Ieri si è tenuta l’audizione di LabUr – Laboratorio di Urbanistica presso la Commissione di Riserva Naturale Statale Litorale Romano, presieduta dal Presidente Dr. Romeo De Angelis, sul tema di Capocotta.
In allegato il documento consegnato (LINK).
Un passaggio che LabUr ha ritenuto obbligato per rispetto istituzionale prima di depositare tutta la documentazione sulla regolarità urbanistica e amministrativa in Procura.
Dopo anni di disinteresse totale su Capocotta, questo avrebbe dovuto essere l’anno della svolta. I bandi relativi ai chioschi di Capocotta erano già stati contestati dalla Commissione di Riserva per non aver messo in primo piano la protezione dunale e ambientale. Il Comune di Roma, ente gestore, ha fatto delle scelte in autonomia puntando tutto sulla gestione della spiaggia di Capocotta. Dunque nei prossimi 12 anni non avremo più dei presidi di tutela bensì degli ‘stabilimenti balneari’ senza concessione marittima.
Tre i punti più critici:
1) L’assenza di una perimetrazione georeferenziata della Riserva (linea SID).
2) Stravolgimento della destinazione d’uso dei chioschi.
3) La titolarità dei chioschi e dei lotti in cui insistono.
1) Dopo tanti anni, e solo a seguito della richiesta di LabUr, si è avuta una risposta relativa al posizionamento dei chioschi di Capocotta che non si troverebbero su Demanio Marittimo bensì in area di Riserva. Nei bandi però non compare la linea SID. A nostra precisa richiesta alla Capitaneria di Porto dove fosse posizionata la linea SID, abbiamo ricevuto come risposta che gli spostamenti che avevamo rilevato potrebbero errori cartografici e che di fatto la linea non è stata ancora georeferenziata, per cui si naviga a vista. Non si tratta di un problema irrilevante: è fondamentale infatti sapere di chi è cosa e a chi sono in capo le competenze.
2) Il Comune di Roma, sotto la guida del Sindaco Roberto Gualtieri, che ha gridato in pompa magna al ripristino della legalità sul mare di Roma, ha mascherato la funzione dei chioschi per poter gestire la spiaggia di Capocotta trasformandoli appunto da presidi dunali in veri e propri ‘stabilimenti balneari’, dunque aperti solo nella stagione estiva e chiusi tutto il resto dell’anno. Dovrebbero essere un presidio di difesa di un’area di Riserva di tipo 1, dunque a massima tutela, e invece là dove non è consentito nemmeno accendere un falò abbiamo ristoranti, noleggio di ombrelloni e lettini e serate danzanti. Si innesta così anche un problema amministrativo: il Comune dichiara di non aver ricevuto alcuna richiesta di autorizzazione nella scorsa stagione balneare, eppure chiunque ha potuto verificare che ad es. il noleggio di ombrelloni e lettini è avvenuto quotidianamente, così come le serate danzanti. Nessun controllo è avvenuto su quanto accadeva a Capocotta e la ragione è semplice: se non viene definita con certezza la dividente demaniale la Capitaneria di Porto non può intervenire in area di Riserva così come il Comune di Roma non può intervenire su area demaniale marittima, però dà il suo nulla osta ai chioschi affinché possano esercitare attività (che però si svolgono su Demanio Marittimo) deresponsabilizzandosi con la formula di dotarsi di “tutte le autorizzazioni necessarie”. Questo favorisce ovviamente infiltrazioni di attività illecite come avvenuto negli ultimi 20 anni.
3) Circa la titolarità dei chioschi e dei lotti in cui insistono, il Dipartimento Patrimonio del Comune di Roma ha confermato che i chioschi, senza titolo edilizio, non sono inventariati e i lotti su cui insistono non sono sempre del Comune. Ad es. la particella 42 del foglio 1146. Dunque è sconfessata la proprietà degli stessi dichiarata dal Dipartimento Ambiente del Comune di Roma.
IL CASO
Un caso emblematico è quello del chiosco denominato con la lettera A, conosciuto come “ex Dar Zagaja”.
A gennaio abbiamo filmato lo storico chiosco completamente abbandonato, a riprova che lo stesso non svolgeva attività di presidio dunale. C’erano stati piccoli atti vandalici. Passa poco tempo e il Dipartimento Ambiente scrive che gli atti vandalici lo hanno “ridotto in rovine”, per cui andava demolito e ricostruito ‘più grande e più bello di pria’ e, guarda caso, spostandolo leggermente. È evidente che se in estate il chiosco (di cui il Comune rivendica la proprietà) non viene vandalizzato perché presidiato, in inverno viene vandalizzato perché abbandonato, dunque i chioschi non svolgono attività di presidio dunale tutto l’anno, bensì un’attività turistico/balneare senza concessione marittima.
Per altro non si sa nemmeno se questi chioschi, di fatto stabilimenti balneari, abbiano tutte le autorizzazioni complementari (SCIA per il noleggio, ASL, allacci in fogna, smaltimento olii esausti ecc.). Ricordiamo che è a tutti noto che a Capocotta spesso le fogne erano a dispersione e che si sono tenute notti danzanti incompatibili con una area di Riserva di tipo 1 a massima protezione e che si assiste addirittura al pre posizionamento di ombrelloni e lettini. Quest’anno non si sa nemmeno se sarà fornito il servizio di salvataggio da parte del Comune di Roma.
Infine, a riprova che l’ente gestore non gestisca l’area di Riserva bensì la usa per offrire servizi di balneazione, avremo ben 3 chioschi in costruzione (A, C ed E): chi tutelerà 1.500m lineari di dune nel mentre?
Non si può lasciare la tutela dunale al buon cuore dei gestori dei chioschi a cui il Comune di Roma demanda solo la gestione della spiaggia del più bel tratto del Litorale della Capitale d’Italia.