L’ennesima vampa d’agosto su Roma Capitale

Quanti Municipi avrà “Roma Capitale” ? Il valzer del numero (prima 12, poi 15, poi ‘si vedrà’) dimostra il caos in cui viaggia l’ammistrazione capitolina. Ma a preoccupare di più è la mancanza di un criterio nel disegnarne i confini. Resta infatti un mistero come Alemanno sappia legare tra di loro le esigenze funzionali, amministrative e urbanistiche dei singoli Municipi.

Questa amministrazione viaggia nel caos più assoluto, mostrando tutta la sua incapacità.
Il 7 maggio 2009 Berlusconi ed Alemanno hanno presentato la bozza dell’ordinamento di Roma Capitale all’interno della Carta delle Autonomie locali, un colpo al cerchio della Lega e uno alla botte di AN, finito in un bel spezzatino politico. Il 20 Luglio 2010 il Comune di Roma all’unanimità ha presentato la proposta che modifica la bozza del primo decreto attuativo per la riforma dello status del Comune nell’ottica di ridurre i costi della politica: meno consiglieri, meno assessori, meno municipi. Secondo il testo governativo i Municipi infatti dovevano passare da 19 a 12, ma il Comune di Roma ha proposto che “il numero, comunque inferiore a quello attuale, viene individuato dallo statuto di Roma Capitale in modo da garantire l’efficace ed efficiente espletamento delle funzioni di loro competenza, nonché una conseguente riduzione dei costi”. Ora, il buon funzionamento della pubblica amministrazione non è un obiettivo bipartisan, ma è strettamente correlato all’impostazione politica complessiva di chi governa. Come un problema di “finanza” si sposi con l’urbanistica rimane però un mistero.
Gli accorpamenti proposti modificano di fatto i cardini del piano regolatore, a partire ad esempio dalle Centralità, che andrebbero ricalibrate, ma soprattutto salta il concetto di ‘periferia’ che Alemanno, con i suoi architetti compiacenti, vuole demolire, delocalizzare, densificare, verticalizzare … ma anche no. Alcuni Municipi oggi sono ‘periferia’, ma se uniti ad altri interni alla cinta del GRA non manterrebbero più la stessa vocazione urbanistica, a meno di creare un secondo livello all’interno del medesimo Municipio. Per fare un esempio concreto il Municipio XIII, che ad oggi non riesce nemmeno a ricucire urbanisticamente Ostia con il suo entroterra, avrebbe dei nuovi e più ampi confini sulla base di un progetto turistico, quello del Secondo Polo, cioè un’”unità di misura” che non si applicherebbe però per tutti i Municipi. Con lo stesso principio allora non si capisce a questo punto perché non creare un solo Municipio del Fiume lungo tutta l’asse del Tevere da Castel Giubileo ad Ostia per coerenza e vocazione turistica, con grandi risparmi di costi.
Rimane dunque un mistero come si sposino esigenze funzionali, amministrative e urbanistiche tra di loro. In tutti i workshop (presunti) urbanistici che questa amministrazione ha svolto in questi due anni e mezzo non si è mai parlato del ridisegno della città secondo questa ‘innovazione’. Più che amministratori sembrano imbanditori di tavole d’affari o sarebbe meglio dire un modo per rimanere in sella altri 5 anni dopo la scadenza. Più che amministratori sembrano dei contabili creativi. La città è un luogo della vita umana, non una partita doppia.

Paula de Jesus – Urbanista
Comunicato stampa LabUr – 02 settembre 2010

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