PORTO DI ROMA: DOMANI UN PASSO IMPORTANTE PER IL SUO FUTURO

Domani il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, firmerà “il Patto per lo sviluppo, la legalità e la trasparenza nei lavori pubblici di Roma Capitale” insieme alle parti sociali e alle associazioni di categoria. Saranno presenti anche il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, il Prefetto, Giuseppe Pecoraro e il Presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, Sergio Santoro. Sarà dunque compiuto un passo significativo nel percorso di trasparenza degli appalti, anche quello che riguarda il Porto di Roma, coinvolto nell’inchiesta sulla mafia del Litorale romano. Un’opera strategica come il raddoppio del Porto della Capitale non può infatti avere alcuna ombra anche lontanamente vicina a questioni mafiose, ne tanto meno servirsi di generali della Guardia di Finanza per ottenere agevolazioni amministrative o condizionare la politica locale.
Il Porto di Roma è un’opera pubblica realizzata mediante l’affidamento in concessione ad un’impresa privata. E’ un bene appartenente alla pubblica amministrazione, finalizzato al soddisfacimento di esigenze collettive. Non c’è alcun ‘proprietario’ del Porto al di fuori dello Stato, ma solo i cittadini che hanno comprato dall’impresa privata i singoli posti barca e le pertinenze annesse, per la durata della concessione. Come avviene per i loculi al cimitero. Il Porto di Roma però non è un cimitero, bensì dovrebbe essere una fonte di sviluppo per il territorio. Sono almeno 10 anni che non si riesce ad estirpare da dentro il Porto la presenza di elementi malavitosi che si infiltrano nelle attività commerciali, che gestiscono la sicurezza, che condizionano il sistema degli appalti. Poca volontà da parte della politica locale di fare chiarezza su quest’opera strategica da 100 milioni, forse per l’antica amicizia che lega il proprietario dell’impresa privata che ha realizzato il Porto e il Presidente del Municipio X, Andrea Tassone. D’altronde il minisindaco ha tergiversato 4 mesi prima di convocare il consiglio straordinario sulla mafia sul Litorale romano che si è risolto in una passerella del PD senza alcuna partecipazione o coinvolgimento con le realtà politiche, sociali e territoriali.
La mafia la si combatte sul piano economico-finanziario, sulla disarticolazione della proprietà, non a parole. Da luglio non c’è stata alcuna ‘normalizzazione’, come viene politicamente definito il ritorno al controllo del territorio. E’ proprio di ieri infatti la notizia di un altro incendio doloso ad Ostia e della terza rapina in due settimane all’ufficio postale del Porto, nonostante al suo interno ci siano gli uffici della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Capitaneria di Porto e sia tornato il controllo agli ingressi.
Nessuna notizia ancora sul fallimento (aprile 2013) dell’impresa privata che ha realizzato il Porto di Roma. Nessuna notizia su nuove indagini dopo gli arresti del 27 luglio o sull’uccisione dell’imprenditore Corvini a Casalpalocco. E’ calato il silenzio, ma i negozi bruciano. E’ questa la normalizzazione tanto cara al presidente del Municipio X o ad alcuni ambienti della politica romana?
Domani sarà una grande occasione per scoprirlo.

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