Roma, XIII Municipio: nasce l’assessorato al cemento

Renzo Pallota, Assessore all’Urbanistica del XIII Municipio verrà nominato giovedì 11 novembre 2010, dal Sindaco Alemanno, Assessore al Cemento. Se tutto va come è stato previsto, questo lungimirante politico locale potrà vantare a fine mandato di aver contribuito a portare ben 15 milioni di mc di cemento in quello che doveva essere non solo il municipio marino di Roma, ma anche quello più ‘verde’. C’è di tutto: dalla villetta monofamiliare nell’entroterra agli alberghi sul lungomare di Ostia, dal raddoppio del porto alla centralità Acilia-Madonnetta, dalle nuove 5 chiese ai vecchi impianti abusivi dei Mondiali di Nuoto Roma ‘09 ancora non terminati.

L’11 novembre infatti si discuterà del “Progetto urbanistico Infernetto, aree servizi pubblici di livello urbano a compensazione – Monte Arsiccio e Tor Marancia”. La data non è stata scelta a caso perché proprio un anno fa Pallotta disse: “Non assisteremo più a colate di cemento che cadranno dall’alto, bensì parteciperemo in modo costruttivo al futuro sviluppo di questo territorio”. Così Renzo Pallotta, detto ‘Mosè’ perché da 10 anni sta cercando di far aprire l’inutile Via Mar Rosso così da consentire un’altra speculazione edilizia, regalerà al XIII Municipio almeno 200.000 mc di nuove case, schierandosi addirittura contro l’UDC che invece non li vogliono e che certo non si può dire un partito non vicino ai palazzinari.
In questa occasione Pallotta chiederà ai costruttori 20 milioni di euro per opere che avrebbe dovuto fare già lo squattrinato Comune di Roma: un asilo nido, una scuola materna, un’elementare e una media, il sottopasso di Via C. Colombo all’altezza di Via Pindaro (mai progettato dal Comune di Roma e tecnicamente impossibile per via dei canali di scolo paralleli alla Colombo e all’urbanizzazione dell’area, ma questo Pallotta non lo sa). Questi 20 milioni, cifra insufficiente vista la lista della spesa dell’Assessore, li darà un grande costruttore romano, Sandro Parnasi, Presidente di Parsitalia, realizzatore del centro commerciale Euroma2 all’EUR. Poi, siccome il XIII Municipio è notoriamente la discarica di tutte le compensazioni cementizie di Roma, arriveranno anche le compensazioni di Monte Arsiccio, che hanno origine da un’area di 11 ettari nel XIX Municipio di proprietà sempre di Parnasi, in quanto l’area è stata inserita nel parco regionale “Insugherata” e quindi oggi non più edificabile. Dunque per salvare un’area preziosa sotto il profilo ambientale e paesaggistico si scaricano le cubature all’Infernetto, dove la rendita fondiaria è maggiore e si può realizzare di più dalla vendita delle case.
Infine Pallotta aggiungerà un ultimo tassello per devastare definitivamente il quadrante ovest del XIII municipio, già compromesso dai futuri 250.000 mc di cemento della ‘Piccola Palocco’, sempre da lui concessi. Si tratta di Mediapolis, un progetto di demolizione dello storico Drive-In sulla Colombo (nel punto dove verrà il sottopasso di Via Pindaro) per costruirci dentro un’arena per spettacoli, un centro commerciale e un edificio polivalente (sportivo, congressuale e del divertimento). Auguri a Pallotta per la sua nuova nomina ad Assessore al Cemento.

Paula de Jesus – Urbanista

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Idroscalo di Ostia, Lucherini-De Jesus (PD): falsa notizia di inizio lavori scogliera a mare

Abbiamo appreso dal comunicato stampa della Comunità Foce del Tevere (in allegato) che questa mattina il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, durante l’incontro promosso dal Capo Segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli, con i residenti dell’Idroscalo di Ostia, ha affermato che la settimana prossima partirà il cantiere relativo ai lavori della scogliera a mare a difesa dell’abitato. E’ una notizia che apprendiamo con stupore in quanto non risulta da nessuna parte che la Regione Lazio abbia firmato il contratto con la ditta aggiudicataria. L’area di cantiere infatti, ancora non è stata consegnata. Questa sembra proprio l’ennesima promessa a vanvera propinata agli abitanti dell’Idroscalo che ancora aspettano che venga loro mostrato un progetto serio di riqualificazione dell’area dell’Idroscalo di Ostia. Purtroppo bisogna constatare che sono 9 mesi che Alemanno e Vizzani promettono impegni che non possono mantenere  e che nascondono evidentemente ben altri progetti per l’area dell’Idroscalo di Ostia.

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Idroscalo di Ostia, Vizzani: “Settimana prossima parte il cantiere per la scogliera a mare”

Idroscalo di Ostia, 8 novembre 2010

Siamo molto soddisfatti dell’incontro di oggi con il Presidente del XIII Municipio G. Vizzani che ha confermato che settimana prossima partirà il cantiere relativo ai lavori della scogliera a mare a difesa dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia, visto che è stato espletato tutto l’iter burocratico, dal finanziamento, all’assegnazione, alla consegna dell’area.Inoltre il Presidente ha confermato, come già annunciato 10 giorni fa durante la Commissione Patrimonio, che l’area dell’abitato dell’Idroscalo è passata dal Demanio al Comune di Roma.Questo comporterà una riqualificazione del posto a partire da venerdì prossimo, data in cui l’Ass. ai LL:PP, Amerigo Olive, ha promesso l’invio di tecnici per il ripristino del manto stradale di Via dell’Idroscalo e di P.zza dei Piroscafi, pertinenze già in proprietà del Comune di Roma.

