Ostia. A ritmo serrato i lavori del Palafijlkam

Il cartello lavori non riporta le autorizzazioni a costruire. Un cantiere nato per i Mondiali di Nuoto del 2009, ma che con il nuoto nulla ha a che vedere.

Un cartello lavori sbagliato. La fretta di costruire durante le feste natalizie. La gru che sbanda sotto i colpi del vento che spazzano il lungomare. Questo è il cantiere tirato su velocemente per l’ampliamento e la ristrutturazione della sede della Federazione Italiana arti marziali (FIJLKAM), in Via dei Sandolini 79 Ostia Lido – Roma. Fuori dal Palazzetto delle arti marziali, il cartello indica l’autorizzazione dei lavori rilasciata non dagli uffici comunali, bensì dal Commissario Delegato ai Mondiali di Nuoto Roma ’09. Cosa c’entrino i Mondiali di Nuoto con le arti marziali resta un mistero, ma ricordiamo che l’ancora incompiuto Polo Natatorio di Ostia doveva sorgere proprio qui prima di essere spostato nell’attuale destinazione. Per la precisione, l’autorizzazione ai lavori si riferisce a un non meglio specificato ‘Provvedimento di raggiunta intesa‘ che nulla vuol dire in termini concessori. In realtà si tratta di 6,5 milioni di euro andati in gara (dicembre 2008) senza permesso a costruire, rilasciato dal Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica del Comune di Roma solo a luglio del 2010, mentre ancora risulterebbe mancante l’autorizzazione dell’ufficio tecnico municipale. Scaduti anche i termini dell’appalto (480 giorni dall’aggiudicazione, avvenuta a maggio 2009). Insomma, l’Assessore all’Urbanistica Marco Corsini e il XIII Municipio hanno chiuso tutte e due gli occhi. A tenerli ben aperti sono stati invece il direttore dei lavori (Renato Papagni, presidente dell’Assobalneari) e l’impresa aggiudicataria, la Marziali Costruzioni Generali srl, gli stessi coinvolti nelle vicende del Polo Natatorio. Come dire: lo sport, che passione !

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Ostia, Via Forni. Il Comune vende case con problemi strutturali.

In Via Antonio Forni lo spettacolo dei ponteggi messi a protezione dei passanti per la caduta di calcinacci dalle palazzine, è impressionante. Sono le case messe oggi in vendita dal Comune di Roma, facenti parte di quelle case Armellini costruite con cemento ottenuto con la sabbia di mare quasi 50 anni fa. Un cemento armato non più in ottime condizioni a causa del sale che ne corrode i tondini di ferro. La manutenzione delle palazzine è dal 2005 della Romeo Gestioni SpA che proprio in Via Forni 39 ha un ufficio del Contact Center. Il contratto tra la Romeo e il Comune di Roma scadrà nel 2012 e Alemanno vuole disfarsi di queste palazzine prima che gli interventi straordinari di manutenzione diventino troppo onerosi. Per questo motivo, è stato dato il via, a partire da ottobre 2009, a un piano di alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica su tutta Roma che comprende anche le palazzine comunali di Via Forni, acquisite il 27 gennaio 1972 da Armellini.

Il prezzo di vendita ai residenti (tra i 33 mila e i 77 mila euro, per un taglio medio di 70 mq) sarà però maggiorato delle spese di manutenzione straordinaria “sostenute dal Comune” e “opportunamente documentate”, anche se nessuno ne conosce gli importi e anche se non è noto se i lavori si potranno fare con gli inquilini all’interno delle proprie abitazioni. L’aspetto più grottesco è che di fronte a queste palazzine, al piano terra, sempre dentro una palazzina costruita da Armellini, esiste il circolo PD di Ostia Nuova, che ha ottenuto in un consiglio straordinario l’impegno da parte del presidente del XIII Municipio ad “aprire, in collaborazione con il Comune di Roma, uno sportello di aiuto per la casa”. Ma non c’è già quello della Romeo cui rivolgersi ? Perché il PD locale si interessa di mediare la situazione e non fa battaglie per impedire la vendita di palazzine pericolanti ? Di solito, chi compra una casa ha diritto che questa sia esente da vizi occulti. Invece il Comune di Roma fa il contrario: vende una casa pericolante e poi addebita le spese che gli competono.

