OSTIA, CHIOSCHI DI CASTELPORZIANO – ISTANZA DI TRASPARENZA PER GRAVI VIOLAZIONI

349036396_784234470091886_3054445400367704849_nLe giunte del Municipio Roma X non si sono mai accorte che da 24 anni il Comune di Roma gestiva la spiaggia di Castelporziano senza alcuna concessione demaniale, come invece previsto senza soluzione di continuità nella Convenzione del 1965 con cui la Presidenza della Repubblica volle aprire ai romani la spiaggia libera più grande d’Europa. Labur ha denunciato anni fa questa grave violazione, avviando di fatto le indagini della Procura di Roma. Ora, da un anno, un Tavolo Tecnico (ma andrebbe chiamato ‘politico’) cerca di risolvere il problema non interessandosi dell’interesse collettivo che riveste la questione. Oggi, in occasione della Conferenza dei Servizi con cui il Comune di Roma – incapace tanto da nascondere la testa per 24 anni – cercherà di strappare una nuova concessione demaniale alla Capitaneria di Porto. Non possiamo permettere che tutto ciò avvenga, ma soprattutto che i responsabili amministrativi escano indenni dalla scena.
Di seguito il testo dell’istanza inviata questa mattina.
__________________________

ISTANZA DI TRASPARENZA
A tutti i partecipanti del Tavolo Tecnico sulla spiaggia di Castelporziano, 
Come annunciato dal Municipio Roma X in sede di Commissione Capitolina IV Ambiente del 31 maggio u.s., nelle persone del Presidente del Municipio X, Mario FALCONI, e del Direttore del Municipio X, Marcello VISCA, oggi 6 giugno 2023, in sede di Conferenza dei Servizi, la Capitaneria di Porto dovrebbe acconsentire al rilascio di nuova concessione demaniale marittima al Comune di Roma dell’arenile di Castelporziano, come richiesta senza soluzione di continuità dalla Convenzione del 1965 con il Segretariato della Presidenza della Repubblica. Si tratta di una concessione che dal 1999 ad oggi il Comune di Roma non ha mai rinnovato.
Dopo 24 anni, e solo dopo denuncia di LabUr, lo Stato si è accorto della grave violazione e del conseguente danno erariale avvenuto all’indomani del passaggio di consegna da Stato a Regioni del demanio marittimo. LabUr sembra dunque essere diventato il convitato di pietra del Tavolo, una presenza invisibile, ma nota a tutti, che nessuno nomina per timore che prevalga l’interesse collettivo, di cui è portatore, rispetto a quelli particolari che ciascuna amministrazione coinvolta difende e rappresenta.
Quindi oggi si discute solo di come risolvere la questione dei c.d. chioschi di Castelporziano che da inizio 2015 non godono piú di alcun titolo a causa della lunghissima inerzia del Municipio Roma X, che dal 1999 è stato controllore inesistente di se stesso. Nulla riguardo la legge violata, ultimo baluardo, in mano alla magistratura penale, amministrativa, contabile e civile, per combattere la faziosa gestione di un bene indisponibile come il Demanio marittimo. 
Se è ormai acclarato che a Roma la cattiva amministrazione pubblica è stata la culla della criminalità, il caso della spiaggia di Castelporziano fa ancora più specie essendo bene in dotazione del Presidente della Repubblica, per altro capo del Consiglio Superiore della Magistratura.
Chiediamo dunque:
1) che LabUr, come già avanzato, faccia parte del Tavolo nelle prossime sedute
2) che la prevista nuova concessione al Comune di Roma sia preceduta da un’attenta attività ricognitiva, anche documentale, per tracciare, secondo legge, la c.d. dividente demaniale
3) che vengano escussi i Direttori del Municipio Roma X, che dal 1999 hanno ignorato, nella gestione di Castelporziano, l’assenza della dovuta concessione e che si proceda ad inviare alla Procura di Roma le dichiarazioni che verranno raccolte.
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OSTIA, BAGNINI – INVIATA DIFFIDA AL DIRETTORE DEL MUNICIPIO X

bagniniLabUr – Laboratorio di Urbanistica, ha inviato oggi una diffida al Direttore al Municipio Roma X e all’Ufficio Demanio in copia al Segretariato Generale, relativamente alla gara per l’affidamento “dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere di Ponente”, a non creare alcuna variazione del bando iniziale al fine di non incorrere nei presupposti della turbativa d’asta così come disciplinata dall’articolo 353 del Codice Penale.

IL TESTO DELLA DIFFIDA
A seguito delle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa il 23 maggio 2023 dal Presidente del Municipio Roma X riguardanti l’assenza di bagnini sulle spiagge libere di competenza del Comune di Roma (1), di seguito riportate: “A giorni verranno affidate le spiagge libere in concessione ai vincitori del bando ad Ostia ponente. Forse dovremo gestirne due in maniera diretta, ma sono fiducioso. Anche a Castelporziano siamo in via di definizione”

PREMESSO
– che in data 23 maggio 2023 la società Terrapontina srl (c.f. 02919950598) ha iniziato l’attività presso l’arenile di Castelporziano in funzione della Determinazione Dirigenziale del 4 maggio 2023 (n.rep. CO/1009/2023, n.prot.CO/65394/2023) ma pubblicata solo il 25 maggio 2023 (2) dopo nostra segnalazione inviata via PEC il 24 maggio 2023 (3) al Responsabile del Procedimento, nonché Direttore del Municipio Roma X, Marcello VISCA;
– che la gara per l’affidamento “dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere di Ponente” (4) è senza Codice Identificazione Gara (CIG) e dunque non tracciabile dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC);
– che nei precedenti giorni, a mezzo stampa è stato riportato da un importante quotidiano nazionale quanto segue, a proposito della gara al punto precedente: “«Mi ha chiamato il presidente del Municipio – ha raccontato, davanti a rappresentanti delle forze dell’ordine, uno degli imprenditori che ha risposto al bando – per chiedere di risolvere il problema bagnini su una delle spiagge, ho dato la mia disponibilità». Come se fosse una trattativa “ad personam”. Una telefonata dal Municipio per «risolvere un problema»” (5);
– che in data 19 maggio 2023 durante la seduta della Commissione di Controllo e Garanzia del Municipio X avente per tema “Assegnazione servizio salvataggio stagione balneare 2022” sono state evidenziate, anche dal sottoscritto, in presenza del Direttore del Municipio X, Marcello VISCA, importanti criticità riguardanti l’impiego dei bagnini sul Litorale romano già pubblicamente denunciate da LabUr il 6 aprile 2023 (5), del tutto analoghe a quanto emerso nell’inchiesta “Free Beach”, che, tra i diversi filoni, include anche il c.d. “Modello Terracina”, vale a dire il ‘particolare’ servizio di salvataggio sulle spiagge libere,

