STADIO DELLA ROMA: EQUITALIA, COMUNE E MILIONI DI IVA IN FUMO

Milioni di IVA che forse non entreranno mai all’erario. Il Comune di Roma ed Equitalia Sud che avallano la speculazione di Parnasi a Tor di Valle, confusa con lo stadio della Roma. Un copione inquietante che si recita proprio mentre il Comune di Roma di fatto è commissariato (indagini della Procura, della GdF, dei Carabinieri e del MEF) e che vede Marino affrettarsi per far votare in aula l’interesse pubblico su un milione di metri cubi costruiti intorno a uno stadio. Favoriti gli interessi di Parnasi (promotore dell’iniziativa) e delle banche interessate all’operazione (Unicredit e il gruppo francese BNP Paribas), ma non quelli dell’erario.
Questa operazione si legge all’interno del contratto di compravendita con cui Parnasi acquisisce dalla SAIS l’area di Tor di Valle, un’operazione oggetto di indagini giudiziarie per presunta bancarotta fraudolenta, ancora in corso.
In sostanza, la SAIS deve ad Equitalia 21 milioni di euro, Parnasi compra da SAIS l’area per costruire il nuovo stadio a 42 milioni di euro, includendo il debito verso Equitalia. Parnasi si impegna a pagare per conto SAIS i 21 milioni di euro dovuti ad Equitalia nel seguente modo: 600 mila euro come acconto già versato, 4.690.263,35 euro come accollo dei mutui in essere, 1.915.371,54 euro per una rata scadente il 15 luglio 2013 e ben 13.794.365,11 euro in 53 rate dal primo settembre 2013 al primo gennaio 2018.
E qui la furba operazione: Parnasi e SAIS si accordano sul fatto che Parnasi, a seguito delle fatture emesse da SAIS, non verserà l’IVA sul debito Equitalia all’erario ma alla SAIS stessa “mediante accredito dell’integrale relativa somma dovuta a titolo di IVA sul conto corrente intestato alla SAIS in essere presso il Credito Bergamasco” dell’agenzia del Torrino a Roma in via della Grande Muraglia 88. Nel caso di ritardato versamento dell’importo dell’IVA da parte di Parnasi alla SAIS, è previsto il semplice rimborso da parte di Parnasi degli interessi e delle multe richieste dall’erario alla SAIS.
Tutto molto anomalo, considerato che le norme prevedono che trascorso un anno dall’emissione delle fatture, l’IVA dovrà essere versata dalla SAIS anche se non incassata, mentre Parnasi la potrà portare in detrazione o chiederne il rimborso all’erario fin dal momento dell’emissione delle fatture, anche se non avrà corrisposto il relativo importo alla SAIS.
Si tratta di milioni di euro di IVA che andavano versati dalla SAIS all’erario alla prima denuncia IVA utile. Il problema è che non solo la SAIS è fallita ma anche che la SAIS non ha più alcuna alcuna proprietà cosicchè l’erario si può scordare i milioni di euro di IVA da incassare, mentre Parnasi avrà l’ulteriore beneficio di milioni di euro in detrazione. A rimetterci, dunque, i cittadini.
Tutta questa operazione si sta compiendo grazie all’interesse pubblico che Marino vuole dichiarare per lo stadio della Roma, un falso ideologico che verrà denunciato non appena sarà pubblicata all’albo pretorio la delibera che Marino (e Caudo, assessore all’Urbanistica) ad oggi hanno ben evitato di fare.
L’intreccio dell’atto di compravendita è complesso ma un punto è chiaro: l’operazione è possibile grazie al consenso di Equitalia Sud in quanto Parnasi ha acquistato i beni in qualità di terzo acquirente di beni ipotecati proprio a favore di Equitalia Sud. In un periodo di difficoltà della Capitale, che deve ancora approvare in Assemblea Capitolina entro dicembre il bilancio previsionale 2015-2017 per non entrare in esercizio provvisorio, alla città serviva sicuramente altro e non una nuova operazione speculativa dalle troppe ombre. Sulla Capitale ce ne sonon già abbastanza.

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STADIO DELLA ROMA: CHI NE DECIDE IL PUBBLICO INTERESSE? LA GIUNTA O L’ASSEMBLEA CAPITOLINA?

Oltre al falso ideologico contenuto nella deliberazione di Giunta Capitolina n.83 del 4 settembre 2014 che andremo a denunciare, il guazzabuglio amministrativo che sta accompagnando il progetto del nuovo Stadio della Roma si arrichisce di un nuovo episodio, discusso ieri sera sia con l’Assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, che con il presidente della Commissione Urbanistica, Antonio Stampete: è la Giunta o l’Assemblea Capitolina che dichiara per conto del Comune di Roma il pubblico interesse per il nuovo stadio? Omissione di atti d’ufficio o decadenza dei termini? Procediamo per punti.

Nella Legge di Stabilità 2014 (n.147 del 27 dicembre 2013), diventata per pochi comma la cosiddetta Legge sugli Stadi, l’articolo 1, comma 304, lettera a), recita: “il Comune, previa conferenza di servizi preliminare convocata su istanza dell’interessato in ordine allo studio di fattibilità, ove ne valuti positivamente la rispondenza, dichiara, entro il termine di novanta giorni dalla presentazione dello studio medesimo, il pubblico interesse della proposta“, dove per proposta, nel nostro caso, intendiamo il nuovo Stadio della Roma.
La ‘dichiarazione’ del Comune deve intendersi invece come una ‘deliberazione’, cioè un provvedimento amministrativo con il quale l’organo collegiale rappresentativo del Comune stesso (Giunta o Assemblea) esprime la propria volontà a far realizzare la proposta dell’interessato. Dunque, applicando la legge allo Stadio della Roma, non si capisce se la dichiarazione di pubblico interesse sia di spettanza della Giunta o dell’Assemblea Capitolina. Resta certo che lo studio di fattibilità è stato depositato in Comune il 29 maggio 2014 e che la deliberazione di Giunta n.83 del 4 settembre (quella fino a oggi da tutti riconosciuta come la ‘dichiarazione’) non è mai stata pubblicata all’Albo Pretorio del Comune di Roma.

