PORTO TURISTICO DI ROMA: ILLEGITTIMA L’ATTUALE CONCESSIONE

portoIn data odierna (27 giugno 2023) abbiamo inviato alle autorità competenti formale esposto segnalando la illegittimità del cambio di titolarità della concessione demaniale marittima del porto di Ostia a favore della “Porto Turistico di Roma srl” (oggi in amministrazione giudiziaria e confiscata), richiedendo una puntuale verifica amministrativa al fine di informare i Pubblici ufficiali, e cioè coloro che esercitano una funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa, sull’effettivo stato delle cose.

 

ISTANZA DI VERIFICA AMMINISTRATIVA
(inviata a: Ministero dei Trasporti, Guardia Costiera, Regione Lazio, Comune di Roma, Procura di Roma, Prefettura di Roma, ANBSC, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza)

Il sottoscritto dr.Ing. Andrea SCHIAVONE, presidente p.t. di LabUr, Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), espone di seguito quanto si evince dalla documentazione in proprio possesso e da leggi e regolamenti appresso indicati, in qualità di portatore di un interesse diffuso e collettivo.

IL FATTO
Il 15 giugno 2023, con ordinanza n.73, la Capitaneria di porto di Roma (Sezione Tecnica/Sicurezza e Difesa Portuale) ha approvato il nuovo “Regolamento per l’esercizio e l’uso del porto Turistico di Roma” che risulta in concessione alla “Porto Turistico di Roma srl”, in amministrazione giudiziaria, i cui beni (confiscati) sono confluiti presso l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC).

L’ordinanza riporta erroneamente, per quanto di seguito narrato, che con “atto formale n. 129 del registro degli atti, n. 329 di repertorio, stipulato in data 30 ottobre 2001” l’Amministrazione Marittima avrebbe assentito in concessione alla “Porto Turistico di Roma S.r.l.” il porto turistico di Ostia

LA CONCESSIONE
Dalla documentazione in nostro possesso, risulta quanto segue:

  1. La Capitaneria di Porto del Compartimento Marittimo di Roma, con atto formale n. 129 del 30 ottobre 2001 registro repertorio n. 359/01, ha assentito in concessione alla società Attività Turistiche Imprenditoriali srl (A.T.I. srl) e non alla “Porto Turistico di Roma srl” l’area demaniale marittima in località Idroscalo di Ostia Lido nel Comune di Roma, nell’ambito della quale è stato realizzato il “Porto Turistico di Roma”;
  2. Giusto atto formale n. B092 in data 01 marzo 2007 la Concessione Demaniale Marittima è stata intestata alla Società “Porto Turistico di Roma srl”;
  3. La suddetta determinazione n. B0892 del 01 marzo 2007 è stata emessa dalla Regione Lazio – Dipartimento Territorio (Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, Area Difesa del Suolo), autorizzata a firma del Direttore Vicario del Dipartimento, dott. Raniero DE FILIPPIS;
  4. Il cambio di titolarità in favore della “Porto Turistico di Roma srl” della concessione demaniale marittima già rilasciata il 30 ottobre 2001 alla A.T.I. Spa è avvenuto in funzione dell’articolo 22 del Regolamento Regionale n.3 del 15 dicembre 2004 affermando che esso “” ma non specificando quale tipologia di concessioni;
  5. L’articolo 22 del suddetto regolamento si riferisce a concessioni di pertinenze idrauliche, aree fluviali, spiagge lacuali e di superfici e pertinenze dei laghi e non a concessioni demaniali marittime;

per quanto sopra esposto

PREMESSO

  • che il cambio di titolarità di concessione in questione interessa il porto di Ostia e dunque si riferisce a una concessione demaniale marittima (non fluviale, non lacuale);
  • che quanto sopra esposto è confermato anche dal Regolamento Regionale n.10 del 30 Aprile 2014 che, sostituendo il regolamento del 2004, all’articolo 1 comma 1 definisce l’ambito di applicazione della legge ai sensi dell’articolo 40 bis della legge regionale n.53 del 11 dicembre 1998;
  • che tale articolo 40 bis definisce l’organizzazione regionale della difesa del suolo in applicazione della legge n.183 del 18 maggio 1989 avente per oggetto (articolo 2) opere idrauliche, opere ed impianti di bonifica, opere di forestazione protettiva, opere di consolidamento e difesa degli abitati e opere di difesa delle coste.

CHIEDE CON URGENZA

di intervenire, ciascuno dei destinatari per competenza, in applicazione di quanto sopra esposto risultando ogni negligenza od inerzia della Pubblica Amministrazione, delle Forze dell’Ordine e dell’Autorità Giudiziaria fatto grave e lesivo dell’interesse pubblico all’interno del contesto del Municipio X già, per 24 mesi, commissariato anche per vicende collegate al porto di Ostia.
Si resta a disposizione per ogni eventuale chiarimento e reperimento dei documenti sopra citati, tutti in possesso dello scrivente.

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OSTIA, DOVE L’EDILIZIA HA SCONFITTO L’URBANISTICA E I VINCOLI ARCHEOLOGICI

malafede urbanisticaQuando l’urbanistica cede all’edilizia e ai compromessi con i vincoli da apporre, emergono tutte le sofferenze del territorio. E’ il caso nel Municipio Roma X del quartiere Giardino di Roma, più noto come Quartiere Caltagirone (dal nome del costruttore romano), che si estende, interferendo sulla mobilità locale, dalla via Cristoforo Colombo fino a via Ostiense, lungo la via di Malafede. Una convenzione stipulata 30 anni fa, il 20 agosto 1992, arrivata fino ad oggi attraverso mille varianti e proroghe tali che, per ricostruire la vicenda, si dovrebbero scrivere migliaia di pagine.

Un totale iniziale di 79.599 mq. circa, destinato alla costruzione di 728.080 nuovi mc. residenziali, per un previsto insediamento di 9.110 abitanti e di 145.616 mc. non residenziali, numeri poi variati nel tempo. Uno scempio urbanistico, paesaggistico e ambientale perfettamente autorizzato da tutte le giunte comunali, anche se, a nostro avviso, rimane non autorizzabile, un po’ come le vicine Terrazze del Presidente. 30 anni senza alcun controllo, tant’è che il quartiere ancora attende la famigerata stazione della Roma-Lido che doveva assorbire il traffico veicolare dei residenti.

L’ultimo episodio è di neanche un anno fa e si tratta del permesso di costruire altri 4 edifici, a ridosso della via Ostiense, rilasciato dal Municipio Roma X (n.149 del 28 settembre 2022). Protagonista assoluta la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, competente in materia per l’area.

LA VICENDA ARCHEOLOGICA

Tutto ha inizio con un primo vincolo archeologico, imposto (su tutto il comprensorio) dal decreto del Ministero per i Beni Culturali il 22 giugno 1991 (ex artt. 1 e 3 L. n. 1089/1939), annullato con la sentenza n. 1171 del 2 maggio 1992 dal TAR Lazio, Sez. II/bis poi confermata anche dalla sentenza del Consiglio di Stato, Sezione VI, n. 1132 del 6 luglio 1994. Neanche 4 mesi, ed il Ministero emette il 23 novembre 1994 un nuovo decreto, poi annullato in via di autotutela, a cui segue il 30 giugno 1997 un altro decreto, che ha rappresentato la disciplina vincolistica fino al 2017 e che disponeva una tutela articolata in specifiche fasce di rispetto. Per una di queste, compresa nel quadrilatero ferrovia Roma-Lido, via di Malafede, via Ostiense e via Fiumalbo, la Soprintendenza aveva richiesto soltanto “indagini preventive” e non vincolo assoluto di inedificabilità. Tutto così si risolveva, nell’area citata, con la sentenza 9284 del 28 marzo 2017 emessa dal TAR del Lazio: costruire si, ma prima sondaggi archeologici.

