
che all’Albo Pretorio del Comune di Roma, dove dovrebbero risultare atti e provvedimenti amministrativi aventi effetto di pubblicità legale, alla data 13 agosto non esiste alcun atto di aggiudicazione definitiva del bando in oggetto per il Lotto C3. Per quanto riguarda la gara risulta pubblicata solo la Determinazione Dirigenziale prot.n. QC/92450 avente per oggetto “Presa d’atto della proposta di aggiudicazione, approvazione della graduatoria con contestuale autorizzazione alla stipula della convenzione e consegna d’urgenza”.
che la proposta di aggiudicazione (pubblicata) nasce da un processo valutativo delle offerte, mentre l’aggiudicazione definitiva (non pubblicata) dovrebbe essere l’atto per mezzo del quale l’amministrazione dichiara ufficialmente il vincitore della gara (previa verifica del possesso dei requisiti da parte dell’operatore economico)
che il nuovo codice (D.Lgs. 36/2023) chiarisce e separa nettamente la proposta di aggiudicazione dall’aggiudicazione stessa, a differenza di come poteva accadere nel vecchio codice (D.Lgs. 50/2016).
che il direttore del Dipartimento Patrimonio, Tommaso ANTONUCCI in questa gara è contemporaneamente il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e che dunque firma sia la proposta di aggiudicazione che l’aggiudicazione definitiva.
CONSIDERATO
che il disciplinare di gara sancisce (paragrafo 9) che “i concorrenti, a pena di esclusione, devono essere in possesso dei requisiti previsti nei paragrafi seguenti” vale a dire, punto 9.1, lett. a), “di essere attivo da almeno tre anni solari antecedenti alla data di pubblicazione del Bando nello svolgimento di attività analoghe a quelle oggetto dell’affidamento” specificando che a questi fini è sufficiente l’iscrizione “attiva” nel Registro delle imprese.
che dalla banca dati della Camera del Commercio di Roma risulta che la ASD Happy Surf One ha presentato pratica di iscrizione il 4 luglio 2025 vale a dire due giorni dopo la determina QC/92450 relativa alla sua proposta di aggiudicazione per il Lotto C3.
che la ASD Happy Surf One non può avere altre iscrizioni sostitutive alla registrazione presso La Camera di Commercio perchè la partita IVA associata risulta presso l’Agenzia delle Entrate attiva dal 1 agosto 2024 violando dunque il termine dei tre anni necessario.
SI CHIEDE CON URGENZA E CON PUBBLICITÀ LEGALE
l’annullamento di quanto rilasciato per il Lotto C3 a favore della ASD Happy Surf One.
Non c’è alcuna assegnazione definitiva e la nota stampa dell’Assessore Zevi vuole forzare, assumendo le sembianze di un falso in atto pubblico, una procedura amministrativa non conclusa. Siamo di fatto all’ennesima turbativa d’asta, che lede non solo gli interessi di tutti i partecipanti alla gara, ma anche di tutti i cittadini.
E’ il primo pomeriggio del 12 agosto. Un comunicato stampa dell’Assessore al Patrimonio, Tobia ZEVI, annuncia in pompa magna: “Via libera ai chioschi: ripartono le spiagge libere con tutti i servizi. Con oggi si conclude l’iter autorizzativo per i cinque operatori aggiudicatari della gestione dei chioschi. Ringrazio la Capitaneria di Porto e tutti gli uffici ed enti che hanno collaborato”.
In realtà non è così. All’Albo Pretorio del Comune di Roma, dove dovrebbero risultare atti e provvedimenti amministrativi aventi effetto di pubblicità legale, il 12 agosto non c’è alcun atto.
Per quanto riguarda la gara risulta pubblicata solo la Determinazione Dirigenziale prot.n. QC/92450 del 2 luglio avente per oggetto “Presa d’atto della proposta di aggiudicazione, approvazione della graduatoria con contestuale autorizzazione alla stipula della convenzione e consegna d’urgenza”.
A spiegare la follia contenuta nella nota di ZEVI, interviene il Codice degli Appalti.
