“ARIDATECE SISTO V”: I FORI IMPERIALI NON SONO STADI DI CALCIO

E’ passato un anno di silenzio dalle promesse del Sindaco Marino di un rilancio e di investimenti sull’unico parco archeologico di Roma di importanza mondiale. Muoiono lentamente e inesorabilmente gli scavi di Ostia Antica, che necessitano di misure urgenti di tutela e conservazione ormai non più rinviabili per i danni dovuti a furti e allagamenti. L’attenzione del Sindaco è invece tutta e solo rivolta ai Fori Imperiali.
Dello smantellamento della via dei Fori Imperiali se ne parla da oltre 30 anni, definendola simbolo di una “incultura” che è, evidentemente, ancora tra noi, “pronta a farsi valere, se non siamo vigili nel riconoscerla e nel ricacciarla”. Eh sì, perché la questione dei Fori Imperiali sta assumendo non più la valenza del recupero storico e archeologico dell’area, bensì un significato politico avvalorato da discutibili argomentazioni accademiche in stile urbanistico. Una moderna amministrazione, a differenza dell’Impero Romano, dello Stato Pontificio o di qualsiasi regime, dovrebbe leggere la città interpretandone le esigenze e non forzando dall’alto scelte che sarebbero state, forse, giustificate in altri tempi. I Fori Imperiali sono stati ed evidentemente restano il segno del comando.

LA FINTA PEDONALIZZAZIONE E ANTONIO CEDERNA
E’ di questi giorni la polemica sui cantieri della Metro C che deturpano e distruggono l’area nei pressi del Colosseo per la realizzazione della nuova stazione ‘Fori Imperiali’. Così mentre tutti parlano della (finta) pedonalizzazione imposta da Marino di un tratto del vialone mussoliniano, va in onda sottoterra (e in parte in superficie), lo scempio di quello che non è stato distrutto più di 80 anni fa. Eppure l’amministrazione capitolina si vanta di tutto ciò osando anche sbandierare una pedonalizzazione che non è tale nemmeno in termini di Codice della Strada e che non interessa neppure i Fori Imperiali, visto che questi sono distanti ben 400 metri dal Colosseo (a partire da Largo Corrado Ricci, proprio da dove inizia l’attuale divieto di transito dei soli mezzi privati). E pensare che neppure Antonio Cederna ha immaginato la “pedonalizzazione dei Fori Imperiali” perché tale termine prevede non solo un modesto obiettivo, ma soprattutto implica la presenza di un’area pedonale, cioè di un qualcosa che spezza (come ora) l’unicità del parco archeologico. L’obiettivo di Cederna era molto più ambizioso, interessava tutta l’Appia Antica e si rivolgeva a una Roma di 30 anni fa, diversamente in fase di sviluppo. Come giustamente rileva la sezione romana di Italia Nostra (di cui Cederna fu presidente fino al 1996), “la richiesta di eliminare il traffico veicolare da Largo Ricci al Colosseo è stata avanzata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma per il forte inquinamento atmosferico sul monumento e per le vibrazioni, dovute al pesantissimo traffico che da decenni devasta l’intera area archeologica”. Ora ci passeranno ben due linee della metropolitana ma, magicamente, le “vibrazioni” scompaiono, così come scompaiono anche le critiche di Piero Angela, che il 30 giugno 2013 definiva la pedonalizzazione un “progetto senza senso”, una “operazione tutta da vigili urbani e poco culturale” suggerendo una soluzione, studiata con Paco Lanciano, di un sistema ottico con cui riprodurre virtualmente i monumenti, che, sempre magicamente, si concretizzerà il 21 aprile prossimo. Ma il “progetto senza senso” è rimasto lo stesso. Questione di coerenza.

L’INSEGNAMENTO DI SISTO V
Chi conosce Roma o comunque ha studiato le sue vicende urbanistiche non può non sapere che Sisto V, nato Felice Peretti (1520-1590), ha condizionato con le sue decisioni lo sviluppo urbano di Roma dentro le Mura Aureliane, fuori dei quartieri abitati intorno al Tevere, nei 3 secoli successivi. Era la Roma di fine cinquecento, devastata dal malcostume, dalla corruzione e dal brigantaggio. In 5 anni di pontificato, programmando lo sviluppo urbano intorno alla basilica di S. Maria Maggiore, Sisto V ha tracciato dei rettifili ancora oggi esistenti con l’unico scopo di mettere in comunicazione le basiliche e facilitare il pellegrinaggio. Una sorta di piano regolatore ben visibile in un affresco del Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana. Uno di questi rettifili è via di San Giovanni in Laterano, che dalla omonima basilica porta al Colosseo. Questa strada doveva proseguire sul lato opposto, dal Colosseo fino al Quirinale (sede estiva dei Papi) passando appunto attraverso il cuore delle antiche rovine. Anche il Colosseo, al tempo rifugio per briganti, doveva essere distrutto. Poi si optò per un progetto che prevedesse di trasformarlo in un’area produttiva, creando nuovi posti di lavoro ed installandovi una filanda: le aree produttive al piano inferiore, le abitazioni e le botteghe ai piani superiori. Nulla di tutto questo fu fatto, neppure la strada per il Quirinale, a causa della morte di Sisto V.
Quante analogie con oggi, dopo 500 anni. I percorsi per i turisti (i pellegrini), la creazione dei posti di lavoro e sempre al centro della discussione i Fori Imperiali nel cuore di Roma. Fanno sorridere quindi le affermazioni dall’Assessore alle Trasformazioni Urbane, Giovanni Caudo, sul nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, in stile Colosseo, definito come “centralità”, con cui risolvere i problemi di mobilità di quel quadrante. Forse Sisto V avrebbe apprezzato, chissà.

