Maratonina Roma-Ostia: 750 mila euro per asfaltare una strada, nulla per le ambulanze del Grassi

Nel XIII Municipio per garantire la competizione si asfalta una strada. Senza gara d’appalto, lavori approssimativi. Intanto per raggiungere l’ospedale di Ostia le ambulanze devono percorrere strade piene di buche e radici di pini. La maratonina come parata di regime per Alemanno. Dove sono finiti i 5 milioni di euro di giugno 2010 che dovevano migliorare la viabilità ?

I lavori iniziati su via del Lido di Castelporziano sono una presa in giro. In fretta e in furia, si sta rialzando il piano stradale, senza fresatura, senza intervenire sulle radici dei pini. 750 mila euro spesi solo per garantire la maratonina Roma-Ostia. Chi tutela i soldi dei contribuenti ? Chiusa dall’8 dicembre 2010, questa strada (importantissima per il XIII Municipio) è l’ennesimo scandalo, sotto gli occhi di tutti, della giunta Alemanno. Lunga 3,5 km, si sta riasfaltando al costo di 35 euro/mq (3 volte quello di mercato), senza gara d’appalto nè indicazione di un eventuale ribasso dei costi. La strada è stata fatta transennare dalla Polizia Municipale per l’eccessivo degrado (buche e radici), adesso viene fatta riaprire sempre dalla Polizia Municipale per garantire il 27 febbraio una viabilità alternativa alla chiusura della Cristoforo Colombo fino ad Ostia, in occasione della maratonina. Domanda: non ci fosse stata la maratonina, la strada sarebbe rimasta chiusa ? A rileggere le dichiarazioni del presidente del XIII Municipio, Vizzani, sembra di si. “Non ci sono i fondi”, disse pochi mesi fa. Eppure la strada era inserita nel Lotto IV dell’appalto di 5 milioni di euro, chissà dove finiti, di giugno 2010. Poi a gennaio 2011, all’improvviso, il miracolo dei soldi disponibili. I lavori iniziati da pochi giorni, sono ben visibili nella foto. Su tutti i 22 mila mq della strada è stato gettato un conglomerato bituminoso di quasi 5 cm, rifinito con la sovrapposizione di un ulteriore tappetino di asfalto di 1,5 cm. Il risultato sarà che tra non molto tempo le radici dei pini riavranno la meglio e si ricomincerà da capo. Intanto, il dislivello sulle banchine della strada ha raggiunto quasi i 50 cm, creando un potenziale pericolo di ribaltamento per le auto. L’aspetto più paradossale è però che questi lavori hanno trovato giustificazione anche per consentire il passaggio dei mezzi di soccorso durante la maratonina. Perchè allora Viale della Villa di Plinio (anch’essa nell’appalto sopra indicato di 5 milioni di euro, Lotto II), non è stata asfaltata ? Piena di buche e di dossi dovuti ai pini, viene percorsa ogni giorno dalle ambulanze dirette all’Ospedale Grassi di Ostia. Una risposta c’è. Nell’ottica delle parate di regime, Alemanno prima e Vizzani poi privilegiano le immagini che la Rai trasmetterà della maratonina alle vere esigenze del territorio. Entrambi hanno dichiarato di volersi dimettere: lo facciano una volta per tutte.

O.L.P. – Osservatorio Lavori Pubblici

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Mondiali di Nuoto: lettera aperta a Corsini.

Segnalazione al Servizio Anticorruzione e Trasparenza (S.A.eT.) del Dipartimento della Funzione Pubblica, per l’impianto Babel all’Infernetto. In scadenza, nel 2011, Corsini come Avvocato dello Stato ‘Fuori Ruolo’.