Ricordiamo che il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali (TUEL, D.Lgs n. 267/2000) all’art. 124, rubricato “Pubblicazione delle deliberazioni”, prevede che tutte le deliberazioni del Comune debbano essere pubblicate mediante affissione all’Albo Pretorio (oggi diventato on-line). L’articolo 134, comma 3, stabilisce che le deliberazioni diventano esecutive dopo il decimo giorno dalla loro pubblicazione. Nell’art. 134, comma 4, dispone però che, nel caso di urgenza, le deliberazioni dell’Assemblea e della Giunta possano essere dichiarate immediatamente eseguibili con il voto espresso dalla maggioranza dei componenti, senza pubblicazione.
Inoltre, ricordiamo che la pubblicazione delle deliberazioni comunali all’Albo Pretorio ha anche funzione strumentale di conoscenza legale dell’atto, tale da rendere possibile la presentazione di eventuali reclami ed opposizioni o ricorsi all’organo di controllo, all’Amministrazione stessa e all’Autorità Giudiziaria.

Ora, sia l’Assessore all’Urbanistica, Caudo, che il presidente della Commissione Urbanistica, Stampete, concordano sostanzialmente su due fatti: 1) la deliberazione n.83 è una ‘proposta’ della Giunta che fino a quando non verrà approvata dall’Assemblea Capitolina non può essere pubblicata perché non ha il valore esecutivo di un provvedimento; 2) la ‘dichiarazione’ di pubblico interesse spetta all’Assemblea Capitolina, ma, aggiunge Caudo, basta la manifestazione d’interesse già espressa dalla Giunta tramite una proposta di deliberazione per avviare l’iter amministrativo previsto dalla Legge sugli Stadi.

La confusione regna dunque sovrana e si alimenta dalla frase dove si legge che il Comune deve ‘dichiarare’ entro 90 giorni il pubblico interesse. Che il Comune lo debba ‘dichiarare’ tramite una effettiva deliberazione e non tramite una ‘proposta’ di deliberazione, non ce ne voglia Caudo, è evidente, altrimenti non si capisce con quale atto amministrativo un Comune ‘dichiari’ un provvedimento. Se si tratta della deliberazione di Giunta, siamo davanti a una omissione di atti d’ufficio da parte del Comune di Roma, perchè la deliberazione n.83 non è mai stata pubblicata, impedendo, per esempio, qualsiasi ricorso al TAR e l’eventuale ottenimento di sospensiva della deliberazione stessa. Se si tratta invece della deliberazione (futura) di Assemblea Capitolina, siamo davanti alla decadenza dei termini previsti dalla Legge sugli Stadi (i 90 giorni sono scaduti il 27 agosto, data che la deliberazione di Giunta ha superato di 9 giorni).

In attesa di ascoltare cosa accadrà in aula Giulio Cesare il 13 novembre, abbiamo per adesso la dimostrazione pratica che l’attuale Giunta Capitolina non sta lavorando per la città in termini di trasparenza e regolarità amministrativa ma solo per consentire a Parnasi una delle più bieche speculazioni degli ultimi 15 anni.

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STADIO DELLA ROMA: DOMANI LA DENUNCIA DI LABUR IN AULA GIULIO CESARE

Dopo la mancata pubblicazione della delibera di Giunta sull’interesse pubblico, domani approda in aula Giulio Cesare, in Assemblea Capitolina, la manovra di Parnasi sulla speculazione dello Stadio della Roma. Facendo parte delle associazioni che contestano non il nuovo Stadio della Roma ma la speculazione che tale opera nasconde, abbiamo inviato già da tempo una lettera al presidente della Roma, J.Pallotta, chiedendo un incontro. Nessuna risposta come nessuna risposta è pervenuta dall’assessore Caudo alla richiesta di partecipazione cittadina al progetto prevista dal regolamento comunale. Sappiamo tutti che Marino e Caudo stanno favorendo il costruttore Parnasi, autorizzando un iter amministrativo che altre opere urgenti per Roma non hanno mai neppure visto. E’ per questo motivo che domani in aula Giulio Cesare da parte di Labur verrà portato il testo della denuncia contro il Comune di Roma per il reato di falso ideologico e cioè di menzogna in atto pubblico. Non esiste per tale opera un ‘interesse pubblico’ ma solo l’interesse di qualcuno.

http://usaromaunoazero.blogspot.it/

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OSTIA, PARCHEGGI COME NODI O COME ‘MERCE’ DI SCAMBIO?

(a dx, Tassone; a sx, Di Salvo, rispettivamente presidente e assessore all'urbanistica del X Municipio)

Per realizzare un parcheggio esistono precise regole, sia di legge sia urbanistiche, che ne definiscono soprattutto la funzionalità in termini di mobilità. Se queste regole vengono sostituite dall’improvvisazione, si rischia di trasformare un parcheggio da nodo di scambio a merce di scambio, come è accaduto e continua ad accadere nel X Municipio di Roma Capitale. Ignorati tutti i parcheggi previsti dall’art.11 Dragona-Acilia (datati 2006 e ancora non realizzati), scelte aree fuori da ogni strumento urbanistico da destinare a parcheggio o a favore di privati o per operazioni di mera propaganda politica. E’ il caso ad esempio dell’affidamento di un’area comunale destinata a scuola a favore di un supermercato che invece dovrebbe avere già i suoi parcheggi. Si contratta con un comitato di quartiere un’area destinata a servizi pur di ottenere consensi per altre operazioni. Si sterra un’area archeologica per tamponare i disservizi della Roma-Lido dopo promesse elettorali non mantenute. Storie assurde qui di seguito dettagliate che nell’era Marino, quello della bicicletta, assurgono al reato di falso ideologico: si prosegue nel favorire l’auto privata piuttosto che potenziare il trasporto pubblico.

