TAR, BANDO DI CASTELPORZIANO. ACCOLTA LA DOMANDA CAUTELARE

Screenshot_2025-09-11-15-25-50-80_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274 È stata pubblicata l’ordinanza (N. 04875/2025 Reg. Prov. Cau. N.08825/2025 Reg. Ric.) del TAR Lazio – Sez. Quinta Ter sul ricorso proposto dalla Ditta individuale di Maria Rita Gastaldi, contro Roma Capitale, A.S.D. Happy Surf One, Agenzia del Demanio e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Capitaneria di Porto di Roma.

 

Visti il ricorso, i motivi aggiunti e i relativi allegati; Visti gli atti di costituzione in giudizio di Roma Capitale e di A.S.D. Happy Surf One;

Vista la domanda di sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti impugnati, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente; Visto l’art. 55 cod. proc. amm.; Visti tutti gli atti della causa; Ritenuto, impregiudicata ogni valutazione, che le questioni sollevate con il ricorso e con il ricorso per motivi aggiunti debbano essere trattate nella più idonea sede di merito e che nel frattempo gli atti impugnati debbano essere sospesi al fine di mantenere la res ad huc integra, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (Sezione Quinta Ter) accoglie la domanda cautelare e, per l’effetto, sospende gli atti impugnati e fissa per la discussione del merito l’udienza al 25 novembre 2025.

 

Quindi, confermato quanto da noi prodotto in queste settimane (LINK) e dunque la fondatezza del ricorso basate sulle false dichiarazioni rilasciate dall’Avvocatura Capitolina che ha portato in sede giudiziaria documentazione relativa ad Happy Surf e non Happy Surf One.

 

A questo punto la Capitaneria di Porto di Roma ha la responsabilità di imporre immediatamente al concessionario (il Comune di Roma) di sopperire, fino a fine stagione, a tutti i servizi rimasti scoperti al cancello 4 chiosco 3.

 

Ci aspettiamo, da qui al 25 novembre, che il mago “Albino” Ruberti, Direttore generale di Roma Capitale, faccia uscire il coniglio dal suo cilindro, magari sotto le vesti di project financing mascherato da ‘alternativo’, per la prossima stagione balneare facendo decadere il rigetto precedente della Presidenza della Repubblica attraverso l’Avvocatura Generale dello Stato.

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BANDO DI CASTELPORZIANO IL RUOLO OPACO DI GIUSEPPE SESA

Screenshot_2025-09-07-10-42-22-80_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Giuseppe SESA, oggi Assessore al Bilancio del Municipio X, già capogruppo PD ai tempi del commissariamento di Ostia e dell’arresto di Andrea TASSONE, è il commercialista della Happy Surf One così come lo era di TASSONE. È lui che ha iscritto la Happy Surf One al Registro Imprese il 4 luglio 2025, due giorni dopo la graduatoria che vedeva affidato il Lotto C3 alla Happy Surf One. Lo dimostra il documento di cui siamo venuti in possesso.

Tutto regolare? Non proprio.

 

IMG_20250905_232301Il primo punto da chiarire è perché SESA abbia iscritto a luglio 2025 la Happy Surf One al Registro Imprese conservandone l’originaria costituzione del 2021 come ASD (Associazione Sportiva Dilettantistica) e non con la nuova ragione sociale deliberata dai soci in data 05/11/2024: ASD APS Happy Surf One, come risulta dalla registrazione del 28/11/2024 presso l’ufficio territoriale di Civitavecchia dell’Agenzia delle Entrate.

APS sta per Associazione di Promozione Sociale il cui obiettivo primario non è il profitto ma la promozione di attività di utilità generale, in questo caso ‘sportive’, senza fine di lucro. Un chiosco per la ristorazione a Castelporziano, costituisce attività ‘senza fine di lucro’?

 

Un’associazione può essere sia ASD sia APS, ma deve iscriversi sia al Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche (RASD) sia al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). Dal 2021 (atto costitutivo) ad oggi, invece, la Happy Surf One non risulta iscritta in alcuno dei due Registri, come chiunque può controllare accedendo via internet agli appositi elenchi pubblici.

 

Insomma, ad aggiudicazione avvenuta, tre mesi fa, tutto è ancora in fase di istruttoria:

 

• Registro Imprese: domanda di iscrizione inviata il 04/07/2025 (come ASD);

• RUNTS: domanda di iscrizione inviata il 30/01/2025 (come APS ASD)

• RASD: affiliazione OPES (Organizzazione per l’Educazione allo Sport) dal 31/03/2025 (come ASD APS), ma non è dichiarata l’esistenza della successiva e obbligatoria domanda di iscrizione.

 

In aggiunta, se il codice fiscale è rimasto lo stesso dal 2021, la Partita IVA di Happy Surf One è stata rilasciata per la prima volta in data 01/08/2024 nella forma ‘ASD’.

Il cambio della ragione sociale, la mancata iscrizione nei pubblici registri, l’altalenante dichiarazione del legale rappresentante (una volta Enrica POZZI, un’altra Stefano ALBERTINI) sono tutte informazioni note a Giuseppe SESA.

 

Sarebbe fantastico poter chiedere all’Assessore al Bilancio del Municipio X nonché commercialista, Giuseppe SESA, quale operatore economico ha partecipato alla gara: la ASD o la ASD APS? Quale delle due documentazioni fiscali e tributarie sono state presentate alla commissione giudicatrice in sede di gara? Quale verifica amministrativa ha svolto la Stazione Appaltante?

 

Un secondo punto è il conflitto d’interesse di Giuseppe SESA. Da una parte è consulente primario dell’operatore economico (Happy Surf One), dall’altra, pur non avendo un ruolo decisorio all’interno della Stazione Appaltante (Comune di Roma), è pur sempre un membro dell’Amministrazione Comunale. Sarebbe dunque interessante sapere se ricorrono i presupposti di incompatibilità e inconferibilità avendo lui preso indirettamente parte all’appalto.

Quello che è certo è che il Dott. SESA aveva il dovere (e forse l’obbligo) di astenersi dal partecipare come consulente di Happy Surf One per prevenire e risolvere ogni ipotesi di conflitto di interesse nello svolgimento della procedura di aggiudicazione. Non solo, SESA avrebbe così evitato qualsiasi possibile distorsione della concorrenza e garantito la parità di trattamento di tutti gli altri operatori economici. Ricordiamo infatti che il combinato dell’art.7 e del comma 2 dell’art.42 del DPR n.62 del 16/04/2013 contempla il conflitto d’interesse anche quando è possibile influenzare, in qualsiasi modo, il risultato. Se qualunque attività poteva essere percepita come una minaccia alla sua imparzialità e indipendenza nel contesto della procedura, SESA avrebbe dovuto rinunciare all’incarico di consulente per Happy Surf One, in linea con quanto indicato dall’ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione.

 

Le stesse conclusioni si applicano al ruolo ‘politico’ di Giuseppe SESA: partecipando di fatto alla procedura di aggiudicazione, preparando la documentazione nel ruolo di consulente, ha minato il presupposto di legalità e trasparenza sbandierato sulla gara in questione dal Sindaco Roberto GUALTIERI al quale, lo ricordiamo, è intestata la concessione demaniale di Castelporziano, unico arenile in Italia che è tutelato dal Presidente della Repubblica.

 

Perché SESA non ha segnalato l’assenza dei requisiti professionali di Happy Surf One emersi dalle dichiarazioni di Fabio Balini e Giovanni Bocchi, come facilmente scoperto da LabUr (LINK)?

 

Infine, è imbarazzante scoprire che la stessa Avvocatura Capitolina (Avv. Manuela SCERPA), nella memoria difensiva depositata al TAR Lazio a seguito del ricorso di un altro operatore economico, confonde Happy Surf con Happy Surf One. La SCERPA, infatti, afferma che la graduatoria approvata è legittima perché trova riscontro nei ritagli di giornale, locandine e atti recuperati dagli uffici del Municipio X (proprio quello di SESA) e datati fino a 20 anni prima della costituzione di Happy Surf One (spettacolari gli articoli di Tuttosport e Corriere dello Sport del 02/08/2001!). L’Avvocatura Capitolina non si accorge nemmeno che la dichiarazione datata maggio 2025 di Fabio Balini, condannato a scontare 2 anni di carcere (pena sospesa) perché “avrebbe corrotto pubblici ufficiali”, è falsa in quanto la collaborazione nei mesi estivi 2020 e 2021 con Happy Surf One non c’è mai stata.

 

Che il Comune di Roma, da SESA a SCERPA, contribuisca a ‘regolarizzare’ l’aggiudicazione di Happy Surf One e a ‘difendere’ gli errori di aggiudicazione compiuti dal RUP, nonché Direttore del Dipartimento Patrimonio, Tommaso ANTONUCCI, è incredibile. Ancora di piú lo è il fatto che l’udienza del 9 settembre presso il TAR si possa trasformare in un soccorso istruttorio a vantaggio di Happy Surf One, integrando documenti mai presentati in gara.

