MUNICIPIO X – DOSSIER “IL GIRO DI AFFARI DIETRO AL VERDE” 

Business Verde CapitaleIeri l’annuncio che i giardinieri di Roma Capitale sono pronti a partire per “riforestare” Roma con 500mila piante tra alberi e arbusti, entro il 2026. Nel Municipio X, sulla carta, sono previste 3.206 piantumazioni nella riserva Acilia – Malafede, 6.870 a Dragoncello per “mitigare gli effetti del cambiamento climatico, adattare la città per contrastare le isole di calore” secondo l’Assessore al Verde, Sabrina Alfonsi. Al di là dell’assurdità dell’affermazione applicata alle due zone prescelte e al gap cronico tra tagli e piantumazioni, rimane un Servizio Giardini nel caos: solo 384 i dipendenti e ⅓ è inabile a curare 85.000 ettari di verde della Capitale, ma soprattutto gli amministratori in anonimato ammettono che non c’è alcun controllo sul numero di potature, capitozzature, dicioccature e tagli degli alberi, e il catasto del verde (con relativa geolocalizzazione) non è mai stato completato. I pochi dati diffusi dal Dipartimento ambiente dichiarano che sono stati tagliati 17.825 alberi con l’appalto quadro triennale del valore di 60MLN di euro, ma l’obbligo di ripiantumazione non è stato mantenuto. Ancora più tragica la situazione nel Municipio X che ha il decentramento al Verde. Nessuno, dall’ex Assessore Alessandro Ieva del M5S a quello attuale, Valentina Prodon del PD, ha mai fornito un solo dato nonostante i solleciti di consigliere e associazioni.
Cosa stia accadendo nel Municipio di Ostia proviamo a raccontarlo in questo dossier spiegando cosa c’è dietro a questa montagna di soldi che gira sulla risorsa più preziosa che abbiamo, partendo proprio dal caso studio dei pini del monumentale viale di Castelporziano.

IL METODO
Il Municipio X (che da ottobre 2021 è guidato da una nuova amministrazione) ha abbattuto negli ultimi 5 anni circa 200 pini (Pinus Pinea) lungo lo spettacolare viale di Castelporziano all’Infernetto. Gli ultimi, oltre 100, sono stati abbattuti tra agosto e novembre 2023 ricorrendo alla somma urgenza, dunque senza l’autorizzazione del Dipartimento Tutela Ambientale, senza controllare con diligenza le operazioni di abbattimento, ignorando anche la destinazione del recupero del legname e senza darne la dovuta trasparenza pubblica come previsto per legge.
Pini abbattuti in dispregio del “Regolamento Capitolino del verde pubblico e privato e del paesaggio urbano di Roma Capitale” (Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n.17 del 22 marzo 2021) dove i pini sono considerati oggetto di speciale salvaguardia in quanto “specie identitaria del paesaggio romano”.
Pini che registravano attacchi minimi di cocciniglia fino a marzo 2019: ad aprile 2022 infatti le chiome erano verdi mentre oggi gli alberi si sono trasformati in ‘morti in piedi’ a causa della velocità di propagazione delle infestazioni e della letalità delle stesse in assenza di interventi di salvaguardia, soprattutto contro la cocciniglia tartaruga (Toumeyella parvicornis).
Pini alti tra i 15 e i 18 metri, aventi una chioma e un diametro rispettivamente di 5 metri e di 50-60 cm, disposti in doppio filare lungo il viale di Castelporziano individuato come “Bene del Patrimonio Culturale” nella Tavola C-29 del P.T.P.R. (parte del ‘sistema dell’insediamento storico – viabilità e infrastrutture storiche, ex art.60, c.2, L.R. 38/99).
Tutto andato perduto, ma qualcuno ne ha tratto profitto.