Da calcoli di massima, un corretto intervento di manutenzione straordinaria prevede una spesa per palazzina di almeno 30-40 mila euro ad abitazione. Confrontando questi costi aggiuntivi con i prezzi di vendita, ci sembra allora che il Comune stia portando avanti un’operazione illecita. In fondo, gli inquilini che non riscatteranno la propria abitazione, continueranno a mantenere il diritto della propria casa. Che senso ha, da parte del PD del XIII Municipio, collaborare con il Comune per dare informazioni ai probabili acquirenti ? Ogni oste, quando interpellato sulla qualità del vino che vende, risponderà che è buono.

Comunicato stampa LabUr – 14.12.2010

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Idroscalo di Ostia, scogliera a mare – de Jesus (PD): “L’Ardis deve consegnare i lavori”

Dopo settimane di false dichiarazioni, la verità. La gara è stata aggiudicata alla Impre.Dor. ma è l’agenzia della Regione che deve accelerare i tempi burocratici per l’inizio lavori.

Nel marasma di dichiarazioni tutte infondate susseguitesi in queste ultime 5 settimane, da destra come da sinistra, relative a fantomatiche date di inizio lavori a novembre o ritardi dovuti a problemi burocratici di concessione delle aree, informiamo che è stata aggiudicata in maniera definitiva dalla Regione Lazio la gara della scogliera a mare per la difesa dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia. Si è ancora in attesa di stipulare il contratto, mentre sarà l’ARDIS a consegnare i lavori. Ricordiamo che la ditta vincitrice è la Impre.Dor. srl, con sede legale in Via Capanne di Marino n.2/C, Ciampino (Roma), lo stesso indirizzo della società Idra.Mar. srl, esperta in lavori di difesa e sistemazione idraulica, fluviale e marittima, di cui la Impre.Dor. si servirà secondo la forma giuridica dell’avvalimento. I tempi di realizzazione saranno di 200 giorni naturali e consecutivi (7 mesi) a decorrere dalla consegna dei lavori dichiara Paula de Jesus, dirigente PD e urbanista di LabUr.

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Ostia, sequestro Ville di Massimo: ingannevolezza nella vendita?

Dal precedente cartello di vendita (del 2006) risulterebbero riportati alcuni dati ingannevoli. Mentre la Procura di Roma ancora indaga sull’eventuale reato edilizio, LabUr fornirà alla Polizia Giudiziaria una propria memoria sulla formazione dello strumento urbanistico (ATO R20, oggi, “Ville di Massimo”) sequestrato il 18 novembre 2010.  La sede legale non risulta mai esser stata n Via Ermia di Atarneo.