Gent.mo Avv.to (non Assessore) Marco Corsini,
ieri il TAR del Lazio ha ristabilito la Verità mentre sarà il processo penale che prenderà il via il 5 aprile a fare Giustizia. Lo scandalo dei Mondiali di Nuoto, che Lei ha difeso a spada tratta, da buon Avvocato, è uno dei tanti esempi di mala-urbanistica che Roma sta subendo sotto il Suo mandato. Considerato il Suo imbarazzante tentativo di difendere finora le Sue scelte, Le ricordiamo quanto segue:

1. gli impianti privati sotto accusa, in base alla pronuncia del Tar, rimangono privi di titolo;
2. Babel all’Infernetto, è un impianto privato, a ridosso della Tenuta Presidenziale di Castelporziano;
3. l’autorizzazione del Commissario Delegato, Rinaldi, per Babel è avvenuta sotto il suo mandato.

Per questi tre punti, gravissimi, ci aspettiamo una Sua presa immediata di posizione, perché è troppo semplice che Lei dica “ci auguriamo, in ogni modo, che il Consiglio di Stato faccia definitiva chiarezza”. Lei è seduto su una poltrona che noi paghiamo e che non serve per stare comodi a fare gli interessi di pochi. Si ricordi (ma lo saprà: Lei è un Avvocato) che il Codice Penale prevede una serie di delitti dei pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione (Libro Secondo, Titolo II, Capo I): abuso d’ufficio, rifiuto di atti di ufficio, corruzione, concussione, peculato, malversazione a danno dello Stato.

Noi segnaleremo questa incresciosa situazione al Servizio Anticorruzione e Trasparenza (S.A.eT.), creato nell’ambito del Dipartimento della Funzione Pubblica, che ha origine dall’ufficio dell’Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione, nato in conseguenza degli obblighi internazionali dell’Italia derivanti dalla partecipazione ad organizzazioni internazionali quali l’OCSE e l’ONU.

Ci aspettiamo dunque un concreto intervento da parte Sua, come Assessore e non come appartenente all’Avvocatura Generale dello Stato, con sede a Roma (classe IV). Lei infatti risulta come Avvocato di Stato ‘Fuori Ruolo’ già dal 2008 e saprà che la posizione di ‘Fuori Ruolo’ non può avere durata superiore a tre anni consecutivi. Ma prima di spiegarci questo, ci deve spiegare perché sta difendendo a spada tratta gli impianti dei Mondiali di Nuoto. Lo farà il 15 febbraio, ad Ostia, quando ci presenterà la riqualificazione del lungomare ? Noi ci saremo ad ascoltarla.

dr.Ing. Andrea Schiavone
Il Presidente

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Ostia: nella zona del porto, Alemanno s’inventa lo sgombero delle palazzine private

Un’ordinanza del sindaco dichiara inagibile tutta una palazzina per ‘eventuale crollo’, ma per gli edifici e l’albergo adiacenti, nessun problema. Anche la strada non viene transennata e la Polizia Municipale si limita a mettere un nastro giallo. Da un anno non succede nulla, ma Alemanno il 15 febbraio verrà a presentare la riqualificazione del lungomare di Ostia che qui prevede alberghi e zona commerciale. Prove tecniche di speculazione ?