 

Come LabUr vigileremo sulla correttezza anche della difesa di Happy Surf One perché la produzione di documenti falsi in giudizio può configurare il reato di falso documentale o frode processuale, se l’intento è quello di ingannare l’autorità giudiziaria per ottenere un vantaggio.

Un esempio? L’Avv. SCERPA ha omesso di riferire che la Capitaneria di Porto ha revocato in autotutela, su istanza di LabUr, l’autorizzazione ex art.45bis del Codice della Navigazione rilasciata ad Happy Surf One.

Un dettaglio.

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CASTELPORZIANO, BANDO DEI CHIOSCHI: FALSI DOCUMENTI IN GARA

Screenshot_2025-09-04-16-27-53-64_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274LabUr – Laboratorio di Urbanistica ha inviato in data odierna al Dipartimento e Assessorato al Patrimonio, al Gabinetto del Sindaco, all’Avvocatura Capitolina, al Dipartimento Centrale Appalti e in copia al Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, alla Capitaneria di Porto di Roma Fiumicino e all’Agenzia delle Dogane, una urgente istanza di annullamento in autotutela dell’aggiudicazione del Lotto C3 di Castelporziano alla A.S.D. Happy Surf One, per palesi dichiarazioni non veritiere rilasciate in sede di gara dalla società. Il 20 agosto infatti abbiamo trovato nella cassetta delle lettere una busta anonima contenente la documentazione di gara della società.

Già dal 5 luglio scorso (LINK) avevamo denunciato le anomalie anche nella gara relativa all’arenile di Castelporziano, una procedura aperta e accelerata, per l’affidamento di n. 5 lotti, ai sensi dell’art. 45-bis del Codice della Navigazione, della gestione integrata delle attività principali e secondarie inclusi i servizi di salvamento, pulizia, igiene ambientale, spurgo, presidio e ristoro. Ma purtroppo, dalla documentazione in nostro possesso, se verrà confermata la sua autenticità dall’Amministrazione, è accaduto qualcosa di ancora più grave. La società ha prodotto una serie di documenti che sembrano configurare il reato di falso, turbativa e omissione di atti d’Ufficio.

L’istanza di oggi segue la precedente istanza di annullamento in autotutela della Determinazione Dirigenziale QC/92450 del 2 luglio 2025, con riferimento al Lotto C3 aggiudicato alla A.S.D. Happy Surf One inviata il 13 agosto 2025 e a cui il Dipartimento Patrimonio non ha dato riscontro, mentre sia l’Agenzia delle Dogane sia la Capitaneria di Porto hanno risposto. In particolare la Capitaneria ha proceduto ad annullare in autotutela il 45bis per Happy Surf senza attendere l’esito del ricorso al TAR (LINK). Ricordiamo che la prossima udienza è fissata per lunedì 9 settembre.

Una pessima stagione quella dei bandi sulle concessioni marittime dell’Amministrazione Gualtieri e quello della “spiaggia del Presidente della Repubblica” a Castelporziano è solo l’ennesima pagina di una brutta storia, nata male e che si concluderà peggio se l’Amministrazione non interverrà con coraggio e mano ferma.

 

Qui sotto l’istanza inviata.

 

__________________

PREMESSO

che gli atti pervenuti in forma anonima sono i seguenti:

– atto costitutivo della A.S.D. Happy Surf One datato 20 dicembre 2021

– verbale della riunione del Comitato Direttivo della A.S.D. Happy Surf One in data 27 marzo 2025 avente per oggetto la “partecipazione alla gara di appalto pubblicata da Roma Capitale per la gestione di beni demaniali marittimi” durante la quale è stato considerato di poter partecipare “anche in raggruppamento temporaneo con altro soggetto commerciale, soprattutto in vista delle attività commerciali da svolgere (bar, ristoro, noleggio attrezzature spiaggia, ecc.)”.

– dichiarazione del 10 marzo 2025 di Fabio BALINI, sedicente legale rappresentante della Turistica SRLU in cui si attesta “che la HAPPY SURF ONE ha collaborato con lo Shilling per la gestione di alcune attività ricreative/turistiche/sportive durante i mesi estivi degli anni 2020/21/22/23, nei mesi di Aprile, Maggio Giugno 2024” e si precisa “che tutte le attività sono state svolte senza alcuna finalità di lucro”

– dichiarazione del 19 giugno 2025 di Giovanni BOCCHI, presidente della OAN Officina Acqua Neve A.S.D. in cui si attesta che la A.S.D. Happy Surf One ha con tale A.S.D. gestito, a titolo gratuito, per gli anni 2022, 2023 e 2024, presso il Camping – Parco del Lago ad Anguillara Sabazia (RM) “uno spazio per attività ricreative, turistico sportive, pulizia spiaggia e salvamento”.

PRESO ATTO

– che la procedura era volta all’individuazione di operatori economici cui affidare, ai sensi dell’art. 45-bis del Codice della Navigazione, la gestione integrata delle attività principali e secondarie oggetto della concessione demaniale marittima rilasciata a Roma Capitale dalla Capitaneria di Porto di Roma con atto Rep. N. 101/2023, vale a dire: il servizio di ristoro con somministrazione di alimenti e bevande, comprensivo delle aree scoperte di pertinenza, il servizio di salvataggio e assistenza bagnanti, la pulizia dell’arenile e delle aree di fruizione, la gestione dei servizi igienici e lo spurgo delle fosse biologiche, il presidio, la sorveglianza e l’ordinato utilizzo dell’area;

– che il disciplinare di gara è un documento allegato al bando di gara di un appalto pubblico e stabilisce le regole e le modalità specifiche per lo svolgimento della procedura di selezione, inclusi i requisiti di partecipazione, i termini per la presentazione delle offerte, lo svolgimento delle sedute e i criteri di valutazione e che pertanto definisce le condizioni che le imprese devono rispettare per concorrere all’affidamento del contratto;

– che al paragrafo 9 (Requisiti di ordine speciale e mezzi di prova) del disciplinare della gara in oggetto, si legge che “i concorrenti, a pena di esclusione, devono essere in possesso dei requisiti previsti nei paragrafi seguenti”;

– che i suddetti requisiti erano solo due:

  • essere attivo da almeno tre anni solari antecedenti alla data di pubblicazione del bando (11 giugno 2025) nello svolgimento di attività analoghe a quelle oggetto dell’affidamento essendo sufficiente dimostrare l’iscrizione “attiva” nel Registro delle imprese per servizi coerenti con quelli in affidamento ovvero in analoghi elenchi/registri;
  • avere regolarmente gestito, alla data di pubblicazione della procedura (11 giugno 2025) almeno n. 1 (una) concessione balneare ovvero n. 1 (un) servizio integrato connesso alla balneazione delle spiagge (quali salvamento e pulizia spiaggia) fornendo in allegato o la concessione demaniale marittima o altro contratto di appalto/concessione, attestante il regolare svolgimento dei servizi.

VERIFICATO CHE

– la A.S.D. Happy Surf One alla data del 2 settembre 2025 non è iscritta al Registro Imprese;

– non è iscritta al Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche (RASD), elemento necessario per essere in regola con la normativa e potersi definire A.S.D.;

– non è iscritta al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS);

– non risulta dunque iscritta ad alcun pubblico registro ad essa pertinente;

– la A.S.D. Happy Surf One ha aperto Part. IVA solo in data 1 agosto 2024 per poter accedere con Determinazione Dirigenziale del Municipio Roma X (N. Rep. CO/2234/2024 e N. Prot. CO/161115/2024 del 29 ottobre 2024) all’affidamento diretto per la realizzazione del progetto “Palestre di Comunità Quadrante Ostia Ponente” (euro 20.000,00 IVA al 22% inclusa).

 

OSSERVATO CHE

– la dichiarazione in data 10 marzo 2025 di Fabio BALINI riporta i seguenti dati non veritieri:

  • la A.S.D. Happy Surf One non può aver svolto attività nei mesi estivi del 2020 e 2021 in quanto costituitasi il 20 dicembre 2021
  • alla data del 10 marzo 2025 la carica di amministratore unico della Turistica SRLU era ricoperta da Carlo MAGNI e non da Fabio BALINI, privo dunque di potere di firma
  • le sedicenti attività svolte dalla A.S.D. Happy Surf One (ricreative/turistiche/sportive) non sono quelle oggetto del bando

– la dichiarazione in data 19 giugno 2025 di Giovanni BOCCHI riporta i seguenti dati non veritieri:

  •  la OAN Officina Acqua Neve A.S.D. è una A.S.D. affiliata alla Unione Sportiva ACLI per specifiche discipline sportive (tra cui tavole a vela e altre attività motorie marinaresche applicative alle discipline della vela) e non è titolare di alcuna concessione demaniale, neppure lacuale, avendo soltanto una “autorizzazione allenamenti sportivi e attività di scuola nelle acque interne – Lago di Bracciano”;
  • la OAN Officina Acqua Neve A.S.D. esercita la sua attività esclusivamente sportiva presso il Camping ‘Parco del Lago’, come dichiarato dalla stessa struttura;
  • la spiaggia del camping è riservata ai soli campeggiatori, è priva di un servizio di salvamento e non è una spiaggia attrezzata in grado di erogare servizi per la balneazione come quelli richiesti dal bando (il solo servizio offerto è il noleggio di lettini).

