De Jesus (PD): “Il Lungomare di Ostia barattato con la Metro C”

1.000 alloggi, 3 miliardi di investimenti, 153 milioni nelle casse del Comune di Roma. Questi i numeri che Alemanno in 6 anni pensa per il Lungomare di Ostia. Ma da dove proverranno i fondi ? Dai privati. Si delinea lo scenario già impostato a luglio 2010 di nuove concessioni edilizie regalate ai costruttori per poter finanziare i lavori della Metro C, i cui costi (nelle tratte T2 e T3) sono ormai raddoppiati.

Dove sono finiti i progetti (e i soldi) per la riqualificazione del lungomare di Ostia ? Da più di un anno Alemanno promette di mostrarli, ma annulla il giorno dopo l’evento annunciato. L’ultimo, quello del 15 febbraio a Cineland (Ostia). Ora il nuovo appuntamento è per gli Stati Generali (22-23 febbraio, Palazzo dei Congressi, all’EUR) dove verrà inaugurata la Mostra dei progetti strategici di Roma Capitale. Tra questi, appunto, il Programma di riqualificazione di Ostia e del Lungomare, un accordo di programma che prevede un milione di mc per 1.103 alloggi con un investimento di 3 miliardi e che porteranno alle vuote casse del Comune 153 milioni di oneri concessori. Si stimano 1.000 addetti fissi ma non si è mai spiegato di cosa si parla e soprattutto con chi si farà questo ‘accordo di programma’. Ricordiamo che nel diritto amministrativo italiano un accordo di programma è una convenzione tra enti territoriali (regioni, province o comuni) promossa per realizzare delle opere e che il proponente (in questo caso Alemanno) deve indicare con quali fondi si faranno le opere. La soluzione Alemanno l’ha già trovata. Ci riferiamo alla Metro C, che già nel dicembre 2001 fu inserita dal CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) nel 1° Programma delle Infrastrutture Strategiche, in base alla “Legge Obiettivo” n. 443/2001.
Sono passati 10 anni ma i lavori vanno a rilento, quasi fermi, perché i soldi non ci sono. Un esempio su tutti. Nella seduta del 22 luglio 2010 il Cipe ha approvato la tratta T3 della metro C (Colosseo/San Giovanni), approvando 282 milioni di costi in più rispetto ai 510 iniziali. Nella stessa data, l’amministratore delegato di Roma Metropolitane, Federico Bortoli, ha però invitato i privati facenti parte della compagine di imprese costituenti il Contraente Generale (Astaldi, Vianini Lavori, Ansaldo Trasporti, Cmb, Ccc) a finanziare il 50% della realizzazione della tratta T2 (Colosseo/Clodio, quella che passa per P.zza Venezia e San Pietro), passata da 818 milioni a 1,5 miliardi di euro, di cui il 70% coperto dallo Stato. Come si troveranno questi finanziamenti ? Ottenendo dal Comune di Roma, a favore dei privati, la possibilità di costruire ulteriori parcheggi e strutture commerciali nelle stazioni, ma anche di edificare su aree comunali od espropriate esterne al centro storico. Dove ? Il lungomare di Ostia. Così non solo tornano i conti, ma anche i tempi. La tratta T2 è slittata al 2016 ed il Comune di Roma ha previsto (nel 2010) 6 anni per completare il lungomare. La proposta economica doveva arrivare a Natale ma è stata rinviata a fine febbraio. Ne aspettiamo l’annuncio agli Stati Generali.
I signori amministratori stiano però molto attenti nel formularla anche perché c’è un precedente. La gara della Metro D è stata sospesa dopo l’intervento dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture di luglio 2010, in cui manifestava la perplessità che si finanziassero i lavori in modalità analoga. L’Autorità ha sostenuto che “la valorizzazione immobiliare appare una misura estemporanea con tutte le incertezze del caso”, asserendo che in tale modalità il trasferimento dei rischi è tutto a sfavore della Amministrazione, cioè delle tasche di noi contribuenti. Aspettiamo dunque gli Stati Generali, sperando che non si trasformino (per Alemanno) in uno Stato d’Assedio.

dott.ssa Paula de Jesus
Urbanista e Membro dell’Assemblea Regionale delle donne del PD

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Le ‘Ville di Massimo’ ? Un bel pasticcio.