IL PARCHEGGIO SEQUESTRATO DELL’INFERNETTO
Un’area comunale destinata da oltre 10 anni a scuola materna ed asilo nido, trasformata in un parcheggio per il prospiciente supermercato che, grazie a una delibera di giunta municipale, ne acquisisce addirittura l’affidamento a titolo gratuito. Al supermercato, con già precedenti gravi violazioni del codice della strada per l’apertura dei passi carrabili dei suoi parcheggi interni, viene dunque regalato dal Municipio un terreno comunale per fare i parcheggi mancanti in cambio dell’asfaltatura a sue spese. Il terreno è stato immediatamente sequestrato nel silenzio dell’Assessore municipale all’Urbanistica, Giacomina Di Salvo, principale artefice dell’operazione (cfr. http://www.labur.eu/public/blog/?p=1545 )

IL PARCHEGGIO DELLA PEDONALIZZAZIONE A CASALBERNOCCHI
Un progetto di pedonalizzazione di un quartiere ex-INA CASA, proposto dai comitati e dalle associazioni di quartiere, che vede la proposta, da parte del solito Assessore all’Urbanistica Di Salvo, di un parcheggio alle sue spalle al fine di dotare la scuola locale di ulteriore ‘comfort’ per le mamme nelle ore di entrata ed uscita dei bambini. In cambio, l’adiacente area del parcheggio sarà data in affidamento ad alcune realtà locali, un’area destinata ad attività tutte ancora da definire. Così, mentre la pedonalizzazione prevede di svuotare il parcheggio sull’unica piazza oggi esistente, se ne crea un modesto surrogato senza alcun criterio urbanistico o di mobilità a pochi metri di distanza. Peccato che la rigidità e l’ortogonalità degli assi stradali esistenti intorno all’attuale piazza-parcheggio non consenta tutto questo. Chissà che direbbe Giuseppe Perugini, architetto di fama di cui quest’anno ricorre il 60mo anniversario della nascita, a veder ridotto così il suo quartiere, progettato come una sorta di borgo con percorsi pedonali

IL PARCHEGGIO DELLA ROMA-LIDO SULLA VIA DEL MARE
Che la ferrovia Roma-Lido sia ridotta allo stremo, è di dominio pubblico. Che le stazioni siano prive di ogni servizio, è strazio quotidiano per i pendolari. Che le promesse di realizzare nuove stazioni siano state delle chimere, lo hanno pagato caro le migliaia di nuovi residenti. Che però un presidente del Municipio, Andrea Tassone, e l’assessore municipale all’Urbanistica, Giacomina Di Salvo (sempre lei) potessero prendere in giro i cittadini promettendo un nuovo parcheggio e facendosi fotografare con una automobilina in mano, era fuori da ogni più imbarazzante immaginazione. Si può aprire un cantiere per realizzare un parcheggio, in discesa, con forti variazioni altimetriche, su un’area archeologica, tra strade ad alto scorrimento, senza alcun attraversamento pedonale protetto e con mille violazioni al Codice della Strada?

Se queste sono le scelte che definiscono, come cita il nuovo Piano Generale del Traffico Urbano, “quale idea di città in movimento si vuole perseguire” e che andranno “a coprire le carenze del servizio di trasporto pubblico”, benvenuti nel Municipio “very smart”

dr.Ing. Andrea Schiavone

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STADIO DELLA ROMA: PUBBLICATE QUELLA DELIBERA

Dopo 2 settimane dalla discussa Delibera di Giunta Comunale n.83 del 4 settembre 2014, con cui Marino e Caudo hanno forzato la dichiarazione di pubblico interesse per il nuovo Stadio della Roma, ancora nessuna pubblicazione presso l’Albo Pretorio, fatto che impedisce di poter presentare la nostra denuncia di falso ideologico per le menzogne contenute nell’atto pubblico citato. Per tale motivo il 12 settembre LabUr ha fatto richiesta di Accesso Civico alla Direzione Generale del Segretariato di Roma Capitale, ricorrendo all’art.5 del D.lgs. n.33 del 14 marzo 2013 per omessa pubblicazione della delibera sopra citata.
Il fatto è di una gravità istituzionale inaudita. Marino e Caudo non stanno volutamente rendendo pubblico un atto amministrativo che nel frattempo è stato invece inoltrato ai municipi interessati (il IX e l’XI) per l’espressione, non vincolante, di parere. Il termine di risposta è di 20 giorni dalla data di ricevimento della delibera nei municipi (8 settembre). Patetica nel frattempo la memoria di giunta del X Municipio del 5 settembre con la quale il presidente Andrea Tassone, che ha sempre disertato le precedenti conferenze dei servizi, richiede che dentro le opere di pubblica utilità venga inserito l’ammodernamento della Roma-Lido, il ponte di Dragona e altre sciocchezze che nulla hanno a che vedere con il progetto dello stadio. Un progetto fermo allo studio di fattibilità, rivisto più volte, ma che non è quello esposto nei tablet sigillati dentro teche di vetro della Casa della Città, inaugurata il 4 luglio, che doveva diventare “un luogo trasparente di incontro e scambio, dove i cittadini sono liberi di acquisire informazioni sull’operato di Roma Capitale e sui progetti sul territorio”. Ci domandiamo allora perchè la delibera, almeno quella, non venga pubblicata, considerato che la dichiarazione di interesse pubblico dell’opera agevolerà l’esproprio di ben 451.789 mq di proprietà di privati.

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STADIO DELLA ROMA: DENUNCIA PER FALSO IDEOLOGICO

Viabilità e mobilità nuovo stadio della RomaLa realizzazione del nuovo stadio della AS Roma a Tor di Valle sta avendo inizio con una serie di falsi ideologici, cioè con una serie di menzogne in atti pubblici, un reato punibile fino a 2 anni di reclusione. A commetterlo, oltre il Sindaco Marino e molti amministratori locali, soprattutto l’assessore alla Trasformazione Urbana, Caudo. E’ per questo motivo che entro settembre, in attesa di tutte le pubblicazioni dovute per legge e avvalendoci della professionalità dell’avvocato penalista Savino Guglielmi, presenteremo alla Procura di Roma una dettagliata denuncia, cui seguirà una conferenza stampa.

