CAOS CONCESSIONI BALNEARI: ANALISI DELLE SENTENZE DEL CONSIGLIO DI STATO (1)

IMG-20220104-WA0013Sono due le recenti sentenze del Consiglio di Stato che sono intervenute sulla questione delle proroghe delle concessioni demaniali marittime. Pochi ne hanno compreso la portata e quasi nessuno ne ha recepito il contenuto di chiara matrice politica piuttosto che amministrativa. Cercando di fare chiarezza, questo primo articolo verterà sulla genesi delle sentenze. Un secondo e un terzo articolo entreranno invece a breve nel merito della questione giuridica.

IL CONSIGLIO DI STATO
Il Consiglio di Stato è il supremo organo di consulenza giuridico-amministrativa del Governo, delle Camere e delle Regioni (una sezione consultiva: I) e organo di giurisdizione amministrativa a tutela degli interessi legittimi e dei diritti dei privati nei confronti della pubblica amministrazione (sei sezioni giurisdizionali: II-VII). Il Consiglio di Stato è il giudice di secondo grado (appello) della giustizia amministrativa avverso le decisioni dei TAR (Tribunale Amministrativo Regionale). La Quinta Sezione è competente in materia di concessioni demaniali marittime.

Tra gli organi interni del Consiglio di Stato è presente (in sede giurisdizionale), l’Adunanza Plenaria che è composta dal Presidente del Consiglio di Stato e da 12 magistrati assegnati alle sezioni giurisdizionali.
Le sezioni giurisdizionali, ma anche il Presidente del Consiglio di Stato, possono rimettere all’Adunanza Plenaria la definizione di una questione a loro sottoposta se il relativo punto di diritto ha dato luogo, o potrebbe dar luogo, a contrasti giurisprudenziali. L’Adunanza Plenaria può decidere l’intera controversia o limitarsi a pronunciare sulla specifica questione sottopostale, restituendo poi alla Sezione la causa per la sua definizione.
L’attuale Presidente del Consiglio di Stato, nominato il 25 settembre 2018, è Filippo PATRONI GRIFFI, già Ministro per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione nel governo Monti, e Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Letta.

IL DECRETO
Con Decreto del Presidente del Consiglio di Stato n.160 del 24/05/2021, essendo presenti due ricorsi sulla questione della proroga legislativa delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative e considerato che “la questione, di notevole impatto sistemico, afferisce al rapporto tra il diritto nazionale e il diritto unionale, con specifico riguardo al potere di disapplicazione delle norme interne, ritenute contrastanti con quelle sovranazionali, da parte del giudice amministrativo”, entrambi sono stati assegnati alla Adunanza Plenaria (udienza del 13 ottobre 2021, ore 10:00), ponendo tre quesiti:

1) se sia doverosa, o no, la disapplicazione delle leggi statali o regionali che prevedano proroghe automatiche e generalizzate delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative;
2) nel caso di risposta affermativa al precedente quesito, se l’amministrazione sia tenuta all’annullamento d’ufficio del provvedimento emanato in contrasto con la normativa dell’Unione europea o al suo riesame;
3) se, con riferimento alla normativa vigente, che prevede la sospensione dei procedimenti di assegnazione di nuove concessioni o di riacquisizione, la sospensione debba applicarsi anche alle aree soggette a concessione scaduta al momento dell’entrata in vigore della normativa.

LE DUE SENTENZE
Queste le due sentenze oggetto di assegnazione:
Sentenza del 20/10/2021 pubblicata il 09/11/2021 sul ricorso numero di registro generale 14 di A.P. del 2021, proposto da Comet s.r.l. contro la Autorità di Sistema Portuale dello Stretto
[La Comet S.r.l., titolare di una concessione demaniale per nautica da diporto, aveva presentato in data 30/04/2020 l’istanza n.3911 per “la estensione della validità della concessione demaniale marittima, ai sensi della legge 30 dicembre 2018, n. 145”, rigettata con decreto n.115 dell’8 luglio 2020 del Presidente dell’Autorità di Sistema portuale dello Stretto. La Comet S.r.l. aveva pertanto presentato ricorso 1306/2020 al Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia – Catania (Sezione Terza) che lo respingeva con sentenza n.504 del 27/01/2021 (pubblicata il 15/02/2021)]

Sentenza del 20/10/2021 pubblicata il 09/11/2021 sul ricorso numero di registro generale 13 di A.P. del 2021, proposto dal Comune di Lecce contro Andrea CARETTO
[Andrea CARETTO, titolare di concessione demaniale marittima in Lecce, stabilimento balneare in località Spiaggiabella, in vista della scadenza del titolo concessorio, aveva presentato al Comune di Lecce l’istanza di proroga ex lege 145/2018, poi respinta sulla base della Delibera di Giunta n.342 del 11/11/2021. Andrea CARETTO aveva pertanto presentato ricorso 1568/2020 al Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia – Lecce (Sezione Prima) che lo accoglieva con sentenza n. 00073 del 13/01/2021 (pubblicata il 15/01/2021)]

LE SENTENZE PRECEDENTI
Il Consiglio di Stato con diverse sentenze del 24 ottobre 2019, della Sezione Quinta, aventi il medesimo contenuto e la stessa motivazione, aveva affermato che  “la concessione di cui si contesta la mancata proroga, risulta prorogata dal sopravvenuto art.1 commi 682 e seguenti della legge n. 145 del 2018”.
Poi, a distanza di meno di un mese, si era pronunciata la Sezione Sesta, giungendo a formulazioni opposte, affermando la non conformità delle medesime al diritto europeo (sentenza n. 7874 del 18 novembre 2019).  In quel periodo, il Presidente del Consiglio di Stato, era già Filippo PATRONI GRIFFI.