La sigla ATO R20 sta per Ambito di Trasformazione Ordinaria prevalentemente residenziale (‘R’). La numerazione (’20’) deriva dall’assegnazione ricevuta all’interno del nuovo Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Roma. Gli ATO riguardano aree libere già edificabili secondo il PRG del 1962 alle quali viene confermata l’edificabilità. Per poter costruire, occorre in generale un’iniziativa privata, nel senso che i proprietari dei terreni dentro l’ATO rappresentanti la maggioranza assoluta del valore degli immobili, riunitisi in Consorzio, possono presentare al Comune un progetto. Questo progetto deve essere unitario ed esteso a tutto l’ATO. Agli altri proprietari viene garantita la possibilità di aderire per poter costruire. I proprietari che non aderiscono, vengono prima diffidati dal Consorzio ad aderire. Se ciò non avviene, il Consorzio acquisisce la disponibilità di tutte le aree tramite esproprio.

Ora, a vendere le ‘Ville di Massimo’ (solo sulla carta, senza alcun progetto approvato dal Comune) è stata la società Consorzio Imprese, che dentro l’ATO risulta proprietaria solo della metà della particella 153 del foglio 1078 (dati del Catasto terreni dell’Ufficio provinciale di Roma, aggiornati al 14 febbraio 2011). Le altre particelle che costituiscono l’ATO R20, sommate alla 153, restituiscono una superficie totale di quasi 20 ettari. Dunque con 4,1137 ettari (la metà della 153) Consorzio Imprese non può matematicamente avere “la maggioranza assoluta del valore degli immobili” per avere titolo nel presentare un progetto. Nè ci risulta che si sia mai costituito un consorzio tra Consorzio Imprese e gli altri proprietari. Sorvoliamo sul fatto che secondo il Comune di Roma è stato addirittura richiesto il 75% dell’imponibile catastale dell’area oggetto di pianificazione per avviare l’istruttoria della convenzione urbanistica (cfr. nota del comune del 29.7.2009 n.14203 citata dall’ordinanza TAR del 27 luglio 2010, n.01200/2010 reg.ord.coll.). Il fatto più grave rimane infatti che il commissario ad acta, incaricato dal TAR su ricorso della società Consorzio Imprese, abbia scritto il 18 maggio 2010, che il 55,04% nell’ATO R20 è della società Consorzio Imprese. Aveva già dichiarato il 2 febbraio 2009 il geometra Lentini Paolo, Amministratore unico della Consorzio Imprese srl: “l’ATO R20 è di nostra proprietà per la parte, con la quale deteniamo il 53% circa dei valori degli immobili contenuti nell’ATO su base catastale”. La matematica sembra essere un’opinione per l’ATO R20: se la società Consorzio Imprese ha solo metà (cioè 50%) della particella 153, facendo anche finta che le altre particelle non esistono, come fa ad avere il 55% del totale ?

Concludendo: la società Consorzio Imprese indica una sede legale mai avuta, si affida per le vendite a Lentini Giuseppe che non ha mai avuto alcuna carica societaria, non ha la maggioranza assoluta tra i proprietari e senza alcun progetto approvato incamera i soldi da incauti acquirenti.
Un bel pasticcio.

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Roma, XIII Municipio: sbaglia l’amministrazione, paga il fabbro. Grottesco errore urbanistico.

Un incredibile errore amministrativo di 7 anni fa, innesca la corsa contro il tempo del Municipio per proteggere gli interessi di un potente costruttore. Perchè contro il fabbro che invece aveva usucapito il terreno, l’azione solerte dei funzionari per realizzare un parco pubblico, senza l’esproprio per pubblica utilità ? Su altre opere più importanti, come una stazione della metro mai fatta o la nuova sede del Municipio ancora senza progetto, il silenzio invece dell’amministrazione. La storia di un centinaio di milioni di euro scomparsi e di un costruttore da proteggere.