di Paula de Jesus
Demolire, demolire, demolire, non gli stabilimenti balneari, ma le case, per guadagnarne la cubatura. Questo è l’interesse della giunta Alemanno sul lungomare di Ostia, assecondato dal complice silenzio dell’opposizione. Ora è il turno degli edifici privati, sempre nella zona di Nuova Ostia, quella vicina al porto (di cui si aspetta il raddoppio), quella delle ex-case Armellini. Dopo la brutta storia di Via Fasan di due estati fa, si continua con la palazzina di Lungomare Duca degli Abruzzi, 80. Un imbarazzante nastro giallo della Polizia Municipale di Ostia campeggia sui due cancelli carrabili dell’edificio, senza alcun sigillo, come unica azione condotta dopo l’ordinanza nr.65 del Sindaco di Roma di un anno fa (1 marzo 2010), in cui si disponeva “lo sgombero e l’assistenza alloggiativa dei residenti fino al ripristino dell’agibilità“. Ma se la situazione statica dell’immobile viene ritenuta critica, con il pericolo del verificarsi di eventuali crolli, perchè l’adiacente albergo ARAN Blu, l’adiacente palazzina su Via Avegno e il tratto di strada (marciapiede compreso) delimitante la palazzina non sono stati messi in sicurezza ? Certo è che dopo un anno nessun crollo è avvenuto, neppure cadute di cornicioni. I Vigili del Fuoco nel 2008 avevano dichiarato inagibili solo gli interni 11 e 14, ma questa è la normalità in tutta la zona vista la qualità degli edifici. Oggi però, a vedere la palazzina in questione, sembra di essere a Beirut dopo un bombardamento. In realtà i distacchi della cortina e la vista dei ferri del cemento armato sono la conseguenza dei recenti lavori di ristrutturazione, prima avviati e poi inspiegabilmente interrotti. Nessun cedimento strutturale si vede dalla strada, mentre si dice che addirittura sia stato chiuso il gas a tutta la palazzina in via precauzionale (questo non avvenne neppure in via Fasan!). Cosa succede ? Ci troviamo davanti a un nuovo caso di speculazione ? Sul lungomare di Ostia ogni metro quadrato vale oro tanto che Alemanno verrà il 15 febbraio ad Ostia a presentare il suo modello di riqualificazione, non troppo differente da quello di Veltroni. Porto, alberghi, zona commerciale: questo in realtà si sta cercando di fare, ma nessuno dei cittadini è d’accordo.

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Ponte della Scafa: irregolarità nell’aggiudicazione ?

Mancata pubblicazione, assenza di erogazione del finanziamento, consegna dei lavori posticipata, dubbi sulla composizione del raggruppamento di imprese aggiudicatario. Tutto questo per salvare F. Ghera dal rimpasto di Alemanno ?

di Paula de Jesus

E’ regolare l’aggiudicazione del Ponte della Scafa ? Il Disciplinare di Gara prevedeva che dopo la conclusione della valutazione delle offerte tecniche doveva esser resa nota la data (con avviso presso l’Albo Pretorio) della seduta pubblica per la lettura dei punteggi tecnici e l’apertura delle buste economiche. Questo sembra non esser stato fatto e comunque non è stata resa accessibile l’informazione sul sito informatico del Comune di Roma. Un fatto gravissimo di mancata trasparenza amministrativa. Si è saputo della aggiudicazione solo da Alemanno che, per salvare l’Assessore comunale ai LL.PP., Ghera, dopo il rimpasto della giunta, il 15 gennaio 2011 dichiarava: «L’assessore Fabrizio Ghera resta perché ha fatto bene, come dimostra anche l’ultima assegnazione del bando sul Ponte della Scafa». In realtà la notizia dell’apertura delle buste era stata già data ufficiosamente il 29 dicembre 2010 nell’aula del XIII Municipio, durante la fase partecipativa del progetto per l’ampliamento del Porto di Ostia, anche se Ghera si rifiutò di confermarla ai cittadini presenti (ci sono le registrazioni audio della seduta presso il Dipartimento di Urbanistica). Sempre in quell’occasione, veniva smentito che l’aggiudicazione definitiva del Ponte della Scafa sarebbe avvenuta non prima di aprile 2011. Lo aveva dichiarato 8 giorni prima l’Assessore ai LL.PP. del XIII Municipio, Olive, durante una interrogazione, rispondendo “che la gara del Ponte della Scafa non verrà aggiudicata prima del secondo trimestre 2011”. Oggi, viene confermato tutto: le buste sono state aperte sotto Natale e ci vorranno almeno 3 mesi per consegnare i lavori. Ma ci sono anche altri dubbi.

