SCOMPARE PARTE DELLA PINETA PRESIDENZIALE DI CASTELPORZIANO

taglio alberi castelporzianoIn un silenzio assordante, si tagliano migliaia di pini dentro la Tenuta Presidenziale di Castelporziano a causa dell’infestazione di insetti nota dal 2015 e trascurata per mancanza di fondi. Questa l’incredibile storia che raccontiamo e che si inquadra in quella ancora più ampia della gestione del patrimonio arboreo in Italia, sviluppandosi su tre tematiche: mancanza di fondi per il verde, leggi disapplicate e un enorme giro di soldi legato al riuso del materiale legnoso per la produzione di bioenergie.
Nell’unica tenuta in dotazione al Presidente della Repubblica, inglobata in una Riserva Naturale Statale appartenente al territorio di Roma, Capitale d’Italia, dove la gestione del verde pubblico è delegata al Municipio di prossimità, spariscono migliaia di pini e tutto sembra normale.

Lo Stato sconfitto dagli insetti. E’ ciò che sta avvenendo nella tenuta presidenziale di Castelporziano, 6.039 ettari (6.039 campi da calcio) all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, Zona di Protezione Speciale (ZPS), dove sarebbero in atto, dal 16 dicembre 2011 (DGR 612), severe misure di conservazione e tutela degli habitat naturali delle specie vegetali di interesse comunitario. Eppure, proprio dal 2011, si assiste alla lenta e inesorabile scomparsa della pineta monumentale che la costituisce. Non è solo un danno ambientale, ma soprattutto una grave sconfitta per la collettività.

Migliaia di pini tagliati che forse potevano essere salvati destinando alla tutela della pineta monumentale maggiori fondi.

Nel Bilancio Triennale 2022-2024, la dotazione annuale per la Presidenza della Repubblica è di 224 milioni di euro, di cui la metà (112 milioni) destinata alla retribuzione del personale e appena 1,2 milioni per le spese di Castelporziano, a cui si aggiungono i 500 mila euro del contributo del Ministero per la Transizione Ecologica e altri 600 mila derivanti dai proventi forestali, faunistici e agro zootecnici. In totale, 200 mila euro al mese per 6 mila ettari.

Nonostante ciò, incredibilmente, resta comunque una gestione migliore di quella fino ad oggi operata nelle aree verdi (limitrofe alla tenuta presidenziale) del Municipio Roma X, l’unico, su tutta Roma, ad avere poteri amministrativi delegati sul verde pubblico (ad eccezione della pineta di Castel Fusano). E’ di questi giorni infatti la notizia dei primi interventi strutturati sul contenimento delle infestazioni parassitarie (note dal 2015) lungo le alberature stradali comunali e municipali, notizia inquietante perché non sempre accompagnate dalla necessaria trasparenza amministrativa soprattutto su ciò che si è (non) fatto fino ad ora. Non è dato sapere se è stata l’incuria e/o la negligenza dell’amministrazione capitolina a generare i focolai di parassiti giunti fin dentro la tenuta presidenziale. E nemmeno se i tagli in corso nel Municipio Roma X stiano avvenendo nel pieno rispetto della normativa vigente essendo il Municipio parte integrale della Riserva. Quello che certo è che sono almeno 10 anni (giunta Andrea TASSONE del PD, condannato a 5 anni per mafia capitale, poi Giuliana DI PILLO del M5S e infine Mario FALCONI ancora PD) che nel Municipio Roma X si assiste alla costante incapacità gestionale del verde pubblico, manifestatasi nelle mancate promesse degli Assessori preposti, da Marco BELMONTE a Valentina PRODON passando per Alessandro IEVA. Di certo il presunto danno erariale conseguente alla scomparsa del patrimonio boschivo della tenuta presidenziale dovrà essere preso in considerazione dalle autorità giudiziarie, perché ciò che sta accadendo nella pineta di Castelporziano non si è davvero mai visto.

IL GOVERNO DEL BOSCO
Una pineta come quella di Castelporziano è un bosco che può essere ‘governato’ (gestito e conservato) solo a ‘fustaia’ essendo i pini alberi ad alto ‘fusto’ che si riproducono solo per seme (il pinolo) e che non emettono polloni (rami dal fusto). Dunque, se si taglia un pino non ricrescerà più. Una pineta quindi non è un bosco ‘ceduo’ (dal latino caedĕre «tagliare») che si può periodicamente tagliare, lasciando interrati i ceppi e i pedali da cui rinasceranno altri polloni: una volta tagliati i pini, la pineta è persa.
In selvicoltura, la massa legnosa che si può asportare da un bosco deve essere poi calcolata preventivamente in termini percentuali secondo precisi parametri e si compone di una parte sopra il suolo (nel caso dei pini, il fusto e i rami) e di una parte sotto il suolo (la c.d. ceppaia). Il primo grave attacco alla pineta, dopo il 2011, è datato luglio 2016, consistente in un intervento urgente per la mitigazione degli impatti conseguenti i danni prodotti da un coleottero blastofago (il Tomicus destruens). In quell’occasione, la massa legnosa asportata dall’area di intervento (ben 95 ettari) fu di 23.700 metri cubi. Successivamente, si è dovuto intervenire una seconda volta con un diradamento di fustaie del pino domestico (Pinus pinea) che ha interessato altri 157,4 ettari pari a 13.786 metri cubi. L’ultimo, in ordine di tempo, è il taglio fitosanitario di pini colpiti dalla spietata ‘cocciniglia tartaruga’ (la Toumeyella parvicornis) e dal già citato Tomicus destruens, regolato da un’asta pubblica (GU 5a Serie Speciale – Contratti Pubblici n.134 del 16.11.2022) avente termine di scadenza il 13.12.2022 per la vendita del materiale legnoso risultante a 0,80 euro al quintale (IVA esclusa).

2022, IL TAGLIO DI MIGLIAIA DI PINI
L’area di quest’ultimo intervento ha una superficie complessiva di 154,87 ettari ed è composta da otto Unità Forestali (UFOR) dislocate in due gruppi disgiunti: le UFOR n. 14 e 52 pari ad 84,30 ettari e le UFOR n. 253, 255, 256, 257, 258 e 259 pari ad 70,57 ettari, tutte distinte (a parte la n.52, di 4,9 ettari) da quelle interessate in precedenza (69, 74, 114, 124, 166, 168, 266, 269, 429 e 491).
La superficie di taglio ricade interamente all’interno della ZPS e addirittura, per 24 ettari, nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC, IT6030028) denominata “Castel Porziano (querceti igrofili)”. Un taglio brutale, del tipo “a raso”, con rimozione di tutti i pini morti in piedi e dei pini deperienti (con chioma vitale residua stimata visivamente pari o inferiore al 20%). Pini monumentali che superano ormai i 110 anni e altri più giovani di circa 60-90 anni di età. La massa legnosa in vendita è stimata (per difetto, dati SIFTEC 2010) in circa 33.776,73 metri cubi, pari a circa 28.713,85 tonnellate, il che significa che il prezzo di vendita (minimo) è di circa 230.000 euro. L’asta prevede un eventuale aumento del 50% della massa legnosa da decidersi in corso d’opera. Tutto il materiale legnoso derivante dal taglio sul posto (tronchi, rami principali e secondari) dovrà essere ridotto in scaglie di dimensione inferiore a 3 cm tramite triturazione e trasportato fuori dalla Tenuta (dopo esser stato ivi pesato) come “cippato” su mezzi chiusi o telonati che impediscano ogni dispersione di materiale ed essere poi destinato a siti di lavorazione per la produzione di bioenergie. Si adotteranno misure eccezionali di prevenzione come quelle contro la diffusione della Peste Suina Africana (PSA): disinfezione delle calzature di lavoro, dei mezzi di trasporto se utilizzati fuori dalla Tenuta, gestione dei cibi e dei rifiuti con divieto assoluto di rilasciare nell’ambiente carte di imballo dei pasti o resti di cibo, etc. Come riferiscono fonti autorevoli (pur non essendone pubblicizzato l’esito), l’asta, a fronte di 4 offerte presentate, è stata vinta dalla MASSONI P. e M. s.r.l. (Via di Sottomonte, 160 – 55060 Guamo, LU), un’impresa boschiva e forestale “che garantisce una gestione integrata della filiera bosco-legno: dalla gestione forestale, mirata al rispetto dell’ambiente e alla valorizzazione del bosco, al recupero del legno, trasporto e fornitura di cippato e tronchi”.

Le operazioni di taglio e di esbosco (120 giorni) si svolgeranno dal 1 agosto 2023 al 28 febbraio 2024 non potendosi eseguire dal 1 marzo al 31 luglio. Invece, le operazioni di cippatura e trasporto potranno svolgersi tutto l’anno all’interno del periodo di vigenza contrattuale. Infine, si segnala che il materiale cippato dovrà essere destinato a centrali di utilizzazione di biomasse per la produzione di bioenergia, ottenendo (a carico dell’azienda) tutte le autorizzazioni necessarie alla movimentazione di materiale infetto da Tomicus destruens e da Toumeyella parvicornis ai sensi delle normative in vigore e dei decreti di lotta obbligatoria vigenti al momento dell’esecuzione del trasporto. Una precauzione spesso disattesa.