PREMESSA

1. LEGNO COME RIFIUTO
Gli sfalci e le potature provenienti dalle aree verdi pubbliche sono a tutti gli effetti rifiuti urbani e il ‘produttore iniziale’ di tali rifiuti è, nel nostro caso, il Municipio X in quanto proprietario delle alberature stradali considerate da abbattere o da potare. Qualora l’attività di raccolta e trasporto di tali rifiuti sia effettuata dallo stesso soggetto che ha l’appalto per la manutenzione del verde, è da considerarsi come ‘produttore iniziale’ del rifiuto. Dunque la responsabilità del corretto conferimento del rifiuto presso l’impianto di recupero o di smaltimento autorizzato è condivisa tra Municipio e appaltatore. L’iter di conferimento deve essere tracciato mediante il Formulario di Identificazione del Rifiuto (FIR), un documento obbligatorio per il trasporto dei rifiuti che contiene tutte le informazioni relative al tipo di rifiuto, al produttore, al trasportatore e al destinatario. Il singolo FIR (che dunque è un documento di trasporto) deve essere redatto in 4 esemplari, compilato, datato e firmato dal produttore e controfirmato dal trasportatore. Una copia rimane presso il produttore e le altre tre, controfirmate e datate in arrivo dal destinatario (che ha l’obbligo di indicare il quantitativo di rifiuto accettato), sono acquisite rispettivamente una dal destinatario e due dal trasportatore che provvede a trasmetterne una al produttore.
Non solo l’impianto di destinazione deve essere autorizzato, ma anche l’appaltatore deve essere iscritto all’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Se il trasporto avviene a cura dell’impresa stessa che risulta essere produttore iniziale del rifiuto (cioè, l’appaltatore), l’iscrizione è in categoria 2 bis. Diversamente, l’attività di “raccolta e trasporto di rifiuti urbani” prevede l’iscrizione in categoria 1. Vedremo poi perché questo elemento sia significativo nel caso di specie.

2. IL MERCATO DEL ‘CIPPATO’
Dietro alla raccolta e trasporto del legno come rifiuto urbano si agita lo spettro del mercato, non sempre regolare, del c.d. ‘cippato’ e cioè del legno sminuzzato in scaglie, prodotto a partire da tronchi, ramaglie, piante intere, da porzioni di piante o dai residui dell’industria del legno.
La qualità del cippato varia in funzione di:
– Materia prima (tronchi, ramaglie) e specie legnosa
– Grado di stagionatura o essiccazione del legno
– Dimensione prevalente (espressa in mm) delle scaglie di cippato (pezzatura)

Gli acquirenti del cippato possono essere diversi, dalle grandi centrali che producono energia elettrica attraverso la combustione delle biomasse ai proprietari di caldaie a cippato, comprese le piccole industrie e gli artigiani che hanno investito nella bioenergia (di recente, anche per uso domestico tramite il c.d. ‘cippatino’).
Il prezzo del cippato ad aprile 2023 per il consumatore finale era (per le prime tre classi di qualità, espresso in euro per tonnellata): A1 (163), A2 (98) e B1 (63). A tali importi, va aggiunto il costo del trasporto che può arrivare a incidere dai 20 ai 50 euro a tonnellata, a seconda del mezzo di trasporto impiegato e della distanza. Al totale, va aggiunta l’IVA.

Il cippato, in termini economici e a parità di resa termica, è 4 volte più conveniente del pellet, che è prodotto perlopiù dalla pressatura della segatura di legno di scarto essiccato in precedenza. Di solito, per grandi opere di abbattimenti, come nel caso del viale di Castelporziano, il materiale cippato viene destinato a centrali di utilizzazione di biomasse per la produzione di bioenergia. Le centrali vengono scelte di preferenza sul territorio regionale e possono a loro discrezione accogliere o no il materiale in base a valutazioni sulla effettiva ‘qualità’ (a volte non tracciabile) del prodotto in arrivo. In ogni caso è sempre onere della ditta che produce il cippato l’ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie alla movimentazione di materiale.