Mentre ancora indaga la Procura di Roma, intervenuta con il nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri, e si vocifera di una proroga dei termini del sequestro, è bene fornire alcuni chiarimenti sulle vicende de “Le Ville di Massimo” in Via del Fosso di Dragoncello. L’area sottoposta a sequestro il 18 novembre 2010 è oggetto di indagini per valutare se esiste un reato edilizio, punibile ai sensi dell’art.44 DPR 6.6.2001 n.380 (Testo unico in materia edilizia), che testualmente recita: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato”. In altre parole, potrebbe configurarsi anche il reato, per esempio, di truffa, mentre già esisteva sulle modalità di vendita il sospetto di pubblicità ingannevole. Infatti veniva reclamizzato come “Cantiere Fronte Casal Palocco” quando Casal Palocco è distante circa 3 km. L’area de “Le Ville di Massimo” è denominato nel Nuovo PRG come ATO R20, cioè un Ambito di Trasformazione Ordinaria, dunque area libera già edificabile secondo il PRG del 1962 alla quale si conferma il carattere di edificabilità. L’ATO R20 in particolare ha una Superficie Utile Lorda (SUL) di 13.338 mq, essendo nel PRG del 1962 una sottozona G3 (case unifamiliari con giardino). Di questa, il 70% deve essere area di concentrazione edilizia e verde privato con valenza ecologica, il 30% verde e servizi pubblici.
Ora l’ATO è uno strumento urbanistico esecutivo di iniziativa privata: possono partecipare solo i proprietari che rappresentino la maggioranza assoluta del valore catastale degli immobili interessati. Ebbene, il 25 maggio 2006 l’Assessore ai Lavori Pubblici, Urbanistica e Viabilità del XIII Municipio, Enrico Farina (Forza Italia), informava il Dipartimento VI del Comune di Roma che il progetto depositato presso il XIII Municipio il 23 maggio 2006 dalla Società Consorzio Imprese srl era, in prima analisi, congruente con quanto già deliberato dal Municipio stesso. In realtà gli elaborati presentati dalla Società Consorzio Imprese srl a firma dell’architetto Serena Menghini (estratti di PRG, zonizzazioni e inquadramenti infrastrutturali), non rappresentavano un vero progetto preliminare. Servivano solo per presentarsi come ‘proprietario a maggioranza assoluta‘ dell’area al Comune di Roma, dichiarando di detenere il 72% delle particelle catastali. Era insomma, come la stessa Consorzio Imprese srl scriveva, un “progetto di larga massima”. Il 1° giugno 2006 lo stesso “progetto” veniva protocollato al Dipartimento VI (prot. 9522) da parte del Geometra Paolo Lentini, amministratore unico della Consorzio Imprese srl, con sede in via Ermia di Atarneo 1/A. Nel documento però si precisava: “il sottoscritto fa presente che attualmente sono in corso trattative per l’acquisizione di altre aree interessate dal Piano Urbanistico”.
Il Dipartimento VI del Comune di Roma, nel frattempo, avviava l’iter istruttorio, e poiché la Consorzio Imprese srl non raggiungeva il 75% della proprietà dell’area, riteneva non ammissibile la richiesta comunicando in tempo di Legge tale circostanza alla Società con nota prot. 13402 del 3 agosto 2006 e successivamente con nota prot. 2210 del 1 febbraio 2007. Tali note non sono però mai state restituite al Dipartimento VI, né è mai giunta comunicazione di cambio di sede sociale da parte della società. Al contrario, la Consorzio Imprese srl, ha sostenuto di non avere mai avuto risposta da parte del Comune.
Senza alcuna risposta, dopo 4 mesi (120 giorni), la Consorzio Imprese srl avrebbe però dovuto e potuto per Legge reclamare già al Comune di Roma il proprio diritto ad avere una risposta. Invece già dal settembre 2006 è comparso il cartello delle vendite, con relativa vendita sulla carta dei villini (consegna prevista: ottobre 2007). Il cartello del 2006 non riportava nemmeno l’indicazione de “Le Ville di Massimo” e faceva addirittura riferimento alla “Legge obiettivo” 443/01, cioè alla “Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività produttive”. Un complesso edificatorio è un’opera strategica ?
Ma la cosa più strana è che la Consorzio Imprese srl non ha mai avuto sede legale in quella via. Dal fascicolo storico della società, presso la C.C.I.A.A. di Roma, risulta infatti che da Via Tespi, 3 (18.12.2000, atto costitutivo), la sede legale si è spostata in Via Timocle 60 il 14.05.2007 per poi spostarsi il 24.03.2010 in Via Pindaro 82 (mantenendo però sempre lo stesso telefono: 06-50918586).
Perché allora l’indirizzo di Via Ermia di Atarneo 1/A ? Perché a quell’indirizzo risulta Diego Lentini, fratello di Paolo Lentini (che risiede in via Canale della Lingua, 76). Diego è stato Amministratore Unico della Consorzio Imprese fino al 20.07.2002, data in cui poi subentrò Paolo. Entrambi, hanno eletto residenza poi nello stesso lotto che è una piccola porzione dell’area demaniale (12 ettari) appartenente alla Sede operativa di Castel Fusano dell’Ufficio per le Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato, in Via Canale della Lingua, 74.
Dunque, dal 2006 si sta vendendo qualcosa che non c’è, riportando informazioni ingannevoli (sbagliata la sede legale, nessuna opera ‘strategica’, tempi di consegna dilatati, localizzazione errata). Aspettiamo l’esito delle indagini della Procura, sperando che tutto questo venga chiarito, così come la vicenda delle comunicazioni del Comune di Roma, mai pervenute (anche perché erano indirizzate a una sede legale mai esistita). Dal canto nostro invieremo alla Polizia Giudiziaria questa nota informativa.