VISTO E CONSIDERATO

– che, a seguito del ricorso R.G. N. 8825/2025, ad istanza del secondo classificato per il Lotto C3, è fissata udienza in data 9 settembre 2025 presso il TAR Lazio – Roma per sospensiva dell’aggiudicazione in questione

– che la A.S.D. Happy Surf One non risulta essere affiliata ad alcun Ente di Promozione Sportiva (EPS) o ad alcuna Federazione riconosciuta dal CONI, tanto da non essere iscritta al Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche (RASD) o ad altri pubblici registri (p.es. RUNTS)

– che non risulta alcuna comprovata documentazione delle attività svolte dalla A.S.D. Happy Surf One ad eccezione delle due dichiarazioni sopra citate, il cui contenuto risulta però essere palesemente non veritiero

– che il RUP della Stazione Appaltante, Tommaso ANTONUCCI, è lo stesso Direttore del Dipartimento Patrimonio che ha effettuato tutte le verifiche finalizzate alla aggiudicazione per il Lotto C3

– che la A.S.D. Happy Surf One è risultata vincitrice anche del Lotto C4 della stessa gara, anche in quella sede nulla rilevando il RUP e Direttore Tommaso ANTONUCCI

– che Fabio BALINI, Giovanni BOCCHi e Stefano ALBERTINI (vice presidente della A.S.D. Happy Surf One) hanno da molti anni una intensa frequentazione per l’interesse comune verso gli sport velici che praticano

RILEVATO

– che l’arenile di Castelporziano di libera fruizione è dotazione della Presidenza della Repubblica Italiana e che la concessione demaniale marittima ivi insistente ha per legale rappresentante il Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI

– che è in corso presso il Comando Generale delle Capitanerie di Porto l’istanza di verifica della procedura con la quale è stato concesso il subentro del Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, a Mario FALCONI, Presidente del Municipio X, al quale era intestata in precedenza la medesima concessione demaniale dell’arenile di Castelporziano, vale a dire la errata applicazione dell’art. 24 del regolamento Cod. Nav. (variazioni estensione) invece dell’art.46 Cod. Nav. (variazione concessionario)

 

CHIEDE CON URGENZA:

– di verificare con estrema rigorosità la documentazione qui allegata che, se confermata nel suo contenuto, avrebbe dovuto comportare la immediata esclusione della A.S.D. Happy Surf One sia dalla procedura di aggiudicazione per il Lotto C3 che per quello C4;

– di chiarire se ci sia stata una turbativa d’asta e/o omissioni di atti d’ufficio considerata la documentata violazione del disciplinare di gara e la mancanza di requisiti professionali richiesti da parte della A.S.D. Happy Surf One;

– di approfondire, se confermati i documenti, la veridicità delle dichiarazioni rilasciate in sede di gara da parte di Fabio BALINI e Giovanni BOCCHI.

Quanto sopra, ai sensi di legge, a tutela del buon andamento della Pubblica Amministrazione e dell’interesse collettivo e diffuso che rappresenta l’arenile di Castelporziano aperto alla pubblica fruizione, in dotazione del Presidente della Repubblica Italiana e pertanto esempio di legalità a livello nazionale.

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IL MARCHETTIFICIO POLITICO DELLA TOPONOMASTICA AD OSTIA

Screenshot_2025-09-03-17-21-10-82_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Negli ultimi anni ci siamo trovati di fronte ad un uso veramente becero e speculativo di questa pratica: cambi di nome per far contenti piccoli gruppi di potere senza un vero e trasparente processo decisionale che tenga conto non solo di chi merita di essere ricordato, ma anche dell’impatto sulla memoria collettiva e la società che si vuole costruire.

La toponomastica è sempre stata utilizzata come atto di cambiamento, riflettendo momenti di trasformazione politica e sociale. La scelta di nominare strade e piazze è una questione di scelte consapevoli che definiscono chi siamo come società e quali valori vogliamo celebrare, perché lo spazio è storia e la toponomastica (così come l’odonomastica) è strettamente collegata alla nostra quotidianità, alla memoria collettiva, perché tramanda il passato nello spazio pubblico, plasma il volto delle città e ne racconta la storia. Lo sfruttamento a fini commemorativi ed encomiastici è antico, mentre è più recente l’uso per identificare i cittadini come abitanti o per adempiere a funzioni fiscali e anagrafiche.

Per il suo ruolo di veicolo di un certo tipo di messaggio che affonda le radici nel passato locale e/o nazionale, la toponomastica rientra a pieno titolo tra i casi di uso pubblico della storia ma anche di uso politico per il consenso, oggi però non della comunità che vive nei luoghi da denominare o nelle loro immediate vicinanze. Le nominazioni avvengono per volontà di un politico o gruppo politico e i nomi vengono adottati con delibere comunali dopo il parere di un gruppo di 12 esperti di cui nessuno conosce i nomi che esprimono un parere non vincolante. L’imposizione dall’alto sulla toponomastica c’è stata anche nel passato. Gli esempi sono numerosi, dalle più diverse epoche storiche, ma cogliamo negli ultimi anni una produzione di vere e proprie “marchette” anche nel Municipio X.

 

Dal caso dell’ex candidato PDL nel 2013 a Presidente del Municipio X, Cristiano Rasi – che aveva chiesto l’intitolazione ad Alberto Giaquinto – al consigliere di Fratelli d’Italia, Pietro Malara – che chiedeva nel 2021 di intestare una piazza, via o area verde a Vincenzo Muccioli – passando per il M5S che ha intitolato un rondò all’attivista grillino Claudio Zolesi e cercato di cambiare il nome al toponimo di riconoscimento che segue la numerazione municipale.

Nel 2022 si è toccato il fondo con l’ex Assessore della Giunta Gualtieri, Miguel Gotor: la Giunta Capitolina ha dato il via all’intitolazione nel quartiere marino di Ostia di un tratto di ‘strada’ chiusa e abbandonata ai rovi, con annessa discarica e senza targa toponomastica, parallela alla Roma-Lido dietro all’Università del Mare di Roma 3, al famoso alpinista italiano e cavaliere di Gran Croce, Walter Bonatti. E nella stessa occasione, un minuscolo tratto di strada disabitato tra le aiuole e utilizzato a parcheggio in estate dai bagnanti, anche lui senza targa toponomastica, all’esploratore Paolo Andreani che nel 1784 fece il primo volo in mongolfiera in Italia.

Sempre nel 2022, nel nome de “il mare è una carta vincente sulla quale puntiamo”, si è “associato al toponimo Ostia la denominazione Lido di Roma, ad evidenziare il legame con la città eterna per interessare ulteriormente l’Unesco” così “i cittadini di Ostia beneficeranno di un incremento di valore degli immobili che risulteranno situati ad “Ostia lido di Roma” (!!!) che con la semplice aggiunta del nome Roma, brand forte, vedrà valorizzare le proprietà”, perché “Ostia non è solo litorale… Oggi è stata scritta una buona pagina per Roma.” Così Lavinia Mennuni a Andrea di Priamo di FdI.

 

L’ultima ‘trovata’ è quella di Massimiliano Smeriglio, attuale Assessore alla Cultura di Roma Capitale, che ha annunciato di voler intitolare Piazzale Mediterraneo ad Ostia, preda del fenomeno dei camper, trasformati in alloggi di fortuna, e abitato solo dal chiosco bar di Mario Ventura, che ha fatto da scenografia a diverse produzioni cinematografiche tra cui Suburra e Non essere cattivo di Claudio Caligari, regista al quale si vuole intestare il piazzale “perché anche la toponomastica esprime il forte legame tra Roma e il Cinema a 10 anni dalla morte di Calligari”.

 

Ora, se questa intitolazione nel deserto può anche avere più senso di quelle precedenti, sorge spontanea una considerazione.