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Tor Bella Monaca: Alemanno da i numeri sbagliati

100 milioni di euro a Torre quando ne basterebbero 5. Rampelli, Crosponi e Stravato impongono ad Alemanno una scelta sbagliata. Cosa dire poi dei quasi 7 milioni di opere pubbliche già previste dal 2005 e mai realizzate per riqualificare Tor Bella Monaca ? Incompatibilità urbanistica con il piano di Alemanno: si preconfigura un danno erariale.

Alemanno da i numeri. Ha dichiarato: “L’idea è quella di costruire un altro po’ di case per finanziare questa realtà. Passeremo da 76 ettari di edificato a circa 98. Dunque un 20% in più che sarà costituito sia di case popolari che di mercato“. Si tratta in realtà di 19 ettari (da 77,7 a 96,7), un 25% in più che corrisponde ad un aumento in cubatura del 75% sul costruito attuale. Quindi l’idea di Alemanno “di costruire un altro po’ di case” si traduce in 1,5 milioni di mc di cemento, oltre 6 mila nuovi appartamenti. L’operazione non sta in piedi urbanisticamente e non è a costo zero. Il Comune spenderà infatti 342 milioni di euro, vale a dire più di 24 milioni per ognuna delle 14 Torri da abbattere, contro un costo di 5 milioni ciascuna per ristrutturarle. Sommandoci gli altri 75 milioni di euro che per ogni Torre spenderanno i privati, siamo a 100 milioni di euro per Torre. Follia pura perchè mentre il Comune non ci guadagna ma spende, i privati non spendono e ci guadagnano. Loro, infatti, avranno le spese (1045 milioni di euro) coperte totalmente dalla vendita delle case ottenute con i premi in cubatura e guadagneranno vendendo caro tutto quanto il resto. Sempre che si siano fatti bene i conti e che i costi di costruzione per 1.100.000 mq rientrino negli importi previsti. Alemanno ottiene così un triplice vantaggio: regala cubature ai costruttori (che gli pagheranno la campagna elettorale del 2013), illude i cittadini parlando di nuove e più confortevoli case (sperando sui loro voti) e fa felice il suo amico deputato Fabio Rampelli (architetto classe 1960), da sempre sostenitore della ‘rigenerazione’ di Tor Bella Monaca (ne parla da aprile 2009). Rampelli, con Alemanno e Augello, è il vero uomo forte della destra nel Lazio, amico di lunga data dell’Arch. Cristiano Rosponi (Presidente della Fondazione CE.S.A.R. Onlus, di cui Léon Krier, progettista del masterplan di Tor Bella Monaca, è Componente del Comitato Scientifico) e dell’Ing. Errico Stravato, Direttore del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Roma. Peccato che tutto questo fior fiore di architetti ed ingegneri si sia dimenticato di dire, nella presentazione del ridicolo master plan presentato giorni fa, cosa ne sarà dei circa 6 milioni e 230 mila euro previsti per le 27 opere pubbliche incluse nel Programma di Recupero Urbano di Tor Bella Monaca (PRU 03 ex art. 11, legge n. 493/1993), in vigore dal 30 novembre 2005 e mai terminato. Queste opere pubbliche non sono urbanisticamente compatibili con il progetto di demolizione/ricostruzione: si configura un reato ai danni dell’erario? Alemanno è come Cimabue: fa una cosa e ne sbaglia due.

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Tor Bella Monaca: le bugie di Alemanno

L’obiettivo non è risanare il quartiere ma accontentare Eugenio Batelli dell’ACER ed eliminare la manutenzione delle 14 torri, visto che nel 2012 scadrà l’appalto della ‘Romeo Gestioni’. Ristrutturare ogni torre costerebbe 5 milioni, abbatterle e riedificare, 75 milioni ciascuna. Un folle progetto condito da puro terorismo psicologico: “Le torri crolleranno tra 10-20 anni”.