CRONISTORIA SU VIALE DI CASTELPORZIANO

L’INTERVENTO DEI VIGILI DEL FUOCO
Il 25 luglio 2023 i Vigili del Fuoco (squadra 13/A, Turno B – 20.00 / 08.00 del 25 – 26.07.2023) sono intervenuti presso il viale di Castelporziano, altezza civico 550-546 (tra via Ermanno Wolf Ferrari e via Canazei) per una segnalazione relativa ad alberi pericolanti. Si è così proceduto all’abbattimento e rimozione di due pini in accordo con la Polizia Locale di Roma Capitale e con il personale del Servizio Giardini presenti sul posto. Dall’esame visivo delle piante adiacenti è stata riscontrata la presenza di altri pini pericolanti e si è disposto, in somma urgenza e sotto la guida di un tecnico qualificato, di porre in atto tutti i lavori di riparazione, consolidamento e ripristino per garantire la pubblica e privata incolumità, chiedendo la chiusura al traffico di viale di Castelporziano tra via Ermanno Wolf Ferrari e via del Canale della Lingua. Con un solerte fonogramma sempre del 25 luglio (Scheda 25584) – a firma dell’Ing. Salvator Gabriele AMATO, a capo del servizio USAR (Urban Search And Rescue) del Comando Provinciale di Roma dei Vigili del Fuoco (da poco giunto da Asti) – i VV.FF. hanno fatto richiesta delle misure cautelative al Municipio X, alla Polizia Locale di Roma Capitale X Gruppo “Mare” e al Commissariato di P.S. Ostia Lido, specificando che “costituiscono provvedimento emesso dall’Autorità, la cui inosservanza è sanzionata a norma dell’art. 650 del Codice Penale fino al cessare delle condizioni di urgenza o al subentro degli Enti competenti in via ordinaria”.

4. L’INTERVENTO DELLA POLIZIA MUNICIPALE
Il 28 luglio il X Gruppo Mare ha istituito una provvisoria disciplina di traffico sul viale di Castelporziano chiudendo il tratto interessato, per poi estenderla da via Canazei a via del Canale della Lingua dal 4 settembre al 13 ottobre per “lavori di potatura eseguiti per conto della U.O.T. ”

5. L’INTERVENTO DEL MUNICIPIO X
Con Prot. CO/2023/0112155 del 4 agosto 2023 il Municipio X ha comunicato ai diversi enti l’avvio, a partire dal 7 agosto, di abbattimenti in somma urgenza dei pini lungo il viale di Castelporziano per sicurezza stradale e pubblica incolumità, ai sensi dell’art. 32 del Regolamento Capitolino del verde pubblico. Tale articolo consente, in caso di necessità e urgenza, di abbattere gli alberi senza specifico provvedimento motivato del Dipartimento Tutela Ambientale. Poiché il Municipio X ha la competenza e la responsabilità del mantenimento della sicurezza delle strade municipali e delle relative alberature stradali, dopo il fonogramma dei Vigili del Fuoco, ha affidato alla ditta Ge.Co.S. srl (Gestione Costruzioni e Servizi srl) l’attività, in quanto affidataria dell’appalto per “Lavori di manutenzione ordinaria all’interno delle aree verdi del Municipio X” (fondi annualità 2022-2023, CIG 9516203b22).
Individuato per l’analisi fitosanitaria delle alberature il consulente tecnico della Ge.Co.S. srl (il dr. Forestale Giovanni LUDOVICI), sono iniziati gli abbattimenti sotto il controllo del Municipio X (Direttore dei lavori, Arch. Fabrizio COLAPICCHIONI).

6. I LAVORI
L’attività di abbattimento, raccolta e trasporto dei rifiuti è dunque stata affidata alla ditta “Gestione Costruzioni Servizi srl” (abbreviata “Ge.Co.S. srl”) con sede legale in via Anchise 9, 00040 – Pomezia (Rm) e unità locale, destinata ad uffici e alla produzione di compost da rifiuti organici, in via Monte d’oro 30, 00071 Pomezia (Rm), aperta il 4 giugno 2018 (*).
I pini destinati all’abbattimento in Viale di Castelporziano però non sono stati dichiarati infestati dalla cocciniglia tartaruga (nonostante da anni esista una perizia del Dipartimento che li ha invece dichiarati infestati). Questo ha consentito di non classificare i pini come rifiuto speciale e quindi di non assoggettarli a quanto previsto dalle normative in vigore e dai decreti vigenti di lotta obbligatoria ai parassiti, al momento dell’esecuzione del trasporto.

