CAPOCOTTA E LE CATTIVE ACQUE DEL COMUNE DI ROMA

capocottaScoppia il caso delle spiagge di Capocotta dopo l’annuncio della imminente chiusura dei 5 chioschi che gestiscono di fatto oltre 2 km del Litorale romano dentro l’omonima Riserva Naturale Statale senza autorizzazione dal 2015. Un’area dove avrebbero competenza il Ministero dell’Ambiente e la Capitaneria di Porto ma dove invece detta legge il Comune di Roma, come da tempo denunciato da LabUr. Gli stretti rapporti politici con il PD, anche per la presenza del chiosco di Legambiente (il Mediterranea), complicano la vicenda. Qui gli interessi particolari superano quello collettivo e diffuso della tutela ambientale: chi ha mai controllato la corretta gestione ad esempio delle fosse biologiche impiegate dai chioschi?

In questi giorni, l’estremo tentativo di mantenere aperti i chioschi, la cui gestione è stata in via definitiva sentenziata ‘abusiva’ dal Consiglio di Stato a dicembre 2022, è ricondotto (per assurdo) proprio a motivazioni relative alla tutela ambientale. Eppure dal 2016 il Comune di Roma respinge i versamenti eseguiti dai chioschi in funzione dell’occupazione senza titolo dell’area, non interrogandosi se ne abbia mai avuto competenza, con il timore di incorrere in una appropriazione indebita nonchè incurante del fatto che lo Stato da 23 anni ha ceduto ai privati tutte le sue competenze gestionali, neppure esercitando con diligenza le minime attività di controllo. Un esempio su tutti: la verifica della qualità delle acque di balneazione. Una mistificazione che vogliamo raccontare , un metodo che sta prendendo sempre più piede con la giunta di Roberto GUALTIERI (PD), così attento ai temi ambientali da voler introdurre a Roma il termovalorizzatore e la fascia verde di interdizione al traffico urbano, ma distratto ad esempio quando si è trattato di evitare l’ecatombe dei pini infestati dalla ‘cocciniglia tartaruga’

LA STAGIONE BALNEARE 2023
Il 26 aprile, sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, n.33, era stata pubblicato il Decreto del Presidente della Regione Lazio datato 19 aprile 2023, n. T00019 “Individuazione e classificazione delle acque destinate alla balneazione e dei punti di monitoraggio, ai sensi del D. Lgs. 116/08 e del Decreto Ministeriale 30.03.2010 come modificato dal Decreto Ministeriale 19.04.2018. Stagione balneare 2023”. Sempre il 19 aprile il Municipio Roma X aveva protocollato l’ordinanza balneare per la stagione 2023 (Prot. CO/59350), escludendo Capocotta, confinata tra le “spiagge libere”, quasi già conoscesse l’imminente chiusura dei chioschi comunicata un mese dopo. L’ordinanza verrà poi protocollata dal sindaco il 28 aprile.
Il 27 aprile, una certa stampa vicina ad ambienti del PD, aveva titolato: “Ostia come la Sardegna, acqua da 10 e lode: mare cristallino, il più pulito di tutto il Lazio“. Immediate le reazioni degli isolani, ironici i commenti dei romani, preoccupate le imprese turistiche balneari davanti a tanta approssimazione da parte di Marco LOMBARDO di Arpa Lazio, dirigente dell’Unità Risorse Idriche di Roma dove «si occupa delle analisi microbiologiche per ricercare le contaminazioni fecali» da marzo 2023.

I CONTROLLI
Ricordiamo che l’Arpa Lazio è l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Lazio, istituita nel 1998, alla quale compete la classificazione dello stato di qualità delle acque di balneazione. La struttura interna, a questo dedicata, è il Dipartimento stato dell’ambiente – Servizio monitoraggio delle risorse idriche, a cui appartiene l’Unità Risorse Idriche di Roma.

Ebbene, proprio il 27 aprile l’Arpa Lazio era stata commissariata con Deliberazione di Giunta Regionale n.131 per mancanza dei vertici apicali: può allora una struttura allo sbando decidere la sorte delle acque, buone o cattive che sono condizione necessaria per l’apertura della stagione balneare e il piú importante tema ambientale?

Screenshot 2023-05-23 10.57.28Tornando a Capocotta e agli oltre 2 km della sua spiaggia, l’Arpa Lazio prevede un solo punto di campionamento (PUNTO 92), lontano dai fossi dell’area. Quest’anno i primi prelievi sono stati effettuati (guarda caso) il 27 aprile e il 23 maggio ma i risultati non sono ancora noti. Dunque la qualità “eccellente” delle acque decantata è riferita a prelievi dei 4 anni precedenti, valori da tutti considerati un effetto del lockdown in periodo di pandemia.

CONCLUSIONI
Nulla che sia illegale, ma di certo la propaganda non ha alcun valore in tema ambientale visto che Capocotta (intesa come spiaggia della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, Riserva che ancora non ha, dopo un anno, la propria commissione di gestione) non risulta compresa tra le spiagge insignite di ‘Bandiera blu’ da parte della Fee (Foundation for Environmental Education) e neppure tra quelle a 5 vele della ‘Guida Blu’ di Legambiente, cha a Capocotta ha il proprio chiosco, anch’esso ‘abusivo’. Il Litorale romano secondo Legambiente ha appena 2 vele, la Sardegna 5. Quindi se il Comune di Roma non si è mai aggiudicato uno dei due riconoscimenti abbiamo una certezza: non sta facendo del suo meglio per avere un mare e una costa migliori.
Al contrario, sta facendo di tutto per far rientrare Capocotta tra le spiagge ad uso turistico balneare, fregandosene della sua tutela, anche questo denunciato da tempo da LabUr.

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