OSTIA: IL GROVIGLIO URBANISTICO TRA POLO NATATORIO, BORGHETTO DEI PESCATORI E MEZZAROMA

mezzaroma laburDietro la colata di cemento sul Litorale romano, alle spalle del Polo Natatorio e a ridosso della ferrovia Roma Lido, opera la famiglia di costruttori romani Mezzaroma, di cui abbiamo già parlato. Più precisamente si tratta della “I.B.I.S. – Società cooperativa edilizia a.r.l.”, con sede ad Ostia, in Piazza Giuliano Della Rovere 4, presso lo studio della dr.ssa Ilaria INVITTI, consulente fiscale. Il consiglio di amministrazione della società risulta esser stato revocato, con Decreto Direttoriale n.24/SGC/2015 del 05.08.2015, dal Ministero dello Sviluppo Economico che ha nominato e confermato l’Avvocato Giuseppe LEONE Commissario governativo della suddetta cooperativa fino al 15 gennaio 2021.

Tali vicende sono collegate a quelle finanziarie della famiglia Mezzaroma e coinvolgono il nuovo comparto edilizio del Borghetto dei Pescatori e quello che ancora rimane della prevista sistemazione viaria di tutto il quadrante, pensata nel 2009 ai tempi dello scandalo dei Mondiali di Nuoto Roma ’09, Sindaco Gianni ALEMANNO. Erano i tempi in cui Barbara MEZZAROMA (facente parte del disciolto consiglio di amministrazione, con la sorella Alessandra e l’Avv. Francesco ANNARUMMA) presenziava sia alla posa della statua di San Francesco di Paola (Santo calabrese, protettore dei pescatori) al Porto di Ostia con ALEMANNO (2012), sia alla posa di nuove palme al Borghetto dei Pescatori (2013) con il presidente del Municipio Roma X, Andrea TASSONE, e il presidente della Società cooperativa edilizia “Borghetto dei Pescatori”, Domenico PIZZUTI.

polonatatorio_bigLa sistemazione urbanistica dell’area, come si vede nelle immagini allegate, comprendeva l’insieme progettuale composto da: Polo Natatorio (progetto della Federazione Italiana Nuoto a firma di Renato PAPAGNI), l’Ambito di Trasformazione Ordinaria Residenziale – ATO R36 – Borgo dei Pescatori (Domenico PIZZUTI) è l’Ambito di Trasformazione Ordinaria Integrato – ATO I12 – Borgo dei Pescatori (Barbara MEZZAROMA). Quest’ultimo, datato 2014 (35.000 metri cubi, 10MLN di euro, 9 ettari) si è interrotto nel 2015 per problemi finanziari del Gruppo Mezzaroma, condizionando anche la realizzazione dell’ATO R36.

Sull’area insistono anche i pareri negativi dell’Autorità di Bacino e dell’Acea Ato2 ai quali il Municipio Roma X, pur esprimendosi favorevole, resta vincolato, soprattutto a seguito dello Studio Idraulico redatto dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma Tre, ed accolto dalla Direzione Rigenerazione Urbana.

Il pasticcio maggiore è tuttavia quello urbanistico.
mezzaroma destinazione areeLa storia inizia con il Governatorato di Roma che, con atto del suo Segretario Generale rep. n. 2644 del 30 luglio 1943, ha venduto alla Società Cooperativa Edilizia “Casette Fine Settimana” un’area di mq. 48.500,36, poi diventata nel 1948 “Società Cooperativa Edilizia I.B.I.S. a responsabilità limitata”. L’area divenne con il P.R.G. del 1962 ad indice di edificabilità pari a 3 mc/mq e nel 1985 destinata ad accogliere 68.500 mc residenziali e 10.275 non residenziali. Nel 2001 su 2,94 ettari di essa venne collocato il Piano di Zona B43 denominato “Borghetto dei Pescatori” (24.000 mc residenziali e 4.800 mc non residenziali) che a sua volta nel 2003 accolse l’ATO R36 (17% della I.B.I.S., 83% del Comune di Roma), rimanendo il resto dell’area come ATO I12 (45% della I.B.I.S., 55% del Comune di Roma). Da qui lo sfratto promosso dalla I.B.I.S. all’Associazione Sportiva “Pescatori Ostia”, il 20% di maggior cubatura concesso (in compensazione) dal comune alla I.B.I.S. e una serie di trattative per definire la trasformazione urbanistica dell’area che ha portato nel 2007 a definire il contenzioso tra comune e I.B.I.S. e ad includere nel 2008 la realizzazione del Polo Natatorio, di cui proprio Renato PAPAGNI si rese artefice e protagonista.

mezzaroma edificiLe successive vicende finanziarie della I.B.I.S. (Gruppo Mezzaroma) hanno bloccato tutto, restando ovviamente vigenti i vincoli dell’Autorità idraulica competente. Dall’11 febbraio 2021 è stato ricomposto il precedente Consiglio di Amministrazione dell’I.B.I.S. di cui, come abbiamo visto, fa parte anche l’avvocato Francesco ANNARUMMA che per oltre 11 anni (dal novembre 2007 – al febbraio 2019) ha condiviso con l’Avv. Vittorio GRIECO (consulente di Assimpresa) lo “Studio Legale Grieco Annarumma”.

In conclusione, un progetto nato male e finito peggio con la presunta “tentata estorsione” compiuta da Paolo PAPAGNI (fratello di Renato Papagni) ai danni di Barbara MEZZAROMA. Resta da capire se si completerà a questo punto o no il nuovo complesso edilizio (ATO R36) del Borghetto dei Pescatori, fermo da due anni.