Alemanno regala ai costruttori romani, a Tor Bella Monaca, 450 mila mq in più di cemento, che da soli, a 2.320 euro l’uno (meno dell’attuale prezzo di vendita in zona), già bastano a coprire l’intero intervento privato dell’operazione. Figuriamoci se rivalutati tra 6-7 anni e se sommati agli altri mc che i privati costruiranno. Chi ci rimette è il territorio, che verrà consumato per altri 20 ettari, alla faccia della densificazione verticale che invece lo stesso Alemanno promosse nel buffonesco convegno con le archistar di mesi fa. Ma l’affermazione più grave di Alemanno durante l’incontro con i cittadini il 3 novembre, è stata: “Quelle torri ormai stanno per crollare, non domani ma fra 10-20 anni. Non potrete lasciarle in eredità ai vostri figli”. Questa affermazione segue l’altra del 23 ottobre: “Rimettere a posto queste torri costerebbe di più di abbattere e ricostruire”.
Quante sciocchezze. Primo, il ciclo di vita del cemento armato, in corretta manutenzione, è ben oltre i 40-50 indicati da Alemanno. Se poi Alemanno è a conoscenza di danni strutturali (non crediamo che esista un fascicolo del fabbricato o che siano stati fatti sopralluoghi preliminari alle affermazioni del sindaco), dovuti magari al sistema di prefabbricazione in cui piove dentro, lo dica e provveda subito alla manutenzione. Case con cemento armato fatto addirittura con sabbia di mare (come per le famose case Armellini ad Ostia Ponente), degli anni ’70, sono ancora lì in piedi, soprattutto quelle dove si è intervenuti sul cemento.
Le 14 torri, alte 10 piani, hanno ciascuna 90 appartamenti. Con l’operazione di Alemanno si spendono quasi 75 milioni a torre, per risanarle ne basterebbero (a torre) si e no 5. Splendida poi la sciocchezza delle demolizioni. Una “demolizione programmata”, senza cariche esplosive ma solo con mezzi meccanici, pezzo per pezzo, per riciclare i materiali di risulta (ferro e cemento armato) ! Follia pura che serve solo per far risparmiare i costi di trasporto in discarica e far scomparire ‘tritandolo’ quello che per legge europea andrebbe smaltito come ‘rifiuto speciale’.
Quali allora i veri obiettivi di Alemanno ? Innanzitutto, togliersi di mezzo l’onerosa manutenzione delle torri che dal 2012 dovrà essere rimessa in discussione per la scadenza dell’appalto con la «Romeo Gestioni». Proprio Alemanno, ad inizio Giugno, disse ai cittadini di Tor Bella Monaca: “Si sta valutando l’ipotesi di regalare gli appartamenti ai residenti, che dovrebbero però occuparsi della manutenzione”. Poi, accontentare Eugenio Batelli, presidente dell’Acer (l’Associazione Costruttori Edili di Roma e provincia), che ha detto esplicitamente il 21 settembre ad Alemanno: “Bisogna prevedere un premio di cubatura del 60% nella riqualificazione delle periferie”. Come a Tor Bella Monaca (sono quei 450 mila mq in più).
Accanto allo sciocchezzario di Alemanno e ad un Piano Casa della Regione Lazio (che ad esempio sul Litorale premierà con il 100% di premio di cubatura), non sono confortanti nemmeno le dichiarazione del Presidente della Provincia Nicola Zingaretti che parla di “sperimentare immediatamente un progetto di demolizione e ricostruzione e di riqualificazione urbana”. Si è aperta forse la campagna elettorale alla ricerca di finanziatori cementizi ? Che fine ha fatto il Piano Regolatore di Roma ?

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Pasolini, IDV-PD-SEL: “Commemorazione strumentale a speculazione urbanistica”

Dopo due anni e mezzo di totale silenzio dall’insediamento di questa amministrazione di centro-destra su P.P. Pasolini, è davvero singolare che si commemori oggi la morte, e non la vita, di uno dei più grandi intellettuali che il nostro Paese abbia avuto, presentando al pubblico il progetto di riqualificazione di Torre San Michele e dell’area circostante attraverso fotografie, rendering e tavole architettoniche. A prescindere dal fatto che l’area non è ancora nella disponibilità dell’amministrazione comunale e che per ammissione dello stesso Sindaco non ci sono i fondi, la scelta operata appare come un’operazione di marketing subdolo, nella scia del revisionismo storico che imperversa in Italia in questi anni e che è inaccettabile perché irrispettoso della vita e del pensiero di un autore “scomodo” e dichiaratamente di sinistra, che certo non apprezzerebbe diventare testimonial di una amministrazione post fascista” lo dichiarano in una nota congiunta Leonardo Ragozzino, coordinatore SEL Ostia Levante, Simona Mignozzi, coordinatore municipale Idv XIII Municipio, Riccardo Corbucci e Paula De Jesus, dirigenti del Partito Democratico.
“Per questa ragione e soprattutto per il fatto che Pasolini ha speso parte delle sue energie intellettuali per ridare dignità e diritti di cittadinanza alle borgate e non per eliminarle “manu militari” (vedi vicenda idroscalo e non solo), oggi abbiamo depositato pacificamente, durante la commemorazione ufficiale, una corona di fiori con la scritta: “Dopo il corpo hanno ucciso anche il tuo pensiero”.

Leonardo Ragozzino 349.6034238 (coordinatore SEL Ostia Levante)
Simona Mignozzi 349.8316757 (coordinatore municipale Idv XIII Municipio)
Paula De Jesus 348.7726362 (dirigenti del Partito Democratico, urbanista LabUr)
Riccardo Corbucci 347.8731530 (dirigenti del Partito Democratico)

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XIII Municipio: il cemento elettorale di Alemanno.

Dal finto Decentramento Amministrativo per Ostia alla reale colata di 15 milioni di mc di cemento prevista nei prossimi 30 mesi. Queste le bugie elettorali della Giunta Alemanno, sostenute da un Municipio marionetta. A trarne vantaggio, solo la malavita. Un territorio dove esiste usura, droga, prostituzione, gioco clandestino e riciclo di danaro negli appalti pubblici e nell’edilizia privata.

Roma sommersa dal cemento elettorale di Alemanno. Gli oneri concessori, cioè i soldi dovuti al Comune per ogni permesso di costruzione, non sono più vincolati per realizzare strade, scuole, fogne ma vengono usati per le spese ordinarie: consulenze faraoniche, eventi di propaganda, stipendi stratosferici. Questo il penoso stato del Comune di Roma, diventato un’accozzaglia di marionette al servizio dei costruttori, a partire dall’Ass. Marco Corsini, capace solo di fare delibere salva-piscine per i Mondiali di Nuoto. A Roma non c’è più l’Urbanistica, ma solo il “Comando del Territorio” a vantaggio degli speculatori e non dei cittadini.