Un nuovo stadio privato a Roma non è di alcuna pubblica utilità, soprattutto per il fatto che al momento, pur essendoci ottimi impianti di proprietà di Roma Capitale come il Flaminio, il Fulvio Bernardini a Pietralata o il Pasquale Giannattasio ad Ostia, nessuna squadra di serie A, B o C può giocarci. Perché gli interventi per l’impiantistica sportiva devono sempre favorire i privati, come nel caso dei recenti Mondiali di Nuoto? Che dire poi dello storico Campo Testaccio dove è ancora tutto fermo tra un ricorso amministrativo e l’altro? Se veramente la Legge di Stabilità 2014 (nr. 147/2013) mediante l’articolo 1, comma 304-305, intendeva introdurre una nuova procedura per la realizzazione e l’ammodernamento degli impianti sportivi, con particolare riguardo alla sicurezza degli stessi impianti e degli spettatori, tutto sembra disatteso. Analogamente, se il 5 settembre il Comune di Roma ha dichiarato il pubblico interesse della proposta in funzione delle opere di viabilità e mobilità necessarie allo stadio, non possiamo dimenticare le affermazioni dello stesso Assessore Caudo rilasciate il 14 luglio durante un intervento al IX Municipio: “il sistema delle infrastrutture deve risolvere parte dei problemi che oggi ha quell’area, non deve essere funzionale solo allo stadio”. Dallo schema in figura si capisce che non è così e questo verrà dettagliato nella denuncia, confrontando il progetto con quello previsto per il corridoio intermodale Roma-Latina.
Realizzare lo stadio della AS Roma è anche un falso ideologico perché in contrasto con la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea 2013/0291 [(NLE), Bruxelles, 28.8.2013,COM(2013) 603 final] sulla promozione trasversale ai settori dell’attività fisica salutare.

Insomma, morto il periodo nefasto della Protezione Civile che promuoveva e gestiva nel nome dei Grandi Eventi ogni occasione buona per far soldi e gestire in maniera ‘sportiva’ i soldi pubblici, ci ritroviamo adesso poche righe della Legge di Stabilità che aprono un mondo di speculazione in nome dello sport (che poi è solo il calcio). Ben vengano gli interventi privati, anche esteri, o i mutui agevolati dell’Istituto di Credito Sportivo, purché si garantisca la realizzabilità delle opere. Perché un altro falso ideologico è dentro l’approvazione dello studio di fattibilità su cui il Comune di Roma ha espresso il pubblico interesse della proposta, vale a dire l’imprimatur dell’opera stessa. Disatteso completamente il contenuto dell’articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n.207 (“Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE”).

Insomma un gran favore al costruttore Parnasi, già passato per le contorte vicende del progetto Eur Sud Castellaccio, una finta nuova centralità, sede del mega centro commerciale Euroma2 e dei discussi grattacieli, uno dei quali noto per lo scandalo Zingaretti-Provincia. Terreni rivalutati, speculazione fondiaria, vie brevi per realizzare opere di discutibile pubblica utilità, stravolgimento del piano regolatore, ma soprattutto falso ideologico.

Annunciamo la denuncia solo perché ancora in attesa di vedere pubblicata la delibera di Giunta presso l’Albo Pretorio e perchè ancora in attesa di vedere online il progetto dello stadio, finora rinchiuso nei tablet delle teche della Casa della Città, inaugurata il 4 luglio nel quartiere ostiense per favorire il dialogo e il confronto tra Campidoglio e cittadini. Così non è stato: un altro falso ideologico.

dr.Ing. Andrea Schiavone – presidente LabUr

Questo, in anteprima, il testo della delibera: (Dec. G.C. n. 83 del 4 settembre)
http://www.labur.eu/varie/PropostaRC201417866wmk.pdf

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OSTIA, BARATTATA DAL MUNICIPIO LA SABBIA DEL CANALE DEI PESCATORI

Era il primo giugno quando Antonio Caliendo, Assessore ai Lavori Pubblici del X Municipio, affermava: «Comprendiamo i disagi e le difficoltà economiche dei pescatori, ma la legalità non ammette deroghe». Con questa decisa e ferma posizione, ripetuta anche in aula municipale, si chiudeva una delle tante imbarazzanti vicende amministrative che hanno scosso l’estate del Litorale della Capitale. La sabbia dragata dal Canale dei Pescatori veniva utilizzata per scopi privati dalla Beton Lido di Ostia Antica, incaricata, secondo quanto dichiarato dal X Municipio e da Caliendo, solo a dragare la foce del canale, dovendosi limitare a lasciare la sabbia sugli argini e non a trasportarla altrove per riutilizzarla in altri processi produttivi. Dopo queste dichiarazioni ufficiali, non è trapelato più nulla.

LabUr è però venuta in possesso della convenzione tra il X Municipio e la Beton Lido (prot. CO/139348 del 20 dicembre 2013, Direzione Ambiente e Territorio, U.O.T. LL.PP.) firmata dall’Ing. Paolo Cafaggi. Il documento è chiaro e dice l’esatto contrario di quanto riferito da Caliendo: “La società Beton Lido 2000 srl, con la firma del presente atto, si impegna ad eseguire il servizio per le opere di dragaggio e allontanamento delle masse sabbiose” e prosegue affermando che “dopo adeguato trattamento, le stesse potranno essere riutilizzate nell’impianto della stessa Società nel rispetto delle vigenti Leggi in materia”. Tale atto doveva essere propedeutico all’elaborazione della determinazione Dirigenziale di affidamento del servizio a titolo gratuito, che non risulta mai esser stata emessa.

E’ l’articolo 5 dell’allegata convenzione che spiega meglio la questione: “… le sabbie escavate saranno trasportate presso il proprio impianto dove, dopo aver subito trattamenti di lavaggio per l’eliminazione dei componenti salini, saranno messe a decantare per un periodo di 60/90 giorni per poi essere riutilizzate nelle lavorazioni di conglomerati cementizi come previsto dalle leggi vigenti”.

