INFERNETTO, PARCO DI PLINIO: IL COMUNE RINUNCIA ALL’EMERGENZA ABITATIVA

Assente quasi tutto il PD, presente tutto il PdL, il 16 gennaio passa in Campidoglio l’ennesimo sfregio urbanistico per il quartiere Infernetto. Il Comune di Roma ha infatti deliberato di alienare alla ridicola somma di 389.108,52 euro il proprio diritto di cubatura relativo all’ATO I10 Riserva Verde, meglio conosciuto in zona come ‘Parco di Plinio’. In pratica 541,6 mq, pari a 1.733 mc, verranno posti a base d’asta a soli 224,49 euro/mq che, aggiunti ai circa 1.200 euro/mq per la costruzione e paragonati agli oltre 4 mila euro/mq di prezzo di vendita nella zona, frutteranno all’acquirente un guadagno totale di oltre 2.500 euro/mq e una perdita di centinaia di migliaia di euro per il Comune.

Ma vediamo bene il diabolico meccanismo. Il 2 aprile 2008 viene sottoscritta una convenzione urbanistica (‘Parco di Plinio’, località Infernetto) tra il Comune di Roma e due società, la SPQR 2000T srl e la Zio Sam srl, per costruire 27.049 mc (8.452,8125 mq). All’interno della convenzione viene compresa anche parte della compensazione edificatoria del Comprensorio E1 Monti della Caccia, un’area sulla Pontina alle spalle della tenuta di Castelporziano, a ridosso di Trigoria. Lì non si può più costruire e le cubature vengono spostate all’Infernetto. In pratica, oltre ai 27.049 mc previsti arrivano altri 5.029 mc di cemento. Ma non basta. Si aggiunge il 15% delle cubature provenienti dai Monti della Caccia e il 10% della convenzione, ottenendo così altri 1.733 mc da cedere al Comune di Roma per l’emergenza abitativa (affitti a canone concordato per un periodo di 8 anni). In totale ci sono dunque 33.811 mc, corrispondenti a 10.566 mq, suddivisi in più comparti edilizi. In uno di questi, lo Z6, si concentra tutta la cubatura derivante dalla compensazione edificatoria dei Monti della Caccia e dalle quote per l’emergenza abitativa, la prima di proprietà dei costruttori, la seconda del Comune di Roma. Non solo, ma poiché questa cubatura eccedente deve essere posizionata senza alterare la distribuzione degli altri edifici, si finisce per progettare lo Z6 sopra i resti di un acquedotto romano che solo l’intervento della Presidenza della Repubblica, sollecitato dai cittadini, riesce a salvare. Si arriva dunque ad oggi, con tutti gli edifici terminati o in fase di completamento, meno lo Z6. Centinaia di unità immobiliari vendute dai privati ma di quelle per l’emergenza abitativa neanche l’ombra.

Il 16 gennaio 2012, con la delibera nr.4 dell’Assemblea Capitolina, il Comune di Roma decide di mettere all’asta le sue cubature, ancora non realizzate (senza precisare quando lo farà), rinunciando anche alla loro destinazione per l’emergenza abitativa “in attesa degli indirizzi da parte del Comune in merito al loro utilizzo”. Queste le motivazioni di tale scelta: impossibilità di realizzare le cubature su aree di proprietà comunale, in un edificio autonomo o nel comparto Z6 per “difficoltà nella partecipazione economica e gestionale diretta all’edificazione dell’immobile”. Il Comune ha anche scartato l’ipotesi di permutare il proprio diritto edificatorio con abitazioni di pari valore da destinare all’edilizia economica e popolare e all’emergenza abitativa, “in quanto la proprietà da destinare ad emergenza abitativa in una palazzina residenziale di nuova costruzione implicherebbe alti oneri condominiali”.

Eppure tutta la convenzione urbanistica era nata per reperire, concedendo maggiori cubature ai costruttori, alloggi per l’emergenza abitativa, ciascuno mediamente di 62 mq. Inoltre tutti sapevano che questi alloggi dovevano essere realizzati nell’edificio Z6. Perché allora questa marcia indietro? Perché il Comune rimanda a data da destinarsi un proprio diritto, svendendo i suoi mc? L’impressione è che per salvare l’acquedotto romano si dovranno sacrificare alcune cubature del piano terra, che verrà realizzato come un piano “pilotis”. Dunque l’operazione di spostare altrove le cubature destinate all’emergenza abitativa consentirà di non intaccare gli interessi dei costruttori, rimanendo inalterate le loro cubature. Ma questa non è urbanistica: sono affari edilizi.

Dr. Ing. Andrea Schiavone – Presidente

Questa voce è stata pubblicata in Infernetto. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.