CASTELPORZIANO, LA NUOVA CONCESSIONE: IL TESTO E LA QUESTIONE DEI CHIOSCHI

 

IMG-20230630-WA0016Dopo 20 anni di mancato rinnovo, esattamente il 22 giugno scorso, a seguito della denuncia di LabUr, il Comune di Roma ha dovuto regolarizzare la propria concessione demaniale marittima richiesta dalla Convenzione del 1965, con cui la Presidenza della Repubblica aprì ai Romani i famosi Cancelli di Castelporziano.
LabUr, che dalla sua nascita è portatore di un interesse diffuso e collettivo, pubblica per primo e integralmente il documento, anche se sarebbe stato un obbligo del Municipio Roma X, come al solito disatteso.

Segnaliamo solo alcune palesi irregolarità contenute nel testo che ne potrebbero determinare la nullità e che interessano i 5 chioschi da mesi tenuti sotto sequestro.

Questo il link alla CONCESSIONE.

IL TECNICISMO DELLA MATERIA
Cominciamo a chiarire innanzitutto la terminologia tecnica.
Per ‘convenzione‘ si intende un qualsiasi accordo raggiunto fra due o più parti, ciascuna delle quali si obbliga a mantenerne i reciproci impegni.
Per ‘concessione‘ si intende un provvedimento amministrativo con cui la gestione di un bene viene trasferita ad un’altra parte, privata o pubblica.

Nel caso specifico di Castelporziano si parla di concessione demaniale marittima riferita al cosidetto ‘demanio marittimo’, che non riguarda solamente la ‘spiaggia‘ ma una precisa area perimetrata dall’Autorità Marittima.
Nel 1965 il Presidente della Repubblica Giuseppe SARAGAT firmò una convenzione con il Comune di Roma per rendere fruibile ai Romani quel tratto del litorale poi identificato come i ‘Cancelli’. Il Comune di Roma aveva l’obbligo, all’interno della convenzione, di ottenere una concessione da parte dell’Autorità Marittima (la Capitaneria di porto) per gestire il relativo demanio marittimo. Nel 1999, le competenze sul demanio marittimo (ma solo per le finalità turistico ricreative) passarono alle Regioni e da queste ai Comuni costieri per sub-delega. Tuttavia la spiaggia di Castelporziano rimase competenza della Capitaneria di porto in quanto dotazione del Presidente della Repubblica.
Confondendo le competenze, il Comune di Roma non ha più rinnovato/pagato la concessione allo Stato dal 2001 (termine dell’ultima concessione) pensando erroneamente di avere in sub-delega anche la spiaggia di Castelporziano. Ora, la legge vigente prevede l’impossibilità di concedere nuovamente al Comune di Roma quella spiaggia fino a quando non avrà estinto nei confronti dello Stato. Questo vale per i concessionari privati e a maggior ragione dovrebbe valere per quelli pubblici.
Il Municipio Roma X, che per decentramento amministrativo gestisce per conto del Comune di Roma la sub-delega al demanio marittimo, ha invece mistificato l’ottenimento di una nuova concessione (22 giugno 2023) come un successo quando invece si tratta di un’ammissione di colpa.

LA NUOVA CONCESSIONE
L’ultima concessione rilasciata dalla Capitaneria di porto al Comune di Roma per Castelporziano non è quella indicata nel dispositivo con il n.124/1995 (valida fino al 31.12.1997), bensì quella valida dal 01.01.1998 al 31.12.2001, come affermato anche dall’Arch. Stefano Turnassi “in qualità di dipendente di Roma Capitale, nominato con Ordine di Servizio n. 21 del 03.04.2023 per la predisposizione degli atti propedeutici al rilascio della Concessione demaniale a favore di Roma Capitale relativa alla spiaggia di Castel Porziano“. È questa è una delle irregolarità dell’atto.

Oggi, la superficie del demanio marittimo concessa al Comune di Roma va dalla linea di costa fino alla litoranea, includendo di fatto i 5 chioschi sottoposti a sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. È bene ricordare che fino al 2001 le uniche infrastrutture associate alla concessione erano i 9 fabbricati adibiti a servizi igienici, pronto soccorso, posto di polizia e direzione di spiaggia. I 5 chioschi, inizialmente strutture amovibili, furono edificati in muratura (senza permesso di costruire) nel 1981 in deroga alla distanza prevista dei 300 metri dal mare e mai inseriti nella concessione del Comune di Roma.