Perché allora Caliendo e il Direttore del Municipio, Saccotelli, sostengono di aver chiamato la Polizia Municipale, segnalando gravi irregolarità? Dal documento la Beton Lido era in regola: lavorava gratis perché guadagnava con la sabbia reimpiegata per fare cemento. Il problema è che il Municipio non poteva fare una convenzione di questo tipo. La sabbia non è un bene di baratto, soprattuto se sottratta alle opere di ripascimento delle spiagge come richiesto dalla Regione Lazio.
Queste le dichiarazioni in quegli stessi giorni del comandante del Gruppo Roma X Mare della Polizia Locale di Roma Capitale, Roberto Stefano: «Invieremo un dettagliato rapporto dell’accaduto alla Procura della Repubblica. Dall’Ufficio Tecnico ci sono pervenute autorizzazioni solo parziali. Mancano le analisi della rena e gli eventuali permessi per il trasporto. Ciò che si stava verificando era un’operazione in totale contrasto con le leggi di tutela ambientale. Dovevamo intervenire immediatamente».

Come tutti gli anni a fine agosto si tiene la storica ‘Sagra della Tellina’ presso il Borghetto dei Pescatori mentre nuovamente si sta richiudendo con la sabbia il Canale dei Pescatori. Visto che le imbarcazioni presumibilmente non potranno uscire, non sarebbe meglio fare la ‘Sagra delle Bugie’? Informeremo la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti di questo nuovo evento, cui sicuramente parteciperanno.

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OSTIA CAPUT BURUNDI: L’INCREDIBILE CASO DEL ‘VILLAGGIO AFRICA’

Piena solidarietà a Marco Salvi, presidente dell’associazione Villaggio Africa, per la sua battaglia di legalità e trasparenza che sta conducendo nei confronti del Municipio X. Una discarica dimenticata da anni che contribuisce a far allagare le abitazioni del piccolo quartiere. Eppure basterebbe un piccolo intervento per evitare danni ai cittadini per decine di migliaia di euro che ogni anno si ripetono. In altre parole, è l’esempio di come l’amministrazione pubblica abbia fatto del falso ideologico ( = inutili promesse) e dell’omissione di atti d’ufficio i suoi due principali comandamenti. Un Municipio come quello di Ostia che ha interi quartieri a rischio idrogeologico non può essere lasciato in balìa di amministratori incapaci e di uffici inefficienti. Marco sta facendo lo sciopero della fame e qui appresso ci racconta la storia. Noi faremo tutto il nostro possibile chiedendo, per adesso, a chiunque legga queste righe di divulgarle e condividerle.

“All’angolo tra Viale dei Romagnoli e Via Fra’ Andrea di Giovanni c’è un terreno di proprietà comunale che ospita da anni “scarichi abusivi” e “manufatti abusivi”, concausa degli allagamenti a Villaggio Africa. Non si tratta di definizioni arbitrarie, ma è quanto risulta da atti ufficiali del X Municipio.
L’attuale amministrazione municipale, così come le precedenti, non mostra alcuna intenzione di voler dare seguito all’ordine di demolizione, all’ordine di sgombero e al ripristino dello stato dei luoghi.
L’amministrazione comunale, davanti all’evidenza che le imporrebbe di denunciare sé stessa, risulta latitante. Negli Uffici del Sindaco per i rapporti con i Cittadini tutto tace, mentre un assessore si è probabilmente perso cercando di “capire le competenze nell’ambito delle deleghe”. Nessuno per fornire risposte o soluzioni ai cittadini.
Eppure sono stati forniti tutti i numeri di protocollo… sono provvedimenti emanati da loro stessi… e sarà difficile continuare ad insabbiarli.
Perché non si vuole attivare la procedura “in danno”, quindi a costo zero per l’amministrazione, nei confronti dei responsabili degli abusi accertati?
Dopo aver presentato l’esposto alla Procura della Repubblica crediamo che anche l’opinione pubblica debba sapere la verità su questo episodio, piccolo se rapportato all’intero X Municipio, minuscolo se rapportato a Roma, ma significativo per capire come funziona quella che si ostinano a chiamare “politica”.

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La Casa della Città S.p.A. – L’Eataly di Parnasi

E’ stata inaugurata dal Sindaco Ignazio Marino il 4 luglio la “Casa della Città” in via della Moletta 85. Si tratta del luogo, indicato dal Comune di Roma, della “Trasparenza e Partecipazione” sui più importanti progetti che interessano le trasformazioni urbane della Capitale.
Due le sale, di cui una interamente dedicata al progetto del nuovo stadio della Roma, un progetto privato, non approvato, in attesa ancora di essere definito di “pubblico interesse”. A pagare l’allestimento di pannelli e totem informativi, il costruttore Luca Parnasi, presente all’inaugurazione insieme al Vice Sindaco e Assessore al Patrimonio, Luigi Nieri, e all’Assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo.
Marino, Nieri e Caudo hanno garantito che un processo partecipativo sulla proposta della AS Roma ci sarà e dunque sarà possibile per i cittadini inviare osservazioni e confrontarsi con l’amministrazione almeno sulle opere pubbliche previste a corredo dello stadio perché, come ha dichiarato Marino “Negli Stati Uniti è sempre prevista la partecipazione, qui la società è americana, perché dovremmo essere da meno?”
In 70 giorni, meno dei 90 previsti per legge, il Comune dovrà certificare il «pubblico interesse della proposta». Parnasi però ha dichiarato che si augura che il “progetto non venga modificato in funzione delle opere di viabilità che si rendessero necessarie”.

IL NUOVO PONTE SUL TEVERE
Parnasi lo afferma perché le infrastrutture viarie e di mobilità sono a carico del privato, pronto ad investire 250 milioni. Inoltre, non sono previste attualmente cubature residenziali, ma uffici e strutture commerciali. Lo scorso 26 marzo però l’assessore Caudo ha dichiarato “Abbiamo chiesto che allo stadio si arrivi con la metropolitana e dunque di prolungare la linea B da Magliana fino a Tor di Valle. La linea B in quel tratto è di superficie. Immaginiamo che entri nell’area dello stadio, attraversi il Tevere e faccia capolinea a Muratella. Sono opere che devono finanziare i privati”. Sempre quel giorno, durante la conferenza stampa, l’AD della AS Roma (Zanzi) ha affermato che ci sono 700 milioni di euro per le infrastrutture e il Sindaco Marino si è affrettato ad assicurare che lo stadio sarà terminato nel 2016, ma prima si faranno le infrastrutture. Quindi, 2 anni scarsi per realizzare la metropolitana e il nuovo ponte sul Tevere, alle spalle dell’ex Ippodromo di Tor di Valle.
I numeri non tornano. Dunque, al suo debutto la “casa di vetro”, come l’ha definita Marino, non è proprio trasparente.