La proposta di aggiudicazione (pubblicata) nasce da un processo valutativo delle offerte, mentre l’aggiudicazione definitiva (non pubblicata) dovrebbe essere l’atto per mezzo del quale l’amministrazione dichiara ufficialmente il vincitore della gara (previa verifica del possesso dei requisiti da parte dell’operatore economico). Il nuovo codice (D.Lgs. 36/2023) chiarisce e separa nettamente la proposta di aggiudicazione dall’aggiudicazione stessa, a differenza di come poteva accadere nel vecchio codice (D.Lgs. 50/2016).
Ricapitolando, la proposta di aggiudicazione, una volta formulata dalla commissione di gara, viene trasmessa alla Stazione Appaltante che ha il successivo compito di adottare il provvedimento di aggiudicazione definitiva, previa verifica dei requisiti dichiarati dall’operatore economico proposto.
L’artefice principale di questo pasticcio è il direttore del Dipartimento Patrimonio, Tommaso ANTONUCCI, che in questa gara è contemporaneamente Responsabile Unico del Procedimento (RUP) che firma la proposta di aggiudicazione, e Direttore del Dipartimento Patrimonio, che firma l’aggiudicazione definitiva.
Non solo, ma per potersi concludere “l’iter autorizzativo per i cinque operatori aggiudicatari della gestione dei chioschi”, come sostiene Zevi, occorrono anche i pareri dell’Agenzia delle Dogane (art. 7 dell’Allegato 1 del d.lgs. 26 settembre 2024, n. 141) e della Capitaneria di porto (45 bis del Codice della Navigazione) che possono essere rilasciati soltanto ad aggiudicazione definitiva (ad oggi, materialmente inesistente). Infatti occorre da parte delle due suddette Autorità una verifica preventiva della sussistenza dei requisiti di affidabilità del soggetto affidatario e di compatibilità con l’interesse pubblico demaniale, soprattutto nel caso dell’arenile di Castelporziano ad elevata affluenza stagionale, dove deve essere assicurato ogni servizio a beneficio dell’utenza, in maniera capillare e comprovata.
Dubitiamo dunque fortemente che le due Autorità abbiano rilasciato al Comune di Roma le autorizzazioni per i 5 chioschi sapendo che l’aggiudicazione definitiva non c’è.
Addirittura la nota dell’Assessore ZEVI, inviata solo alla stampa, in un momento poco lucido di esaltazione, mai è pervenuta agli affidatari così come non è mai pervenuta a loro la comunicazione di aggiudicazione definitiva.
Senza l’aggiudicazione non può esserci la firma della convenzione e non può esserci il “Via libera ai chioschi: ripartono le spiagge libere con tutti i servizi”.
Dunque, per Ferragosto, sarà impossibile avere tutti i servizi essenziali previsti: salvataggio a mare, pulizia e igiene ambientale, spurgo, presidio di sicurezza, servizi igienici, zone d’ombra attrezzate e noleggio di lettini e ombrelloni. Anzi, non ci sarà proprio nulla fino alla firma della convenzione, considerato inoltre che i ‘provvisori’ affidatari avranno bisogno di diversi giorni per organizzare il tutto.
Allora perché questa ‘sparata’ mediatica dell’Assessore ZEVI?
La risposta è, a nostro avviso, nella aggiudicazione del Lotto C3, proposta a favore della nuova arrivata Happy Surf One, un’associazione sportiva dilettantistica la cui posizione resta ancora tutta da chiarire in materia dei requisiti di idoneità professionali previsti tassativamente dal disciplinare di gara e motivo di esclusione, come dettagliato da LabUr un mese fa (LINK).
La prova è contenuta nella nota (qui allegata) del Dipartimento Patrimonio prot.n. QC/111064 del 12 agosto 2025 con la quale si comunica agli altri partecipanti del Lotto C3 l’assegnazione ‘definitiva’ alla ASD Happy Surf One mediante graduatoria espressa nella Determinazione Dirigenziale prot.n. QC/92450 del 2 luglio 2025, che in realtà è quella della proposta di aggiudicazione sopra citata e non è dunque un’aggiudicazione definitiva bensì provvisoria.