In particolare, il Comune di Roma sta abusando dello strumento perequativo della “compensazione edificatoria”, che dovrebbe servire per spostare il cemento da una parte all’altra del territorio per salvare aree preziose sotto il profilo ambientale e paesaggistico, ma che invece viene usato per aumentare la rendita fondiaria, portando il cemento dove le case costano di più. Densificazioni, verticalizzazioni, trasformazioni di aree agricole e industriali in residenziali, premi di cubatura. A peggiorare questo desolante quadro la Regione Lazio con il suo nuovo Piano Casa che corre in aiuto del PdL e dell’UDC, che gioca all’opposizione in Campidoglio per nascondere le sue origini ‘palazzinare’: la moglie di Casini è la figlia di Caltagirone, la moglie di Tabacci è la figlia di Armellini.

A pagare uno dei prezzi più alti tra i 19 Municipi di Roma è il Tredicesimo, quello che ha il mare, le pinete, la Riserva del Litorale e la tenuta di Castelporziano, carente, se non addirittura privo, di strade, scuole e fogne, ma dove si portano tutte le “compensazioni edificatorie” di Roma. Un municipio dove non solo è previsto il raddoppio del porto di Ostia, ma anche dove coleranno, prima del 2013, almeno 15 milioni di metri cubi di cemento. Cemento legato alla malavita, in un territorio dove esiste usura, droga, prostituzione, gioco clandestino e riciclo di danaro negli appalti pubblici e nell’edilizia privata. Quindi, oltre il danno ambientale, anche quello sociale.

Si aggredisce dunque un territorio, come quello del XIII Municipio, perché troppo residenziale, proprio da parte di chi impostò tutta la sua campagna elettorale contro il cemento. Come ad esempio l’attuale Presidente della Commissione Urbanistica municipale, Sergio Pannacci (nella foto), che oggi invece firma tutto quello che gli viene comandato, ma che ebbe a dire: “i cittadini e i servizi prima di tutto, poi le costruzioni e gli interessi dei costruttori”, “la centralità di Acilia-Madonnetta ? Ci opporremo con tutte le nostre forze a questa ondata di cemento”, “prima di mettere in atto i progetti, dobbiamo studiarli”, “l’Infernetto è pieno di cantieri ma privo di servizi” (solo all’Infernetto verranno 3 milioni di metri cubi di cemento).

Anche l’Assessore all’Urbanistica del Municipio, Renzo Pallotta, è riuscito a dichiarare, il 24 novembre 2009, dopo la parata del finto decentramento amministrativo: “non assisteremo più a colate di cemento che cadranno dall’alto, bensì parteciperemo in modo costruttivo al futuro sviluppo di questo territorio”. Confermando così che continuano a prevalere gli interessi “caduti dall’alto”, visto che il decentramento non c’è stato.
Lo stesso Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, sta portando sul Litorale le speculazioni degli sceicchi arabi.

Le cose sono due: o questa gente è stata bugiarda in campagna elettorale ingannando la gente o è rimasta per 30 mesi una marionetta dei vari Alemanno, Cutrufo, Corsini. In entrambi i casi, non sta facendo nulla di utile per il XIII Municipio ed è ora che se ne vada a casa.

dr.Ing. Andrea Schiavone
Il Presidente

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Idroscalo di Ostia: maggioranza ed opposizione giocano alla demagogia.

Nella tragedia individuale e di una intera comunità storica, va in onda solo la miserevole tragedia demagogica della politica. Infatti, a peggiorare la situazione ci si è messa anche l’opposizione (che nel XIII Municipio significa solo PD).

Nel pomeriggio del 22 febbraio 2010, il giorno prima dell’illegittimo e (mezzo) fallito sgombero all’Idroscalo di Ostia da parte dell’amministrazione capitolina, si tenne una riunione tra il Sindaco Alemanno e il Presidente del XIII Municipio, Giacomo Vizzani, durante la quale, secondo quanto sostiene il minisindaco, le demolizioni furono convenute anche con i cittadini. Nessun verbale di quella riunione è mai stato mostrato ed ormai la credibilità di certe affermazioni, dopo la latitanza del Comune di Roma negli ultimi 8 mesi, è a livelli di minimo storico.
Si apprende dalla stampa che nel corso dell’incontro, tenutosi il 27 ottobre, voluto ed ottenuto dalla Comunità Foce del Tevere, Vizzani ha incredibilmente ribadito che l’amministrazione “si è impegnata a dare la massima informazione”. Falso.

Doveva infatti esserci, come disse il Sindaco Alemanno, un tavolo di confronto permanente con i cittadini dell’Idroscalo. L’avvio degli incontri è avvenuto il 26 febbraio 2010, nell’aula consiliare del Municipio XIII. E’ seguito un solo altro incontro. Ma Vizzani ha sostenuto, durante la seduta di Commissione Patrimonio, Casa e Scuola, voluta dalla Comunità Foce del Tevere, che ci sono stati altri incontri, l’ultimo a luglio 2010. Di cosa si sia parlato non è dato saperlo, visto che i verbali non li ha neppure il Parroco dell’Idroscalo, Don Fabio Vallini, eletto a portavoce proprio del tavolo di concertazione.

Vizzani non ha fornito informazioni in merito, invitando i cittadini a prendersela con i rappresentanti di questo tavolo di concertazione che evidentemente non passerebbero le informazioni alla comunità.
Vale la pena raccontare come si è costituito il “tavolo di concertazione”: alla riunione del 26 febbraio erano presenti 15 cittadini, compreso Don Fabio. Secondo quanto dichiara lo stesso Vizzani: “L’unica istituzione che l’amministrazione riconosce è il tavolo di concertazione. Noi abbiamo chiesto 2 rappresentanti per ogni quadrante. Nel tavolo di concertazione fanno parte i rappresentanti di tutto il territorio dell’Idroscalo, quindi non solo quelli oggetto dell’intervento”.