Una nuova stazione della Roma-Lido, il Palazzo della Musica, una nuova sede del Municipio, sottopassi, nuove strade, piste ciclabili e anche il restauro di ville romane in degrado. Cosa si è fatto ? Nulla, mentre per ottenere un piccolo parco pubblico (opera nr.33, poco più di un ettaro) si stanno scatenando consiglieri, assessori, uffici tecnici, polizia municipale, polizia tributaria e la giustizia ordinaria. Parliamo delle opere pubbliche previste nel Programma di Recupero Urbano Acilia-Dragona, XIII Municipio, che dovevano esser terminate 3 anni fa. Un centinaio di milioni di euro che non si sa dove sono finiti. Perché allora così tanta fretta e solerzia nel voler realizzare questo piccolo parco pubblico ? Semplice: quel parco pubblico fornisce i requisiti (standard urbanistici) affinchè si possa costruire da parte di un privato un albergo, negozi, una banca e centinaia di abitazioni già in vendita (alcune già in costruzione, altre ancora sulla carta). A farne le spese, un fabbro che dal 1970 lavora su quei terreni destinati oggi a parco, in Via di Macchia Saponara 59. Un fabbro che nel 2003 ha ottenuto per usucapione quell’area dove si svolge da 40 anni la sua attività, la stessa area che un ignaro funzionario del Comune di Roma, nel 2004, dichiarò invece essere ancora di proprietà comunale, destinandola a parco pubblico. Così, da qualche anno, si è cominciato a costruire, fino a quando si è scoperto l’impiccio. Da questo punto in poi, la domanda: “E mò chi glielo spiega al costruttore ?“. Nessun problema, l’amministrazione ha trovato subito il rimedio: primo, insabbiare il proprio errore iniziale, secondo, gonfiare gli abusi edilizi del fabbro fino a sostenere che la sanzione amministrativa conseguente deve essere ripagata con la totale confisca del terreno. Il gioco sembrerebbe fatto. Sembrerebbe, perché nel frattempo il TAR del Lazio ha disposto che l’attività del fabbro deve essere tutelata, quindi l’amministrazione deve ora indicare se l’area in questione può garantire sia il parco che l’attività del fabbro. Perché nel caso in cui ciò non sia possibile, bisogna trovare una sistemazione al fabbro. Gli attori di questa grottesca situazione, sono: Sergio Pannacci (presidente della Commissione Urbanistica del XIII Municipio), l’Arch. Angela Violo (resp.le del procedimento nel 2004), l’impresa Di Veroli, l’azienda TG70. Teniamo a precisare che chi ha sbagliato (oggi e allora) è solo l’amministrazione. In fondo il costruttore si è ‘fidato’ che le carte fossero a posto, così come la TG70 mai è stata fatta partecipe del progetto iniziale. Come finirà la questione ? Il 17 febbraio il TAR valutera la possibilità di convivenza tra parco e fabbro. Noi intanto vigileremo affinchè gli interessi pubblici siano tutelati, in due modi: seguendo l’operato (finora un bel po’ raffazzonato) dell’amministrazione ed esigendo che la stessa solerzia sia applicata per la realizzazione delle altre opere pubbliche, ben più importanti di un piccolo parco. Ma già sappiamo che dovremo rivolgerci sia alla Corte dei Conti che alla Procura di Roma.
dr.Ing. Andrea Schiavone
Il Presidente

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Maratonina Roma-Ostia: 750 mila euro per asfaltare una strada, nulla per le ambulanze del Grassi

Nel XIII Municipio per garantire la competizione si asfalta una strada. Senza gara d’appalto, lavori approssimativi. Intanto per raggiungere l’ospedale di Ostia le ambulanze devono percorrere strade piene di buche e radici di pini. La maratonina come parata di regime per Alemanno. Dove sono finiti i 5 milioni di euro di giugno 2010 che dovevano migliorare la viabilità ?