LA GRANDE BELLEZZA E LE SUE RUGHE
Roma è bella per le sue stratificazioni, per i suoi grovigli, per i suoi errori urbanistici, per tutti gli usi che il potere ha fatto di lei. Per le sue rughe. Pretestuosa la questione dei Fori Imperiali. E’ peggio via dei Fori Imperiali o il Vittoriano a Piazza Venezia? O Via dell’Impero (poi divenuta Via dei Fori Imperiali) non era forse la nuova Via Sacra, dove sfilavano in trionfo i generali romani? Perché via dei Fori Imperiali va eliminata e Via del Teatro di Marcello, Via della Conciliazione, luoghi di altrettanto brutali sventramenti, no? Perché per riunire il Foro Romano con quello di Traiano si deve sacrificare la stratificazione del quartiere medievale? Mai a Roma si parla di ‘ricucire’ tessuti urbanistici storici, ma solo di ‘archeologizzare’ aree, sempre le stesse, sempre e solo di età imperiale romana. Si confonde l’urbanistica, che dovrebbe avere come obiettivo quello di restituire un vantaggio distribuito per tutta la città, con goffi tentativi, anch’essi ideologici, una volta orientati alla produttività, una volta al turismo, una volta all’ambiente, ma mai inquadrati in un’ottica globale. Roma ha le sue rughe e gli urbanisti dovrebbero cominciare ad amarle spiegandole alla classe politica. Perché “la fruizione collettiva dei beni culturali e ambientali può essere ritenuta un elemento peculiare della dimensione pubblica, attraverso la quale rafforzare l’idea stessa di cittadinanza”, se non si compiono finte pedonalizzazioni in nome della parola sostenibilità. Altrimenti non c’è poi molta differenza tra una sfilata di carrarmati e quella delle biciclette su Via dei Fori Imperiali. Non si può ragionare in termini calcistici: le aree archeologiche non sono stadi di calcio. Riempirli non è garanzia di vittoria. Figuriamoci in ambito urbanistico.

paula de jesus per LabUr

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IL SALVA ROMA E LA CIAMBELLA URBANISTICA

E’ iniziata la discussione in Commissione Bilancio e Finanze della Camera del decreto ‘Salva Roma’. Il bilancio 2013 e quello 2014 della Capitale sono a rischio senza l’approvazione del decreto. Mancherebbero circa 500 milioni di euro, senza i quali non sarebbe possibile pagare gli stipendi, pari a oltre un miliardo l’anno, e far funzionare l’amministrazione della città. Fino al 2012 nelle casse del Campidoglio sono sempre entrati 450 milioni di euro l’anno sotto forma di trasferimenti statali. Il Comune di Roma avrà questi soldi a patto di fornire un bilancio ‘sano’ che preveda tagli e nuove entrate. E’ in questo scenario che si inserisce la questione urbanistica ed edilizia di Roma.

ONERI DI URBANIZZAZIONE
Una delle entrate maggiori (e sicure) del Comune è sempre stata quella derivante dall’incasso degli oneri di urbanizzazione a seguito del rilascio dei permessi di costruire: circa 100 milioni l’anno contro i 41 dopo la crisi. Quasi 700 permessi sono quelli ancora non ritirati dalle imprese in difficoltà secondo le ultime dichiarazioni (24 marzo 2014) dell’assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo. Ma a salvare le casse comunali interviene anche il decreto legge 35 del 2013 che ha prorogato fino al 2014 la possibilità di utilizzare la metà degli oneri di urbanizzazione sulla parte corrente. In pratica l’articolo 10, comma 4-ter (riferendosi all’articolo 2, comma 8, della legge n.244 del 2007) dispone, per gli anni 2013 e 2014, l’utilizzo dei proventi delle concessioni edilizie “per una quota non superiore al 50% per il finanziamento di spese correnti e per una quota non superiore ad un ulteriore 25% esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale”. Secondo Caudo, nei primi 180 giorni di questa nuova giunta sono stati rilasciati solo 183 permessi di costruire, che sommati a quelli non ritirati è in media con i dati dal 2004 ad oggi. Dunque, i permessi di costruire sono sempre gli stessi, ma le società non li ritirano ed il Comune non incassa.

TRASFORMAZIONE URBANA AMBITI DI RISERVA
Caudo elenca, tra le cose realizzate, l’aver rinunciato al prosieguo di tutti gli adempimenti connessi e conseguenti al bando per l’individuazione di nuovi Ambiti di Riserva a trasformabilità vincolata, un pacchetto di 160 proposte per un totale di 2.381 ettari e un potenziale edificatorio di circa 21 milioni di metri cubi, di cui il 70% a danno dell’Agro Romano. Si tratta di ‘moneta urbanistica’ che però Caudo non ha più intenzione di battere, fedele al suo maestro, Vezio De Lucia, da sempre in prima linea nella battaglia contro il consumo di territorio.