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OSTIA, SKATEPARK – TRA FALSI E MENZOGNE TARGATI 5S SALTA ANCORA IL CAMPIONATO MONDIALE 2022

277841878_490711029370185_541918991606387823_nQualcuno informi il consigliere del M5S Paolo Ferrara che si sapeva almeno dal 3 marzo che Ostia avrebbe riperso i Campionati del mondo di skateboard. Lo aveva comunicato lo stesso Direttore Generale dell’ex CONI Servizi: “Il nostro ideale è il Parco di Colle Oppio”, anche perché lo Skatepark di Ostia non è omologato, come denunciato da mesi da LabUr, oltre ad essere in un luogo considerato non “iconico e spendibile a livello internazionale” dalla FISR, tant’è che già nel 2021 i mondiali di skate si sono tenuti presso lo stadio Nicola Pietrangeli al Foro Italico.
Le vicende dello Skatepark di Ostia, un impianto pieno zeppo di irregolarità come ampiamente documentato da LabUr (*), però non finiscono qui. Il 12 maggio 2021, video ancora disponibile sulla pagina di Virginia Raggi (*), l’ex Sindaca, l’ex capogruppo capitolino Paolo Ferrara, l’ex presidente del Municipio X Giuliana Di Pillo, l’ex Assessore municipale Alessandro Ieva e l’ex capogruppo municipale Antonio Di Giovanni, tutti pentastellati, alla presenza della FISR Lazio inaugurano lo Skatepark di Ostia. La Raggi dichiara: “La struttura è stata assegnata tramite bando pubblico all’associazione Oasi Verde che ne curerà la gestione”. Poi, a favore di telecamera, consegna le chiavi a William Zanchelli. Tutto regolare? No. Facendo accesso agli atti si scopre che la concessione viene firmata 12 giorni dopo, il 24 maggio (contratto di concessione prot N° 61463). Nel documento si vedono tutti i passaggi amministrativi e si scopre anche che viene operato un “ora per allora”, cioè si firma il 24 ma la concessione la si fa partire retrodatandola il 12 maggio, cioè dal giorno dell’inaugurazione, per 6 anni al modico prezzo di 374, 44 euro al mese. Il verbale di consegna però è del 18/05/2021, quindi 6 giorni dopo l’inaugurazione. Dunque, sotto il profilo giuridico a chi ha consegnato lo Skatepark di Ostia l’ex Sindaca Virginia Raggi? Infine, cosa grave, solo il 21 maggio 2021 viene data la cauzione e la fideiussione bancaria da parte di Zanchelli di Oasi Verde. Peccato che il certificato di regolare esecuzione dei lavori da parte della ditta avvenga il 12 maggio, cioè il giorno dell’inaugurazione. La sua approvazione solo l’8 luglio. Le assicurazioni vengono stipulate il 21 maggio, quindi per 9 giorni ci sono state attività senza copertura assicurativa, come è facilmente verificabile nei molti post di propaganda sulle pagine dei grillini (***).
Se un bambino si faceva male chi pagava?
Infine, fa sorridere che nel contratto di concessione ci sia una parte relativa alla Prefettura e all’infiltrazione mafiosa visto che una delle persone che ha “testato” lo skate è Beppe Lo Zingaro (****).
La banda degli Honesti nella sedicente “casa di vetro”.

(*) http://www.labur.eu/public/blog/2021/12/15/ostia-skate-park-la-conferma-pieno-di-irregolarita/
(**) https://fb.watch/cbLlm0uwcd/
(***https://fb.watch/ceOFQWKtmj/ (****https://lunanuova2013.blogspot.com/2020/11/gli-amici-rollati-di-paolo-ferrara-m5s.html

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IDROSCALO DI OSTIA: CENSIMENTO DEMANIALE E VALORIZZAZIONE ECONOMICA

6779f1c3-58e1-441c-9cbe-f39b724b5b04LabUr ha avviato nei confronti dell’Agenzia del Demanio un percorso chiarificatore per definire il patrimonio disponibile in località Idroscalo di Ostia, in grado di essere valorizzato economicamente ai sensi dell’articolo 3-bis del D.L. n. 351 del 2001 che consente di dare in concessione o di locare a privati, a titolo oneroso, beni immobili di proprietà dello Stato ai fini della riqualificazione e riconversione tramite interventi di recupero, restauro, ristrutturazione, anche con l’introduzione di nuove destinazioni d’uso finalizzate allo svolgimento di attività economiche o attività di servizio per i cittadini.

Da 12 anni LabUr combatte contro gli interessi speculativi esistenti in quell’area che nel 2010 hanno portato allo sgombero e demolizione parziale dell’abitato spontaneo, avvenuto in un contesto governato dagli affari più o meno leciti del Porto di Roma ad Ostia e fiancheggiato da iniziative locali. Ricordiamo, p.es., il progetto di “Riqualificazione Idroscalo foce fiume Tevere (2002)” per conto del Consorzio Nuovo Idroscalo (valore 10MLN di euro) e il progetto di “Ampliamento e ristrutturazione dei cantieri navali Canados (2007-2010)” per conto delle Società Cantieri Navali s.r.l., Canados International s.r.l. e Canados Work s.r.l. (valore 36,267MLN di euro).

Un punto deve rimanere fermo: l’area dell’Idroscalo di Ostia è dello Stato, non è di Roma Capitale e tanto meno è proprietà degli abitanti (molti dei quali neppure residenti ma che pretendono diritti gestionali). È un bene dello Stato e dunque di tutti gli italiani. E’ ora che all’Idroscalo la politica deponga le armi e azzeri i rapporti con loschi figuri tramite i quali ha tentato di impossessarsi solo del consenso elettorale degli abitanti attraverso propaganda becera e menzogne, che colpiscono solo i fragili che in quell’area vivono per ragioni di emergenza abitativa. Se per loro l’abusivismo di necessità è un tema che deve inderogabilmente essere affrontato con il dovuto rispetto e cura sulla base di un piano sociale e urbanistico ambizioso, per i restanti abitanti si deve parlare di meri interessi privatistici e speculativi. Per questa ragione LabUr ha avviato un censimento degli atti di provenienza e dei diritti demaniali delle aree per restituirle a un interesse collettivo e diffuso che vada oltre il miope problema di politica abitativa, finora utilizzato a proprio vantaggio dalla politica romana.

L’area dell’Idroscalo di Ostia deve essere prima di tutto considerata sulla base del Decreto Interministeriale di sdemanializzazione n. 976 del 16/05/1957, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n.193 del 03/08/1957, del Ministro per la Difesa-Aeronautica
di concerto con il Ministro per le Finanze, mediante il quale l’area, già appartenente al Pubblico Demanio Aeronautico, fu trasferita al Patrimonio dello Stato. In più, l’area deve essere inquadrata all’interno del federalismo demaniale e del contenzioso economico esistente tra l’Agenzia del Demanio e gli abitanti che insistono, con le loro case, su particelle ancora risultanti al catasto come “fabbricati urbani da accertare”. Per ultimo, deve essere vagliata la concessione dell’area rilasciata ai cantieri navali della Canados (codice compendio RMB0886, parte dell’ex Idroscalo di Ostia “Carlo Del Prete”).
Senza tale presupposto, che non è solo un inquadramento urbanistico ma soprattutto particellare e patrimoniale, non si avrà mai una soluzione sia per gli abitanti sia per l’intera collettività.