I lavori iniziati su via del Lido di Castelporziano sono una presa in giro. In fretta e in furia, si sta rialzando il piano stradale, senza fresatura, senza intervenire sulle radici dei pini. 750 mila euro spesi solo per garantire la maratonina Roma-Ostia. Chi tutela i soldi dei contribuenti ? Chiusa dall’8 dicembre 2010, questa strada (importantissima per il XIII Municipio) è l’ennesimo scandalo, sotto gli occhi di tutti, della giunta Alemanno. Lunga 3,5 km, si sta riasfaltando al costo di 35 euro/mq (3 volte quello di mercato), senza gara d’appalto nè indicazione di un eventuale ribasso dei costi. La strada è stata fatta transennare dalla Polizia Municipale per l’eccessivo degrado (buche e radici), adesso viene fatta riaprire sempre dalla Polizia Municipale per garantire il 27 febbraio una viabilità alternativa alla chiusura della Cristoforo Colombo fino ad Ostia, in occasione della maratonina. Domanda: non ci fosse stata la maratonina, la strada sarebbe rimasta chiusa ? A rileggere le dichiarazioni del presidente del XIII Municipio, Vizzani, sembra di si. “Non ci sono i fondi”, disse pochi mesi fa. Eppure la strada era inserita nel Lotto IV dell’appalto di 5 milioni di euro, chissà dove finiti, di giugno 2010. Poi a gennaio 2011, all’improvviso, il miracolo dei soldi disponibili. I lavori iniziati da pochi giorni, sono ben visibili nella foto. Su tutti i 22 mila mq della strada è stato gettato un conglomerato bituminoso di quasi 5 cm, rifinito con la sovrapposizione di un ulteriore tappetino di asfalto di 1,5 cm. Il risultato sarà che tra non molto tempo le radici dei pini riavranno la meglio e si ricomincerà da capo. Intanto, il dislivello sulle banchine della strada ha raggiunto quasi i 50 cm, creando un potenziale pericolo di ribaltamento per le auto. L’aspetto più paradossale è però che questi lavori hanno trovato giustificazione anche per consentire il passaggio dei mezzi di soccorso durante la maratonina. Perchè allora Viale della Villa di Plinio (anch’essa nell’appalto sopra indicato di 5 milioni di euro, Lotto II), non è stata asfaltata ? Piena di buche e di dossi dovuti ai pini, viene percorsa ogni giorno dalle ambulanze dirette all’Ospedale Grassi di Ostia. Una risposta c’è. Nell’ottica delle parate di regime, Alemanno prima e Vizzani poi privilegiano le immagini che la Rai trasmetterà della maratonina alle vere esigenze del territorio. Entrambi hanno dichiarato di volersi dimettere: lo facciano una volta per tutte.

O.L.P. – Osservatorio Lavori Pubblici

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Mondiali di Nuoto: lettera aperta a Corsini.

Segnalazione al Servizio Anticorruzione e Trasparenza (S.A.eT.) del Dipartimento della Funzione Pubblica, per l’impianto Babel all’Infernetto. In scadenza, nel 2011, Corsini come Avvocato dello Stato ‘Fuori Ruolo’.

Gent.mo Avv.to (non Assessore) Marco Corsini,
ieri il TAR del Lazio ha ristabilito la Verità mentre sarà il processo penale che prenderà il via il 5 aprile a fare Giustizia. Lo scandalo dei Mondiali di Nuoto, che Lei ha difeso a spada tratta, da buon Avvocato, è uno dei tanti esempi di mala-urbanistica che Roma sta subendo sotto il Suo mandato. Considerato il Suo imbarazzante tentativo di difendere finora le Sue scelte, Le ricordiamo quanto segue:

1. gli impianti privati sotto accusa, in base alla pronuncia del Tar, rimangono privi di titolo;
2. Babel all’Infernetto, è un impianto privato, a ridosso della Tenuta Presidenziale di Castelporziano;
3. l’autorizzazione del Commissario Delegato, Rinaldi, per Babel è avvenuta sotto il suo mandato.

Per questi tre punti, gravissimi, ci aspettiamo una Sua presa immediata di posizione, perché è troppo semplice che Lei dica “ci auguriamo, in ogni modo, che il Consiglio di Stato faccia definitiva chiarezza”. Lei è seduto su una poltrona che noi paghiamo e che non serve per stare comodi a fare gli interessi di pochi. Si ricordi (ma lo saprà: Lei è un Avvocato) che il Codice Penale prevede una serie di delitti dei pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione (Libro Secondo, Titolo II, Capo I): abuso d’ufficio, rifiuto di atti di ufficio, corruzione, concussione, peculato, malversazione a danno dello Stato.

Noi segnaleremo questa incresciosa situazione al Servizio Anticorruzione e Trasparenza (S.A.eT.), creato nell’ambito del Dipartimento della Funzione Pubblica, che ha origine dall’ufficio dell’Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione, nato in conseguenza degli obblighi internazionali dell’Italia derivanti dalla partecipazione ad organizzazioni internazionali quali l’OCSE e l’ONU.