Ecco perché il contenuto delle due sentenze del 2021 (a sei mesi esatti dall’insediamento del Governo di Mario DRAGHI) va analizzato con particolare attenzione e perché va sottolineato il ruolo del Presidente del Consiglio di Stato, Filippo PATRONI GRIFFI, che con proprio decreto ha imposto l’Adunanza Plenaria, da lui presieduta. (segue)

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OSTIA, IL RAGGIRO POLITICO SULLE CONCESSIONI DEMANIALI

IMG-20211230-WA0005Mentre è in corso la trattativa tra il Governo e i titolari delle concessioni demaniali marittime di tutta Italia per decidere il futuro del settore, è sconsolante assistere al deprimente teatrino della politica romana che vorrebbe affrontare la questione di come concedere un bene (affidamento diretto, durata, bandi pubblici) ignorando completamente la consistenza del bene medesimo (il demanio marittimo).

Prevedendo cosa sarebbe accaduto, LabUr – Laboratorio di Urbanistica, da oltre un anno, sta verificando la legittimità della c.d. dividente demaniale del Litorale romano, vale a dire la linea che, assieme a quella della costa, delimita verso terra il demanio marittimo oggetto di concessioni.

Tra le carte in nostro possesso è emerso, ad esempio, che l’Agenzia del Demanio, interpellata da LabUr proprio sulla dividente demaniale del Litorale di Castelfusano, ha risposto di non sapere nulla di una parziale sdemanializzazione dell’arenile in questione originata da una delibera del Governatorato di Roma datata 1938 e che finisce per mettere in discussione tutto il Piano di Utilizzazione degli Arenili di Roma Capitale che dovrebbe andare in discussione entro gennaio 2022. Pubblichiamo questi primi atti, a cui ne seguiranno altri, schierandoci, come sempre, a difesa dei diritti del cittadino, unico vero fruitore di questo bene. A breve, torneremo, con maggior dettaglio tecnico, ad illustrare il raggiro politico in corso che si cela dietro la non veritiera e colpevole interpretazione della normativa vigente.

DIVIDENTE DEMANIALE CASTELFUSANO

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ISOLA SACRA (FIUMICINO) – UN RISCHIO ESONDAZIONE CHE GRIDA VENDETTA

Erasmo D'Angelis (PD), Segretario Generale dell'ABDAC

Erasmo D’Angelis (PD), Segretario Generale dell’ABDAC

Per quanto ancora Isola Sacra dovrà preoccuparsi di piene che non si verificheranno mai? Erasmo D’Angelis (PD), Segretario Generale dell’autorità di bacino, continua a vincolare un territorio per un rischio di esondazione annuo dello 0,2% , che, in altra sede, lui stesso definisce inutile e anacronistico. Una complicità burocratica condivisa con la Regione Lazio a danno dei cittadini, senza alcuna presa di posizione da parte del Comune di Fiumicino. Pronta la interrogazione.

Ha riscosso interesse la recente riclassificazione del territorio dell’Isola Sacra da rischio  idrogeologico R4 (alto) a R2 (medio) avvenuta con Decreto Segretariale n.102/2021 dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (ABDAC), riferita al solo reticolo idrografico principale (il Tevere) ed accelerata in sede giudiziaria grazie alla collaborazione tra il CSI (Comitato Spontaneo Isola Sacra) e LabUr (Laboratorio di Urbanistica). Sempre grazie alle due associazioni, che hanno inviato all’ABDAC due osservazioni al D.S. n.102/2021 (le uniche ad esser state prese in considerazione delle 5 in totale presentate) si è venuti a conoscenza che il residuo rischio R2 è dovuto alla probabilità dello 0,2% che possa verificarsi (in un dato anno) una disastrosa piena che, in corrispondenza dell’idrometro di Ripetta, faccia segnare un livello (oltre i 16 metri) corrispondente ad una portata al colmo pari a 3.300 m³/s. Tale probabilità (p=1/Tr) è stata considerata in base a un Tempo di Ritorno (Tr) della piena pari a 500 anni, vale a dire ad “alluvioni rare di estrema intensità con bassa probabilità di accadimento”. Per intenderci, una piena simile è stata quella “eccezionale” del 29 dicembre 1870, con portata stimata intorno ai 3.300 m³/s e quota massima di circa 17,22 metri. Addirittura, in caso di piena con portata pari a 3.450 m³/s anche il sistema difensivo idraulico di Roma, composto dai muraglioni, potrebbe essere messo in crisi.

Quindi la domanda è: può l’ABDAC, in presenza del recente completamento dell’argine maestro dichiarato perfettamente funzionate e collaudato, continuare a prendere in considerazione il vincolo residuo R2 collegato a piene eccezionali? Riportiamo integralmente la risposta dell’ABDAC:

–        “… in ossequio al parere Regionale (che “per la restante parte del territorio in destra idraulica, venga a discrezione di codesta Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, declassificato l’attuale rischio idraulico, non più commisurato allo stato attuale dei luoghi e delle infrastrutture di protezione.”) e poiché lo studio idraulico a supporto del progetto dell’argine esamina solo gli effetti della portata duecentennale, l’Autorità di Bacino Distrettuale, a garanzia della sicurezza del territorio e della popolazione, ha mantenuto invariata, rispetto al DS n. 32/2015, la perimetrazione caratterizzata da bassa probabilità di accadimento (tempo di ritorno 500 anni – Fascia C o Rischio R2), su tutto il territorio di Isola Sacra”.