La firma di tale nota è di Tommaso ANTONUCCI nella veste di Stazione Appaltante.
Un comportamento che ha omesso il controllo sulla regolarità della gara, impedendo di fatto una competizione leale tra i possibili partecipanti alla gara stessa, favorendo la ASD Happy Surf One con fondato sospetto di una turbativa d’asta in essere.
La legge prevede inoltre che il verbale delle verifiche effettuate sulla proposta di aggiudicazione debba essere pubblicato ma neanche questo esiste.
A questo punto chiediamo a tutta la stampa che ha ricevuto la nota dell’Assessore Tobia ZEVI di contattare gli affidatari provvisori, a riscontro della documentazione qui pubblicata da LabUr.
Non c’è alcuna assegnazione definitiva e la nota vuole forzare, assumendo le sembianze di un falso in atto pubblico, una procedura amministrativa non conclusa, di fatto una turbativa d’asta, che lede non solo gli interessi di tutti i partecipanti (anche gli esclusi in fase provvisoria) alla gara, ma anche di tutti i cittadini. Una forzatura per mascherare la propria incapacità di gestire correttamente le gare sulle spiagge del Mare di Roma. Una forzatura fatta sulla spiaggia del Presidente della Repubblica Italiana, Presidente anche del Consiglio Superiore della Magistratura a cui invieremo un dettagliato esposto.
Il Comune di Roma si è comportato e continua a comportarsi come se avesse fatto un affidamento diretto. Peccato che sia una gara pubblica, europea, a procedura aperta. Siamo si fronte ad una evidente turbativa d’asta a favore di ACEA del suo amico Francesco Gaetano Caltagirone. Grave il mancato inserimento della sdemanializzazione del Fosso della Cancelliera negato in fase di gara.
Da 4 anni il Sindaco Roberto Gualtieri, tra propaganda e forzature amministrative, garantisce, grazie ai poteri commissariali per il Giubileo, le irregolarità compiute dagli Uffici capitolini sul termovalorizzatore di Roma in località Santa Palomba (Municipio IX).
Se tutto questo non avesse un costo esorbitante per i cittadini, sarebbe derubricabile ad uno dei tanti insuccessi del peggior Sindaco di Roma degli ultimi 30 anni (peggio di Carraro, nessuno).
L’ultimo atto deprecabile è la questione del famigerato Fosso della Cancelliera che LabUr – Laboratorio di Urbanistica, sia il 4 ottobre 2024 (1) sia nella puntata di Report del 19 dicembre 2024 (2), documentava essere area demaniale, mentre sia il Sindaco sia AMA ne negavano l’esistenza. Dunque sussiste di fatto una turbativa d’asta perché l’area è stata inclusa nella progettazione dell’impianto favorendo di fatto il raggruppamento proponente.
Infatti nella relazione andata in gara del Comune di Roma (3) (Relazione Idrologica e Idraulica – REV 01), si legge: “Si evidenzia che sono state svolte delle analisi preliminari sul Fosso della Cancelliera dalla società Leganceavvocati associati che ha redatto una nota legale “Progetto Waste – terreno in Roma, Santa Palomba” con data 22 dicembre 2022. Nella relazione è riportato nelle conclusioni al punto a) ”il corso d’acqua è stato modificato, mutando dunque la sua natura di corso d’acqua ad opera idraulica”. Quindi, per il Comune di Roma, si trattava di area non demaniale.
Guarda caso, dopo nostro esposto e articolo (datati 4 ottobre 2024), a gara aggiudicata, è proprio AMA S.p.A. (proprietaria dell’area dove dovrebbe sorgere l’impianto) che il 29 ottobre 2024 comunica di voler procedere allo spostamento del Fosso della Cancelliera presentando all’Agenzia del Demanio – Direzione Roma Capitale istanza di sdemanializzazione per le aree adiacenti a quelle di sua proprietà, rilevando che il fosso non è più esistente, che è stato deviato e che quello presente è l’unico corpo idrico che assolve le funzioni idrauliche dell’intera area. Sempre AMA evidenzia la necessità di realizzare un nuovo tracciato e a questo punto arriva il parere dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC) in data 19.03.2025 che impone le seguenti condizioni preliminari:
– dimostrazione mediante studio idraulico della piena officiosità idraulica del nuovo tracciato per scenari con tempo di ritorno pari a 200 anni.