IL TAGLIO DEI PINI NELLA TENUTA PUO’ CONSIDERARSI UN ESEMPIO DI GESTIONE?
Forse l’intervento di taglio poteva mitigarsi impiegando cure preventive alle alberature. Forse poteva essere coordinato con Roma Capitale un piano strutturato di salvaguardia esteso a tutta la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. In realtà abbiamo purtroppo assistito, e denunciato più volte in questi anni, ad una spregiudicata e continua campagna elettorale da parte dell’Amministrazione Capitolina fatta sulle spoglie di alberi morti e che non ha risolto alcun problema, neppure sotto il profilo della prevenzione dagli incendi e dalla caduta dei pini ormai ridotti a secchi e pericolanti colonne di legno disposte sul ciglio stradale. Non ultimo, il mancato controllo amministrativo sugli appalti del verde affidati, sia dal Comune sia dal Municipio Roma X, senza gara e spesso senza alcuna specifica circa il trattamento della massa legnosa asportata dopo l’abbattimento dei pini lungo le strade, cioè come rifiuto da smaltire o come risorsa per la discussa produzione di bioenergie. Non c’è dubbio: oltre al gravissimo danno ambientale, c’è un danno erariale e lo denunceremo.

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SENTIERO PASOLINI: RIMOSSO IL POST DALLA PAGINA DEL MUNICIPIO X

sentiero pasolini rimosspA seguito di nostra segnalazione (qui di seguito riportata) è stato rimosso il post pubblicato dal Municipio Roma X che inneggiava un sedicente quanto insesistente “Sentiero Pasolini” come “simbolo di libertà e partecipazione civica”.

In attesa dell’insediamento del nuovo presidente della Commissione di Riserva della Riserva Naturale Statale. “Litorale Romano”, che voci autorevoli indicano nella persona dell’ing. Renzo PALLOTTA, speriamo che questo rappresenti l’ultimo episodio di un percorso amministrativo municipale fino ad oggi condotto, a partire dalla giunta presieduta da Giuliana DI PILLO (M5S), in assoluta mancanza di legalità.

Lo avevamo già scritto 2 anni fa.

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Spett.le MUNICIPIO ROMA X
Ufficio Redazione Pagine Web Locali – Social Media

Roma, 11 gennaio 2023 (via PEC)

PREMESSO

– che in data 8 gennaio 2023 alle ore 16:08 è stato pubblicato sulla pagina ufficiale Facebook del Municipio Roma X, nata nel 2016 “per dare informazione ai cittadini”, una falsa notizia riguardante il sedicente “Sentiero Pasolini” (in ALLEGATO, link a Nota 1), percorso non esistente come già emerso nella seduta del 25 ottobre 2019 presso i locali del Municipio Roma X nella Commissione Controllo, Trasparenza e Garanzia (Prot. CO/154280/2019).

– che già in data 12 luglio 2019, tenutosi un Tavolo Tecnico in sede municipale tra le autorità preposte e i proprietari/concessionari terrieri lamentanti le ripetute violazioni compiute da occasionali ciclisti percorrenti il sedicente “Sentiero Pasolini”, l’Ing. Giorgio PINESCHI (Vigilanza e Bacini Idrografici della Regione Lazio) aveva testualmente ribadito: “Noi siamo l’Ufficio preposto alla Vigilanza e Rispetto delle Regole, che sono quelle del Diritto del Codice Civile e Penale ,che parte dalle concessioni, e non possiamo avvallare illeciti. Siamo chiamati in ambito idraulico al rispetto delle regole. Abbiamo fatto diverse denunce, non contro ignoti ma contro noti, cioè l’associazione che si è resa responsabile di illeciti sull’argine in sponda sinistra del fiume Tevere. Abbiamo demolito infrastrutture pericolose, perché la priorità è la sicurezza dei ciclisti e di chi percorre queste aree. Per noi il rispetto delle regole, come funzionari pubblici, è la prima cosa. Il Sentiero Pasolini, o come lo volete chiamare, NON esiste. Se mai esisterà questo percorso dovrà partire dal rispetto delle regole. Questa è la strada maestra. Le regole sono chiare: ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare”.

– che quanto sopra è confermato anche da quanto si apprende a mezzo stampa e cioè che il sedicente “Sentiero Pasolini” è soltanto una tra le nuove ciclabili che sono state proposte all’interno dei progetti finanziati con i fondi del PNRR ma di cui ancora manca ogni approfondimento progettuale.

CHIEDE
una immediata rettifica del post sopra indicato a tutela della pubblica e privata incolumità essendo il sedicente “Sentiero Pasolini” pericoloso per l’utenza in quanto non a norma e lesivo dei diritti delle proprietà private che attraversa nonchè contrario a un interesse diffuso e collettivo per la tutela ambientale del corridoio fluviale del Tevere.

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OSTIA, OMBRE SARDE SUL RIPASCIMENTO DI LEVANTE

ripascimento sardoNon c’è pace negli appalti pubblici ad Ostia. Dopo la brutta storia della c.d. Ex-GIL di Ostia, che ha visto la nomina dell’Ing. Massimo IORANI a Responsabile del monitoraggio dei lavori coinvolto nelle indagini sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti milionari delle ferrovie statali, si ripete un caso analogo con il ripascimento della costa romana da parte della Regione Lazio, che già si era distratta sui lavori della scogliera all’Idroscalo di Ostia in cui la ditta vincitrice era stata raggiunta dall’interdittiva antimafia dalla Procura di Latina. L’ennesimo ripascimento, questa volta ad Ostia Levante, del valore di 25MLN di euro, che vede tra gli interpreti principali un geometra diventato ‘educatore’ e un ingegnere coinvolto (e non si sa se prescritto) in un maxi processo per associazione a delinquere.

LA VICENDA
Il Municipio Roma X, che svolge l’attività amministrativa del demanio marittimo di Roma Capitale, ha recentemente imposto ai concessionari la c.d. ‘valenza turistica di classe A’ (cioè il valore massimo). La cosa ha suscitato ilarità e sdegno. Tra le voci di autovalutazione che hanno consentito il ‘rialzo’ anche quella relativa alla presenza di fenomeni erosivi di “media intensità”, contraddicendo così la Regione Lazio, titolare della Difesa del Suolo, che da anni spende decine di milioni di euro per contrastare l’erosione definita ‘grave’. Dall’Idroscalo di Ostia fino al Canale dei Pescatori, sono stati realizzati scogliere e pennelli frangiflutto particolarmente invasivi senza preoccuparsi di individuare e mantenere una linea di costa di riferimento. Centinaia di migliaia di metri cubi di sabbia sono stati riversati sull’arenile (anche quella dragata dal Porto di Roma).
Tutti i lavori sino ad oggi eseguiti hanno visto come Responsabile di Procedimento per la Regione Lazio, il dr. Antonio Luigi MAIETTI, classe 1957, divenuto l’esperto per l’esecuzione di lavori costieri e di opere marittime nonostante il suo curriculum. Si è prima diplomato geometra a Latina nel 1980 e poi laureato in Scienze della Formazione nel 2007 presso RomaTre e infine ha ricevuto nel 2014 un attestato dalla Pontificia Università Antonianum Rorna in “Scienze dell’ambiente e dell’impresa”. Nel 2021 (con determinazioni G12221 del 09/10/21 emessa dalla Regione Lazio) viene nominato responsabile Unico del Procedimento (RUP) per l’affidamento dei servizi di “Progettazione per l’attuazione di interventi di tutela della costa” che riguardano un vasto tratto del Litorale di Ostia Levante, dal Canale dei Pescatori fino alla ex spiaggia libera, Amanusa.

IL RUOLO DELL’UNIVERSITA’ “ROMA-TRE”
Con D.G.R. 74 del 12 febbraio 2019 viene approvato il “Programma generale per la difesa e la ricostruzione dei litorali e del quadro degli interventi prioritari per il 2019-2021” e individuati gli interventi prioritari per la difesa e ricostruzione del litorale laziale (in totale, per Ostia €5.138.692,71, di cui: per il 2019, €4.330.602,44 e per il 2021, €808.090,27).
Il 31 dicembre 2019, con determinazione n. G18777, viene approvato un accordo di collaborazione tra la Regione Lazio e l’Università “Roma-Tre” per la redazione del “Piano di difesa integrata delle coste”, quale strumento per la pianificazione e gestione del litorale laziale. Il tratto a Levante della costa ostiense è stato definito ad “elevato grado di vulnerabilità” (erosione) e per questo vengono previsti 25MLN di spesa sulla base di un progetto da definirsi.

ANDREA RITOSSA E IL PROCESSO SARDO DI “SINDACOPOLI”
Ad aggiudicarsi sia la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento (compresa l’esecuzione dei rilievi topo-batimetrici – anno 2021, CIG 9064915C7E) sia la redazione del progetto esecutivo e del coordinamento della sicurezza in fase di progettazione del ripascimento del tratto di Ostia Levante (anno 2022, CIG: 94382523F1) è stato l’Ing. Andrea RITOSSA, un professionista che opera nell’ambito dell’ingegneria civile con particolare riferimento al settore marittimo-costiero e all’ingegneria portuale.
Andrea RITOSSA però è rimasto coinvolto nel 2015 nel processo sardo denominato “Sindacopoli” che ha scoperchiato una rete del presunto malaffare sardo con oltre 60 indagati, tra cui 5 sindaci. Una presunta cupola degli appalti per la progettazione accusata di turbativa d’asta, associazione per delinquere, corruzione, “border line con l’associazione di stampo mafioso”. Decine gli appalti e tutti sotto soglia per consentire affidamenti diretti. Partite le indagini dalla Procura di Oristano, il processo è stato poi suddiviso in cinque tranche affidate a diversi tribunali: Cagliari, Lanusei, Nuoro, Sassari e Roma. Il processo per Andrea RITOSSA è stato spostato presso il Tribunale di Lanusei, ma fino al 4 novembre 2021 ancora si attendeva l’udienza preliminare. Negli altri tribunali o è intervenuta la prescrizione o sono state dichiarate inutilizzabili tutte le intercettazioni. A 8 anni dai fatti contestati, di fatto si sta chiudendo la vicenda “Sindacopoli” lasciando però aperte ancora mille domande.