In altre parole, l’ABDAC conferma che l’argine maestro esistente da Capo due Rami fino alla foce del Tevere difende l’Isola Sacra dalle possibili piene con portate inferiori e tempi di ritorno di 50 e 200 anni (probabilità, rispettivamente, del 2% e dello 0,5% in un dato anno) ma non spiega né si capisce quale altra opera idraulica aggiuntiva andrebbe realizzata per eliminare la fascia C cioè il rischio R2. Un ulteriore rialzamento di tutto l’argine in sponda idraulica destra nel tratto di Fiumara Grande?

La conservazione del rischio R2 non preclude l’edificazione (comunque soggetta ad opere di mitigazione) ma compromette la valutazione del rischio collegato al reticolo idrografico secondario (i canali), oggi indicato in R3 (questo si, con ripercussioni sulla edificabilità), motivo per cui è molto grave che a discrezione dell’ABDAC non sia stato annullato del tutto il rischio idraulico collegato al reticolo idrografico principale (il Tevere). Senza rischio esondazione sarebbe diminuito il sopra citato rischio R3.

E’ stato inoltre proprio il Segretario Generale dell’ABDAC, Erasmo D’Angelis, in data 29 novembre 2021 (riunione dell’Osservatorio permanente sull’utilizzo idrico)[1] a sottolineare la necessità di “fare i conti” con i tempi di ritorno delle piene, le cui stime risalgono ormai a un secolo fa e che a causa dei cambiamenti climatici in atto sono da ridefinire: “dobbiamo affrontare insieme questo tema e ragionare sulle modalità per aggiornare la metodologia di calcolo“. Peccato che lo stesso D’Angelis, in data 19 ottobre (atti della segreteria tecnico operativa) e in data 25 ottobre (verbale della conferenza operativa) abbia invece sottoscritto l’istruttoria tecnica di cui l’esito abbiamo sopra riportato, facendo mantenere un vincolo inutile e anacronistico su tutta l’Isola Sacra.

Tralasciando l’aspetto giuridico legato alla questione, che comporterebbe una complessa argomentazione non possibile in questa sede, resta incomprensibile l’intesa della Regione Lazio, espressa dal suo rappresentante, ingegner Antonio Battaglino, e la discrezionalità lasciata all’ABDAC. La Regione Lazio (e il Comune di Fiumicino) sapevano che il progetto del completamento dell’argine maestro non avrebbe soddisfatto l’ABDAC in quanto riferito al solo tempo di ritorno duecentennale?

Alle domande di cui sopra, rimaste aperte, dovrà dare risposta il Comune di Fiumicino, facendosi promotore di una interrogazione sia alla Regione Lazio che all’ABDAC per chiarire come mai certi ‘errori’ debbano essere scoperti dai cittadini e non dalle istituzioni durante le conferenze dei servizi. Se esiste anche un minimo rischio per la pubblica e privata incolumità, questo va eliminato, ma non può diventare un orpello in mano alla burocrazia. Per quanto ancora Isola Sacra dovrà preoccuparsi di piene che non si verificheranno mai?

[1] https://www.autoritadistrettoac.it/notizie/quadro-meteo-climatico-e-stato-della-risorsa-nelle-regioni-del-distretto-al-centro

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OSTIA, SKATE PARK – LA CONFERMA, PIENO DI IRREGOLARITA’

IMG-20211215-WA0004Come denunciato da LabUr-Laboratorio di Urbanistica, arriva la conferma: lo Skate Park a Nuova Ostia, definito falsamente “lo skatepark più grande di Europa” è pieno di irregolarità, collaudo e omologazione compresi.

Si è espresso infatti il Dipartimento di Urbanistica di Roma Capitale, che ha dato riscontro ai vari esposti presentati da LabUr, confermando (con prot. QI/203214 del 30/11/2021) che lo Skate Park occupa due precise aree che, ricadendo nel piano regolatore, hanno, come esclusiva destinazione, quella indicata dalle Norme Tecniche di Attuazione (NTA). Una parte è destinata ad “area verde”, una parte è destinata a “strada”. Quindi non potevano essere cementificate per realizzare un impianto sportivo che addirittura l’ex sindaco uscente, Virginia Raggi, voleva far omologare dalla Federazione Italiana Sport a Rotelle (FISR). L’omologazione, a differenza di quanto affermato dagli amministratori pentastellati, non era possibile, come da noi denunciato più volte.
Particolarmente grave è risultata la comunicazione pervenuta dal Municipio Roma X (prot. CO/O138767 del 23/11/2021) in cui si afferma di non possedere alcuna informazione e/o documentazione relativa all’atto di immissione in possesso da parte di Roma Capitale dell’impianto sportivo. L’assenza di immissione in possesso rende impossibile l’affidamento del 12 maggio 2021 in gestione dei servizi al presidente di ACS OASI VERDE, William Zanchelli. Sicuramente farà luce su questo (e su altri aspetti amministrativi, al vaglio degli inquirenti) il nuovo direttore del Municipio Roma X, Carla Scarfagna, che autorizzò proprio a Zanchelli e ad Eugenio Marchina l’evento estivo X-Village, poi chiuso per irregolarità sempre dopo esposto di LabUr.
Infine, come già denunciato da LabUr, l’impianto non risulterebbe a norma tant’è che il ‘gestore’ starebbe procedendo a partecipare al bando regionale da 6 milioni di euro “Sport Senza Barriere” per il miglioramento e la riqualificazione dell’impianto sportivo appena inaugurato, con scadenza 28 dicembre 2021. Il bando dà la possibilità ai gestori di impianti sportivi di poter ottenere fino a 50.000 euro a fondo perduto e fino ad un massimo dell’80% del budget complessivo per eliminare le barriere architettoniche. Ricordiamo, ancora una volta, che un impianto per essere omologato deve rispettare pedissequamente il “Regolamento per l’omologazione degli impianti per lo Skateboarding (Skatepark)” della FISR.
E pensare che il Sindaco Gualtieri e il Presidente del Municipio X, Mario Falconi, lo hanno definito in campagna elettorale un modello “esportabile” per gli appalti.