CONSIDERATO
– che da fonti attendibili e vicine al Municipio Roma X giunge notizia che si starebbe operando per stralciare dal bando per le spiagge di Ponente il servizio di salvataggio dapprima incluso nel bando per assegnare con affidamento diretto i 4 lotti andati deserti alle 4 società partecipanti al bando ma non risultanti vincitrici,

VISTO
– che, per quanto in premessa, non esiste alcuna trasparenza amministrativa da parte del Municipio Roma X,

DIFFIDA
il Municipio Roma X nella persona del Direttore, Marcello VISCA, in qualità di Responsabile del Procedimento per la gara relativa all’affidamento “dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere di Ponente”, a non creare alcuna variazione del bando iniziale al fine di non incorrere nei presupposti della turbativa d’asta così come disciplinata dall’articolo 353 del Codice Penale

INVITA
il Municipio Roma X, nelle persone del Presidente Mario FALCONI e del Responsabile dell’Ufficio Coordinamento Demanio Marittimo, Rosa RUGARI, a vigilare con la massima diligenza sulle modalità di assegnazione dei servizi previsti dal citato bando di gara.

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CAPOCOTTA E LE CATTIVE ACQUE DEL COMUNE DI ROMA

capocottaScoppia il caso delle spiagge di Capocotta dopo l’annuncio della imminente chiusura dei 5 chioschi che gestiscono di fatto oltre 2 km del Litorale romano dentro l’omonima Riserva Naturale Statale senza autorizzazione dal 2015. Un’area dove avrebbero competenza il Ministero dell’Ambiente e la Capitaneria di Porto ma dove invece detta legge il Comune di Roma, come da tempo denunciato da LabUr. Gli stretti rapporti politici con il PD, anche per la presenza del chiosco di Legambiente (il Mediterranea), complicano la vicenda. Qui gli interessi particolari superano quello collettivo e diffuso della tutela ambientale: chi ha mai controllato la corretta gestione ad esempio delle fosse biologiche impiegate dai chioschi?

In questi giorni, l’estremo tentativo di mantenere aperti i chioschi, la cui gestione è stata in via definitiva sentenziata ‘abusiva’ dal Consiglio di Stato a dicembre 2022, è ricondotto (per assurdo) proprio a motivazioni relative alla tutela ambientale. Eppure dal 2016 il Comune di Roma respinge i versamenti eseguiti dai chioschi in funzione dell’occupazione senza titolo dell’area, non interrogandosi se ne abbia mai avuto competenza, con il timore di incorrere in una appropriazione indebita nonchè incurante del fatto che lo Stato da 23 anni ha ceduto ai privati tutte le sue competenze gestionali, neppure esercitando con diligenza le minime attività di controllo. Un esempio su tutti: la verifica della qualità delle acque di balneazione. Una mistificazione che vogliamo raccontare , un metodo che sta prendendo sempre più piede con la giunta di Roberto GUALTIERI (PD), così attento ai temi ambientali da voler introdurre a Roma il termovalorizzatore e la fascia verde di interdizione al traffico urbano, ma distratto ad esempio quando si è trattato di evitare l’ecatombe dei pini infestati dalla ‘cocciniglia tartaruga’

LA STAGIONE BALNEARE 2023
Il 26 aprile, sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, n.33, era stata pubblicato il Decreto del Presidente della Regione Lazio datato 19 aprile 2023, n. T00019 “Individuazione e classificazione delle acque destinate alla balneazione e dei punti di monitoraggio, ai sensi del D. Lgs. 116/08 e del Decreto Ministeriale 30.03.2010 come modificato dal Decreto Ministeriale 19.04.2018. Stagione balneare 2023”. Sempre il 19 aprile il Municipio Roma X aveva protocollato l’ordinanza balneare per la stagione 2023 (Prot. CO/59350), escludendo Capocotta, confinata tra le “spiagge libere”, quasi già conoscesse l’imminente chiusura dei chioschi comunicata un mese dopo. L’ordinanza verrà poi protocollata dal sindaco il 28 aprile.
Il 27 aprile, una certa stampa vicina ad ambienti del PD, aveva titolato: “Ostia come la Sardegna, acqua da 10 e lode: mare cristallino, il più pulito di tutto il Lazio“. Immediate le reazioni degli isolani, ironici i commenti dei romani, preoccupate le imprese turistiche balneari davanti a tanta approssimazione da parte di Marco LOMBARDO di Arpa Lazio, dirigente dell’Unità Risorse Idriche di Roma dove «si occupa delle analisi microbiologiche per ricercare le contaminazioni fecali» da marzo 2023.

I CONTROLLI
Ricordiamo che l’Arpa Lazio è l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Lazio, istituita nel 1998, alla quale compete la classificazione dello stato di qualità delle acque di balneazione. La struttura interna, a questo dedicata, è il Dipartimento stato dell’ambiente – Servizio monitoraggio delle risorse idriche, a cui appartiene l’Unità Risorse Idriche di Roma.

Ebbene, proprio il 27 aprile l’Arpa Lazio era stata commissariata con Deliberazione di Giunta Regionale n.131 per mancanza dei vertici apicali: può allora una struttura allo sbando decidere la sorte delle acque, buone o cattive che sono condizione necessaria per l’apertura della stagione balneare e il piú importante tema ambientale?

Screenshot 2023-05-23 10.57.28Tornando a Capocotta e agli oltre 2 km della sua spiaggia, l’Arpa Lazio prevede un solo punto di campionamento (PUNTO 92), lontano dai fossi dell’area. Quest’anno i primi prelievi sono stati effettuati (guarda caso) il 27 aprile e il 23 maggio ma i risultati non sono ancora noti. Dunque la qualità “eccellente” delle acque decantata è riferita a prelievi dei 4 anni precedenti, valori da tutti considerati un effetto del lockdown in periodo di pandemia.

