INFERNETTO: REAL ESTASTE TARGATO MELONI. IL RUOLO DEI FACILITATORI LOCALI CON LA PASSIONE PER IL GELATO

GELATOEsce il libro “Meloni segreta” del giornalista d’inchiesta Andrea Palladino (Ed. Ponte alle Grazie). Diversi capitoli sono dedicati al business della famiglia del Presidente del Consiglio. Tra questi, una nota vicenda che abbiamo trattato solo noi nel 2012, quella del Centro Commerciale Esselunga all’Infernetto (LINK). Come sempre è una questione di tempo. Prima o poi, la verità viene a galla.
Il progetto è tornato in auge appena si è insediata la nuova amministrazione targata PD, Sindaco Roberto Gualtieri. Da parte dell’Assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, e del Presidente del Municipio X, Mario Falconi (che si è tenuto anche la delega all’Urbanistica, materia di cui non si parla ovviamente più) nessuna trasparenza amministrativa o condivisione con il territorio. Intanto, sottotraccia, procedono le edificazioni senza sosta in un quartiere con un carico urbanistico non accettabile, tra compensazioni, piani di zona, densificazioni, toponimi, cambi di destinazione d’uso ecc. Quello che possiamo aggiungere all’ottimo lavoro di Andrea Palladino, che ha intuito la portata della nostra denuncia, è rimarcare la figura dei c.d. ‘facilitatori’, che sembrano scomparsi, ma che invece continuano a svolgere questo ruolo. In particolare, nella vicenda del centro commerciale Esselunga, il ‘facilitatore’ è stato infatti l’Ing. Renato Papagni, tutt’oggi coinvolto in importanti progetti, guarda caso molto simili, non solo all’Infernetto. Renato Papagni è amico del Presidente Mario Falconi. Da lui si è svolto il famoso pranzo del c.d. ‘patto dello scoglio’.