 

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OSTIA: ANNULLATO IL BANDO DELLE CONCESSIONI BALNEARI

Il presidente del X Municipio, Mario Falconi, rilevando margini di irregolarità, in attesa del parere all’Avvocatura comunale, ha sospeso il bando per le nuove concessioni demaniali.

LabUr già ad inizio aveva presentato un ricorso gerarchico finora non reso pubblico. Riconosciute dunque le nostre ragioni. Torneremo a breve sulla questione.

RICORSO GERARCHICO

 

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SKATE PARK A NUOVA OSTIA, IL COLLAUDO È L’ENNESIMA IRREGOLARITA’

IMG-20211117-WA0010Dopo le vicende giudiziarie del Polo Natatorio del 2009, Ostia non merita l’ennesimo scandalo su un impianto sportivo. Quasi 200.000 euro sono stati sviati nella realizzazione del nuovo skate park. I nuovi documenti acquisiti da LabUr saranno inviati all’autorità anticorruzione e alla FIRS per evitare che l’impianto (di dubbia regolarità patrimoniale) possa essere inserito in qualche proposta di candidatura dell’Italia come paese organizzatore di eventi internazionali.

E’ stato il C.E.V. (Consorzio Edili Veneti Soc.Coop., impresa esecutrice la Pegaso srl di Grottaferrata) ad aggiudicarsi la gara della “Manutenzione straordinaria e riqualificazione urbana dell’area delimitata da Via della Martinica, Via Nostra Signora di Bonaria all’Idroscalo, con installazione di nuovi arredi urbani e allestimento area con attrezzature sportive e Skate” con un ribasso del 31,823%. La somma totale a disposizione della amministrazione era di 630.000 euro, con un importo a base d’asta di 420.000 euro. L’offerta della CEV fu di 286.343,4 euro pari a un importo contrattuale di 407.000 euro, con una economia di ribasso d’asta di 163.000 euro) (d.d. 1311 del 3 luglio 2019).

Sembrano numeri buttati a caso ma proprio su questi si è giocato nel condurre i lavori per la realizzazione dello skatepark a Nuova Ostia.

Marco FAZZARI, del Municipio Roma X, ha ricoperto il ruolo di responsabile di procedimento e di direttore dei lavori (d.d. 2639 del 18 dicembre 2018) ed è lui che ha firmato il conto finale riconosciuto alla C.E.V. e riportato nel certificato di regolare esecuzione dei lavori. Per i contratti di lavori di importo inferiore a 1 milione di euro è sempre facoltà della stazione appaltante (cioè il Municipio X in questo caso) sostituire il certificato di collaudo con il certificato di regolare esecuzione, che viene emesso dal direttore dei lavori e confermato dal responsabile del procedimento (cioè sempre Marco FAZZARI). Fino a qui, nulla di irregolare.

I lavori sono stati consegnati all’impresa il 18 settembre 2019 e dovevano durare 200 giorni naturali e consecutivi, ma sono stati interrotti per Covid-19 il 12 marzo 2020 (ripresi solo in parte il 18 maggio per problemi di allaccio da parte delle società di pubblici servizi) e ripresi in modo regolare il 14 aprile 2021 per concludersi il 23 aprile. Il certificato di regolare esecuzione è stato firmato il 12 maggio, ma già il 17 dicembre 2020 (durante il fermo per Covid-19) alla impresa era già stato pagato (prima del fine lavori), grazie alla d.d. 2976, l’intero importo poi risultante cinque mesi dopo nel conto finale: 334.000 euro (286.000 di lavori, 18.000 per oneri di sicurezza e 30.000 di lavori in economia).

Non risultano dunque i 163.000 euro aggiuntivi, prima salvati in economia, poi stanziati con affidamento diretto il 28 dicembre 2020 (d.d. 3065) sempre a favore della C.E.V. per la recinzione dell’area, che sarebbe stata “opera non prevista nel contratto originale”. In realtà è un falso perché il progetto esecutivo andato in gara comprendeva (Elaborato 9, “Computo Metrico Estimativo ed Elenco Prezzi Unitari”, voce n.46) la “Fornitura e messa in opera di recinzione di produzione industriale, tipo Acumina” per un importo di 47mila euro. Era dunque sbagliato il progetto o si sono introdotte illegittime opere di rifinitura generale?
Perché non compaiano nel conto finale questi soldi, è presto detto.

Proprio in quel periodo si era appreso che l’impresa vincitrice, la C.E.V. Consorzio Edili Veneti Soc.Coop., che aveva delegato i lavori alla Pegaso Srl, non possedeva sufficiente esperienza nella costruzione di skate park. Per questa ragione furono assunti “in staff” lo spagnolo Sergi Arenas e lo slovacco Milos Ogurcak, che a loro volta avevano coinvolto in differenti fasi anche manodopera italiana come Matteo Storelli, Simone Verona e Giovanni Grazzani. Eppure l’impresa aveva dichiarato “di aver svolto in precedenza (ed in particolare nell’ultimo triennio 2016-2017-2018) lavori analoghi a quelli della presente gara con particolare riguardo alla realizzazione di impianti sportivi per sport rotellistici“.

Ed è proprio in quel periodo (di dichiarato fermo Covid dell’impresa) che LabUr segnalò che qualcosa non tornava, così come Il Messaggero accuse subito smorzate da continui video della sindaca Virginia Raggi che garantiva che il cantiere procedeva regolarmente (ma non era fermo per Covid?). Oggi dai documenti ufficiali mancano invece quei 163.000 euro.