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LabUr: false le dichiarazioni di Alemanno sulla delibera del decentramento di Ostia

Dal 24 novembre 2009, un anno di falsità. L’ultima, ieri, di Alemanno davanti alle telecamere. Non esiste alcuna delibera di Giunta per il decentramento di Ostia. Infatti il diritto amministrativo contempla che i regolamenti possono essere deliberati solo dal Consiglio Comunale. Alemanno scappa dal confronto con i cittadini rifugiandosi dietro false interviste, sapendo che ad Ostia lo aspetta una forte contestazione.

“Non esiste alcuna deliberazione della Giunta del Comune di Roma che riguarda il decentramento amministrativo del XIII Municipio. Basta sfogliare l’elenco pubblico delle delibere, dal 23 novembre 2009 fino ad oggi, non c’è nulla” – dichiara Paula de Jesus, urbanista di LabUr ed esponente del PD – “Alemanno ha preso in giro non solo i cittadini di Ostia, ma tutta Roma. La pantomima del 24 novembre 2009, con tanto di banda dei Vigili Urbani, riposizionamento dell’aquila nel Palazzo del Governatorato, tricolori insieme alle bandiere del Popolo di Roma, al modico costo di quasi 300 mila euro deve essere smascherata”.
A un anno di distanza e tre dalle promesse in campagna elettorale Alemanno dichiara ieri davanti alle telecamere di Canale 10 “Ci siamo. E’ questione soltanto dell’ordine del giorno del Consiglio Comunale dell’Assemblea Capitolina che c’ha già iscritta la delibera che è stata approvata in Giunta che è già stata concordata con il XIII Municipio, con il Presidente Vizzani. Adesso si tratta soltanto di avere il tempo materiale per votarla. Quindi da questo punto di vista ogni settimana può essere buona. La delibera sarà fatta nel giro di poche settimane o al massimo di 2 mesi e quindi entro il mese di Gennaio”.
“Non c’è alcuna autonomia né fiscale né urbanistica del XIII Municipio, neppure la competenza nel rilascio delle licenze per gli stabilimenti balneari” – prosegue la de Jesus – “Esiste solo un ‘Regolamento Speciale del Decentramento Amministrativo nel XIII Municipio’, che non ha alcun valore. Infatti, secondo il diritto amministrativo, i regolamenti possono essere approvati solo con delibera del Consiglio Comunale. Siamo stanchi di questi piazzisti, disposti a tutto solo per attirare ad Ostia i capitali stranieri degli sceicchi arabi per l’altro teatrino denominato waterfront”.
“Non solo è stato grottesco un anno fa il pianto a dirotto del Presidente del XIII Municipio, G. Vizzani, mentre la giunta di Alemanno fingeva di approvare il regolamento suddetto, ma ancora più grave l’affermazione, falsa, dell’Ass. al Decentramento Amministrativo, Enrico Cavallari, che in un comunicato stampa parlò di “approvazione della delibera sul decentramento amministrativo nel XIII Municipio”. Si è persino affermato in quella occasione che quella votazione avrebbe revocato la Deliberazione del Consiglio Comunale n. 281 del 28 ottobre 1992, vale a dire l’unico vero decentramento amministrativo per Ostia esistente e voluto da Marco Pannella, al tempo di Franco Carraro, Sindaco di Roma. Alemanno la finisca di prendere in giro i cittadini del XIII Municipio e venga ad Ostia a confrontarsi con loro invece di scappare, come ha fatto anche il 21 novembre scorso, solo perché impaurito dalle contestazioni di chi è stufo di sentirsi raccontare ogni settimana guitterie di ogni tipo, dal passaggio mai avvenuto di aree demaniali a roboanti progetti faraonici irrealizzabili. Non potrà, come per Tor Bella Monaca, rifugiarsi in un’aula universitaria” – conclude la de Jesus.