Per tali motivi LabUr ha promosso presso l’Agenzia del Demanio, mediante un processo di Rigenerazione Urbana, l’utilizzo degli immobili pubblici nell’area dell’Idroscalo di Ostia, al fine di attivare un processo di trasformazione e valorizzazione di quel territorio, creando opportunità di investimento, di crescita e occupazione all’interno di un inquadramento urbanistico particolareggiato. Solo con l’impiego di strumenti di partnership pubblico-privato è infatti possibile individuare nuove destinazioni d’uso per tali immobili in tempi brevi e certi, attivando un dialogo costante con il territorio e con il contesto sociale ed economico nel quale tali beni sono inseriti e di cui LabUr può farsi portatore di un interesse collettivo.
Senza il coinvolgimento dei cittadini, delle istituzioni e degli operatori privati, nei percorsi di rigenerazione urbana collegati al riuso degli immobili pubblici, sia di proprietà dello Stato che di altri Enti territoriali, è infatti impossibile raggiungere importanti obiettivi.

Grazie al supporto degli studi eseguiti da parte di una famosa università olandese, che restano per il momento confinati all’interno della proposta di LabUr e non divulgabili, siamo certi che a breve la difficile questione della rigenerazione dell’area dell’Idroscalo di Ostia sarà risolta, anche sulla base del parere favorevole dell’Autorità di Bacino espresso a riguardo alcuni fa (insediamento misto).
Il sogno degli abitanti storici dell’Idroscalo di Ostia di edificare nell’area un proprio ‘borghetto’, nel rispetto della normativa vigente e del diritto demaniale, nonché per conservare il concetto di comunità storica, è possibile ma non favorendo interessi localistici e particolari.

Di tutto questo si è oggi discusso con il Presidente del Municipio Roma X, direttamente coinvolto nella questione, che ha manifestato la volontà di valutare un percorso con LabUr per produrre, a titolo gratuito, una dettagliata relazione tecnica riguardante la situazione demaniale dell’Idroscalo di Ostia.

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OSTIA, I FINTI VERDI DEL TERRITORIO E 37 PINI SCOMPARSI

c1a6bad6-27ca-44d9-9c4b-49ce4fc32393Mentre ormai è certo che sul viale di Castelporziano non verranno reimpiantati i 37 pini tagliati un anno fa, già mostrano segni di sofferenza i 37 alberi (lecci e querce) messi a dimora in loro sostituzione, a metà gennaio, nel vicino parco di via Bersone, privo di un impianto di irrigazione, in piena siccità invernale. E’ questa l’attenzione che i Verdi del Municipio Roma X dedicano all’ambiente e al decoro urbano?

Da mesi LabUr sta cercando di fare chiarezza su questa vicenda. Preziose sono state le informazioni iniziali raccolte sul territorio da parte di Evoluzione Civica riportate anche dalla stampa. Altrettanto non si può dire del Municipio Roma X. Diffidato in data 14 gennaio 2022 a far posizionare altrove le 37 alberature in sostituzione di quelle rimosse, essendo prevalente il ripristino del valore paesaggistico, naturalistico e culturale del viale di Castelporziano, il municipio si è limitato ad aprire un’istruttoria ancora in alto mare. Infatti le risposte attendiste dell’Assessore municipale ai Lavori Pubblici, Guglielmo CALCERANO, e il totale disinteresse del Direttore, Mario SICA, anche dopo le successive precisazioni di LabUr, sono il brutto segnale che qualcosa di non regolare potrebbe nascondersi dietro la vicenda.

A saperne più di tutti è il geometra Goffredo PAGNANELLI, funzionario dell’Ufficio Manutenzione Ordinaria e Straordinaria delle strade del Lotto A (Ostia, Casal Palocco, Infernetto), che ha seguito i lavori sul viale di Castelporziano della ditta aggiudicataria, l’impresa Cardi Costruzioni Srl. E’ lui infatti ad aver ricostruito in parte la vicenda parlandone durante la Commissione III Lavori Pubblici e Mobilità del 28 gennaio 2022.
Ora, da indiscrezioni, spunta anche la notizia che a tagliare i 37 pini e a piantare lecci e querce nel parco di via Bersone sia stata addirittura un’altra ditta. Se ciò risultasse vero, sarebbe da chiarire visto che sono state disattese le richieste del Dipartimento Tutela Capitale di Roma Capitale che aveva autorizzato l’abbattimento dei pini disponendo però che (prot. QL/2020/1396 del 9 gennaio 2020) “l’amministrazione del Municipio X è tenuta a procedere a successiva piantumazione di compensazione ambientale con altrettanti esemplari arborei di stessa specie dotati di appositi pali tutori e garanzia di attecchimento di anni due”. Ad oggi, invece, i 37 nuovi pini non ci sono neppure nel parco di via Bertone. Se muoiono anche lecci e querce, chi verrà a sostituirli?

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OSTIA, PISTA CICLABILE: I NUOVI LAVORI NON RISULTANO AUTORIZZATI

IMG-20220328-WA0007Lo avevamo già denunciato un anno fa, il 6 giugno del 2021: lo stanziamento di altri 800.000 euro voluto da Giuliana DI PILLO (M5S), ex presidente del Municipio Roma X, per risolvere gli allagamenti della sedicente ‘pista ciclabile’ sul lungomare di Ostia, rappresenta l’ennesimo scandalo di quello che si rivelerà a breve un enorme danno erariale.

E’ infatti di questi giorni l’inizio dei lavori definiti “opere idrauliche di recupero delle acque piovane e opere civili”, svolti non sul manto stradale ma sul marciapiede (nel tratto compreso tra piazzale dell’Aquilone e piazzale Mediterraneo, lato mare) e dirottati da altre aree critiche del territorio come p.es. via dell’Idroscalo.

