OSTIA E I ROM: NASCE CON LA DROGHEI L’URBANISTICA DEL DISPREZZO

Emanuela Droghei e Cecilia Carmassi. Notte bianca dei Diritti Sociali. Roma, 21 giugno 2011

Grazie al PD dell’attuale X Municipio si apre un nuovo capitolo dell’emergenza abitativa a Roma: l’edilizia per i Rom. In poche parole, casa e lavoro diventano i due elementi base per risolvere un annoso problema sociale e di integrazione, ingigantito dalle scelte sbagliate della sinistra e affrontato con inutili e costosi sgomberi da parte della destra. Così, dopo il fallimento di Alemanno con i campi Rom, si parla in questi giorni di trovare aree “per realizzare villaggi temporanei”, cioè campi Rom che poi diventano definitivi, e si portano avanti ‘soluzioni alternative’. Come i programmi di autocostruzione: dare ai Rom case e cascine da ristrutturare.
Il pretesto è la sistemazione di poche decine di famiglie insediatesi nella modesta pineta delle Acque Rosse ad Ostia e minacciate da una serie di microincendi estivi. Una pineta, quella delle Acque Rosse, da sempre sede di insediamenti abusivi e non solo Rom. La decisione politica è quella di Emanuela Droghei (PD), Assessore alle Politiche Sociali del X Municipio e moglie del capogruppo PD in Campidoglio, Francesco D’Ausilio. Inquietante la sua dichiarazione: “opereremo in tempi strettissimi”. La Droghei non solo ignora problemi urbanistici, igienico-sanitari e legati al turismo, ma ancor peggio ignora realtà locali come quella della Caritas che, sponsorizzata da SeL, PD e in collaborazione con la facoltà di Architettura di Roma Tre, sta portando avanti per i Rom un progetto di autocostruzione e di formazione professionale ad Acilia. Eppure non più di un anno fa l’attuale capogruppo PD del X Municipio, Giuseppe Sesa, in qualità di ‘esperto’ PD per le politiche sociali sosteneva: “non c’è alcuna volontà di risolvere il problema dell’emarginazione alla radice”, contestando le scelte di Alemanno. Oggi al governo del Municipio, Sesa dimentica quello che aveva detto, il problema dell’emarginazione rimane e la Droghei si adopera per consumare ulteriore suolo. Non ci sono strumenti urbanistici che contemplino la bizzarra soluzione della Droghei del ‘villaggio temporaneo’ a meno che la Droghei non voglia risolvere in forma illegittima il problema realizzando il solito ghetto moderno con cui si accompagna in Italia la figura del Rom, del Sinto o del Camminante. Premesso che un censimento vero e proprio non c’è e che dunque il dimensionamento del ‘villaggio temporaneo’ è fittizio, premesso che i progetti di autocostruzione in Italia sono pochissimi, come si fa a pensare a campi Rom o ‘villaggi temporanei’ nel X Municipio, destinato, a detta di tutti, allo sviluppo del turismo e al recupero urbanistico del territorio? Non è solo colpa del PD e della poco illuminata Droghei, ma anche del neo Assessore all’Urbanistica del X municipio, Giacomina Di Salvo, che evidentemente non ha suggerito alla collega Droghei che i campi nomadi non possono ricadere né in zone residenziali né vengono considerati insediamenti abitativi, ma rientrano nella categoria (ormai di accezione comune) di “area per allestimenti pubblici sovracomunali”. In altre parole, i campi nomadi costituiscono quella che è definita l’urbanistica del disprezzo, che impiega aree prive di valore e che presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l’emergenza abitativa è una cosa, gestire i nomadi un’altra. La prima è una pianificazione urbanistica ed edilizia, la seconda una pianificazione sociale che deve comprendere servizi, assistenza e politiche di integrazione, quelle vere. Reperire “un’area pubblica nella quale poter montare unità abitative per una ventina di nuclei familiari”, come sostiene invece la Droghei, è solo il parto di chi ignora e che non conoscendo le regole ordinarie per gestire un problema si inventa regole straordinarie che ti sbattono in prima pagina.