– divieto di copertura del corso d’acqua
– divieto di realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti nella fascia di almeno 10 metri dalle sponde
– distanza di rispetto del nuovo tracciato di almeno 4 metri dalla strada (via della Cancelliera)
– demanializzazione del nuovo tracciato nel rispetto delle condizioni di cui ai precedenti punti.
Tali prescrizioni non erano state assolutamente contemplate in fase di gara nella Relazione Idrologica e Idraulica.
Cosa fa a questo punto Gualtieri?
Con i poteri di Commissario Straordinario di Governo per il “Giubileo della Chiesa cattolica 2025”, il 9 maggio 2025 dispone – nelle more dell’avvio e della definizione della procedura di sdemanializzazione e spostamento del Fosso della Cancelliera – di rilasciare al vincitore della gara la concessione all’attraversamento e utilizzo delle aree del c.d. “Fosso della Cancelliera” adiacenti alle particelle di proprietà AMA S.p.A., “al solo fine di svolgervi attività funzionali alla cantierizzazione dell’area per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione”. Tradotto, anticipa l’apertura del cantiere prima che venga corretto il grave errore iniziale, di fatto una sanatoria ora per allora.
Come in una Repubblica delle Banane, con questa sanatoria sembrerebbe risolto l’imbroglio già nato con l’atto di compravendita dell’area, ma resta in piedi e si rafforza la turbativa d’asta su un investimento di quasi un miliardo di euro. Una palese turbativa d’asta che ha favorito l’unico partecipante impedendo la libera concorrenza di mercato. Ci riferiamo al Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) composto da ACEA Ambiente S.r.l., Hitachi Zosen Inova Ag (oggi Kanadevia Inova Ag), Vianini Lavori S.p.A. e Suez Italy S.p.A., gli unici a rispondere all’avviso esplorativo riguardante la ricerca di operatori economici interessati alla presentazione di proposte di Project Financing per l’affidamento della concessione del termovalorizzatore, gli unici a far pervenire offerta e ad aggiudicarsi la gara il 31 maggio 2024. Una gara europea a procedura telematica aperta avente come oggetto il Progetto di Fattibilità Tecnico Economica (PFTE) proposto nel precedente avviso pubblico.
Un RTI che il 17 aprile 2025 si è costituito nella Società di Progetto denominata RenewRome S.r.l., dopo essersi vista convalidare il PFTE dall’Organo di Ispezione, individuato da Invitalia S.p.A, a sua volta individuata da Gualtieri. Un Organo di Ispezione composto da un altro Raggruppamento Temporaneo d’Imprese, Rina Check S.r.l., Bureau Veritas Italia S.p.A. e Conteco Check S.r.l.
NEGATA LA TRASPARENZA
Peccato che l’attività di verifica del PFTE da parte di questo Organo di Ispezione si sia conclusa il 18 aprile 2025 con un sedicente esito “conforme con osservazioni” (“Rapporto Conclusivo RC.03.C”). Osservazioni non rese pubbliche e che impediscono di fatto la trasparenza nel processo partecipativo in corso dall’8 agosto 2025 avviato nel contesto del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR) di Ferragosto.
Per altro, l’esito dell’Organo di Ispezione arriva prima dell’Ordinanza di Gualtieri del 9 maggio, dunque viziato in quanto avrebbe dovuto dichiarare “non conforme” il PFTE proprio perché era stata negata la natura demaniale del Fosso della Cancelliera.