Eppure nel bando di gara aggiudicato più di un anno fa alla Edil MAS srl con Determinazione Dirigenziale CO/384/2021 del 24 febbraio 2021, era scritto in chiaro dove e che tipo di lavori si dovessero eseguire, come specificato nella Relazione Tecnica (CO/2020/115053 del 13 novembre 2020) a firma di Nicola DE BERNARDINI (RdP) e del Gruppo di Progettazione (Maurizio RICCIO, Mauro FERRI, Pietro CAMPELLI)

5.1 OGGETTO DELL’APPALTO
Demolizione della sovrastruttura stradale, alloggiamento del sistema drenante con la chiara specifica che “le opere riguardanti la sovrastruttura stradale (conglomerati bituminosi) saranno effettuate dall’esecutore dei lavori di costruzione della pista ciclabile“ (demolizione e ripristino)
5.2 AMBITO DI INTERVENTO
Come da direttiva del Direttore del Municipio Roma X e RdP, l’ambito di intervento interessa il lungomare di Ostia Lido nel tratto di lungomare compreso tra la Piazza dei Ravennati e la via Cristoforo Colombo (solo 2.200 metri dei 4.100 totali), sede della nuova pista ciclabile.

lavori drenaggio pista ciclabileL’unico responsabile di tutto il bando risulta essere il progettista della sedicente ‘pista ciclabile’, Nicola DE BERNARDINI, ex direttore del Municipio e dal 23 dicembre 2021 Vice Capo di Gabinetto (del Sindaco) Vicario ad interim.
Ha praticamente firmato tutto lui anche la verifica della (sua) progettazione (prot.CO/115088 del 13 novembre 2020) e il verbale di validazione del (suo) progetto (prot.CO/115107 del 13 novembre 2020). L’ottenimento dei soldi pubblici è stato ottenuto mediante accesso ai fondi destinati alla voce “manutenzione del demanio stradale – interventi fognanti” e l’aggiudicazione è avvenuta (ancora una volta) senza il parere definitivo della Ragioneria Generale.

Questo testo viene reso pubblico ed inviato all’attuale amministrazione del Municipio Roma X con valore di esposto affinché si faccia chiarezza sulle procedure amministrative che riguardano i lavori descritti. LabUr, in funzione del riscontro che riceverà dagli uffici e organi politici competenti, si riserva di segnalare nelle sedi opportune quanto a sua conoscenza a tutela di un interesse pubblico.

 

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OSTIA, CONCESSIONI BALNEARI: I FALSI NEL BANDO DI AFFIDAMENTO DEL 2020. IL CASO “ISOLA FIORITA”

5f391874-0832-4f64-9c63-c71fe6ba7630Si sta discutendo da circa un mese in Commissione di Controllo e Garanzia del Municipio Roma X la regolarità del bando di gara con il quale, nel 2020, la giunta di Giuliana DI PILLO (M5S) lasciò in pratica ‘carta bianca’ alla direzione tecnica, senza alcun indirizzo politico, di affidare ben 37 concessioni demaniali marittime in scadenza al 31 dicembre 2020.

Gli autori del bando, Nicola DE BERNARDINI e Giacomo GUASTELLA, non si sono mai presentati in commissione. In compenso, Roma Capitale ha schierato tutti i suoi uffici (comunali e municipali) a sostenere che almeno le 37 schede tecniche relative a ciascuna concessione (=stabilimento balneare) sono state redatte correttamente. LabUr, presente in commissione, ha sollevato due questioni: la dividente demaniale e il caso dell’ex stabilimento balneare “Isola Fiorita”. Vediamo perché.

L’ex stabilimento “Isola Fiorita” è sempre stato in concessione (dal 1967) alla “Società Coop. a r.l. Cassa Mutua di Assistenza e Previdenza per il personale del Ministero dell’Interno”, con sede in Roma Piazza del Viminale n. 1 (CDM n.20/2009, Lungomare Amerigo Vespucci 168/170, 00122 Roma).

La concessionaria con istanza prot. CO/3065 del 10.01.2018 ha rinunciato alla concessione. Il Municipio Roma X ne ha preso atto mediante Determinazione Dirigenziale rep.1007 del 21.05.2019 con contestuale presa d’atto dello sgombero dell’area demaniale marittima. Lo stabilimento balneare “Isola Fiorita” è dotato di ristorante, pizzeria e beach bar. Nel tempo, sono state fatte molte convenzioni come p.es. quella con “Unicredit Circolo Roma APS”. Non è stata documentata in commissione, se non a parole, la regolarità di riconsegna dell’area demaniale. Dalle carte in nostro possesso ciò non risulterebbe esser stato del tutto perfezionato.

PARZIALE DEMOLIZIONE DELLE OPERE ABUSIVE

Screenshot 2022-03-24 15.12.23Dall’esame documentale si sarebbe accertato, rispetto alla originaria concessione n.15 del 1967, l’avvenuto ripristino nel 2018 dello stato dei luoghi e delle originarie destinazioni d’uso all’interno del complesso balneare. In realtà è possibile documentare che ciò non è avvenuto del tutto in quanto p.es. il manufatto indicato come ‘garage’ nella perizia asseverata del 10 dicembre 2013 (prot.n.CO/130350) è ancora lì nelle sue forme originarie di quando è stato adibito per farci dormire il personale, a meno che non si ritenga possibile parcheggiare le auto attraverso le finestre (la foto è del 23 marzo 2022).

MANCATA ATTIVITÀ’ ISPETTIVA CANONE DEMANIALE

Screenshot 2022-03-24 15.14.48Per legge, il Municipio Roma X deve comunicare alla Regione Lazio, ogni anno, l’elenco delle concessioni demaniali marittime, indicando (ai fini del calcolo del canone da corrispondere allo Stato) la misurazione delle singole superfici a seconda della destinazione d’uso. E’ invece compito dell’Agenzia del Demanio svolgere attività ispettiva per verificare l’effettiva risultanza di quanto dichiarato. Ogni discrepanza comporta come sanzione una maggiorazione del canone. Consultando i dati pubblici per l’ex-stabilimento “Isola Fiorita”, risulta quanto in tabella.