Ci aspettiamo dunque un concreto intervento da parte Sua, come Assessore e non come appartenente all’Avvocatura Generale dello Stato, con sede a Roma (classe IV). Lei infatti risulta come Avvocato di Stato ‘Fuori Ruolo’ già dal 2008 e saprà che la posizione di ‘Fuori Ruolo’ non può avere durata superiore a tre anni consecutivi. Ma prima di spiegarci questo, ci deve spiegare perché sta difendendo a spada tratta gli impianti dei Mondiali di Nuoto. Lo farà il 15 febbraio, ad Ostia, quando ci presenterà la riqualificazione del lungomare ? Noi ci saremo ad ascoltarla.

dr.Ing. Andrea Schiavone
Il Presidente

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Ostia: nella zona del porto, Alemanno s’inventa lo sgombero delle palazzine private

Un’ordinanza del sindaco dichiara inagibile tutta una palazzina per ‘eventuale crollo’, ma per gli edifici e l’albergo adiacenti, nessun problema. Anche la strada non viene transennata e la Polizia Municipale si limita a mettere un nastro giallo. Da un anno non succede nulla, ma Alemanno il 15 febbraio verrà a presentare la riqualificazione del lungomare di Ostia che qui prevede alberghi e zona commerciale. Prove tecniche di speculazione ?

di Paula de Jesus
Demolire, demolire, demolire, non gli stabilimenti balneari, ma le case, per guadagnarne la cubatura. Questo è l’interesse della giunta Alemanno sul lungomare di Ostia, assecondato dal complice silenzio dell’opposizione. Ora è il turno degli edifici privati, sempre nella zona di Nuova Ostia, quella vicina al porto (di cui si aspetta il raddoppio), quella delle ex-case Armellini. Dopo la brutta storia di Via Fasan di due estati fa, si continua con la palazzina di Lungomare Duca degli Abruzzi, 80. Un imbarazzante nastro giallo della Polizia Municipale di Ostia campeggia sui due cancelli carrabili dell’edificio, senza alcun sigillo, come unica azione condotta dopo l’ordinanza nr.65 del Sindaco di Roma di un anno fa (1 marzo 2010), in cui si disponeva “lo sgombero e l’assistenza alloggiativa dei residenti fino al ripristino dell’agibilità“. Ma se la situazione statica dell’immobile viene ritenuta critica, con il pericolo del verificarsi di eventuali crolli, perchè l’adiacente albergo ARAN Blu, l’adiacente palazzina su Via Avegno e il tratto di strada (marciapiede compreso) delimitante la palazzina non sono stati messi in sicurezza ? Certo è che dopo un anno nessun crollo è avvenuto, neppure cadute di cornicioni. I Vigili del Fuoco nel 2008 avevano dichiarato inagibili solo gli interni 11 e 14, ma questa è la normalità in tutta la zona vista la qualità degli edifici. Oggi però, a vedere la palazzina in questione, sembra di essere a Beirut dopo un bombardamento. In realtà i distacchi della cortina e la vista dei ferri del cemento armato sono la conseguenza dei recenti lavori di ristrutturazione, prima avviati e poi inspiegabilmente interrotti. Nessun cedimento strutturale si vede dalla strada, mentre si dice che addirittura sia stato chiuso il gas a tutta la palazzina in via precauzionale (questo non avvenne neppure in via Fasan!). Cosa succede ? Ci troviamo davanti a un nuovo caso di speculazione ? Sul lungomare di Ostia ogni metro quadrato vale oro tanto che Alemanno verrà il 15 febbraio ad Ostia a presentare il suo modello di riqualificazione, non troppo differente da quello di Veltroni. Porto, alberghi, zona commerciale: questo in realtà si sta cercando di fare, ma nessuno dei cittadini è d’accordo.

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Ponte della Scafa: irregolarità nell’aggiudicazione ?

Mancata pubblicazione, assenza di erogazione del finanziamento, consegna dei lavori posticipata, dubbi sulla composizione del raggruppamento di imprese aggiudicatario. Tutto questo per salvare F. Ghera dal rimpasto di Alemanno ?