Da notare che tale Organo di Ispezione ha rifiutato a LabUr l’accesso civico generalizzato a tale relazione in quanto “la documentazione richiesta contiene informazioni tecniche e metodologiche relative al progetto in oggetto, nonché valutazioni e procedure di verifica della progettazione effettuate da Organismi di Ispezione di tipo A accreditati ai sensi della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17020”.
In pratica, secondo l’Organo di Ispezione, assume maggiore prevalenza la tutela sia del proprio know-how (industriale, finanziario e commerciale) sia di quello della RenewRome S.r.l. rispetto all’interesse pubblico e collettivo di avere trasparenza amministrativa.
Come sia possibile che la divulgazione della loro relazione di verifica possa pregiudicare gli interessi economici e commerciali delle aziende, compromettendo la riservatezza di dati aziendali e tecnici, è un mistero.
Una supercazzola giuridica per nascondere il proprio operato, pagato dai cittadini che hanno il diritto di avere certezza della bontà del progetto.
CONCLUSIONI
Si apre ora lo scontro nella fase partecipativa del PAUR, nella quale LabUr riverserà non solo le suddette osservazioni, ma anche altre questioni importanti che LabUr ha sollevato in questi mesi (LINK):
– la particella 105 non è citata come appartenente all’impianto
– l’inedificabilità per la vicinanza con il Consorzio Industriale Roma-Latina
– il mancato chiarimento se effettivamente l’area ricada nel Comune di Roma
Abbiamo intanto segnalato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ai Nuclei Speciali della Guardia di Finanza, all’ANAC e alla Procura, la turbativa d’asta di fatto sulla gara del termovalorizzatore di Roma Capitale.
Mentre si attende ancora l’assegnazione definitiva dei bandi degli 8 lotti, Capocotta e Castelporziano, LabUr – Laboratorio di Urbanistica ha inoltrato questa mattina una segnalazione all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) dopo l’assegnazione definitiva della gara per l’affidamento di 31 concessioni di beni demaniali marittimi.
L’esclusione tardiva di alcune società da noi segnalate ben due mesi fa, non è sufficiente. Le anomalie presenti, soprattutto nelle 39 concessioni e a Castelporziano, sono tante, troppe.
Quando per inseguire la propaganda politica si fanno simili errori da principianti, bisogna avere la spina dorsale di far saltare i bandi in autotutela per difendere l’interesse pubblico e collettivo. Gare così delicate e importanti non possono partire alle porte della stagione balneare né tanto meno essere gestite da 4 gatti, a mezzo servizio, in modo così superficiale. È un danno per l’economia di Roma Capitale e un pessimo esempio nazionale.
Qui non si tratta solo di applicare le 4 regoline inserite nei bandi, per giunta scritti male. Qui si tratta che l’Amministrazione capisca a chi sta consegnando le spiagge di Roma Capitale. Qui si tratta di conoscere il territorio, la città, i poteri, i legami, le infiltrazioni, il tessuto sociale e civile, senza banalizzazioni e scorciatoie.
Per questa ragione, il primo passo che abbiamo fatto oggi, dopo l’aggiudicazione definitiva di ieri, è stato quello di scrivere all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) perché c’è stata una evidente turbativa d’asta, riconosciuta per altro ieri, sebbene solo parzialmente, anche dallo stesso RUP, Tommaso Antonucci, che però si limita a fare il travet davanti all’innegabile. Ma non basta.
Lo ricordiamo:
– più cartelli d’imprese
– violazioni multiple del Codice degli Appalti
– codici ATECO non corrispondenti alle richieste del Capitolato
– ribassi percentuali (leggasi Royalty) fuori mercato, veri e propri blocchi (cartelli), e relazioni tecniche (quando non addirittura Statuti) ‘copia e incolla’, con gli stessi errori di battitura
– società tutte controllate direttamente o indirettamente dalle stesse persone/familiari, spesso nate qualche giorno prima del bando di gara, con sedi legali farlocche e con un uso disinvolto di prestanomi, soprattutto stranieri.
Siamo quasi a Ferragosto e tra una mistificazione e un falso ideologico quotidiano da campagna elettorale, sarebbe proprio il caso che il Sindaco tiktoker dichiari la prima e unica cosa vera e giusta sul “Mare di Roma”: ‘Scusate, è stata una vampa d’Agosto’.