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI

La vasca romana (1)A seguito della sentenza del TAR 9284/2017, sono iniziate a giugno del 2019 le indagini archeologiche su un’area di circa 20.000 mq, i cui esiti sono stati definiti dalla Soprintendenza ‘eccezionali’. Tra tutte le ‘nuove scoperte’ anche “l’enigma della vasca monumentale” lunga 40 metri. Nel comunicato stampa del 9 settembre 2020 si legge: «Una scoperta che rinnova lo stupore nei confronti di Roma e delle infinite storie che ha ancora da raccontare. Trovarsi di fronte a un tale rinvenimento ha lasciato sorpresi anche i nostri archeologi… Un altro successo dell’archeologia preventiva, essenziale per non disperdere il nostro passato, e per tutelare e per valorizzare territori che, altrimenti, resterebbero inesplorati».

Peccato che quel tratto di territorio non fosse stato fino a quel momento rimasto ‘inesplorato’.

scavi 1998 1995 malafedeSi conoscevano infatti, quasi con precisione, le dimensioni dell’area archeologica poi scavata nel 2019. Nell’area e in sua prossimità si erano già svolti scavi e ricognizioni negli anni ‘90 e nel 1998 e addirittura nel 1916, a poche decine di metri da qui, era stato intercettato, presso il Casale di Malafede, l’acquedotto diretto alla città antica di Ostia (di cui si conoscevano le arcate, poco più avanti, presso la depressione di Ponte Ladrone). 

scavi 2019 malafedeIn particolare, nel 1998 era emerso un tratto di acquedotto della prima età imperiale, “inserito organicamente nel più ampio sistema idrico che dal territorio di Malafede raggiungeva la colonia di Ostia”. Distante circa 80 metri dalla via Ostiense e 100 metri, in direzione Roma, dal Casale di Malafede, era risultato somigliante con uno dei due canali scavati nel maggio del 1916 in occasione di lavori che “il Comune di Roma ha eseguito, per la correzione della livelletta stradale”. Del resto già nel 1995 erano stati pubblicati gli studi dei ritrovamenti occorsi durante le ricognizioni del progetto Roma Costiera (datato 1988) nato per aggiornare la Carta archeologica dell’Agro Romano, dati che poi confluirono nella documentazione del vincolo del 22 giugno 1991.

CONCLUSIONI

Da tre anni tutti attendono le promesse della Soprintendenza e cioè “il progetto di valorizzazione in situ di quelli che sono i più importanti ritrovamenti”. Un altro modo per dire che con il costruttore, Caltagirone, si studierà un modo per non creare intralcio agli edifici, allestendo (forse) un piccolo parco, un piccolo antiquarium, qualche deteriorabile pannello esplicativo che nessuno andrà a vedere. La vera valorizzazione l’avrà Caltagirone che non solo costruirà senza troppi intoppi ma che potrà vantare, nella vendita, che le sue case “sorgono su antichi resti romani”. O magari farà in modo che, quando e se, verrà realizzata la promessa stazione della Roma-Lido, si userà qualche vano di essa per alloggiare i soliti quattro cocci.

Poiché però questa trentennale convenzione non può concludersi in questo modo, valuteremo tutte le carte firmate dalla Soprintendenza per verificare se ci sia stata una omissione di vigilanza e/o di atti d’ufficio per favorire i permessi di costruire ai danni di una prevista pianificazione urbanistica. La Soprintendenza doveva per legge tutelare l’area da ogni trasformazione. 

Una denuncia che ci porterà via qualche mese, ma che vale la pena affrontare: rispetto ai 30 anni passati in cui nessuno si è mosso, possiamo permettercelo.

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OSTIA, PISTA CICLABILE: PER IL MINISTERO E’ ILLEGITTIMA MA IL COMUNE CHIEDE I FONDI PNRR

pista ciclabile ostia pnrrLa sedicente pista ciclabile sul lungomare di Ostia, costata 3 milioni di euro sottraendo fondi al mercato dell’Appagliatore e alla manutenzione stradale ordinaria, affronta senza vergogna l’ennesimo scandalo sotto la regia M5S e PD. Causa dei problemi al traffico veicolare (bus, disabili, parcheggi, scarico merci, mezzi di soccorso), soggetta d allagamenti quando piove, senza alcuna manutenzione (15 mila euro all’anno), è stata addrittura inserita tra le opere finanziabili con i fondi europei.

LA NORMATIVA
Il PNRR raggruppa i progetti di investimento in 16 Componenti, a loro volta riuniti in 6 Missioni, tra cui risulta la missione nr.4 “Istruzione e ricerca” che comprende la misura M2C2- 4.1 “Rafforzamento mobilità ciclistica“. Si tratta di 600 milioni di euro per la realizzazione di due diversi sub-investimenti: a) “Ciclovie urbane” nelle città che ospitano le principali università, da collegare a nodi ferroviari o metropolitani; b) “Ciclovie turistiche” in altre zone d’Italia.
La valutazione dei progetti presentati dai Comuni è del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) che con Decreto n.509 del 15.12.2021 ha riservato al Comune di Roma 51 km di piste ciclabili, per una somma pari a 13.615.495,00 euro.

IL COMUNE DI ROMA

pista allagata (21 maggio 2023)

pista allagata (21 maggio 2023)

Con nota prot. QG 3702 del 04.02.2022 il Dipartimento Mobilità e Trasporti ha inviato al Ministero la manifestazione di interesse per l’accesso alle risorse elaborando un elenco di piste ciclabili e sostenendo che esse rispettano le disposizioni del Decreto 509/2021, nello specifico l’articolo 3 (Spese ammissibili – Tempistica) che al comma 2 richiede un collegamento, per mezzo di pista ciclabile, tra la sede o più sedi delle università presenti sul territorio con uno o più nodi ferroviari metropolitani a servizio del medesimo territorio. Tra queste, compaiono 2,73 km per prolungare la sedicente pista ciclabile del lungomare fino a quella fatiscente lungo via della Villa di Plinio.
Il passaggio finale, è stata la delibera di Giunta Capitolina n.74 dell’8 marzo 2023 con cui si è approvato il tutto. Avremo così (sempre se si farà) altri 800mila euro buttati via per una cosa inutile, ma soprattutto illegittima come vedremo.

Screenshot 2023-06-14 12.13.15Per meglio intendere la questione, il riferimento è l’elaborato di maggio 2019 del Comune di Roma dove risulta, al codice C2-64 la prevista pista ciclabile sul lungomare Toscanelli (poi rovinosamente realizzata) e il codice C2-51, la dorsale Colombo che dalla intersezione con la via Laurentina (località Montagnola, prima dell’EUR) dovrebbe condurre ad Ostia i ciclisti. Nello stesso elaborato si nota la rete attuale, tra cui la fatiscente pista ciclabile su strada lungo la via della Villa di Plinio (in pineta, tratto dal Canale dei Pescatori alla Colombo).

LE ILLEGITTIMITA’
Tale approvazione capitolina deve passare, per competenza, al vaglio del MIT che però con Decreto n.598 del 28.12.2018 (a seguito di ricorso gerarchico presentato da LabUr) aveva definito illegittima la realizzazione della sedicente pista ciclabile sul lungomare di Ostia da parte del Municipio X (progettista, Nicola DE BERNARDINI), annullando di fatto la sua esistenza. Questa non è l’unica illegittimità. Infatti la proposta di unire la pista del lungomare con quella in pineta (facendo credere che sia l’unica soluzione per raggiungere in bicicletta dalla stazione di Castelfusano della Roma-Lido la sede universitaria di Roma Tre ad Ostia presso l’ex Hotel Enalc) è non veritiera in quanto già oggi esiste un percorso di appena 4 minuti lungo le attuali strade (circa 1 km). Se proprio si volevano buttare via i soldi, si poteva ricorrere alle corsie ciclabili: un po’ di vernice sull’asfalto delle seguenti strade ed il gioco era fatto con poche migliaia di euro (non 800mila):

– STAZ.CASTELFUSANO – UNIVERSITA’
Via della Stazione di Castelfusano, via dell’Aquilone, via Ugolino Vivaldi, via     Gaspare Balbi, via Leopoldo Ori
– UNIVERSITA’ – STAZ.CASTELFUSANO
Via Leopoldo Ori, via Gaspare Balbi, via Ugolino Vivaldi, Lungomare Lutazio     Catulo, via della Stazione di Castel Fusano

Invieremo pertanto un esposto al MIT e agli uffici europei perchè questa spesa inutile ed illegittima non rappresenti l’ennesima dimostrazione di incapacità e malaffare dell’amministrazione capitolina.