Si nota il disallineamento dei dati del 2020 pubblicati dalla Regione Lazio (comunicati dal Municipio Roma X) e quelli riportati nella scheda del bando del 2020 relativi a “Isola Fiorita”. Ciò sarebbe ancor più grave se nel 2016, negli anni del commissariamento per mafia di Ostia, non fosse stata condotta alcuna attività ispettiva da parte dell’Agenzia del Demanio come invece è stato per tutte le altre concessioni del litorale romano. Dal 2015 al 2020 le destinazioni d’uso delle aree variano in maniera impressionante, condizionando il canone concessorio annuale e le conseguenti maggiorazioni.

In conclusione, è evidente che solo il riscontro dell’attività ispettiva dell’Agenzia del Demanio può chiarire se sono corretti i dati della Regione o del Municipio e quindi se il canone indicato nel bando (relativo a “Isola Fiorita”) è realistico.

Non c’è alcun accanimento sull’ex-stabilimento “Isola Fiorita” ma, essendo stato riconsegnato in fretta e furia nel 2018, restando abbandonato fino ad oggi, dovrebbe essere lo stabilimento con una scheda tecnica immacolata avendo avuto le amministrazioni competenti sul demanio ben due anni per verificarne la regolarità edilizia e contabile.

Ricordiamo infine che la Società Coop. a r.l. Cassa Mutua di Assistenza e Previdenza per il personale del Ministero dell’Interno”, concessionaria per 51 anni dell’area demaniale e che conta circa 10.000 soci, è tale solo dal 29 settembre 1993 quando divenne società cooperativa esercitando attività finanziarie per fini mutualistici nell’ambito sociale, “nel rispetto del principio che i fondi raccolti sono impiegati unicamente per tali scopi, utilizzando così ogni risorsa finanziaria della società”. In realtà la Cassa Mutua era nata nel 1956 come società di mutua assistenza, allo scopo di aiutare i dipendenti del Ministero dell’Interno in difficoltà a causa della guerra appena finita, con finalità sociali, culturali ed umanitarie. 

In altre parole, anche i guadagni provenienti dall’ex stabilimento “Isola Fiorita” (compreso il ristorante e il bar) sono serviti per concedere prestiti ai soci. Su queste basi, poiché il Presidente Onorario della cooperativa è il Ministro dell’Interno. siamo certi che verrà fornito ogni documento necessario a far chiarezza sulla questione

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OSTIA: IN ARRIVO UNA COLATA DI CEMENTO DI 35MILA MQ TARGATO MEZZAROMA

mezzaroma 2Si apprende dalla stampa che “un grande cantiere sta per aprire ad Ostia. Il Progetto riguarda la realizzazione di 155 appartamenti di tipo residenziale per una superficie commerciale di 15mila mq nella zona Borghetto dei Pescatori. Oltre al residenziale è prevista una parte commerciale di 3.500mq più 3.000 a servizi e restante a turistico ricettivo. Un lavoro di decine di milioni di euro” in cui “ci sono le autorizzazioni presentate al Comune” e “problemi con i proprietari degli appezzamenti limitrofi”. Quello che non riporta l’articolo (che ha uno sfondo criminale) è che si tratta di un vecchio progetto di cui LabUr si è ampiamente occupato essendo legato alla nascita del Polo natatorio di Ostia. Ad esempio il 2 ottobre 2009, in cui denunciava come con i soldi dei Mondiali di Nuoto Roma ’09 venissero impiegati in sostituzione delle opere a scomputo dovute al piano di sviluppo edilizio dell’area di Barbara Mezzaroma & sorelle (LINK). Ma non solo. Il 17 aprile 2014 denunciava (LINK) che senza alcuna ordinanza sindacale, come previsto per legge, su un’area privata, 3 giorni prima, si era operato uno sgombero nell’area in fondo a via dell’Idroscopio dietro al Borghetto dei Pescatori per demolire un insediamento abusivo. Soldi pubblici spesi per interessi esclusivamente privati, quelli di un’area destinata ad accogliere una bella colata di cemento, la Lottizzazione Convenzionata definita ATO I12, allora in fase di istruttoria, che con i suoi 34.870 mq di SUL (Superficie Utile Lorda) porterà, secondo le stime del Campidoglio, quasi 9 milioni di euro per realizzare opere di viabilità come il cavalcavia di Via dei Rostri, un nuovo ponte pedonale sulla ferrovia, un nuovo ponte stradale sul canale dei Pescatori e l’allargamento di Via delle Quinqueremi (in realtà già pagato con le opere dei Mondiali di Nuoto). Opere di di urbanizzazione che valorizzeranno l’operazione immobiliare. Non si è mai saputo, come tanti misteri ad Ostia, se l’operazione di sgombero e smaltimento fossero in danno al costruttore, ma di fatto il Comune ha anticipato mettendo a disposizione AMA e Polizia Municipale. Tutta l’area limitrofa allo sgombero è legata al Programma di Trasformazione Urbanistica del Borghetto dei Pescatori, finalizzato a un piano di zona (il B43) che doveva essere destinato all’edilizia residenziale pubblica per consentire alle fasce meno abbienti di avere una casa. E sappiamo come è andata a finire.

Curioso che questo accada in un momento tanto delicato per il Dipartimento di Pianificazione e Attuazione Urbanistica che ha visto un avvicendamento recente nei posti di comando. Curioso che si debba apprendere dalle cronache criminali che sono in arrivo a breve colate di cemento che avranno un impatto devastante sulla viabilità del Lungomare e di quel quadrante di Roma. Curioso infine che si spacci per una novità un progetto che tutti, nessuno escluso, conoscono dal 2008. Curioso che dal Campidoglio e dal Municipio si oda silenzio.

(nella foto Barbara Mezzaroma tratta da ROMA-OSTIA: PORTO TURISTICO-S.FRANCESCO DI PAOLA del Corriere della Calabria del 2012 – LINK)

Paula de Jesus
per LabUr – Laboratorio di Urbanistica

 

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OSTIA, SPIAGGE – ANCORA FUMATA NERA IN COMMISSIONE TRASPARENZA, CONTROLLO E GARANZIA

Spiagge Ostia, l’incognita del Demanio Marittimo: dal 1938 al 2017 emessi oneri concessori irregolari e messe a bando concessioni di cui non si conoscono le consistenze. La Capitaneria di Porto e l’Agenzia del Demanio non si presentano.  Chi dovrebbe tutelare gli interessi pubblici non conosce la consistenza dei suoi beni, ma li mette a bando e vuole fare il PUA.