Uscita questa mattina la graduatoria definitiva del bando #4788 sulle 31 concessioni balneari. Come avevamo denunciato nel Dossier Spiagge 1 e 2, le anomalie da noi riscontrate 2 mesi fa, vengono accolte dalla Commissione di Gara presieduta dal Direttore del Dipartimento Patrimonio, nonché RUP, Tommaso Antonucci.
Le società BB Pannonia Srl, Caffé Tre Srl, Margherita Appia Srl e Meccanismo Appio Srl, che avevano partecipato ai lotti A3 (Urbinati), A4 (Elmi), A5 (Lido Beach) e A6 (Marechiaro-Kelly’s), sono tutte controllate direttamente o indirettamente da Federico Ferracci, violando così il punto 4.1 lettera A) dell’Avviso Pubblico. Pertanto il lotto A6 viene vinto dalla Sun Beach Srl.
Si è rilevata dunque intimidatoria e priva di fondamento la lettera inviataci via mail il 29 luglio dall’Avv. Francesco Annarumma (nel consiglio di amministrazione della società di Barbara Mezzaroma nell’ATO I-12 Borgo dei Pescatori ad Ostia), legale rappresentante di Federico Ferracci ed Emiliano Petrillo (LINK) in cui sosteneva, tra l’altro, che “nell’interesse delle società mie clienti, BB Pannonia S.r.l., Caffè Tre S.r.l., Meccanismo Appia S.r.l., Margherita Appia S.r.l. (…) tutte persone giuridiche autonome e con compagini sociali differenti, hanno partecipato al Bando indetto da Roma Capitale in perfetto ossequio della normativa di gara, tanto è vero che non sono state soggetto di procedimenti di esclusione da parte della PA”. Pertanto, l’Avv. Annarumma verrà segnalato all’Ordine degli Avvocati di Nola, al Dipartimento Patrimonio in qualità di stazione appaltante e alle altre autorità competenti. Chiederemo chiarimenti alla Direzione di Fratelli d’Italia, in quanto l’Avv. Francesco Annarumma ha eletto domicilio presso via della Scrofa, 39 che coincide con la sede legale del partito del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Sullo stabilimento Vecchia Pineta (lotto A11) e Miami (lotto A19), vengono escluse Roma Levante Srl, Orizzonte Srl e Stabilimento Balneare Lido di Roma perché, come da noi segnalato, controllate al 100% le prime due e al 51% la terza da persone appartenenti allo stesso nucleo familiare, tutte aventi lo stesso domicilio alla data di pubblicazione del bando e in corso di gara due dei tre soggetti coinvolti hanno effettuato cambi di residenza strumentali, violando l’Art. 95 c.1 lettera d) del Codice degli Appalti. Il lotto A11 se lo aggiudica la Sailing 809 Srl e il lotto A19 la Hydra srls.
Sullo stabilimento La Bicocca (lotto A16), la MAMB srls e S. Fra srls vengono escluse per le stesse ragioni. Entrambe sono amministrate da Fabrizio Burlone, dipendente della società La Bicocca e Marcello Milani parenti fra loro essendo Milani marito della sorella di Burlone.
Questa è la storia di un cadavere. Il corpo è quello di “Aneme e Core”, su cui si sono avventati (e continuano a farlo) sciacalli e avvoltoi, che tutto vogliono fare tranne che dire la verità.
CHI È “ANEME E CORE”
“Aneme e Core” è uno stabilimento balneare che si trova sul Lungomare Paolo Toscanelli, 211 a Nuova Ostia. È il primo e unico stabilimento balneare che si incontra in quel quadrante complicato di città ed è da sempre in concessione alla società Repubbliche Marinare Srl.