Dunque, togliendo il Parroco Don Fabio (portavoce), l’Idroscalo sarebbe stato suddiviso in 7 quadranti ed esiste un’area “oggetto dell’intervento” (cioè di sgombero e demolizioni) e un’area che può stare più tranquilla (per adesso, visto che comunque Vizzani ha confermato che tutto l’Idroscalo deve scomparire). Vizzani smentisce così se stesso e da ragione a LabUr che ha sempre saputo che tutta l’area dell’Idroscalo è prevista esser sgomberata e demolita.
Sull’area dell’Idroscalo di Ostia infatti sono previsti 2 tipi di intervento se e quando l’area sarà dismessa dal Demanio: il primo del Comune di Roma, per fare dell’area da via dei Bastimenti alla foce un parco fluviale con edificio faro, la rimanente (fino a via delle Piroghe) destinata al raddoppio dei cantieri navali ed oggetto di iniziative private. Insomma lo stesso progetto della precedente amministrazione Veltroni.

E’ inqualificabile che l’amministrazione non dia informazioni ai cittadini, avendone l’obbligo, non solo legale ma morale, viste le promesse fatte. Ma ancor più grave è che sia proprio l’amministrazione a insinuare sospetti sulla lealtà dei rapporti fra i residenti dell’Idroscalo. L’amministrazione dimentica che alle 6:30 del mattino del 23 febbraio scorso Alemanno e Vizzani si sono presentati con un esercito di forze dell’ordine per demolire l’Idroscalo senza dare alcun preavviso, come disposto invece per Legge.

Nella tragedia individuale e di una intera comunità storica, va in onda solo la miserevole tragedia demagogica della politica. Infatti, a peggiorare la situazione ci si è messa anche l’opposizione (che nel XIII Municipio significa solo PD) che il 9 settembre dichiara a verbale, durante un consiglio straordinario, di volerne chiamare un altro sull’Idroscalo di Ostia. Ai residenti viene mostrato un documento fotocopiato di richiesta “interna” da parte del PD Municipio XIII, datato 9 settembre, ma curiosamente compare la firma del capogruppo Misto Antonio Ricci (Verdi) e le firme di Orneli, Bergamini, Spanò e del capogruppo del PD XIII Andrea Tassone. E’ lo stesso Tassone però ad affermare il 27 ottobre, che se il Presidente aennino Giacomo Vizzani risponde all’interrogazione popolare sul perché non si siano tenuti più i tavoli di concertazione, lui ritira la richiesta di Consiglio Straordinario, in contrasto con il suo partito. Infatti, Carlo Lucherini, segretario PD Provincia di Roma e consigliere regionale, ha presentato nei giorni scorsi in Regione Lazio un’interrogazione urgente a risposta scritta sulla mancata convocazione dei tavoli con i cittadini.

Sorgono spontanee alcune domande: Ma questa richiesta esiste o no ? C’è la volontà politica di affrontare i problemi, non solo di legittimità, su quanto è accaduto e accade, e che giustamente vengono sollevati dai residenti dell’Idroscalo di Ostia ? C’è la volontà politica di fare un percorso condiviso e trasparente da parte dell’amministrazione tutta con la Comunità dell’Idroscalo, ascoltandola e progettando con essa un futuro ? C’è davvero la volontà di essere rappresentanti del popolo o solo quella di essere rappresentanti dei poteri forti ?

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Precisazioni su Via Mar Rosso

Via Mar Rosso, ad Ostia, è l’area di circolazione collocata tra Piazza Camillo Corsi e Via Golfo di Aden, elencata tra le strade in manutenzione del Comune di Roma (mat. 07008). Questa la sua storia. Istituita con Delibera n.349 del Consiglio Comunale il 22/01/1971, era compresa tra Piazza Camillo Corsi fino a Via Mar Giallo. Fu variata fino a Via Mar Glaciale Artico con Delibera n.194 del Consiglio Comunale il 05/02/1974 ed infine estesa fino a Via Golf di Aden prima con delibera della Giunta Municipale n.7437 del 04/08/1976 e definitivamente con Delibera del Consiglio Comunale n.5299 del 09/12/1976. Via Mar Rosso non è mai stata aperta fino a Via dei Pescatori e se qualcuno l’ha percorsa su un sentiero sterrato l’ha fatto spontaneamente.

Nel 1998 con l’approvazione di un progetto dell’architetto Finziche del XIII Municipio, si cominciò a parlare del prolungamento di Via Mar Rosso per 260 metri sino all’immissione su via dei Pescatori; questo si sosteneva per alleggerire l’incrocio di via di Mar dei Coralli (per il passaggio delle autoambulanze dirette all’Ospedale ‘Grassi’). La delibera fu approvata, l’opera inserita nel piano di investimenti 1999/2001 per un importo di 400 mila euro e quindi contemplata nella bozza del Piano Regolatore. 