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Porto di Ostia: l’ampliamento cancellerà l’Idroscalo ?

Un porto a rischio esondazione che l’Autorità di Bacino autorizza ad ampliarsi. Un XIII Municipio, che si esprime favorevole all’ampliamento ma vota una Decisione di Giunta Comunale che i consiglieri non avevano ricevuto.  Un partitore a Capo due Rami che non c’è e forse mai ci sarà. E’ sempre più chiaro perché bisogna ‘delocalizzare’ l’Idroscalo.

L’espressione favorevole del XIII Municipio per l’ampliamento del porto di Ostia, testimonia una profonda incapacità amministrativa, decisionale e tecnica che deve ormai essere denunciata. Il consiglio municipale riunitosi ieri pomeriggio (con più di un’ora di ritardo, senza presentare il progetto) era stato preceduto in mattinata da una seduta della Commissione Urbanistica, alla presenza dei progettisti privati e di Aldo Papalini, direttore dell’Ufficio Tecnico del XIII Municipio, nonché del Presidente del XIII Municipio, Vizzani, e dell’Assessore all’Urbanistica, Pallotta. Alla specifica domanda rivolta da LabUr, circa il rischio di esondazione cui sarebbe sottoposto il vecchio e nuovo porto, così i privati hanno risposto: “Abbiamo avuto parere favorevole dall’Autorità di Bacino del fiume Tevere (ABT) in funzione del progetto del partitore di Capo due Rami, assumendoci noi, quando sarà realizzato, gli oneri di costruzione di un canale scolmatore e di un bacino di raccolta, sempre dentro la nostra area, prima dei cantieri navali Rizzardi, su via dell’Idroscalo”. Quindi l’ABT, pur sapendo che il porto di Ostia è già in area esondazione, ne autorizza addirittura un ampliamento giustificando la decisione in funzione del partitore di Capo due Rami, un progetto mai realizzato che risale a prima del 1983, che forse mai si farà e che si riferisce al punto in cui il Tevere, venendo da Roma, si biforca nel Canale di Fiumicino e nel ramo di Fiumara Grande (zona chiamata appunto Capo due Rami). Si tratta dell’intervento TE19 del Piano di Stralcio 5, dal costo complessivo di 25 milioni di euro e che consiste in “opere di regolazione dinamica del livello idrico in alveo, mediante realizzazione di una traversa mobile a scomparsa sul fondo dell’alveo, asservita alla misura della portata transitante nel canale navigabile”. In pratica, se si dovesse verificare la piena di riferimento ultracentennale del Tevere, tutta l’acqua verrebbe convogliata per il ramo di Fiumara Grande, essendo il Canale di Fiumicino privo di argini nel tratto dell’abitato. Ciò comporta che, alla foce di Fiumara Grande, su entrambi i lati, gli abitati dell’Idroscalo di Ostia e di Passo della Sentinella devono essere demoliti per consentire il massimo deflusso del fiume. La situazione dei 2 abitati viene poi peggiorata proprio dall’ampliamento del porto. Lo ha affermato la stessa ABT (prot. n.3711/C del 7 Novembre 2009), chiedendo che l’intestazione del nuovo molo non alteri il deflusso di piena, ma aggiungendo anche di stabilire “livelli di priorità per assumere procedure delocalizzative della stessa zona complessiva dell’Idroscalo di Ostia”. Tradotto, poiché il molo ha finito per intestarsi nella fascia di deflusso AA, si devono ‘delocalizzare’ le ‘costruzioni abusive attuali’ (così viene chiamato l’abitato da parte dell’ABT). Tutto questo è riportato nella Decisione di Giunta Comunale, nr.95 del 20 Ottobre 2010 su cui il XIII Municipio ha espresso 16 voti favorevoli (tutta la PdL, Vizzani e UDC), 5 contrari (PD), 2 astenuti (PD, tra cui il capogruppo). Ma l’aspetto più grottesco e grave della questione è che la Dec.G.C n.95 non era nota ai membri della Commissione Urbanistica né al Presidente Vizzani fino alle ore 11:48 di ieri, quando noi di LabUr abbiamo gentilmente concesso al consigliere Stornaiuolo (PdL) di farne una fotocopia (ma solo della pagina 3) per portarla a Vizzani che non la trovava. La stessa Dec.G.C n.95 era però quella su cui si doveva votare alle 15:15 della stessa giornata, essendo stato calendarizzato il consiglio ben 15 giorni prima. Aggiungiamo che durante il consiglio, S. Pannacci, Presidente della Commissione Urbanistica, ha dovuto leggere la nota dell’ABT informando i consiglieri presenti che non l’avevano ricevuta e aggiungendo che comunque dall’elaborato R10 (‘Analisi di fattibilità Idraulica’) non risultavano cambiamenti del ‘valore idrodinamico’ del fiume dovuti all’ampliamento del porto. Peccato che tutti si siano dimenticati che il parziale sgombero dell’Idroscalo, avvenuto il 23 febbraio 2010, era stato organizzato (come ha detto davanti alle telecamere l’Ass. all’Urbanistica del Comune di Roma, M. Corsini) già da fine 2009, abbattendo le case proprio in prossimità della intestazione del nuovo molo. Insomma il sospetto che ‘le procedure delocalizzative’ per l’abitato dell’Idroscalo, siano iniziate e siano dovute al nuovo porto, rimane più che fondato. Ma il Municipio XIII se ne lava le mani. Quello che è certo è che il nuovo braccio prosciugherà la spiaggetta dell’Idroscalo, dove sarà possibile così costruire un bel parcheggio

