NATALE A CASA DRAGONCELLO: CRONACA DI UN TRASFERIMENTO ANNUNCIATO E DI UN CONFLITTO SOCIALE IRRISOLTO

Screenshot_2025-12-22-17-07-01-03_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274 Oggi otto famiglie provenienti dal cosiddetto Lotto G delle case Armellini a Nuova Ostia sono state trasferite nel quartiere di Dragoncello, mentre altre due verranno ricollocate in alloggi situati a Ostia. Un passaggio che segna una nuova tappa di una vicenda complessa, annunciata già nei mesi scorsi e tutt’altro che conclusa.

Il contesto: il caso delle case Armellini
Alla fine di ottobre era emerso che Roma Capitale, rinunciando all’acquisto delle fatiscenti case Armellini di Nuova Ostia, aveva avviato un piano di trasferimento di circa 100 famiglie, motivato da gravi problemi strutturali degli edifici. Il programma prevedeva una prima tranche di 29 nuclei familiari, da trasferire a Dragoncello in alloggi ex INPS ristrutturati, mentre per le restanti famiglie la destinazione sarebbe stata definita all’interno di un piano complessivo da completare entro il 2026. Il tutto sullo sfondo di contenziosi aperti, proteste degli inquilini e un clima di forte tensione sociale.

Traslochi sotto Natale
Il fatto che i primi di questi trasferimenti avvengano a ridosso delle festività natalizie rende inevitabile il parallelismo con la commedia Natale in casa Cupiello. Anche qui, tra annunci ufficiali e realtà quotidiana, il contrasto tra retorica e disagio appare evidente.
Secondo le critiche emerse, l’assessore alle politiche abitative Tobia Zevi viene descritto come protagonista di una gestione improntata più al presenzialismo mediatico che alla risoluzione concreta dei problemi, mentre le famiglie coinvolte vivono una condizione di incertezza, divisione e sofferenza. In questa fase finale di mandato, i conflitti latenti sembrano emergere con maggiore forza.

La protesta di Dragoncello
Nel frattempo, a Dragoncello cresce la protesta dei residenti contro l’ulteriore recente acquisto da parte del Comune di Roma di alloggi ex Enasarco destinati anch’essi all’edilizia residenziale pubblica. I cittadini chiariscono di non mettere in discussione il diritto alla casa, ma denunciano l’assenza di confronto preventivo, temendo problemi di gestione, conflitti condominiali e un ulteriore aggravamento delle fragilità di un quartiere già complesso. Da qui la richiesta di un dialogo diretto con il Sindaco, accusato di privilegiare solo la comunicazione sui social, come un tiktoker qualunque.

La “mixité sociale” tra teoria e realtà
Il conflitto non è nuovo. Già a marzo scorso era emerso con il piano del Comune per l’acquisto di alloggi INPS ed Enasarco, finalizzato a contrastare le occupazioni abusive e promuovere la cosiddetta “mixité sociale”: un principio urbanistico che mira a superare i quartieri-ghetto attraverso la distribuzione delle famiglie in contesti socialmente misti.
Secondo questa impostazione, la concentrazione di famiglie povere genera emarginazione (il cosiddetto effetto concentrazione), mentre la redistribuzione favorirebbe inclusione e opportunità. Da qui l’inserimento dell’operazione nel Programma nazionale per la qualità dell’abitare, pensato per demolire o rifunzionalizzare i ghetti e trasformare la mixité sociale in una politica urbana strutturata.

Un equilibrio ancora lontano
Resta però una domanda centrale: funziona davvero? A Dragoncello, dove sono previsti alloggi soprattutto tra via Vincenzo Petra e via di Dragoncello, la presenza di immobili murati e segnali di degrado indica un contesto già fragile. Senza adeguate garanzie su sicurezza, gestione e servizi, l’operazione rischia di accentuare le criticità esistenti anziché risolverle.

Tra mondo ideale e realtà
Ciò che emerge con chiarezza è il contrasto tra il mondo ideale raccontato dalla politica e la dura realtà sociale dei territori coinvolti. Il rischio è che il ghetto resti ghetto e che quartieri già in difficoltà vengano ulteriormente ghettizzati.
A suggellare simbolicamente questa vicenda, torna alla mente un passaggio della celebre commedia di Eduardo De Filippo, adattato ai giorni nostri e a un territorio in sofferenza:
«Cara Ostia, tanti auguri per il Santo Natale.Ti prometto che sarò sempre buono e rispettoso.Questo ti dissi l’anno passato e questo ti dico anche adesso».
Un augurio che, almeno per ora, resta sospeso tra promessa e disillusione.

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