OSTIA, ENTRO IL 30 NOVEMBRE 2022 L’ASSALTO AL LUNGOMARE

IMG-20220818-WA0015Come 7 anni fa, nel 2015, come ai tempi di mafia capitale e del commissariamento del Municipio Roma X per “ingerenza della criminalità”. L’obiettivo è far indietreggiare il cemento dalle spiagge e portarlo sul lato opposto del lungomare, non solo tramite il PUA (il Piano di Utilizzazione degli Arenili) ma anche tramite il Piano della Costa, un vero strumento urbanistico (tutto ancora da redigere) che ricorda la STU di Walter VELTRONI (Società di Trasformazione Urbana) e il Waterfront di Gianni ALEMANNO, non disprezzato anche dal M5S che ha indirizzato molte delle opere in essi previste al PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Un grande affare di cui i principali attori, almeno fino al 30 novembre 2022, saranno sempre gli stessi: Nicola ZINGARETTI, presidente della Regione Lazio (a breve dimissionario per motivi elettorali) e Renato PAPAGNI, uscente presidente della Associazione Federbalneari Roma. Vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo.

IL NUOVO PRESIDENTE DEI BALNEARI
E’ ormai di dominio pubblico che Renato PAPAGNI, classe 1946, lo storico presidente dei balneari di Ostia, non rappresenta più la categoria a partire dal 3 maggio 2022 quando l’Assemblea, con 25 voti e 17 schede bianche, ha eletto come nuovo presidente Massimo MUZZARELLI, titolare dello stabilimento Sporting Beach.
Si chiude un’era? Non esattamente. Infatti Renato PAPAGNI siede ancora ai tavoli istituzionali forte della proroga concessagli dalla stessa Assemblea nella precedente riunione del 19 aprile 2022, fino al 30 Novembre 2022.

IL PIANO DELLA COSTA
Renato PAPAGNI cercherà dunque di rafforzare in questo breve periodo il suo sogno di sempre e cioè chiedere con urgenza un progetto su cui indirizzare gli investimenti e la prospettiva del turismo del litorale romano, capace di imporre l’idea del mare come naturale proseguimento dello sviluppo urbanistico (ed edilizio) di Roma Capitale.
PAPAGNI lo aveva già scritto il 18 febbraio 2015 al presidente della Regione Lazio, Nicola ZINGARETTI, invocando l’attuazione dei necessari strumenti normativi. Dunque, non solo il Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA, una sorta di regolamento delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative) ma soprattutto il Piano della Costa, il tanto atteso piano normativo e politico che attribuisce al Demanio Marittimo una valenza urbanistica. Proprio mentre si va ridisegnando la dividente demaniale, cioè la perimetrazione del Demanio Marittimo.

In realtà era stata la Regione Lazio ad istituire già nel novembre del 2013, dopo l’elezione del 12 marzo di ZINGARETTI, una Cabina di Regia del Mare per “redigere il Piano della Costa, strumento fondamentale per promuovere, anche dal punto di vista urbanistico, il recupero del litorale, risanare le parti degradate e rinnovare le imprese balneari”. Gli obiettivi del piano, contenuti nel programma elettorale di Nicola ZINGARETTI, erano orientati a migliorare la visuale e l’accessibilità del mare lungo tutta la costa: “nel secolo del cambiamento climatico, sulle coste non c’è più spazio per altro cemento e il nuovo segno urbano deve essere dettato dalla necessità di arretrare il fronte del costruito con interventi straordinari di abbattimento degli immobili abusivi e di demolizione e ricostruzione degli immobili legittimi”.
Tutto ciò doveva essere la logica conseguenza di quel mai realizzato Distretto turistico balneare istituito il 13 marzo 2013 a vantaggio del “Secondo Polo Turistico di Roma Capitale” voluto dal sindaco Gianni ALEMANNO, un accordo di programma, sottoscritto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nato con lo scopo di incentivare le attività imprenditoriali balneari, con incentivi fiscali, finanziari ed amministrativi.
Tante belle parole, non corrispondenti però alla realtà.

