MUNICIPIO X, COCCINIGLIA A CASTEL FUSANO: AI RAGGI X BANDI E APPALTI PER LA RIMOZIONE DEI TRONCHI

alberi castelfusanoIl Decreto del Ministero delle Politiche Forestali del 3 giugno 2021 dispone le misure fitosanitarie di emergenza da adottare a livello nazionale per contrastare la diffusione della c.d. Cocciniglia Tartaruga (Toumeyella parviconis), il parassita che sta facendo strage di pini. Si legge all’ART.4: “è fatto  obbligo a chiunque  viene a conoscenza della presenza effettiva o sospetta del parassita Toumeyella parviconis di dare immediata comunicazione al Servizio Fitosanitario Regionale, anche attraverso l’applicazione mobile MORGANA (Monitoraggio ORGanismi Nocivi in Agricoltura), del Servizio Fitosanitario Nazionale”.  Sulla base delle segnalazioni ricevute, il competente Servizio Fitosanitario Regionale istituisce sia la “zona infestata” sia “la zona cuscinetto”, zone che vengono comunicate “senza indugio” al Servizio Fitosanitario Nazionale, informando anche la cittadinanza e gli operatori, indicando le relative procedure stringenti per l’eradicazione e il contenimento della zona infestata. 

Tutto questo non sta accadendo all’interno del Comune di Roma e specialmente all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, parte del Municipio Roma X, che include la pineta di Castel Fusano e che confina con le immense pinete della Tenuta Presidenziale di Castel Porziano: i tronchi dei pini abbattuti girano liberamente per il territorio infestando altre aree e causando la morte di altre decine di migliaia di pini.

Neppure l’applicativo MORGANA, citato nel decreto, funziona correttamente. Ad oggi l’unica mappa disponibile, relativa alla diffusione della cocciniglia nel Comune di Roma, è quella allegata alla Determinazione Dirigenziale della Regione Lazio n.G11997 del 13 settembre 2022, in cui è stata dipinta (non usiamo altro termine) tutta di rosso (perché zona infetta) l’area di Roma Metropolitana e gran parte della Provincia di Roma. La Regione Lazio si è limitata ad elencare alcuni Comuni come aree buffer (cioè cuscinetto) in azzurro, fornendo indicazioni superficiali circa le sostanze attive da impiegare per contrastare il parassita.

In realtà si dovrebbero applicare gli ARTT. 6 e 7 del Decreto Ministeriale, che regolano la movimentazione del materiale ligneo infetto (compreso il trasporto verso siti autorizzati), ma nel Municipio Roma X di fatto ciò non avviene e la legna e il cippato, cioè il materiale ligneo ridotto a scaglie, viaggiano indisturbati, senza alcun controllo, diffondendo il parassita anche lungo le alberature stradali e determinando di fatto la strage delle pinete e dei pini urbani.

Possiamo affermare, senza temere smentita, che esiste una tacita intesa tra le varie amministrazioni preposte alla tutela del verde, su cui il Municipio Roma X ha una precisa delega, a perdere tutti i pini e a fare della legna infetta un business milionario. A vantaggio di chi? Non certo della collettività.

Per questa ragione LabUr, anche a seguito di quanto sta accadendo all’interno della Tenuta Presidenziale di Castel Porziano (LINK 1 e LINK 2), ha presentato richiesta di Accesso Civico alla Regione Lazio per conoscere i risultati delle indagini ad oggi trasmesse al Servizio Fitosanitario Nazionale, le aree delimitate, le misure fitosanitarie di eradicazione e contenimento, le misure fitosanitarie di contenimento del parassita autorizzate, le azioni di informazione e comunicazione agli operatori interessati e alla cittadinanza.

Infine, ci domandiamo con che coraggio la Giunta del Municipio Roma X, con delibera n.33 del 24 ottobre 2022 relativa alla Valenza Turistica territoriale (strumento per definire l’importo dei canoni delle concessioni demaniali marittime), abbia potuto innalzare Ostia alla classe A, cioè la più alta. Il punteggio massimo determinato ha tenuto in considerazione la presenza proprio delle aree protette della Riserva che però, neanche un mese prima, la Regione Lazio aveva considerato infette perché colpite da un palese abbandono amministrativo, che coinvolge anche il Corpo Forestale di Castel Porziano e il locale distaccamento dei Carabinieri Forestali dentro la pineta di Castel Fusano.