CONCLUSIONI
Nulla che sia illegale, ma di certo la propaganda non ha alcun valore in tema ambientale visto che Capocotta (intesa come spiaggia della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, Riserva che ancora non ha, dopo un anno, la propria commissione di gestione) non risulta compresa tra le spiagge insignite di ‘Bandiera blu’ da parte della Fee (Foundation for Environmental Education) e neppure tra quelle a 5 vele della ‘Guida Blu’ di Legambiente, cha a Capocotta ha il proprio chiosco, anch’esso ‘abusivo’. Il Litorale romano secondo Legambiente ha appena 2 vele, la Sardegna 5. Quindi se il Comune di Roma non si è mai aggiudicato uno dei due riconoscimenti abbiamo una certezza: non sta facendo del suo meglio per avere un mare e una costa migliori.
Al contrario, sta facendo di tutto per far rientrare Capocotta tra le spiagge ad uso turistico balneare, fregandosene della sua tutela, anche questo denunciato da tempo da LabUr.

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ROMA, TERMOVALORIZZATORE: LA BUGIA DI GUALTIERI SULLA TA.RI.

 

logo labur copxIn collaborazione con COPX – Rete per la Conferenza sui Rifiuti, si vuole iniziare ad affrontare in maniera sistematica l’argomento riguardante la tariffazione sui rifiuti a Roma, utilizzato in maniera impropria dal sindaco Roberto GUALTIERI tra le argomentazioni a favore del nuovo inceneritore che il Sindaco chiama “termovalorizzatore”.. 

Con l’occasione, proprio perché incide sulla tassa dei rifiuti (Ta.R.i.) si è inoltrato oggi, 11 maggio 2023, un esposto ai Carabinieri Tutela Ambientale (riportato in calce) per presunte irregolarità contenute nell’affidamento del servizio di ritiro, trasporto e recupero di rifiuti organici eccedenti le potenzialità autorizzate per l’impianto di produzione compost di Maccarese di AMA. Un affidamento che è scaduto il 18 novembre 2022 ed è costato 65 milioni di euro. Ricordiamo che a Roma, i rifiuti organici sono trasportati, per assenza di impianti nel territorio comunale, a grandi distanze nelle regioni del Nord Italia.

LE TARIFFE Ta.Ri. 2023 SLITTANO DI UN MESE

Con la Deliberazione n. 24 dell’Assemblea Capitolina in data 28 aprile 2022, è stata determinata la Tassa sui Rifiuti (Ta.Ri.) per l’annualità 2022. Ad oggi, è l’unica vigente.

Infatti per l’anno 2023 i piani finanziari del servizio di gestione dei rifiuti urbani, le tariffe e i regolamenti della Ta.Ri. e dunque della tariffa corrispettiva, saranno approvati entro il 31 maggio, slittando di un mese il termine “ordinario” (previsto per legge entro il 30 Aprile). La proroga è stata richiesta l’11 aprile al Ministro dell’Interno, Matteo PIANTEDOSI, da Antonio DECARO (PD, sindaco di Bari), presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), e da Michele DE PASCALE (PD, sindaco di Ravenna), presidente dell’Unione Province Italiane (UPI). Precisiamo che alcuni comuni, come Trento, Napoli e Milano, hanno invece già deliberato le tariffe per il 2023. Roma, con il sindaco Roberto GUALTIERI (PD) è in alto mare.

Questi i motivi, riportati nel decreto del Ministero dell’Interno in data 19 aprile 2023 (GU Serie Generale n.97 del 26-04-2023):

  1. incertezza sulle risorse disponibili, con particolare riferimento alla determinazione del Fondo di Solidarietà Comunale (FSC);
  2. necessità di considerare gli effetti della rinegoziazione dei mutui per la Pubblica Amministrazione da parte della Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che ha previsto la fase di adesione da parte dei Comuni dal 6 al 28 aprile (con perfezionamento del contratto entro il 12 maggio);
  3. difficoltà nella formulazione ed approvazione dei Piani Economico Finanziari (PEF) del servizio rifiuti e delle relative tariffe TARI, anche in connessione con il rilevante incremento dei prezzi di materie prime e materiali.

E’ chiaro che il costo della Ta.Ri. è per Roma un problema economico-finanziario che si risolve mettendo le mani nelle tasche dei cittadini, in funzione di diverse variabili, compresa quella dell’inflazione. E’ dunque del tutto infondata la promessa, diventata leggenda metropolitana, fatta dal Sindaco di Roma, Roberto GUALTIERI, il 20 aprile 2022, durante la seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina sulla questione rifiuti, di poter collegare la realizzazione del nuovo termovalorizzatore da 600 mila tonnellate annue con la riduzione di “almeno il 20%” della tassa sui rifiuti. A meno che GUALTIERI (che forse neppure ci sarà se e quando si realizzerà il termovalorizzatore) abbia una palla di vetro.

Dalla indagine svolta anno per anno da Cittadinanzattiva sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia (finanziata dal Ministero dello sviluppo economico considerando una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri), la tassa sui rifiuti a Roma risulta essere nel 2022 pari a 378 euro, lo stesso valore del 2012 ma inferiore al 2021 (394 euro). Oscillazioni simili in tutta Italia, tant’è che anche la Ta.Ri. di Parma (città dotata di un recente termovalorizzatore, la cui messa a regime è avvenuta in data 01.04.2014) risulta essere pari a 260 euro nel 2022, stesso valore del 2021 e del 2014, indice che la presenza di un termovalorizzatore non comporta un’automatica diminuzione della Ta.Ri., anzi, può rischiare di farne aumentare le tariffe.

COSA E’ E COME SI CALCOLA LA Ta.Ri.

La Tassa sui Rifiuti (Ta.Ri.) è stata istituita con la Legge 27 dicembre 2013, n. 147, ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. La Ta.Ri. ha natura tributaria e cioè le tariffe da applicare alle diverse utenze (domestiche e non) sono determinate (per Roma) con deliberazione dell’Assemblea Capitolina sulla base dei costi individuati e classificati nel piano finanziario del gestore del servizio (AMA) e approvato dalla stessa Assemblea Capitolina, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi medesimi. In poche parole, il Comune di Roma con le entrate della Ta.Ri. deve coprire le spese di AMA. Da settembre 2020, per adeguare gli incassi di Roma Capitale al nuovo sistema “Pago Pa”, non è più possibile utilizzare la domiciliazione bancaria. Inoltre, il beneficiario della Ta.R.i non è più l’AMA, che rimane comunque l’ente creditore, ma Roma Capitale (Dipartimento Risorse Economiche).