ALIENAZIONE PATRIMONIO IMMOBILIARE AZIENDE MUNICIPALIZZATE
Un altro dato fornito dall’Assessorato alla Trasformazione Urbana è quello relativo al piano delle alienazioni e valorizzazione degli immobili di proprietà delle aziende municipalizzate. In particolare si fa riferimento ai seguenti tre valori:
– immobili ATAC, 220 milioni di euro;
– immobili AMA, 269 milioni di euro;
– immobili ex-Fiera di Roma, 170 milioni di euro.
Un totale di 659 milioni di euro, salutari per risanare i debiti delle aziende. Dunque, se migliaia di persone rischiamo il posto nelle aziende municipalizzate a causa dei debiti pregressi al 2008 che ancora devono essere sanati e che si ripercuotono sul pagamento dei loro stipendi, se il decreto ‘Salva Roma’ deve essere garantito da un bilancio comunale credibile, se gran parte delle misure economiche di risanamento derivano dall’urbanistica e dall’edilizia, siamo in presenza di soli calcoli ragionieristici oppure sta cambiando il ‘sistema Roma’ che da 30 anni si è basato proprio su questi proventi oggi bloccati?

Non si comprende però perché il Comune di Roma abbia permesso (e nulla più dice) alla Signora Angiola Armellini di evadere IMU e ICI su case affittate proprio al Comune di Roma per l’Edilizia Residenziale Pubblica (solo a Ostia sono ben 1.042 unità immobiliari), come risulta dalle indagini della Guardia di Finanza,. Così come non si comprende perché il Comune di Roma tiene in vita baracconi come Risorse per Roma Spa che costa ben 54 milioni di euro l’anno e che ha visto crescere il suo personale da 208 unità (2008) a 620 (2013). Infine, perché il Comune di Roma, sotto qualunque colore di giunta, abbia consentito le parentopoli di ACEA, AMA e ATAC.

E’ certo però che la battaglia sul ‘Salva Roma’ passerà attraverso uno scontro urbanistico all’ultimo sangue tra PD (pro-Commissario) e SeL (pro-Marino). Così come è certo che a rimetterci saranno i romani in termini di servizi e qualità della vita soprattutto se, per ovviare a queste nuove ‘porcate urbanistiche’, si cercherà di distrarli con progetti ormai inutili come il parco archeologico dei Fori e iniziative becere come i Rolling Stones al Circo Massimo.


Paula de Jesus per LabUr

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MUNICIPIO X: LO ‘S-BANDO’ DELLE STRADE

Tre esempi di parole al vento, soldi buttati e nessuna trasparenza amministrativa. Sintesi imbarazzante di come si opera nel Municipio X.
VIA DI CASTELFUSANO
la frase (Paolo Masini, assessore comunale ai LL.PP., 19/12/2013): “Il fatto che il direttore dell’Uffico Tecnico segua direttamente i lavori, è il segno del percorso che stiamo facendo”
i fatti: i lavori, che dovevano iniziare il 19 dicembre 2013, sono partiti il 15 febbraio 2014 per irregolarità amministrative da noi segnalate. Solo successivamente, secondo la Determinazione Dirigenziale n.3167 del 23 dicembre 2013 a firma del dirigente Ing. Paolo Cafaggi, direttore dell’Ufficio Tecnico, l’importo di 300mila euro messo a disposizione dal Dipartimento S.I.M.U. è stato impiegato mediante applicazione dell’art.122 c.7 del D.Lgs. 163/2006 (c.d. Codice degli Appalti), una procedura negoziata di stile ‘somma urgenza’ per evitare la pubblicazione del bando di gara.
ad oggi: manca il cartello lavori e non si conosce la ditta aggiudicatrice dell’appalto nè l’importo di aggiudicazione. Assenza di un agronomo (come invece garantito da Masini) per valutare lo stato di salute delle alberature stradali.

RADDOPPIO DI VIA DI ACILIA
la frase (Giacomina Di Salvo, assessore Municipio X all’Urbanistica, 20/11/2013): “Necessità di spostamento centralina Italgas e realizzazione nuovo manufatto… fine opera prevista per febbraio 2014”
i fatti: il raddoppio della Via di Acilia ha, tra i tanti problemi, quello dello spostamento del gasdotto e relativi servizi compreso un Impianto di Riduzione Intermedia della pressione gas (I.R.I.), volgarmente chiamato ‘centralina’ dalla Di Salvo. Lo scavo dell’area è stato eseguito a metà dicembre 2013 accolto con eccessivo entusiasmo dal coniuge della Di Salvo, anche presidente di un’associazione locale.
ad oggi: è rimasto lo scavo senza alcuna struttura.

VIA CANEVARI
la frase (Antonio Caliendo, assessore Municipio X ai LL.PP., 12/02/2014): “I lavori, purtroppo, non potranno essere ultimati prima di 60 giorni“
i fatti: chiusa a metà maggio 2013 per cedimento del manto stradale, è stata riaperta a fine giugno 2013 con imbarazzanti proclami da parte dello stesso Caliendo (appena insediatosi) per poi essere di nuovo chiusa (sempre per cedimento) il 13 dicembre 2013.
ad oggi: il cartello dei nuovi lavori è datato 40 giorni prima (02/01/2014) la dichiarazione di Caliendo e non riporta il termine dei lavori né l’importo dell’appalto, ma solo il nome della ditta (Sistema di Costruzioni srl) di cui non è pubblica la procedura di aggiudicazione dell’appalto.

