IL SALVA ROMA E LA CIAMBELLA URBANISTICA

E’ iniziata la discussione in Commissione Bilancio e Finanze della Camera del decreto ‘Salva Roma’. Il bilancio 2013 e quello 2014 della Capitale sono a rischio senza l’approvazione del decreto. Mancherebbero circa 500 milioni di euro, senza i quali non sarebbe possibile pagare gli stipendi, pari a oltre un miliardo l’anno, e far funzionare l’amministrazione della città. Fino al 2012 nelle casse del Campidoglio sono sempre entrati 450 milioni di euro l’anno sotto forma di trasferimenti statali. Il Comune di Roma avrà questi soldi a patto di fornire un bilancio ‘sano’ che preveda tagli e nuove entrate. E’ in questo scenario che si inserisce la questione urbanistica ed edilizia di Roma.

ONERI DI URBANIZZAZIONE
Una delle entrate maggiori (e sicure) del Comune è sempre stata quella derivante dall’incasso degli oneri di urbanizzazione a seguito del rilascio dei permessi di costruire: circa 100 milioni l’anno contro i 41 dopo la crisi. Quasi 700 permessi sono quelli ancora non ritirati dalle imprese in difficoltà secondo le ultime dichiarazioni (24 marzo 2014) dell’assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo. Ma a salvare le casse comunali interviene anche il decreto legge 35 del 2013 che ha prorogato fino al 2014 la possibilità di utilizzare la metà degli oneri di urbanizzazione sulla parte corrente. In pratica l’articolo 10, comma 4-ter (riferendosi all’articolo 2, comma 8, della legge n.244 del 2007) dispone, per gli anni 2013 e 2014, l’utilizzo dei proventi delle concessioni edilizie “per una quota non superiore al 50% per il finanziamento di spese correnti e per una quota non superiore ad un ulteriore 25% esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale”. Secondo Caudo, nei primi 180 giorni di questa nuova giunta sono stati rilasciati solo 183 permessi di costruire, che sommati a quelli non ritirati è in media con i dati dal 2004 ad oggi. Dunque, i permessi di costruire sono sempre gli stessi, ma le società non li ritirano ed il Comune non incassa.

TRASFORMAZIONE URBANA AMBITI DI RISERVA
Caudo elenca, tra le cose realizzate, l’aver rinunciato al prosieguo di tutti gli adempimenti connessi e conseguenti al bando per l’individuazione di nuovi Ambiti di Riserva a trasformabilità vincolata, un pacchetto di 160 proposte per un totale di 2.381 ettari e un potenziale edificatorio di circa 21 milioni di metri cubi, di cui il 70% a danno dell’Agro Romano. Si tratta di ‘moneta urbanistica’ che però Caudo non ha più intenzione di battere, fedele al suo maestro, Vezio De Lucia, da sempre in prima linea nella battaglia contro il consumo di territorio.

ALIENAZIONE PATRIMONIO IMMOBILIARE AZIENDE MUNICIPALIZZATE
Un altro dato fornito dall’Assessorato alla Trasformazione Urbana è quello relativo al piano delle alienazioni e valorizzazione degli immobili di proprietà delle aziende municipalizzate. In particolare si fa riferimento ai seguenti tre valori:
– immobili ATAC, 220 milioni di euro;
– immobili AMA, 269 milioni di euro;
– immobili ex-Fiera di Roma, 170 milioni di euro.
Un totale di 659 milioni di euro, salutari per risanare i debiti delle aziende. Dunque, se migliaia di persone rischiamo il posto nelle aziende municipalizzate a causa dei debiti pregressi al 2008 che ancora devono essere sanati e che si ripercuotono sul pagamento dei loro stipendi, se il decreto ‘Salva Roma’ deve essere garantito da un bilancio comunale credibile, se gran parte delle misure economiche di risanamento derivano dall’urbanistica e dall’edilizia, siamo in presenza di soli calcoli ragionieristici oppure sta cambiando il ‘sistema Roma’ che da 30 anni si è basato proprio su questi proventi oggi bloccati?

Non si comprende però perché il Comune di Roma abbia permesso (e nulla più dice) alla Signora Angiola Armellini di evadere IMU e ICI su case affittate proprio al Comune di Roma per l’Edilizia Residenziale Pubblica (solo a Ostia sono ben 1.042 unità immobiliari), come risulta dalle indagini della Guardia di Finanza,. Così come non si comprende perché il Comune di Roma tiene in vita baracconi come Risorse per Roma Spa che costa ben 54 milioni di euro l’anno e che ha visto crescere il suo personale da 208 unità (2008) a 620 (2013). Infine, perché il Comune di Roma, sotto qualunque colore di giunta, abbia consentito le parentopoli di ACEA, AMA e ATAC.

E’ certo però che la battaglia sul ‘Salva Roma’ passerà attraverso uno scontro urbanistico all’ultimo sangue tra PD (pro-Commissario) e SeL (pro-Marino). Così come è certo che a rimetterci saranno i romani in termini di servizi e qualità della vita soprattutto se, per ovviare a queste nuove ‘porcate urbanistiche’, si cercherà di distrarli con progetti ormai inutili come il parco archeologico dei Fori e iniziative becere come i Rolling Stones al Circo Massimo.


Paula de Jesus per LabUr

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