Così, con Delibera n.23 dell’Assemblea Capitolina in data 26 aprile 2022 il Comune di Roma ha adottato il Piano Finanziario del Servizio di gestione dei rifiuti urbani sulla base della proposta del gestore AMA S.p.A., fissando per il periodo 2022-2025, i seguenti costi per il servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani e dei servizi di igiene urbana della città di Roma, ivi comprese le attività riguardanti l’applicazione e la gestione della Tassa sui Rifiuti (Ta.Ri.):

  • 2022 pari a Euro 799.304.613,00 compresa IVA;
  • 2023 pari a Euro 804.367.527,00 compresa IVA;
  • 2024 pari a Euro 805.728.406,00 compresa IVA;
  • 2025 pari a Euro 808.454.418,00 compresa IVA

L’effettivo importo a carico dell’utenza è stato infine stabilito tramite alcune detrazioni previste per legge. Per il 2022, tramite la delibera n.24 sopra citata, il prelievo a carico dell’utenza è risultato essere pari ad 774.126.353,32 euro, di cui 292.693.385,89 euro per costi fissi (il 37,81%) ed 481.432.967,43 euro per costi variabili (il 62,19%). I costi fissi e variabili sono infine stati ripartiti per utenze

utenze domestiche: 

  • costi fissi 139.439.129,00 euro (47,64%)
  • costi variabili 201.431.553,00 euro (41,84%)

utenze non domestiche: 

  • costi fissi 153.254.256,00 euro (52,36%)
  • costi variabili 280.001.414,00 euro (58,16%)

Infine, in base a dei coefficienti previsti per legge, è stata calcolata la tariffa per singola utenza. Nel caso di quelle domestiche, il calcolo della Ta.Ri. tiene conto della superficie calpestabile dell’immobile (compresi box/posto auto coperto chiuso sui tre lati, cantine, soffitte) e del numero degli occupanti dell’immobile risultante dagli elenchi dell’anagrafe capitolina che vivono nell’immobile e che vi hanno trasferito la loro residenza.

Ora, la popolazione iscritta in anagrafe a Roma al 31.12.2021 è di 2.813.365 persone, ma dal calcolo della Ta.Ri. ne risultano 100mila in meno. Il dato si ricava in maniera abbastanza facile perché nella predetta delibera n.24 sono indicati numericamente i nuclei/utenze secondo la loro composizione:

persone che compongono il nucleo utenze per nucleo residenti
1 464.861,00 464.861,00
2 332.354,00 664.708,00
3 239.285,00 717.855,00
4 153.327,00 613.308,00
5 34.282,00 171.410,00
6 13.002,00 78.012,00
TOTALE 1.237.111,00 2.710.154,00

 

Per quanto riguarda l’effettiva calcolazione della tariffa per singolo utente (su cui torneremo evidenziandone la illegibilità da parte del cittadino e forti dubbi sul calcolo della quota variabile), si evidenzia inoltre una particolarità. Nella Ta.Ri., oltre le quote fissa e variabile derivanti dal “metodo normalizzato” e cioè dal criterio di determinazione base della tariffa disciplinato dal D.P.R. 27 aprile 1999, n. 158, compare anche il Tributo provinciale per l’Esercizio delle Funzioni Ambientali (TEFA), istituito dal Legislatore (Art. 19 del D. L. 504/92 – Art. 49, c. 17 del D.Lgs 22/97) a fronte dell’esercizio delle funzioni amministrative di interesse provinciale, riguardanti l’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti, il rilevamento, la disciplina ed il controllo degli scarichi e delle emissioni e la tutela, difesa a valorizzazione del suolo. Vale il 5% della tariffa (è il valore massimo consentito) e viene riconosciuto alla Città Metropolitana di Roma, subentrata alla Provincia di Roma, il cui sindaco è sempre Roberto GUALTIERI.

CONCLUSIONI

Da questo primo quadro emerge in sostanza che il controllore ed il controllato è sempre il Sindaco di Roma e che essendo la Ta.Ri. un tributo, a pagare (anche gli sbagli di previsione e di gestione) è sempre il cittadino in quanto la Ta.Ri. copre l’esercizio di gestione dell’AMA (che ha un unico socio, il Comune di Roma, che ne detiene l’intero capitale sociale).

Pertanto dire che un nuovo impianto (il termovalorizzatore) sia in grado di abbattere la Ta.Ri. di almeno il 20% è privo di ogni fondamento, per quanto sopra a grandi linee spiegato. Saranno invece proprio i costi collegati alla realizzazione del termovalorizzatore (anche ricorrendo al project financing) a far aumentare le tariffe domestiche.

Nello specifico, per quest’anno è impossibile che la Ta.Ri. diminuisca ed il caso di Napoli (+20%) è emblematico. Diversamente, l’AMA, già società disastrata, sarebbe l’unica società in Italia che davanti alla crisi economica, finanziaria e all’inflazione galoppante riuscirebbe a diminuire i costi di esercizio. In fondo, i motivi della proroga delle tariffe Ta.Ri. al 31 maggio sono proprio questi.


 

Esposto per presunte irregolarità contenute nell’affidamento del servizio di ritiro, trasporto e recupero di rifiuti organici eccedenti le potenzialità autorizzate per l’impianto di produzione compost di Maccarese di AMA (CIG ‪8336479818‬)

 

 

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CENTRALITA’ ACILIA-MADONNETTA: TORNA LA SPECULAZIONE EDILIZIA

acilia madonnettaRiappare nel Municipio Roma X lo spettro della famigerata Centralità Acilia-Madonnetta, circa 130 ettari edificabili compresi tra via di Macchia Palocco, via dei Pescatori e via del Fosso di Dragoncello, confinante a Nord con l’ex area Italcable.
Il seicentesco precetto pratico colbertiano laissez faire, divenuto un elaborato sistema teorico, mostra ancora una volta tutto il suo fallimento soprattutto quando viene applicato all’urbanistica. Con la differenza che oggi, se vuoi sapere cosa sta accadendo all’Urbanistica romana, non chiami l’Amministrazione, ma vai sul mercato immobiliare online. La presenza attiva dello Stato nell’ambito della sfera economica, in tutte le sue forme, sta trasformando la moneta urbanistica nel bene più prezioso per la politica.