La presunta aggiudicazione (per un importo di 25,5 milioni) è a favore di un raggruppamento di imprese costituito da varie ditte: Consorzio stabile Sinercos, Consorzio stabile Coires, I.A.B. spa. L’appalto è finanziato parte con mutuo, parte con contributo della Regione Lazio, parte con contributo dello Stato, parte con linea di credito, parte con entrate della Bucalossi (Comune di Roma) e parte con avanzo di Amministrazione. Il pagamento è però subordinato alla effettiva erogazione del finanziamento da parte dello Stato, della Regione Lazio e dell’ente mutuante, ma sembra che non ci sia un euro, per adesso. Così come l’aggiudicazione definitiva dell’appalto è subordinata all’intervenuto perfezionamento delle procedure di espropriazione e di occupazione ad urgenza e, con esse, all’intervenuta disponibilità delle aree (come, per esempio, i sondaggi archeologici che ancora devono essere eseguiti).

Poiché ad oggi non c’è traccia ufficiale dell’esito di gara, attenderemo con fiducia che ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dagli artt. 11, comma 10 e 79, comma 5 del D. Lgs. n.163/2006 il provvedimento di aggiudicazione definitiva venga pubblicato all’Albo Pretorio. Prima di questa verifica, parlare dell’inizio dei lavori del Ponte della Scafa è pura immaginazione

Un ponte che doveva finire nel 2013 ma che essendo i tempi di esecuzione stimati in oltre 2 anni, Alemanno non potrà inaugurare sotto il suo mandato. Un ponte che è servito per giustificare opere come il nuovo porto di Fiumicino e il raddoppio di quello di Ostia, ma che ancora non c’è e chissà quando ci sarà.

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XIII Municipio: sconfessato il Presidente Vizzani sul decentramento. “Dimissioni immediate”

Lo chiede Paula de Jesus, dirigente del PD, dopo l’ennesima smentita da parte del Campidoglio. Le dichiarazioni di Vizzani, che lunedì 31 gennaio si sarebbe votato il decentramento ammnistrativo del XIII Municipio, non trovano riscontro nell’ordine dei lavori per la seduta del 31 gennaio firmato dal Presidente del Consiglio Comunale, M.Pomarici. Ennesima figuraccia di Vizzani dopo la buffonata del decentramento di 14 mesi fa tenutasi nel parlamentino ostiense.

Il centro-destra perde pezzi e va in pezzi. Non è solo Alemanno a rilasciare un’intervista al settimanale ‘Panorama’ dichiarando: «Nel 2013 mi ricandido. O anche prima. Se non potrò lavorare come si deve chiederò elezioni comunali anticipate». Ora ci si mette anche Vizzani, presidente del XIII Municipio, su Il Messaggero e su Il Tempo a dichiarare: «Non ho presentato le dimissioni, ma è vero che ho minacciato di farlo”. La questione è la mancata attuazione del decentramento del Municipio XIII che doveva essere calendarizzato nel 2010 prima a novembre, poi a dicembre e poi a gennaio 2011, dopo numerosi rinvii durati un anno. Vizzani ha però aggiunto: «Mi è stata appena data la conferma che la data di votazione del decentramento verrà fissata per il 31 gennaio”. Questo, segue le dichiarazioni di martedì del capogruppo Pdl del Comune di Roma, Luca Gramazio, che è stato costretto a precisare che «sul decentramento amministrativo del XIII Municipio non c’è nessun passo indietro: la maggioranza è in linea con la posizione del sindaco Alemanno e del presidente Vizzani».
Sono passati 14 mesi dalla buffonata del decentramento che venne definito “epocale” dal Sindaco Alemanno e dal minisindaco del XIII Municipio.
Peccato che il Campidoglio smentisca le dichiarazioni di Vizzani proprio nello stesso giorno. Come si evince anche dalla foto, l’ordine dei lavori della seduta del 31 non prevede il decentramento del XIII Municipio. Vizzani, la faccia, l’ha persa da tempo. Per una volta mantenga una promessa: si dimetta e così anche il Sindaco Alemanno.