LA CONFERENZA URBANISTICA DI OTTOBRE
L’inaugurazione della “Casa della Città” avviene mentre in quasi tutti i municipi di Roma si tengono incontri con la cittadinanza definiti ‘Laboratori urbanistici’ al fine di stilare l’elenco delle criticità del territorio. L’obiettivo dichiarato dall’amministrazione è quello di trasformare le criticità in “risorse” tramite un progetto di rigenerazione urbana che dovrà necessariamente passare attraverso la richiesta di fondi europei. A ottobre infatti si terrà, dentro la Casa della Città, una Conferenza Urbanistica cittadina, che con buona probabilità sarà, tristemente, l’ennesimo ‘libro dei sogni’. L’esempio più lampante è avvenuto qualche giorno fa nell’attuale Municipio X dove un Architetto, che non ha alcun ruolo istituzionale, ha presentato le visioni progettuali racchiuse nel libro che ha scritto con il capogruppo capitolino PD, Francesco D’Ausilio. A prescindere dalla questione di forma che è sostanza, queste ‘visioni’ poggiano persino su una scarsa conoscenza del regime idraulico del Tevere e del sistema dei canali. Sono infatti stati mostrati dei rendering in cui gli esistenti, modesti e malridotti canali di bonifica di Ostia assumevano la navigabilità e le sembianze di quelli di Amsterdam.
Se questo è lo stile di presentare nuove idee, impossibili secondo il Piano Regolatore, la partecipazione diventa un mero esercizio di sfogatoio delle necessità di chi la città la vive, a partire dal fortissimo gap di standard urbanistici che nessuno dice perché non si sono realizzati e invece propina la solita fallimentare ricetta dell’ “ulteriore cubatura, in cambio dei servizi mancanti”.

LA FRETTA DANNEGGIA LA PARTECIPAZIONE
Parnasi, Caudo e Marino hanno fretta di approvare lo stadio della Roma. Si tratta di una delle più forti trasformazioni urbane del settore Sud Ovest di Roma (dall’EUR fino ad Ostia). La Casa della Città non è ancora adeguata a sostenere un simile processo partecipativo ed andare fino a lì a vedere un progetto non definitivo e non approvato ha in questo momento poco senso. Lo stadio per altro non sarà della società giallorossa, ma della EURNOVA S.r.l. (leggasi Parnasi) che ne concederà l’utilizzo, una volta costruito, alla AS Roma, che vi disputerà i propri incontri casalinghi secondo termini e condizioni che saranno in seguito concordati tra le parti. Si tratta dunque di un progetto interamente privato che si appresta ad essere portato avanti in tutta fretta e nel pieno del periodo estivo vacanziero con le solite modalità del Comune: forte con i deboli (i cittadini) e debole con i forti (i costruttori). Sarà dunque importante la voce della cittadinanza attraverso le osservazioni sulle opere pubbliche a contorno di quest’opera.

Paula de Jesus per LabUr

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OSTIA, L’EROSIONE DEL MALAFFARE

In piena stagione balneare torna alla ribalta la questione dell’erosione delle spiagge. Milioni di euro gestiti senza trasparenza, nessuno racconta la verità. Ci proviamo noi perché è necessario, prima di parlare del problema dell’ “erosione” del Litorale di Roma Capitale definire alcune parole, a partire da quella di ‘spiaggia’, di mareggiata, di erosione. Fino a render pubblici i dati.

VOCABOLARIO
La spiaggia è un sistema sedimentario sabbioso e/o ghiaioso, in parte emerso in parte sommerso dominato dal moto ondoso, in cui la dinamica sedimentaria è gestita dalle correnti lungo la riva. Il limite interno della spiaggia è dato dalla duna. Il limite esterno si estende invece fin sotto l’acqua, fino a dove il fondale non viene alterato dal moto ondoso. Si definisce alta spiaggia quella compresa tra l’area raggiunta dalle alte maree e la fascia delle dune. Dunque, non esiste solo la ‘spiaggia’ degli ombrelloni, dei balneari, ma anche quella prima di essa (fino alle dune, oggi in gran parte scomparse) e quella dopo di essa (sotto l’acqua, da sempre ignorata). I tre fattori fondamentali che guidano l’evoluzione di una spiaggia sono: il rifornimento sedimentario, l’azione dell’uomo e le variazioni del livello marino.

Rifornimento sedimentario
La spiaggia non ha un equilibrio statico ma dinamico. Questo vuol dire che in un determinato intervallo di tempo si mantiene di ampiezza costante se e solo se la quantità di sabbia che viene asportata durante le mareggiate è circa uguale a quella che le arriva nei momenti più tranquilli, smistata dalle correnti generate dal moto ondoso. Esiste solo un metodo per valutare se il rifornimento sedimentario è in equilibrio:

    1) riconoscere la sostanziale modifica della spiaggia durante le diverse stagioni;
    2) osservare la tendenza evolutiva della spiaggia in periodi superiori ad un anno;
    3) valutare la variazione (=riduzione) della spiaggia emersa, quella degli ‘ombrelloni’, in inverno, quando le mareggiate sono più frequenti (ciò non vuol dire esiste un mancato rifornimento sedimentario).