DemIl Litorale romano è sprovvisto di una documentazione certa riguardante la perimetrazione del demanio marittimo, racchiuso tra la linea di costa (riva del mare, battigia) e la dividente demaniale (linea a monte che dovrebbe separare la proprietà dello Stato dalle altre). Solo grazie a LabUr – Laboratorio di Urbanistica si sta affrontando la questione del tracciamento della dividente demaniale lungo i 4 km di arenile prospiciente la pineta di Castelfusano, arenile che addirittura risulterebbe essere stato sdemanializzato nel 1938. La questione è stata recepita anche dalla Commissione Trasparenza e Garanzia del Municipio Roma X, presieduta da Pietro MALARA, che se ne sta interessando e che oggi ha tenuto la seconda seduta, per la questione dell’affidamento di 37 concessioni balneari incluse nel bando di gara promosso dalla precedente giunta municipale (M5S) nel 2020. Il punto è semplice: non è possibile procedere all’affidamento in concessione se non è nota la consistenza dei beni dati in concessione (come già ribadito da LabUr la scorsa Commissione *).

La questione della dividente di Castelfusano verte su precise indicazioni di legge (v. box).
GlossarioQuesta linea (v. fig. in basso) corrisponde, in modo naturale, alla dividente demaniale e può essere spostata soltanto ad esito di un preciso procedimento amministrativo (nel nostro caso, di competenza della Capitaneria di Porto di Roma, sempre assente nelle due Commissione), regolamentato dai citati articoli del Codice della Navigazione. L’unico che risulta concluso è quello del 1938, di cui esistono i verbali e tutta la documentazione inerente, da LabUr acquisita. Per quanto narrato, esiste dunque una obiettiva incertezza sul presunto tracciato della attuale dividente demaniale lungo i 4 km di arenile prospicienti la pineta di Castelfusano (dal Canale dei Pescatori fino al confine con la Tenuta di Castelporziano), finalmente oggetto, dopo segnalazione di LabUr, di una doppia verifica amministrativa attualmente in corso e condotta dall’Agenzia del Demanio – Direzione Roma Capitale e dalla Capitaneria di Porto di Roma. Ricordiamo che lo specifico procedimento di tracciamento della dividente demaniale previsto dall’art.32 del Codice della Navigazione, ha solo carattere ricognitivo e non costitutivo di titolo di demanialità. L’avvio di tale procedimento costituisce una facoltà e non un obbligo per l’Amministrazione, la quale però è tenuta ad esercitare tale facoltà nei casi in cui esista un ragionevole dubbio in ordine all’esatto confine demaniale, come nel nostro caso. E’ per esempio indispensabile avviare tale procedimento ricognitivo di delimitazione nei casi degli ordini di sgombero per occupazione abusiva di area demaniale o nei casi di errati ordini di introito dei canoni concessori, come ampiamente chiarito dalla giurisprudenza.
Un altro problema che si presenta in tal senso riguarda le zone costiere soggette al fenomeno dell’erosione, fenomeno che comporta una modifica della linea di costa e dunque del lido e della spiaggia. In particolare, se parte di tali aree erano state alienate a terzi, a seguito p.es. di una sdemanializzazione (come nel nostro caso), occorre necessariamente uno specifico provvedimento dell’autorità amministrativa, previo accertamento della destinazione dei beni stessi all’uso pubblico, affinché le stesse aree tornino ad essere un bene demaniale. Inutile dire che ciò riguarda, in particolare, proprio quel tratto di arenile compreso tra il Canale dei Pescatori e la via Cristoforo Colombo, parte integrale dell’arenile in questione.
L’Agenzia del Demanio – Direzione Roma Capitale, confermato anche dagli uffici di Roma Capitale, ha ufficialmente risposto a LabUr che il tratto del Litorale di Ostia, compreso tra gli stabilimenti balneari denominati ‘la Marinella’ e ‘Kursaal’, è stato interessato nel 2017 da una nuova delimitazione eseguita da una Commissione, appositamente convocata dalla Capitaneria di Porto di Roma, che ha fissato la nuova dividente demaniale marittima lungo la linea di confine tra il lungomare e gli stabilimenti balneari. Dunque un atto ricognitivo che ha preso atto dell’esistenza di una precedente dividente demaniale (quella del 1938) e che, secondo l’Arch. Cinzia ESPOSITO (principale conoscitrice della questione e presente nella scorsa Commissione), ha portato a cancellare i confini dell’area sdemanializzata riportando i lati ‘lunghi’ di questo enorme rettangolo (400 mila mq) a coincidere con il ciglio stradale del lungomare di Ostia, dove ad oggi si attestano gli stabilimenti balneari.

Pertanto, dopo 4 anni, siamo ancora in una fase procedimentale di riallineamento della dividente demaniale che però non si è perfezionata e assolutamente, in accordo con l’art.32 del Codice della Navigazione, costituisce titolo di demanialità. In altre parole, la modifica della dividente demaniale del 2017 non ha considerato l’area sdemanializzata nel 1938.
In conclusione, esiste sul Litorale una totale confusione amministrativa che compromette la regolarità dei canoni concessori da più di 50 anni emessi nei confronti degli stabilimenti balneari del Litorale romano. Se verrà confermato, il danno erariale sarebbe di proporzioni bibliche e inficerebbe sia il bando del 2020 sia il PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili). Non è più accettabile che si continui con il fallimentare metodo rutelliano del “pianificar facendo”, che ha portato disastri inenarrabili a Roma Capitale. Continuare ad insistere a fare bandi senza conoscere la consistenza dei beni dati in concessione (con schede piene di dati provvisori a causa di istruttorie non concluse e spesso piene di errori di misurazione e di errori sulle destinazioni d’uso, e che hanno portato a calcoli dei canoni concessori errati) è gravissimo perché non tutela gli interessi collettivi.

Per questa ragione abbiamo nuovamente chiesto oggi in Commissione (a maggior ragione per lo sgarbo istituzionale compiuto dall’Agenzia del Demanio e della Capitaneria di Porto che erano di nuovo assenti) di rendere pubblico da DOVE è stata spostata la dividente demaniale e il deposito in Commissione della documentazione inerente. Gli unici atti sono quelli di LabUr, depositati in Commissione. Oggi addirittura abbiamo fatto allegare la delibera 2709/1938 che l’agenzia del Demanio ha comunicato non aver mai visionato, quando noi l’abbiamo ottenuta con un accesso all’archivio Storico Capitolino, che è liberamente consultabile.