Dott.ssa Paula de Jesus – Urbanista
dirigente Partito Democratico

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Roma, XIII Municipio: asfalto e buche, affari per pochi.

Esposto in Procura e alla Corte dei Conti per la mancata sicurezza stradale dovuta alle buche e l’assenza di trasparenza amministrativa da parte del XIII Municipio sulla manutenzione delle strade. All’Infernetto, in Via Boezi, l’ennesimo lavoro inutile con i soldi dei contribuenti. Già spesi in somma urgenza (senza appalti) milioni di euro.

Via Boezi, una delle tante strade groviera dell’Infernetto, quartiere di Roma Capitale d’Italia. Stamattina, alle ore 9:37, Marchesi, presidente della Commissione LL.PP. del XIII Municipio, ha condotto in prima persona l’ennesimo rattoppo del manto stradale. Conglomerato bituminoso caldo, portato su un camioncino scoperto, ricoperto da un telo per mantenerne il calore, steso da tre operai a mano, con le pale, in mezzo alla strada, senza alcun cartello, senza alcuna protezione per gli operatori, senza alcuna vigilanza della Polizia Municipale. A chi sono stati appaltati questi lavori, quanto costano e dove sono i collaudi sono ‘dettagli’ sconosciuti ai residenti del XIII Municipio. Con i soldi spesi per questi rattoppi, via Boezi (dove ci sono scuole, asili nido e un supermercato) poteva essere rifatta come si deve. L’assurdo è che il presidente del Municipio (Vizzani) aveva negato interventi dell’amministrazione perché “è una strada privata” (ma in manutenzione da parte del Comune), mentre l’Assessore municipale ai LL.PP. (Olive) ha sempre sostenuto che per avere lavori ben fatti bisogna prima eseguire la quadratura della buca con martello pneumatico o taglierina a disco. Invece Marchesi, fa riempire le buche senza pulirle da acqua, oli e detriti, senza aver preventivamente informato la cittadinanza dei lavori e neppure a chi sono stati affidati. Una buca così rattoppata dura circa 3 giorni, soprattutto in questa stagione (domani nella zona è prevista pioggia). Il costo, dovrebbe essere di circa 10 euro/mq. Moltiplicato per la serie di interventi, stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro spesi senza alcun vantaggio per la sicurezza stradale. Costi che non solo la giunta Vizzani non ha mai dettagliato ai cittadini, ma che neppure il PD del XIII Municipio, che ha in mano la Commisisone Trasparenza e Garanzia da più di 1000 giorni, ha mai voluto chiarire. Oltre 3 milioni di euro sono stati spesi in ‘somma urgenza’, senza appalti, per le strade dell’entroterra ostiense nel 2009, altrettanti nel 2010 (mai dichiarati) dopo che il 30 dicembre 2009 l’Assessore Comunale ai LL.PP. (Ghera), riuniti tutti i Dirigenti delle Unità Operative Tecniche municipali, comandò gli interventi necessari di manutenzione stradale. Adesso, 2011, si ricomincia. Lavori eseguiti senza pulire ed asciugare dapprima le buche, senza quadrarle, senza spruzzare un’emulsione a caldo nell’interno, senza trasportare l’asfalto con contenitori termici, lavori spesso eseguiti addirittura con asfalto a freddo invernale, che si sgretola in poco tempo, specie con la pioggia. Stufi di questa presa in giro, invieremo nei prossimi giorni un esposto alla Procura di Roma sulla mancata messa in sicurezza delle strade del XIII Municipio e alla Corte dei Conti per i soldi spesi in 3 anni senza alcuna trasparenza amministrativa.

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Idroscalo di Ostia: conflitto di interessi o malafede ?

Vizzani, presidente del XIII Municipio, è stato consulente del Consorzio Nuovo Idroscalo, quello che nel 2001 sottoscrisse un progetto di riqualificazione dell’area con il Porto di Ostia, analogo a quello che il XIII Municipio ha redatto ma mai reso pubblico se non da Labur. Le demolizioni del 23 febbraio successive alla richiesta dell’ampliamento del Porto di Ostia: un caso ?