Azione dell’uomo
Una spiaggia naturale ha le dune, un profilo irregolare ed è “sporca” in maniera naturale (legni, conchiglie, etc.). Purtroppo quando si intende utilizzare a fini turistici una spiaggia (oggi gli stabilimenti balneari sono ‘imprese turistiche’) la prima operazione è la pulizia della spiaggia. Tale operazione, per lo più meccanica, modifica il naturale profilo rendendo la spiaggia più vulnerabile alle mareggiate. Ben più grave è lo spianamento delle dune e la sostituzione della sabbia con strade e/o fabbricati. Deleterio anche l’impianto di manti erbosi, come ora è di moda, in sostituzione di aree sabbiose.
Le dune rappresentano una parte della riserva di sedimento che rientra in gioco nei momenti di sofferenza della spiaggia. In loro assenza la fase erosiva diventa più rapida e intensa. Anche l’azione eolica, indispensabile per modellare la spiaggia, viene ‘disturbata’ dall’azione dell’uomo.

Variazione del livello marino
Un ultimo fattore di rischio è la variazione del livello del mare legato alle variazioni climatiche globali. Durante le fasi fredde il livello si abbassa, durante le fasi calde il livello sale. Per fortuna il Mediterraneo, essendo un mare chiuso dove è forte l’evaporazione, non presenta incrementi sostanziali. Tuttavia con il minimo sollevamento previsto si stima p.es. che a Ostia si avrebbe una tendenza all’arretramento della linea di riva che alla fine di questo secolo potrebbe ridurre le spiagge mediamente di circa 20 metri.

EROSIONE: DI COSA STIAMO PARLANDO?
L’erosione è l’insieme delle azioni naturali (non antropiche) che portano alla disgregazione e alla demolizione della superficie terrestre. L’erosione marina, nota anche come abrasione, è definita come l’asportazione superficiale di materiale ottenuta con azione di attrito da parte del mare. La spiaggia è un sistema ambientale dotato di un equilibrio dinamico molto precario. Il processo per mantenere in equilibrio la linea di spiaggia dipende da due fasi: l’erosione e il deposito. Quando questo equilibrio si rompe accade che:

    – il mare deposita maggiore quantità di materiale e la spiaggia avanza;
    – il mare asporta maggiore quantità di materiale e allora si verifica l’erosione della costa.

Le cause dell’erosione

    1) la subsidenza (raro; lento e progressivo abbassamento verticale del fondo di un bacino marino)
    2) la diminuzione del trasporto da parte dei fiumi
    3) le opere costruite a mare
    4) l’urbanizzazione della costa

Trasporto dei fiumi
Le bonifiche, l’imbrigliamento dei corsi d’acqua e, dal dopoguerra, l’asporto di sabbia e ghiaia dagli alvei, hanno provocano la drastica riduzione degli apporti al mare. In particolare, la quantità di sabbia portata a mare dai fiumi è notevolmente diminuita negli ultimi anni per le indiscriminate escavazioni degli alvei e la costruzione di opere di regimazione nei fiumi. Inoltre, negli ultimi sessant’anni è stato notevole l’abbandono delle campagne da parte dei contadini. Questo ha influito sull’accentuarsi dell’erosione delle coste perché il terreno lasciato incolto è meno erodibile di quello lavorato. In questo modo, diminuendo la quantità di sedimenti che arrivano in mare, il mare incomincia ad avanzare.
La quantità di sedimento che porta un fiume è dunque condizionata da :

    – fattori geologici (tempi millenari).
    – variazioni climatiche (tempi secolari): periodi freddi e umidi aumentano il sedimento.
    – attività antropica (tempi decennali): lo sviluppo agricolo aumenta il sedimento, la regimazione dei fiumi lo diminuisce.

Opere costruite a mare
L’azione erosiva è aumentata anche a causa delle innumerevoli costruzioni create dall’uomo. Soprattutto l’edificazione e il prolungamento dei moli portuali, di opere di difesa come le scogliere frangiflutto e i pennelli hanno determinato l’arresto della deposizione della sabbia in alcuni tratti del litorale. Le opere a mare, modificando le correnti lungo riva, alterano profondamente la spiaggia causando un accumulo sopracorrente e una erosione sottocorrente. Anche quando si opera per la difesa di una spiaggia attraverso difese rigide si finisce per alterare la forma della spiaggia e ovviamente la dinamica costiera: in taluni casi le opere innescano correnti di risucchio che finiscono per disperdere la sabbia al largo.

Urbanizzazione della costa
La sostituzione della vegetazione spontanea e dei cordoni dunali con strutture balneari (cabine comprese) e palazzi, costruiti spesso a ridosso della battigia, ha provocato l’alterazione dell’equilibrio della costa. La spiaggia sabbiosa, in passato, era accompagnata, nell’area costiera, da una, più o meno ampia, fascia di dune, allungate nel senso del litorale e perpendicolari ai venti dominanti. Anche l’alta spiaggia, estesa tra l’area raggiunta dalle alte maree e la fascia delle dune, è stata notevolmente perturbata. Ogni aspetto morfologico caratteristico dell’alta spiaggia viene infine cancellato con lo scopo di renderla più accogliente per i bagnanti.

IL CASO DI OSTIA
Le spiagge di Ostia appartengono tutte al delta del Tevere e i loro sedimenti derivano esclusivamente dagli apporti del fiume. Perché il Tevere porti materiale utile per rifornire le spiagge deve superare la portata di 350 mc/s (la sua portata media è circa 230 mc/s). Il materiale sottile si disperde in mare, il più grossolano rimane presso la foce.
Qualche numero:

    – alla fine del XIX secolo il trasporto torbido medio era di 10.5 Mt/a,
    – negli anni ’30 era sceso a 7.5 Mt/a,
    – dagli anni ’70 è mediamente < 2 Mt/a.