IL FATTO
centralita madonnetta stradeI terreni della Centralità Acilia-Madonnetta (individuati fin dal 2006) sono di proprietà della Aree Urbane srl, nata nel 2002 e avente per azionisti Prelios (34,6%), Telecom Italia (32,6%), Manifattura Lane Gaetano Marzotto (32,5%) e Pirelli (0,3%). La società doveva gestire e valorizzare una serie di aree immobiliari apportate dai soci a Roma (p.es., Acilia), Ivrea, Pozzuoli, Giovinazzo, Schio (p.es. stabilimento della Lanerossi), Vicenza e Valdagno. Poi, la crisi del mercato immobiliare nel biennio 2007/2008 e la messa in liquidazione nel 2010 (ostacolata dalle banche finanziatrici titolari di ipoteche sugli immobili). La pandemia ha fatto il resto: la società è entrata in crisi di liquidità ed è intervenuta la tutela del concordato per ottenere la postergazione del credito ai soci pari a 91 milioni di euro rispetto alle pretese di tutti gli altri creditori che ammontano a 102,5 milioni. Il piano di concordato è però finito sul binario morto perché la Procura di Milano aveva presentato istanza di fallimento.

Quindi, dopo 15 anni, tutto si è rimesso in moto a seguito della sentenza n.429 del 17 giugno 2021, con la quale il Tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della società Aree Urbane Srl ponendola in liquidazione. Il 14 giugno 2023, alle ore 15:00, presso lo studio del curatore rag. Adele Antonia VASILOTTA, si procederà alla vendita senza incanto con modalità sincrona mista, della piena proprietà dei seguenti beni immobili:

LOTTO 1 (Prezzo base e offerta minima: €15.487.415,00. Rilancio minimo €50.000,00)
Tre terreni ubicati in Roma, tra cui la Centralità sopra menzionata (gli altri due terreni sono uno all’interno del Parco dell’Insugherata, l’altro in zona via Tuscolana)
LOTTO 2 (Prezzo base e offerta minima: €270.000,00. Rilancio minimo €5.000,00).
Con entrata da via della Tenuta Palocco n.10, è un terreno di mq 3.000 circa, con sovrastante palazzina di due piani fuori terra.

IL GRANDE AFFARE
I terreni della Centralità non risultano occupati, sono pianeggianti e non solo racchiusi tra importanti sedi stradali, ma anche vicini alla futura stazione Acilia Sud della famigerata Roma-Lido (5 minuti in auto e già servita dalla linea ATAC 03). In seguito all’affidamento della gestione della Roma-Lido ad ASTRAL, il cantiere infinito della stazione è ripreso a settembre 2022 con conclusione prevista per ottobre 2023.
Guarda caso, il 5 dicembre 2022, la Procedura Fallimentare ha aderito al bando ricognitivo proposto dal Comune di Roma per il reperimento di immobili, aree ed edifici per l’atterraggio di consistenze edilizie (diritti edificatori) derivanti da compensazioni urbanistiche sparse su tutta Roma. In tale contesto, è stata depositata un’istanza presso l’Ufficio Protocollo del Comune di Roma con cui è stato richiesto di confermare l’inserimento anche della Centralità Acilia-Madonnetta nello strumento urbanistico attualmente vigente, al fine di avvalorare la trasferibilità dei diritti edificatori sulle aree di proprietà della fallita società Aree Urbane srl.

IL VALORE IRRISORIO DELL’AREA
All’interno dei €15.487.415,00 del Lotto 1 (comprendente altre due aree) il valore dei terreni della Centralità è stato stimato appena in €3.320.000, un valore di mercato prossimo a quello agricolo (2,50 €/mq). La motivazione (che solo in parte corrisponde alla realtà) si basa sul fatto che sull’area della Centralità insisterebbero tutta una serie di vincoli introdotti dalla presenza della confinante ex area Italcable (cunicoli, attraversamenti, servitù di passaggio). Vincoli che di certo non hanno mai fermato alcuna speculazione edilizia.

IL FALLIMENTO DELLE CENTRALITÀ E LA PERVERSIONE DELLA CITTA’ IN 15 MINUTI
Dunque, una grande area edificabile, svenduta per pochi euro (con quell’importo si compra una villa a Casalpalocco), viene inserita all’interno di un obsoleto piano regolatore e in un contesto urbano già ampiamente compromesso dal punto di vista urbanistico come quello di Acilia Sud. Ma questo non interessa alla speculazione edilizia.

Il fallimento della visione neoliberista di sinistra del Nuovo PRG romano è sotto gli occhi di tutti da 15 anni. Il “pianificar facendo”, le Centralità, la cura del ferro e la tutela dell’agro sono stati definitivamente tombati insieme alla “nuova città pubblica”. Nel 2008 si cancella lo Sdo, si confermano i due comprensori terminali (Pietralata a nord e Torre Spaccata a est), e il resto viene sostituito con 18 ambiti destinati alla funzione di “centralità” del terzo millennio, poli sparsi a raggiera senza alcun legame tra di loro. Tra le centralità c’è anche Acilia-Madonnetta (ovest), una vecchia destinazione a servizi pubblici del precedente piano del 1965. Come si sia passati con scandalosa disinvoltura dal regime pubblico a quello privato – confermando le cubature precedentemente destinate alla realizzazione di attrezzature pubbliche – lo potete leggere a questo LINK a firma di Paolo BERDINI.
Le centralità sorgevano proprio là dove i proprietari avevano acquisito le aree. Acilia-Madonnetta, ad esempio, passa da Telecom a Toti e Ligresti per poi finire nelle mani della società Aree Urbane srl, che però fallisce lasciando ferite da nord al centro Italia. Nelle centralità dovevano essere trasferiti dal centro di Roma alcuni servizi moderni di qualità, compresi ospedali e ministeri. L’idea era, come disse l’ex Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale ai tempi di Veltroni, Roberto Morassut, quella “di un compromesso in cui in cambio di una valorizzazione immobiliare vi fosse un notevole versamento di oneri all’amministrazione per realizzare le infrastrutture in trasporto pubblico”. Dunque, un’operazione di valorizzazione fondiaria veniva spacciata per rilevante interesse pubblico e i soldi servirono a tutto fuorché allo scopo. Il governo della città, ancora oggi, ha il solo scopo di stabilire rapporti con il sistema di potere e di interessi che gravitano intorno al mondo della rendita fondiaria, dopo averne decretato l’intangibilità.