Comunicato stampa LabUr – 19.11.2010

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Il ‘pacco’ dono di Alemanno e Vizzani

Comunicato stampa congiunto – 19.11.2010
Simona Mignozzi, coordinatore municipale IDV XIII Municipio
Leonardo Ragozzino, coordinatore SEL Ostia Levante
Paula de Jesus, dirigente del PD
Giulio Notturni, Presidente Associazione Culturale Colere Cultura
Davide Pifferi, Presidente Comitato Civico 2013
Andrea Schiavone, Presidente LabUr – Laboratorio di Urbanistica

Domani, 24 novembre 2010, è un anno dal finto decentramento amministrativo di Ostia. Quella di Vizzani, Presidente del XIII Municipio, una politica fallimentare.

Tanti auguri, Mr. President.
Domani, 24 novembre, è infatti il primo anniversario della “giornata epocale” del finto decentramento amministrativo, promesso da Lei e da Alemanno in campagna elettorale e che, dopo un anno, il Sindaco doveva calendarizzare il 2 novembre 2010. In effetti ormai ha fatto epoca. L’ennesimo ‘pacco’ (dono) pieno di tante roboanti promesse e progetti faraonici venduti tutti con lo slogan “impegno mantenuto”, tipici del ‘partito del fare’, che crede che ripetendo una bugia tante volte essa diventi una verità. Come quella del passaggio delle aree demaniali al Comune di Roma (dato per sicuro il 30 ottobre) o l’inizio dei lavori della scogliera a difesa dell’abitato dell’Idroscalo di Ostia (il 15 novembre, ma non c’è nemmeno uno scoglio in mare), o come il grande bluff dei lavori sulla C.Colombo o il Ponte della Scafa. Numeri dati a vanvera che viste le grame casse del Comune i cittadini si giocheranno al Lotto per farne dono, in caso di vincita, all’amministrazione. Auguri dunque Mr. President, perché ne avrà bisogno e non potendo chiedere a Marilyn Monroe di cantarle gli auguri, noi la invitiamo a guardare su youtube le decine di filmati che testimoniano la sua incapacità a rispondere alle domande dei cittadini e ai bisogni di questo territorio.