Nel 2012 ci aveva insospettito la regolarità del subentro come proponente di Esselunga SpA della Lazio Consulting srl (con passaggi in Lussemburgo e tracce nei Panama Papers) in cui era impiegata Anna Paratore, la madre di Giorgia Meloni. La società nasce dallo ‘squagliamento’ della società “Compagnia del gelato”, con sede nella centralissima e prestigiosa via Barberini, nel cuore della capitale, al civico 116. È uno dei palazzi più rinomati della zona, sede di fondazioni, holding e società importanti. La società si occuperà della «produzione e commercializzazione di gelati, di prodotti alimentari e bevande, alcoliche ed analcoliche». In altre parole, un’attività come altre. Un certo Geom. Raffaele Matano versa il 55% delle quote, Giuseppe Statuto, imprenditore della Provincia di Caserta, il 40% e Anna Paratore il 5%. La Paratore è ragioniera, con un passato di successo nella scrittura di romanzi rosa, gli altri soci e l’amministratore sono o diventeranno noti immobiliaristi, specializzati nella gestione di Real Estate. Indebitati per 118MLN, senza alcuna esperienza in gelati (i gelati ad Ostia sono sempre stati un business, anche per la famiglia Papagni) inizia un vorticoso cambio dei soci e di nome e si trasforma in «Lazio Consulting». L’assetto societario diventa in buona parte oscuro: il 21 dicembre 2000 il 90% delle quote passano alla D&A Financial Partners (che poi cambierà nome in MR Partners), il 10% ad Anna Paratore, mentre Raffaele Matano rimane a gestire il tutto come amministratore delegato. La D&A a sua volta il 22 dicembre cambia completamente assetto societario, i soci originari cedono il 99,5% delle proprie azioni alla fiduciaria Amphora e lo 0,5% ad Anna Paratore. Dunque, abbiamo due nomi che sono una costante, quelli di Anna Paratore e Raffaele Matano, mentre la reale identità del socio di maggioranza è rappresentata da una società fiduciaria. Matano nel 2008 viene sospeso dall’ordine dei geometri di Viterbo per un provvedimento disciplinare mai rivelato. Nel 2004 viene coinvolto in una storia giudiziaria complessa, con al centro la società «Gruppo romano immobiliare». Alla fine delle indagini, condotte dalla DIA di Roma, il GIP lo rinvia a giudizio insieme all’immobiliarista catanese Fabio Calì, con l’accusa di aver ottenuto un finanziamento da un istituto bancario senza le necessarie garanzie. Alla fine, verranno prosciolti, per intervenuta prescrizione, da tutte le accuse. Sentenza a cui le difese, come indicato nelle carte, non si oppongono. Il precedente nome della società coinvolta nelle indagini, «Gruppo romano immobiliare», era «Lazio Consulting holding SPA». Omonimia? No. La società gemella della ex Compagnia del gelato era stata costituita nel 2001 con un assetto proprietario praticamente identico a quello della Lazio Consulting SRL: la maggioranza delle quote, 4975 azioni, in mano alla MR Partners e una piccola quota di minoranza, 25 azioni, detenute da Anna Paratore. Il nome della madre di Giorgia Meloni poi uscirà un anno dopo, alla fine dell’aprile 2002, cedendo le quote al commercialista Carlo Stella. I rapporti tra la Paratore e Matano di certo fino all’aprile 2002 erano stretti, tanto da sedere nella stessa compagine societaria in tre aziende, attive nel settore immobiliare: le due Lazio Consulting e la MR Partners. Il 15 maggio del 2000 la guida della Regione Lazio passa, per la prima volta, alla destra dell’ex MSI. Francesco Storace viene eletto presidente, ottenendo il 51,29% dei voti, battendo Piero Badaloni. La svolta politica – sull’onda lunga dell’elezione in Provincia di Silvano Moffa, incontrato già nelle pagine precedenti – è il trampolino di lancio per la destra romana. Il passo successivo arriverà qualche anno dopo, con l’elezione di Gianni Alemanno alla carica di sindaco della capitale. La nuova giunta regionale punta allo sviluppo – anche edilizio – del territorio laziale. Proseguendo l’indirizzo di una legge regionale del 1999, la giunta Storace propone i cosiddetti «patti territoriali», ovvero accordi con il settore privato per realizzare nuovi complessi immobiliari. Non solo case, ma anche centri commerciali. Il 26 marzo del 2002 la Lazio Consulting SRL – controllata dalla fine degli anni Novanta da soci schermati da una fiduciaria, attraverso la MR Partners, con un 10% delle azioni in mano ad Anna Paratore – protocolla la proposta di patto territoriale «9/D1» per realizzare un centro commerciale nella zona dell’Infernetto, tra Ostia e Fiumicino, lungo la via Cristoforo Colombo. Un mese prima, il 14 febbraio 2002, Anna Paratore aveva ceduto la sua partecipazione alla società inglese D Construction limited; il giorno prima della presentazione del progetto per il centro commerciale all’Infernetto, anche la MR Partners (che aveva il 90% delle quote) cede la sua partecipazione alla stessa D Construction. Non sappiamo chi fossero i soci della società inglese, perché i dati non sono più presenti nella Companies House (registro delle imprese). Dunque, la Lazio Consulting cura la predisposizione del progetto e il suo avvio per poi cedere l’intero pacchetto azionario. Durerà poco. Il 22 luglio 2002 avviene un ulteriore passaggio: la Lazio Consulting – rappresentata da un pensionato nato nel 1929 – cede il ramo d’azienda, con inclusi i contratti in essere e, dunque, anche il progetto per il centro commerciale, alla società Lunghezza immobiliare, come avevamo denunciato. Questo gruppo è controllato a sua volta da una complessa catena societaria: le azioni sono detenute dalla lussemburghese Polired SA, a sua volta controllata dalle società Daedalus Overseas Inc. con sede a Tortola, nelle BVI, e Bright Global SA, con sede a Panama. Due compagnie inserite nei Panama Papers, corposo fascicolo composto da oltre 11 milioni di documenti contenenti informazioni dettagliate su oltre 200 mila società offshore e relativi organigrammi. Nel giro di pochi mesi la Lazio Consulting S.r.l. – divenuta ormai una scatola vuota – viene messa in liquidazione. Quel progetto immobiliare si perde nelle nebbie dell’offshore per ricicciare nel 2021.
Oltre allo sviluppo dell’idea di un centro commerciale dell’Infernetto, la Lazio Consulting – quando Anna Paratore era ancora socia e lavorava per il geometra Matano – ha infatti operato in un passaggio di proprietà di un terreno alle porte di Roma, in zona Lunghezza. Il 19 febbraio 2001 acquista dall’Istituto delle Suore della Divina provvidenza un appezzamento di 40 ettari, in una zona che verrà destinata in futuro allo sviluppo immobiliare, posta di fianco a uno dei più grandi centri commerciali della capitale, «Roma est». Appena 48 ore dopo, la società rivende alla finanziaria Finagen SPA il terreno. In quello stesso giorno, il 21 febbraio 2001, la Lazio Consulting firma un contratto di affitto ultranovennale con la stessa finanziaria alla quale aveva venduto il terreno. Quattro anni dopo i 40 ettari passano nella disponibilità della Belchi 86, una delle società del gruppo Di Mario, la holding finita nelle cronache giudiziarie per un crack milionario.

Come giustamente ribadisce Andrea Palladino, sono meccanismi, questi, che è facile incontrare negli affari degli immobiliaristi romani. Il motore che si cela dietro lo sviluppo smisurato del cemento nella capitale è l’incrocio tra il sistema finanziario e bancario con l’intermediazione nella compravendita di terreni pronti a ricevere cubature, ampliamenti dei piani regolatori e progetti per lo sviluppo di centri commerciali. Sono semplicemente affari, per gli imprenditori che investono. Ma avere le chiavi giuste può aprire porte importanti. Le chiavi appunto. E una delle chiavi è l’Ing. Renato Papagni.

(il corsivo  tratto dal libro “Meloni segreta” di Andrea Palladino – Ed. Ponte alle Grazie)

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.