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OSTIA: PESANTI OMBRE SUL NUOVO BANDO DELLE SPIAGGE

Ci vogliono spaventare dopo il bando degli arenili. Qui l’aria è sempre molto pesante”. Così il Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, dopo la singolare intrusione ad opera di ignoti che, venerdì 7 febbraio, hanno spalancato finestre e persiane dell’ufficio del minisindaco e del suo segretario particolare, Francesco Viglioglia.
Nessun segno di effrazione al portone e nessun furto. Secondo Tassone dunque l’episodio avviene a seguito della pubblicazione del nuovo bando di affidamento dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere del Litorale di Roma Capitale. Il nuovo bando, datato 4 febbraio, nasce dopo l’annullamento avvenuto il 4 novembre 2013, in autotutela del precedente bando del 18 giugno 2013 che era stato rettificato per errore materiale il 26 giungo 2013.
Tutte e quattro le determinazioni dirigenziali sono a firma dell’Ing. Paolo Cafaggi, prima nelle vesti di dirigente e poi di direttore della U.O.A.L. Unità Organizzativa Ambiente e Litorale, demandata al controllo delle concessioni balneari. Il nuovo bando però è rimasto sostanzialmente identico a quello annullato. L’opposizione parla di “un documento privo di contenuti”, “discusso in fretta e furia”, che ha visto un “imbarazzante iter di approdo in aula” e dove è stato addirittura bocciato “un emendamento che prevedeva, per meglio combattere il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, l’ausilio di un magistrato o di un delegato della questura di Roma, per la redazione del Bando”, nonostante nella passata consiliatura, proprio il PD, con Tassone allora capogruppo, avesse occupato l’aula per protesta avanzando questa richiesta.
Ma anche nella maggioranza qualcuno ha il mal di pancia, come Giovanni Zannola, giovane consigliere del PD, che però si trincera dietro un no comment.
Le infiltrazioni mafiose sulle spiagge di Ostia sono emerse dall’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato lo scorso luglio all’arresto di 51 persone, tra capi ed affiliati appartenenti ad una vasta ed agguerrita organizzazione criminale di stampo mafioso operante nella Capitale e in particolare nel Litorale.
In quei giorni la stampa titolava: “Marino il duro decapita gli uffici”. Il Sindaco, in accordo con il Presidente del Municipio X Andrea Tassone, sostituiscono il direttore e il dirigente dell’ufficio tecnico del Municipio coinvolti nella vicenda. I due dirigenti accusati di “gravi fatti” erano, il direttore del municipio, Claudia Menichelli, e il direttore dell’U.O.T, Aldo Papalini, al quale però la direzione dell’ U.O.A.L era già stata tolta dall’ex Presidente del Municipio X (ex-XIII), Giacomo Vizzani, il 4 ottobre 2012.
Claudia Menichelli è andata a dirigere il VI Municipio. Aldo Papalini si è messo in pensione e il 15 luglio anche l’U.O.T passa sotto Paolo Cafaggi. Su Cafaggi è rimasto il mistero dell’articolo, mai smentito, di Federica Angeli, cronista di La Repubblica, esperta di criminalità organizzata a Roma, secondo cui “rischia di finire a processo per concorso in abuso edilizio e falso ideologico per aver fatto ottenere a una S.p.A. la sanatoria per l’ uso commerciale di un complesso invece adibito ad uso agricolo“. La notizia si riferisce al 2009 ma è stata pubblicata il 20 giugno 2013, un mese prima dell’operazione della DDA “Alba Nuova”. Cafaggi per altro risulta iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma insieme ad Alemanno per la vicenda del “sale tossico” legata alla nevicata di febbraio 2012.
Il posto della Menichelli invece viene occupato a luglio dall’Avv. Rodolfo Murra, che a settembre però lascia per andare a capo dell’Avvocatura Capitolina. Prende il suo posto Claudio Saccotelli, già direttore del Municipio X da luglio 2002 a luglio 2008. Saccottelli viene intercettato l’8 gennaio 2004 in una equivoca conversazione con l’iracheno Sulaiman Faraj, uno degli arrestati il 4 novembre del 2004 nella operazione ‘Anco Marzio’, che per prima denunciò la presenza di una “associazione per delinquere di tipo mafioso” sul Litorale romano. Nelle 500 pagine di ordinanza, si legge: “gli indagati hanno nelle loro mani i dipendenti pubblici che dovrebbero controllare il regolare rilascio delle concessioni per l’installazione dei chioschi sulla spiaggia libera di ponente” e che tale organizzazione malavitosa era stata in grado di bloccare “il lavoro statale di rifacimento del lungomare di Ostia”.
Nelle intercettazioni, Claudio Saccotelli così dialogava con il pregiudicato ‘Frank’ l’iracheno:

“Quando puoi stare sul lungomare, all’altezza del tuo lotto?”
“Anche tra mezz’ora”
“Tu vai, c’è l’ingegnere Tabacchiera, con il direttore dei lavori“
“Ma come lo riconosco?“
“Lui sa chi sei. Ti riconosce lui“