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Ostia: il porto è a rischio esondazione ma in Municipio se ne vota l’ampliamento.

Comunicato stampa LabUr – 15.11.2010
Dal 1998 Ostia aspetta l’argine per la sua messa in sicurezza idraulica. La stessa per cui Alemanno è entrato con i manganelli, il 23 febbraio 2010, all’Idroscalo. Ma il porto, sempre a rischio esondazione, è un’altra cosa. Giovedì 18 novembre, in Municipio, l’ex Assessore all’Urbanistica (oggi ‘al Cemento’), Renzo Pallotta, ne sosterrà l’ampliamento.

“Ad Ostia, manca la messa in sicurezza per eventuali esondazioni del Tevere. La colpa è della burocrazia, non dei politici. Per realizzare l’argine mancante ci vorranno 18 mesi dall’inizio lavori. Tra 2 settimane aggiornerò i cittadini sulla situazione”. Così l’ex-Ass. all’Urbanistica del XIII Municipio, oggi  ‘al Cemento’ , Renzo Pallotta, il 2 settembre 2010, durante il consiglio straordinario su Nuova Ostia. Mentre ancora aspettiamo, giovedì 18 novembre, il neo Ass. al Cemento sosterrà a gran forza la proposta di delibera di giunta per l’ampliamento del Porto di Ostia, costruito proprio in area esondazione.
Tutto inizia nel 1998, quando si da inizio al Programma di Riqualificazione Urbana (P.R.U.) di Ostia Ponente, che si avvaleva dei finanziamenti di cui all’Art.2, comma 2, della legge 17 febbraio 1992, n. 179 (Norme per l’edilizia residenziale pubblica). Nel 1998 venne definita l’Opera Pubblica nr.14, il Parco Sportivo di via dell’Idroscalo (alle spalle dell’attuale scuola Amendola) con l’obiettivo di realizzare un nuovo argine da via C. Avegno all’arginatura principale del Tevere, all’altezza dell’impianto di sollevamento del Consorzio di Bonifica. Tale opera era necessaria per la messa in salvaguardia idraulica di Ostia, dichiarata ad alto rischio dal Piano Straordinario di Bacino. Il costo del Parco era di circa 2.350.000 euro nel 2002. L’opera non fu mai realizzata, lasciando così Ostia a rischio esondazione. Nel frattempo Alemanno, il 23 febbraio 2010, si è permesso di entrare con i manganelli all’Idroscalo per fare spazio ai cantieri navali, in nome proprio del ‘rischio allagamenti’. Peccato che anche il Porto di Ostia sia a rischio esondazione, eppure il Comune di Roma si esprime a favore di un suo ampliamento, concedendo il permesso a costruire per residence ed alberghi a servizio del porto.
Tutti coinvolti, da destra  a  sinistra, nell’affaire Porto di Roma, a danno dei cittadini, primi tra tutti i residenti dell’Idroscalo. E questa sarebbe la politica del territorio ?