GLI AFFIDAMENTI DIRETTI AD OSTIA
Antonio Luigi MAIETTI, nominato il 9 ottobre 2021 Responsabile Unico del Procedimento (RUP), stima l’importo totale di progettazione (anno 2021) a € 125.281,00 (esclusi oneri e IVA). Il 17 gennaio 2022 viene pubblicato sul sito della Regione Lazio l’avviso di manifestazione di interesse e fissata la scadenza al 23, cioè 6 giorni dopo. Pervengono solo due offerte sulle tre ammesse e il 3 febbraio 2022 viene aggiudicata l’offerta di Andrea RITOSSA (la seconda offerta, è sconosciuta), così formulata: raggruppamento d’imprese ING. ANDREA RITOSSA S.R.L. (capogruppo) – MARTECH S.R.L. (mandante) – ARANGINO ENRICO (mandante) con sede legale a Cagliari, Viale Luigi Merello n.11, C.F. e P. VA 03522980923 (ribasso del 27,90%, corrispondente ad un importo contrattuale di € 90.327.60 Iva esclusa per un importo complessivo di € 114.607,66).
Successivamente, vengono impegnati ulteriori €82.766,28 per l’anno 2022, all’interno del “Programma Regionale di interventi per la messa in sicurezza delle infrastrutture viarie e per la rigenerazione urbana – Fondo per la Progettazione di Opere Pubbliche”. Il 5 dicembre 2022, l’intero importo viene interamente affidato da Antonio Luigi MAIETTI (senza alcuna gara, essendo l’unico concorrente) nuovamente alla ditta ING. ANDREA RITOSSA S.R.L., con sede legale e operativa in Cagliari, Viale Luigi Merello n.11, C.F./P.IVA 03522980923 (ribasso del 1,00%, corrispondente ad un importo contrattuale di € 65.231,93 al netto della cassa professionale e dell’IVA), con la seguente motivazione: “la società ING. ANDREA RITOSSA SRL, è in possesso dei requisiti di capacità tecnica e professionale e di idoneità richiesti ai fini dello svolgimento del presente incarico, in quanto ha già eseguito studi ed elaborazioni nelle aree oggetto di intervento ed è pertanto a conoscenza di tutte le condizioni locali e delle caratteristiche tecniche relative all’intervento oggetto di progettazione”.
Insomma, un affidamento diretto tira l’altro anche se Andrea RITOSSA non ha mai lavorato ad Ostia prima d’ora e dove di solito, a farla da padrone, è RomaTre che ad Ostia ha l’Università del Mare, in particolare il Prof. Leopoldo FRANCO, ordinario di Ingegneria Costiera e Portuale.
Cosa leghi il Professore Leopoldo FRANCO allo studio RITOSSA è un’altra storia.

 

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OSTIA, SPIAGGE LIBERE E ANAC: QUALE VIGILANZA SUI CONTRATTI PUBBLICI?

vigilanza cpL’operato del Municipio Roma X è sempre più opaco e non si vede luce. LabUr ha avuto ragione sulla non regolarità del bando di affidamento di 37 concessioni demaniali marittime e l’ha avuta anche sulla non regolarità del bando di affidamento delle spiagge libere. Le stagioni balneari di riferimento sono diverse, rispettivamente quella del 2021 (giunta M5S, presieduta da Giuliana DI PILLO) e quella del 2022 (giunta PD, presieduta da Mario FALCONI).

In entrambe le questioni, assente ingiustificata, è l’ANAC – Autorità Nazionale Anti Corruzione, presieduta da Giuseppe BUSIA (di cui riferiamo le recenti dichiarazioni in fondo a questo articolo), che in tutti gli ambiti dell’attività amministrativa dovrebbe invece prevenire la corruzione collaborando con le amministrazioni pubbliche, garantendo il rispetto della normativa sulla trasparenza e vigilando sullo regolarità dei contratti pubblici. Se infatti nel primo caso (affidamento 37 concessioni) è dovuto intervenire il Tribunale Amministrativo della Regione Lazio, costringendo il Municipio Roma X, dopo 2 anni, ad annullare in autotutela l’irregolare atto prodotto, nel secondo caso ancora attendiamo, dopo quattro mesi e numerosi solleciti, un chiarimento da parte dell’ANAC che ha compiuto soltanto una parziale istruttoria, contraddicendo peraltro se stessa nelle conclusioni.

Cosa è accaduto sul bando delle spiagge libere a fronte dell’ultima comunicazione pervenuta a LabUr dal Municipio Roma X in data 29 dicembre 2022 (prot.n. CO/157157/2022)?

ISTRUTTORIA NEGLIGENTE DELL’ANAC
In data 11 maggio 2022 LabUr aveva presentato un esposto, indirizzato anche all’ANAC (e acquisito con prot.n. 36069/2022 dall’Ufficio Vigilanza Servizi e Forniture) segnalando che il Municipio Roma X aveva indetto una “procedura aperta” (a tutti) per l’affidamento dei servizi connessi alla balneazione per alcune spiagge libere suddivise in 9 lotti, ne aveva aggiudicati solo 4 e aveva avviato una successiva “procedura negoziata” (selezionando le ditte) per i restanti 5 lotti andati deserti nella prima gara. Tale modo anomalo di procedere avrebbe potuto favorire un meccanismo di condizionamento nel criterio di affidamento delle spiagge libere.
In data 1 giugno 2022, a seguito di richiesta preliminare di informazioni, il Segretariato Generale del Comune di Roma ha comunicato (prot.n. RC/2022/0016981) di aver avviato un’attività di controllo finalizzata a verificare la correttezza e regolarità delle procedure amministrative, di cui ancora però non si conosce l’esito.
Così, in data 8 agosto 2022, (dopo il precedente esposto) l’irregolarità è stata nuovamente segnalata da LabUr all’ANAC (prot.n. 0065400/2022), integrandola con nuovi fatti.

Nell’adunanza del 6 settembre 2022, il Consiglio dell’Autorità ha deliberato quanto reso poi noto il 12 settembre archiviando l’esposto con la seguente motivazione (UVCP n. 36069/2022): “l’assegnazione di servizi di balneazione e di spiagge libere può avvenire pure con procedura negoziata, se la gara aperta va deserta. Questo anche solamente per alcuni singoli lotti”. L’ANAC in pratica, fondandosi su una sentenza della Terza Sezione del Consiglio di Stato (la n.8749 del 21.12.2021), assumeva erroneamente, nel caso in esame, che ci fossero state 9 gare diverse, ciascuna riferita al singolo lotto, autonome sotto il profilo procedurale (“ogni lotto costituisce una procedura di gara autonoma e indipendente, che non subisce interferenze per effetto delle vicende che attengono agli altri lotti”).

Infine, il 14 settembre LabUr ricorreva in opposizione in quanto l’ANAC non ha mai verificato la presunta “autonomia” e “distinzione” delle gare dei 9 lotti/spiagge e neppure ha valutato nell’istruttoria l’integrazione dell’8 agosto.

ASSENZA DI TRACCIABILITA’
Dopo 4 mesi dal ricorso in opposizione, nessuna risposta dall’ANAC, in evidente difficoltà, in quanto è risultato che a nessuna gara per i nove lotti è stato attribuito un distinto Codice Identificativo Gara (CIG) e che tutte le gare hanno avuto la stessa commissione di valutazione, contraddicendo dunque i presupposti procedurali di “autonomia” e “distinzione” delle gare citati con chiarezza nella sentenza del Consiglio di Stato su cui si è basata la delibera di archiviazione dell’ANAC. Un pasticcio di negligenza e irregolarità istruttoria molto grave che neppure ha valutato la violazione dell’art. 37 del D. Lgs. n. 33/2013 nonché dell’art.29 del D. lgs. n. 50/2016 – Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza (P.T.P.C.T.).

Come se non bastasse, è la stessa ANAC a ribadire che “è obbligatorio richiedere il codice CIG, ai fini della tracciabilità, per tutti i contratti di lavori, servizi e forniture, a prescindere dall’importo degli stessi e dalle modalità di affidamento e quindi anche per i contratti esclusi dall’obbligo del versamento del contributo in favore dell’Autorità”.

Cade dunque la giustificazione fornita dal Municipio Roma X (prot.n. CO/157157/2022 del 29 dicembre 2022): “… nessuna controprestazione di natura economica è stata prevista … pertanto non è stato generato alcun CIG (Codice Identificativo Gara) sia per la procedura aperta … sia per la procedura negoziata…”.

Ricordiamo che il CIG è un codice alfanumerico generato dal Sistema Informativo di Monitoraggio delle Gare (SIMOG) dell’ANAC con tre funzioni principali:

  1. una prima funzione è collegata agli obblighi di comunicazione delle informazioni all’Osservatorio e alle successive deliberazioni dell’Autorità, per consentire l’identificazione univoca delle gare, dei loro lotti e dei contratti;
  2. una seconda funzione è legata al sistema di contribuzione posto a carico dei soggetti pubblici e privati sottoposti alla vigilanza dell’Autorità, derivante dal sistema di finanziamento dettato dall’art. 1, comma 67, della legge 266/2005, richiamato dall’art. 213, comma 12, del Codice dei contratti pubblici;
  3. una terza funzione è attribuita dalla legge n. 136/2010 che affida al codice CIG il compito di individuare univocamente, e dunque tracciare, le movimentazioni finanziarie degli affidamenti di lavori, servizi o forniture, indipendentemente dalla procedura di scelta del contraente adottata, e dall’importo dell’affidamento stesso.