Dopo quasi due mesi di silenzio del suo blog, il 9 febbraio scorso, a pochi giorni dunque dalla pubblicazione del nuovo bando delle spiagge, che secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni ha visto un forte litigio tra Saccotelli e Cafaggi sedato dal Presidente Tassone, Murra scrive: “Nell’estate del 2013 sono stato nominato Direttore del Municipio X (di Ostia, per intenderci), quello dove il Dirigente dell’ufficio tecnico è stato indagato per una miriade di reati (si è messo volontariamente in pensione, coincidenza singolare, appena un mese dopo la pubblicizzazione delle accuse gravissime). Ebbene in quell’Ufficio sono addetti tecnici che abitano ad Ostia e che lavorano lì, ininterrottamente, da 15/20 anni, senza mai alcuna turnazione (neppure ora, che la legge anticorruzione lo impone espressamente). La stabile e prolungatissima permanenza in un Ufficio tecnico, a contatto continuo con imprenditori ed appaltatori, porta inevitabilmente al sospetto di contiguità inopportune, di affievolimento dei controlli, di amicizie e rapporti incompatibili con l’applicazione di sanzioni. Il tentativo di applicare questi dipendenti al Casilino, all’Aurelio, onde far rigenerare il tessuto burocratico dell’Ente, si rileva sistematicamente inutile: siamo in Italia, ed interviene la politica”.
Le parole di Murra gettano dunque una pesante ombra sul nuovo bando delle spiagge. L’aria è decisamente molto pesante e le decapitazioni ricordano quelle di Ifigenia.

Paula de Jesus per Labur

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OSTIA: LO SCANDALO DELLE CASE ARMELLINI

Pochi ne parlano e la sede del PD di Nuova Ostia proprio dentro uno dei locali presi in affitto dal Comune di Roma da una delle società di Angiola Armellini per “Edilizia Residenziale Pubblica” è l’esempio eclatante. Il Comune paga da sempre la famiglia Armellini che ora la Guardia di Finanza scopre aver evaso le tasse, anche quelle comunali (ICI, IMU) mediante un intreccio di società estere. Qui di seguito l’informativa della Guardia di Finanza e le dichiarazioni (tra di loro contraddittorie) rilasciate dall’amministrazione capitolina. Nessuno sapeva nulla?
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Alla luce delle risultanze investigative emerse dalle indagini svolte, è stato possibile conseguire significativi risultati di servizio in materia di lotta all’evasione fiscale internazionale ed alla detenzione occulta di capitali all’estero.
In particolare si è proceduto:

– al disconoscimento dei citati trust di diritto estero di cui è stata dimostrata l’invalidità, in termini di fittizia interposizione e la conseguente inopponibilità all’amministrazione finanziaria, in qaunto privi dei connotati fisiologici di tale istituto;
– alla disapplicazione degli effetti scriminanti dei menzionati 10 scudi fiscali riferiti al patrimonio estero della Armellini Angiola per circa 100 milioni di euro, in ragione del fatto che le relative istanze di emersione non sono state presentate dall’effettivo beneficiario dei beni artatamente conferiti in trust, bensì dai relativi, formali trustee;
– alla segnalazione nei confronti della competente A.G. di n.13 soggetti a vario titolo indagati per i reati di cui agli artt. 4 e 5 del D.Lgs. n.74/2000, 416 c.p. (con riguardo a 4 dei predetti soggetti) nonché 640 comma 2, c.p.;
all’esecuzione, oltre che di numerose e complesse attività di indagine e di polizia giudiziaria, anche di attività ispettive di natura amministrativa, di cui:
1) nr.3 verifiche fiscali nei confronti di altrettante società ritenute estero-vestite riqualificate quali ‘evasori totali’;
2) nr.1 verifica fiscale nei confronti di persona fisica detentrice di rilevantissimi interessi economici occultati all’estero;
– alla contestazione di violazioni alla normativa in materia di monitoraggio fiscale in relazione all’importo complessivo di € 2.157.959.577,15;
– alla constatazione di violazioni tributarie corrispondenti ai seguenti importi:
1) maggiore base imponibile ai fini IRES: € 110.339.969,97;
2) maggiore base imponibile ai fini IRPEF: € 79.037.486,00;
3) imposta di registro evasa: 231.600,00;
– all’individuazione di un vasto patrimonio immobiliare, articolato in
1) n.3 alberghi (cc.dd. ARAN Hotels)
* Barcelò Aran blu, situato in Ostia (Roma), Lungomare Duca degli Abruzzi n.72;
* Barcelò Aran Mantegna, situato in Roma, via ANdrea Mantegna n.130;
* Barcelò Aran Park Hotel, situato in Roma, via Riccardo Forster n.24;
2) n.1243 fabbricati, ubicati in Roma (in prevalenza), Pomezia (RM) e Sezze (LT), principalmente costituiti da appartamenti con relative pertinenze facente capo – per il tramite di soggetti nazionali ed esteri – in ultima istanza, alla predetta imprenditrice romana.

Tale circostanza, come si dirà meglio nel prosieguo, è stata oggetto di comunicazione ai competenti Organi istituzionali, al fine della applicazione delle misure cautelari ritenute opportune.
L’attività di servizio, peraltro, ha consentito di approfondire specifici profili normativi in relazione ai quali – ravvisate talune criticità – sono state avanzate alla Superiore Gerarchia n.3 proposte di modifica normativa.