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MUNICIPIO ROMA X, MONDEZZAI ILLEGALI

mondezzai ostiaInviato un esposto alle autorità competenti per segnalare ancora una volta l’illegittima area di trasbordo sul Lungomare di Ostia. Già era stato inviato un esposto nel 2019 seguito da una prima e seconda integrazione. Il paradosso è che proprio oggi, 9 giugno 2023, dal Municipio Roma X è pervenuta a LabUr una nota (CO/2023/0068783) relativa alla suddetta area del Lungomare in cui si specifica che “non è stato ritrovato agli atti alcun documento inerente la consegna dell’area” la cui destinazione urbanistica è “art.83 e 85 del N.T.A. – Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale“. E’ l’ennesimo episodio di malagestione dei rifiuti sotto l’amministrazione del M5S e proseguita dal PD alla guida del Municipio Roma X.

Forse la M della precedente giunta pentastellata stava per ‘Mondezzaio’ . Dopo aver portato ad Ostia Antica il tritovagliatore , a seguito del disastroso incendio di Malagrotta – che tratta oltre 300 tonnellate al giorno di indifferenziata – con la motivazione di “liberare le strade dai rifiuti“(!), dopo aver permesso dal 2019 l’impiego senza legittima autorizzazione dell’area destinata a verde pubblico davanti allo stabilimento balneare dell’Esercito Italiano – Raggruppamento Logistico Centrale (Lungomare Amerigo Vespucci, 40), ha espresso anche parere favorevole alla realizzazione di una nuova discarica in località Infernetto tra via Porrino e via Soffredini lungo via Wolf Ferrari dove domani alle ore 10.00 si terrà un flash-mob da parte dei cittadini esasperati dal degrado e abbandono dell’area, avendo già diffidato il Municipio X. In quell’area doveva esserci una scuola materna, ci verrà invece una discarica di fatto. Il terreno, che sarà rilasciato ad AMA in comodato d’uso, non solo non garantirà gli standard urbanistici previsti per il quartiere, ma cambierà con disinvoltura (contro ogni criterio di legge) la propria destinazione d’uso.
Si tratta dell’ennesimo scandalo gestionale dei rifiuti, che sembra investire con metodicità il Municipio Roma X, quello con delega al Verde, quello che dovrebbe essere a maggiore protezione ambientale e che invece prima con il M5S (Giuliana DI PILLO, Alessandro IEVA) ora con il PD (Valentina PRODON, Valentina SCARFAGNA) viene trasformato in pattumiera nel nome dell’emergenza, sinonimo amministrativo di incapacità.
Il caso dell’area trasbordo davanti al RA.LO.CE. è dunque emblematico. Ci chiediamo perché non si intervenga a chiuderla. I turisti che vengono ad Ostia sono i sacchetti della spazzatura? Le zone residenziali avranno discariche al posto delle scuole? Neanche il Giubileo del 2025 sembra poter salvare il polmone Verde di Roma.

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raloce mondezzaESPOSTO (9 giugno 2023)

Inviato ad AMA, COMUNE DI ROMA, CC NOE

LabUr, Laboratorio di Urbanistica (www.labur.eu), portatore di un interesse collettivo e diffuso, segnala che, senza alcun atto autorizzativo valido per legge, da 4 anni, l’area davanti allo stabilimento balneare dell’Esercito Italiano – Raggruppamento Logistico Centrale (Lungomare Amerigo Vespucci, 40) viene usata come trasbordo dei rifiuti indifferenziati per oltre 300 tonnellate al giorno.

Lo conferma il Municipio Roma X via PEC inoltrata a LabUr il 9 giugno 2023 specificando che “non è stato ritrovato agli atti alcun documento inerente la consegna dell’area” la cui destinazione urbanistica è “art.83 e 85 del N.T.A. – Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale“.

Da 4 anni LabUr chiede la regolarizzazione dell’area, avendo inviato un esposto il 28 novembre 2019 e ben due integrazioni: la prima, il 2 dicembre 2019, la seconda il 4 giugno 2020.
L’unica sedicente autorizzazione sarebbe stata rilasciata “in via temporanea” dal Municipio Roma X in data 31 ottobre 2019 dall’ex direttore municipale Nicola DE BERNARDINI, (oggi vice Capo di Gabinetto Vicario) e dagli allora presidente e vice presidente municipali Giuliana DI PILLO e Alessandro IEVA (oggi consiglieri municipali M5S).

Il degrado dell’area, la mancata autorizzazione, la differente destinazione d’uso richiedono la massima attenzione da parte delle autorità competenti. Esiste una precisa normativa e un complesso di leggi sovraordinate che impediscono alla semplice ‘mail’ di un direttore di un municipio di sentirsi autorizzato a gestire il bene comune come cosa propria.

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OSTIA, IL MERCATO DEI BAGNINI E LE REGOLE DISATTESE

Suk bagnini 2023 ostiaDa Ostia Ponente a Capocotta esplode il caso bagnini in piena stagione balneare sul mare della Capitale. Una saga amministrativa triste che ci auguriamo sia dovuta a mera incapacità.

COSA È ACCADUTO
La storia è nota ed è stata raccontata passo passo da LabUr nelle settimane scorse: il fallimento della gara dei bagnini, il disastro della gara delle spiagge libere, la diffida . Poi, il Direttore del Municipio Roma X, Marcello VISCA, coadiuvato dal Presidente del Municipio X, Mario FALCONI, durante la Commissione Comunale IV Ambiente del 31 maggio 2023, è riuscito a dire quanto segue (testuale, dal minuto 21:10): “sta partendo adesso una richiesta alla Croce Rossa per reperire degli OPSA, che sono gli Operatori Polivalenti Salvataggio in Acqua. La Croce Rossa in linea di massima ci ha dato la disponibilità e quindi stiamo tentando velocemente di fare l’affidamento per le spiagge che sono rimaste senza bagnini”. Peccato che il brevetto OPSA non è riconosciuto per esercitare la professione di assistente bagnante quale esercente un servizio di pubblica necessità, tant’è che il 6 giugno è comparso un annuncio per cercare bagnini “in 24 ore”.
Anche Capocotta non naviga in buone acque: falsa la notizia, diffusa da certa stampa distratta, che ai chioschi sarebbe stata garantita l’apertura stagionale. Il Consiglio di Stato ha infatti solo decretato una sospensione del provvedimento di chiusura riservandosi di sentenziare il 20 giugno. Emerge dunque il problema sui 2.461 metri di costa dove, a spese del Comune, dovrebbero esserci 25 postazioni di salvamento e non le 7-8 pagate dai chioschi, sempre se rimarranno aperti.
Vediamo nel dettaglio i due ‘casi’.

OSTIA A PONENTE, BAGNINO CARENTE
Per esercitare la professione di assistente bagnante occorre essere in possesso di uno dei tre seguenti titoli:

– brevetto di “Assistente Bagnanti’ rilasciato dalla Federazione Italiana Nuoto — Sezione Salvamento contraddistinto dalla sigla “M.I.P.”
– brevetto di “Bagnino di Salvataggio “rilasciato dalla Società di Salvamento di Genova;
– brevetto di “Assistente Bagnanti” rilasciato dalla Federazione Italiana Salvamento Acquatico (F.I.S.A.).