Tra la fine dell’800 e gli anni ’30 la spiaggia emersa non si è modificata molto rimanendo ampia e poco scoscesa. I fondali tra 0 e 10 metri sono diventati con il tempo più scoscesi. Nella seconda metà del ‘900 l’erosione della spiaggia emersa è divenuta via via più evidente e drammatica. Anche le nostre spiagge sono state interessate da opere rigide che hanno avuto nel tempo un effetto tutt’altro che positivo come la realizzazione del Porto di Ostia, la sistemazione dei moli a mare del Canale dei Pescatori ma anche la presenza e la ristrutturazione del Pontile di Ostia. Ad Ostia si si stima un’erosione di circa 250mila mc all’anno. Dal 1997 al 2013 sono stati spesi oltre 32 milioni di euro, così ripartiti:

In totale, ad Ostia, dal 1997 al 2013 sono stati portati 2,7 milioni di mc di sabbia: 1,1 per interventi ricostitutivi e 1,6 per interventi manutentivi. Mentre ad Ostia Ponente i lavori si sono fermati (ad eccezione di 4 pennelli a mare, realizzati nel 2010 ma senza alcun apporto, come richiesto, di sabbia che ha portato al loro recente sfaldamento), per Ostia Levante si è progettato dal 1999 un piano di interventi che ha portato ad aprile 2012 al raggiungimento previsto di 70 ettari di spiaggia di cui circa 40 occupati dagli stabilimenti e 30 di spiaggia calpestabile.
Per mantenere questo rapporto negli anni a seguire, la Regione Lazio ha stimato che occorrono 75mila mc all’anno di sabbia. Di questi 75 mila mc, si pensa di riutilizzare le quantità provenienti dal dragaggio del Porto di Ostia (circa 15mila mc all’anno) e quelle del Canale dei Pescatori (circa 35mila mc all’anno). I criteri adottati per ‘fissare’ un ordinario intervento manutentivo e non uno straordinario intervento ricostitutivo per Ostia Levante, sono: considerare la linea storica di costa alla data del 1944 (non troppo discordante dall’attuale), aggiornare e approvare la Convenzione tra Regione e Comune stabilita nel 2000 in funzione dell’art.33 Legge Regionale 53 del 1998, stipulare delle Convenzioni tra Comune e Concessionari per affidare ai Concessionari gli oneri degli interventi, utilizzare sistemi avanzati per la gestione della manutenzione (Convenzioni con ARDIS, Concessioni di Servizi, ecc.) ancora però in fase di definizione.
Tutto questo, per garantire ai Concessionari un’ampiezza “utile” proporzionata alle loro attività turistiche, in funzione dell’approvazione del PUA (Piano di utilizzo dell’Arenile) e nello stesso tempo garantire una fascia di sicurezza per contrastare la tendenza erosiva e consentire il periodo di ricarica per l’apporto dei sedimenti.
Secondo la Regione Lazio, tutta Ostia avrebbe dunque bisogno di 100mila mc all’anno di sabbia da distribuire sui 10 km di arenile, vale a dire 10 metri cubi all’anno per ogni metro di fronte spiaggia, a un costo di 10 euro al metro cubo (100mila metri cubi, 1 milione di euro).

Le critiche
Del fenomeno dell’erosione si comincia a parlare almeno dal dopoguerra:

  • Domenica, 22 luglio 1951, L’Unità, Cronaca di Roma, pag.2
  • «Ostia sta lentamente scomparendo. Ogni giorno il mare erode un pezzo di arenile, lasciando privi di spiaggia quegli stabilimenti sistemati lungo la zona dei 150 villini» (dall’Elmi fino ad Ostia Ponente)

    Dalle fotografie aeree si possono avere informazioni sull’ampiezza della spiaggia emersa ma mancano i dati sulla spiaggia sommersa. L’erosione non è dunque un fenomeno attuale ma è strettamente collegato all’uso dell’arenile, limitandosi alle osservazioni sulla spiaggia emersa:

      1) Si parla di ‘erosione’ già nel 1951, ancor prima delle opere sul Tevere, cioè la Diga di Corbara (1957-59) e le tre traverse idroelettriche a valle di Corbara: Ponte Felice (1961), Nazzano (1956) e Castel Giubileo (1952).
      2) Ininfluente la variazione del livello marino.
      3) Ad Ostia, l’azione dell’uomo è stata più incisiva e condizionante, per l’evoluzione della spiaggia, di qualunque mutamento naturale.
      4) L’erosione è presente in prossimità di elementi di disturbo al trasporto solido: il Porto di Ostia, il Pontile di Ostia e il Canale dei Pescatori.

    Ferme restando le competenze della Regione Lazio è da considerare che con Delibera di Assemblea Capitolina n.18 del 18-19 aprile 2011 (=decentramento amministrativo) la gestione delle subdeleghe regionali del Demanio Marittimo (d.G.R. Lazio, n.1161 del 30 luglio 2001) è divenuta competenza dell’attuale Municipio X, che si definisce solo un semplice ‘operatore’ ma che in realtà, come ente amministrativo di maggiore prossimità al territorio, agisce come elemento di disturbo nelle decisioni finali da intraprendere, da una parte orientato a soddisfare gli interessi turistici balneari dei concessionari (che contribuiscono a tutte le campagne elettorali), dall’altra pressato dalla dimostrata presenza della malavita organizzata all’interno del giro degli appalti.
    Bisogna partire da un fatto, rilevato dal Ministero dell’Ambiente e cioè che il problema del litorale romano è dovuto ad opere antropiche su cui non si interviene essendo più conveniente (in termini politici e di appalti poco trasparenti) mantenere il problema della finta erosione. Emblematici, due casi recenti, tra le centinaia di segnalazioni analoghe che si potrebbero fare.

  • ACMAR, ripascimento spiagge Levante (giugno 2012): diversi pasticci costati 7 milioni di euro senza alcun risultato (imperizia durante i lavori, mancata applicazione prescrizione sicurezza bagnanti, ritardi senza penali).
  • Beton Lido, Canale dei Pescatori (maggio 2014): autorizzazioni parziali per il prelievo delle sabbia alla foce del Canale dei Pescatori; non si sarebbe limitata a posizionare la sabbia sugli argini, ma l’avrebbe trasportata presso il proprio stabilimento perché venisse riutilizzata in altri processi produttivi, in contrasto con le leggi di tutela ambientale.
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    INTERVENTO DI ANDREA SCHIAVONE (LABUR) AL CONVEGNO “UNA BRECCIA NEL LUNGOMURO DI OSTIA
    (Ostia, Roma – 21 Giugno 2014 – Dibattito pubblico organizzato dai Radicali Roma)

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