STADIO DELLA ROMA: EQUITALIA, COMUNE E MILIONI DI IVA IN FUMO

Milioni di IVA che forse non entreranno mai all’erario. Il Comune di Roma ed Equitalia Sud che avallano la speculazione di Parnasi a Tor di Valle, confusa con lo stadio della Roma. Un copione inquietante che si recita proprio mentre il Comune di Roma di fatto è commissariato (indagini della Procura, della GdF, dei Carabinieri e del MEF) e che vede Marino affrettarsi per far votare in aula l’interesse pubblico su un milione di metri cubi costruiti intorno a uno stadio. Favoriti gli interessi di Parnasi (promotore dell’iniziativa) e delle banche interessate all’operazione (Unicredit e il gruppo francese BNP Paribas), ma non quelli dell’erario.
Questa operazione si legge all’interno del contratto di compravendita con cui Parnasi acquisisce dalla SAIS l’area di Tor di Valle, un’operazione oggetto di indagini giudiziarie per presunta bancarotta fraudolenta, ancora in corso.
In sostanza, la SAIS deve ad Equitalia 21 milioni di euro, Parnasi compra da SAIS l’area per costruire il nuovo stadio a 42 milioni di euro, includendo il debito verso Equitalia. Parnasi si impegna a pagare per conto SAIS i 21 milioni di euro dovuti ad Equitalia nel seguente modo: 600 mila euro come acconto già versato, 4.690.263,35 euro come accollo dei mutui in essere, 1.915.371,54 euro per una rata scadente il 15 luglio 2013 e ben 13.794.365,11 euro in 53 rate dal primo settembre 2013 al primo gennaio 2018.
E qui la furba operazione: Parnasi e SAIS si accordano sul fatto che Parnasi, a seguito delle fatture emesse da SAIS, non verserà l’IVA sul debito Equitalia all’erario ma alla SAIS stessa “mediante accredito dell’integrale relativa somma dovuta a titolo di IVA sul conto corrente intestato alla SAIS in essere presso il Credito Bergamasco” dell’agenzia del Torrino a Roma in via della Grande Muraglia 88. Nel caso di ritardato versamento dell’importo dell’IVA da parte di Parnasi alla SAIS, è previsto il semplice rimborso da parte di Parnasi degli interessi e delle multe richieste dall’erario alla SAIS.
Tutto molto anomalo, considerato che le norme prevedono che trascorso un anno dall’emissione delle fatture, l’IVA dovrà essere versata dalla SAIS anche se non incassata, mentre Parnasi la potrà portare in detrazione o chiederne il rimborso all’erario fin dal momento dell’emissione delle fatture, anche se non avrà corrisposto il relativo importo alla SAIS.
Si tratta di milioni di euro di IVA che andavano versati dalla SAIS all’erario alla prima denuncia IVA utile. Il problema è che non solo la SAIS è fallita ma anche che la SAIS non ha più alcuna alcuna proprietà cosicchè l’erario si può scordare i milioni di euro di IVA da incassare, mentre Parnasi avrà l’ulteriore beneficio di milioni di euro in detrazione. A rimetterci, dunque, i cittadini.
Tutta questa operazione si sta compiendo grazie all’interesse pubblico che Marino vuole dichiarare per lo stadio della Roma, un falso ideologico che verrà denunciato non appena sarà pubblicata all’albo pretorio la delibera che Marino (e Caudo, assessore all’Urbanistica) ad oggi hanno ben evitato di fare.
L’intreccio dell’atto di compravendita è complesso ma un punto è chiaro: l’operazione è possibile grazie al consenso di Equitalia Sud in quanto Parnasi ha acquistato i beni in qualità di terzo acquirente di beni ipotecati proprio a favore di Equitalia Sud. In un periodo di difficoltà della Capitale, che deve ancora approvare in Assemblea Capitolina entro dicembre il bilancio previsionale 2015-2017 per non entrare in esercizio provvisorio, alla città serviva sicuramente altro e non una nuova operazione speculativa dalle troppe ombre. Sulla Capitale ce ne sonon già abbastanza.

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