È facile far calare dall’alto un’intitolazione di un piazzale, senza magari mettere nemmeno un cartello toponomastico, un po’ meno essere coerenti con quanto si afferma e cioè che la “toponomastica è legata a personalità del Cinema che hanno segnato la storia della nostra città”. Soprattutto se si perdono ben € 1,5 MLN di fondi PR FESR Lazio 2021-2027 per ben 3 proposte progettuali: arena cinematografica, rassegna cinematografica corto scuole e la “dolce spiaggia” con postazioni multimediali e app dedicata ai set di Federico Fellini ad Ostia.

 

Se Dio diede all’uomo il potere su tutto il creato invitandolo ad attribuire un nome a tutte le creature, Totò lo prese in parola sostituendo il nome di strada Maggiore con “strada 5×5=25” affinché i bambini imparassero qualcosa. Una delle scene iconiche del film Miracolo a Milano di Cesare Zavattini, in cui si passa dal valore storico e ideologico a quello pedagogico della toponomastica. Di pedagogico in queste scelte politiche da parte dell’Amministrazione non c’è nulla.

 

Cambiare la toponomastica ha impatto sulla memoria collettiva ed è stata troppo spesso usata strumentalmente dalla politica per fini diversi, qualche volta anche nobili, ma non sono questi i casi. Cambiare poche targhe non può essere un mero gesto simbolico che di fatto nemmeno corregge le ingiustizie storiche che si vogliono perseguire.

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VIALE TRAIANO, GLI AFFARI SUL FILO DEL TEVERE

Ostiololi_20250831_230913_0000Non solo pineta e spiagge. In questa estate 2025 le fiamme sembrano aver “puntato” altri obiettivi sul litorale romano. L’acqua e il fuoco, elementi opposti, sullo scacchiere di OstioPoli sembrano andare a braccetto. Due incendi in pieno agosto aggrediscono i cantieri navali lungo il Tevere. Anche le date non sembrano un caso: a ridosso di Ferragosto, quando Roma si svuota e si addormenta nei suoi silenzi, con le saracinesche abbassate. In quei giorni sospesi, in cui la città eterna si concede al respiro delle ferie, il litorale vive l’altra faccia dell’estate: la calca dei bagnanti, il traffico che distrae e le forze dell’ordine costrette a presidiare a ranghi ridotti. Scenario perfetto affinché il fuoco si possa insinuare tra gli argini del Tevere. Il primo allarme squilla il 10 agosto. Le fiamme devastano parte di una struttura in via delle Orcadi a Ostia. Sei giorni dopo, il 16, un rogo ancora più sospetto a Isola Sacra: oltre ai capannoni danneggiati, i carabinieri hanno rinvenuto inneschi e rifiuti speciali. Episodi che, secondo gli investigatori, non possono essere liquidati come incidenti isolati. Dietro le fiamme, piste investigative intravedono nuovi affari: quelli che girano intorno alle concessioni fluviali, diventate più appetibili ormai di quelle balneari, a Ostia fin troppo chiacchierate. A differenza delle spiagge, il demanio idrico non è in mano ai Comuni ma rimane sotto la diretta gestione della Regione Lazio, che dal 2022 applica il nuovo regolamento n.1. Oggetto della concessione è l’intero bene idrico: specchio acqueo, suolo antistante, manufatti e destinazione d’uso. Le durate oscillano da 30 giorni fino a 19 anni, con la quasi totalità dei titoli assegnati nella fascia più lunga.

La convenienza economica è evidente. I canoni sono di molto inferiori a quelli marittimi, con possibilità di riduzioni fino all’80%. Un cantiere in via Monte Cadria, Isola Sacra, versa ogni anno 6.656 euro per utilizzare oltre 1.200 mq di specchio acqueo fino al 2033. Cifre irrisorie se paragonate ai guadagni generati da rimessaggi, ormeggi e lavorazioni nautiche. In più, spesso il suolo non è compreso: appartiene a privati che chiedono un canone parallelo, in un intreccio di accordi poco trasparenti che la stessa Regione, in alcuni casi, invita a regolarizzare.
È qui che la legalità rischia di sfumare. Il settore, scarsamente controllato, finisce per attrarre capitali sospetti e appetiti criminali.
E così ritornano alla mente quelle vecchie storie che a Ostia la memoria non riesce ad archiviare.

Nel 1998, un cantiere all’Idroscalo di Ostia fu al centro di una vicenda giudiziaria: la Guardia di Finanza tentò il sequestro per 630 milioni di lire di canoni arretrati, ma sessanta operai si incatenarono minacciando di darsi fuoco. Alle spalle dell’ex proprietario, travolto dai debiti, emerse l’ombra della Banda della Magliana, attraverso il cassiere Enrico Nicoletti che aveva imposto interessi usurai da capogiro.

A distanza di decenni, i nomi che ritornano sono anelli di congiunzione. Su Fiumicino e i suoi cantieri si allunga la figura di Ernesto Diotallevi, storico esponente della Magliana, uomo di fiducia di Pippo Calò e mediatore tra mafia siciliana e affari romani. A settant’anni suonati, “Sor Ernesto” – come lo chiamavano negli anni d’oro – non avrebbe perso l’abitudine di guardare al settore nautico come a una miniera d’oro.

Le intercettazioni del 2013 lo fotografano mentre, insieme ai figli Mario e Leonardo, progetta di rilanciare un cantiere a Fiumicino con un’idea tanto semplice quanto redditizia: aprire una pompa di benzina dentro il porto per contrabbandare carburante. Il piano era articolato: movimentazioni fittizie di gasolio destinato a imbarcazioni estere, caricato da prestanome e scaricato in cisterne nascoste. Il carburante sarebbe poi rientrato sul mercato a prezzi maggiorati, sfruttando i diversi regimi fiscali.
Ma Diotallevi non è solo il “vecchio boss” che prova a reinventarsi. La sua biografia è già di per sé un pezzo di storia criminale romana. È l’uomo che “visse due volte”. Ex mozzo al Mattatoio di Testaccio, fu il punto di incontro tra la Banda della Magliana e Cosa Nostra, con Pippo Calò trapiantato a Roma sotto falso nome. Negli anni ’70 gli fu persino dedicato un necrologio: il 29 dicembre 1972, dopo il ritrovamento di una Citroen crivellata di colpi ai Parioli, a suo nome, i giornali ne annunciarono la morte. Ma il cadavere era di un altro, il camorrista Carlo Faiella. Diotallevi era vivo, e da lì in avanti costruì un impero.

Un impero confermato mezzo secolo dopo dalle indagini della Guardia di Finanza: 43 unità immobiliari tra Roma, la Sardegna e Gradara, società offshore e proprietà di lusso, come una villa nell’isola di Cavallo, in Corsica. Fino all’attico da quattordici vani con vista su Fontana di Trevi, confiscato nel 2018 al termine di un lungo iter giudiziario. Operazione battezzata “Trent’anni”: la sintesi di una carriera da mediatore tra mafie e palazzi, da cui Diotallevi uscì ridimensionato ma mai davvero sconfitto.
Il progetto di Fiumicino testimonia però la continuità di un interesse che lega da sempre criminalità organizzata e cantieristica nautica. Perché laddove ci sono concessioni a basso costo e margini enormi di guadagno, il confine tra legalità e malaffare si assottiglia.

Oggi i due incendi di Ostia e Fiumicino riportano il copione all’attualità. Cantieri che bruciano, concessioni che cambiano mano, aree demaniali gestite al ribasso. Immergersi nelle autorizzazioni è come affondare in sabbie paludose.
La domanda è inevitabile: chi vigila davvero? Il mare ormai è sotto un’osservazione stretta solo in modo apparente (e sotto il reale controllo dei soliti nomi), e il fiume rischia di diventare il nuovo “porto franco” del malaffare romano.
Viale Traiano è il passaggio obbligato verso il porto-canale, l’area dei cantieri e dove hanno sede la Capitaneria di porto e il Comando Compagnia Fiumicino: coloro che devono vigilare sul fiume. Come sul tabellone di OstioPoli: chi “mette le mani” lì non conquista solo uno “spazio”, ma il controllo di un crocevia di interessi che intreccia la cantieristica fluviale ai rimessaggi, ai grandi yacht. Attorno a quell’asse scorrono non soltanto barche e motori da riparare, ma anche attività commerciali di pregio, ristoranti di chef noti che hanno scelto proprio gli argini del Tevere come vetrina e, poco più in là, circoli esclusivi che coccolano clientele selezionate. Un altro mondo, che fa da cerniera tra economia di facciata e appetiti grigi. Non un gioco da tavola, ma un tavolo dove a sedersi è chi comanda davvero.

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OSTIA, “PARCO DEL MARE”: LA PERDITA DEI FONDI EUROPEI E L’INUTILE PROPAGANDA DEL M5S.