I titoli autorizzativi sono facilmente ricostruibili da numerose fonti aperte, prima fra tutte il Sistema Informativo Demaniale (SID) del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Consultandolo, al foglio 1084 – sez. B del Catasto del Comune di Roma (aggiornato al 2021) si individuano due concessioni: la 77/1995, riferita all’originario Centro Nautico Marini, e la 38/2009, riferita all’attuale Stabilimento Balneare, diventato tale tramite determinazione dirigenziale del Comune nel 2003 (1), in cui la particella 321 (locali del Centro Nautico) viene unificata alla 344 (arenile).
Dunque, le strutture in muratura, che si distinguono sul lato strada, non risultano mai censite (salvo da interpretarsi come ‘trasformazione’ della precedente ‘opera esistente’ relativa alla particella 341). Infatti, la scheda tecnica compilata dal Municipio X per l’affidamento dello stabilimento in occasione del bando spiagge del 2020, riporta le stesse indicazioni.
Tradotto, il vecchio Centro Nautico sarebbe stato trasformato abbattendo il precedente e ricostruendo l’esistente senza titoli autorizzativi, come si evince chiaramente nella figura qui sotto.
L’AGONIA DI “ANEME E CORE”
In data 16 luglio 2021 è avvenuta la confisca definitiva “dell’intero capitale sociale della soc. Repubbliche Marinare Srl, detenuto dalla società Industrie Commerci zone marittime SACIM Srl e dell’intero complesso aziendale”, fase conclusiva del sequestro per bancarotta fraudolenta nei confronti di Mauro Balini avvenuto 19 luglio 2016, cioè 5 anni prima.
“Aneme e Core” però era stato sottoposto a controlli da parte degli ‘specialisti’. Infatti nel 2016 era stata inoltrata la “comunicazione di avvio procedimento chiusura attività abusiva stabilimento Aneme e Core” a seguito del sopralluogo del 10 dicembre 2015 eseguito dall’Agenzia del Demanio, dalla Capitaneria di Porto di Roma, dalla Polizia Locale X Gruppo Mare e dal Municipio X (Ufficio Demanio Marittimo).
LA MORTE DI “ANEME E CORE”
Sconcertante che l’Autorità Giudiziaria abbia per 5 anni esercitato la conduzione dello stabilimento balneare “Aneme e Core” in piena coscienza degli abusi esistenti, allo scopo di ‘garantire’ ESCLUSIVAMENTE gli interessi della società Repubbliche Marinare Srl e il consistente stipendio degli Amministratori Giudiziari (stipendio che parte dalla modica cifra di 95mila euro l’anno più percentuale).
Non stiamo dicendo che ciò non sia avvenuto ‘a norma di legge’, ma rimaniamo perplessi su alcune questioni non di poco conto. La prima: il bene demaniale è stato dichiarato abusivo SOLO a fine luglio 2025, cioè subito dopo lo scioglimento della società Repubbliche Marinare Srl avvenuto il 4 giugno 2025 e iscritto l’8 luglio 2025.
IL MORTO CHE CAMMINA
Ma questa storia ha anche risvolti grotteschi, ed è il secondo punto che ci lascia stupiti.
A vincere la gara per la stagione balneare 2020 è stata proprio la società Repubbliche Marinare Srl, quando TUTTI sapevano che le opere erano abusive (e dunque non potevano essere messe a bando, un ‘vizio’ diffuso al Comune di Roma come abbiamo visto anche nei bandi 2025). Non solo. La società era stata confiscata in primo grado il 25 settembre 2018.
Il canone concessorio? Poco più di 5.000 euro all’anno, con la clausola che “l’aspirante concessionario, nel progetto di gestione dello stabilimento, dovrà prevedere l’acquisizione di tutti i certificati/autorizzazioni/nulla osta previsti dalla normativa vigente per l’esercizio dell’attività”.
È un mondo fantastico! Un’Amministrazione Giudiziaria (lo Stato), che però tutela esclusivamente gli interessi di un privato e non quelli pubblici, partecipa ad un bando del Municipio X di Roma Capitale (lo Stato) che mette a gara opere abusive su area demaniale marittima che è sempre dello Stato, e lo vince la società considerata dallo Stato riconducibile ad una persona accusata di bancarotta fraudolenta e per questo gestita dallo Stato.