Quindi il Municipio Roma X nell’affidare i servizi sulle spiagge libere non solo si è sottratto alla vigilanza dell’ANAC non richiedendo il/i CIG mediante il responsabile del procedimento (RUP) in un momento antecedente all’indizione della procedura di gara stessa, ma ha anche eluso il sistema di contribuzione previsto per legge. La tracciabilità delle gare non è uno strumento di monitoraggio dei flussi finanziari come inteso (erroneamente?) dal Municipio Roma X, bensì un mezzo a disposizione degli inquirenti nelle indagini per il contrasto delle infiltrazioni delle mafie nell’economia legale.

CONCLUSIONI

Se da un lato è grave che il Municipio Roma X, già triste teatro di un commissariamento per mafia durante la giunta di Andrea TASSONE (PD), che ha visto proprio nella gestione del demanio marittimo i peggiori esempi, non abbia sottoposto alla tracciabilità per assenza di CIG i soggetti prestatori di servizi su spiagge pubbliche mediante procedure di gara improvvisate, dall’altro è ancor più grave che né il Segretariato Generale del Comune di Roma né l’ANAC abbiano rilevato l’irregolarità amministrativa di tipo procedurale ben chiarita dalla sentenza del Consiglio di Stato, peraltro adottata dall’ANAC stessa. In un momento mai così delicato come adesso per il futuro del demanio marittimo di Roma, Capitale d’Italia, non è tollerabile che la vigilanza sui contratti pubblici sia oggetto di tale negligenza.

Speriamo dunque che l’intervista al presidente ANAC, Giuseppe BUSIA, al programma radiofonico ‘Buongiorno inBlu2000‘ del 20 dicembre 2022 (edizione delle ore 08:30), sulla riforma in essere del codice dei contratti pubblici e la corruzione, la digitalizzazione ela qualificazione delle stazioni appaltanti, abbia un senso.

L’Europa ci chiede (non solo per i fondi del PNRR) di qualificare e certificare le stazioni appaltanti affinchè conoscano le leggi che regolano la spesa pubblica, sia che si tratti di servizi che di forniture, a prescindere dall’importo o che si tratti di affidare (come nel caso in esame) beni pubblici apparentemente a titolo gratuito (in realtà agli affidatari è stato consentito di fare guadagno sulle spiagge libere). Ricordiamo che l’amministrazione pubblica è depositaria del bene e dell’interesse pubblico e che pertanto sono necessarie precise regole di prevenzione, trasparenza e vigilanza per evitare, come dice  Giuseppe BUSIA nell’intervista, “che si facciano favori a qualcuno“. Concetti ripetuti pubblicamente anche in Regione Lazio, il 19 dicembre 2022 (presente Busia) durante la “Giornata della Trasparenza 2022“. Siamo certi che, dopo le parole, seguiranno i fatti. Di certo, sulle spiagge di Ostia, non c’è stata alcuna tracciabilità.

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OSTIA, BANDO SPIAGGE: ANNULLATO IN AUTOTUTELA (C.V.D.)

IMG-20221230-WA0008Come volevasi dimostrare, la triste storia del bando delle spiagge 2020 finisce con un annullamento in autotutela da parte del Municipio X. Ci sono voluti esattamente due anni per dimostrare la verità di quanto ha sempre sostenuto LabUr.
Il 23 dicembre scorso, il Municipio Roma X ha infatti annullato in autotutela la buffonesca delibera e relativo bando con cui a fine dicembre 2020 si stabiliva, per la stagione balneare 2021, l’affidamento di 37 Concessioni Demaniali Marittime con finalità turistico ricreative site sul Litorale romano in scadenza al 31 dicembre 2020.

Un bando fin dall’inizio contestato da LabUr per evidenti irregolarità amministrative, voluto dalla imbarazzante giunta Di Pillo (M5S) e cassato dalle sentenze del TAR emesse a giugno 2022 sui ricorsi proposti dai concessionari.
In sintesi, il TAR aveva accolto i ricorsi conservando la validità ed efficacia delle concessioni, ex art. 103, comma 2, del D.L. n. 18/2020, sino alla definitiva cessazione dell’emergenza sanitaria Covid-19 (31 marzo 2022) e per i 90 giorni successivi a tale cessazione.

Mesi di Commissioni Controllo,Trasparenza e Garanzia in cui LabUr ha assistito ad un triste teatrino di politicanti impreparati quando non in malafede, con documenti secretati esibiti e poi nascosti, dichiarazioni sui giornali poi disconosciute, sedicenti amministrativisti bucolici e tromboni diplomati alla scuola dei bagnoletti.
Una brutta storia che LabUr intende concludere denunciando, nelle sedi giudiziare preposte, i responsabili amministrativi e politici che l’hanno imposta alla collettività per evidente danno erariale e abuso d’ufficio.
Se con questo atto l’Amministrazione Municipale si è voluta parare da futuri contenziosi legali, rimangono comunque i danni causati in questi due anni dall’ennesima sciagurata gestione amministrativa dei bandi sulle spiagge da parte di presuntuosi ignoranti.

Sono stati due gli interventi occorsi negli scorsi mesi, uno amministrativo e uno giudiziario.
Il bando è stato dapprima revocato (con Delibera di Giunta, in fase di aggiudicazione provvisoria) il 15 dicembre 2021 dall’attuale amministrazione PD guidata da Mario FALCONI, forte della sentenza del Consiglio di Stato e nelle more dell’approvazione dello scandaloso Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA). Poi, il 15 febbraio 2022, il Tribunale Amministrativo del Lazio (TAR), su ricorso di un aggiudicatario provvisorio, ha annullato la delibera ma, e questo è stato uno dei punti posti da LabUr nelle commissioni, solo per la parte riguardante la revoca, conservando di fatto la proroga tecnica al 2023 delle concessioni scadute il 31 dicembre 2020, proroga che dunque era rimasta vigente.
Poi si sono susseguiti diversi ricorsi al TAR da parte di alcuni titolari delle concessioni balneari e pertanto il Municipio X si è trovato in un limbo, ampiamente denunciato da LabUr, a pochi mesi dall’apertura della stagione balneare.
Era una cosa elementare da capire: non è possibile procedere all’affidamento in concessione se non è nota la consistenza dei beni dati in concessione. Dal 1938 sono state cedute, da parte dello Stato, aree al Comune, ma gli atti non si sono mai perfezionati con un’acquisizione.
Ricorsi, contenziosi, danno erariale. A nessuno importa.
E poi, cumuli di sciocchezze dei pentastellati, oggi così silenti, ma allora prodighi di parole e comportamenti in libertà sul parziale annullamento della delibera sentenziato dal TAR. A nulla è valso spiegare in Commissione che se era vero, come sostenuto da loro, che l’annullamento si basava sul fatto che alla delibera di natura politica (comunque firmata dall’allora Direttore Tecnico municipale, Carla SCARFAGNA) non fosse seguito un atto di natura tecnica firmato dal dirigente (sempre Carla SCARFAGNA) era vero anche il contrario e cioè che il loro ex Direttore Tecnico, Giacomo GUASTELLA, non avrebbe potuto pubblicare il bando iniziale senza esser stato emesso un precedente atto di indirizzo politico che si erano ben guardati dallo scrivere. Ma non gli era bastata questa pessima figura. Addirittura la consigliera del M5S, Silvia PAOLETTI, ha chiesto di allegare a pubblico verbale la nota, coperta da “segreto professionale” contenente il parere espresso dall’Avvocatura Capitolina il 7 dicembre 2021 (nota RF/116711) con cui si lasciava alla giunta municipale la discrezionalità di annullare il bando. Come ne fosse entrata in possesso la consigliera PAOLETTI di quel documenti non è mai stato né chiarito né perseguito.
Infine, erano state messe a bando anche concessioni come “Isola Fiorita”, ex concessione del Ministero degli Interni, già riconsegnata nel 2018 e la cui spiaggia e strutture risultavano da anni in grave stato di abbandono, dunque un bene di fatto infruttifero dal 2018, con un lucro cessante e un danno (erariale) emergente.

C.V.D., ennesimo bando annullato in autotutela. Che Nettuno ci aiuti per il 2023.

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OSTIA, BARBARA MEZZAROMA E IL PROGETTO IBIS: COSA NON TORNA

mezzaroma barbara laburParafrasando le parole di Barbara Mezzaroma, anche per LabUr non c’è mai stata un’alternativa. Siamo cresciuti con l’idea che le cose giuste non hanno bisogno di un perché, quindi non esiste qualcosa di diverso dal fare qualcosa che sia giusto. Ed è giusto chiedere trasparenza. (di Paula Filipe de Jesus)

Con una nota datata 27 gennaio 2022, la Procura di Roma informa dell’arresto di Roberto DE SANTIS e Paolo Riccardo PAPAGNI, fratello del più noto Renato PAPAGNI, da pochi giorni ex-Presidente della Federbalneari. Il reato contestato è tentata estorsione con le modalità tipiche delle organizzazioni criminali mafiose. Vittima l’immobiliarista Barbara MEZZAROMA che, secondo le sue parole, si accingeva a realizzare circa 155 appartamenti e migliaia di metri cubi con destinazione commerciale e ricettiva per un importo di 100MLN di euro. Un ambizioso progetto, con forti implicazioni sul PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili), di cui abbiamo già parlato le settimane scorse (1).

COSA NON TORNA

Diverse cose non tornano, anche dal punto di vista urbanistico. Il progetto, datato 2007, risulta entrato in convenzione solo nel 2012. Scaduto quest’anno (a meno di una proroga che non risulta ad oggi essere stata concessa) si inserisce in maniera non trasparente nel tentativo annoso di riqualificazione del Lungomare di Ostia.