Della Centralità Acilia-Madonnetta, a seguito del polverone mediatico della puntata di Report in cui eravamo stati intervistati (“I re di Roma” del 4 maggio 2008), non si era parlato più. Una breve parentesi c’era stata con l’ex Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, quando chiamò lo stato di emergenza carceri e si fece l’ipotesi di costruire il sostituto di Regina Coeli proprio in quell’area perché aveva le caratteristiche di ‘sicurezza’, considerato il delicato ruolo che da sempre ha ricoperto nelle telecomunicazioni l’area in questione. Basti pensare che solo il centro di elaborazione dati, realizzato tra il 1983 e il 1987, è una struttura di ben 35mila mc. Sarebbe stato l’ennesimo colpo al piano regolatore, la cancellazione di una centralità urbana in pianificazione con conseguente mancata riqualificazione delle periferia ad essa pertinente. L’idea però naufragò. Ai territori e ai cittadini che vi abitano non sarebbe comunque tornato nulla in cambio.
La caratteristica delle centralità nel PRG, era infatti quella di riunire, al proprio interno, funzioni differenti, subordinate alla preventiva o contestuale realizzazione delle infrastrutture viarie e ferroviarie. Nulla è stato fatto dal 2008, ma la loro pianificazione nel piano regolatore ha giustificato l’applicazione di altri strumenti urbanistici nelle aree limitrofe (delle vere e proprie colate di cemento) proprio perché avrebbero portato le infrastrutture mancanti, mai arrivate.

Se prima la centralità di Acilia-Madonnetta non era stata attuata perché alla proprietà non conveniva economicamente portare avanti un progetto in assenza di fondi pubblici di ammortamento, ora siamo ragionevolmente certi di trovarci di fronte ad una speculazione di un’area di pregio pubblicizzata addirittura sui social network. L’entroterra del Municipio X ha più abitanti di Ostia, ma di servizi pubblici nemmeno l’ombra. La centralità di Acilia-Madonnetta nasceva proprio con lo scopo di delocalizzare funzioni quali il Tribunale, l’Università con relativo campus, gli Uffici municipali, attività commerciali, sviluppo dunque pubblico e privato, cioè una serie di funzioni in un’area urbanisticamente caotica. In altre parole, la creazione di un volano di riqualificazione del tessuto urbano, per promuoverlo da quello tipicamente residenziale di città dormitorio e di marginalità. Eppure l’area dell’ex Italcable – vera e propria memoria di archeologia industriale – avrebbe potuto essere un nuovo polo tecnologico.
Se nel 2008 l’ex Assessore Morassut affermava che il progetto di Acilia Madonnetta, da 1,4 MLN di metri cubi, era saltato e andava interamente rivisto con la proprietà Telecom, Marzotto e Pirelli Re, ora ci piacerebbe sapere se ancora esista una mano pubblica che non si limiti a fare una propaganda vuota e inattuabile di una città in 15 minuti. Ma soprattutto vorremmo sapere se qualcuno dell’Amministrazione comunale e municipale si degnerà mai di parlarci di urbanistica.

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OSTIA, XXV RADUNO ANC: IRREGOLARE IL PALCO DELLE AUTORITÀ

raduno xxv anc ostiaIl piú importante spazio urbano del Municipio Roma X impiegato per erigere il palco istituzionale di una giunta in agonia. Mancano i titoli autorizzativi e si è compiuto un reato edilizio, motivi della segnalazione inviata alle autorità competenti.
Accade a Ostia dove dal 5 al 7 maggio Piazzale dei Ravennati, il Pontile, l’affaccio sul mare dei romani, ospiterà la tribuna coperta delle autorità per il XXV raduno dell’ANC (Associazione Nazionale Carabinieri in congedo). Non c’è la delibera di giunta per autorizzare quello spazio pubblico, non c’è il cartello lavori, la cui affissione è obbligatoria sia secondo il DPR n. 380 del 2001 (Testo Unico Edilizia), sia secondo il D.L. n. 81 del 2008 (Testo Unico Sicurezza sul Lavoro). Forse ‘piccoli’ dettagli che, accompagnati da un crollo notturno del palco in fase di costruzione, lasciano presumere una pericolosa improvvisazione a danno della pubblica e privata incolumità.
L’ANC (che non è l’Arma dei Carabinieri) è un ente morale che promuove nel sociale la “Carabinierità”. Più della metà degli iscritti sono civili simpatizzanti o familiari di Carabinieri in congedo, che hanno l’obbligo morale di essere testimoni credibili e attendibili nella realtà quotidiana in cui si trovano ad operare.
Stride dunque il crollo del palco il 2 maggio, i lavori eseguiti con poca trasparenza amministrativa, mentre i vertici dell’ANC tacciavano Ostia, in conferenza stampa, di mafiosità definendo l’evento una “invasione pacifica della legalità”. Imbarazzante e negligente la gestione amministrativa municipale che ha generato disagi a tutti i cittadini paralizzando il lungomare, informando all’ultimo minuto, nonchè rinviando l’apertura della stagione balneare e imponendo l’interdizione dell’accesso nelle spiagge libere limitrofe all’evento.
Tutto ciò, proprio nei giorni degli arresti per corruzione nei suoi uffici e di paralisi del trasporto pubblico. Una politica locale lontana dal territorio, usato per una sfilata da ventennio fascista che ha calpestato ogni minima regola urbanistica. Nell’articolo, il testo della segnalazione.