Siamo certi che il neo Presidente del Municipio X, Mario Falconi, che è andato il 25 luglio con il Sindaco Gualtieri in campagna elettorale allo skatepark non usi questo modello “esportabile” per gli appalti, qualunque finalità essi abbiano.

 

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OSTIA, PISTA CICLABILE UN ANNO DOPO: MULTE NON VALIDE, ALLAGAMENTI E DISAGI PER I DISABILI

IMG-20211116-WA0006La pista ciclabile non rientra ancora nella viabilità definitiva del lungomare e dal 25 settembre al 13 ottobre 2021 tutte le multe effettuate sono nulle. Lo conferma, in risposta a specifica istanza, il Gruppo X Mare della Polizia Locale di Roma Capitale (nota n.prot. VO/85952/2021 del 8 novembre 2021).

Dal 15 ottobre 2020 sono state emesse dal Gruppo X Mare ben 6 determinazioni dirigenziali per istituire discipline di traffico provvisorie per la realizzazione della sedicente pista ciclabile sul lungomare di Ostia Lido nel tratto compreso tra Via Giuliano da Sangallo e Piazzale Cristoforo Colombo. Ora, dopo un anno, a seguito di specifica istanza, si rende noto che dal 25 settembre al 13 ottobre 2021 i divieti di sosta e fermata così come tutte le disposizioni indicate dalla segnaletica stradale sul lungomare non erano valide per dimenticanza da parte del Municipio Roma X, nella persona del direttore Giacomo GUASTELLA, che non ha segnalato la continuazione della provvisorietà della sedicente pista.
Inoltre deve ancora essere istituita per il tratto di lungomare interessato la definitiva disciplina di traffico (in sostituzione della provvisoria) da parte del Dipartimento Mobilità e Trasporti di Roma Capitale (e non del municipio) con la conseguenza che la sedicente pista deve, da ora fino a definitiva disposizione, essere vietata al transito dei velocipedi mediante apposizione di appropriata segnaletica stradale da parte del Municipio Roma X (d.d. n.rep. VO/1132/2021 del 13/10/2021).
Sono infatti in corso ulteriori modifiche al pessimo progetto del Municipio Roma X eseguito dall’ex direttore Nicola DE BERNARDINI, come p.es. la realizzazione di due aree riservate alla sosta di veicoli in servizio di soccorso, veicoli in servizio di Polizia e veicoli adibiti al carico e scarico di cose all’altezza di via del Bucintoro/Piazza dei Canotti (altezza stabilimento balneare “Hakuna Matata”) e di Piazzale Mediterraneo (Belvedere Carosio),

Non sono gli unici problemi. La pista continua ad allagarsi ad ogni pioggia per mancanza di apposito impianto drenante come il video qui allegato dimostra. I lavori, appaltati e aggiudicati, dovevano essere eseguiti prima del completamento della sedicente pista. Così non è stato per volontà politica, in campagna elettorale, della giunta grillina di Ostia nelle persone di Giuliana DI PILLO, Paolo FERRARA e Alessandro IEVA. Neanche tutti i posti auto riservati ai portatori di disabilità sono stati eseguiti.

Questo è il caos generato da un’opera realizzata in modalità illegittima, come decretato già a dicembre 2020 dal Ministero delle Infrastrutture. Ora vedremo cosa farà la nuova giunta PD di Mario FALCONI che vede come assessore ai Lavori Pubblici l’avvocato Guglielmo CALCERANO, proveniente dal VII Municipio e sostenitore di “legalità e trasparenza amministrativa”, portavoce dei verdi di Roma e stretto collaboratore politico di Nando BONESSIO, coinvolto nello scandalo dei Mondiali di Nuoto Roma 2009.

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RIFIUTI ROMA: IL VIAGGIO ILLEGALE DI 100.000 TONNELLATE AL NORD

IMG-20211115-WA0003Mentre vengono rifiutati i rifiuti di Gualtieri (PD) da parte della Regione Toscana, anch’essa a guida PD, e il neo Sindaco chiama il countdown di “Roma Pulita” per la vigilia di Natale, ombre pesanti si notano sui trasbordi dal centro di Via Laurentina. Sono oltre 100 milioni di euro finora pagati dai cittadini di Roma Capitale dal 2015 per spedire i rifiuti urbani biodegradabili in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.

Un servizio di ritiro, trasporto e recupero dei rifiuti organici che coinvolge la sede AMA di via Laurentina 877 da cui partono i mezzi autoarticolati verso gli impianti autorizzati della Bioman Spa (via Vivarina 18, Maniago, PN) e della S.E.S.A. SpA (Via Comuna 5/b, Este, PD). Si tratta dei rifiuti eccedenti le potenzialità autorizzate per l’impianto di produzione compost di Maccarese (valori stimati) verso i due impianti del nord est. Circa 100 mila tonnellate annue, vale a dire almeno “50 viaggi a settimana”, al costo di 135,50 euro a tonnellata, di cui 50 euro per il solo trasporto (fonte AMA).

Non tutto però, dalle informazioni in nostro possesso e che saranno inviate alla Procura di Roma con un documentato esposto, risulterebbe regolare. I trasporti, lunghi oltre 600 km a singola tratta, avvengono in violazione del Codice della Strada perché la massa limite dei mezzi autoarticolati impiegati supera di molte tonnellate quanto consentito per legge. Le ditte appaltatrici però risparmierebbero oltre il 30% dei costi sui viaggi, senza alcun controllo da parte di AMA, ricavandone un potenziale guadagno di quasi 1 milione di euro all’anno.