LA RELAZIONE DEL PREFETTO MAGNO E LA CRIMINALITA’
Il 3 novembre del 2015, mentre PAPAGNI e ZINGARETTI studiavano gli investimenti sul litorale romano, veniva desecretata e resa di pubblico accesso la relazione del Prefetto Marilisa MAGNO, depositata il 15 giugno 2015 dopo 6 mesi di accertamenti.
Un documento ispettivo che si è rivelato propedeutico all’atto del Presidente della Repubblica con il quale in data 27 agosto 2015 si è decretata la gestione straordinaria del Municipio Roma X, azzerando l’amministrazine locale per ingerenza della criminalità organizzata al suo interno. Nella relazione, si legge (pag.461 e nota 317):

Anche le recenti problematiche insorte proprio sui territorio di Ostia Lido in relazione ai cd. “varchi”, che l’Amministrazione capitolina ha inteso aprire sul lungomare di Ostia Lido, con l’abbattimento del cosiddetto lungo muro – amplificate sugli organi di stampa dalla lettera aperta scritta da Renato PAPAGNI, Presidente dell’Assobalneari, al Presidente della Regione Lazio, Nicola ZINGARETTI – è materia di attenzione da parte delle Forze di Polizia, poiché riguarda il P.U.A. (Piano di Utilizzazione degli Arenili) regionale, che prevede l’erogazione di enormi investimenti pubblici finalizzati a valorizzare il demanio marittimo lidense con la realizzazione di importanti infrastrutture, per le quali, quindi, non è possibile escludere l’interesse della criminalità organizzata.
Per completezza di informazione, si evidenzia che lo stabilimento balneare LE DUNE è sorto a seguito di una poco chiara operazione commerciale. In origine, infatti, su quel tratto di litorale ostiense sorgeva un unico stabilimento, il TIBIDABO BEACH. Il titolare della concessione era Luigi DI FILIPPO, ma lo stabilimento veniva gestito dal figlio Adriano (nato a Roma il 12.5.1956, presidente del Consiglio di Amministrazione della TIBIDABO BEACH SRL) e dal citato Renato PAPAGNI, marito della figlia.
A seguito di contrasti, i due gestori decisero di dividere l’azienda, scindendo in due la concessione e creando un nuovo stabilimento, ossia LE DUNE, realizzato con ampio ricorso a strutture di cemento armato e comprensivo di una piscina coperta, un centro benessere, una palestra, un ristorante e vari negozi. Oggi, quindi, su un’unica concessione, sempre di proprietà dell’originario titolare, sorgono 2 distinte attività gestite da autonome società. Questa duplicazione della concessione non è prevista dalla normativa vigente, che consente solo la cessione di rami d’azienda {quali il ristorante o il bar), ma non la creazione di un’altra azienda sulla stessa concessione. Di fatto, quindi, oggi Renato PAPAGNI gestisce uno degli stabilimenti più grandi e prestigiosi di Ostia senza essere titolare di alcuna concessione.
Questa circostanza, comunque, veniva a suo tempo contestata dal PAPALINI Aldo (ai sensi dell’art 45 bis del Codice della Navigazione), che, nonostante il parere contrario del direttore del X Municipio, il 10 ottobre 2012 emetteva la determinazione dirigenziale nr. 2508 per la decadenza della concessione pluriennale rilasciata alla società “A&B Esercizi Bagni Srl”, titolare degli stabilimenti balneari Le Dune e Tibidabo Beach, di Ostia Lido, gestiti, appunto, da Renato PAPAGNI e dal cognato Adriano DI FILIPPO. L’atto amministrativo in questione veniva impugnato davanti al TAR del Lazio, che sospendeva il provvedimento emesso dal Municipio di Ostia Lido a firma di PAPALINI Aldo.
Dalle intercettazioni telefoniche della Squadra Mobile di Roma, all’epoca dei fatti, relative al PAPALINI emergeva che, a seguito delle polemiche politiche scatenate dalla predetta determinazione dirigenziale, anche l’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Roma Gianni ALEMANNO intervenne nella questione e pochi giorni dopo PAPALINI Aldo veniva rimosso dall’incarico.

Per meglio intendere la preoccupazione espressa dal Prefetto, si cita il caso della demolizione dello stabilimento balneare Lido Beach di Ostia, realizzato all’inizio degli anni Cinquanta, avviata il 19 novembre 2005 a seguito dell’adozione del PUA (oggi scaduto e da approvarne una nuova versione). Al tempo, era stata stipulata una convenzione con il sistema bancario per costituire un fondo di garanzia di 40 milioni di euro utile a consentire alle imprese balneari che volevano ‘spontaneamente’ adeguare i loro impianti al PUA, ancor prima che fosse attuato. Solo la demolizione e ricostruzione del Lido Beach, 17 anni fa, costò 5 milioni di euro. A quel tempo (febbraio 2005), con lo stesso metodo, era stato demolito un altro stabilimento, il MAREBLU, realizzando al suo posto il FABER VILLAGE, per molti definito il più moderno stabilimento di Ostia, poi caduto nelle mani del clan mafioso dei FASCIANI e oggi definitivamente confiscato.