Screenshot_2025-08-28-15-52-08-96_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Imbarazzante contestazione delle associazioni ambientaliste capitanate dal M5S circa la futura realizzazione di alcuni parcheggi a raso in area urbanizzata del “Parco del Mare”, opera nota dal 2021 e passata ben quattro volte in Assemblea Capitolina, ma solo ora impugnata da un esercito del giorno dopo capitanati dal M5S, che quando ha governato ha imposto un’illegittima pista ciclabile sul lungomare togliendo ulteriori parcheggi ad una cronica mancanza di standard. Ad Ostia, infatti, è noto da 20 anni che manca sul lungomare l’equivalente di 24 campi da calcio a parcheggio (!!!).

 

Una polemica dunque di basso cabotaggio elettorale che non si preoccupa nemmeno di altri aspetti importanti di questo sedicente progetto “Parco del Mare” di cui abbiamo anche parlato a questo LINK.

 

LA CACCIA AI FONDI EUROPEI

In estrema sintesi, la caccia ai fondi europei per finanziare questi ‘opere strategiche”, a Roma si fa così: si presentano raffazzonate schede ‘descrittive’, si ricevono (in media) la metà dei fondi richiesti e si sposta la progettazione a Risorse per Roma (società ‘tecnica’ partecipata che assieme ad AMA, ATAC e altre società contribuisce al buco nero in bilancio di centinaia di milioni all’anno). Dopo di che partono le fasi di gara, dalla progettazione ai lavori, sapendo già che non ci satanno i tempi per realizzare le opere entro i termini previsti dal singolo finanziamento. Alla fine, si perdono 2/3 dei fondi stanziati, si fanno 1/5 delle opere previste e i lavori risultano (per la fretta) male eseguiti.

Accade puntualmente da anni e accadrà anche per il roboante annuncio del “Parco del Mare”.

 

Se si osservano appunto le c.d. schede descrittive delle proposte strategiche balza subito all’occhio l’indice di grande aleatorietà progettuale: un appalto da 24 MLN che prevede lavori e rischi ugualmente distribuiti al 50%.

Nei contratti di appalto pubblici, i “lavori” si riferiscono alla realizzazione materiale di un’opera o servizio, mentre le “somme a disposizione” sono un fondo economico della stazione appaltante, gestito dall’appaltatore, che copre spese impreviste o lavori inclusi nel progetto, ma esclusi dal contratto principale, come rilievi o indagini.

 

 

COSA NON VIENE DETTO

Siamo partiti nel 2021 con 47 interventi nel PROGRAMMA DI RIGENERAZIONE DEL LITORALE DI OSTIA proposti dai Dipartimenti PAU, PS E PNRR per un totale di €112,3 MLN, di cui:

– quota regionale PR FESR 21-27 pari a €45 MLN

– quota FSE 21-17 pari a €17,5 MLN

– quota altre fonti: €49,7 MLN

 

Sette gli ambiti di intervento previsti nel 2021. Dei 47 interventi previsti dalla Strategia Territoriale Fondi PR FESR 21-27, sono sopravvissute solo 6 proposte (10, 11, 12, 13, 14 e 15) che così venivano descritte nel documento del 2021:

 

– 10. Riqualificazione L.Mare Duca degli Abruzzi e Toscanelli (€3,6 MLN)

– 11. Parco lineare delle dune (€9,5 MLN) – 12. Nuovo ponte carrabile sul canale dei pescatori (€5,5 MLN)

– 13. Adeguamento strada alternativa al lungomare (1,4 MLN)

– 14. Riqualificazione connessioni con stazioni (€0,6 MLN)

– 15. nuovi parcheggi a raso (€3,3 MLN)

 

Per un totale di €24 MLN.

 

Queste 6 voci nel 2021 erano inserite insieme ad altre nell’ambito “Rigenerazione Lungomare e mobilità sostenibile”, che prevedeva 11 progetti per un valore totale di €42 MLN di cui €26 MLN fondi PF FESR e €16 MLN da altre fonti (PPP da mettere a bando, bilancio comunale, PNRR, alienazione di terreni)

 

Ci ritroviamo a fine 2° quadrimestre (IV) 2025 solo con soli 6 progetti per un totale di €12 MLN. Ma tutti tacciono su questo.

 

Tra queste proposte progettuali sopravvissute, la voce n.15 è dedicata ai parcheggi a raso che sono i seguenti:

 

– parcheggio alberato a raso piazza dei Canotti (4.000 mq)

– parcheggio alberato a raso Via della Bussola (5.000 mq)

– nuovo parcheggio a raso Via Benino/via delle Quinqueremi (8.000 mq)

– nuovo parcheggio alberato a raso Via de Angelis (7.000 mq)

– nuovo parcheggio alberato a raso Via Leopoldo Ori/Via Benino (1.500 mq)

– parcheggio alberato a raso Via Ferdinando D’Aragona (2.400 mq)

 

Per un totale di €3,3 MLN (tutti fondi PF FESR), per 28.000 mq e 1.000 posti auto, che sono però a servizio del nuovo progetto e dunque non recuperano gli standard mancanti già prima dell’illegittima pista ciclabile nata sotto l’amministrazione pentastellata.

 

Il cronoprogramma prevedeva che la stipula del contratto e inizio esecuzione lavori avvenisse entro il 31/08/2025 con fine lavori 30/04/2026.

 

Pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n.83 del 15/10/2024, la Convenzione tra Comune di Roma e Regione Lazio per l’attuazione della Strategia Territoriale “Ostia mare di Roma” (unica fonte di finanziamento delle 6 opere in ‘prima fase’ del “Parco del Mare”), sottoscritta il 17/12/2024, parla chiaro:

 

le 6 opere devono essere appaltate con stipula dei relativi contratti entro 18 mesi dalla sottoscrizione della Convenzione e cioè entro il 30/06/2026.

Nel caso in cui sia stato appaltato alla scadenza di cui sopra solo un importo tra il 70% e il 100% di quanto finanziato, è possibile ottenere una proroga di 6 mesi e cioè fino al 31/12/2026.

Tutti i lavori devono essere conclusi entro il 31/12/2028.

Il mancato rispetto delle date di cui sopra ha per conseguenza la revoca automatica del finanziamento degli interventi non ancora avviati e l’impossibilità di accedere ai progetti della seconda fase.

 

Ad oggi, agosto 2025, si è solo affidato alla Abacus Srl l’appalto per la progettazione delle 6 opere e alla Rina Check Srl quello per la verifica di essa. Manca ancora l’esito decisorio della Conferenza dei Servizi e cioè il rilascio di atti di assenso, come autorizzazioni, nullaosta o pareri, da parte delle diverse amministrazioni pubbliche coinvolte (Regione Lazio con i vari dipartimenti, la Città Metropolitana, ma anche ACEA, ATAC e molte altre).

Questo vuol dire che il progetto finale e la sua verifica non vedranno luce prima di fine ottobre, se tutto va bene e celermente. Servirà poi procedere ad una variante urbanistica per il ponte sul Canale dei Pescatori e per i parcheggi prima di far partire la gara per la realizzazione di tali opere. Nella più rosea delle previsioni (considerando in gara il 100% dell’importo) si può stimare un’aggiudicazione dei lavori per marzo/aprile 2026, diversamente entrerebbe in gioco il meccanismo delle proroghe.

Solo se la macchina amministrativa sarà iper efficiente si riuscirà a mantenere in piedi il finanziamento, ma nel frattempo si stagliano le polemiche inutili su due aree ‘parcheggio’ definite “colate di cemento”.

 

Siamo all’ennesimo ‘progetto waterfront’ per Ostia dove saranno considerati come imprevisti le condizioni meteorologiche, la bonifica bellica, lo spostamento dei sottoservizi, il rilascio delle autorizzazioni dimenticate… per poi non fare niente se non spendere fondi pubblici per studi di fattibilità e progettuali ben pagati e tanta campagna elettorale. Ennesima occasione persa.

