Salaria Sport Village: non risulta alcun ricorso al Consiglio di Stato

Nessun ricorso al Consiglio di Stato è mai stato presentato dal Salaria Sport Village contro la sentenza del TAR. Il processo per i Mondiali di Nuoto rischia di cadere in prescrizione. Intanto per le Olimpiadi 2020 si propone il Villaggio Olimpico a Tor di Quinto, che ha analoghi problemi idraulici.

Nessun ricorso al Consiglio di Stato è mai stato presentato dal Salaria Sport Village contro la sentenza del TAR che l’ha definito un’opera “non di pubblico interesse”. Così risulta dall’analisi dei 7.909 ricorsi resi pubblici su internet. Scaduti anche i termini di presentazione del ricorso contro la sentenza (60 giorni dalla notifica, art. 28, comma 2, L. 1034/1971). Se non c’è alcun ricorso perché l’impianto sportivo non viene demolito ? Lo dichiarò il 6 maggio Marco Corsini, Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma: «La demolizione spetta a loro [IV Municipio] e in queste settimane ci sono stati colloqui tra i tecnici del municipio e quelli dei miei uffici. A fine giugno il Consiglio di Stato si esprimerà sulla sentenza del Tar: di fronte ad una conferma della mancanza di titolo per costruire non ci sottrarremo ai nostri doveri. Potremo demolire il Salaria Village oppure acquisirlo come patrimonio comunale». Sono passati invece 8 mesi dalla sentenza del TAR e nulla accade. Su quali basi Corsini parla dell’intervento del Consiglio di Stato ? Una cosa è certa: per il Salaria Sport Village non si può ritenere valido il necessario nulla osta idraulico rilasciato il 31 marzo 2008 dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere (ABT), proprio in virtù del fatto che l’opera, a suo tempo, fu dichiarata di ‘pubblico interesse’. Cosa impedisce, ai sensi dell’art. 31 del DPR n. 380/2001, di demolire le opere abusive e di ripristinare lo stato dei luoghi ? Sul Salaria Sport Village tutto tace, tutto è fermo, compreso il processo iniziato il 5 aprile presso l’Aula 7 dell’edificio B del Tribunale di Roma, relativo agli abusi edilizi degli impianti per i Mondiali di Nuoto Roma ‘09. Un processo che secondo il giudice, Maria Luisa Paolicelli, doveva arrivare a sentenza entro luglio 2011 e in cui Alemanno ha deciso «di non costituire l’Amministrazione comunale parte civile». Non solo, ma nel frattempo il “massimo accusatore dei Mondiali di Nuoto”, come è stato definito il PM Sergio Colaiocco, è stato destinato, con il suo consenso, all’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia con funzioni di Ispettore Generale (DD.MM. 13-5-2011 – V° U.C.B. 20-6-2011). Non si abbatte il Salaria Sport Village e si rallenta il processo, forse per portarlo nei termini della prescrizione dei reati. Intanto Malagò, uno dei rinviati a giudizio, siede nel Comitato Promotore per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 che dovrà sciogliere ogni dubbio sulla scelta delle aree degli impianti lungo le sponde del Tevere, come ad esempio il Villaggio Olimpico a Tor di Quinto, che guarda caso, ha un analogo problema del Salaria Sport Village.

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