Politica, soldi e demolizioni. Una storia che all’Idroscalo di Ostia va avanti da almeno 10 anni, da quando il Porto di Ostia ha finito per alterare l’equilibrio di quello sperduto lembo del XIII Municipio. Così, dopo il parziale sgombero del 23 febbraio 2010 voluto da Alemanno con una finta ordinanza di Protezione Civile, iniziano oggi ad uscire documenti scottanti. Si scopre che Vizzani, attuale presidente del XIII Municipio, a partire almeno dal 1999 è stato consulente (retribuito) del Consorzio Nuovo Idroscalo, quello che poi nel 2001 firmava una dichiarazione d’intenti con il Porto di Ostia (appena inaugurato) impegnandosi “a fornire la massima collaborazione per consentire lo sgombero” dei residenti dell’Idroscalo non consorziati. Si scopre che il progetto di riqualificazione e di costruzione delle abitazioni del 2001 era stato concordato tra il Porto di Ostia e il Consorzio Nuovo Idroscalo, in tutto simile a quello ancora oggi tenuto nascosto (ma rivelato da Labur) che Vizzani tiene chiuso da un anno nei suoi cassetti e che Aldo Papalini, direttore dell’Ufficio Tecnico del XIII Municipio, ha detto pubblicamente di aver firmato senza averlo visto. Si scopre che il Demanio aveva già implicitamente lasciato intendere che l’area delle nuove costruzioni avrebbe avuto una concessione a lungo termine e che l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere avrebbe potuto modificare i confini del famoso rischio idrogeologico R4 o comunque l’area del massimo deflusso del fiume, in funzione del progetto del 2001. Poi invece, negli anni seguenti, non si è fatto più nulla, vuoi perché sono saltati gli accordi, vuoi perché (si dice) qualcuno ha fatto il furbo intascandosi i soldi necessari per gli sgomberi. Fatto sta che non appena la società Porto Turistico di Roma srl ha presentato in data 31 luglio 2009 l’istanza del raddoppio del Porto di Ostia, mediante realizzazione di un nuovo braccio a mare lungo oltre 2 km, con la testata di terra posizionata proprio a ridosso dell’abitato dell’Idroscalo, si è rimesso in moto tutto il meccanismo. Come ha riferito l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Marco Corsini, già da ottobre 2009, si è cominciato ad organizzare lo sgombero della parte finale dell’Idroscalo mentre l’Ufficio Tecnico del XIII Municipio ha redatto l’elaborato tecnico indicante l’area da sgomberare. Il tutto condito mettendo in piedi un preventivo ed illeggittimo censimento delle case e delle persone, con tanto di accertamenti legali, finanziari ed anagrafici in violazione alle elementari leggi sulla privacy. A rovinare la festa, qualcuno della Polizia Municipale di Roma che ha fatto uscire pochi giorni prima del 23 febbraio l’ordinanza di demolizione di Alemanno, interrompendo di fatto l’effetto sorpresa. Infatti tutti, Alemanno e Vizzani compresi, hanno provato a negare fino all’ultimo che ci sarebbe stato lo sgombero dell’Idroscalo, poi la verità li ha sopraffatti e ora dovranno rispondere del loro operato anche in funzione di quanto sopra. Ciò che lascia impressionati è quanta gente era a conoscenza di tutto questo e ha taciuto, lasciando che 850 uomini in tenuta antisommossa entrassero alle 6:30 di mattina, all’Idroscalo, manganelli in mano, in nome della Protezione Civile. Aggiungiamo infine che il progetto del Consorzio Nuovo Idroscalo del 2001 è firmato da Structura srl, di cui un fondatore è Fabrizio Properzi, mentre quello del 2010 da Giuliano Fausti, entrambi noti professionisti di Ostia e fortemente legati a questa e alla precedente amministrazione municipale. Come dire: le demolizioni del 23 febbraio erano proprio un segreto di Pulcinella.
dr.Ing. Andrea Schiavone – Il Presidente