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SAGRA DELLA TELLINA, IL GRANDE BLUFF DI OSTIA (CON L’IMPREVISTO)

Screenshot_2025-08-23-21-19-19-25_99c04817c0de5652397fc8b56c3b3817Sessant’anni di storia, spaghetti più o meno fumanti, spostamenti di date, maltempo e processioni marinare. Ogni anno il Borghetto dei Pescatori viene presentato come la capitale del gusto e della tradizione. Ma a dirla tutto, più che Sagra della Tellina sembra essere una fiera della delusione, un gigantesco gioco delle tre carte in cui al posto della telline rischi di trovarti gusci vuoti, qualche lupino, calamari surgelati e vino del peggior cartonato. Ma come si fa a fare una Sagra della Tellina senza le telline? Perché questa è la realtà (da almeno un decennio, purtroppo). Eppure le premesse c’erano tutte. Chi l’aveva pensata, ci ha visto lungo. Fare di una manifestazione eno-gastronomica un simbolo del litorale (tanto da essere copiata altrove) e perché no costruirci intorno tutto il resto: dalla vetrina politica al serbatoio di voti. Il primo a trasformare la tradizione popolare in business fu l’allora organizzatore Domenico Pizzuti. Tanto di palchetto allestito e via alla passerella della politica. Si alternavano assessori e presidenti di Municipio (da Paolo Orneli a Giacomo Vizzani, passando per Davide Bordoni). Perfino il prefetto Vulpiani con la commissione straordinaria credettero alla favola della tellina come “filiera corta” e “pesca sostenibile” (prima dei granchi blu). Celebre fu l’aneddoto riguardante lo stesso Pizzuti che annunciò al microfono un cambio di scaletta per l’arrivo di Alemanno. Era il 2008. Tutti a correre dietro le quinte per preparare l’accoglienza al sindaco (peraltro eletto da pochi mesi), ma quando tutti si aspettavano il Gianni primo cittadino, l’amara sorpresa: per Alemanno il buon Pizzuti intendeva Barsocchi, all’epoca presidente di Ostia in Bici (poi passato alla candidatura politica anche lui) che si presentò con la sua stuola di ciclisti reduce da una trasferta in Umbria. In origine la Sagra si teneva nella prima metà ottobre, ma il maltempo scoraggiava gli avventori, così si passò a fine settembre. Niente, la nuvoletta di Fantozzi sembrava aleggiare sulla Tellina ostiense: ancora pioggia. E così si pensò di tagliare la testa al toro e farla ad agosto. Ed eccoci qui, previsioni meteo e gaffe a parte siamo arrivati all’edizione numero 60. Gli organizzatori in pompa magna, a mò di Cetto Laqualunque, hanno annunciato alla stampa: «Telline per tutti».

Ed è proprio questo il punto: da dove spuntano i quaranta quintali di telline annunciati con si tanta enfasi? Perché chiunque conosca un minimo il mare sa che se nei giorni precedenti c’è stato mare mosso e con quelle condimeteo di telline locali non ne esce neanche mezza padellata. Sul litorale romano poi il problema è doppio: il granchio blu ha decimato i banchi naturali e i pescatori da tempo ormai denunciano difficoltà crescenti. Già in passato i pescatori della bassa Campania vennero in soccorso dei colleghi di Ostia a cui rifornirono carichi di telline per garantire il “successo” della sagra che altrimenti sarebbe stata a rischio. Peccato anche che spesso le telline finiscano subito e al loro posto arrivino i lupini, spacciati come parenti stretti. Ma è come andare ad Ariccia alla Sagra della Porchetta e trovarsi davanti una fettina di arista. O a Nemi, alla Festa della Fragola, e dover addentare more e altri frutti di bosco. Una truffa culinaria che non si osa chiamare col proprio nome. E intanto i prezzi lievitano: porzioni ridotte, qualità modesta, fritti di calamari e gamberi palesemente surgelati, bicchieri di vino con tappo che si svita. Il tutto condito con l’entusiasmo da sagra di paese, ma ai costi quasi da ristorante.

E se qualcuno pensa che le critiche siano solo invenzioni giornalistiche, basta leggere i commenti sui social. «15 euro la frittura? Me la magno al ristorante servito e riverito… dopo l’esperienza dell’anno scorso mai più!». «Ho pagato di meno al ristorante delle Dune. In linea con i prezzi tutt’altro che popolari di tutti i servizi estivi di Ostia. Ridimensionatevi!!!!!», scrive Roberto Valentini. Gianfranco D’Antoni ironizza: «Al massimo spaghetti con le valve vuote delle telline per 10 euro, non vi fate fregare da questa gente». Nino Lenokg commenta: «A trovarle le telline…», mentre Ernesta Pallotta liquida il tutto con un «Casino totale e le telline nell’immaginazione!». Infine Alessandro e Flavio Faedda rincarano la dose: «Con l’odore delle telline…». Un coro di delusione che, a leggere bene, vale più di qualsiasi recensione ufficiale
Il capitolo “istituzioni” merita da solo una menzione da sceneggiatura nella commedia italiana anni ‘80, tra Pippo Franco e Paolo Roberto Cotechiño. Lo scorso anno, dopo una cena di degustazione riservata ai politici del X Municipio, i commensali furono colti da improvvisi problemi intestinali. Qualcuno, con passo disperato, dovette correre nella pineta per alleggerirsi. Una scena tragicomica che, a raccontarla, sembra davvero un film con Alvaro Vitali. E che rievoca altre cronache poco edificanti legate alla stessa pineta, quando un politico del Municipio fu pizzicato in auto con l’amante in sosta vietata. Insomma, come dire, non è la prima volta che un politico venga trovato con le braghe calate in pineta.

Gli stand? Altra vergogna. Un insulto al borgo e alla sua memoria. Nessuna traccia di pescatori, reti, artigianato locale, cultura del mare. Solo cover per cellulari, palloncini fluorescenti, giostre da Luna Park e bancarelle di paccottiglia made in China. Il mare, le telline, la tradizione? Fantasmi sacrificati all’altare della fiera di paese.
Il programma culturale è la ciliegina sulla torta. «Intrattenimento musicale», si legge su depliant e locandine. Tradotto: balli latino-americani al grido di “Bombaaaaa”, con buona pace dei residenti. Mentre nei comuni vicini si esibiscono nomi veri – Patty Pravo a Fiumicino, Mauro Repetto a Cerveteri, Anna Pepe a Ladispoli – a Ostia regna il nulla. Nessun artista degno di nota, nessun richiamo.

Con la deliberazione di giunta 4 del 25 luglio 2017, la Sagra della Tellina ha ricevuto un riconoscimento istituzionale. Un passaggio che ha trasformato la festa del Borghetto in appuntamento «ufficiale», sancendo di fatto il salto dalla tradizione popolare alla rendita non solo politica ma anche economica. Da allora gli organizzatori legittimati da questo bollino istituzionale, vendono un evento sempre meno legato al mare e sempre più orientato agli affari.

E poi c’è il Borghetto, simbolo dei pescatori devoti a San Nicola. Oggi stretto tra speculazioni edilizie e scandali giudiziari. Qui, Barbara Mezzaroma faceva “affari” con Paolo Papagni, mediatore di interessi immobiliari per conto dell’imprenditrice romana e finito in carcere per i suoi legami con Roberto De Santis alias “Er Nasca”. Un’inchiesta che si è ferma alla «tentata estorsione», senza “compiere” l’estorsione vera a propria come si usava fare nelle operazioni che sul litorale hanno fatto scoppiare il caso “Mani Pulite” in tutta Italia. Nel frattempo, il rischio è che il borgo diventi terreno fertile per progetti immobiliari che nulla hanno a che vedere con la sua identità storica.

La Sagra della Tellina, dunque, avrebbe dovuto essere la festa del mare di Roma. Oggi assomiglia più a una sagra dell’improvvisazione e, soprattutto, del surrogato e del compromesso. Ostia meriterebbe una festa vera, legata alla sua storia e alla sua gente. Quella attuale, invece, è un grande bluff, fatto di spaghetti “insipidi” e piatti indigesti. Telline o lupini?

La casella di questo “Ostiopoli” è l’IMPREVISTO. Tira i dadi e spera che ti capiti il piatto giusto…

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SPIAGGIA DI CASTELPORZIANO: “Canis canem non est”

Screenshot_2025-08-22-12-16-40-96_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274La Capitaneria di Porto accoglie l’istanza inviata da LabUr e annulla in autotutela il 45bis per Happy Surf senza attendere l’esito del ricorso al TAR. Il Comune quindi DOVRÀ integrare i servizi del chiosco (lotto C3) presso il 4° cancello fino a nuova emissione del 45bis ad avvenuta aggiudicazione. Tutto questo accade mentre l’Assessore al Patrimonio del Comune di Roma, Tobia Zevi, afferma che tutti i servizi sono operativi forse per rispondere alla rediviva opposizione LINK.

 

Secondo Zevi il problema era nella normativa complessa di quell’area demaniale, dove l’unico ente in più è la Presidenza della Repubblica. Insomma, tutta colpa del Presidente Mattarella e non del Dipartimento Patrimonio che indice una gara solo perché gli viene bocciato il project financing in quanto la legge lo vieta. Toppano tutte le gare sul demanio marittimo e se ne vantano mentendo spudoratamente a raffica per settimane sulle testate giornalistiche compiacenti, senza rendersi conto che mentire od omettere non evita di apparire incompetenti e di nascondere fallimenti ed errori.

 

Pasticci amministrativi, turbative, controlli omessi sull’idoneità professionale prevista tassativamente dai disciplinari di gara, è la cifra della gestione dei bandi sulle spiagge del “Mare di Roma” targata Zevi/Antonucci e spacciata per “legalità e trasparenza”.