IL MECCANISMO
Il meccanismo è il seguente: i rifiuti urbani prodotti da Roma Capitale nel 2021 sono stati circa ‪1.8 milioni di‬ tonnellate, di cui ‪813.000 differenziati. Questi ultimi sono composti da ‪200.000‬ tonnellate annue di organico che la sede di Maccarese (in viale dell’Olmazzeto e autorizzata per 20.000 tonnellate l’anno) non riesce a smaltire. Per tale motivo si è scelta la sede di via Laurentina come Centro di Trasbordo dove i rifiuti urbani biodegradabili, conferiti dagli automezzi AMA, vengono trasferiti su mezzi di trasporto delle ditte appaltatrici. Questi mezzi, che hanno una portata maggiore dei mezzi AMA, trasportano i rifiuti negli impianti della Bioman e della S.E.S.A., consentendo così di regolarizzare la logistica dei mezzi che raccolgono i rifiuti di Roma, garantendo la regolarità quotidiana del servizio sul territorio. La tipologia di rifiuto oggetto di trasbordo, cioè i rifiuti biodegradabili di cucine e mense, è identificata dal Codice Europeo dei Rifiuti “CER 200108”. Fondamentale, in queste operazioni, è la pesatura degli automezzi, la connessa registrazione dei dati e la redazione dei Formulari di Identificazione Rifiuti (FIR). Data, ora, progressivo e identificativo del movimento servono a tracciare con precisione il trasbordo di questi rifiuti organici. Anche i trasportatori finali sono ben individuati: Adria Recuperi srl (via Opus 8, Salgareda, TV), Familari srl (via Pio Paschini 85/87, Roma) e GCT Trasporti (via S. Maria, fraz. Grutti 11, Gualdo Cattaneo, PG) che usano truck per carichi pesanti come l’Actros della Mercedes-Benz o il pesante stradale AS440 dell’IVECO, capaci di trainare semirimorchi a più assi nel rispetto della legge in materia. Il Codice della Strada prevede infatti che la massa a pieno carico degli autoarticolati trasportanti rifiuti urbani (tara dell’autoarticolato + carico utile) sia di 44 tonnellate, come riportato sulla carta di circolazione di ogni mezzo al fine di garantire la sicurezza stradale (spazi di frenata, inclinazione nelle curve, etc.). Per tale motivo il carico dei rifiuti trasportato deve essere calibrato con la tara dell’autoarticolato (truck + semirimorchio).

COSA ACCADE NELL’IMPIANTO DI VIA LAURENTINA
Accade però che gli autoarticolati che da anni escono dall’impianto di via Laurentina 877 dichiarino carichi utili di 30 tonnellate e una tara compresa tra le 15 e le 16 tonnellate, così da mantenersi dentro la tolleranza (+5 %) della massa limite richiesta dal Codice della Strada. Peccato che i valori dichiarati dai costruttori dei truck (sia Mercedes-Benz che Iveco) indichino pesi compresi tra le 18 e le 19 tonnellate. Analogamente, un semirimorchio da 50 mc pesa da solo almeno 8-9 tonnellate. Pertanto, dando per certo il carico utile di 30 tonnellate (sulla base del quale viene pagato il trasbordo), risulterebbero alla pesa in uscita circa 57 tonnellate e non 44 (o 46,2 se inclusa la tolleranza).
A regolare il rapporto tra AMA e Bioman/SESA è l’appalto servizi del 20 giugno 2020, della durata di 24 mesi per un totale di 62MLN di euro (135,5 euro/tonnellata per ‪200.000‬ tonnellate l’anno, NON tutte “CER 200108”), aggiudicato il 18 novembre 2020 (CIG ‪8336479818‬). Il trasbordo/trasporto da 13,5 milioni l’anno (più altre voci) viene pagato in parte per lo smaltimento (8,5 milioni) e in parte per il trasporto fisico con i mezzi autoarticolati (5 milioni), in totale violazione del Codice della Strada che consentirebbe un carico utile, a viaggio, di soli 20 tonnellate di rifiuti e non 30. Trasportare ‪100.000‬ tonnellate ogni anno, a 20 tonnellate a viaggio, significa compiere 5.000 viaggi. Trasportarne 30 a viaggio significa fare 3.300 viaggi. Poiché AMA, e dunque i cittadini romani, paga il trasporto effettivo di ‪100.000‬ tonnellate annue, non ha interesse a ‘verificare’ quanti viaggi occorrono: basta che in un anno quel quantitativo sia trasportato lontano da Roma ed il prima possibile. Invece, il trasportatore che incassa per ogni tonnellata trasportata 50 euro a viaggio se compie 1.700 viaggi in meno ha i suoi vantaggi.

I VANTAGGI DEI TRASPORTATORI
Vediamo quali sono. Se trasporta 20 tonnellate a viaggio (5.000 viaggi) guadagna 1.000 euro a viaggio. Se trasporta 30 tonnellate a viaggio (3.300 viaggi) guadagna 1.500 euro a viaggio. Dunque, ‘risparmiare’ 1.700 viaggi ha un valore economico potenziale di ‪850.000‬ euro all’anno, ottenuto permettendo l’uscita dall’impianto AMA di mezzi autoarticolati in violazione del Codice della Strada.
Pertanto, al fine di verificare la regolarità di quanto accade da anni dentro il Centro di Trasbordo di via Laurentina 877, verrà inviato alla Procura di Roma un dettagliato e documentato esposto rivolto alla tutela della pubblica e privata incolumità.

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In data 8 luglio 2022 è pervenuta una nota di rettifica da parte del Direttore Generale AMA, Andrea BOSSOLA, a cui LabUr ha risposto.