È chiaro a questo punto che se fra 15 giorni, alla terza convocazione di Commissione, non dovessero arrivare le risposte dagli enti competenti, LabUr dovrà rivolgersi alle opportune sedi giudiziarie.

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(*) http://www.labur.eu/public/blog/2022/03/04/ostia-bando-spiagge-ancora-troppa-nebbia/

 

 

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NUOVO PONTE DELLA SCAFA – ANAC RISCRIVE A LABUR. NESSUNA RISPOSTA DA PARTE DEL COMUNE DI ROMA. IMBARAZZO DI ANAS

nuova risposta anacCon l’apertura del fascicolo n° 2367/2019 a seguito di esposto di LabUr – Laboratorio di Urbanistica, l’ANAC ha emesso la Delibera n. 849 del 21 dicembre 2021 con cui striglia il Comune di Roma per come ha condotto tutta la questione tecnica del progetto del Nuovo Ponte della Scafa.
Ma non è l’unico profilo, quello tecnico, ad avere gravi problemi. Lo è anche quello Amministrativo che i presidenti di Commissione del PD, Antonio Stampete ai LL.PP., e Giovanni Zannola alla Mobilità, fingono di non vedere continuando a prendere per i fondelli i cittadini e parlando di fondi per il Giubileo.
Vediamo perché.

Con istanza inviata da LabUr e acquisita a protocollo dipartimentale della Presidenze del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, in data 1 dicembre 2021 (n. 544771) avente per oggetto la verifica amministrativa circa l’effettiva competenza di Roma Capitale nella realizzazione del Nuovo Ponte della Scafa in funzione dell’assenza di proroga nel 2013 dello stato di emergenza (descritto con OPCM n. 3543 del 26 settembre 2006) e del presunto non perfezionato subentro in merito di Roma Capitale al Dipartimento di Protezione Civile, viene chiaramente ribadito che lo stato di emergenza determinatosi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio di Roma Capitale, è stato dichiarato con DPCM il 4 agosto 2006 ed è cessato in data 31 dicembre 2012 per effetto del decreto legge 15 maggio 2012 n. 59 convertito con modificazioni della legge 12 luglio 2012 n.100. Successivamente, l’art. 1 comma 1 dell’OCDPC n.97 del 19 giugno 2013 ha individuato Roma Capitale quale amministrazione competente in via ordinaria a coordinare il completamento delle iniziative per il definitivo superamento dell’emergenza. Per la precisione, la disciplina vigente in materia, e in particolare l’art. 1, comma 422 della legge n.147/2013 (c.d. Legge di stabilità per il 2014) e l’art. 5, della legge n. 225/1992, ora rifluiti nell’art. 24, comma 6 del decreto legislativo n. 1/2018 (codice di protezione civile), prevede il “subingresso” degli enti ordinariamente competenti – nel caso di specie Roma Capitale, ente ordinariamente deputato alla gestione delle politiche relative alla mobilità nella posizione del commissario cessato. Pertanto tutte le migliaia di deroghe di cui godeva l’iter dell’appalto del Nuovo Ponte della Scafa sono cessate perché decadute.

Dunque, la stazione appaltante è ancora il Comune di Roma, la strada dell’attuale Ponte della Scafa era Regionale (SR296), passata nel poi all’ANAS e dunque divenuta statale (SS296). Giustamente l’Ing. Paola Tripodi dell’ANAS si è trovata estremamente in difficoltà nelle scorse settimane nel dire se il Nuovo Ponte della Scafa si farà o meno, semplicemente perché ANAS non è mai stata invitata in conferenza dei servizi e soprattutto perché non è chiaro come verrà inserito il sedime del Nuovo Ponte della Scafa all’interno della SS296, perché non si tratta solo del Ponte, ma anche delle rampe e della viabilità secondaria. Insomma, a chi appartiene questo ponte? Chi lo gestirà? A questa domanda nessuna risposta da parte del Comune di Roma.

Il Nuovo Ponte della Scafa non è quindi più opera di protezione civile, le migliaia di deroghe non esistono più, ma soprattutto è decaduto il traffico, considerato ora questione di ordinaria amministrazione per il Sindaco della Capitale.
I costi del Ponte sono aumentati a dismisura (e neanche immaginiamo quanto leviteranno a seguito delle sanzioni economiche conseguenti agli eventi di guerra). La domanda però è “chi paga”? In via ordinaria, come è ora, è fatto divieto di utilizzare fondi comunali e regionali per opere statali. Ed è qui che si insinua la propaganda dei due consiglieri piddini: usare i fondi del Giubileo per coprire la maggiorazione dei costi. Il tempo per rispondere all’ANAC però non lo trovano.

Oltre ad aver fatto malissimo il progetto preliminare e quello definitivo, come evidenziato anche dalla delibera ANAC, il Comune di Roma chiede alla società che ha vinto l’appalto (Italiana Costruzioni) di aiutarla a fare il progetto esecutivo sulla base di un progetto nato male, occultando opportunamente la questione amministrativa dal dibattito. Peccato che sulla base di quel pessimo progetto definitivo si è provveduto a fare degli espropri di aree private in nome della pubblica utilità con l’obbligo di legge di completare l’opera entro i 10 anni, cosa non avvenuta. Questo genererà una serie di cause sia da parte di coloro a cui è stato espropriato il terreno a prezzi di mercato di allora e che oggi valgono molto di più, sia da parte di chi ha subito un’occupazione temporanea dell’area che potrà dunque retrocedere. Chi paga? I cittadini.
Per altro c’è un’ulteriore anomalia: i milioni di euro impegnati dalla Regione Lazio sono vincolati e passano attraverso l’avvallo di una Commissione che però non ha mai ricevuto il progetto esecutivo e dunque di fatto i soldi non potrebbero più essere vincolati.
Quello che quindi ci stanno dicendo i due presidenti di commissione in quota PD, Stampete e Zannola, è semplicemente che il Nuovo Ponte della Scafa bisogna tenerlo in piedi almeno sulla carta, anche se sanno che non si farà mai e nonostante tutte le illegalità e illegittimità che hanno contraddistinto l’iter, perché a quell’opera sono legati progetti importantissimi sulla riva destra e sinistra del fiume Tevere, a partire dal Porto della Concordia. Se decade, saltano tutti gli affari. E per fare questo servono due persone che di galleggio politico se ne intendono: Zannola, che nel 2015 finì anche nelle pagine di Mafia Capitale sulle Signore in “rosso” delle occupazioni e Stampete, che ha dato grande prova con la vicenda dello Stadio della Roma quando era Presidente della Commissione Urbanistica, tra i 5 accoltellatori delle dimissioni dell’ex Sindaco Marino, e di cui rimane memorabile la frase: “Eravamo un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro: non potevamo non finire a pezzi”.
Ci pare che si siano rialzati benissimo.
Intanto l’ANAC aspetta una risposta.

