OSTIA, DOVE L’EDILIZIA HA SCONFITTO L’URBANISTICA E I VINCOLI ARCHEOLOGICI

malafede urbanisticaQuando l’urbanistica cede all’edilizia e ai compromessi con i vincoli da apporre, emergono tutte le sofferenze del territorio. E’ il caso nel Municipio Roma X del quartiere Giardino di Roma, più noto come Quartiere Caltagirone (dal nome del costruttore romano), che si estende, interferendo sulla mobilità locale, dalla via Cristoforo Colombo fino a via Ostiense, lungo la via di Malafede. Una convenzione stipulata 30 anni fa, il 20 agosto 1992, arrivata fino ad oggi attraverso mille varianti e proroghe tali che, per ricostruire la vicenda, si dovrebbero scrivere migliaia di pagine.

Un totale iniziale di 79.599 mq. circa, destinato alla costruzione di 728.080 nuovi mc. residenziali, per un previsto insediamento di 9.110 abitanti e di 145.616 mc. non residenziali, numeri poi variati nel tempo. Uno scempio urbanistico, paesaggistico e ambientale perfettamente autorizzato da tutte le giunte comunali, anche se, a nostro avviso, rimane non autorizzabile, un po’ come le vicine Terrazze del Presidente. 30 anni senza alcun controllo, tant’è che il quartiere ancora attende la famigerata stazione della Roma-Lido che doveva assorbire il traffico veicolare dei residenti.

L’ultimo episodio è di neanche un anno fa e si tratta del permesso di costruire altri 4 edifici, a ridosso della via Ostiense, rilasciato dal Municipio Roma X (n.149 del 28 settembre 2022). Protagonista assoluta la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, competente in materia per l’area.

LA VICENDA ARCHEOLOGICA

Tutto ha inizio con un primo vincolo archeologico, imposto (su tutto il comprensorio) dal decreto del Ministero per i Beni Culturali il 22 giugno 1991 (ex artt. 1 e 3 L. n. 1089/1939), annullato con la sentenza n. 1171 del 2 maggio 1992 dal TAR Lazio, Sez. II/bis poi confermata anche dalla sentenza del Consiglio di Stato, Sezione VI, n. 1132 del 6 luglio 1994. Neanche 4 mesi, ed il Ministero emette il 23 novembre 1994 un nuovo decreto, poi annullato in via di autotutela, a cui segue il 30 giugno 1997 un altro decreto, che ha rappresentato la disciplina vincolistica fino al 2017 e che disponeva una tutela articolata in specifiche fasce di rispetto. Per una di queste, compresa nel quadrilatero ferrovia Roma-Lido, via di Malafede, via Ostiense e via Fiumalbo, la Soprintendenza aveva richiesto soltanto “indagini preventive” e non vincolo assoluto di inedificabilità. Tutto così si risolveva, nell’area citata, con la sentenza 9284 del 28 marzo 2017 emessa dal TAR del Lazio: costruire si, ma prima sondaggi archeologici.

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI

La vasca romana (1)A seguito della sentenza del TAR 9284/2017, sono iniziate a giugno del 2019 le indagini archeologiche su un’area di circa 20.000 mq, i cui esiti sono stati definiti dalla Soprintendenza ‘eccezionali’. Tra tutte le ‘nuove scoperte’ anche “l’enigma della vasca monumentale” lunga 40 metri. Nel comunicato stampa del 9 settembre 2020 si legge: «Una scoperta che rinnova lo stupore nei confronti di Roma e delle infinite storie che ha ancora da raccontare. Trovarsi di fronte a un tale rinvenimento ha lasciato sorpresi anche i nostri archeologi… Un altro successo dell’archeologia preventiva, essenziale per non disperdere il nostro passato, e per tutelare e per valorizzare territori che, altrimenti, resterebbero inesplorati».

Peccato che quel tratto di territorio non fosse stato fino a quel momento rimasto ‘inesplorato’.

scavi 1998 1995 malafedeSi conoscevano infatti, quasi con precisione, le dimensioni dell’area archeologica poi scavata nel 2019. Nell’area e in sua prossimità si erano già svolti scavi e ricognizioni negli anni ‘90 e nel 1998 e addirittura nel 1916, a poche decine di metri da qui, era stato intercettato, presso il Casale di Malafede, l’acquedotto diretto alla città antica di Ostia (di cui si conoscevano le arcate, poco più avanti, presso la depressione di Ponte Ladrone). 

scavi 2019 malafedeIn particolare, nel 1998 era emerso un tratto di acquedotto della prima età imperiale, “inserito organicamente nel più ampio sistema idrico che dal territorio di Malafede raggiungeva la colonia di Ostia”. Distante circa 80 metri dalla via Ostiense e 100 metri, in direzione Roma, dal Casale di Malafede, era risultato somigliante con uno dei due canali scavati nel maggio del 1916 in occasione di lavori che “il Comune di Roma ha eseguito, per la correzione della livelletta stradale”. Del resto già nel 1995 erano stati pubblicati gli studi dei ritrovamenti occorsi durante le ricognizioni del progetto Roma Costiera (datato 1988) nato per aggiornare la Carta archeologica dell’Agro Romano, dati che poi confluirono nella documentazione del vincolo del 22 giugno 1991.

CONCLUSIONI

Da tre anni tutti attendono le promesse della Soprintendenza e cioè “il progetto di valorizzazione in situ di quelli che sono i più importanti ritrovamenti”. Un altro modo per dire che con il costruttore, Caltagirone, si studierà un modo per non creare intralcio agli edifici, allestendo (forse) un piccolo parco, un piccolo antiquarium, qualche deteriorabile pannello esplicativo che nessuno andrà a vedere. La vera valorizzazione l’avrà Caltagirone che non solo costruirà senza troppi intoppi ma che potrà vantare, nella vendita, che le sue case “sorgono su antichi resti romani”. O magari farà in modo che, quando e se, verrà realizzata la promessa stazione della Roma-Lido, si userà qualche vano di essa per alloggiare i soliti quattro cocci.

Poiché però questa trentennale convenzione non può concludersi in questo modo, valuteremo tutte le carte firmate dalla Soprintendenza per verificare se ci sia stata una omissione di vigilanza e/o di atti d’ufficio per favorire i permessi di costruire ai danni di una prevista pianificazione urbanistica. La Soprintendenza doveva per legge tutelare l’area da ogni trasformazione. 

Una denuncia che ci porterà via qualche mese, ma che vale la pena affrontare: rispetto ai 30 anni passati in cui nessuno si è mosso, possiamo permettercelo.

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