di Paula de Jesus

E’ regolare l’aggiudicazione del Ponte della Scafa ? Il Disciplinare di Gara prevedeva che dopo la conclusione della valutazione delle offerte tecniche doveva esser resa nota la data (con avviso presso l’Albo Pretorio) della seduta pubblica per la lettura dei punteggi tecnici e l’apertura delle buste economiche. Questo sembra non esser stato fatto e comunque non è stata resa accessibile l’informazione sul sito informatico del Comune di Roma. Un fatto gravissimo di mancata trasparenza amministrativa. Si è saputo della aggiudicazione solo da Alemanno che, per salvare l’Assessore comunale ai LL.PP., Ghera, dopo il rimpasto della giunta, il 15 gennaio 2011 dichiarava: «L’assessore Fabrizio Ghera resta perché ha fatto bene, come dimostra anche l’ultima assegnazione del bando sul Ponte della Scafa». In realtà la notizia dell’apertura delle buste era stata già data ufficiosamente il 29 dicembre 2010 nell’aula del XIII Municipio, durante la fase partecipativa del progetto per l’ampliamento del Porto di Ostia, anche se Ghera si rifiutò di confermarla ai cittadini presenti (ci sono le registrazioni audio della seduta presso il Dipartimento di Urbanistica). Sempre in quell’occasione, veniva smentito che l’aggiudicazione definitiva del Ponte della Scafa sarebbe avvenuta non prima di aprile 2011. Lo aveva dichiarato 8 giorni prima l’Assessore ai LL.PP. del XIII Municipio, Olive, durante una interrogazione, rispondendo “che la gara del Ponte della Scafa non verrà aggiudicata prima del secondo trimestre 2011”. Oggi, viene confermato tutto: le buste sono state aperte sotto Natale e ci vorranno almeno 3 mesi per consegnare i lavori. Ma ci sono anche altri dubbi.

La presunta aggiudicazione (per un importo di 25,5 milioni) è a favore di un raggruppamento di imprese costituito da varie ditte: Consorzio stabile Sinercos, Consorzio stabile Coires, I.A.B. spa. L’appalto è finanziato parte con mutuo, parte con contributo della Regione Lazio, parte con contributo dello Stato, parte con linea di credito, parte con entrate della Bucalossi (Comune di Roma) e parte con avanzo di Amministrazione. Il pagamento è però subordinato alla effettiva erogazione del finanziamento da parte dello Stato, della Regione Lazio e dell’ente mutuante, ma sembra che non ci sia un euro, per adesso. Così come l’aggiudicazione definitiva dell’appalto è subordinata all’intervenuto perfezionamento delle procedure di espropriazione e di occupazione ad urgenza e, con esse, all’intervenuta disponibilità delle aree (come, per esempio, i sondaggi archeologici che ancora devono essere eseguiti).

Poiché ad oggi non c’è traccia ufficiale dell’esito di gara, attenderemo con fiducia che ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dagli artt. 11, comma 10 e 79, comma 5 del D. Lgs. n.163/2006 il provvedimento di aggiudicazione definitiva venga pubblicato all’Albo Pretorio. Prima di questa verifica, parlare dell’inizio dei lavori del Ponte della Scafa è pura immaginazione

Un ponte che doveva finire nel 2013 ma che essendo i tempi di esecuzione stimati in oltre 2 anni, Alemanno non potrà inaugurare sotto il suo mandato. Un ponte che è servito per giustificare opere come il nuovo porto di Fiumicino e il raddoppio di quello di Ostia, ma che ancora non c’è e chissà quando ci sarà.

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XIII Municipio: sconfessato il Presidente Vizzani sul decentramento. “Dimissioni immediate”

Lo chiede Paula de Jesus, dirigente del PD, dopo l’ennesima smentita da parte del Campidoglio. Le dichiarazioni di Vizzani, che lunedì 31 gennaio si sarebbe votato il decentramento ammnistrativo del XIII Municipio, non trovano riscontro nell’ordine dei lavori per la seduta del 31 gennaio firmato dal Presidente del Consiglio Comunale, M.Pomarici. Ennesima figuraccia di Vizzani dopo la buffonata del decentramento di 14 mesi fa tenutasi nel parlamentino ostiense.

Il centro-destra perde pezzi e va in pezzi. Non è solo Alemanno a rilasciare un’intervista al settimanale ‘Panorama’ dichiarando: «Nel 2013 mi ricandido. O anche prima. Se non potrò lavorare come si deve chiederò elezioni comunali anticipate». Ora ci si mette anche Vizzani, presidente del XIII Municipio, su Il Messaggero e su Il Tempo a dichiarare: «Non ho presentato le dimissioni, ma è vero che ho minacciato di farlo”. La questione è la mancata attuazione del decentramento del Municipio XIII che doveva essere calendarizzato nel 2010 prima a novembre, poi a dicembre e poi a gennaio 2011, dopo numerosi rinvii durati un anno. Vizzani ha però aggiunto: «Mi è stata appena data la conferma che la data di votazione del decentramento verrà fissata per il 31 gennaio”. Questo, segue le dichiarazioni di martedì del capogruppo Pdl del Comune di Roma, Luca Gramazio, che è stato costretto a precisare che «sul decentramento amministrativo del XIII Municipio non c’è nessun passo indietro: la maggioranza è in linea con la posizione del sindaco Alemanno e del presidente Vizzani».
Sono passati 14 mesi dalla buffonata del decentramento che venne definito “epocale” dal Sindaco Alemanno e dal minisindaco del XIII Municipio.
Peccato che il Campidoglio smentisca le dichiarazioni di Vizzani proprio nello stesso giorno. Come si evince anche dalla foto, l’ordine dei lavori della seduta del 31 non prevede il decentramento del XIII Municipio. Vizzani, la faccia, l’ha persa da tempo. Per una volta mantenga una promessa: si dimetta e così anche il Sindaco Alemanno.