LA CONCESSIONE INTESTATA A RENATO PAPAGNI
Per meglio comprendere la questione relativa a Renato PAPAGNI, citata dal Prefetto Marilisa MAGNO, occorre riportare la nota storica presente sul sito dello stabilimento balneare Tibidabo:

Costruito nel 1935 con il nome REX. Durante la seconda guerra mondiale è gravemente danneggiato dagli eventi bellici, viene ristrutturato nel 1946 e ribattezzato MEDITERRANEO. Nel 1968 con Luigi DI FILIPPO ed altri due soci nasce il Tibidabo. Si arriva così al 2001, lo stabilimento viene diviso in due parti

Così, nel 2001, di fatto, la famiglia DI FILIPPO mantenne la gestione con Adriano (scomparso il 26 dicembre 2020) della ‘parte’ con il nome storico (TIBIDABO), mentre l’altra ‘parte’ divenne a tutti gli effetti un nuovo stabilimento chiamato LE DUNE di Renato PAPAGNI, marito di Ileana, figlia di Luigi DI FILIPPO. Quindi con l’Atto Formale n.2 prot.21606 del 26 febbraio 2003 il Comune di Roma rilasciava unica concessione demaniale marittima avente durata di 25 anni ma con due stabilimenti distinti ivi insistenti, in violazione dell’art.45 bis del Codice della Navigazione, così come sostenuto nella relazione del 2015 del Prefetto MAGNO.
Una questione che ancora non è stata ben chiarita in quanto a suo tempo risolta non solo con l’allontanamento di PAPALINI ma soprattutto con la Determinazione Dirigenziale n. 870 dell’11 aprile 2013, con la quale vennero annullati i provvedimenti; presi da PAPALINI, con i quali si rigettava la scissione della concessione originaria del 2003 dichiarandone la decadenza.
Considerato che il TAR Lazio non ha mai espresso una sentenza a riguardo, dichiarando ‘perento’ il ricorso proprio per l’intervento politico-amministrativo sopra descritto, sarebbe indispensabile capire se, da un punto di vista giuridico, la concessione demaniale dello storico presidente dei balneari possa considerarsi valida.

L’atto formale 2/2003 era intestato alla A.E.B. ESERCIZI BAGNI SRL, costituita il 20 maggio 1936 e poi reiscritta nella sezione ordinaria del registro imprese il 19 febbraio 1996, avente per amministratori costituenti Paolo PAPAGNI (fratello di Renato) e Adriano DI FILIPPO.
Renato PAPAGNI è stato nominato amministratore della società solo il 4 marzo 2014 assieme ad Adriano DI FILIPPO subentrando a Luigi DI FILIPPO e Cosetta BORETTI che il 18 giugno 1996 erano subentrati a loro volta ai primi due amministratori costituenti.
In questo modo, avvenuta la scissione della concessione demaniale 2/2003 in altre due concessioni (la 6/2014 per lo stabilimento TIBIDABO della SOC. TIBIDABO BEACH S.R.L. di Adriano DI FILIPPO e la 5/2014 per lo stabilimento LE DUNE della A.E.B. ESERCIZI BAGNI SRL di Renato PAPAGNI), queste hanno ereditato la scadenza al 2028 in virtù del precedente atto formale 2/2003 evitando la normale scadenza prevista per legge.
Renato PAPAGNI è dunque stato presidente dei balneari dal 1999 al 2014 senza essere un concessionario. Questo, per quanto risulta da atti pubblici.

QUALE SCENARIO
Mentre si deve ancora redigere il decreto attuativo per i balneari all’interno della legge sulla concorrenza che segnerà un percorso di normalizzazione europea, mentre si inizia a discutere del PUA in Campidoglio, mentre la Regione Lazio si appresta all’addio di Zingaretti e alle prossime elezioni nel 2023, mentre il Municipio Roma X restituisce le deleghe sul Demanio Marittimo a Roma Capitale, assistiamo a una pervicace resistenza di Renato PAPAGNI nel mantenere un ruolo dominante sulla decisione dello sviluppo turistico e urbanistico di Ostia al fine di ridisegnare tutto il lungomare romano con la partecipazione del PD. A fianco di Nicola ZINGARETTI (prossimo candidato al Senato) si prepara infatti anche Enrico GASBARRA, uomo di ZINGARETTI e suo certo successore in Regione Lazio, sfiorato dall’inchiesta mafia capitale in quanto mèntore di Andrea TASSONE, presidente del Municipio Roma X condannato invece a 5 anni e interdetto dai pubblici uffici.
Ricordiamo che GASBARRA, vice sindaco con delega al turismo nel 2001 nella giunta VELTRONI, come capogruppo del Partito Popolare Italiano in Regione Lazio, era stato il promotore nel 2000 del Casinò ad Ostia, da realizzarsi presso l’allora costruendo porto turistico, finito anch’esso di recente nel tritacarne giudiziario.
Insomma, era il 2015, ma sembra oggi

 

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.