Segnalazione – titoli autorizzativi e verifica strutturale palco autorità
manifestazione “XXV Raduno Nazionale dei Carabinieri in Congedo” (5-7 maggio 2023)

 

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OSTIA, MUNICIPIO X – CORRUZIONE E POLITICA, LE COSE CHE NON DICONO

corruzioneNon ci stupiamo più, dopo il commissariamento del Municipio X nel 2015 per mafia, di come venga trattato il fenomeno della corruzione da parte dei media e dalla politica.
Proviamo, ancora una volta, ad evidenziare alcuni aspetti, sistematicamente ignorati, su cui tutti dovrebbero fare delle riflessioni se sono intellettualmente onesti.
1) Su La Repubblica, così come su tutti i media mainstream, ci si concentra solo su due nomi dell’Ufficio Tecnico: Antonio Loddo e Salvatore Saraceno. In realtà, se si legge l’ordinanza di misura cautelare personale, compaiono anche Fabio Campanella in qualità di “mediatore” e Salvatore Migliaro in servizio al PAU di Roma Capitale (Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica). E’ dunque inutile che il Sindaco Roberto Gualtieri e l’Assessore Andrea Catarci, aiutati dalla stampa amica, fingano che la questione riguardi solo il Municipio X, esattamente come è accaduto nel 2015, quando Ostia pagò per tutta Roma il prezzo della corruzione dilagante.
2) Nell’ordinanza compaiono però altri nomi, non raggiunti da misure cautelari. Ad esempio Massimo Catà, che si occupa anche lui delle spiagge (anche se il fenomeno corruttivo non riguarda, come riportato dai giornali, solo “i padroni del mare”). Si legge testualmente “Le azioni descritte (che riguardano Fabio Balini, ndr) sulle quali si è ritenuto opportuno focalizzare l’attenzione, sono state inframmezzate da numerosi conciliabili tra i protagonisti della vicenda, sempre intenti a capire come aggirare l’ostacolo del suddetto parere negativo ed hanno registrato il vano tentativo del Campanella di convincere il Geom. Catà, ritenuto aduso alla corruzione, a dare loro una mano”.
3) DEBOLEZZA AMMINISTRATIVA E POLITICA – Emerge chiaramente, per chi vuole e sa leggerlo, una cosa davvero inquietante perché endemica, la vera causa dell’infiltrazione di atti corruttivi: l’incapacità, l’impreparazione, la debolezza, dei dirigenti amministrativi. Riportiamo due nomi su tutti (ma vale anche per il PAU): gli Architetti Rosa Rugari (Uff. Demanio Marittimo di Roma Capitale) e Nicola De Bernardini (ex Direttore Tecnico del Municipio X). Riportiamo sempre testualmente: “Saraceno è stato abile nell’imporre (!!!) in sede di Conferenza dei Servizi la trascrizione parere negativo riportato dall’Arch. Rosa Rugari in modo che esso, rispetto alle nuove osservazioni della parte privata intervenuta, risultasse sprovvisto di motivazione. Lo stesso Saraceno ha, da parte sua, ribadito il parere positivo della Direzione Urbanistica. Cionostante, le cose non sono andate come sperato: “Ho fatto anche in modo che la Rugari scrivesse, perché lei è arrivata pure senza delega e senza parere… alla fine è arrivato il parere di Visca negativo! Che cazzo vuoi da me?”.

E ancora: “A fondamento delle suddette iscrizioni, vi erano, oltre alle relazioni di servizio della p.g. e alla documentazione acquisita, le seguenti dichiarazioni rese da De Bernardini Nicola, Direttore del Dipartimento Tutela Ambiente del Comune di Roma – in servizio presso il Municipio X in qualità di Direttore Tecnico dal 1.1.2017 al dicembre 2020 (quindi sotto l’Amministrazione 5S di Di Pillo e Raggi, ndr) – il quale , sentito a sommarie informazioni in data 25 gennaio 2021 (!!!) aveva appreso da più fonti che il Saraceno e il Loddo erano soliti chiedere denaro per favorire il buon esito delle pratiche affidate” e poi vengono sentiti altri funzionari sempre nel 2021 e nel 2022 che confermerebbero comportamenti contrari ai doveri d’ufficio, come ad esempio false attestazioni. L’Amministrazione come si cautela in tutti questi anni? Semplicemente “alza il livello di attenzione vietando loro di ricevere utenti in ufficio, se non previo appuntamento tracciato”. Risultato, si vedono fuori e gli atti corruttivi addirittura “aumentano”.
Che ci sia un problema immenso relativo agli iter burocratico – amministrativi, che porta per esasperazione a comportamenti non solo corruttivi, è un dato di fatto. Se questo si accompagna all’impreparazione di dirigenti che guadagnano dai 120 ai 200mila euro l’anno, è evidente il danno erariale per la collettività. Un esempio sempre tratto dall’ordinanza: nel caso del Vivaio Garden nell’ex Drive-in di Palocco si legge “La criticità importante , tuttavia, quella documentale (!!!): la Scia commerciale, elaborata dal precedente tecnico, architetto Nicola De Bernardini, prende mossa dal post operam del Permesso di Costruire, anziché dalla scia in variante. Nel rilevare tale irregolarità, Loddo afferma: “Prima di tutto Nicola deve correggere queste tavole e rimettere queste cose, dopo noi dobbiamo andare a fare il sopralluogo” e aggiunge l’Arch. Paolucci “E’ Nicola che con il carattere che ci ha lui  quello che è e quindi mo’ ha sbagliato e t’ha fatto fa una cosa che ti danno parere negativo, a meno che in un tempo vicino allo zero non riallinea tutti gli elaborati al SUAP e qui partendo dalla variante, capito?”

Gli esempi riportati nell’ordinanza sono diversi, ed è evidente anche a chi non conosce la macchina amministrativa, che c’è un problema molto più grave di quello corruttivo, che forse non è configurabile come un reato penale, ma lo è sotto altri profili e che spetta alla Politica risolvere. E invece assistiamo a comunicati stampa ridicoli, fotocopia di quelli letti ai tempi di mafia capitale, pieni di retorica vuota, di chi semplicemente gioca allo scarica barile come se il problema fosse l’ultimo peones della macchina amministrativa, e non spiega perché non solo non ha fatto nulla, ma ha continuato a delegare queste persone fino all’ultimo ora prima dell’arresto. Poi ci sono i comunicati di quelli che dimenticano che i fatti di cui si parla sono accaduti quando alla guida della città c’erano loro, ed è il caso del M5S. Che la Procura abbia i suoi tempi purtroppo lunghi è cosa nota, ma loro non potevano non sapere e avevano l’obbligo di fare quello per cui sono profumatamente pagati.
Fra pochi giorni dovrebbe aprirsi l’ennesima vergognosa stagione balneare e i bandi sono in altissimo mare e pieni di ombre: queste persone da chi saranno sostituite?
A pagare questo ennesimo conto sarà solo la collettività e per l’ennesima volta Ostia, tornata ad essere il capro espiatorio di un ventre molle di corruzione e malaffare incancrenito, dove gli organi politico-amministrativi pensano che il loro ruolo sia vivacchiare come al bar dello sport, convinti che la loro funzione non sia amministrare, ma partecipare al grande banchetto della spesa pubblica senza avere nemmeno il physique du rôle etico, morale, culturale e professionale.
E vogliono pure gestire i fondi PNRR, gli Expo, i Giubilei e i grandi eventi come quello dell’Associazione Nazionale Carabinieri in cui il palco cade rovinosamente. Ma questa è un’altra storia che racconteremo.