Paula de Jesus per LabUr

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“ROMA AL MARE” MA SENZA I ROMANI

Tralasciando gli strafalcioni storici e i molti luoghi comuni, l’incontro organizzato oggi a Ostia dall’Assobalneari Roma presso il Palafijlkam dal titolo “Roma al mare. L’affaccio della Capitale sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro” (in parole povere, il ‘waterfront’) è stato il tripudio di una pericolosa ‘liasion’ tra Cultura e Turismo, in cui i beni culturali e il paesaggio diventano strumento al servizio della sola rendita economica turistica. Presente, oltre a Davide Bordoni, Luciano Ciocchetti e parte della Giunta Municipale, anche il responsabile di Esselunga interessato a costruire, con l’ultimo colpo di coda, un bel centro commerciale, di cui sempre Papagni è il progettista, lungo il Canale della Lingua, combattuto un anno fa dalla Ascom e dai cittadini del Municipio X.
Un’idea di sviluppo del territorio che ancora una volta esclude i cittadini, nonostante si siano organizzati in un tavolo della partecipazione e che ancora si fa forte del motto mussoliniano “Roma al Mare” in salsa classista. Papagni infatti ha definito il turismo dei romani verso il Litorale la seconda “peggior disgrazia”, auspicandone la fine in favore di un turismo straniero “da strappare a Roma per due giorni”. La prima disgrazia, sempre secondo Papagni e tutti i relatori, compreso il Vice Presidente del Municipio X e Ass. alla Cultura, Sandro Lorenzatti, sono invece le scelte urbanistiche dei primi del ‘900 operate dall’Ing. Paolo Orlando che, secondo il falso storico proposto, ha “sdraiato le dune e costruito troppo vicino al mare”. Peccato che il progetto attuale del waterfront sostenuto dai balneari preveda l’abbattimento dell’ultimo baluardo dell’antica duna costiera di Ostia e addirittura grattacieli nei pressi proprio del PalaFijlkam, all’interno dei 300 metri di inedificabilità dalla linea di costa imposti dalla legge “Galasso”.

“Roma al mare. L’affaccio della Capitale sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro”, che è anche il titolo dell’omonimo libro, è l’ennesima pubblicazione dell’Architetto Vittoria Crisostomi, da oltre 10 anni nel Dip.to Urbanistica del Comune di Roma, che ad ogni cambio di giunta capitolina, divulga con generosità il proprio operato grazie alle imprese di settore, senza essersi mai preoccupata di fare altrettanto verso i cittadini nelle diverse fasi dei processi partecipativi previsti dallo Statuto del Comune di Roma.
Durante tutto l’incontro Ostia è stata considerata città e non quartiere di Roma, anche da Roberto Rocca della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che arriva a criticare la definizione di Ostia, mare di Roma, in favore di “Mare con Roma”. Ostia diviene così solo uno “spazio, polo di attrazione turistica’, non il Municipio X della Capitale con quasi 300mila abitanti con le loro necessità di servizi, verde ed altro.
Il paradosso però è evidente: il progetto del waterfront, contenuto nella pubblicazione, è un progetto che esclude proprio il mare e la spiaggia. Il Piano di Utilizzazione degli Arenili è bloccato da anni in attesa di un nuovo strumento urbanistico, così come dichiarato dalla stessa Crisostomi ad Aprile 2013, mentre di recente proprio la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato il primo Distretto Turistico Balneare, a burocrazia zero, che rimarrà l’unico in Italia per i prossimi anni, in nome dell’economia turistica di “Roma al Mare”. Insomma, proprio coloro che sono fuori da ogni strumento urbanistico e arrogantemente in attesa di risolvere l’infrazione europea sulle concessioni demaniali marittime, parlano di ‘Roma al Mare’ senza i romani, con tutti i suoi falsi storici, di “scatole” e di “prodotto”. Un territorio come il Municipio X viene dunque ridotto a merce sugli scaffali di un centro commerciale, come all’Esselunga. Nell’incapacità di avere idee innovative, nonostante Giulio Mancini, de Il Messaggero e moderatore, abbia parlato di Terza Rinascita, durante tutto l’incontro si sono portati ad esempio modelli di waterfront quali Barcellona, Lisbona, Jesolo e Rimini, vecchi e obsoleti, privilegiando sempre la “scatola” ma non il contenuto, e mai il valore sociale di una ‘riqualificazione’.
E’ Papagni a definire l’incontro ‘una mattinata in amicizia’, tanto che il Presidente del Premio Città di Roma, Aldo Milesi, è giunto a dire che “Papagni è la dimostrazione vivente che con l’ottimismo della volontà si può fare tutto”. In effetti Papagni, oggi portavoce di tutte le altre federazioni di categoria presenti, nella ‘vacatio legis’ di strumenti urbanistici dedicati,’fa un po’ come gli pare’. Nel frattempo il Tavolo Partecipato sul Waterfront lavora affinché il turismo non divenga l’attività che vampirizza e distrugge la risorsa che alimenta.