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Acilia: scomparsa una strada lunga 1 km

Una strada parallela alla Via di Acilia, lunga più di 1 km che congiunge Via di Saponara a Via Oscar Chiglia, poco prima del complesso delle Terrazze del Presidente. Questa doveva essere l’opera pubblica 10a/b che doveva realizzare la Societa Settedicembre srl, il cui amministratore unico è Gaetano Anzalone (ex presidente della Roma calcio), un’opera a scomputo per le palazzine nate all’angolo tra via Mellano e Via di Acilia (la Proposta Privata nr.5 del Programma di Recupero Urbano Acilia-Dragona del 2004). Sono passati 7 anni: le palazzine sono terminate e vendute, altre sono in costruzione ma la strada non c’è. Una strada che doveva essere a doppio senso di marcia con due corsie ciascuna e con marciapiedi laterali, compresi i filari delle nuove alberature: ben 14 metri di sezione stradale. Ma la cosa più bella è che dei quasi 1,8 milioni di euro stimati (nel 2004) come importo complessivo dell’opera, non c’è traccia. Così come non c’è traccia del progetto. Svanito anche l’allargamento della Via di Acilia e di Via Mellano in prossimità delle costruzioni, nonchè il progetto della piazza pubblica, arredata a verde, che doveva diventare una nuova centralità del quartiere. Sarebbe interessante sapere se il Responsabile del procedimento, l’architetto Angela Violo, ancora in forze presso il XIII Municipio, abbia applicato qualche penale nei confronti della ditta visto che i lavori dovevavno finire nel 2007. Intanto le case finite di costruire nel 2009, vengono vendute dai 3 ai 4 mila euro a metro quadro, altre sono ancora in costruzione, mentre sulla Via di Acilia il traffico impazzisce ogni giorno.

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Olimpiadi Roma 2020: con il golf, parte l’attacco frontale alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.


Lo ha affermato Bruno Cignini, Direttore della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, l’11 dicembre 2010 durante un incontro presso il CEA (Centro Educazione Ambientale, con sede in Via Martin Pescatore 66, all’Infernetto): “Per poter essere presa in considerazione la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 serve che la città si doti di un impianto di golf pubblico”. Dove farlo ? Dentro la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, davanti alla Nuova Fiera di Roma in piena zona golenale dove non si potrebbe fare nulla. Ma Cignini, consapevole di questo, ha aggiunto: “Dobbiamo rendere la Riserva una risorsa attiva per il Comune di Roma”.
Così, oltre agli attacchi quotidiani fatti contro l’integrità della Riserva da parte del Presidente e dall’Assessore all’Urbanistica del XIII Municipio (rispettivamente Vizzani e Pallotta), oltre allo scellerato raddoppio dell’aereoporto di Fiumicino (le nuove piste sorgeranno interamente nella Riserva del Litorale Romano), adesso anche la porzione della Riserva dentro il XV Municipio, viene aggredita.
Eppure il 5 gennaio scorso, grazie a un accordo tra il Comune di Roma, la Federazione Italiana Golf e la Seconda Università di Roma “Tor Vergata”, si annunciò che l’impianto pubblico doveva sorgere in Viale della Sorbona, nel quartiere Tor Vergata. Il Comune avrebbe finanziato con 200.000 euro la realizzazione dell’impianto sportivo, mentre l’università doveva affidare per 20 anni l’area alla Federazione Italiana Golf.
Adesso risorge invece il vecchio accordo (de 22 novembre 2006) tra l’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, e l’allora presidente della Federazione Italiana Golf, Franco Chimenti. Un’area di 90 ettari, con ingresso al pubblico di 10 euro, per un percorso di 18 buche per 7 km (uno dei più lunghi in Italia). Un progetto di rara incompatibilità ambientale per uno sport che, guarda caso, tornerà ad essere olimpico nel 2016. Ma nessuno dice nulla, neppure le associazioni ambientaliste che hanno un proprio rappresentante dentro la Commissione di Riserva del Ministero dell’Ambiente, designato dalle associazioni ambientaliste riconosciute ai sensi della legge n. 349/1986. Del resto, cosa ci potevamo aspettare se sul lato opposto del Tevere, sempre dentro la Riserva, ma in un’area ancor più protetta, al km.15,500 della Via del Mare (civico nr.1050) è invece sorto un bel campo da golf, il Green Tiber Golf Club, con ben 18 buche di pitch & putt dove giocano tesserati della Federazione dei Verdi e che Bruno Cignini dice di ignorarne l’esistenza ?