Il progetto, nelle mani di un fondo finanziario statunitense, è in alto mare. Le opere pubbliche primarie non si vedono nemmeno all’orizzonte amministrativo. Nonostante ciò, un pregiudicato di Ostia “che delinque su Ostia da 41 anni, che non usava il cellulare da 16 anni, sfuggente, invisibile, un monaco, che girava in bicicletta”, come riferisce Barbara MEZZAROMA, si fa fotografare la scorsa estate con Roberto GUALTIERI in campagna elettorale finendo sulla pagina facebook del Sindaco. Nessuno se ne accorge fino a quando la foto viene sbandierata per millantare conoscenze di alto livello mentre si tenta l’estorsione verso una imprenditrice sposata con un colonello dei Carabinieri esperto di antimafia. La notizia, uscita dalla Procura a gennaio, torna in auge agli inizi di novembre su alcuni media ma non ha il clamore che forse qualcuno si aspetta, tanto che il 18 novembre MonitorImmobiliare, la testata giornalistica di settore più letta in Italia, lamenta in un editoriale “Se l’articolo de l’Espresso del 21 marzo non ha suscitato manifestazioni di solidarietà, pensavamo che l’intervista pubblicata il 4 novembre dal Domani, a firma di Nello Trocchia, potesse portare l’argomento alla ribalta. Spiace che fino ad oggi non spicchino prese di posizione da parte del settore”. In realtà, il 5 novembre Barbara MEZZAROMA è ospite anche da FORMIGLI a Piazza Pulita su La7 che la intervista per 10 minuti, a pochi giorni dall’inizio del processo.

Ma i racconti sui diversi media sono farraginosi.

Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti, augurandoci che chi è preposto alla trasparenza degli appalti delle opere pubbliche completi il puzzle.

TITOLARI DEL PROGETTO

I terreni interessati dal progetto appartengono dal 2 marzo 1948 alla SOCIETA’ COOP. EDILIZIA I.B.I.S. A R.L. che risulta ancora oggi inattiva e che è appartenuta alla nota famiglia dei concessionari balneari PETRINI fino alla cessazione dalla carica di consiglieri a luglio del 2014 di Franco e Paolo PETRINI. Nel passaggio di quote societarie, Barbara MEZZAROMA, con la sorella Alessandra, compare soltanto a febbraio 2021 assieme all’avvocato Francesco ANNARUMMA, che però era già stato nominato consigliere ad aprile 2010 (iscritto all’ordine degli avvocati di Nola, opera su Roma nella sede di Piazza San Lorenzo in Lucina 26, stesso stabile del famoso avvocato e politico Giulia BUONGIORNO).

Barbara MEZZAROMA, in questa società, è titolare di un progetto fermo da 15 anni, ma possiamo testimoniare il suo interessamento già da ottobre 2013 quando era presente alla festa dei primi 80 anni del limitrofo Borghetto dei Pescatori, il cui progetto di ampliamento è strettamente legato a quello dell’IBIS e anch’esso bloccato da mille vicissitudini. Lo gestisce Domenico PIZZUTI, anche lui legato ai balneari grazie a Rossella PIZZUTI (SIB), lui presente (non si sa bene a che titolo) con Renato PAPAGNI agli incontri sul PUA avvenuti in questi mesi con l’Amministrazione Municipale e Capitolina.

A quel tempo Barbara MEZZAROMA era molto presente ad Ostia. La si ricorda ad esempio durante la posa della statua di San Francesco di Paola, protettore dei pescatori, presso il Porto Turistico di Roma (al tempo nelle mani di Mauro BALINI) accanto ad una folta rappresentanza della comunità calabrese romana, tra cui l’on. Francesco DALIA (nativo di Longobardi in provincia di Cosenza, pigmalione di Andrea TASSONE, il Presidente del Municipio Roma X condannato per Mafia Capitale). Era il 22 aprile 2012 e Barbara MEZZAROMA donò il prezioso basamento di lapislazzulo della statua.

Un’altra occasione fu quella della seconda edizione del “Trofeo Area Sporting Club”, di cui è Presidente, che si è tenuta a fine gennaio 2012 presso il Polo Natatorio di Ostia, la piscina dello scandalo dei Mondiali di Nuoto Roma ‘09 progettata dal fratello di Paolo PAPAGNI, Renato PAPAGNI, proprio di fronte ai terreni IBIS. Il dettaglio non è irrilevante perché le tavole del progetto del Polo Natatorio nel 2008 riportavano, nella sistemazione della viabilità locale, la realizzazione, data allora per imminente, del progetto IBIS dell’Arch. Paolo PETRINI. Sempre in quegli anni, Renato PAPAGNI, presidente allora della Federbalneari, era stato il progettista, assieme a Fulvio COCCHI (consulente della Tecnopolo Spa) per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria necessarie al progetto. Non solo, Paolo PAPAGNI lasciò proprio in quel periodo l’incarico di tesoriere della Federbalneari per diventare il responsabile vendite per conto dell’IBIS.

LA CRISI FINANZIARIA DEL GRUPPO MEZZAROMA

Il progetto era di fatto in mano a Barbara MEZZAROMA ancora prima che comparisse nei quadri societari a febbraio 2021. Nel 2019 infatti l’IBIS insieme alla “BARBARA MEZZAROMA & SISTERS SRL” conferiscono un incarico alla “Open Door Architetti” per una consulenza circa le procedure urbanistiche per la progettazione delle opere pubbliche. Erano gli anni bui del Gruppo Mezzaroma, sprofondato in forti difficoltà finanziarie nel 2010. Solo ImpreMe Spa, corazzata del gruppo, era in rosso di 14MLN di euro nel bilancio 2012 e ben 20MLN nel 2013. Il gruppo cerca di recuperare nel 2014 affidando pieni poteri a Barbara MEZZAROMA. Una crisi lunga che ha visto la svolta nel 2017 quando il fondo statunitense VARDE si è dichiarato pronto a rilevare le esposizioni di Monte Paschi di Siena (per un importo di 221MLN) e di Unicredit (per un valore di 142,3MLN) nei confronti del Gruppo MEZZAROMA, che al tempo aveva un patrimonio di 542MLN e debiti per 444,8MLN di euro.

Le cose non sono però andate benissimo visto che a novembre 2021 la ImpreME Spa, ormai controllata dal fondo VARDE attraverso la catena Wert Bob Sarl – Mv srl, chiudeva il bilancio 2020 con una perdita di quasi 29MLN di euro, il doppio della perdita dell’anno precedente, con un indebitamento finanziario di 204MLN. Nella primavera 2022, il fondo VARDE ha rivisto gli accordi strutturali con il Gruppo MEZZAROMA per il business di sviluppo real estate.

I FATTI CRIMINALI

Secondo quanto riportano i media, dopo il 21 ottobre 2021, eletto sindaco Roberto GUALTIERI, Paolo PAPAGNI (come abbiamo visto, già responsabile vendite per conto dell’IBIS) inizia a contattare Barbara MEZZAROMA con cui, secondo quanto riferisce l’imprenditrice, non aveva più contatti da anni. Il primo incontro avviene a fine 2021 presso un bar dell’EUR durante il quale Paolo PAPAGNI, informatosi dello stato di avanzamento del progetto che si dovrebbe realizzare appunto nei pressi del Borghetto dei Pescatori e davanti al Polo Natatorio, le dice di esser stato socio di Roberto DE SANTIS venti anni prima, un soggetto dominante nella criminalità di Ostia (“il capo dei capi“) che ha appoggi nel mondo politico e rapporti con i servizi segreti. Se lei si affida alla sua ‘protezione’, saranno sufficienti solo 500mila euro (in 5 rate), lo 0,5% dell’importo stimato del progetto (100MLN). Il resto, Roberto DE SANTIS, lo otterrà chiedendo il 5% alle ditte a lui collegate che lavoreranno per realizzare appartamenti, servizi commerciali e alberghi.

Paolo PAPAGNI rassicura Barbara MEZZAROMA: Roberto DE SANTIS vuole solo dimostrare, ai 2-3 personaggi sopra di lui, che è lui a controllare gli appalti di Ostia. Dalle carte processuali, emerge anche una scena esilarante in cui “Paolo PAPAGNI, per rassicurarla sul fatto che si trattava di un soggetto inserito e presentabile, riferisce che Roberto DE SANTIS era intervenuto ad un recente comizio pubblico del candidato sindaco Roberto GUALTIERI (che si era tenuto ad Ostia) nel corso del quale Roberto DE SANTIS era anche salito sul palco per rivolgere delle domande sul programma elettorale di Roberto GUALTIERI“.

Il fatto di cui si parla, avvenuto il 29 agosto 2021 in piena campagna elettorale, era un semplice incontro con i cittadini senza alcun palco e comizio, ed è stato documentato dallo staff con foto pubblicate proprio sulla pagina Facebook di Roberto GUALTIERI. Presente Giovanni ZANNOLA, esponente PD di Ostia, oggi consigliere comunale, che pur dichiarandosi esperto di mafia ostiense “non ha riconosciuto” Roberto DE SANTIS. Tornata a casa, Barbara MEZZAROMA, informatasi su Roberto DE SANTIS, sarebbe corsa a riferire il fatto alla Polizia, decidendo di dare il proprio contributo “visto che da tempo gli inquirenti inseguivano quel boss senza successo“. Incontra così nuovamente Paolo PAPAGNI, che cambia all’ultimo il luogo dell’appuntamento, e poi, confrontandosi con gli inquirenti (il PM Mario PALAZZI, da anni nella Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma) decide di parlare con Roberto DE SANTIS. L’incontro avviene all’aperto, in pieno giorno su una panchina.