Paula de Jesus per LabUr

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PORTO DI OSTIA: 2 ESPOSTI A ZINGARETTI IN ATTESA DI 1 RISPOSTA

Nicola Zingaretti (PD), attuale Presidente della Regione Lazio, non ci ha mai risposto nè si è mai pronunciato sul raddoppio del porto di Ostia quando era Presidente della Provincia di Roma (28 aprile 2008-7 dicembre 2012). In quel periodo la Provincia avrebbe dovuto per legge dir la sua, ma non lo ha fatto e il 12 novembre 2012 il Comune di Roma ha ratificato l’Accordo di Programma per il raddoppio del porto. Non solo, ma in data 8 giugno 2013 Nicola Zingaretti, ha comunicato di aver “firmato l’accordo di programma che da il via libera agli interventi di ampliamento del Porto Turistico di Roma ad Ostia”. Proprio il giorno prima del silenzio elettorale fissato per il ballottaggio delle elezioni del sindaco di Roma. Nella politica non c’è casualità. Ora abbiamo inviato a Nicola Zingaretti 2 esposti: aspettiamo 1 risposta.

esposto 10 giugno 2013
esposto 03 luglio 2013

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PORTO DI OSTIA: FALLISCE L’ATI, SALTA IL RADDOPPIO DEL PORTO?

In data 18 aprile 2013 l’ATI srl di Mauro Balini, la società che ha costruito il porto di Ostia, ha dichiarato fallimento. Dopo 12 anni dall’inaugurazione del porto (23 giugno 2001), rischiano dunque di essere azzerati alcuni degli oneri spettanti alla società, in particolare la realizzazione di una nuova Caserma della Guardia di Finanza ma anche il protocollo d’intesa, firmato il 20 novembre 1998 con i sindacati, che doveva assicurare posti di lavoro e corsi di formazione. La data dell’udienza per l’esame dello stato passivo è stata fissata al 10 luglio presso il Tribunale di Roma. Ci domandiamo: saranno presenti il Comune di Roma e la Regione Lazio ad accertarsi che l’accordo di programma, ratificato nel 2000 con delibera n.134 dal Consiglio Comunale, sia rispettato a garanzia dei cittadini? Si può autorizzare il raddoppio del porto se ancora la realizzazione del progetto globale precedente risulta incompleta? Tutta l’operazione del porto di Ostia ha vicende urbanistiche a dir poco ‘complesse’ su cui già ci siamo espressi e torneremo, ora si aggiunge anche questa tegola del fallimento. In realtà non siamo certi che Mauro Balini, al tempo proprietario di stabilimenti balneari come il Plinius e il Kursaal, esca di scena. Infatti Balini risulta socio unico della Porto Turistico di Roma srl, la stessa società che ora ha chiesto e ottenuto il raddoppio del porto e che aveva ricevuto la concessione dall’Amministrazione Marittima in data 30 ottobre 2001. Date che non tornano visto che dalle visure presso la CCIIAA di Roma l’atto costitutivo della società risulta esser stato redatto il 15 dicembre 2004, cioè 3 anni dopo la concessione. Insomma, che ci sia qualcosa da chiarire prima che i lavori del raddoppio del Porto di Ostia abbiano inizio, è fuori discussione. Tutte le autorità preposte al controllo, in particolare il Comune di Roma, la Regione Lazio e la Capitaneria di Porto, devono esprimersi a riguardo. L’imprenditore faccia giustamente il suo percorso, ma i vari Zingaretti, Marino e Tassone (presidente dell’attuale X Municipio), con i loro uffici, pure. Nel rispetto della trasparenza verso la cittadinanza tutta.

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WATERFRONT OSTIA: DA DUBAI ALLA NORVEGIA ATTRAVERSO GLI ‘OSSI DI PERSICA’.

