L’ampliamento del Porto Turistico di Ostia e l’irresponsabilità della classe politica tutta


Il Porto di Ostia è in area a rischio esondazione, ma da giovedì in poi ogni seduta dell’Assemblea Capitolina sarà buona per votarne l’ampliamento: altri 611 posti barca, 656 posti auto e un molo di 2,5 km che ostacolerà, alla foce, il normale deflusso a mare del Tevere.
Tutto lo schieramento politico vuole l’ampliamento, anche le forze ambientaliste, che avranno in gestione le aree di interesse naturale dietro il porto. Così come il PD XIII visto che oggi firma un documento per dichiararsi favorevole al nuovo progetto, malgrado abbia votato contro in aula municipale, con l’astensione di due popolari. In questa partita gioca un ruolo strategico l’UDC, che ha come proprio coordinatore municipale, l’ex Assessore ai LL.PP del PD XIII, nonché direttore tecnico dei lavori del porto.
E i cittadini ? Il porto non ha mai recato realmente dei vantaggi alla comunità dal 2001, anno della sua costruzione, soprattutto agli abitanti dell’Idroscalo che vivono alle sue spalle. Infatti l’Autorità di Bacino del fiume Tevere (ABT, prot. n.371/C del 7 novembre 2009) ha chiesto di verificare se l’ampliamento del Porto peggiori il livello di criticità cui sono sottoposte le abitazioni dell’Idroscalo. In caso affermativo, sempre l’ABT, ha richiesto di assumere “procedure delocalizzative della stessa zona complessiva dell’Idroscalo di Ostia”.
Alemanno ha recentemente dichiarato che nei 133 obiettivi di fine mandato, è stato fissato entro il 2012 “la demolizione degli insediamenti abusivi” dell’Idroscalo e la cantierizzazione dell’ampliamento del Porto turistico di Ostia. Su queste dichiarazioni il silenzio di tutta l’opposizione, che si dichiara favorevole non solo al Porto ma anche al Parco dell’Idroscalo e agli alberghi che lì sorgeranno dopo le demolizioni. Dove andranno i residenti non si sa, forse perché considerato un mero dettaglio, anche da parte di partiti che in questi giorni mettono manifesti su iniziative “Contro i tagli di Alemanno. Le buone politiche sociali per Roma”.
Deduciamo quindi che nessuno abbia letto quanto scritto nella relazione R10 “Analisi di fattibilità idraulica” inclusa nel progetto di ampliamento del Porto, che garantirebbe la salvezza dell’Idroscalo se il porto, l’ABT e il Comune facessero le opere previste di difesa idraulica, in cantiere da anni, piuttosto che pensare a nuovi posti barca per un investimento di 80 milioni di euro.

Infatti il rischio idraulico dell’area dell’Idroscalo si presenta se, e solo se, all’arrivo della piena di riferimento del Tevere (quella devastante, stimata ogni 200 anni) sia già stato realizzato il manufatto ripartitore di Capo due Rami, punto in cui il Tevere si biforca nel Canale di Fiumicino e nel ramo di Fiumara Grande, alla cui foce sorge il Porto e l’Idroscalo. Il ripartitore (progetto TE19) è in pratica un sistema di paratoie sommerso che si alzerebbe, all’arrivo della piena, sbarrando il Canale di Fiumicino e deviando tutta l’acqua del Tevere sul ramo di Fiumara Grande (fino a 500 mc/sec). Il progetto è fermo nei cassetti dal 2003, il costo previsto a quel tempo era di 25 milioni di euro e serviva per mettere in sicurezza idraulica l’Isola Sacra e Fiumicino, ma non Ostia che in caso di piena si allagherebbe fino alla stazione Lido Centro, perché manca, dal 2001, il completamento dell’argine del Tevere sulla sponda sinistra. Quindi come si fa ad autorizzare l’ampliamento del Porto e a chiedere di ‘delocalizzare’ l’Idroscalo se la piena, il ripartitore e l’argine in sponda sinistra non ci sono? Con la situazione attuale e peggio ancora con l’ampliamento, se arrivasse la piena, quella devastante, non si allagherebbe l’Idroscalo ma mezza Ostia e tutta Fiumicino, dove il fiume esonderebbe in maniera naturale.

Non solo, ma tutti sanno che l’attuale Porto di Ostia è in area a rischio esondazione, seppure la Regione Lazio (ARDIS, prot.9346 del 17.01.2006) e l’ABT (prot.899/E del 22.03.2006) abbiano rilasciato il nulla osta idraulico. Basta percorrere Via dell’Idroscalo verso la foce e notare i varchi esistenti nel terrapieno sul lato sinistro della strada, in area gestita dalla LIPU. Quei varchi servono perché se esondasse il Tevere, tutta l’area della LIPU deve diventare un’enorme vasca di contenimento, salvando in realtà solo alcune zone dell Porto. Nel caso invece della piena di riferimento i danni sarebbero maggiori e non basterebbero questi varchi, tanto che il muro in cemento armato che costeggia il porto si dovrebbe rialzare in alcuni punti fino a 4,60 metri e la restante parte a 3,50 metri, lavori che non sono mai stati eseguiti. Infine, con l’ampliamento del Porto e in assenza di un adeguato argine in zona Tor San Michele, neppure il rialzamento del muro, alle quote sopra riportate, risolverebbe il problema.

In conclusione, il rischio idraulico è solo probabile e comunque nessun intervento viene fatto per mettere in sicurezza Ostia, tantomeno l’Idroscalo. L’unica opera nuova che viene prevista da progetto, e che dovrà essere autorizzata dall’ABT, è quella di recapito a mare (come indicato nello schema) che avrebbe un significato se e solo se fossero realizzate tutte le altre opere ad oggi ancora non eseguite.

Dunque, mentre l’ABT, ente competente in materia, sostiene l’ipotesi di un rischio idraulico, la classe politica tutta non porta a compimento le opere previste dal 2001, ma autorizzerà, in zona a rischio, un ampliamento del Porto che aumenta la criticità del rischio, senza neppure tenere conto di chi vi abita e quali politiche sociali si devono prendere prima degli affari.

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