Lo scrive chiaramente la Capitaneria di Porto – Roma Fiumicino nella vigente Ordinanza di Sicurezza Balneare n. 46/2022 del 12 maggio 2022. In realtà è cosa nota da tempo, visto quanto recita la circolare N. 54 Prot. 5174209/95 del 08/01/1996, emessa dal Ministero dei Trasporti e della Navigazione. Infatti il brevetto OPSA rilasciato dalla Croce Rossa Italiana è “… titolo abilitante allo svolgimento dell’attività di soccorso in mare e sulle spiagge da parte del personale appartenente alla C.R.I.“. Quindi “il suddetto brevetto consentirà esclusivamente lo svolgimento dell’attività di cui trattasi nell’ambito dei compiti istituzionali della C.R.I. e non potrà sostituire le abilitazioni attualmente riconosciute valide per l’espletamento dell’attività di assistenza e soccorso dei bagnanti da apprestarsi da parte dei titolari di concessioni per stabilimenti balneari sia pubblici che privati e strutture similari, ovvero per altre attività svolgentisi sul demanio marittimo che prevedano tale servizio”. In tal senso è esclusa qualsiasi conversione diretta con i brevetti rilasciati dalla Società Nazionale di Salvamento e dalla Federazione Italiana Nuoto sezione Salvamento, in quanto è obbligatorio il superamento di un’esame davanti ad una commissione presieduta da un ufficiale della Capitaneria di Porto per il rilascio di tali titoli professionali.
Grave dunque la ‘scelta’ di ricorrere genericamente agli OPSA dichiarata da Marcello VISCA e Mario FALCONI (PD), così come grave sono stati gli applausi in Commissione di Valentina SCARFAGNA (consigliere municipale, PD), di Valentina PRODON (Assessore municipale, PD) e di Giammarco PALMIERI (presidente Commissione comunale IV Ambiente, PD) “per il grande lavoro che state facendo”. Segnali che lasciano intendere come il ritardo finora accumulato dal Municipio Roma X sia dovuto, ci auguriamo, ad una mera quanto diffusa incompetenza tra gli organi politici amministrativi e gli stessi uffici.

Infine, la doccia fredda. È comparso il 6 giugno, forse a seguito della ‘scoperta’ della non validità del brevetto OPSA, un annuncio per cercare di corsa 20 bagnini per le spiagge libere dopo un mese dall’apertura della stagione balneare: “Buongiorno siamo alla ricerca di 20 assistenti Bagnanti MARE per 12 postazioni del Comune di Roma X municipio Ostia. Entro 24 ore contattate il numero 339xxxxx14. Garantito contratto CCNL. Udo PAOLANTONI Team Rescue. Grazie”. La H2O Italia Team Rescue è una Società Sportiva Dilettantistica che si occupa della gestione delle piscine e di cui Udo PAOLANTONI è rappresentante legale. Secondo quanto si apprende dalla stampa, “il X Municipio, dopo che il bando per l’assegnazione del servizio non ha avuto esito, ha aggiudicato lo stesso servizio a trattativa diretta a una ditta di vigilanza e sicurezza che anticiperà tutte le risorse necessarie a pagare i 20 bagnini. L’amministrazione locale pagherà con un ritardo di almeno 6 mesi se non un anno”. Così la società aggiudicataria si è rivolta alla H20 Italia Team Rescue per la ricerca urgente di personale. Tutto regolare? Forse. Lo si capirà dalle carte al momento dell’assegnazione ufficiale.

CAPOCOTTA A LEVANTE, BAGNINO MANCANTE
Lungo i 2.461 metri dell’arenile di Capocotta, parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano – di competenza diretta del Comune di Roma e non del Municipio Roma X come per le altre spiagge – insistono 5 chioschi riuniti nel Consorzio Cinquespiagge: Dar Zagaia, Mediterranea, Settimo Cielo, Porto d’Enea e Mecs Village. A questi, se ne aggiunge un sesto: l’Oasi Naturista. Screenshot 2023-06-06 23.17.42Ciascuno, fornisce una/due postazioni di salvamento ma, secondo la Capitaneria, ne servirebbero 25, una ogni 100 metri di fronte mare o frazione di ampiezza inferiore, in posizione mediana, tutte dotate di regolare attrezzatura, dal binocolo alla sagola di salvataggio, dal VHF portatile di tipo marino alle pinne, oltre ad ombrellone, pattino e salvagente. Di tutto questo c’è ben poco, compresi i cartelli di avviso di assenza di bagnino (laddove il Comune o il singolo chiosco non abbia provveduto).
Così, mentre il Municipio Roma X è ancora alla ricerca dei bagnini ad un mese dall’inizio della stagione balneare, a Capocotta la situazione è addirittura peggiore: gli Uffici comunali non hanno previsto di dotare l’arenile di bagnini, delegando di fatto i chioschi, che però da marzo 2023 lo stesso Comune, tramite sentenza del Consiglio di Stato, li ha dichiarati senza titolo e dunque da chiudere.
Cosa riserverà la nuova sentenza del 20 giugno, dopo il ricorso dei chioschi presentato il 26 maggio, a stagione dunque avviata, non è dato sapere. Di certo Screenshot 2023-06-06 23.45.34la Capitaneria di Porto non è intervenuta a verificare l’adempienza del Comune all’ordinanza di sicurezza balneare, pur avendo indicato la necessità di prevedere a Capocotta 25 postazioni di salvamento (indicate nella tabella tratta dall’ordinanza 40/2016 del 30 maggio 2016, la cui numerazione è ancora vigente, come la foto dell’ingresso del Mediterranea conferma).

CONCLUSIONI
Carenti o mancanti, ciò che ne deriva è che la sicurezza a mare non è garantita lungo le spiagge se non dentro i singoli stabilimenti balneari a cui si applicano severi controlli da parte del Municipio Roma X e della Capitaneria. Il resto, è Far West ma anche Far East.

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OSTIA, CHIOSCHI DI CASTELPORZIANO – ISTANZA DI TRASPARENZA PER GRAVI VIOLAZIONI

349036396_784234470091886_3054445400367704849_nLe giunte del Municipio Roma X non si sono mai accorte che da 24 anni il Comune di Roma gestiva la spiaggia di Castelporziano senza alcuna concessione demaniale, come invece previsto senza soluzione di continuità nella Convenzione del 1965 con cui la Presidenza della Repubblica volle aprire ai romani la spiaggia libera più grande d’Europa. Labur ha denunciato anni fa questa grave violazione, avviando di fatto le indagini della Procura di Roma. Ora, da un anno, un Tavolo Tecnico (ma andrebbe chiamato ‘politico’) cerca di risolvere il problema non interessandosi dell’interesse collettivo che riveste la questione. Oggi, in occasione della Conferenza dei Servizi con cui il Comune di Roma – incapace tanto da nascondere la testa per 24 anni – cercherà di strappare una nuova concessione demaniale alla Capitaneria di Porto. Non possiamo permettere che tutto ciò avvenga, ma soprattutto che i responsabili amministrativi escano indenni dalla scena.
Di seguito il testo dell’istanza inviata questa mattina.
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ISTANZA DI TRASPARENZA
A tutti i partecipanti del Tavolo Tecnico sulla spiaggia di Castelporziano, 
Come annunciato dal Municipio Roma X in sede di Commissione Capitolina IV Ambiente del 31 maggio u.s., nelle persone del Presidente del Municipio X, Mario FALCONI, e del Direttore del Municipio X, Marcello VISCA, oggi 6 giugno 2023, in sede di Conferenza dei Servizi, la Capitaneria di Porto dovrebbe acconsentire al rilascio di nuova concessione demaniale marittima al Comune di Roma dell’arenile di Castelporziano, come richiesta senza soluzione di continuità dalla Convenzione del 1965 con il Segretariato della Presidenza della Repubblica. Si tratta di una concessione che dal 1999 ad oggi il Comune di Roma non ha mai rinnovato.
Dopo 24 anni, e solo dopo denuncia di LabUr, lo Stato si è accorto della grave violazione e del conseguente danno erariale avvenuto all’indomani del passaggio di consegna da Stato a Regioni del demanio marittimo. LabUr sembra dunque essere diventato il convitato di pietra del Tavolo, una presenza invisibile, ma nota a tutti, che nessuno nomina per timore che prevalga l’interesse collettivo, di cui è portatore, rispetto a quelli particolari che ciascuna amministrazione coinvolta difende e rappresenta.
Quindi oggi si discute solo di come risolvere la questione dei c.d. chioschi di Castelporziano che da inizio 2015 non godono piú di alcun titolo a causa della lunghissima inerzia del Municipio Roma X, che dal 1999 è stato controllore inesistente di se stesso. Nulla riguardo la legge violata, ultimo baluardo, in mano alla magistratura penale, amministrativa, contabile e civile, per combattere la faziosa gestione di un bene indisponibile come il Demanio marittimo. 
Se è ormai acclarato che a Roma la cattiva amministrazione pubblica è stata la culla della criminalità, il caso della spiaggia di Castelporziano fa ancora più specie essendo bene in dotazione del Presidente della Repubblica, per altro capo del Consiglio Superiore della Magistratura.
Chiediamo dunque:
1) che LabUr, come già avanzato, faccia parte del Tavolo nelle prossime sedute
2) che la prevista nuova concessione al Comune di Roma sia preceduta da un’attenta attività ricognitiva, anche documentale, per tracciare, secondo legge, la c.d. dividente demaniale
3) che vengano escussi i Direttori del Municipio Roma X, che dal 1999 hanno ignorato, nella gestione di Castelporziano, l’assenza della dovuta concessione e che si proceda ad inviare alla Procura di Roma le dichiarazioni che verranno raccolte.
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OSTIA, BAGNINI – INVIATA DIFFIDA AL DIRETTORE DEL MUNICIPIO X