Cosa c’entra Ostia con Dubai o con le microscopiche cittadine di Kirkenes e Bodo in Norvegia? C’entra come la cicoria al Grand Hotel. Siamo infatti passati dalle isole portoghesi di Rutelli e Veltroni, alle piste da sci sul lungomare, modello estate-inverno Ski Dubai di Alemanno, al concorso internazionale del neo sindaco Ignazio Marino. Di concorsi internazionali, per altro costosissimi, i romani ne hanno piene le tasche.
Cosa accumuna questi amministratori? La visione turistica di Ostia, che poco ha a che fare con una visione urbanistica. Ostia e il suo entroterra sono quartieri di Roma, non città balneari.
La musica non sembra essere cambiata nemmeno con la nomina ad Assessore all’Urbanistica nel Municipio X di un’ ‘esperta’ di zone sismiche e appartenente a uno studio di Architettura che si è avventurato in terra scandinava per parlare di ‘Waterfront’. Al suo esordio ha dichiarato: “Mi impegnerò a riqualificare tutto ciò che già esiste per migliorare il territorio anche come meta turistica … Il progetto del Waterfront è l’occasione di sviluppo del territorio”. Da una nomina definita ‘tecnica’ ci si aspettavano commenti ‘tecnici’, che però non abbiamo potuto apprezzare nemmeno in questi ultimi 20 anni, che hanno visto il nostro Municipio eletto a “pattumiera romana del cemento”, dalle densificazioni all’assenza di standard, dagli abusi urbanistici come le Terrazze del Presidente al PUA. Infatti, nel Municipio X dal 2004 al 2011 sono stati accettati 2.093 permessi di costruire su 11.068 totali di tutta Roma, vale a dire il 19%. Per abusi edilizi commessi, nello stesso periodo, il X Municipio è secondo soltanto all’ex XIX Municipio (che però ha solo 788 permessi accettati).
Per il Turismo c’è un Assessorato apposito che poco ha a che fare con l’Urbanistica, a meno che, contrariamente a quanto un ‘tecnico’ dovrebbe sapere, sia l’economia a governare l’Urbanistica e non viceversa.
Tutto cambia perché nulla cambi. Il 4 luglio prossimo, infatti, a cura della Federbalneari, si presenterà ad Ostia un bel libro su come un tempo la città sul mare era stata concepita: gli ‘ossi di persica’, il nome che i romani danno alle spiagge invase dai noccioli di pesca (‘persica’). Insomma, di mobilità, servizi pubblici, recupero dell’edilizia, contrasto all’erosione, standard urbanistici non ne parla nessuno, nemmeno il neo Assessore competente. Eppure si tratta di ‘riqualificare’ un litorale romano indegno di una Capitale europea, figuriamoci mondiale.
Ad ogni tornata elettorale si spera che la musica cambi e invece è sempre la stessa, nella totale assenza di una visione urbanistica degna di questo nome. Per fortuna che i cittadini sono più maturi dei loro amministratori e si sono organizzati con il Tavolo Partecipato del Waterfront, che procede senza sosta a ricucire le idee smagliate di chi il territorio non lo conosce e che ne vuole fare, consapevolmente o inconsapevolmente, carne da macello per becera speculazione. Sono loro, numerosissimi, ad aver capito che se governa il turismo in campo urbanistico si appiattisce, inesorabilmente, la funzione dei beni culturali e del paesaggio a quella di strumento al servizio delle rendite economiche derivate dai flussi turistici. Ed è esattamente l’idea di città che non vogliono.

paula de jesus per LabUr – Laboratorio di Urbanistica

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PORTO DI OSTIA: PRESENTATO L’ESPOSTO SULL’ACCORDO DI PROGRAMMA

Presentato l’esposto in Procura, queste le richieste:

1. di verificare se la ratifica dell’Accordo di Programma da parte dell’Assemblea Capitolina avvenuta in data 12 novembre 2012 abbia violato l’art.34, D.l.gs. n. 267/2000 con conseguente decadenza dell’Accordo di Programma stesso, in uno dei seguenti due casi:
a) perché avvenuta quasi 100 giorni dopo l’approvazione dell’Accordo di Programma da parte della Regione Lazio il 6 agosto 2012;
b) perché avvenuta prima dell’approvazione dell’Accordo di Programma da parte della Regione Lazio, l’8 giugno 2013

2. di verificare, in caso di risposta affermativa al quesito di sopra, se esista il reato di falso in atto pubblico o similare o altro.