Il Comune avrebbe dovuto tracciare l’intera procedura verificando il peso iniziale e il corrispondente peso di destinazione, ma di fatto questo non è avvenuto e il calcolo è stato eseguito, in partenza, sulla base del volume dei camion trasportatori e, a destinazione, sul peso in accettazione del centro di cippatura. Quando la ditta affidataria dei lavori coincide con il trasportatore e con l’impianto di trattamento, la procedura finisce dunque per basarsi sull’autocertificazione della ditta stessa, senza un effettivo controllo da parte del committente, cioè del Municipio X. Nel caso specifico di viale di Castelporziano  l’impianto di trattamento era stato sottoposto a sequestro fino a pochi mesi prima dell’affidamento per irregolarità urbanistiche ed edilizie anche sull’impianto di pesa (la vicenda è descritta nella sentenza del TAR Lazio n. 05712/2023, pubblicata il 4 aprile 2023).

Precisiamo, che non solo l’impianto di destinazione deve essere autorizzato, ma anche l’appaltatore deve essere iscritto all’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Se il trasporto avviene a cura dell’impresa stessa che risulta essere produttore iniziale del rifiuto (l’appaltatore), l’iscrizione è in categoria 2 bis. Diversamente, l’attività di “raccolta e trasporto di rifiuti urbani” prevede l’iscrizione in categoria 1. L’Albo Gestori Ambientali ha stabilito che l’attività di raccolta e trasporto di tali rifiuti, se classificati come urbani, è effettuata dallo stesso soggetto che ha l’appalto o la concessione per la manutenzione del verde, ed è da considerarsi come produttore iniziale del rifiuto e pertanto potrà iscriversi in categoria 2 bis (art. 212 comma 8 del D.Lgs. 152/06), evitando così l’iscrizione in cat.1 (raccolta e trasporto di rifiuti urbani) molto più stringente in termini di autorizzazioni e certificazioni.

Dunque il problema è la classificazione del rifiuto tra “urbano” o “urbano speciale” proprio il caso dei pini infestati dalla cocciniglia tartaruga. Ricordiamo che il commercio di legname infestato è stato riconosciuto una causa primaria della diffusione del parassita nonostante l’emanazione di una rigida normativa di contrasto. E’ stato p.es. appurato che uno dei mezzi di diffusione della cocciniglia è proprio  il trasporto lungo le strade di legname infetto se non protetto da teloni e dunque non è un caso che molte alberature stradali risultino infestate. In particolare, il legname di pino proveniente da zone infestate, individuate dai servizi fitosanitari regionali, dovrebbe essere commercializzato solo se preventivamente scortecciato nella zona di produzione.

Pertanto, se classificato come “rifiuto urbano”, il committente pubblico (in questo caso, il Municipio X) cede la proprietà del legname alla ditta incaricata che può quindi venderlo sul mercato come cippato. Se invece è classificato come “rifiuto speciale” deve essere smaltito in appositi impianti e non può essere inserito sul mercato, se non tramite controlli e certificazioni più stringenti.
Invece, sotto il profilo economico, ci sono ad oggi due comportamenti da parte  dell’Amministrazione Pubblica: definire l’area, stimare la quantità di legname prodotto e farselo pagare a peso, oppure definire quanti alberi vanno tagliati, pagare la ditta per il taglio e il trasporto e non tenere conto della quantità prodotta e il suo impiego successivo.
Nonostante siano classificabili come spese straordinarie per l’Amministrazione, questi importi (nel secondo caso sopra elencato) vengono addirittura inclusi nelle spese ordinarie di manutenzione del verde pubblico spacciandole per potature e sottraendo di fatto risorse alla cura delle alberature, determinando un grave danno erariale.
Nel caso di viale di Castelporziano la scelta è stata appunto la seconda.