Il ‘colpo di scena’ avvenne il 23 marzo 2003. Renzo Pallotta, allora presidente della commissione ambiente del XIII Municipio, rivelò che un emendamento al Piano Regolatore aveva cancellato la bretella che avrebbe messo in comunicazione via Mar Rosso con via dei Pescatori. La conferma fu data il 14 aprile 2003 dall’assessore all’ambiente del Comune di Roma Dario Esposito, dinanzi al Consiglio del XIII Municipio. La motivazione fu: un “errore”  inspiegabile degli uffici preposti e non una decisione politica della maggioranza. All’incontro non era presente il prefetto Emilio Del Mese, al quale il 2 settembre 2002 il presidente del XIII Municipio Davide Bordoni aveva inviato alcune diffide trasmesse al Dipartimento dell’Ambiente del Comune, in relazione alla viabilità ed ai problemi relativi alla “pubblica incolumità”. 

In realtà già il Nuovo Piano Generale del Traffico Urbano, presentato nel 1999 ed approvato in Municipio nel 2000, non contemplava questo intervento. Uno studio della Società Trasporti Automobilistici (STA), la società di gestione e pianificazione della mobilità romana, una costola dell’ATAC, provava che la realizzazione di quella bretella non avrebbe comunque risolto gli ingorghi di via Mar dei Coralli. 

Ma le polemiche di Renzo Pallotta erano puramente pretestuose. Tutto inizia infatti con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 29 marzo 1996 con il quale venne istituita la Riserva Naturale Statale del “Litorale Romano”. Dopo il grande incendio della pineta di Castel Fusano del 2000, la proposta del Piano di Gestione e del Regolamento attuativo della Riserva, fu trasmessa in data 13 settembre 2001 al Presidente del XIII Municipio (Davide Bordoni) per l’espressione del parere. Trenta giorni dopo, il XIII Municipio espresse parere contrario per 2 motivi: troppe zone di vincolo e mancata considerazione “degli aspetti urbanistici ed ambientali del territorio” (proprio così!). In più si chiedeva al punto numero 1, “per garantire una migliore vivibilità del Territorio”, il completamento di Via Mar Rosso.

A queste osservazioni,la Giunta Municipale nella seduta del 6 marzo 2003, rispose quanto segue: “ Si ritiene che il proseguimento di Via del Mar Rosso su Via dei Pescatori possa incrementare notevolmente il flusso di traffico nelle aree della Riserva ed in particolare su Via dei Pescatori e di conseguenza anche sulla Via della Villa di Plinio che attraversa la Pineta di Castel Fusano, in contrasto con quanto previsto dal Piano di Gestione che prevede, necessariamente, il declassamento di alcune strade quali Via dei Pescatori, ai fini della tutela prevista per la Riserva; va inoltre considerato che Via dei Pescatori presenta, allo stato attuale, limiti oggettivi ad un eventuale incremento del flusso di traffico. Il problema evidenziato per la Via del Mar Rosso (congestionamento del traffico in prossimità dell’incrocio con Via Mar dei Coralli) va risolto in un quadro più vasto di viabilità tangenziale ad Ostia Levante (Via Ostiense – Lungomare), lungo il perimetro della Riserva, che le Norme di Attuazione del Piano di Gestione (art. 12.1, comma 5) prevedono quale intervento possibile.” Con delibera nr.181 dell’11 ottobre 2004, il Consiglio Comunale approvava il Piano di Gestione e il Regolamento attuativo della Riserva, mettendo fine al dibattito sul prolungamento di Via Mar Rosso. Non serviva. 

Il Piano di Gestione venne poi trasmesso al Ministero dell’Ambiente che doveva valutarlo e, successivamente, procedere alla sua adozione affinché avesse piena efficacia. Il Consiglio Comunale aveva anche approvato una mozione, inviata al Ministero dell’Ambiente, con cui si chiedeva che al momento dell’adozione il Ministero provvedesse alla pubblicazione del Piano. Questo non è mai avvenuto e pertanto, fino all’approvazione del Piano da parte del Ministero, sono restate in vigore solo le “Misure provvisorie di salvaguardia” dettate dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 29 marzo 1996 che istituisce la Riserva (art. 7). Oggi però, dopo una sentenza del TAR del Dicembre 2009, tutto è tornato alla Regione Lazio ed è ripartito l’attacco per completare Via Mar Rosso da parte di Renzo Pallotta, attuale Assessore all’Urbanistica: ‘questa è la madre di tutte le battaglie’ (!). 

Insistere oggi a dire che ci sono problemi di traffico all’incrocio tra via Mar dei Coralli e Via dei Pescatori è un falso dopo l’istituzione della nuova segnaletica. Aggiungiamo che aprire via Mar Rosso ed attribuirle un ruolo di ‘tangenziale’, significherebbe tenere sempre aperta Via della Villa di Plinio e creare ingorghi mostruosi all’altezza del ponticello sul Canale dei Pescatori (già congestionato e dove confluisce il traffico della Via del Mare). Inoltre già esistono studi concreti della ‘tangenziale’ per il quadrante di Ostia Levante per veicolare il traffico sulla Via del Mare e non sulla Cristoforo Colombo. Sono studi di fattibilità già consolidati da anni, su cui si sta lavorando per non creare impatto ambientale alla pineta di Castel Fusano ed in genere alla Riserva del Litorale. In pratica si tratta di realizzare un cavalcavia sulla Roma-Lido e di creare un asse Via dei Rostri/Via delle Fiamme Gialle. In questo sistema viario sono compresi tanti altri interventi, tra cui il miglioramento della viabilità locale in funzione dell’ospedale Grassi per un importo di 5 milioni di euro.

L’immagine qui riportata è relativa al traffico tra le 7:30 e le 8:30. Si nota l’incrocio di Via Mar dei Coralli prima della nuova segnaletica (è il dettaglio di una delle tavole dello studio). Si vede dai dati, che aprire Via Mar Rosso, non serve.