(questo, l’articolo de Il Messaggero indicato nell’esposto: articolo)

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PORTO DI OSTIA: NUOVO ESPOSTO PER PRESUNTE IRREGOLARITA’

Come ha fatto l’Assemblea Capitolina con delibera n.46 del 12 novembre 2012 a ratificare l’accordo di programma per il raddoppio del Porto di Ostia se l’attuale Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, oggi pomeriggio, dichiara di aver firmato lui l’accordo di programma? E’ un falso in atto pubblico l’approvazione da parte della Giunta Regionale dell’ Accordo di Programma con deliberazione n. 410 del 6 agosto 2012, come si sostenne a suo tempo? Per il Porto di Ostia è dunque tutto da rifare, come prevede la Legge (dell’art.34, comma V, D.l.gs. n. 267/2000)? Presenteremo un nuovo esposto dopo quello già presentato lo scorso 30 novembre 2012.

Paula de Jesus per Labur

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PORTO DI OSTIA: PENISOLE E PARCHEGGI SUL MARE. ESPOSTO IN PROCURA.

indicazione della 'penisola'

Il Porto di Ostia ha un’intera ‘penisola’ costruita sull’ex-mare: Yachting Club, Ufficio Postale, Sezione Operativa Navale della Gdf, ristorante, bar e altri locali commerciali. Le foto aeree parlano chiaro, i documenti ed il progetto un po’ meno. Premesso che non si può costruire sul ‘mare’, andremo fino in fondo a questa vicenda che nessuno ha visto da Veltroni in poi, presentando un esposto in Procura. In realtà il Porto di Ostia un’eccezione a riguardo già l’ha avuta. Un anno fa, in occasione dell’approvazione del progetto per il raddoppio del porto, il nuovo molo sopraflutto di oltre 2 km è stato adibito anche a parcheggio perché, in fase progettuale, non c’era altro spazio disponibile per dotare di un posto auto i 600 e nuovi passa posti barca, come previsto per Legge. Dunque, con tanto di delibera dell’Assemblea Capitolina, gli standard urbanistici (nel caso specifico, i parcheggi), senza i quali nulla si sarebbe potuto fare, sono stati ‘trovati’ sul mare. Tornando invece alla ‘penisola attrezzata’, ci domandiamo se questa non sia legata alla mancata realizzazione della Caserma della Guardia di Finanza, inclusa nel progetto iniziale, approvata in tutte le delibere e che improvvisamente è stata sostituita (senza alcun atto pubblico) da una scuola e un museo anche questi mai realizzati. Nel frattempo, in quell’area, è sorto un ecomostro, un residence, un orrendo palazzone, di 110 unità residenziali che verrà affiancato dall’hotel Porto di Roma all’interno del perimetro portuale. L’inizio lavori dell’albergo era previsto per il 30 giugno 2011, direttore dei lavori Paolo Solvi (coordinatore UDC), ma tutto è slittato, si dice, per difficoltà burocratiche (forse anche economiche). Nel nostro esposto includeremo anche questa situazione, perché non c’è dubbio che sia tutto collegato.

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OSTIA: COSTRUTTORI E BALNEARI AFFOSSANO IL BORGHETTO DELL’IDROSCALO DENTRO IL WATERFRONT

