XIII Municipio: il verde è al verde

XIII Municipio, 23 Giugno 2009 – Per fortuna che ancora esistono società di costruzioni ‘serie’. Ci riferiamo alla SPQR 2000T, edificatrice della convenzione Parco di Plinio all’Infernetto, più volte da noi contrastata per l’acquedotto romano ivi ritrovato ed il taglio delle querce. Grazie a Giuseppe Belli abbiamo avuto, dopo mesi e mesi, la risposta che cercavamo e cioè che i tagli delle querce realizzati per le lavorazioni di cantiere saranno integrati dalla piantumazione (in aree pubbliche del comparto) di 12 Quercus Ilex, meglio conosciuto come Leccio. Avremmo preferito conservare il patrimonio arboreo esistente ma le opere di urbanizzazione comandate dai Dipartimenti del Comune di Roma ne hanno imposto l’abbattimento. Noi non siamo d’accordo su questa scelta ma non è certo responsabilità della ditta costruttrice che anzi a brevissimo partirà con i lavori di un parco pubblico su Via Salorno. Lotteremo affinchè queste nuove querce non vengano, una volta piantate, abbandonate a se stesse. Vogliamo che crescano rigogliose come le sorelle abbattute, integrando quel patrimonio boschivo in via di estinzione nel nostro territorio. Gli alberi sono di tutti e non esiste proprietà privata che se ne possa impadronire. Purtroppo il nostro Municipio (unico a Roma), che ha delega per l’individuazione, progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione delle aree a verde, è messo malissimo. Alcuni esempi. I pini tagliati su Via di Castelporziano non sono stati sostituiti da nuovi alberi perché il Municipio dice che non ha soldi. Falso. Il problema è che davano ‘fastidio’ ai frontisti (non a caso i tagli si concentrano su particolari punti del viale). Un Pinus Pinea alto 3 metri e con 30 cm di circonferenza costa 100 euro: non si riesce a risparmiare tra tanti sprechi 2.000 euro per ripiantarli ? Ma come, si sponsorizzano le aree verdi e non c’è nessun vivaio pronto ad offrirsi ? Gli alberi sono un elemento urbanistico (come le piante, per l’arredo urbano) spesso e volentieri dimenticato. Ne è un caso l’aiuola spartitraffico sul Lungomare Caio Duilio di Ostia, da mesi senza più irrigazione perché ad uso del famigerato cantiere del Polo Natatorio (a proposito, proprio in questi giorni, con un tubo esterno su via delle Quinqueremi, stile ‘piscina gonfiabile’, è stata riempita la piscina scoperta per il collaudo, usando proprio l’acqua per l’irrigazione del verde).

Non ci dimentichiamo dei pini di Via Micali, a Stagni, abbattuti perché di fronte all’entrata del cantiere (non si poteva spostarla un po’ più in la ?). Senza parlare degli incendi della Pineta di Castelfusano, devastata tempo fa anche dalle ruspe destinate ad abbattere nella boscaglia le baracche degli extra-comunitari. Ma il peggio lo abbiamo visto nella terribile confusione di Via dei Misenati con il taglio dei platani. Decine di alberi di alto fusto, in ottime condizioni, che da sempre caratterizzano l’arredo urbano del centro di Ostia, cancellati per la sola volontà di alcuni ‘padroncini del quartierino’. In termini urbanistici, come devono essere rispettati i colori degli edifici, anche le essenze arboree devono essere tutelate per preservare l’originario progetto di sistemazione del centro storico di Ostia. Aggiungiamo che il platano, che può vivere fino a 500 anni, è non solo il più facile da coltivare tra i grandi alberi da ombra, ma  forse è il migliore da piantare lungo i viali cittadini per la sua grande resistenza all’inquinamento atmosferico. Eppure sono state preferite ai platani prima le palmette e poi i prunus, che non c’entrano nulla né in termini di alberatura né in termini di arredo urbano. E pensare che i ‘Misenati’ erano i marinai di stanza a Capo Miseno, utilizzati per fare ombra durante gli spettacoli del Colosseo muovendo l’enorme velario che copriva l’anfiteatro. Crediamo che, dopo il taglio dei platani, si stiano rivoltando tutti nelle proprie tombe. Il verde di questo Municipio è proprio al verde…

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Il Presidente
dr.Ing. Andrea Schiavone

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