 

IL DANNO ERARIALE

Ogni albero ha un proprio valore secondo la tipologia, l’anzianità e lo stato di salute, tutti fattori che determinano gli agronomi (pagati dalle ditte affidatarie dei lavori e dunque in confoitto di interesse) mediante un esame visivo (VTA, Visual Tree Assesment).Il valore è dato da precise formule. Quella utilizzata dal Corpo Forestale della Tenuta Presidenziale di Castelporziano è V=AxBxC.

A è il valore economico di base a seconda del tipo di albero
B  è il coefficiente in funzione della circonferenza del tronco (anzianità)
C  è il coefficiente del suo stato di salute (stato di salute)

Nel caso di viale di Castelporziano, come da perizia a fine 2019, si trattava di pini con i seguenti parametri:  A uguale a 200 euro,  B uguale a 12 (essendo alti 15-18 metri con circonferenza 50-60 cm) e C uguale a 6 in quanto “disposti su filari in discreto stato di salute”.
Dunque il 60% dei pini di viale di Castelporziano potevano essere salvati con regolare manutenzione e invece sono stati abbandonati all’incuria fino a quando si sono tutti ammalati in modo irreversibile.
Secondo la formula, ogni pino aveva un valore iniziale di V= 200x12x6=14.400 euro. Ogni pino è invece diventato un costo puro per la collettività, per altro mai dettagliato dall’Amministrazione perché annacquato in un appalto di abbattimento spacciato per manutenzione ordinaria. Ogni singolo pino si è però trasformato anche in un guadagno per il privato equivalente a circa 1.200 euro di cippato.
A questo costo andrebbero aggiunti gli oneri per la ripiantumazione, obbligatoria per legge e che per altro non avviene mai, nonché il danno paesaggistico e biologico. Un albero di 15 metri e di 80 anni, con un diametro di 50-60 cm accumula milioni di atomi di carbonio. Il valore di sostituzione di questo albero è pari alla messa a dimora di circa 2.000 (duemila) giovani alberi di 2 metri di altezza. In Italia siano ben lontani dalle c.d. regola urbanistica di Vancouver (Canada): “3/30/300” e cioè vedere almeno 3 alberi dalla finestra, avere 30 alberi nella superficie di un quartiere, contarne 300 nel parco pubblico ubicato entro i 300 metri dall’abitazione.

Ecco perché all’interno di questo sistema, a Roma (non solo sul viale di Castelporziano), chi ne trae profitto è la criminalità.

Qui di seguito riportiamo i numeri (per difetto) della strage di pini avvenuta nel Municipio X in un anno, un Municipio che ha ben due Riserve Naturali Statali (quella di Castelporziano e del Litorale Romano), che ha il decentramento amministrativo per il verde e un direttore del Municipio iscritto all’ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Roma.

TENUTA PRESIDENZIALE DI CASTELPORZIANO

anno: 2023

estensione: 160 ettari

massa legnosa: circa 28.713,85 tonnellate

nr pini: circa 4.200

committente: Segretariato Presidenza della Repubblcia

ditta: MASSONI P. e M. srl (via di Sottomonte, 160 – 55060 Guamo, LU)

 

VIA DEI PESCATORI

anno: 2023

estensione: 4 ettari (alberature stradali per 4 km)

massa legnosa: circa 720 tonnellate

nr pini: dichiarati 104

committente: Municipio Roma X

ditta: Nomentana Appalti srl (via Giulio Cesare, 71 – 00192 Roma, RM)

 

VIA DELLA VILLA DI PLINIO

anno: 2022

estensione: 2 ettari (alberature stradali per 1,7 km)

massa legnosa: circa 340 tonnellate

nr pini: dichiarati 50

committente: Comune di Roma, Dipartimento Tutela Ambientale

ditta: Verdidea srl (via Gargiulo, snc – 64122 Talsano, TA)

 

VIA DI CASTELFUSANO

anno: 2023

estensione: 3 ettari (alberature stradali per 2,5 km)

massa legnosa: circa 1.320 tonnellate

nr pini: dichiarati 202

committente: Municipio Roma X

ditta:  Gentile Multiservizi srl (via dei Pini, 89 – 00020 Marano Equo, RM)

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.