Preoccupa pertanto che, in questo clima di negligenza, neppure sia considerato all’interno degli affidamenti per lo smaltimento dei pini infetti, il protocollo di intesa datato 21 luglio 2014 tra la Prefettura di Roma e il Comune di Roma voluto “ai fini della prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture” che, ironia della sorte, fu firmato da Giovanni ALEMANNO ed il Prefetto Giuseppe PECORARO, proprio all’indomani dello scoppio di Mafia Capitale e delle rivelazioni sulle infiltrazioni criminali nel settore del verde pubblico.

A conferma di quanto sopra, riportiamo l’intero testo dell’articolo comparso oggi su Il Messaggero – ed. Ostia a firma del giornalista Mirko POLISANO

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Screenshot 2023-03-02 11.53.37«Ora una mappatura delle aree più colpite»

LE POTATURE E I TAGLI EFFETTUATI NON HANNO OTTENUTO L’AUTORIZZAZIONE DALLA COMMISSIONE RISERVA DEL LITORALE

mirko.polisano@ilmessaggero.it

Giovedì 2 Marzo 2023

OSTIA

Sulla carta dovrebbero essere aree verdi protette, ma in realtà si sta consumando una vera strage per Castel Fusano e Castel Porziano. Sono migliaia i pini abbattuti e lasciati abbandonati all’interno delle pregiate zone boschive. Si tratta di alberature che – stando all’esame degli esperti – risultavano malati e affetti da “toumeyella parvicornis”, la più nota “cocciniglia tartaruga” ma questi interventi, autorizzati dagli uffici di Comune e X Municipio, non avrebbero ottenuto l’ok della commissione Riserva del Litorale Romano. E per questo, ora, associazioni e volontari che hanno a cuore le sorti del polmone verde della Capitale hanno inoltrato esposti e richieste di accesso agli atti per avere chiarimenti in base a quello che sta accadendo ai pini marittimi di Ostia e dintorni.

I FATTI

Il problema principale riguarderebbe proprio lo smaltimento dei fusti che restano abbandonati nel bosco. Essendo malati e, dunque, portatoti del parassita killer potrebbero aumentare il rischio di contagio dell’epidemia da cocciniglia se non vengono rimossi e smaltiti immediatamente. Una corsa contro il tempo, su cui aziende e società ora fanno a gara per accaparrarsi appalti e bandi su cui le istituzioni sono già al lavoro. E come su tutto ciò che riguarda verde e avvisi pubblici, l’allarme “business della legna” è in agguato. «In moltissime regioni d’Italia – spiegano i cittadini – si continuano a tagliare boschi per bruciare migliaia di tonnellate nelle centrali a biomasse che producono energia elettrica mentre si raccomanda di piantare alberi per arrestare il riscaldamento del clima. Si tratta per altro di tecnologia che per la scienza tutto è tranne che pulita, ma che rientra nella tassonomia verde Ue. Infatti il legno che viene “cippato” (legna ridotta in scaglie, ndr) e poi bruciato in centrale è ritenuto energia rinnovabile dalla Commissione Europea perché gli alberi hanno il potere di crescere di continuo e di rinnovarsi, ma i tempi di crescita di un albero non sono compatibili con le quantità necessarie per tenere accesa una centrale elettrica. Le biomasse legnose ricevono degli incentivi economici  in quanto fonti rinnovabili e senza questi incentivi non verrebbero utilizzate perché non economicamente convenienti. Tecnicamente si parla di utilizzo di “scarti derivanti manutenzione boschiva”. È uno dei crimini ambientali che paga di più».

GLI AFFARI

La produzione energetica da biomasse ricavate dai tagli boschivi prevede investimenti di poco conto e grandi ricavi: un business, insomma, che inizia a far gola a molti. «Nonostante ciò si insiste con incentivi pubblici in favore di una vera e propria sciagura ambientale spesso unita a una sciagura della legalità», concludono i cittadini. Il Municipio X è stato colpito pesantemente dall’emergenza cocciniglia: a parte la Pineta di Castel Fusano, si ricorda l’abbattimento di oltre 400 pini per la realizzazione di un camping e il caso di viale di Castel Porziano 409 pini a rischio. A questo, si aggiunge l’abbattimento di 27mila pini nel polmone verde della Capitale, la tenuta Presidenziale di Castel Porziano, e altri 400 di viale di Castel Fusano. Si tratta di una prima tranche, perché i pini sono quasi tutti ammalati. La classificazione e omologazione degli alberi che fu fatta circa dieci anni fa ed è ampiamente scaduta, considerato che aveva una validità di sei mesi. A completare il quadro, poi, la circostanza che nel Municipio X quasi tutti gli appalti sul verde siano in mano a una società, molto vicina agli ambienti politici di una delle passate amministrazioni.

Mirko Polisano

 

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