CASTELPORZIANO, LA SPIAGGIA NEGATA

castelporziano chioschiA meno di tre mesi dall’inizio della stagione balneare, il Municipio X brancola nel buio: nessuna novità sul sequestro dei chioschi, i cui ricorsi dei titolari sono stati tutti respinti dal Tribunale del Riesame. La rigida posizione della magistratura inciderà con estrema pesantezza sull’attività amministrativa del Comune di Roma mettendo a rischio la spiaggia libera dei romani, aperta dal 1965 per volontà di Saragat.
Il sequestro non è dovuto a reati edilizi ma all’occupazione senza titolo di area demaniale marittima per l’esercizio di somministrazione di cibi e alimenti. Da tale ipotesi di reato (le indagini e gli accertamenti documentali sono ancora in corso) discende un quesito al quale ancora la magistratura inquirente non ha risposto: qual è la perimetrazione del demanio marittimo a Castelporziano? Si estende dal mare fino all’inizio delle dune o termina a ridosso della via Litoranea? Nel primo caso i chioschi sarebbero salvi, nel secondo, no.
Molte altre questioni sono comunque coinvolte dalla individuazione della c.d. dividente demaniale, che separa il demanio marittimo dal demanio dello Stato.

Una cosa è certa, la competenza amministrativa sull’arenile di Castelporziano non è della Regione Lazio, che più volte ha ribadito che quel tratto di arenile non rientra nelle deleghe, ricevute dallo Stato nel 1999, inerenti le funzioni amministrative sul Litorale marittimo per finalità turistiche e ricreative. Ciò comporta altresì la automatica esclusione di Castelporziano dal Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) del Litorale romano essendo uno strumento di ricognizione del bene demaniale per fini turistici.
Se dunque la Regione non ha competenza su Castelporziano, non ce l’a neanche il Comune di Roma e quindi anche il Municipio X, che hanno ereditato le competenze regionali il primo per sub-delega, il secondo per decentramento amministrativo.

Pertanto il Comune di Roma ha competenza su Castelporziano solo in virtù della Convenzione datata 14 luglio 1965 con la Presidenza della Repubblica per l’apertura della spiaggia ai romani. Tale Convenzione prevedeva che il Comune di Roma pagasse allo Stato la concessione relativa alla fascia di demanio marittimo, oggi ancora da individuare con esattezza. L’ultima concessione pagata è quella risalente al 1998-2001 (quasi 4 milioni di lire, per 44mila mq scoperti e 1.827 coperti, relativi a 9 fabbricati), poi più nulla fino ad oggi. In pratica il Comune di Roma, dopo aver ricevuto la suddetta sub-delega dalla Regione Lazio, ha erroneamente ritenuto che la spiaggia fosse di sua competenza e non più dello Stato. Neppure la Presidenza della Repubblica ha mai vigilato sul rispetto della Convenzione del 1965.

Intanto a Castelporziano era già sorto quel “complesso balneare pubblico ad uso gratuito” comprensivo di 5 chioschi per la somministrazione di alimenti e bevande, come da Convenzione. Disciolto nel 1990 l’Ente Comunale di Consumo che li gestiva, fu rilevata dai privati l’autorizzazione amministrativa per la somministrazione, rimanendo le strutture dei chioschi in mano al Comune che, una volta ricevuta la sub-delega, firmò, dentro la Convenzione del 1965, una nuova Convenzione con i titolari dei chioschi per affidare loro nel 2002 (per 12 anni) i servizi di assistenza alla balneazione, guardiania e pulizia della spiaggia. Quindi le attuali strutture in muratura sono opera del Comune di Roma mentre i servizi sono dei privati che però dal 2014 non avrebbero alcun titolo per stare li, da una parte perchè scaduta la Convenzione del 2012, dall’altra perchè la licenza di somministrazione non sarebbe esclusiva del posto ma delocalizzabile.

Poiché la Presidenza della Repubblica non è proprietaria dell’arenile di Castelporziano, ma lo ha solo in dotazione, e il demanio marittimo (di cui in parte si compone) è un bene dello Stato, la Convenzione del 1965 è sovraordinata dalle leggi che governano il demanio marittimo tra cui il Codice della Navigazione.

E qui il pasticcio dei chioschi.

Il Comune di Roma, pur non pagando negli ultimi 20 anni, è dal 1965 il concessionario dell’arenile di Castelporziano. A tutti gli effetti, è come un qualsiasi stabilimento balneare (ma pubblico e gratuito) grazie alla Convenzione del 1965. Quindi, da quando non ha più esercitato in proprio tutta la gestione dell’arenile, inserendo dei privati, avrebbe dovuto ricorrere (ma non lo ha fatto) all’applicazione dell’articolo 45-bis del Codice della Navigazione. L’articolo prevede infatti che l’affidamento ad altri delle attività oggetto della concessione può esser fatto solo previa autorizzazione dell’autorità competente, vale a dire, prima del 2001, della Capitaneria di porto di Roma e, dopo, del Ministero delle Infrastrutture.
Di certo, il Comune di Roma, non avendo alcuna sub-delega per esercitare funzioni amministrative sul Litorale di Castelporziano, non solo non può rilasciare concessioni ma neppure può autorizzare il 45-bis. Al Comune spettava solo il compito di rispettare la Convenzione del 1965 non quello di produrre altre Convenzioni in libertà e senza alcun controllo statale.

Tutto questo, nell’ipotesi, avanzata dalla magistratura inquirente, che i chioschi ricadono sul demanio marittimo. Se invece così non fosse andrebbe tutto ridiscusso.

Negli ultimi 6 mesi, al fine di dipanare la matassa, si è tenuto un tavolo tecnico tra Comune, Capitaneria e 4 avvocati della Presidenza della Repubblica.La strada è ancora lunga perchè incrocia problematiche amministrative, patrimoniali, penali e civiliste, con i titolari dei chioschi disposti a non arrendersi. Chi ci rimetterà saranno i cittadini romani a cui Saragat donò la spiaggia non prevedendo questa deriva istituzionale. E dove si stanno muovendo appetiti poco chiari.

Questa voce è stata pubblicata in Spiagge Italiane. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.