Dal 2018, sempre lo Stato, rappresentato dall’Amministrazione Giudiziaria, prosegue l’attività della società, ormai confiscata per bancarotta fraudolenta, senza sanare alcun abuso edilizio. Neppure interviene in danno alla società che li ha commessi.
A CHI TOCCA SEPPELLIRE IL CADAVERE DI “ANEME E CORE”
Così, dopo il danno compiuto prima del sequestro del 2016, su l’agonizzante corpo di “Aneme e Core” si sono tuffati in questi nove anni e anche in queste ore, sciacalli e avvoltoi. Ai cittadini è rimasto solo il ruolo del becchino, cornuto e mazziato, a cui spetta il compito anche di pagare il conto del funerale. Un funerale imperiale, alla modica cifra di circa 1MLN di euro per abbattere le strutture abusive, di facile e difficile rimozione.
LA FINE DI UNA STORIA TRISTE
C’è qualcosa che non va nella gestione di questi beni sequestrati e confiscati alla criminalità con strumenti tipici della lotta alle mafie.
Abbiamo uno Stato che ha fatto una scelta, quella di mettere a reddito il bene demaniale. Al di là che qualcuno non la condivida, come coloro che vorrebbero solo spiagge libere (i cui costi sono maggiori rispetto alle aree in concessione e ricadono interamente su tutti i cittadini), rimane il meccanismo perverso del caso di “Aneme e Core”. Una spiaggia libera non ha per lo Stato la stessa redditività di uno stabilimento balneare (che comunque rimane tra le offerte possibili per i cittadini), soprattutto in un quadrante di città – da sempre penalizzato per le scellerate scelte urbanistiche e speculative – che ha una spiaggia ridotta ai minimi termini e servizi scadenti. Assistiamo anno dopo anno a sanatorie di ogni tipo da parte dello Stato. Nonostante ciò, nessuno dello Stato si è posto la domanda se nell’analisi dei costi e benefici valesse la pena sanare in tutto o in parte la struttura invece che abbatterla.
Lo Stato, ha infatti legiferato affinché un bene pubblico non finisse nelle mani di imprenditori spregiudicati. Poi, sempre lo Stato, si accorge che qualcosa non torna e sequestra la società. Poi continua a gestire come se nulla fosse. Peccato che se un imprenditore, non sottoposto a misure cautelari, non paga il canone o commette abusi, lo Stato chiama la decadenza della concessione, a cui segue l’incameramento del bene all’Erario preceduto da un testimoniale di stato. Ma questa regola evidentemente vale solo per i discepoli e non per i maestri. Se le opere sono abusive e insanabili, è il concessionario uscente a dover ripristinare lo stato dei luoghi, prevedendo anche la demolizione forzosa in suo danno. Ma per chi viene confiscato, no. Non solo, viene anche consentito di operare con concessione scaduta e su beni abusivi.
Dunque, i cittadini hanno sopportato in questi anni che si realizzasse abusivamente uno stabilimento su un bene demaniale (la spiaggia) che appartiene a tutti oltre che un illecito arricchimento realizzato pagando un canone ridicolo. Dopo di che, sempre il cittadino, ha dovuto pagare anche tutte le spese derivanti dal sequestro e dalla gestione giudiziaria, ritrovandosi alla fine a pagare anche le spese di demolizione. Tutto questo in totale assenza di trasparenza amministrativa, prima, durante e dopo… e anche domani.
Ma si sa, la campagna elettorale si avvicina e anche i rimasugli di quel cadavere che è “Aneme e Core” vanno bene per nani e ballerine. Perché fra tutti i beni immobili ormai confiscati a Mauro Balini, il Sindaco non manda le ruspe al Porto di Roma o presso altre strutture esistenti sulle spiagge? Perchè sceglie di demolire solo “Aneme e Core”?
Si vede che tra avvoltoi e sciacalli si sono spartiti tutto di quel corpo e poco importa cosa abbiamo controllato o fatto gli “specialisti”.