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EUROSPIN, INFERNETTO: IL SUPERMERCATO DELLO SCANDALO

IMG-20211108-WA0000Il nuovo supermercato Eurospin che oggi apre all’Infernetto affacciandosi sulla laterale della via Cristoforo Colombo, di cui abbiamo già scritto (link 1 e link 2), non sembra avere tutte le carte in regola e tutti gli uffici competenti lo sanno. Ha ottenuto il permesso come media struttura di vendita posizionata al civico n.1841 della via Cristoforo Colombo ma quel civico, come di seguito documentato, non ha ricevuto le autorizzazioni necessarie e pertanto, essendo stato in conferenza dei servizi incluso nel progetto di viabilità, andrebbe annullato il permesso di costruire e di conseguenza l’autorizzazione amministrativa di vendita.

Il civico in questione consiste in un ponticello in cemento armato che scavalca l’influente I del canale di Palocco. Dalla comunicazione di inizio lavori della MDS Costruzioni srl in data 20 febbraio 2021 nessuno ne ha verificato la regolarità. La MDS per conto della Eurospin ha chiesto il nulla osta per il passo carrabile in data 22 giugno 2021, solo dopo pubblicazione del nostro esposto. Sono poi arrivate le risposte degli uffici competenti che non lasciano dubbi:

  • in data in data 22 settembre 2021 il Municipio Roma X, ha confermato che “non è stata autorizzata la concessione per il passo carrabile di via Cristoforo Colombo – altezza Km 20,950 – visto che per accedere all’area si attraversa l’influente I del “Canale Palocco” di competenza del CBTAR, che avrebbe dovuto esprimersi, già da tempo, a riguardo, onde permettere anche alla Città Metropolitana di Roma Capitale, di determinarsi per l’ambito di propria spettanza. Si informa altresì che il competente ufficio della Direzione tecnica ha provveduto a sollecitare per le vie brevi, agli Enti su richiamati, un riscontro relativo alla richiesta di pareri pregressi e conseguente Nulla-Osta di competenza della Città Metropolitana di Roma Capitale”.
  • in data 28 settembre 2021 il Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana ha espresso il proprio diniego al nulla osta preventivo per tale ingresso a causa di una “possibile interferenza dei nuovi flussi di traffico prodotti dai mezzi in entrata ed in uscita dall’intersezione a raso del passo carrabile con i mezzi in transito su via Cristoforo Colombo
  • in data 4 ottobre 2021 l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (Area amministrativa, legale, istituzionale e segreteria generale, U.O. Affari legali e istituzionali) ha risposto che “non si rinviene agli atti della scrivente Autorità documentazione relativa alla realizzazione del descritto ponticello sull’influente I del Canale Palocco”.

Per ultimo, il Dipartimento Sviluppo Economico e Attività Produttive in data 4 novembre 2021 ha avviato le necessarie verifiche amministrative, sottolinenando che “l’autorizzazione dei passi carrabili per gli accessi e le uscite destinate ai veicoli costituisce requisito oggettivo ai fini delo svolgimento delle attività di vendita” e che Eurospin dovrà depositare tale autorizzazione alla comunicazione di inizio attività.

Ora, dunque, spetta al Gruppo X Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale e alla Direzione Tecnica del Municipio Roma X fare i dovuti controlli per non incorrere in una omissione di atti dufficio.

Ricordiamo che tutto è iniziato da una semplice richiesta di chiarimenti avviata da LabUr ben 6 mesi fa a cui nessuno ha risposto fino a quando, segnalata la questione all’ANAC (organo di vigilanza per l’anticorruzione), si è dovuto muovere il Segretariato Generale di Roma Capitale.

A quel punto si è scoperto che l’ingresso del cantiere su via Cristoforo Colombo 1841 era irregolare da ben 4 mesi, ma nessuno aveva mai visto nulla. Inoltre, ad oggi, oltre al fatto di sapere che l’ingresso sulla via Cristoforo Colombo non è regolare, neppure è pervenuta conferma che sia stato autorizzato quello su via Franchetti che, tra le altre cose, non ci risulta esser stato discusso in conferenza dei servizi e collaudato.

Intanto però oggi, 8 novembre 2021, il supermercato Eurospin apre. Forse pagherà una multa, forse qualche ufficio tirerà fuori dal cilindro magico un pezzo di carta dimenticato, forse si avvierà una istruttoria amministrativa destinata ad affossarsi nelle sabbie mobili della burocrazia ostiense. Di certo invece ora approfondiremo tutte le altre problematiche urbanistiche di questo ennesimo atto di mancata trasparenza amministrativa.

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OSTIA, EX-GIL: IL FUTURO POLO DELLA LEGALITA’ SU CUI IL MUNICIPIO DEVE FARE SUBITO CHIAREZZA

IMG-20211102-WA0005L’ex GIL da simbolo di degrado si trasformerà in simbolo di legalità”, così il 10 agosto 2021 il sindaco uscente di Roma, Virginia RAGGI (M5S). Lo ha ripetuto il presidente uscente del Municipio X, Giuliana DI PILLO (M5S) e lo ha confermato anche l’attuale presidente della Regione Lazio, Nicola ZINGARETTI (PD). Nelle vicende dell’ex GIL sono anche parte attiva la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Giustizia. Eppure qualcosa non torna.
Proprio il 10 agosto 2021 il Municipio Roma X ha ricevuto l’unica offerta per l’affidamento dell’incarico professionale, per un importo di 86.185,18 euro, di direttore operativo per le strutture, ispettore di cantiere per le strutture, supporto tecnico in cantiere, al Direttore dei Lavori e coordinamento dei direttori operativi relativamente “all’appalto di risanamento e messa a norma dell’edificio ex GIL”. Il professionista aggiudicatario però risulta, da fonti aperte, coinvolto da 2 anni in una complessa indagine sulla camorra.

Ecco i riferimenti documentali in attesa che il neo Sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, e il neo Presidente del Municipio X, Mario Falconi, entrambi del PD, facciano chiarezza su una vicenda, che se confermata, è piuttosto grave almeno sotto il profilo etico, avendo il Municipio X subito un commissariamento per Mafia nel 2015.