bagniniLabUr – Laboratorio di Urbanistica, ha inviato oggi una diffida al Direttore al Municipio Roma X e all’Ufficio Demanio in copia al Segretariato Generale, relativamente alla gara per l’affidamento “dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere di Ponente”, a non creare alcuna variazione del bando iniziale al fine di non incorrere nei presupposti della turbativa d’asta così come disciplinata dall’articolo 353 del Codice Penale.

IL TESTO DELLA DIFFIDA
A seguito delle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa il 23 maggio 2023 dal Presidente del Municipio Roma X riguardanti l’assenza di bagnini sulle spiagge libere di competenza del Comune di Roma (1), di seguito riportate: “A giorni verranno affidate le spiagge libere in concessione ai vincitori del bando ad Ostia ponente. Forse dovremo gestirne due in maniera diretta, ma sono fiducioso. Anche a Castelporziano siamo in via di definizione”

PREMESSO
– che in data 23 maggio 2023 la società Terrapontina srl (c.f. 02919950598) ha iniziato l’attività presso l’arenile di Castelporziano in funzione della Determinazione Dirigenziale del 4 maggio 2023 (n.rep. CO/1009/2023, n.prot.CO/65394/2023) ma pubblicata solo il 25 maggio 2023 (2) dopo nostra segnalazione inviata via PEC il 24 maggio 2023 (3) al Responsabile del Procedimento, nonché Direttore del Municipio Roma X, Marcello VISCA;
– che la gara per l’affidamento “dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere di Ponente” (4) è senza Codice Identificazione Gara (CIG) e dunque non tracciabile dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC);
– che nei precedenti giorni, a mezzo stampa è stato riportato da un importante quotidiano nazionale quanto segue, a proposito della gara al punto precedente: “«Mi ha chiamato il presidente del Municipio – ha raccontato, davanti a rappresentanti delle forze dell’ordine, uno degli imprenditori che ha risposto al bando – per chiedere di risolvere il problema bagnini su una delle spiagge, ho dato la mia disponibilità». Come se fosse una trattativa “ad personam”. Una telefonata dal Municipio per «risolvere un problema»” (5);
– che in data 19 maggio 2023 durante la seduta della Commissione di Controllo e Garanzia del Municipio X avente per tema “Assegnazione servizio salvataggio stagione balneare 2022” sono state evidenziate, anche dal sottoscritto, in presenza del Direttore del Municipio X, Marcello VISCA, importanti criticità riguardanti l’impiego dei bagnini sul Litorale romano già pubblicamente denunciate da LabUr il 6 aprile 2023 (5), del tutto analoghe a quanto emerso nell’inchiesta “Free Beach”, che, tra i diversi filoni, include anche il c.d. “Modello Terracina”, vale a dire il ‘particolare’ servizio di salvataggio sulle spiagge libere,

CONSIDERATO
– che da fonti attendibili e vicine al Municipio Roma X giunge notizia che si starebbe operando per stralciare dal bando per le spiagge di Ponente il servizio di salvataggio dapprima incluso nel bando per assegnare con affidamento diretto i 4 lotti andati deserti alle 4 società partecipanti al bando ma non risultanti vincitrici,

VISTO
– che, per quanto in premessa, non esiste alcuna trasparenza amministrativa da parte del Municipio Roma X,

DIFFIDA
il Municipio Roma X nella persona del Direttore, Marcello VISCA, in qualità di Responsabile del Procedimento per la gara relativa all’affidamento “dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere di Ponente”, a non creare alcuna variazione del bando iniziale al fine di non incorrere nei presupposti della turbativa d’asta così come disciplinata dall’articolo 353 del Codice Penale

INVITA
il Municipio Roma X, nelle persone del Presidente Mario FALCONI e del Responsabile dell’Ufficio Coordinamento Demanio Marittimo, Rosa RUGARI, a vigilare con la massima diligenza sulle modalità di assegnazione dei servizi previsti dal citato bando di gara.

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CAPOCOTTA E LE CATTIVE ACQUE DEL COMUNE DI ROMA

capocottaScoppia il caso delle spiagge di Capocotta dopo l’annuncio della imminente chiusura dei 5 chioschi che gestiscono di fatto oltre 2 km del Litorale romano dentro l’omonima Riserva Naturale Statale senza autorizzazione dal 2015. Un’area dove avrebbero competenza il Ministero dell’Ambiente e la Capitaneria di Porto ma dove invece detta legge il Comune di Roma, come da tempo denunciato da LabUr. Gli stretti rapporti politici con il PD, anche per la presenza del chiosco di Legambiente (il Mediterranea), complicano la vicenda. Qui gli interessi particolari superano quello collettivo e diffuso della tutela ambientale: chi ha mai controllato la corretta gestione ad esempio delle fosse biologiche impiegate dai chioschi?

In questi giorni, l’estremo tentativo di mantenere aperti i chioschi, la cui gestione è stata in via definitiva sentenziata ‘abusiva’ dal Consiglio di Stato a dicembre 2022, è ricondotto (per assurdo) proprio a motivazioni relative alla tutela ambientale. Eppure dal 2016 il Comune di Roma respinge i versamenti eseguiti dai chioschi in funzione dell’occupazione senza titolo dell’area, non interrogandosi se ne abbia mai avuto competenza, con il timore di incorrere in una appropriazione indebita nonchè incurante del fatto che lo Stato da 23 anni ha ceduto ai privati tutte le sue competenze gestionali, neppure esercitando con diligenza le minime attività di controllo. Un esempio su tutti: la verifica della qualità delle acque di balneazione. Una mistificazione che vogliamo raccontare , un metodo che sta prendendo sempre più piede con la giunta di Roberto GUALTIERI (PD), così attento ai temi ambientali da voler introdurre a Roma il termovalorizzatore e la fascia verde di interdizione al traffico urbano, ma distratto ad esempio quando si è trattato di evitare l’ecatombe dei pini infestati dalla ‘cocciniglia tartaruga’

LA STAGIONE BALNEARE 2023
Il 26 aprile, sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, n.33, era stata pubblicato il Decreto del Presidente della Regione Lazio datato 19 aprile 2023, n. T00019 “Individuazione e classificazione delle acque destinate alla balneazione e dei punti di monitoraggio, ai sensi del D. Lgs. 116/08 e del Decreto Ministeriale 30.03.2010 come modificato dal Decreto Ministeriale 19.04.2018. Stagione balneare 2023”. Sempre il 19 aprile il Municipio Roma X aveva protocollato l’ordinanza balneare per la stagione 2023 (Prot. CO/59350), escludendo Capocotta, confinata tra le “spiagge libere”, quasi già conoscesse l’imminente chiusura dei chioschi comunicata un mese dopo. L’ordinanza verrà poi protocollata dal sindaco il 28 aprile.
Il 27 aprile, una certa stampa vicina ad ambienti del PD, aveva titolato: “Ostia come la Sardegna, acqua da 10 e lode: mare cristallino, il più pulito di tutto il Lazio“. Immediate le reazioni degli isolani, ironici i commenti dei romani, preoccupate le imprese turistiche balneari davanti a tanta approssimazione da parte di Marco LOMBARDO di Arpa Lazio, dirigente dell’Unità Risorse Idriche di Roma dove «si occupa delle analisi microbiologiche per ricercare le contaminazioni fecali» da marzo 2023.