Paolo PAPAGNI e Roberto DE SANTIS vengono arrestati il 27 gennaio 2022 per il reato di tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma (Mario PALAZZI). La prima udienza del processo con rito abbreviato si è tenuta la mattina del 19 ottobre 2022, davanti al GUP del Tribunale Penale di Roma, che ha giudicato legittima la richiesta di costituzione di parte civile da parte delle Associazioni FAI Volare e FAI Nazionale, rappresentate dall’Avvocato Luigi CIATTI.

LE INCONGRUENZE

Barbara MEZZAROMA è sposata dal 14 febbraio 2022 con il Colonnello dei Carabinieri Alessandro CHERCHI (nel 2004, Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana), operante presso la Direzione Investigativa Antimafia, dopo anni di felice relazione. A lei Paolo PAPAGNI suggerisce di assoldare Roberto DE SANTIS al fine di garantire ‘la serenità’ del cantiere, un cantiere che però non esiste. Roberto DE SANTIS, che secondo quanto riferisce Barbara MEZZAROMA, “delinque ad Ostia dal 1980, parla pochissimo, non usa il telefono da 16 anni, sfuggente, un invisibile che si muove in bicicletta”, si vanta in un’intercettazione ambientale di essere colui “che ha mandato via la mafia siciliana da Ostia“, riferendosi alla gambizzazione avvenuta il 20 settembre 2007 a Casalpalocco in pieno giorno, a volto scoperto, ai danni del pregiudicato siciliano Vito TRIASSI, legato alla cosca mafiosa dei CUNTRERA-CARUANA di Siculiana nella provincia di Agrigento. Barbara MEZZAROMA afferma di conoscere bene Ostia e di avere rapporti con imprenditori sani, ma non conosceva il nome (a tutti noto) di Roberto DE SANTIS, neanche il suo soprannome (‘Er Nasca’).

Nella lunga intervista a Piazza Pulita a domanda esplicita, se ad Ostia esiste la mafia, dichiara che Ostia è stata mafiosa anni fa. Lamenta di non aver avuto solidarietà, ma di non sentirsi sola perché negli ultimi mesi si sono fatte vive tante persone. Ringrazia il PM (Mario PALAZZI) che l’ha seguita e aiutata, ma pone il problema di una magistratura che fa fatica a combattere le vicende criminali pur contando su forze dell’ordine capacissime. Non entra mai in merito alle vicende del progetto e alle sue future fasi di realizzazione, ma ne parla come se dal 2007 lo avesse sempre avuto in mano lei. Dice che il progetto è pronto per partire, ma nessuno sa nulla, e che il Sindaco Roberto GUALTIERI, incontrato a febbraio 2022 dopo gli arresti, le ha promesso pieno sostegno. Di certo c’è il sostegno che ha dato Barbara Mezzaroma a Gualtieri in campagna elettorale, avendo la società “Barbara Mezzaroma & Sisters” versato 10.000 euro per la corsa di GUALTIERI a Sindaco di Roma. Barbara MEZZAROMA si dice certa che una parte dell’attuale imprenditoria sia collusa con questo sistema criminale.

CONCLUSIONI

Il Sindaco Roberto GUALTIERI, in data 8 novembre 2022, ad un anno dal suo insediamento, presso l’Auditorium Parco della Musica, ha presentato il primo Rapporto alla Città, dichiarando: “Voglio poi lanciare un messaggio chiaro: saremo inflessibili nel monitoraggio della messa a terra degli investimenti del PNRR e del Giubileo: non un euro deve finire in tasca alla criminalità, non un euro deve essere distratto dai fini di pubblica utilità per cui è stato stanziato. Ci avvarremo della preziosa collaborazione della Guardia di Finanza e degli altri soggetti istituzionali preposti al contrasto alle infiltrazioni” e, rivolgendosi a Barbara MEZZAROMA presente, ha aggiunto “voglio ringraziarla per il suo coraggio e il suo senso civico che l’hanno spinta a denunciare e far arrestare un pericoloso criminale”.

Siamo certi che il presente contributo aiuti il Sindaco a comprendere come la questione degli appalti e della realizzazione delle opere a Roma e ad Ostia in particolare, sia cosa ben più complessa che un semplice schieramento tra buoni e cattivi. Al di là della questione giudiziaria che avrà il suo lungo corso, sono 15 anni che Ostia attende opere di pubblico interesse che non possono essere per l’ennesima volta sacrificate agli interessi privati o privatistici. Su questo progetto occorre che l’Amministrazione dia la massima trasparenza amministrativa, cosa che evidentemente ad oggi non c’è stata. Perché, come dice Barbara MEZZAROMA, non esiste qualcosa di diverso dal fare qualcosa che sia giusto. Nell’interesse collettivo, aggiungiamo noi.

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OSTIA, TRA MAFIA E PALAZZI

Ostia, 29 agosto 2021 Il sindaco Gualtieri incontra Er Nasca (a dx) in campagna elettorale

Ostia, 29 agosto 2021
Il sindaco Gualtieri incontra Er Nasca (a dx) in campagna elettorale

Dalle carte in nostro possesso emerge il nome di Renato PAPAGNI, storico presidente uscente dei Federbalneari di Ostia. Dal 1° novembre infatti diventerà Presidente di Federbalneari Massimo MUZZARELLI. La storia è quella della tentata estorsione ai danni dell’imprenditrice Barbara MEZZAROMA da parte di Paolo PAPAGNI (1).

Renato, fratello di Paolo, è parte interessata nell’affaire MEZZAROMA ad Ostia perché è stato il progettista, assieme a Fulvio COCCHI (consulente della Tecnopolo Spa, gruppo partecipato da Roma Capitale) per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria necessarie al progetto (protocollato presso il Comune di Roma già dal 2006) denominato “Programma integrato di trasformazione ordinaria n.12 BORGO DEI PESCATORI (ATO I12)”del Gruppo Mezzaroma e oggetto del presunto reato. Il progetto vede al suo interno anche l’architetto Paolo PETRINI, legato a un’altra importante famiglia di balneari.

È Barbara MEZZAROMA a raccontare che Paolo PAPAGNI le avrebbe raccomandato di incontrare Roberto DE SANTIS (detto, Er Nasca, noto criminale di Ostia) per garantirsi una protezione in vista del prossimo avvio del cantiere mediante un ‘modesto’ contributo economico (500 mila euro). Er Nasca avrebbe infatti poi arrotondato con le ditte impegnate nei lavori, chiedendo loro un importo del 5%. Solo per le opere di urbanizzazione occorrono 6,5 milioni di euro.

Il progetto di Barbara MEZZAROMA tentò una scorciatoia ai tempi dei Mondiali di Nuoto Roma ’09 come completamento della realizzazione del nuovo Polo Natatorio sorto davanti allo stabilimento balneare ‘Le Dune’ della famiglia PAPAGNI, di cui abbiamo già parlato (2). Si tratta di una lottizzazione convenzionata, siglata nel 2012 che, tecnicamente, dovrebbe essere già scaduta essendo decorsi 10 anni. Dal Comune nessun chiarimento, nonostante sia il proprietario di molti terreni inclusi nel progetto. Ricordiamo, che nell’area non solo sorgeranno diversi alberghi e appartamenti per più di 500 nuovi abitanti, ma si attueranno anche importanti lavori come la realizzazione di un nuovo ponte sul Canale dei Pescatori (proseguimento dell’attuale via delle Quinqueremi) per far arretrare il traffico del lungomare. Anche il campo di calcio della Pescatori verrà spostato.

Dunque si conferma quanto scritto da LabUr già lo scorso marzo (3), cioè l’avvio di una complessa operazione urbanistica che coinvolge tutto il Litorale romano, soprattutto la sua parte centrale: non solo il Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA, una sorta di regolamento delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative), ma soprattutto il Piano della Costa, il tanto atteso piano normativo e politico che attribuisce al Demanio Marittimo una valenza urbanistica. Tutto questo mentre si va ridisegnando la dividente demaniale, cioè la perimetrazione del Demanio Marittimo stesso.

Il fascicolo dell’inchiesta è, ancora una volta, in mano a Mario PALAZZI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, dal 2011 assegnato alla Direzione Distrettuale Antimafia, che il 6 giugno 2022 (4) ha proposto di depenalizzare una serie di denunce verso la Pubblica Amministrazione (PA) per evitare la paralisi del sistema giudiziario, invaso da troppi esposti e denunce spesso per omissione di atti di ufficio. Se è corretto sostenere che sia un errore quello di scaricare sul penale una serie di inefficienze della PA, che dovrebbero trovare soluzione altrove, sarebbe altrettanto doveroso avviare d’ufficio un controllo sull’operato della PA in certi contesti decisionali. Gravi in tal senso le frasi piú volte ripetute e mai chiarite di Mario FALCONI, Presidente del Municipio Roma X, di essere condizionato da ‘poteri forti’.

Davvero sorprendente poi la voce di corridoio secondo la quale un architetto, (già progettista nello scandalo dello Stadio della Roma), sponsorizzerebbe, presso i balneari, in qualità di mediatore politico, proprio uno dei personaggi storici legati al pasticcio del Borghetto dei Pescatori, personaggio molto presente, nonostante senza titolo, con Renato PAPAGNI durante gli incontri degli ultimi mesi con l’amministrazione Municipale e Capitolina proprio sul PUA.