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OSTIA, BANDO SPIAGGE: ANCORA TROPPA NEBBIA

ff2c66d6-6288-463e-a9be-232b3ddfc78cOggi nel corso della Commissione Controllo, Trasparenza e Garanzia si è iniziato ad affrontare il tema del bando di affidamento delle 37 concessioni del 22 dicembre 2020 (targato M5S) scadute il 31 dicembre 2020. Una vicenda travagliata che ha avuto due successivi interventi, uno amministrativo e uno giudiziario.
Il bando è stato dapprima revocato (con Delibera di Giunta, in fase di aggiudicazione provvisoria) il 15 dicembre 2021 dall’attuale amministrazione PD guidata da Mario FALCONI, forte della sentenza del Consiglio di Stato e nelle more dell’approvazione del Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA). Poi, il 15 febbraio 2022, il Tribunale Amministrativo del Lazio (TAR), su ricorso di un aggiudicatario provvisorio, ha annullato la delibera MA, e questo è stato uno dei punti posti da LabUr oggi in commissione, SOLO PER LA PARTE RIGUARDANTE LA REVOCA, conservando di fatto la PROROGA TECNICA AL 2023 delle concessioni scadute il 31 dicembre 2020, proroga che dunque resta VIGENTE.
Inoltre a Maggio dovrà esprimersi nuovamente il TAR su ricorso di alcuni attuali titolari delle concessioni balneari e pertanto il Municipio X si trova in un limbo a pochi mesi dall’apertura della stagione balneare.

Sempre oggi, in commissione, LabUr ha depositato la segnalazione inviata all’autorità di vigilanza sui contratti pubblici (ANAC) riguardante la questione della DIVIDENTE DEMANIALE in località Castelfusano, la ‘linea’ con cui, in pratica, si individuano i beni in concessione racchiusi tra essa e la linea di costa. La segnalazione è composta a sua volta dall’istanza di verifica della dividente inviata alla Capitaneria di Porto il 14/02/2022 e all’Agenzia del Demanio il 15/12/2021 a cui ha finora risposto solo parzialmente il Demanio in data 22/12/21 e 11/2/2022. Si tratta di verificare il completamento del procedimento di sdemanializzazione di ben 400mila mq lungo i 4 km di litorale compresi tra il Canale dei Pescatori e la Tenuta di Castelporziano. Un dato che escluderebbe un terzo delle aree fino ad oggi date in concessione.

In attesa che si esprima anche il Segretariato Generale di Roma Capitale e che giungano le risposte alle istanze di verifica, è bene ricordare che non è possibile procedere all’affidamento in concessione se non è nota la consistenza dei beni dati in concessione. Dal 1938 sono state cedute da parte dello Stato, aree al Comune, ma gli atti non si sono mai perfezionati con un’acquisizione. Dunque LabUr ha chiesto al Presidente della Commissione Pietro MALARA di affrontare il problema per evitare di ingenerare ulteriori ricorsi e contenziosi nonché un conseguente danno erariale.

Ricordiamo inoltre che il parziale annullamento della delibera sentenziato dal TAR si basa sul fatto che alla delibera di natura politica (comunque firmata dal Direttore Tecnico municipale, Carla SCARFAGNA) non sia seguito un atto di natura tecnica firmato dal dirigente (sempre Carla SCARFAGNA). Peccato che valga anche il contrario e cioè che l’ex Direttore Tecnico, Giacomo GUASTELLA, non avrebbe potuto pubblicare il bando iniziale senza esser stato emesso un precedente atto di indirizzo politico, cosa su cui si è chiesto (sempre da LabUr) un approfondimento da parte della Commissione.

Per altro oggi si è assistito, ad inizio commissione, alla richiesta da parte della consigliera del M5S, Silvia PAOLETTI, di allegare a pubblico verbale la nota contenente il parere espresso dall’Avvocatura Capitolina il 7 dicembre 2021 (nota RF/116711) con cui si lasciava alla giunta municipale la discrezionalità di annullare il bando. In realtà tale nota rimane ancora ad oggi coperta da “segreto professionale”, come richiesto dal Capo del II Settore dell’Avvocatura Capitolina, Avv. Guglielmo FRIGENTI. Per tale motivo LabUr ha inviato una segnalazione al Segretariato e alla stessa Avvocatura per avere chiarimenti su come la consigliera PAOLETTI sia venuta in possesso della nota e se questo costituisca un reato perseguibile penalmente.

Infine, abbiamo chiesto al Presidente MALARA, di verificare perché sia stata messa nello stesso bando delle concessioni scadute il 31 dicembre 2020 la concessione del tratto di arenile noto come “Isola Fiorita”, ex concessione del Ministero degli Interni, visto che la concessione era già stata riconsegnata nel 2018 e che la spiaggia e le strutture risultano da anni in grave stato di abbandono. Di fatto rappresenta un bene infruttifero dal 2018, con un lucro cessante e un danno (erariale) emergente. Così come abbiamo chiesto di approfondire se il Ministero degli Interni abbia regolarizzato il pagamento di tutti gli oneri concessori, in quanto, se ciò non risultasse, rappresenterebbe un’ulteriore anomalia aver messo a bando quel tratto di arenile, guarda caso proprio quello aggiudicato (provvisoriamente) alla società New Life srl autrice del ricorso al TAR che ha fatto annullare in parte la delibera di revoca del bando.

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