I CONTROLLI
Ricordiamo che l’Arpa Lazio è l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Lazio, istituita nel 1998, alla quale compete la classificazione dello stato di qualità delle acque di balneazione. La struttura interna, a questo dedicata, è il Dipartimento stato dell’ambiente – Servizio monitoraggio delle risorse idriche, a cui appartiene l’Unità Risorse Idriche di Roma.

Ebbene, proprio il 27 aprile l’Arpa Lazio era stata commissariata con Deliberazione di Giunta Regionale n.131 per mancanza dei vertici apicali: può allora una struttura allo sbando decidere la sorte delle acque, buone o cattive che sono condizione necessaria per l’apertura della stagione balneare e il piú importante tema ambientale?

Screenshot 2023-05-23 10.57.28Tornando a Capocotta e agli oltre 2 km della sua spiaggia, l’Arpa Lazio prevede un solo punto di campionamento (PUNTO 92), lontano dai fossi dell’area. Quest’anno i primi prelievi sono stati effettuati (guarda caso) il 27 aprile e il 23 maggio ma i risultati non sono ancora noti. Dunque la qualità “eccellente” delle acque decantata è riferita a prelievi dei 4 anni precedenti, valori da tutti considerati un effetto del lockdown in periodo di pandemia.

CONCLUSIONI
Nulla che sia illegale, ma di certo la propaganda non ha alcun valore in tema ambientale visto che Capocotta (intesa come spiaggia della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, Riserva che ancora non ha, dopo un anno, la propria commissione di gestione) non risulta compresa tra le spiagge insignite di ‘Bandiera blu’ da parte della Fee (Foundation for Environmental Education) e neppure tra quelle a 5 vele della ‘Guida Blu’ di Legambiente, cha a Capocotta ha il proprio chiosco, anch’esso ‘abusivo’. Il Litorale romano secondo Legambiente ha appena 2 vele, la Sardegna 5. Quindi se il Comune di Roma non si è mai aggiudicato uno dei due riconoscimenti abbiamo una certezza: non sta facendo del suo meglio per avere un mare e una costa migliori.
Al contrario, sta facendo di tutto per far rientrare Capocotta tra le spiagge ad uso turistico balneare, fregandosene della sua tutela, anche questo denunciato da tempo da LabUr.

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ROMA, TERMOVALORIZZATORE: LA BUGIA DI GUALTIERI SULLA TA.RI.

 

logo labur copxIn collaborazione con COPX – Rete per la Conferenza sui Rifiuti, si vuole iniziare ad affrontare in maniera sistematica l’argomento riguardante la tariffazione sui rifiuti a Roma, utilizzato in maniera impropria dal sindaco Roberto GUALTIERI tra le argomentazioni a favore del nuovo inceneritore che il Sindaco chiama “termovalorizzatore”.. 

Con l’occasione, proprio perché incide sulla tassa dei rifiuti (Ta.R.i.) si è inoltrato oggi, 11 maggio 2023, un esposto ai Carabinieri Tutela Ambientale (riportato in calce) per presunte irregolarità contenute nell’affidamento del servizio di ritiro, trasporto e recupero di rifiuti organici eccedenti le potenzialità autorizzate per l’impianto di produzione compost di Maccarese di AMA. Un affidamento che è scaduto il 18 novembre 2022 ed è costato 65 milioni di euro. Ricordiamo che a Roma, i rifiuti organici sono trasportati, per assenza di impianti nel territorio comunale, a grandi distanze nelle regioni del Nord Italia.

LE TARIFFE Ta.Ri. 2023 SLITTANO DI UN MESE

Con la Deliberazione n. 24 dell’Assemblea Capitolina in data 28 aprile 2022, è stata determinata la Tassa sui Rifiuti (Ta.Ri.) per l’annualità 2022. Ad oggi, è l’unica vigente.

Infatti per l’anno 2023 i piani finanziari del servizio di gestione dei rifiuti urbani, le tariffe e i regolamenti della Ta.Ri. e dunque della tariffa corrispettiva, saranno approvati entro il 31 maggio, slittando di un mese il termine “ordinario” (previsto per legge entro il 30 Aprile). La proroga è stata richiesta l’11 aprile al Ministro dell’Interno, Matteo PIANTEDOSI, da Antonio DECARO (PD, sindaco di Bari), presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), e da Michele DE PASCALE (PD, sindaco di Ravenna), presidente dell’Unione Province Italiane (UPI). Precisiamo che alcuni comuni, come Trento, Napoli e Milano, hanno invece già deliberato le tariffe per il 2023. Roma, con il sindaco Roberto GUALTIERI (PD) è in alto mare.

Questi i motivi, riportati nel decreto del Ministero dell’Interno in data 19 aprile 2023 (GU Serie Generale n.97 del 26-04-2023):

  1. incertezza sulle risorse disponibili, con particolare riferimento alla determinazione del Fondo di Solidarietà Comunale (FSC);
  2. necessità di considerare gli effetti della rinegoziazione dei mutui per la Pubblica Amministrazione da parte della Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che ha previsto la fase di adesione da parte dei Comuni dal 6 al 28 aprile (con perfezionamento del contratto entro il 12 maggio);
  3. difficoltà nella formulazione ed approvazione dei Piani Economico Finanziari (PEF) del servizio rifiuti e delle relative tariffe TARI, anche in connessione con il rilevante incremento dei prezzi di materie prime e materiali.

E’ chiaro che il costo della Ta.Ri. è per Roma un problema economico-finanziario che si risolve mettendo le mani nelle tasche dei cittadini, in funzione di diverse variabili, compresa quella dell’inflazione. E’ dunque del tutto infondata la promessa, diventata leggenda metropolitana, fatta dal Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, il 20 aprile 2022, durante la seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina sulla questione rifiuti, di poter collegare la realizzazione del nuovo termovalorizzatore da 600 mila tonnellate annue con la riduzione di “almeno il 20%” della tassa sui rifiuti. A meno che GUALTIERI (che forse neppure ci sarà se e quando si realizzerà il termovalorizzatore) abbia una palla di vetro.

Dalla indagine svolta anno per anno da Cittadinanzattiva sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia (finanziata dal Ministero dello sviluppo economico considerando una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri), la tassa sui rifiuti a Roma risulta essere nel 2022 pari a 378 euro, lo stesso valore del 2012 ma inferiore al 2021 (394 euro). Oscillazioni simili in tutta Italia, tant’è che anche la Ta.Ri. di Parma (città dotata di un recente termovalorizzatore, la cui messa a regime è avvenuta in data 01.04.2014) risulta essere pari a 260 euro nel 2022, stesso valore del 2021 e del 2014, indice che la presenza di un termovalorizzatore non comporta un’automatica diminuzione della Ta.Ri., anzi, può rischiare di farne aumentare le tariffe.

COSA E’ E COME SI CALCOLA LA Ta.Ri.

La Tassa sui Rifiuti (Ta.Ri.) è stata istituita con la Legge 27 dicembre 2013, n. 147, ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. La Ta.Ri. ha natura tributaria e cioè le tariffe da applicare alle diverse utenze (domestiche e non) sono determinate (per Roma) con deliberazione dell’Assemblea Capitolina sulla base dei costi individuati e classificati nel piano finanziario del gestore del servizio (AMA) e approvato dalla stessa Assemblea Capitolina, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi medesimi. In poche parole, il Comune di Roma con le entrate della Ta.Ri. deve coprire le spese di AMA. Da settembre 2020, per adeguare gli incassi di Roma Capitale al nuovo sistema “Pago Pa”, non è più possibile utilizzare la domiciliazione bancaria. Inoltre, il beneficiario della Ta.R.i non è più l’AMA, che rimane comunque l’ente creditore, ma Roma Capitale (Dipartimento Risorse Economiche).