Dott.ssa Paula de Jesus – Urbanista

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Tor Bella Monaca: i conti della serva

La presentazione del masterplan per la riqualificazione di Tor Bella Monaca, si è svolta il 4 novembre 2010 nell’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Tor Vergata e nelle due sale adiacenti, in cui i presenti hanno potuto seguire l’evento in videoconferenza. Il progetto prevede la demolizione delle aree più degradate della zona e la sostituzione con nuovi edifici. A distanza di 2 mesi, le cifre e le considerazioni di Alemanno hanno lasciato molta perplessità e non sono state più chiarite. Proviamo a leggerle.

Alemanno ha dichiarato che tutta l’operazione di riqualificazione di Tor Bella Monaca sarà economicamente sostenuta dai costruttori per un importo pari a 1.045 milioni di euro e (per poter far questo) concederà a loro un aumento di cubatura pari a 443.573 mila mq (1,4 milioni di mc).
In totale, verranno costruiti 671.778 mq (compresi i 228.205 mq esistenti degli edifici di proprietà comunale da abbattere).
Togliendo il costo del terreno e ipotizzando l’impiego di materiali di qualità medio-bassa, il costo delle nuove costruzioni sarebbe di circa 532 milioni di euro (1.200 euro/mq), cui vanno aggiunti altri 355 milioni di euro per la trasformazione degli edifici pubblici (abbattimento/ricostruzione).
Per poter dunque completare la riqualificazione di Tor Bella Monaca, avanzerebbero 1.045-887=158 milioni di euro che devono comprendere almeno il costo degli espropri dei terreni Vaselli da parte del Comune (55 milioni) e il costo delle opere di urbanizzazione (138 milioni). Con questi dati (stimati), mancano 158-(55+138)=35 milioni di euro. Senza aggiungere gli imprevisti, come per esempio l’aumento dei costi del personale e dei materiali, o varianti in corso d’opera, progettazione e oneri concessori (ma anche i costi nascosti delle approvazioni delle varianti in consiglio comunale, delle pubblicazioni dei bandi di gara a livello europeo, l’importo legato all’IVA etc.).

Aggiungiamo questa ulteriore considerazione. Per la maggior parte degli interventi edilizi che si realizzano nell’arco di 4 anni, la percentuale di incidenza dell’utile d’impresa, riferita al costo complessivo dell’opera, è intorno al 15%.
Con questa stima (per difetto), siamo a 1.201 milioni di euro, mentre il rischio d’impresa (economico, finanziario, etc.) può essere valutato attorno al 10% (cioè 100 milioni) che vanno aggiunti alla somma portandola a a 1.300 milioni.
Il Sindaco Alemanno ha stimato in 3.000 euro/mq il prezzo di vendita dei 443.573 mila mq, per un totale di 1.330 milioni di euro, da qui a 84 mesi (7 anni !), se si partisse a costruire domani, ma in realtà manca ancora tutto.

Alemanno, che è seduto in Campidoglio da 3 anni, poiché finirà per non fare nulla (in tutto il suo mandato) per questo quartiere di Roma, poteva risparmiare i soldi pubblici di questi incontri ed evitarci i conti della serva sulle buste del pane.

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