L’INIZIO

Con la legge di stabilità del 2016 è stato istituito un programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane, tra cui Roma. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato, tra i progetti ricevuti, quello della ristrutturazione edilizia del compendio immobiliare “ex GIL” di Ostia Lido, sito in Corso Duca di Genova, n.80 al fine di collocarvi gli Uffici della Polizia Locale del X Gruppo Mare, il nuovo Ufficio del Giudice di Pace ed il Centro di Controllo Sicurezza Urbana – Smart City, individuata dalla Commissione Straordinaria del Municipio X tra i provvedimenti necessari per contrastare la diffusione della criminalità dopo i fatti di mafia”.

Il Comune di Roma, per questa ragione, ha scelto l’acronimo identificativo (“DE.SI.RE. – Decoro, Sicurezza, Resilienza nella periferia romana”) e si è impegnato, tramite la Deliberazione della Giunta Capitolina n.24 del 24 febbraio 2017, di comunicare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri un proprio responsabile per il monitoraggio dei lavori e per la conclusione dell’opera, dalla progettazione definitiva al collaudo, in 36 mesi.

L’importo assegnato è stato di 13.096.000 euro, senza alcun cofinanziamento da parte del Comune di Roma.

LE VICENDE GIUDIZIARIE

L’edificio ex GIL di Ostia è entrato nel patrimonio della Regione Lazio a seguito dello scioglimento dell’Ente Gioventù Italiana disposto con legge 18 novembre 1975, n. 764. Per questa ragione nel 2014 il Comune di Roma era stato condannato al pagamento di 30.397.290,56 euro a titolo di risarcimento nei confronti della Regione Lazio per il danno conseguente all’occupazione abusiva dell’ex GIL dal 29 settembre 1990 al 31 dicembre 2012. La vicenda si concluse solo grazie alla sentenza della Corte d’Appello di Roma il 30 luglio 2020 che ha annullato tale richiesta risarcitoria.
Inoltre, la Regione Lazio, in data 11 settembre 2017, ha sottoscritto con il Comune di Roma (per 40 anni) e il Ministero della Giustizia (per 6 anni) un accordo di collaborazione tra pubbliche amministrazioni finalizzato alla realizzazione degli interventi di ristrutturazione edilizia del predetto compendio immobiliare al fine di destinarlo a presidio di sicurezza e legalità, poi perfezionato con specifica convenzione tramite la Deliberazione di Assemblea Capitolina n.118 del 25 ottobre 2018.

LA GARA

Il progetto definitivo è stato approvato con Deliberazione di Giunta Capitolina n.144 del 28 giugno 2017, data dalla quale sarebbero dovuti trascorrere i 36 mesi previsti per il collaudo finale. La gara è stata invece indetta solo in data 5 settembre 2019 fissando la scadenza per la presentazione delle offerte per l’8 novembre 2019. Tra 16 partecipanti, l’appalto è stato aggiudicato con Determinazione Dirigenziale n.2972 del 17 dicembre 2020 all’ATI così composta

PE’ GENERAL CONTRACTOR S.R.L. – MANDATARIA via Sistina 121, 00187 Roma  (p.i. e c.f. 13493141009)

CONSORZIO CONCORDIA – MANDANTE
c.so Vittorio Emanuele 5, 83039 Pratola Serra (AV) (p.i. e c.f. 02344400649)

SABINA CONGLOMERATI S.R.L. – MANDANTE via Finocchieto km 3, 02040 Poggio Catino (RI) (p.i. e c.f. 00555050574)

COSTRUZIONI GENERALI ZOLDAN – S.R.L. – MANDANTE via Luigi Calamatta 16, 00193 Roma (RM) (p.i. e c.f. 04378131009)

CEC-CECONSORZIO STABILE EUROPEO COSTRUTTORI- S.C.a R.L – MANDANTE via Alessandro Manzoni 135, 06135 Perugia (PG) (p.i. e c.f. 03501180545)

IL CONTROLLORE

Il Municipio Roma X è la stazione appaltante alla quale spetta nominare le figure professionali previste dall’appalto. Così il Direttore del municipio, Giacomo  GUASTELLA, in data 13 settembre 2021, ha nominato l’Ing. Massimo IORANI Responsabile del monitoraggio dei lavori al quale spetterà il compito, come da convenzione, di relazionarsi con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dirigente d’azienda, responsabile fino a luglio 2019 della direzione centrale acquisti presso RFI (Rete Ferroviaria Italiana), risulta esser stato coinvolto nelle indagini condotte a inizio 2019 dalla magistratura napoletana per le infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti da milioni di euro dentro le ferrovie statali.

Secondo gli investigatori esisterebbe una rete corruttiva, di cui farebbero parte funzionari di RFI, che manovrerebbe le procedure di gara in diversi distretti territoriali a vantaggio del cartello di imprese riconducibili alla camorra.
I Carabinieri di Caserta e i magistrati campani ipotizzano che numerosi subappalti della società pubblica sarebbero stati vinti da ditte riconducibili a imprenditori molto vicini al boss Francesco Schiavone, l’ex capo dei clan mafioso dei casalesi finito in carcere al 41 bis. Tra gli indagati ci sono i parenti del boss detto Sandokan, i due fratelli imprenditori Nicola e Vincenzo Schiavone, e alcuni dipendenti di Rfi. Tra loro spicca appunto l’Ing. Massimo Iorani, al tempo numero uno della Direzione acquisti della società ferroviaria, che secondo i PM non solo era molto amico di Nicola Schiavone, ma sarebbe pure stato ospitato in alberghi di lusso della Costiera.

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