Dott.ssa Paula de Jesus – Urbanista
dirigente Partito Democratico

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Roma, XIII Municipio: asfalto e buche, affari per pochi.

Esposto in Procura e alla Corte dei Conti per la mancata sicurezza stradale dovuta alle buche e l’assenza di trasparenza amministrativa da parte del XIII Municipio sulla manutenzione delle strade. All’Infernetto, in Via Boezi, l’ennesimo lavoro inutile con i soldi dei contribuenti. Già spesi in somma urgenza (senza appalti) milioni di euro.

Via Boezi, una delle tante strade groviera dell’Infernetto, quartiere di Roma Capitale d’Italia. Stamattina, alle ore 9:37, Marchesi, presidente della Commissione LL.PP. del XIII Municipio, ha condotto in prima persona l’ennesimo rattoppo del manto stradale. Conglomerato bituminoso caldo, portato su un camioncino scoperto, ricoperto da un telo per mantenerne il calore, steso da tre operai a mano, con le pale, in mezzo alla strada, senza alcun cartello, senza alcuna protezione per gli operatori, senza alcuna vigilanza della Polizia Municipale. A chi sono stati appaltati questi lavori, quanto costano e dove sono i collaudi sono ‘dettagli’ sconosciuti ai residenti del XIII Municipio. Con i soldi spesi per questi rattoppi, via Boezi (dove ci sono scuole, asili nido e un supermercato) poteva essere rifatta come si deve. L’assurdo è che il presidente del Municipio (Vizzani) aveva negato interventi dell’amministrazione perché “è una strada privata” (ma in manutenzione da parte del Comune), mentre l’Assessore municipale ai LL.PP. (Olive) ha sempre sostenuto che per avere lavori ben fatti bisogna prima eseguire la quadratura della buca con martello pneumatico o taglierina a disco. Invece Marchesi, fa riempire le buche senza pulirle da acqua, oli e detriti, senza aver preventivamente informato la cittadinanza dei lavori e neppure a chi sono stati affidati. Una buca così rattoppata dura circa 3 giorni, soprattutto in questa stagione (domani nella zona è prevista pioggia). Il costo, dovrebbe essere di circa 10 euro/mq. Moltiplicato per la serie di interventi, stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro spesi senza alcun vantaggio per la sicurezza stradale. Costi che non solo la giunta Vizzani non ha mai dettagliato ai cittadini, ma che neppure il PD del XIII Municipio, che ha in mano la Commisisone Trasparenza e Garanzia da più di 1000 giorni, ha mai voluto chiarire. Oltre 3 milioni di euro sono stati spesi in ‘somma urgenza’, senza appalti, per le strade dell’entroterra ostiense nel 2009, altrettanti nel 2010 (mai dichiarati) dopo che il 30 dicembre 2009 l’Assessore Comunale ai LL.PP. (Ghera), riuniti tutti i Dirigenti delle Unità Operative Tecniche municipali, comandò gli interventi necessari di manutenzione stradale. Adesso, 2011, si ricomincia. Lavori eseguiti senza pulire ed asciugare dapprima le buche, senza quadrarle, senza spruzzare un’emulsione a caldo nell’interno, senza trasportare l’asfalto con contenitori termici, lavori spesso eseguiti addirittura con asfalto a freddo invernale, che si sgretola in poco tempo, specie con la pioggia. Stufi di questa presa in giro, invieremo nei prossimi giorni un esposto alla Procura di Roma sulla mancata messa in sicurezza delle strade del XIII Municipio e alla Corte dei Conti per i soldi spesi in 3 anni senza alcuna trasparenza amministrativa.

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Idroscalo di Ostia: conflitto di interessi o malafede ?