Tutto quanto questo ci riporta proprio al caso di Ostia in esame. Riecheggiano infatti, con sempre maggior insistenza, le parole del prefetto Marilisa MAGNO, ai tempi del commissariamento per mafia di Ostia: “… il PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili), prevede l’erogazione di enormi investimenti pubblici finalizzati a valorizzare il demanio marittimo lidense con la realizzazione di importanti infrastrutture, per le quali, quindi, non è possibile escludere l’interesse della criminalità organizzata”.

(1) https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-roma-tanti-pagano-pizzo-rdquo-ndash-parla-330870.htm, https://www.youtube.com/watch?v=4YSsnPE4I_8
da 1:58:50 a 2:07:30
(2) http://www.labur.eu/public/blog/2022/09/24/le-spiagge-di-ostia-chiarezza-sulla-categoria-dei-balneari/, http://www.labur.eu/public/blog/2022/03/21/ostia-in-arrivo-una-colata-di-cemento-di-35mila-mq-targato-mezzaroma/
(3) http://www.labur.eu/public/blog/2022/08/18/ostia-entro-il-30-novembre-2022-lassalto-al-lungomare/
(4) https://www.ripartelitalia.it/lintervento-mario-palazzi-sostituto-procuratore-presso-il-tribunale-di-roma-dobbiamo-depenalizzare-una-serie-di-denunce-veso-la-pa-altrimenti-il-sistema-rischia-la-paralisi/

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PUA, SPIAGGE DI OSTIA: DUE RICORSI GERARCHICI CONTRO LA DELIBERA CAPITOLINA

310312789_847887703212885_8278596881020997815_nLabur ha presentato questa mattina un doppio ricorso gerarchico alla Presidenza della Repubblica e alla Regione Lazio a seguito di quanto è accaduto ieri in Assemblea Capitolina dove è stato approvato “con effetti di immediata eseguibilità” la proposta preliminare di adozione del PUA, Piano di Utilizzazione degli Arenili. Si tratta di una delibera illegittima sia dal punto di vista patrimoniale sia sotto il profilo della delega al turismo. In particolare e in estrema sintesi, ricordiamo che la tenuta di Castelporziano non può essere regolamentata dal Comune di Roma, primo perché, da un punto di vista patrimoniale, è dotazione del Presidente della Repubblica, secondo perché, sotto il profilo delle deleghe sul turismo, non rientra tra i beni del demanio marittimo con finalità turistico ricreative. Aggiungiamo che, come emerso dalla recente informativa della GdF relativa al sequestro dei chioschi, il Comune di Roma risulta anche moroso nei confronti dello Stato per svariati milioni di euro non avendo pagato dal 2001 la concessione demaniale per il tratto di spiaggia di Castelporziano incluso nella convenzione del 1965 con la Presidenza della Repubblica. Il quadro politico, in piena campagna elettorale per la Regione Lazio, in cui questa triste vicenda si inserisce, e che nulla ha a che fare con l’interesse pubblico, vede il presidente della Federbalneari, Renato Papagni, che messaggiava ieri da Dubai, cedere la poltrona a Massimo Muzzarelli secondo un accordo al quale avrebbe preso parte, nel ruolo di un imprecisato ‘garante’, il Presidente del Municipio X, Mario Falconi, che si è distinto solo per essere balzato agli onori della cronaca per una sceneggiata in aula municipale sui “poteri forti”. Falsa la notizia girata negli ultimi mesi di sue imminenti dimissioni. L’accordo è stato raggiunto. Nel mentre, un altro pezzo da 90 dei balneari, rappresentante di SIB Confcommercio e FIBA, Ruggiero Barbadoro, cerca il suo sostituto e le sedicenti associazioni di tutela del mare e delle carte in regola, interpretano a comando la parte del cane ‘e canciello come utili idioti. Ieri in aula Giulio Cesare, a prescindere dalla non risposta dell’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, barattata con inutili ODG di propaganda, alla nostra diffida di mercoledì, si è consumato un violento attacco criminale sotto il profilo ambientale e di gestione degli appalti, esattamente quello che nel 2013, ai tempi di Mafia Capitale, paventava il Prefetto Magno nella sua relazione proprio sul PUA. In politica le coincidenze non esistono e dunque non appare una coincidenza che nel Municipio X, dopo un anno, non sia mai arrivato il promesso Assessore alla Legalità, altro tema di propaganda solo elettorale di un medico allergico al sano e democratico controllo esterno. Falso per altro che Veloccia voglia sottoporre il PUA alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) per cui sarà escluso ogni processo di partecipazione di tutti i portatori di interesse, in particolare quello dei cittadini romani, che per altro sono i soci di maggioranza assoluta. In questo scenario criminale, la Capitaneria di Porto in questi giorni sta indagando su tutti gli allacci in fogna sull’arenile che l’erosione continua a devastare, ma esattamente come per le aree verdi, colpevolmente “abbandonate” per farci parcheggi, sono merce di scambio in questa tossica campagna elettorale per la Regione Lazio. Sullo sfondo rimane il problema della dividende demaniale: ancora oggi nessuno sa di chi sia cosa, ma al mercato delle vacche si possono vendere lupi travestiti.
Nei prossimi giorni approfondiremo anche la parte del PUA relativa all’Idroscalo di Ostia dove l’Amministrazione Municipale si è sperticata da mesi in false promesse e che viene definita “ostile” per cui “si rende necessaria la presenza della forza pubblica affinché le operazioni [per definire la dividente demaniale, ndr] si svolgano in tranquillità”.

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LE SPIAGGE DI OSTIA: CHIAREZZA SULLA CATEGORIA DEI BALNEARI

fbc8da1a-2afc-4304-9b26-a22cabbce7bcDopo l’articolo pubblicato su Il Messaggero del 22 settembre u.s., relativo alla preoccupazione da parte delle forze dell’ordine circa le infiltrazioni criminali sul litorale romano, riecheggiano con sempre maggior insistenza le parole del prefetto Marilisa MAGNO, ai tempi del commissariamento per mafia di Ostia: “… il P.U.A. (Piano di Utilizzazione degli Arenili), prevede l’erogazione di enormi investimenti pubblici finalizzati a valorizzare il demanio marittimo lidense con la realizzazione di importanti infrastrutture, per le quali, quindi, non è possibile escludere l’interesse della criminalità organizzata”.

Parole inascoltate e dimenticate dopo 7 anni, proprio ora che il Comune di Roma ripropone il P.U.A. e vuole riprendersi le deleghe amministrative per il rilascio delle concessioni balneari, potere decentrato nel 2011 al Municipio X.
E’ del 20 settembre 2022 la seduta congiunta di due commissioni municipali (Urbanistica e Turismo) per discutere la proposta di adozione preliminare del P.U.A., recentemente modificato dal PD rispetto a quello presentato dal M5S nel 2019.
Tra gli invitati dal Municipio c’era Renato PAPAGNI che però non rappresenta più la categoria dei balneari dal 3 maggio 2022, ma gode ancora della carica grazie ad una proroga fino al 30 Novembre 2022. La discussione si è incentrata proprio sulla visione strategica del turismo sul litorale romano, sintetizzata dalle parole di PAPAGNI: “Deve essere a vantaggio del romano ‘panino e biretta’ o prevedere una ricettività per 30mila posti letto?”. È evidente che nel secondo caso servirebbero alberghi, strade e servizi che oggi mancano sul lungomare ostiense. Ed era proprio questa la preoccupazione espressa 7 anni fa dal prefetto MAGNO.

Serve dunque piena trasparenza amministrativa ma anche imprenditoriale, a partire dagli operatori del settore balneare e dai loro rappresentanti.

È eclatante infatti il caso proprio di Renato PAPAGNI, rinviato a giudizio nel 2018 per abusi edilizi. Era il 7 marzo 2013 quando un sopralluogo condotto dall’ufficio tecnico municipale presso lo stabilimento Le Dune, di cui PAPAGNI è concessionario, non rilevò alcun abuso edilizio. Due anni dopo però accadde esattamente il contrario: con l’accusa nel 2015 di ripetuti abusi edilizi, PAPAGNI finì a processo il 21 marzo 2018.
Il sopralluogo del 2013 era stato condotto nel contesto del riesame della procedura di decadenza della concessione comunicata a PAPAGNI un anno prima (2012) per una enorme quantità di presunte irregolarità: violazione dell’art.45 bis del Codice della Navigazione, mancato pagamento degli oneri concessori per circa 1,2 milioni di euro e molteplici abusi edilizi realizzati tramite autorizzazioni temporanee relative agli eventi “mare di notte” e “mare d’inverno”.
Cosa era accaduto? Nel 2001 lo stabilimento Tibidabo venne di fatto diviso in due parti, mantenendo come unica concessione l’originario atto formale n.2 prot. 21606 del 28 marzo 2003 rilasciato per una durata di 25 anni dal Dipartimento IX del Comune di Roma, intestato alla A.E.B. Esercizi e Bagni srl, avente per amministratori costituenti Paolo PAPAGNI (fratello di Renato e arrestato a gennaio di quest’anno per tentata estorsione) e Adriano DI FILIPPO, sostituiti il 18 giugno 1996 da Luigi DI FILIPPO e Cosetta BORETTI (in carica fino al 2014).
In data 5 agosto 2004 la società A.E.B. Esercizi e Bagni srl chiese l’autorizzazione per affidare alla società Le Dune Village srl la gestione del corpo centrale e del lato levante dello stabilimento Tibidabo e la gestione del lato ponente alla società Tibidabo Village srl. L’autorizzazione arrivò il 27 dicembre 2004 a firma di Gianfilippo BIAZZO del Dipartimento IX (poi condannato nel 2011 dalla Corte dei Conti per concessioni demaniali rilasciate senza accurati controlli preventivi) ai sensi dell’articolo 45 bis del Codice della Navigazione con il quale si può affidare, per un determinato periodo di tempo, la gestione di un ramo commerciale dell’azienda balneare (p.es., la gestione del ristorante), ma non l’intera gestione della concessione. Così facendo invece si operò di fatto, per ben 8 anni, una scissione della concessione balneare generando così due stabilimenti, Le Dune ed il Tibidabo. Tutte e tre le società sopra citate avevano la sede legale presso lo stesso indirizzo: lungomare Caio Duilio n.22 ad Ostia, Era il tempo in cui, con Decisione di Giunta Capitolina n.144 del 21 luglio 2004, si giunse in data 14 febbraio 2005 all’adozione del P.U.A. (Deliberazione del Consiglio Comunale n.96), scaduto senza mai esser stato approvato.