Paula de Jesus

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Malagò e i suoi fratelli – 1a puntata

Dopo “i titoli di coda, i ringraziamenti e i saluti” dello sciocchezzario vario e telecomandato su internet e sui quotidiani nazionali da parte di perfetti incompetenti, apriamo il capitolo delle cose serie sulla telenovela “Malagò e i suoi fratelli”.

Non sappiamo se Malagò abbia fratelli carnali (e non ci interessa), di certo sappiamo che ne ha molti ‘acquisiti’, e di questi vogliamo parlare. Ben due delibere della Giunta del Comune di Roma (la 196 del 30 giugno 2010 e la 290 del 22 settembre 2010) vengono partorite per salvare l’Aquaniene di Giovanni Malagò, esattamente dopo un anno dai Mondiali di Nuoto Roma 2009. Due delibere fatte alla ‘meno peggio’ (per essere gentili) che occultano quella del Consiglio Comunale nr.85 del 21 maggio 2007, l’unica che doveva regolamentare l’approvazione del piano delle opere e degli interventi previsti per lo svolgimento dei Mondiali di Nuoto Roma ’09. Nella delibera n°85 infatti si subordinava l’autorizzazione degli interventi proposti da soggetti pubblici o privati alla sottoscrizione di atto d’obbligo di ultimazione dei lavori, collaudo degli stessi e omologazione da parte della Federazione Italiana Nuoto, entro il 31 marzo 2009. In altre parole, gli impianti dovevano essere pronti almeno 3 mesi prima del Grande Evento, fissato per il 18 luglio 2009. Che senso avrebbe avuto infatti fare delle piscine per i Mondiali a gare iniziate ? In fondo con 4 anni di anticipo e l’impiego della Protezione Civile, dotata di poteri e fondi straordinari, il problema delle lungaggini burocratiche avrebbe dovuto essere risolto. Invece non è stato così. Giovanni Malagò (ma non solo lui) ha potuto fare per l’Aquaniene come meglio gli è parso, grazie alla benevola compiacenza del Sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Le date parlano chiaro: il collaudo statico è stato depositato il 4 agosto 2009, cioè ben 5 mesi dopo, mentre il collaudo tecnico-amministrativo è addirittura del 24 febbraio 2010, cioè un anno dopo ! Ora, se, come sostiene il Comune di Roma, l’Aquaniene è un impianto pubblico, questi due episodi sono ancora più gravi perché i collaudi prevedono l’esame, le verifiche e le prove necessarie ad accertare la rispondenza tecnica delle opere eseguite alle prescrizioni del progetto e del contratto e delle eventuali perizie di variante approvate prima dell’impiego della struttura per i Mondiali di Nuoto, che però si sono tenuti a Luglio 2009.

Sempre studiando le carte, risulta anche che i progetti dell’Aquaniene sono pervenuti con fortissimo ritardo al Comune di Roma: il progetto di realizzazione, ad esempio, il 12 aprile 2010; il progetto architettonico esecutivo il 4 maggio 2010; il progetto architettonico definitivo il 10 maggio 2010, tanto che il provvedimento di validazione del progetto è stato firmato dal Dipartimento Tutela Ambiente e del Verde – Promozione dello Sport il 4 giugno 2010, giusto in tempo per fare la prima delibera salva-Aquaniene del 30 giugno 2010. Quindi dopo i Mondiali di Nuoto !

A peggiorare le cose, le dichiarazioni dell’avvocato Carlo Longari, legale di Giovanni Malagò, che ha dichiarato che il certificato di agibilità dell’Aquaniene è stato protocollato il 28 dicembre 2009 dal Comune di Roma. Lui stesso ricorda come il d.P.R. 380 del 2001 (Testo Unico per l’Edilizia) stabilisca che, decorsi 60 giorni, si forma il silenzio-assenso, ma dimentica che la richiesta deve essere presentata, in carta bollata, al Sindaco entro 15 giorni dall’ultimazione dei lavori. Ciò vuole dire che i lavori dell’Aquaniene sono terminati almeno il 14 dicembre 2009, cioè 8 mesi dopo quanto previsto dalla Delibera nr.85 !

Vale la pena ricordare, a chi lo ignora, che il rilascio del certificato serve ad attestare che sono state rispettate tutte le condizioni di sicurezza, igiene, salubrità e risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto disposto dalla normativa vigente.

Insomma, sempre secondo la delibera n°85, all’Aquaniene dovrebbe essere ritirata la concessione, soprattutto ora che Alemanno lo ha dichiarato impianto pubblico. Tutte queste irregolarità, se le avesse compiute un semplice cittadino, avrebbero comportato l’immediato sequestro del cantiere, invece Giovanni Malagò ci ha costruito dentro pure un ristorante, dove Giovedì 21 ottobre alle 19:30 si è svolta una ‘bicchierata’ per il dissequestro dell’impianto. Chissà se c’erano Letta ed Alemanno.

Cronologia:
31 marzo 2009 – consegna impianti
04 agosto 2009 – collaudo statico
14 dicembre 2009 – fine lavori
28 dicembre 2009 – protocollo certificato di agibilita’
24 febbraio 2010 – collaudo tecnico-amministrativo
12 aprile 2010 – progetto di realizzazione
04 maggio 2010 – progetto architettonico esecutivo
10 maggio 2010 – progetto architettonico definitivo
04 giugno 2010 – validazione del progetto da parte del Comune
30 giugno 2010 – prima delibera salva-Aquaniene

paula de jesus per LabUr

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Porto di Roma: dopo Gianni e Pinotto, Gianni Pinocchio.

