OSTIA, A PROCESSO LE ‘RUSPE DELLA LEGALITÀ’ DI ALFONSO SABELLA

b059c7f7-c562-46fa-b69c-ce60bcd0b96aAlfonso SABELLA, il magistrato condannato dalla Corte dei Conti per le torture del G8 a Genova del 2001 (primo caso riconosciuto in Italia), ad Ostia non ha visto nulla durante i 4 mesi del suo mandato con delega delle funzioni di Presidente del Municipio Roma X. Non ha visto le malefatte di Andrea Tassone (condannato a 5 anni per ‘mafia capitale’), non ha visto le irregolarità sulle spiagge libere e tant’altro ancora. Neppure ha visto che le ‘ruspe della legalità’, imposte dal PD romano, che hanno abbattuto i chioschi di Castelporziano nel 2015, erano quelle della Malù Lavori srl di Luigi MARTELLA, oggi, dopo 7 anni, rinviato a giudizio (assieme a 9 funzionari del comune) perché imputato del reato di corruzione a seguito di una moltitudine di appalti pilotati.

Assieme a lui, anche l’imprenditore Alessio FERRARI. Entrambi erano soci (diretti e indiretti) in più società che tranquillamente partecipavano alle gare comunali e municipali, senza alcun controllo. 

In realtà l’intreccio delle società tra i due era ben più complesso. Su tutta Roma operava, secondo la Procura, un vero e proprio cartello di imprenditori che, mischiandosi nelle quote societarie di più imprese, non solo alteravano la regolarità delle procedure di gara a cui partecipavano (aggiudicandosele tutte) ma soprattutto organizzavano la corruzione negli uffici comunali e municipali. Fino a qui l’accusa, che andrà sostenuta in giudizio.

La gravità della questione è che in quegli anni (2010-2015) nessuno ha visto nulla né in fase di gara, né di aggiudicazione e tanto meno di pagamento finale. Un esempio. La demolizione dei chioschi di Castelporziano è costata più di 100mila euro ed è stata aggiudicata alla Malù Lavori Srl e poi pagata ad un’altra società (legata alla prima) con pubblicazione degli atti solo nel 2021.

Neppure alcuno ha sollevato la questione, tanto meno il magistrato antimafia Alfonso SABELLA, che Luigi MARTELLA e Alessio FERRARI erano anche soci della Siculiana Costruzioni srl il cui nome (Siculiana) ricorda ‘casualmente’ quello della cittadina siciliana patria dei Cuntrera e Caruana, famiglie mafiose che hanno ottenuto una posizione chiave nel traffico di stupefacenti e nel riciclaggio di denaro sporco, ribattezzate come i “Rothschild della Mafia” o i “banchieri di Cosa Nostra”.

Insomma, il distratto Alfonso SABELLA, definito ‘il cacciatore di mafiosi’ (con tanto di discutibile serie televisiva imposta dal PD romano) ad Ostia non ha visto quello che si doveva vedere

Per quanto riguarda la spiaggia di Castelporziano, ricordiamo brevemente i fatti.

A seguito della determinazione dirigenziale n. 2632 del 31 ottobre 2014 emessa da Roma Capitale, Municipio X, notificata il 19 novembre 2014 con la quale si ordinava la demolizione delle opere abusivamente realizzate, il 10 marzo 2015, con determinazione dirigenziale nr.462, l’ex direttore del municipio, Claudio SACCOTELLI, voluto ad Ostia da Tassone stanziò i soldi per la “demolizione delle superfetazioni e ampliamenti esterni realizzati abusivamente sull’arenile di Castel Porziano”. Tra questi, i chioschi 3, 4 e 5 di cui LabUr ampiamente scrisse al tempo.

Poco più di una settimana ed il 18 marzo arrivarono le dimissioni di Tassone travolto da ‘mafia capitale’ . Nel frattempo, venivano aggiudicati in via provvisoria sia i lavori di demolizione alla Malù Lavori srl (verbale di gara CO/41181 del 30 marzo) sia l’incarico di coordinatore della sicurezza a Susanna MAGI (nota CO/43124 del 9 aprile 2015) poi entrambi trasformati in definitivi il 10 aprile 2015 con determinazione dirigenziale nr.669.

Nella stessa data del 10 aprile veniva rimosso dall’incarico Claudio SACCOTELLI.

Consegnati i lavori con verbale di urgenza prot. CO/44729 del 14 aprile 2015 iniziarono le demolizioni, subito sospese il 15 aprile (verbale prot. CO/45912) per intervento del Consiglio di Stato. Furono riprese il 29 aprile (verbale prot. CO/50953) e nella stessa giornata (verbale prot. CO/50990) di nuovo sospese. Infine, vennero riprese il 24 giugno 2015 (verbale prot. CO/75608) e concluse.

Solo con la determinazione dirigenziale nr. 812 del 21 aprile 2017, dopo convalida del responsabile del procedimento, Nicola DE BERNARDINI (che il 2 gennaio era diventato direttore tecnico del municipio) venne autorizzato il pagamento dei lavori (circa 130.000 euro) ma non alla Malù Lavori srl bensì alla Alfa srl che, in data 26 gennaio 2017, aveva acquisito la Malù Lavori srl con tutti i rapporti giuridici di debito e di credito, contratti in essere. Titolare della Alfa srl, Alfredo FERRARI, stesso cognome di Alessio FERRARI socio di Luigi MARTELLA.

La Alfa srl aveva acquisito nella stessa data del 26 gennaio 2017 la Trevio srl di Alessio FERRARI e la Nicolò Lavori srl, i cui titolari effettivi erano Luigi MARTELLA e Alessio FERRARI. La Alfa srl parteciperà poi a una numerosa serie di gare in raggruppamento con la Edil Nic srl di Simona FERRARI e Nicolò MARTELLA. Nomi e cognomi che si inseguono senza che la pubblica amministrazione abbia mai preso una concreta posizione di cautelare attesa.

Ora il processo, che giudicherà Luigi MARTELLA ed Alessio FERRARI assieme ai funzionari comunali e municipali. Se vale per essi la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, altrettanto non si può dire della trasparenza amministrativa di Roma Capitale che solo in data 23 luglio 2021 ha pubblicato, in ottemperanza ai doveri di pubblicità degli atti relativi alle procedure per l’affidamento degli appalti pubblici, l’appalto in questione, non si capisce perché considerato tra quelli avviati nel 2021 quando è stato aggiudicato nel 2015.

Forse il meccanismo di vendere le aziende indagate è solo una casualità, come per il nome della Siculiana Costruzioni srl o per la ricorrenza dei cognomi MARTELLA e FERRARI in questo poco edificante intreccio di società. Resta il fatto che due società tra loro collegate non possono partecipare alla stessa gara e che, a partire da Alfonso SABELLA, nessuno ha controllato quello che anche un semplice cittadino può fare accedendo al Registro delle Imprese. Una totale mancanza di legalità amministrativa.

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