Così, con Delibera n.23 dell’Assemblea Capitolina in data 26 aprile 2022 il Comune di Roma ha adottato il Piano Finanziario del Servizio di gestione dei rifiuti urbani sulla base della proposta del gestore AMA S.p.A., fissando per il periodo 2022-2025, i seguenti costi per il servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani e dei servizi di igiene urbana della città di Roma, ivi comprese le attività riguardanti l’applicazione e la gestione della Tassa sui Rifiuti (Ta.Ri.):

  • 2022 pari a Euro 799.304.613,00 compresa IVA;
  • 2023 pari a Euro 804.367.527,00 compresa IVA;
  • 2024 pari a Euro 805.728.406,00 compresa IVA;
  • 2025 pari a Euro 808.454.418,00 compresa IVA

L’effettivo importo a carico dell’utenza è stato infine stabilito tramite alcune detrazioni previste per legge. Per il 2022, tramite la delibera n.24 sopra citata, il prelievo a carico dell’utenza è risultato essere pari ad 774.126.353,32 euro, di cui 292.693.385,89 euro per costi fissi (il 37,81%) ed 481.432.967,43 euro per costi variabili (il 62,19%). I costi fissi e variabili sono infine stati ripartiti per utenze

utenze domestiche: 

  • costi fissi 139.439.129,00 euro (47,64%)
  • costi variabili 201.431.553,00 euro (41,84%)

utenze non domestiche: 

  • costi fissi 153.254.256,00 euro (52,36%)
  • costi variabili 280.001.414,00 euro (58,16%)

Infine, in base a dei coefficienti previsti per legge, è stata calcolata la tariffa per singola utenza. Nel caso di quelle domestiche, il calcolo della Ta.Ri. tiene conto della superficie calpestabile dell’immobile (compresi box/posto auto coperto chiuso sui tre lati, cantine, soffitte) e del numero degli occupanti dell’immobile risultante dagli elenchi dell’anagrafe capitolina che vivono nell’immobile e che vi hanno trasferito la loro residenza.

Ora, la popolazione iscritta in anagrafe a Roma al 31.12.2021 è di 2.813.365 persone, ma dal calcolo della Ta.Ri. ne risultano 100mila in meno. Il dato si ricava in maniera abbastanza facile perché nella predetta delibera n.24 sono indicati numericamente i nuclei/utenze secondo la loro composizione:

persone che compongono il nucleo utenze per nucleo residenti
1 464.861,00 464.861,00
2 332.354,00 664.708,00
3 239.285,00 717.855,00
4 153.327,00 613.308,00
5 34.282,00 171.410,00
6 13.002,00 78.012,00
TOTALE 1.237.111,00 2.710.154,00

 

Per quanto riguarda l’effettiva calcolazione della tariffa per singolo utente (su cui torneremo evidenziandone la illegibilità da parte del cittadino e forti dubbi sul calcolo della quota variabile), si evidenzia inoltre una particolarità. Nella Ta.Ri., oltre le quote fissa e variabile derivanti dal “metodo normalizzato” e cioè dal criterio di determinazione base della tariffa disciplinato dal D.P.R. 27 aprile 1999, n. 158, compare anche il Tributo provinciale per l’Esercizio delle Funzioni Ambientali (TEFA), istituito dal Legislatore (Art. 19 del D. L. 504/92 – Art. 49, c. 17 del D.Lgs 22/97) a fronte dell’esercizio delle funzioni amministrative di interesse provinciale, riguardanti l’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti, il rilevamento, la disciplina ed il controllo degli scarichi e delle emissioni e la tutela, difesa a valorizzazione del suolo. Vale il 5% della tariffa (è il valore massimo consentito) e viene riconosciuto alla Città Metropolitana di Roma, subentrata alla Provincia di Roma, il cui sindaco è sempre Roberto GUALTIERI.

CONCLUSIONI

Da questo primo quadro emerge in sostanza che il controllore ed il controllato è sempre il Sindaco di Roma e che essendo la Ta.Ri. un tributo, a pagare (anche gli sbagli di previsione e di gestione) è sempre il cittadino in quanto la Ta.Ri. copre l’esercizio di gestione dell’AMA (che ha un unico socio, il Comune di Roma, che ne detiene l’intero capitale sociale).

Pertanto dire che un nuovo impianto (il termovalorizzatore) sia in grado di abbattere la Ta.Ri. di almeno il 20% è privo di ogni fondamento, per quanto sopra a grandi linee spiegato. Saranno invece proprio i costi collegati alla realizzazione del termovalorizzatore (anche ricorrendo al project financing) a far aumentare le tariffe domestiche.

Nello specifico, per quest’anno è impossibile che la Ta.Ri. diminuisca ed il caso di Napoli (+20%) è emblematico. Diversamente, l’AMA, già società disastrata, sarebbe l’unica società in Italia che davanti alla crisi economica, finanziaria e all’inflazione galoppante riuscirebbe a diminuire i costi di esercizio. In fondo, i motivi della proroga delle tariffe Ta.Ri. al 31 maggio sono proprio questi.


 

Esposto per presunte irregolarità contenute nell’affidamento del servizio di ritiro, trasporto e recupero di rifiuti organici eccedenti le potenzialità autorizzate per l’impianto di produzione compost di Maccarese di AMA (CIG ‪8336479818‬)

 

 

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CENTRALITA’ ACILIA-MADONNETTA: TORNA LA SPECULAZIONE EDILIZIA

acilia madonnettaRiappare nel Municipio Roma X lo spettro della famigerata Centralità Acilia-Madonnetta, circa 130 ettari edificabili compresi tra via di Macchia Palocco, via dei Pescatori e via del Fosso di Dragoncello, confinante a Nord con l’ex area Italcable.
Il seicentesco precetto pratico colbertiano laissez faire, divenuto un elaborato sistema teorico, mostra ancora una volta tutto il suo fallimento soprattutto quando viene applicato all’urbanistica. Con la differenza che oggi, se vuoi sapere cosa sta accadendo all’Urbanistica romana, non chiami l’Amministrazione, ma vai sul mercato immobiliare online. La presenza attiva dello Stato nell’ambito della sfera economica, in tutte le sue forme, sta trasformando la moneta urbanistica nel bene più prezioso per la politica.

IL FATTO
centralita madonnetta stradeI terreni della Centralità Acilia-Madonnetta (individuati fin dal 2006) sono di proprietà della Aree Urbane srl, nata nel 2002 e avente per azionisti Prelios (34,6%), Telecom Italia (32,6%), Manifattura Lane Gaetano Marzotto (32,5%) e Pirelli (0,3%). La società doveva gestire e valorizzare una serie di aree immobiliari apportate dai soci a Roma (p.es., Acilia), Ivrea, Pozzuoli, Giovinazzo, Schio (p.es. stabilimento della Lanerossi), Vicenza e Valdagno. Poi, la crisi del mercato immobiliare nel biennio 2007/2008 e la messa in liquidazione nel 2010 (ostacolata dalle banche finanziatrici titolari di ipoteche sugli immobili). La pandemia ha fatto il resto: la società è entrata in crisi di liquidità ed è intervenuta la tutela del concordato per ottenere la postergazione del credito ai soci pari a 91 milioni di euro rispetto alle pretese di tutti gli altri creditori che ammontano a 102,5 milioni. Il piano di concordato è però finito sul binario morto perché la Procura di Milano aveva presentato istanza di fallimento.