Così parlò il 23 gennaio 2014 il presidente del Municipio X, Andrea Tassone
LO SCANDALO DELLE CASE ARMELLINI A OSTIA: ANDREA TASSONE
Così parlò il 23 gennaio 2014 il vicesindaco del Comune di Roma, Luigi Nieri
LO SCANDALO DELLE CASE ARMELLINI A OSTIA: LUIGI NIERI
Così parlò il 2 febbraio 2014 il sindaco del Comune di Roma, Ignazio Marino
LO SCANDALO DELLE CASE ARMELLINI A OSTIA: IGNAZIO MARINO

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MUNICIPIO X, INFERNETTO: IL CAOS TRA CENTRO COMMERCIALE, URBANISTICA E CODICE DELLA STRADA

Non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta dall’assessore municipale all’urbanistica, Giacomina Di Salvo, su presunte irregolarità collegate all’apertura di un nuovo centro commerciale all’Infernetto. Nel frattempo però sono accadute due cose, entrambe imbarazzanti:
1) l’assessore Di Salvo si è fatta fotografare all’inaugurazione di un finto inizio lavori di un impossibile parcheggio davanti alla stazione di Casalbernocchi, dove si è giocato con le macchinine dei bambini;
2) il passo carrabile, da noi contestato, è stato chiuso.

Restano aperte le domande relative a tutte le altre irregolarità oggetto dei nostri esposti ma soprattutto resta aperta una domanda: è così difficile comprendere, per un assessore, il codice della strada e il regolamento viario del Comune di Roma?
Eppure è scritto chiaro: “Per passo carrabile si intende l’insieme delle opere e degli apprestamenti per collegare alla rete stradale i fondi o i fabbricati ed, in particolare, le aree o gli edifici per la sosta dei veicoli… per le strade locali va rispettata la norma che prevede l’interdistanza dei passi carrabili (tra loro e con le intersezioni) pari a 12 m, salvo il caso di autorimesse di notevole capienza (superiore ai 300 posti auto) per le quali detta interdistanza deve risultare non inferiore ai 30 m”. Ora, il supermercato in questione ha ben due passi carrabili uno affianco all’altro, su via di Castelporziano. Via di Castelporziano, nel tratto in questione, è classificata come strada interzonale (tipo E) e dunque deve essere rispettato quanto sopra, addirittura con misure più restrittive se deve applicarsi rigidamente la norma che la definisce un “sottotipo di strada di quartiere”.
Evitiamo di parlare dell’interferenza con il traffico pedonale, perché dovrebbe esser lasciato a quest’ultimo lo spazio e le condizioni di sicurezza. L’Ufficio Tecnico ci scrive che nessuno ha mai richiesto l’apertura di passi carrabili, la polizia municipale sembra non conoscere il Codice della Strada, il supermercato apre come se nulla fosse e l’assessore gioca con le macchinine. Evviva l’Italia, abbasso il Codice della Strada.

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FOSSO DEL FONTANILE: NO AL SOTTOPASSO DI MALAFEDE, SI ALLA SICUREZZA IDROGEOLOGICA

Gli effetti dell'esondazione del Fosso del Fontanile il 20.10.2011

Ci opporremo con tutti i mezzi possibili al dissennato progetto per la realizzazione del sottopasso alla via Cristoforo Colombo in corrispondenza della via di Malafede aggiudicato l’8.5.2013 in via definitiva dal Comune di Roma e dal 15.1.2014 in pubblicazione presso l’Albo Pretorio.
E’ assurdo e irresponsabile, con la realizzazione del citato sottopasso, alterare il già precario regime del Fosso del Fontanile aumentandone la portata per l’immissione dello scarico delle acque meteoriche della sede stradale, della raccolta delle acque di superficie provenienti dalla tenuta di Castelporziano e soprattutto con una discutibile sistemazione del corso del fosso stesso, sotto la sede stradale, mediante realizzazione di un sifone rovescio.

Ricordiamo infatti che dopo l’ultima alluvione subita dall’abitato di Punta di Malafede (a Casalbernocchi: via Scartezzini e strade limitrofe), in data 20 Ottobre 2011, causata dallo straripamento del Fosso del Fontanile con disastrosi allagamenti nelle abitazioni, i residenti hanno chiesto un accertamento tecnico preventivo presso il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche di Roma (N.R.G. 23/12) che ha portato, da parte del consulente tecnico d’ufficio, ad individuare le cause degli allagamenti subiti:

– presenza di una discarica abusiva a monte dell’abitato;
– negligenza nella pulizia dell’alveo del fosso;
– realizzazione di uno scatolare (per l’intubamento del fosso, all’interno dell’abitato) di portata non sufficiente;
– presenza di ostruzioni nello scatolare medesimo;
– rimbalzo delle competenze sulla gestione del fosso.

I successivi lavori svolti dall’ARDIS (Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo) hanno messo in parte in sicurezza l’abitato ma hanno anche evidenziato che “la sicurezza idraulica dell’abitato di Casalbernocchi, soggetto all’esondazione del Fosso, non è al momento garantita con i parametri normati dal Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico”. Invieremo a breve una comunicazione al Segretariato Generale del Comune di Roma, Direzione Contratti e Appalti, affinché blocchi l’opera garantendo invece i requisiti per la pubblica e privata incolumità dei cittadini di Punta di Malafede (Casalbernocchi).