Vizzani, presidente del XIII Municipio, è stato consulente del Consorzio Nuovo Idroscalo, quello che nel 2001 sottoscrisse un progetto di riqualificazione dell’area con il Porto di Ostia, analogo a quello che il XIII Municipio ha redatto ma mai reso pubblico se non da Labur. Le demolizioni del 23 febbraio successive alla richiesta dell’ampliamento del Porto di Ostia: un caso ?

Politica, soldi e demolizioni. Una storia che all’Idroscalo di Ostia va avanti da almeno 10 anni, da quando il Porto di Ostia ha finito per alterare l’equilibrio di quello sperduto lembo del XIII Municipio. Così, dopo il parziale sgombero del 23 febbraio 2010 voluto da Alemanno con una finta ordinanza di Protezione Civile, iniziano oggi ad uscire documenti scottanti. Si scopre che Vizzani, attuale presidente del XIII Municipio, a partire almeno dal 1999 è stato consulente (retribuito) del Consorzio Nuovo Idroscalo, quello che poi nel 2001 firmava una dichiarazione d’intenti con il Porto di Ostia (appena inaugurato) impegnandosi “a fornire la massima collaborazione per consentire lo sgombero” dei residenti dell’Idroscalo non consorziati. Si scopre che il progetto di riqualificazione e di costruzione delle abitazioni del 2001 era stato concordato tra il Porto di Ostia e il Consorzio Nuovo Idroscalo, in tutto simile a quello ancora oggi tenuto nascosto (ma rivelato da Labur) che Vizzani tiene chiuso da un anno nei suoi cassetti e che Aldo Papalini, direttore dell’Ufficio Tecnico del XIII Municipio, ha detto pubblicamente di aver firmato senza averlo visto. Si scopre che il Demanio aveva già implicitamente lasciato intendere che l’area delle nuove costruzioni avrebbe avuto una concessione a lungo termine e che l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere avrebbe potuto modificare i confini del famoso rischio idrogeologico R4 o comunque l’area del massimo deflusso del fiume, in funzione del progetto del 2001. Poi invece, negli anni seguenti, non si è fatto più nulla, vuoi perché sono saltati gli accordi, vuoi perché (si dice) qualcuno ha fatto il furbo intascandosi i soldi necessari per gli sgomberi. Fatto sta che non appena la società Porto Turistico di Roma srl ha presentato in data 31 luglio 2009 l’istanza del raddoppio del Porto di Ostia, mediante realizzazione di un nuovo braccio a mare lungo oltre 2 km, con la testata di terra posizionata proprio a ridosso dell’abitato dell’Idroscalo, si è rimesso in moto tutto il meccanismo. Come ha riferito l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Marco Corsini, già da ottobre 2009, si è cominciato ad organizzare lo sgombero della parte finale dell’Idroscalo mentre l’Ufficio Tecnico del XIII Municipio ha redatto l’elaborato tecnico indicante l’area da sgomberare. Il tutto condito mettendo in piedi un preventivo ed illeggittimo censimento delle case e delle persone, con tanto di accertamenti legali, finanziari ed anagrafici in violazione alle elementari leggi sulla privacy. A rovinare la festa, qualcuno della Polizia Municipale di Roma che ha fatto uscire pochi giorni prima del 23 febbraio l’ordinanza di demolizione di Alemanno, interrompendo di fatto l’effetto sorpresa. Infatti tutti, Alemanno e Vizzani compresi, hanno provato a negare fino all’ultimo che ci sarebbe stato lo sgombero dell’Idroscalo, poi la verità li ha sopraffatti e ora dovranno rispondere del loro operato anche in funzione di quanto sopra. Ciò che lascia impressionati è quanta gente era a conoscenza di tutto questo e ha taciuto, lasciando che 850 uomini in tenuta antisommossa entrassero alle 6:30 di mattina, all’Idroscalo, manganelli in mano, in nome della Protezione Civile. Aggiungiamo infine che il progetto del Consorzio Nuovo Idroscalo del 2001 è firmato da Structura srl, di cui un fondatore è Fabrizio Properzi, mentre quello del 2010 da Giuliano Fausti, entrambi noti professionisti di Ostia e fortemente legati a questa e alla precedente amministrazione municipale. Come dire: le demolizioni del 23 febbraio erano proprio un segreto di Pulcinella.
dr.Ing. Andrea Schiavone – Il Presidente

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