 

Cosa ci sia di legale nel non aver rispettato il Decreto del TAR – Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Quinta Ter – REG.PROV.CAU. N. 08825/2025 REG.RIC.) che ha sospeso il 16 agosto la proposta di aggiudicazione del 2/7/2025 (D.D. QC/92450/2025), dunque non solo quella del lotto C3, lo sa solo Zevi e Antonucci. Ma, si sa, canis canem non est.

 

Sic transit gloria mundi.

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IL VICOLO STRETTO DI DON “CICCIO”

Ostiololi_20250821_192710_0000Il vecchio boss che decide la partita di Ostia.

Giacca, cravatta, modi affabili e sguardo impenetrabile. Francesco D’Agati, classe 1936 è il boss della vecchia guardia di Ostia che oggi vive tra le villette basse di Nuova California e le strade che scompaiono nella pineta, dove i Fragalà restano una presenza costante. Uomo di rappresentanza di Cosa Nostra, fratello del capomandamento di Villabate, già braccio destro di Pippo Calò, D’Agati è stato per decenni considerato il garante di equilibri fragili e l’arbitro silenzioso delle guerre criminali sul litorale sud di Roma. A lui tutti hanno sempre portato “rispetto” e non solo tra i sodali di rango. C’è chi ricorda di Sabrina Fasciani, figlia di Carmine, che gli rendeva omaggio con un gesto antico e mafioso: il baciamano. Perché D’Agati non è mai stato un boss di facciata: era il “signore” che decideva la qualità della cocaina immessa sulle piazze di Ostia. Le voci di mala che si susseguono nelle strade dei quartieri raccontano di una spada custodita in casa, sulla cui lama venivano stese diverse tipologie di polvere bianca. Sarebbe stato lui personalmente a sceglierne i tagli migliori. «A Ostia monnezza non deve arrivare», era il suo mantra.

Nella geografia criminale di Ostia, D’Agati ha sempre giocato un altro campionato. Gli Spada non rientravano nelle sue orbite. Erano gli “zingari”, quelli della manovalanza. Per lui il potere era questione di rappresentanza, di eleganza e di equilibri tenuti in piedi dal sangue e dal silenzio. Non a caso, fu lui a intervenire per pacificare lo scontro tra Triassi e Fasciani, dopo la guerra per il controllo delle spiagge libere culminata nelle gambizzazioni dei fratelli siciliani. Una pax mafiosa che gli inquirenti hanno sempre indicato come «decisiva» per evitare che le forze dell’ordine azzerassero ogni affare.

Ma la droga non era l’unico business di “Don Ciccio”. Il vecchio boss sarebbe stato a capo anche di un circuito di riciclaggio attraverso attività di copertura, soprattutto ristoranti sul mare. Non era un mistero che frequentasse i migliori locali di Ostia, in alcuni dei quali il pranzo era “gentilmente offerto”. Da quelli negli stabilimenti (quelli in cui i varchi aperti e poi chiusi sarebbero stati l’ultimo dei problemi) alle locande di cucina partenopea scomparse da un giorno all’altro. Proprio sul lungomare che lui spesso frequentava, nell’estate del 2012, esplose una bomba: un messaggio che fece tremare la stagione balneare e che in questi periodi riecheggia nell’ordigno piazzato alla palestra della famiglia Di Napoli.
Il filo rosso porta dritto a Kevin Di Napoli, figlio del campione di pugilato Gianni, ex picchiatore al servizio di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. Kevin era noto per i rapporti con Marco Esposito “Barboncino” e poi con lo stesso Diabolik, ma sullo sfondo restava l’ombra lunga di D’Agati, l’uomo che aveva decretato le “paci” vere, quelle riconosciute da tutte le mafie. Rispetto a lui, Piscitelli era poco più che un parvenu.
Lo stesso Ciccio, interrogato a riguardo, liquidava il leader degli Irriducibili con una frase tagliente: «Poco cervello. Ucciso da uno straniero, segno che non contava niente».

La parabola di D’Agati si consuma nella sua Ostia, tra omaggi pubblici e timori silenziosi. Se i Fasciani si spartivano il potere con i Triassi, se gli Spada scalpitavano per salire di grado, il vecchio Ciccio resta la figura di garanzia. Lui e Michele Senese erano gli unici autorizzati a mettere ordine quando la guerra rischiava di far saltare i conti.

Ostia resta un terreno maledetto, crocevia di cocaina sudamericana, stabilimenti balneari e faide a bassa intensità. Qui le bombe, dai rimessaggi nautici alle palestre, continuano a scandire i regolamenti di conti. Eppure di Don Ciccio D’Agati: all’indomani di ogni sparatoria o attentato intimidatorio le prime pagine dei giornali sono per altri nomi, mentre lui appare quasi come un “fantasma elegante”, simbolo di un potere criminale che non ha mai lasciato davvero il mare di Roma. Una scelta che può apparire come un “Vicolo Stretto” rispetto alla grandezza della sua terra di Sicilia, ma in realtà è proprio sul mare di Roma che ora si decide la partita.

Perché a “Ostiopoli”, basta avere le carte giuste per far saltare il banco.

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PARCO DEL MARE, LA PROPAGANDA URBANISTICA DI VELOCCIA

Screenshot_2025-08-20-17-18-59-86_c0d35d5c8ea536686f7fb1c9f2f8f274Dal giorno di elezione a Sindaco di Roma di Roberto Gualtieri, l’Assessore all’Urbanistica, Maurizio VELOCCIA, ha inondato Ostia di imbarazzanti comunicati stampa, dal Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) alla realizzazione dell’ATO I-12 IBIS-Borghetto dei Pescatori (collegato a Barbara MEZZAROMA), tutti progetti rimasti al palo e che assumono sempre più, dopo 4 anni, le sembianze di una ‘propaganda urbanistica’ volta a soddisfare qualche interesse particolare e nessun interesse collettivo.

L’ultimo esempio è il faraonico e roboante progetto del “Parco del Mare”, finanziato con risorse irrisorie, 23.833.000 € PR Lazio FESR 2021-2027, i cui lavori dovrebbero finire per il quarto trimestre 2026. Si tratta dell’ennesimo ‘progetto waterfront’ che prevede “la realizzazione di un nuovo parco nel Litorale di Ostia, ottenuto attraverso la rinaturalizzazione di un lungo tratto stradale del lungomare e la ricostituzione della duna marina” (LINK).

 

Vediamo perché si tratta, anche questa volta, solo di ‘propaganda urbanistica’ da parte di Veloccia.

 

I FONDI

Il 17 dicembre 2024 il Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, e il Presidente della Regione Lazio, Francesco ROCCA, hanno firmato la convenzione per la realizzazione del Parco del Mare di Ostia DOPO che Risorse per Roma aveva già bandito (ad agosto) la gara europea per l’affidamento della progettazione. Con un video, con 52 like e 10 condivisioni, Veloccia, ad Agosto 2024, chiede “di diffondere la notizia affinché i migliori progettisti di tutto il mondo possano confrontarsi con questa sfida davvero ambiziosa”.

Rispondono 11 società. Ci aspettavamo di trovare in elenco AECOM, Gensler, Nikken Sekkei, Perkins&Will, Aedas, HDR, Woods Bagot… o, rimanendo in Italia, Renzo Piano, Lombardini 22, CMR, Mario Cicinella, One Works, Citterio-Viel… No, solo piccoli studi o realtà locali. L’unico nome un po’ conosciuto è quello di Guendalina Salimei. Insomma, la fine di quasi tutti i bandi targati Gualtieri degli ultimi 3 anni, dalle concessioni marittime, al Museo della Scienza, a Via dei Fori. Uno la domanda se la pone, ma loro no.

 

L’ITER

Con Deliberazioni di Giunta Capitolina n.226 del 26 giugno 2023 viene approvata la c.d. Strategia Territoriale “Ostia mare di Roma”, finanziata con 45 milioni di euro (fondi PR LAZIO FESR 2021-2027) avente per obiettivo quello di “rilanciare Ostia come risorsa strategica per Roma, valorizzando il mare come elemento centrale dello sviluppo urbano, economico e sociale”. Responsabile, Raffaele BARBATO, direttore del Dipartimento Pianificazione Strategica e PNRR.

 

Successivamente con Deliberazione della Giunta Capitolina n.212 del 20/06/2024 vengono prima individuati i seguenti interventi (Fig. 1)

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e poi ampliati e suddivisi in due fasi. Si noti che gli interventi 10-15 sono stati racchiusi nel c.d. Parco del Mare con aumento di spesa da 16.133.000 a 23.833.000 (Fig. 2).