Il convegno sul Distretto del 17 maggio 2013

Quale futuro per l’Idroscalo di Ostia, che, dentro il waterfront, a sua volta incluso nel Secondo Polo Turistico di Roma Capitale, rappresenta l’intervento più importante del progetto stesso? Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del 10 aprile 2013 del Dpcm di istituzione del Distretto turistico e balneare del Secondo Polo turistico di Roma Capitale, si fa complesso il percorso seguito in questi anni dalla comunità locale per realizzare un proprio borghetto alla foce del Tevere. Tutti ricordiamo il vile tentativo di sgombero eseguito da Alemanno il 23 febbraio 2010, così come tutti hanno sentito ieri, in aula Massimo Di Somma del X Municipio (ex-XIII), che tutti gli schieramenti candidati al parlamentino ostiense (dal Centrodestra al Centrosinistra, da Casapound a Rifondazione Comunista) vogliono invece che il borghetto dell’Idroscalo diventi realtà. L’istituzione del Distretto crea però seri problemi perché i primi firmatari del protocollo d’intesa sono i costruttori romani e i balneari di Ostia che su quell’area hanno forti interessi speculativi. Ricordiamo che il Distretto comprende il territorio dei Comuni di Fiumicino, Pomezia e Valmontone, l’ex-XIII Municipio e parte degli ex-Municipi XII, XV e XVI di Roma Capitale, secondo la mappa cartografica di cui alla determinazione della Regione Lazio n. A00271 del 22 gennaio 2013. Avrà enormi poteri decisionali sull’area, anche di indirizzo politico, nonché agevolazioni fiscali, occupazionali e amministrative tanto da rappresentare una ‘Zona a burocrazia zero’, prima in Italia. Non è un caso che, dopo 27 anni, il 19 aprile di quest’anno tutti le associazioni balneari del litorale romano si siano riunite in un’unica Confederazione per esser ancora più forti. Non tutto però è deciso.
Ancora devono essere completate le procedure istruttorie in corso. Infatti i distretti turistici sono delimitati dalle Regioni, d’intesa con il Ministero dell’economia e finanze e con i Comuni interessati, previa Conferenza dei servizi. Un passo in questa direzione lo deve ancora fare l’Agenzia delle Entrate. Scandaloso pertanto che ieri si sia tenuto il convegno/dibattito “Il Distretto Turistico Balneare del Secondo Polo” a cui hanno partecipato il sindaco di Roma, Alemanno, il delegato al Turismo di Roma Capitale, Antonio Gazzellone, il direttore generale del Dipartimento del Turismo della Presidenza del Consiglio, Roberto Rocca e il sen. Mauro Cutrufo presso Spazio Novecento, piazza Guglielmo Marconi 26/b (ore 16.30). Assenti i cittadini, assente la stampa ma presenti i balneari: Rosella Pizzuti, Presidente del Sib Roma, e l’immancabile Presidente di Assobalenari Roma, Renato Papagni.

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OSTIA, WATERFRONT – IL DIETROFRONT DI ALEMANNO E VIZZANI

28 Marzo 2013, Campidoglio - Sala delle Bandiere. Il Sindaco Alemanno riceve il Tavolo Partecipato del Waterfront e annuncia la Cabina di Regia

Il 29 Marzo dichiarava un tronfio Presidente del XIII Municipio G. Vizzani “Quanto accaduto per il progetto Waterfront è da considerare un fatto epocale, un risultato inaspettato. La prossima settimana insieme all’ingegner Stravato dovremo redigere il regolamento (della cabina di regia, n.d.r.) […] Il sindaco si è inoltre riservato di riferire ulteriori considerazioni entro martedì prossimo. Il regolamento sarà oggetto dell’ordinanza che darà vita alla cabina di regia e al tavolo tecnico” .
E’ passato quasi un mese e siamo al nulla di fatto. Non solo. La bozza che gira, oggetto di ordinanza sindacale, redatta nell’incontro tra il Resp. Dipartimento Programma e Attuazione Urbanistica, Ing. Errico Stravato, e il Presidente del Municipio XIII, Giacomo Vizzani, è una presa per i fondelli. Si tratta infatti della fotocopia del Processo Partecipato.
Non è tollerabile che un Presidente del Municipio, che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini e che ha osteggiato per mesi il Tavolo Partecipato sul Waterfront, si vanti di aver ottenuto per primo in Italia un risultato che in realtà disattende. Una becera strumentalizzazione da campagna elettorale. A dichiararlo è Paula de Jesus, urbanista di LabUr – Laboratorio di Urbanistica e membro del Tavolo Tecnico Partecipato sul Waterfront.
Nonostante il fax del 4 Aprile, in cui si sollecitava l’ordinanza sindacale o d.d. per la Cabina di Regia sul “waterfront” di Ostia, e il fax dell’11 Aprile, in cui si chiedeva con urgenza di aver copia del verbale della riunione tra il Presidente Vizzani e l’Ing. Stravato, l’amministrazione, in totale dispregio dei principi della partecipazione, quali la trasparenza e il dialogo, redige un documento lontanissimo da una cabina di regia, che il tavolo aveva proposto al Sindaco per venire incontro all’esigenza di abbreviare i tempi della Progettazione Partecipata, votata dal consiglio del Municipio XIII il 28 Marzo scorso.
La cabina di regia doveva prevedere la presenza del Tavolo alle conferenze di servizi e non la fotocopia del Processo Partecipato. I cittadini non sono merce per becere speculazioni di propaganda politica.

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