LA QUESTIONE GIUDIZIARIA DEI CHIOSCHI
I chioschi entrarono in convenzione con il Comune di Roma nel 2002 fino al 2014, anno in cui si è aperto il contenzioso sfociato nel recente sequestro. Non è affatto scontato, come si legge da giorni, che i chioschi ottengano di riflesso il proseguimento della convenzione interrottasi nel 2014 a seguito della nuova concessione ottenuta dal Comune di Roma. Infatti nella nuova concessione si legge: “la presente licenza è inoltre subordinata, oltre che alla disciplina doganale e di pubblica sicurezza, alle seguenti condizioni speciali:
gli effetti del presente titolo restano subordinati all’esatto adempimento delle prescrizioni impartite dall’Autorità Giudiziaria nell’alveo dei procedimenti penali in corso … fatta salva la vigenza dei provvedimento cautelari reali disposti dall’Autorità Giudiziaria su singole porzioni delle aree o dei manufatti oggetto della concessione“.
Dunque, le sorti dei chioschi di Castelporziano sono in mano alla Procura di Roma che ha espressamente dichiarato illegittima la presenza dei chioschi su demanio marittimo per assenza di titolo.

La questione quindi è la seguente: i chioschi, prima di questa nuova concessione, erano o no su demanio marittimo?
Premesso che non esiste la perimetrazione del demanio marittimo nell’area di Castelporziano adibita a pubblica fruizione, la nuova concessione lascia intendere che i chioschi siano inclusi nel demanio marittimo in quanto indicati esplicitamente nella licenza, cosa che però non era fino al 2001 (dopo il 2001, lo ricordiamo, non esistono altre concessioni).
Ai fini del sequestro, dunque, si aprono due scenari:

1) I 5 chioschi erano su demanio marittimo e quindi ne viene validato il sequestro, con la conseguenza che non è possibile per legge riaffidarli ai precedenti titolari fino a sentenza. Inoltre, dovrebbero essere affidati non più tramite convenzione, ma tramite l’articolo 45bis del Codice della Navigazione (affidamento ad altri soggetti delle attività oggetto della concessione, in questo caso la somministrazione di cibi e bevande)
2) I 5 chioschi non erano su demanio marittimo e dunque si archivia il procedimento penale. Questo emergerebbe dal fatto che i 5 chioschi (in muratura) non sono mai indicati nelle concessioni e che il Comune di Roma ha previsto dal 2002 una convenzione e non il ricorso al citato articolo 45bis. In tal caso, servirebbero tante scuse e il pagamento dei danni (emergente e lucro cessante) ai titolari dei chioschi.

CONCLUSIONI
Tutto è in mano al Pubblico Ministero della Procura di Roma, Pierluigi CIPOLLA, titolare del procedimento penale, e in quelle della Guardia di Finanza che si è occupata delle indagini (nelle quali è lo stesso Comune di Roma ad esser stato chiamato come ausiliario tecnico). Di certo il Comune di Roma non è parte affidabile, primo perché è il vero abusivo (da 20 anni) sulle spiagge di Castelporziano, secondo perché da una parte ha contribuito che i chioschi fossero sequestrati durante la fase delle indagini e dall’altra li ha reinseriti nella nuova concessione.
Resta l’incognita del ruolo della Capitaneria di porto di Roma, che appare come un ‘mediatore‘ tra le parti in causa, ma che dovrebbe con fermezza far rispettare il Codice della Navigazione.
Non pervenuta la Presidenza della Repubblica, che, da un carteggio di cui LabUr è in possesso, neppure era a conoscenza dell’obbligo della concessione da parte del Comune di Roma, scritto invece a chiare lettere nella convenzione.

In tutta questa confusione, il contributo di LabUr, sempre attento a tutelare l’interesse collettivo e diffuso di questo tratto del litorale, sarà quello di denunciare ogni irregolarità amministrativa. Sottolineiamo che senza la nostra denuncia, nulla si sarebbe mosso.

 

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