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Infine, Deliberazione di Giunta Capitolina n.404 del 07/11/2024 con cui viene data autorizzazione alla firma della convenzione con la Regione Lazio riportata nella DGR 756 del 10 ottobre 2024 e che, all’articolo 7, riporta le modalità attuative degli interventi:

I progetti ammessi a finanziamento nella I° fase devono essere appaltati con stipula dei relativi contratti entro 18 mesi dalla sottoscrizione della Convenzione tra Comune Beneficiario e Autorità di Gestione

Il rispetto del termine dei 18 mesi e il raggiungimento dei risultati previsti consente di avviare il parco progetti di seconda fase.

Qualora entro 18 mesi siano stati stipulati contratti per un valore finanziario compreso tra il 70% e il 100% è possibile ottenere una proroga di 6 mesi: entro tale successiva scadenza devono essere aggiudicati (con stipula del contratto) i residui interventi, pena l’impossibilità di accedere alla seconda fase.

Alla data del 31/12/2026 devono essere inderogabilmente sottoscritti i contratti di appalto di tutti gli interventi ammessi in prima fase (lavori e forniture) pena la revoca automatica del finanziamento degli interventi non ancora avviati.

Tutti gli interventi ammessi a finanziamento – sia in prima fase che in seconda fase – devono essere conclusi entro il termine ultimo del 31/12/2028.

Dunque poiché la firma della convenzione è del 17 dicembre 2024, i 18 mesi scadono il 17 giugno 2026 (le elezioni del Sindaco di Roma avverranno tra il 15 aprile ed il 15 giugno 2027 secondo la Circolare n. 83/2024 del Ministero dell’Interno).

 

LA GARA: IL COLPACCIO DI RISORSE PER ROMA

Ancor prima della firma della Convenzione tra il Comune di Roma e la Regione Lazio, in nome dell’ “urgenza degli interventi’, Risorse per Roma (Società in house di Roma Capitale, un ‘carrozzone’ di ingegneri ed architetti che dal 1995 in pratica sostituisce la progettazione degli uffici comunali) invia al Dipartimento capitolino di Urbanistica il 7 maggio 2024 il Documento di Indirizzo alla progettazione (DIP) proponendosi come stazione appaltante. Si tratta del documento che definisce le caratteristiche, i requisiti e gli elaborati necessari per la progettazione di un intervento, in linea con il quadro esigenziale. In pratica, una “guida” (o lista della spesa) per i progettisti, in cui si dice cosa deve essere realizzato e come, prima ancora che si inizi a progettare nel dettaglio.

 

Il 21 giugno, il Dipartimento di Urbanistica, comunica il proprio nulla osta a procedere secondo l’iter proposto. Non solo. Nelle more del completamento dell’iter amministrativo e della formalizzazione dell’affidamento da parte di Roma Capitale, Risorse per Roma, il 02 agosto 2024, dispone l’indizione di una procedura aperta per l’affidamento dei servizi tecnici di ingegneria e architettura per la progettazione di fattibilità tecnico-economica (PFTE), il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e l’eventuale progettazione esecutiva (PE) per l’intervento “Parco del Mare”. Siccome è ancora in corso l’iter amministrativo volto alla stipula della Convenzione tra la Regione Lazio e il Comune di Roma Capitale – e dunque la conseguente formalizzazione dell’incarico a Risorse da parte del Comune di Roma – è stata ‘furbescamente’ inserita negli atti di gara la clausola di non assegnazione! Un capolavoro di sostituzione.

 

Come abbiamo visto alla gara hanno partecipato 11 concorrenti. L’aggiudicazione ufficiale è avvenuta con determina emessa da Risorse per Roma il 28 febbraio 2025 a favore del costituendo raggruppamento temporaneo tra ABACUS S.r.l. (mandataria) e Massarente Architettura s.r.l., MADE ASSOCIATI DI ARCH. MICHELA DE POLI E ARCH. ADRIANO MARANGON, CO.RI.P s.r.l., VDP S.r.l. e Ing. Carlo Costantini (mandanti), che ha ottenuto il punteggio più alto, pari a 98,43 (su 100!). A firmarla, l’amministratore unico di Risorse per Roma, Paolo ORNELI, già discusso Presidente del Municipio X negli anni 2000-2001 e 2006-2008 dopo una parentesi (2001 – 2006) come Consigliere Comunale e Delegato del Sindaco Veltroni al Litorale negli anni dell’operazione “Anco Marzio” seguita all’omicidio di Paolo Frau, potente boss del litorale romano, tant’è che Orneli, per il ruolo che ricopre in quegl’anni, compare nelle informative.

 

UN PROGETTO A METÀ

Dalle carte andate in gare, in sostanza, si tratta di realizzare le precedenti opere indicate dalle schede 10-15, con fine lavori fissato al quarto trimestre 2026 per un importo complessivo di euro 23.833.000 (tutti fondi PR Lazio FESR 2021-2027):

 

  • la riqualificazione del lungomare Duca degli Abruzzi, Toscanelli e piazza Ravennati
  • il Parco lineare delle Dune (da Piazzale Magellano a Piazza Cristoforo Colombo)
  • la nuova strada alternativa al lungomare (via delle Quinqueremi)
  • il nuovo ponte sul Canale dei Pescatori
  • la riqualificazione connessioni con le stazioni
  • nuovi parcheggi a raso.

 

Per i servizi professionali attinenti l’ingegneria e l’architettura della progettazione relativa all’intervento globale Parco del Mare (da sottoporre all’esame del competente Gruppo di Polizia Locale e/o del Dipartimento Mobilità e Trasporti di Roma Capitale) è stato posto a base di gara l’importo di € 1.141.465,70 calcolato in modalità tabellare sull’importo dei lavori oggetto dei servizi di progettazione della suddetta procedura di gara, pari ad euro 12.149.120,00 oltre IVA e così suddivisi:

 

  • PAESAGGIO, AMBIENTE, NATURALIZZAZIONE – importo stimato 5.880.000,00 €
  • EDILIZIA – importo stimato 300.000,00 €
  • IMPIANTI – importo stimato 200.000,00 €
  • INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’ – importo stimato 5.619.120,00 €
  • IDRAULICA – importo stimato 150.000 €

 

Numeri che non tornano con quelli precedentemente autorizzati.

 

Attenderemo dunque di conoscere cosa il raggruppamento vincitore ha progettato e consegnato a fine maggio 2025.

Tra gli altri misteri, non si capisce come abbia potuto Risorse per Roma indire una gara il 07 febbraio 2025 (importo € 238.603,70) per i servizi di verifica preventiva della progettazione del PFTE e del PE dei lavori di realizzazione dell’intervento “Parco del Mare” considerato che la determina di aggiudicazione di Paolo ORNELI è del 28 febbraio 2025, cioè successiva.

 

ALTRI DUBBI: IL “DNSH”

L’Appalto deve essere conforme al “non arrecare un danno significativo agli obiettivi ambientali”, il c.d. “Do No Significant Harm” (di seguito, “DNSH”), ai sensi dell’articolo 17 del Regolamento (UE) 2020/852.

La stazione appaltante infatti deve dare evidenza di come ha tenuto conto del principio DNSH nella specifica fase di selezione dei progetti e/o dei soggetti attuatori riportando nella check list ex ante in quale atto amministrativo (bando/avviso, decreto di assegnazione delle risorse, ecc.) sono state tenute in conto i 6 vincoli del DNSH. Non solo. Nella fase di rendicontazione intermedia delle spese di progetto, la stazione appaltante deve compilare le check list DNSH comprovando i requisiti coerenti con l’avanzamento della misura.

Ricordiamo che la certificazione DNSH viene emessa da organismi di certificazione accreditati e indipendenti che valutano la conformità dei progetti o degli investimenti ai principi ambientali stabiliti dal regolamento UE 2020/852 ed è spesso richiesta per l’accesso ai finanziamenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Di tutto questo non abbiamo trovato traccia.

 

LA VARIANTE URBANISTICA

Risultano poi contenuti e da verificare le aree soggette a variante urbanistica,

La variante infatti è dichiarata essere di soli 8.320 mq su 480.000 mq (1,7%) per le seguenti motivazioni:

  • nuova viabilità e parcheggi nel tratto tra via dei Palischermi a Piazzale C. Colombo, variante da “Sistema dei servizi e delle infrastrutture ‐ Servizi: Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale” a “Strade” per un totale di 8.126 mq
  • nuovo ponte sul Canale dei Pescatori, variante da “Acque – Fiumi e laghi” a “Strade” per un totale di 194 mq.

 

In realtà, su gran parte dell’area, vige il problema della dividente demaniale di cui già si è parlato per le aree di Ostia Levante e che comprende almeno il tratto dal piazzale C. Colombo fino al Canale dei Pescatori, su cui LabUr ha ottenuto ragione anche in sede giudiziaria. Un tema dunque da approfondire come molti altri aspetti di questo nuovo esercizio di ‘propaganda urbanistica’ sbandierato dall’Assessore Maurizio VELOCCIA.

 

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