Dopo aver smascherato le bugie di Alemanno sull’Idroscalo, adesso è il turno di quelle sull’ampliamento del Porto di Roma, più noto come il Porto Turistico di Ostia. La Giunta capitolina afferma che ha per ora approvato solo una delibera che prevede il “Progetto dell’ampliamento del Porto di Roma”. La società ‘Porto Turistico srl’, che viene indicata dal Comune come l’attuale gestore del porto e come colei che si occuperà della sua riqualificazione, ha dichiarato di voler donare 1.000.000 di euro per il restauro di Tor San Michele (in totale, ne servono 2 di milioni, secondo quanto dichiara sempre il Comune). Salta però subito all’occhio che il titolare della concessione dell’area è la “Attività Turistiche Imprenditoriali srl” (in breve “A.T.I. srl”, con sede legale in Via Capo Palinuro 10/12), la cui attività è la costruzione e gestione del Porto Turistico di Ostia. A meno che l’ampliamento sia inteso come un nuovo porto, cosa c’entra dunque la ‘Porto Turistico srl’ (con sede in Largo del Porto di Roma, 5) ? Per altro, l’attività di quest’ultima non risulta essere stata dichiarata all’ufficio del Registro delle Imprese, mentre l’archivio anagrafico dell’Agenzia delle Entrate recita: “altre attività connesse ai trasporti per via d’acqua”. La ‘Porto Turistico srl’ dunque non gestisce il porto, contrariamente a quanto dichiara il Comune di Roma, né può realizzarne un ampliamento, per cui la domanda sorge spontanea: di che cosa si occupa ? Probabilmente di filantropia e mecenatismo: dona infatti 1 milione di euro al Comune. Ma per fare cosa, visto che Tor San Michele non solo non è del Comune di Roma, ma ricade addirittura su area demaniale ?

Alemanno ha una predilezione per le bugie soprattutto in tema demaniale: sono mesi infatti che sostiene che l’Idroscalo di Ostia sia diventato del Comune di Roma e quindi, sempre secondo il Sindaco, anche Tor San Michele. Niente di più falso. Le tappe del federalismo demaniale, incluso in quello fiscale, prevedono che, solo il 21 marzo 2011, un apposito Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dichiarerà l’assegnazione dei beni demaniali agli enti territoriali che, entro il 21 gennaio 2011, avranno presentato una richiesta motivata di attribuzione all’Agenzia del Demanio. Ad oggi c’è solo la delibera nr.100 della Giunta Comunale dell’8 Aprile 2009, un semplice Protocollo d’Intesa tra l’Agenzia del Demanio e il Comune di Roma nella quale è inclusa la “porzione di area e fabbricati censiti a patrimonio dello Stato con scheda RMB0886 denominata Aeridroscalo di Ostia, sita in Ostia (RM) alla via degli Atlantici”. Nulla di più. Cosa lega dunque il Porto di Ostia a Tor San Michele ? Perché un ampliamento del porto dovrebbe favorire il restauro di un monumento del Demanio ? Tralasciando la boutade della filantropia e del mecenatismo, a cui non crede nessuno, va sottolineato che dietro a tutta questa operazione ci sono i fortissimi interessi dei cantieri navali e il loro ampliamento ai danni dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia, terreni su cui il Comune non avrà competenza, almeno fino al 2013. Sono anni che le amministrazioni, di centro-destra così come di centro-sinistra, vogliono abbattere tutto l’abitato dell’Idroscalo, raddoppiare i cantieri navali esistenti, fare un misero parco fluviale e creare un edificio-faro alla punta dell’Idroscalo, con tanto di ristorante e molto altro. Un piatto ricco e appetibile per molti, anche per gli ambientalisti, visto che l’attuale area della LIPU verrà ingrandita. Solo che c’è un ostacolo ed è quello del Demanio. Infatti, affinché i terreni possano passare al Comune di Roma, devono essere presentati progetti concreti per quelle aree (disponibilità economica, fruibilità pubblica, sostenibilità ambientale, etc.). Ed è proprio qui che si inserisce il Porto di Ostia: progettato malissimo, tant’è che si insabbia l’ingresso, presenta un progetto per un nuovo braccio a mare al fine di raddoppiare i posti barca e competere con il nuovo e vicinissimo Porto di Fiumicino. Uno scambio dunque fra le parti: il porto eroga finanziamenti al Comune per il suo progetto e il Comune rende il favore deliberandone l’ampliamento, così i cantieri navali potranno ampliarsi. Cosa accadrà è tutto da vedere, anche perché l’iter prevede almeno una ventina di autorizzazioni e nulla osta di altri Enti. Non va dimenticato per altro che l’area del porto è ancora a rischio idrogeologico R4 (rischio massimo) per la mancanza di un argine mai costruito e che il Porto di Ostia non ha mai ottemperato ai suoi doveri previsti nella concessione: la caserma della Guardia di Finanza, dileguatasi nelle nebbie, e tutta la viabilità pubblica esterna, retrostante il porto, da via dell’Idroscalo a via Carlo Avegno, che, contrariamente a quanto previsto, sarà pagata con i soldi pubblici presi dalle casse del Comune di Roma. In attesa della prossima bugia di Gianni Pinocchio, rivediamoci “gli allegri naviganti”

Paula de Jesus per LabUr

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