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OSTIA, VIA C.COLOMBO E L’INSANA SCELTA DEI CAVALCAVIA

Nel cerchio, l'incrocio di via Pindaro

Per numero di veicoli coinvolti in incidenti, le intersezioni della via Cristoforo Colombo più pericolose, nel tratto interno all’attuale X Municipio, sono: via di Malafede (tamponamenti multipli), via di Casalpalocco e via Pindaro/via E.Wolf Ferrari. Una situazione da sempre denunciata ma mai affrontata con competenza dalla pubblica amministrazione. Tutti si aspettavano soluzioni serie invece la beffa è arrivata proprio in questi giorni. Dopo l’incidente del 1° gennaio di quest’anno al km. 22,00 della Colombo, dove un giovane ha perso la vita per una imprudenza scavalcando di notte il guardrail, si è risvegliata l’attenzione sulla ‘pericolosità’ della via, rivolta non al traffico veicolare bensì agli attraversamenti pedonali, inesistenti da sempre, per scelte sbagliate e negligenza della pubblica amministrazione. La soluzione proposta dall’attuale giunta municipale, governata dal presidente Andrea Tassone, è quella di realizzare dei sovrappassi presso gli incroci a raso già semaforizzati prendendo però come esempio una realizzazione per nulla analoga: il sovrappasso delle Tre Fontane su via Laurentina, dove non c’è alcun semaforo. Chiunque sia competente in materia è a conoscenza del fatto che la soluzione di un sovrappasso in prossimità di incroci a raso, già regolati da semaforizzazione, non solo è inutile ma finisce anche per ridurre la visibilità presso gli incroci stessi, rendendo più pericoloso l’attraversamento veicolare. E’ il caso della via Cristoforo Colombo, che nel tratto in questione è classificata come strada urbana a scorrimento (non veloce), tipologia di strada che ammette attraversamenti pedonali semaforizzati, non a livello sfalsato, come conferma anche il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale.

Perché dunque la scelta di sovrappassi? Tutto ha inizio dalle scelte sbagliate dell’amministrazione, sempre di centro-sinistra, nel periodo 2006-2008, allora minisindaco Paolo Orneli. Si tentò di mettere in sicurezza l’incrocio di via Pindaro, propendendo appunto per un sovrappasso ciclopedonale. Ad agosto del 2006 il sovrappasso era in fase di progettazione. Nello stesso mese del 2007 l’opera fu finanziata e dichiarata di «immediata cantierabilità». A febbraio del 2008 il Campidoglio garantì che stavano per partire i lavori. Ma a gennaio 2014 ancora non si sa neppure che fine abbiano fatto i 550 mila euro destinati per quella realizzazione. Una soluzione, quella del sovrappasso, che a quel tempo non convinceva neppure i componenti del PD che oggi come nel 2006, siedono nel Municipio X (ex-XIII), ma che invece adesso plaudono la scelta allora contestata. E’ il caso di Marco Belmonte, attuale assessore municipale alla ‘sicurezza’, di Giuseppe Sesa, oggi capogruppo municipale del PD, che voleva addirittura un sottopasso. Il cartello lavori del sovrappasso è ancora lì, dopo 5 anni. Ad aggiudicarsi la gara il 5 maggio del 2008 è stata l’azienda “A.R. Alessandro Rubei Costruzioni srl” con un ribasso eccezionale del 40.3950 % sull’importo dei lavori a base d’asta (€ 466.463,95 diventati 278.035,84). L’azienda è legata alla costruzione delle opere di urbanizzazione e alla realizzazione di unità abitative in località Malafede ed anche ad altre opere per la EUR Servizi Terziari, cioè le Terrazze del Presidente su via di Acilia. Coincidenze? Forse. I lavori dovevano durare 180 giorni a partire dalla data del 31 marzo 2009. Invece accadde l’impiccio. A seguito dell’entrata in vigore del Decreto ministeriale del 14 gennaio 2008, ‘Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni’ (G.U. n.29 del 4 febbraio 2008), e alla normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche, l’impresa presentava un nuovo progetto esecutivo, con una integrazione economica di € 324.840,00 (incremento di circa il 120%). Il Comune, pur valutando tecnicamente idoneo il progetto, ritenne di non approvarlo a causa dei costi elevati e comunicò, il 12 luglio 2009, la possibile risoluzione contrattuale per inadempimento dell’appaltatore. L’epilogo della vicenda si è avuto con la Deliberazione n.64 (Adunanza del 3 novembre 2010) dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture con cui si invitava il Comune a comunicare, nel termine di 30 giorni, le proprie valutazioni ed i provvedimenti adottati o che intendeva adottare per la definizione del caso in questione. Poi il silenzio. Nel frattempo, il 4 febbraio 2009, nell’Aula Consiliare del Municipio ostiense, si apprendeva che il sovrappasso sarebbe stato spostato all’altezza dell’innesto di via Pericle (Casalpalocco) su via C. Colombo, per finire su via Guarnieri (Infernetto), per favorire principalmente i ragazzi del liceo scientifico Democrito sito in via Prassilla a Casalpalocco. La soluzione dei sovrappassi è inutilmente costosa rispetto ad un attraversamento pedonale semaforizzato, introduce ulteriore pericolosità al traffico veicolare, finisce per realizzare artificiose barriere architettoniche e non risolve in tempi brevi neppure la questione della sicurezza dei pedoni, considerato che riattivare tutta la procedura amministrativa di una nuova gara significa attendere almeno 14 mesi, più altri 6 per i lavori.

