CHI SA, VEDE – PILLOLE DI URBANISTICA #12

Bianco Nero Rosa Minimal Grunge Musica Copertina Album_20251222_150718_0000 L’Assessore alla Mobilità: Monopattini e biciclette stop alla sosta selvaggia ecco gli stalli comunali in nome di “ordine, maggior decoro e sicurezza”. Sembra più una strategia di contenimento del disordine che una politica di mobilità come servizio.

Stalli per bici e monopattini: bene, ma non basta. Disegnare stalli per bici e monopattini in sharing è una buona notizia per Roma. Significa riconoscere una cosa semplice ma fondamentale:
se un mezzo è legittimo nello spazio pubblico, deve avere uno spazio pubblico dedicato.

Il problema del parcheggio selvaggio è reale: marciapiedi occupati, disagi per pedoni, anziani, persone con disabilità.
Intervenire era necessario, ma attenzione gli stalli sono solo un pezzo del puzzle.

Se il bikesharing e la micromobilità vengono trattati solo come un problema di ordine e decoro, qualcosa non va: questi mezzi non sono nati per “essere parcheggiati bene”, ma per ridurre l’uso dell’auto nell’ultimo miglio, per rendere quindi la città più accessibile.

Il rischio è dunque fare ordine ma non mobilità.

Perché se:

si disegnano stalli
si aumentano le multe
le auto continuano a correre
le Zone 30 restano rare o simboliche

allora il conflitto nello spazio pubblico non diminuisce. Si sposta soltanto.

La vera domanda non è dove parcheggiano bici e monopattini, ma che ruolo vogliamo dare alla micromobilità nella città:

❓Trasporto?
❓Alternativa all’auto?
❓Estensione del TPL?
❓ Qualcosa da “tenere in ordine”?

Le città in cui il bikesharing funziona davvero fanno tre cose insieme:

1️⃣ Stalli
2️⃣ Zone 30 diffuse
3️⃣ Narrazione chiara: questa è mobilità, non intralcio.

Roma invece parte dal punto 1 senza 2 e 3.

L’urbanistica non è solo disegnare a terra,
è decidere chi conta di più nello spazio pubblico. Gli stalli sono una buona soluzione, ma da soli non sono una politica urbana.

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