A seguito del c.d. decentramento amministrativo, che delegava il rilascio delle concessioni balneari al Municipio allora XIII ora X (deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 18 del 18/19 aprile 2011) ottenuto grazie alla giunta municipale di centrodestra di Giacomo VIZZANI (2008-2013), in data 16 luglio 2012 la società A.E.B. Esercizi e Bagni srl formulò la richiesta di scissione dell’atto formale pluriennale a favore delle società Le Dune Village srl e Tibidabo Beach srl (prot. M/O 72409).

Il 3 agosto 2012 Aldo PAPALINI, direttore dal 18 giugno 2012 dell’Ufficio Demanio Marittimo del Municipio XIII, notificò alla A.E.B. il diniego dell’autorizzazione per la scissione della concessione demaniale, sostenendo appunto la violazione dell’art.45 bis del Codice della Navigazione e avviando il procedimento amministrativo per la decadenza della concessione stessa.
Furono redatte due determinazioni dirigenziali: quella del 10 agosto 2012, che annullava le autorizzazioni del 2004, e quella del 10 ottobre che revocava la concessione alla A.E.B. Esercizi e Bagni srl per violazione del 45 bis, per mancato pagamento degli oneri concessori e per abusi edilizi.
Una settimana dopo, il 18 ottobre del 2012, PAPALINI fu rimosso dall’incarico su iniziativa del sindaco Gianni ALEMANNO.

A quel tempo tutti sapevano cosa stesse accadendo e quale fosse il contenuto degli atti amministrativi, visto che il 23 ottobre 2012 la Capitaneria di Porto, nell’ambito delle attività di indagine delegate dalla Procura della Repubblica di Roma, aveva proceduto al sequestro ex art. 321 c.p.p. di tutta la documentazione amministrativa detenuta presso i locali dell’Ufficio Demanio, faldoni poi restituiti in data 4 gennaio 2013.

Seguì l’intervento del nuovo direttore dell’Ufficio Demanio, Paolo CAFAGGI, che con determinazione dirigenziale n.870 del 11 aprile 2013 annullò tutti gli atti precedenti emessi da PAPALINI. Ne prese atto sia il TAR del Lazio non esprimendo sentenza (a cui la A.E.B. aveva fatto ricorso il 12 ottobre) sia l’Avvocatura Capitolina, interessata dallo stesso CAFAGGI.

Solo in data 4 marzo 2014 Renato PAPAGNI fu nominato amministratore della A.E.B. assieme ad Adriano DI FILIPPO. Nello stesso periodo, vennero rilasciate due nuove concessioni: la 6/2014 per lo stabilimento Tibidabo della Tibidabo Beach srl di Adriano DI FILIPPO e la 5/2014 per lo stabilimento Le Dune della A.E.B. Esercizi e Bagni srl di Renato PAPAGNI, che ereditarono la scadenza al 2028 in virtù del precedente atto formale 2/2003 evitando così la normale scadenza prevista per legge e i controlli.

Tutto regolare? Non tanto, visto quello che si legge nella relazione del Prefetto Marilisa MAGNO, depositata il 15 giugno 2015 dopo 6 mesi di accertamenti, rivelatasi un documento ispettivo propedeutico all’atto del Presidente della Repubblica con il quale, in data 27 agosto 2015, si è decretata la gestione straordinaria del Municipio Roma X (ex XIII), azzerando l’amministrazione locale per ingerenza della criminalità organizzata al suo interno. Così scriveva: “Renato PAPAGNI gestisce uno degli stabilimenti più grandi e prestigiosi di Ostia senza essere titolare di alcuna concessione”.
Chi sbaglia dunque? La commissione d’inchiesta che nel 2015 doveva valutare la documentazione o l’ufficio tecnico municipale che nel 2013 rilasciò la concessione ad oggi ancora vigente ma di cui non si è mai chiarita con certezza la regolarità?

Quello che è certo è che dopo il riesame di Paolo CAFAGGI nel 2013 e il rilascio delle concessioni nel 2014 per scissione di quella originaria (interpretando che la richiesta di scissione del 2012 dovesse considerarsi un subentro ai sensi dell’articolo 46 del Codice della Navigazione), sia Le Dune sia il Tibidabo hanno goduto di un privilegio rispetto alle altre concessioni balneari, vedendosi confermare la validità dell’atto fino al 2028, ben oltre i termini di scadenza imposti dalla Bolkestein. Così come è certo che PAPAGNI, pur essendo a capo dell’associazione dei balneari dal 1999, non sia stato concessionario di alcun bene demaniale fino almeno al 2014, nonostante li rappresentasse in ogni consesso.

In conclusione, nel caos amministrativo che regna sul demanio marittimo del litorale romano, in un periodo in cui si sta decidendo di fatto il baratto dell’arenile al fine di realizzare un nuovo lungomare, con alberghi, parcheggi, servizi e attività commerciali (p.es. la colata di cemento del Gruppo Mezzaroma), è indispensabile che chiunque sieda al tavolo decisionale operi in piena trasparenza, a partire proprio da Renato PAPAGNI che fino al 30 novembre 2022 rappresenta la categoria dei balneari.

Senza le carte in regola non ci si dovrebbe sedere ad alcun tavolo, soprattutto istituzionale. Senza le carte in regola il pericolo di favorire l’infiltrazione della criminalità organizzata è altissimo soprattutto nel condizionamento degli atti amministrativi.

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PONTE DELLA SCAFA: BLOCCATO DAI PARERI NEGATIVI

IMG-20220923-WA0012Lo scandalo del Ponte della Scafa, progetto fermo da 15 anni, è stato evidenziato dall’ANAC quale “esempio di inefficienza e spreco” nella Delibera n.849 del 21 dicembre 2021  su esposto di LabUr.
La risposta del Comune di Roma all’ANAC, del 22 marzo 2022 (prot.n. QN/58300), è stata ancora più imbarazzante: “È tutto a posto, chiuderemo la Conferenza dei Servizi entro luglio” con il seguente cronoprogramma:

Luglio 2022 – Conclusione Conferenza di Servizi e avvio progettazione esecutiva;
Febbraio 2023 – Validazione e approvazione progetto esecutivo;
Marzo 2023 – Inizio del lavori;
Novembre 2024 – Ultimazione dei lavori.

La ‘Conferenza dei Servizi’ è un incontro tra diverse pubbliche amministrazioni (Regione, Comune, Ministeri, etc.) al fine di ottenere, da parte dell’Ente proponente (nel nostro caso, il Comune di Roma) il rilascio dei cosiddetti “atti di assenso” (autorizzazioni, nulla osta, pareri, ecc.) necessari, ad esempio, per la realizzazione di nuovi interventi, sia pubblici sua privati (nel nostro caso, il Nuovo Ponte della Scafa).
Ecco perché il Comune di Roma con nota prot. QN/94324 del 17/05/2022 ha di nuovo convocato una Conferenza di Servizi ‘decisoria’ fissandone i termini perentori al 18/07/2022.
Le amministrazioni coinvolte hanno reso i propri motivati pareri di assenso o dissenso, indicando le modifiche, prescrizioni o condizioni eventualmente necessarie anche ai fini del superamento del dissenso.
Gravi dunque i pareri negativi (vincolanti) espressi sia dalla Commissione della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano e sia dal Ministero della Cultura. Ciò implica che anche i due Enti Gestori della Riserva (i Comuni di Fiumicino e Roma), così come il Parco Archeologico di Ostia Antica, hanno espresso parere negativo al nuovo ponte. Le motivazioni sono state soprattutto incentrate sulla eccessiva altezza del ponte (da ridurre a 7,5 metri), la innaturale vicinanza a Tor Boacciana e il preoccupante impatto con il contesto archeologico ancora da indagare.

A questo punto sarà il Comune di Roma a decidere, non essendoci stata un’approvazione unanime. La determinazione (positiva o negativa) della chiusura della Conferenza dei Servizi non risulta però esser ancora stata comunicata e comunque dovrà essere motivata sulla base dei pareri di assenso prevalenti. L’efficacia di tale determinazione, in caso di approvazione, resterà sospesa per 10 giorni a decorrere dalla sua comunicazione per consentire istanze di opposizione.

Nel frattempo l’ANAS, che è subentrata alla Regione Lazio nella competenza della SS296, sta intervenendo sull’impalcato dell’esistente ponte della Scafa chiuso e interdetto al traffico pesante ad agosto 2018 , lavori avviati già dallo scorso novembre 2021. L’ANAS, che è stata convocata alla Conferenza dei Servizi, non ha espresso parere e dunque si ritiene ‘favorevole’ al nuovo ponte, sebbene a marzo 2022, proprio l’Ing. Paola Tripodi dell’ANAS, manifestò forti dubbi sull’opera.

“Quando si parla del Ponte della Scafa rimane solo una cosa da fare: tachipirina e vigile attesa”.

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