Quindi, dopo 15 anni, tutto si è rimesso in moto a seguito della sentenza n.429 del 17 giugno 2021, con la quale il Tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della società Aree Urbane Srl ponendola in liquidazione. Il 14 giugno 2023, alle ore 15:00, presso lo studio del curatore rag. Adele Antonia VASILOTTA, si procederà alla vendita senza incanto con modalità sincrona mista, della piena proprietà dei seguenti beni immobili:

LOTTO 1 (Prezzo base e offerta minima: €15.487.415,00. Rilancio minimo €50.000,00)
Tre terreni ubicati in Roma, tra cui la Centralità sopra menzionata (gli altri due terreni sono uno all’interno del Parco dell’Insugherata, l’altro in zona via Tuscolana)
LOTTO 2 (Prezzo base e offerta minima: €270.000,00. Rilancio minimo €5.000,00).
Con entrata da via della Tenuta Palocco n.10, è un terreno di mq 3.000 circa, con sovrastante palazzina di due piani fuori terra.

IL GRANDE AFFARE
I terreni della Centralità non risultano occupati, sono pianeggianti e non solo racchiusi tra importanti sedi stradali, ma anche vicini alla futura stazione Acilia Sud della famigerata Roma-Lido (5 minuti in auto e già servita dalla linea ATAC 03). In seguito all’affidamento della gestione della Roma-Lido ad ASTRAL, il cantiere infinito della stazione è ripreso a settembre 2022 con conclusione prevista per ottobre 2023.
Guarda caso, il 5 dicembre 2022, la Procedura Fallimentare ha aderito al bando ricognitivo proposto dal Comune di Roma per il reperimento di immobili, aree ed edifici per l’atterraggio di consistenze edilizie (diritti edificatori) derivanti da compensazioni urbanistiche sparse su tutta Roma. In tale contesto, è stata depositata un’istanza presso l’Ufficio Protocollo del Comune di Roma con cui è stato richiesto di confermare l’inserimento anche della Centralità Acilia-Madonnetta nello strumento urbanistico attualmente vigente, al fine di avvalorare la trasferibilità dei diritti edificatori sulle aree di proprietà della fallita società Aree Urbane srl.

IL VALORE IRRISORIO DELL’AREA
All’interno dei €15.487.415,00 del Lotto 1 (comprendente altre due aree) il valore dei terreni della Centralità è stato stimato appena in €3.320.000, un valore di mercato prossimo a quello agricolo (2,50 €/mq). La motivazione (che solo in parte corrisponde alla realtà) si basa sul fatto che sull’area della Centralità insisterebbero tutta una serie di vincoli introdotti dalla presenza della confinante ex area Italcable (cunicoli, attraversamenti, servitù di passaggio). Vincoli che di certo non hanno mai fermato alcuna speculazione edilizia.

IL FALLIMENTO DELLE CENTRALITÀ E LA PERVERSIONE DELLA CITTA’ IN 15 MINUTI
Dunque, una grande area edificabile, svenduta per pochi euro (con quell’importo si compra una villa a Casalpalocco), viene inserita all’interno di un obsoleto piano regolatore e in un contesto urbano già ampiamente compromesso dal punto di vista urbanistico come quello di Acilia Sud. Ma questo non interessa alla speculazione edilizia.

Il fallimento della visione neoliberista di sinistra del Nuovo PRG romano è sotto gli occhi di tutti da 15 anni. Il “pianificar facendo”, le Centralità, la cura del ferro e la tutela dell’agro sono stati definitivamente tombati insieme alla “nuova città pubblica”. Nel 2008 si cancella lo Sdo, si confermano i due comprensori terminali (Pietralata a nord e Torre Spaccata a est), e il resto viene sostituito con 18 ambiti destinati alla funzione di “centralità” del terzo millennio, poli sparsi a raggiera senza alcun legame tra di loro. Tra le centralità c’è anche Acilia-Madonnetta (ovest), una vecchia destinazione a servizi pubblici del precedente piano del 1965. Come si sia passati con scandalosa disinvoltura dal regime pubblico a quello privato – confermando le cubature precedentemente destinate alla realizzazione di attrezzature pubbliche – lo potete leggere a questo LINK a firma di Paolo BERDINI.
Le centralità sorgevano proprio là dove i proprietari avevano acquisito le aree. Acilia-Madonnetta, ad esempio, passa da Telecom a Toti e Ligresti per poi finire nelle mani della società Aree Urbane srl, che però fallisce lasciando ferite da nord al centro Italia. Nelle centralità dovevano essere trasferiti dal centro di Roma alcuni servizi moderni di qualità, compresi ospedali e ministeri. L’idea era, come disse l’ex Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale ai tempi di Veltroni, Roberto Morassut, quella “di un compromesso in cui in cambio di una valorizzazione immobiliare vi fosse un notevole versamento di oneri all’amministrazione per realizzare le infrastrutture in trasporto pubblico”. Dunque, un’operazione di valorizzazione fondiaria veniva spacciata per rilevante interesse pubblico e i soldi servirono a tutto fuorché allo scopo. Il governo della città, ancora oggi, ha il solo scopo di stabilire rapporti con il sistema di potere e di interessi che gravitano intorno al mondo della rendita fondiaria, dopo averne decretato l’intangibilità.

Della Centralità Acilia-Madonnetta, a seguito del polverone mediatico della puntata di Report in cui eravamo stati intervistati (“I re di Roma” del 4 maggio 2008), non si era parlato più. Una breve parentesi c’era stata con l’ex Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, quando chiamò lo stato di emergenza carceri e si fece l’ipotesi di costruire il sostituto di Regina Coeli proprio in quell’area perché aveva le caratteristiche di ‘sicurezza’, considerato il delicato ruolo che da sempre ha ricoperto nelle telecomunicazioni l’area in questione. Basti pensare che solo il centro di elaborazione dati, realizzato tra il 1983 e il 1987, è una struttura di ben 35mila mc. Sarebbe stato l’ennesimo colpo al piano regolatore, la cancellazione di una centralità urbana in pianificazione con conseguente mancata riqualificazione delle periferia ad essa pertinente. L’idea però naufragò. Ai territori e ai cittadini che vi abitano non sarebbe comunque tornato nulla in cambio.
La caratteristica delle centralità nel PRG, era infatti quella di riunire, al proprio interno, funzioni differenti, subordinate alla preventiva o contestuale realizzazione delle infrastrutture viarie e ferroviarie. Nulla è stato fatto dal 2008, ma la loro pianificazione nel piano regolatore ha giustificato l’applicazione di altri strumenti urbanistici nelle aree limitrofe (delle vere e proprie colate di cemento) proprio perché avrebbero portato le infrastrutture mancanti, mai arrivate.

Se prima la centralità di Acilia-Madonnetta non era stata attuata perché alla proprietà non conveniva economicamente portare avanti un progetto in assenza di fondi pubblici di ammortamento, ora siamo ragionevolmente certi di trovarci di fronte ad una speculazione di un’area di pregio pubblicizzata addirittura sui social network. L’entroterra del Municipio X ha più abitanti di Ostia, ma di servizi pubblici nemmeno l’ombra. La centralità di Acilia-Madonnetta nasceva proprio con lo scopo di delocalizzare funzioni quali il Tribunale, l’Università con relativo campus, gli Uffici municipali, attività commerciali, sviluppo dunque pubblico e privato, cioè una serie di funzioni in un’area urbanisticamente caotica. In altre parole, la creazione di un volano di riqualificazione del tessuto urbano, per promuoverlo da quello tipicamente residenziale di città dormitorio e di marginalità. Eppure l’area dell’ex Italcable – vera e propria memoria di archeologia industriale – avrebbe potuto essere un nuovo polo tecnologico.
Se nel 2008 l’ex Assessore Morassut affermava che il progetto di Acilia Madonnetta, da 1,4 MLN di metri cubi, era saltato e andava interamente rivisto con la proprietà Telecom, Marzotto e Pirelli Re, ora ci piacerebbe sapere se ancora esista una mano pubblica che non si limiti a fare una propaganda vuota e inattuabile di una città in 15 minuti. Ma soprattutto vorremmo sapere se qualcuno dell’Amministrazione comunale e municipale si degnerà mai di parlarci di urbanistica.

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