Paula de Jesus – Urbanista

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Roma, XIII Municipio: Infernetto, grigio di cemento

L’Infernetto è una zona urbanistica del XIII Municipio (13i) estesa per oltre 1000ha, quanto la Pineta di Castel Fusano, solo che è grigia di cemento e non verde di pini. La parte centrale (532 ha) è quella sorta spontaneamente, poi perimetrata nel 1994 (Zona ‘O’), grazie a Pannella, ma il cui piano particolareggiato (cioè la definizione di scuole, strade, servizi) non è mai partito. Attorno, negli oltre 500 ha restanti, sta sorgendo di tutto, grazie alla Giunta Alemanno che negli ultimi 3 anni ha ben pensato di aumentare le cubature di quanto già previsto dal PRG. Così le 3 aree di edilizia residenziale pubblica (167) porteranno 2000 abitanti, mentre le due aree di Parco di Plinio e l’ATO I40, 1200, grazie allo strumento delle compensazioni edificatorie, cioè cubature portate da altre aree di Roma e vendute ai costruttori. Il Comune di Roma, non avendo soldi né per gli espropri dei terreni né per costruire alloggi per l’emergenza abitativa, baratta, come è accaduto giovedì in aula consiliare: su di un’area di 22 ha destinata a servizi pubblici consente la costruzione di 200mila mc per 750 appartamenti, cioè altri 3000 abitanti sulla base di uno scarabocchio depositato il 15 marzo 2010, mai discusso con i cittadini. Il baratto prevede lavori sulla Colombo che, se si potranno fare, vedranno la luce forse tra 7 anni. Nel frattempo l’Infernetto continua a crescere, le aree destinate a verde e ad accogliere servizi nel P.P. restano in abbandono e una vasta area, confinante con la Tenuta di Castel Porziano, viene destinata ad un altro sconosciuto progetto urbanistico. Si tratta del Piano Urbanistico Attuativo (iniziativa privata per l’ambito di trasformazione ordinaria ATO-R17, Ponte Fusano, circa 20 ettari), presentato al Dipartimento di Urbanistica in data 15 aprile 2010 (prot. QF7965). Tutto da fare, ma intanto il progettista Arch. G. Messina sta contattando i proprietari dei lotti per l’adesione. Lo stesso sta accadendo per le aree denominate ‘Toponimi’, alle estremità del quartiere, come Macchione e Ponte Olivella. Il primo toponimo porterà (tra insediati e da insediare) 2.800 persone, il secondo, 3.400, in aree agricole dove non si poteva costruire. Poiché è difficile recuperare i servizi necessari a simili insediamenti, il Comune di Roma ha già detto che ne estenderà i confini, invadendo altre zone agricole. Pochi i lottisti che hanno aderito al progetto globale, perché chi ha già costruito aspetta e chi ha solo il terreno non comprende perché mai deve cederne quasi metà per servizi che forse neanche verranno. Per questa ragione il Comune è stato costretto a posticipare la data di consegna dei progetti dal 30 giugno al 31 dicembre 2010. Solo con questo elenco siano a 13.400 abitanti sottostimati. Servizi di quartiere, zero. Basta pensare che nella Zona ‘O’ mancano ancora il 70% delle scuole previste. Gli abitanti dell’Infernetto oggi sono 40.000, ma il sito web del XIII Municipio, aggiornato al 2001, ne indica 13.054. E siccome gli affari sono affari, nei Patti Territoriali di Ostia del 2002, si inserì anche un mega centro commerciale (oltre 300mila mc) che con Alemanno sta prendendo forma. Così come sta prendendo forma un piccolo presidio dei Vigili del Fuoco (250 mq, grande a malapena per metterci un autobotte) in cambio di 75 appartamenti, che nessuno del quartiere ha chiesto. In un quartiere cul-de-sac, va in onda il saccheggio. Questa amministrazione, nella migliore delle ipotesi, è una banda di incapaci.

Paula de Jesus – Urbanista

(nell’immagine: in giallo, la Zona ‘O’ perimetrata nel 1994; in rosso tratteggiato, le aree in costruzione e quelle che verranno edificate: A) Centro Commerciale, B) ATO-R17, C) Macchia di Guerrino (750 appartamenti), D) Toponimo ‘Macchione’)

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Idroscalo di Ostia: il progetto di Alemanno

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