In tutta questa confusione e approssimazione, LabUr chiederà Accesso Civico agli atti pubblici della precedente gara, almeno per capire dove sono finiti i 550 mila euro previsti per un sovrappasso già inutile 8 anni fa.

Paula de Jesus, per Labur

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MUNICIPIO X, LAVORI SU VIA DI CASTEL FUSANO: RISPONDE IL COMUNE DI ROMA

Il Segretariato-Direzione Generale, Direzione Regolamentazione e controllo dell’attività amministrativa, ieri, 20 dicembre 2013, con N° di Protocollo RC 22122, ha risposto in merito all’esposto presentato da LabUr sui lavori in Via di Castel Fusano (LINK). Nonostante il 18 dicembre ci sia stato il quarto comunicato stampa del Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, i lavori su via di Castel Fusano il 19 dicembre non sono partiti, un flop preannunciato da LabUr già l’11 dicembre.
Scrive il Segretario-Direttore Generale al Direttore del Municipio X e al Dirigente U.O.T del Municipio X, in copia conoscenza al Presidente Tassone, all’Assessore alle Periferie e LL.PP. del Comune di Roma, al Comandante U.O. X Gruppo “Mare”, al Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale-Protezione Civile, al Segretariato Generale Direttore Area Trasparenza, che “con riferimento all’esposto indicato in oggetto, con p.e.c. del 17/12/2013 (prot. RC21846/17.12.13) da LabUr- Laboratorio di Urbanistica per segnalare presunte irregolarità procedurali nell’ambito dell’affidamento dell’appalto dei lavori per la messa in sicurezza di via di Castel Fusano e per la realizzazione della pista ciclabile sulla via adiacente, si chiede alla SS.LL. di fornire una dettagliata relazione in ordine alle censure poste dall’istante, dandone comunicazione anche a questo Segretariato-Direzione Generale”. Vedremo quindi se l’appalto dei lavori in via di Castel Fusano, per un importo di 1 milione di euro (600mila per la strada, 400mila per la pista ciclabile), è stato gestito nelle piena trasparenza amministrativa.

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MUNICIPIO X, VIA DI ACILIA: ESPOSTO SULLE OPERE DENTRO LA RISERVA NATURALE STATALE DEL LITORALE ROMANO

Si può costruire un nuovo Impianto di Riduzione Intermedia della pressione gas (I.R.I.) presentando una semplice Denuncia di Inizio Attività (D.I.A.) ? Si può pensare di spostare un gasdotto dentro alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano? Secondo l’assessore all’Urbanistica del Municipio X, Giacomina Di Salvo e gli uffici tecnici, sì. Lo scopo? Realizzare un ormai superato e sbagliato progetto del raddoppio della via di Acilia, troppo datato e non più conforme alle esigenze del territorio. Un progetto nato 20 anni fa e che andrebbe rivisto e non forzato sul territorio in maniera ottusa.
Per tali motivi, valutate leggi e normative, presenteremo un dettagliato esposto agli enti competenti chiedendo un adeguamento del progetto stesso affinché siano fermate queste dannose opere propedeutiche (I.R.I. e gasdotto). Siamo certi che ci sia già stato da parte della EUR Servizi Terziari srl, proprietaria dell’area dove si vuole costruire l’I.R.I., un atto di concessione in comodato all’Italgas S.p.A. e che il Comune di Roma abbia provveduto al rilascio di tutte le autorizzazioni necessarie. Siamo anche certi che la ditta che sta eseguendo i lavori (la Rublan Costruzioni srl) abbia tutte le certificazioni richieste per costruire l’I.R.I. in conto Italgas. Siamo anche certi che i lavori stiano rispettando quanto previsto nell’ordinamento nazionale dal D.P.R. 6 giugno 2001, n.380 T.U. delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. Ne siamo certi, anche perché se così non fosse vorrebbe dire che l’illegalità ormai si è annidata dentro le istituzioni.
Quello che invece sicuramente non c’è stato è il rispetto dovuto alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Ricordiamo che fino all’approvazione del Piano di Gestione da parte del Ministero dell’Ambiente, restano in vigore le “Misure provvisorie di salvaguardia” dettate dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 29 marzo 1996 che istituisce la Riserva (art. 7). Tali misure prevedono che all’interno del territorio della riserva siano distinte due aree. Quella in oggetto, dove si dovrà spostare il gasdotto, è denominata di tipo 2, caratterizzata “da ambienti agricoli a maggiore grado di antropizzazione con funzioni di interconnessione territoriale e naturalistica”. In tale area (art.7, c.3) “gli interventi di trasformazione e di ulteriore urbanizzazione sono soggetti ad autorizzazione”, comprese anche le opere in questione (art.8, c.1, lett. b). Un’urbanistica seria non ferma la realtà a 20 anni prima, ma segue lo sviluppo del territorio, difendendolo.

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