Paula de Jesus per LabUr – Laboratorio di Urbanistica

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OSTIA, CAOS TRA “ASSOCIAZIONE NAZIONALE CARABINIEIRI” E STAGIONE BALNEARE

anc carabinieri ostiaGià dal 24 gennaio 2023 il Municipio X sapeva che il ”XXV Raduno Nazionale dei Carabinieri in Congedo” si sarebbe tenuto dal 5 al 7 maggio sovrapponendosi alla stagione balneare.
Dopodomani sarà il 1° maggio e gli arenili (tra sequestri e negligenza) sono privi di ogni servizio. Mario FALCONI, Presidente del Municipio X, usa come alibi l’evento dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri (in congedo) per ritardare, a suo vantaggio (non certo quello dei romani), l’apertura della stagione balneare. Addirittura, secondo voci attendibili, sembra che l’Assessore al Turismo, Antonio CALIENDO (ex Carabiniere Ausiliario), lo sia venuto a sapere solo ieri, quando durante il Consiglio Municipale, FALCONI avrebbe riferito dello slittamento al 10 maggio, come riportato dalla stampa per poi addirittura rivederlo nella giornata di oggi. Non ci sono pezzi di carta, tutto improvvisato.
Ogni anno è noto che la stagione balneare inizia il 1° maggio.

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Neppure sono pubblicati i campionamenti delle acque da parte della Regione Lazio sul portale del Ministero della Salute e crea confusione il recente decreto del Presidente della Regione Lazio (19 aprile) per l’apertura della stagione balneare relativo all’individuazione e classificazione delle acque destinate alla balneazione e dei punti di monitoraggio, ai sensi del D. Lgs. 116/08 e del Decreto Ministeriale 30.03.2010 come modificato dal Decreto Ministeriale 19.04.2018 (da pubblicare sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio). Ricordiamo a tal proposito che a decidere dell’apertura degli stabilimenti balneari sono i Comuni o le Regioni di riferimento e quando mancano direttive in tal senso, fa testo la normativa statale che prevede che le aperture degli stabilimenti avvengano entro il 1° maggio dell’anno in corso. Ecco perchè, ad esempio, il Comune di Latina ha emesso ordinanza balneare per i suoi lidi di competenza già il 28 aprile 2023. Per la Regione Lazio l’effettiva apertura della stagione balneare è dunque prevista il 14 maggio, a dispetto delle notizie non veritiere pubblicate a mezzo stampa.

flash mob spiagge libereChe gioco sta facendo il Presidente Mario FALCONI? Quello che è certo è che sta andando avanti una lotta clandestina all’interno del PD sulla spiagge, che addirittura vede il giovane democratico, Raffaele BIONDO, Presidente Commissione Turismo, manifestare per l’apertura delle spiagge libere il 29 aprile (poi annullato all’ultimo momento), dopo aver mantenuto per un anno aperta la discussione se dotare quelle spiagge di chioschi per la ristorazione, dichiarati da tempo illegali.

Gli stabilimenti balneari sono imprese turistiche, le piú importanti per Roma, ma hanno bisogno di una competente amministrazione pubblica. E invece si assiste a discussioni velleitarie e inutili, come la proposta del Municipio di ottenere per il Litorale di Ostia la “Bandiera Blu” di qualità, mentre i pendolari esasperati della Roma – Lido prendono a sassate gli autobus in sostituzione dell’ennesimo disservizio.
Visto come vanno le cose, ad oggi sventola solo la bandiera “Marrone”, effetto della mancanza degli spurghi dei bagni a Castelporziano e dei wc chimici sulle spiagge libere. E non solo.

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OSTIA, CONCESSIONI MARITTIME: IL COMPLESSO MARESOLE NON RICADEVA SUL DEMANIO MARITTIMO

maresole demanio marittimo laburA seguito della Sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Terza Sezione) del 20 aprile 2023 (causa C-348/22), per le concesioni demaniali marittime è divenuto urgente avviare una dettagliata verifica delle istruttorie delle attività ordinarie in essere (definizione degli oneri concessori, redazione del Piano di Utilizzazione degli Arenili di Roma Capitale, bando per l’affidamento delle concessioni demaniali marittime in scadenza al 31.12.2020, contenziosi giudiziari ed amministrativi, etc.).
I due Tavoli Tecnici (quello Interistituzionale e quello Interforze), istituiti nel 2015 dalla Commissione Prefettizia al fine di avviare le verifiche sul Litorale, sembrano essersi arenate.

Già in data 4 aprile 2022 LabUr aveva inoltrato una istanza di verifica amministrativa per definire la corretta delimitazione del demanio marittimo località Castel Fusano, in funzione della sdemanializzazione avvenuta di ben 400mila mq nel 1933 e successiva riperimetrazione del 2017.

A distanza di un anno, dopo attente verifiche documentali, esplode il caso di Maresole, diviso in due dalla suddetta dividente demaniale. In altre parole, al tempo della sua realizzazione, tutto il complesso non ricadeva sul demanio marittimo, invalidando di fatto una parte dell’attività giudiziaria in corso dal 2019 ed evidenziando la pessima attività istruttoria amministrativa del Municipio Roma X (imbarazzanti alcune dichiarazioni a mezzo stampa del consigliere Marco POSSANZINI e l’inefficienza della Commissione municipale competente, presieduta da Raffaele BIONDO).

Qui di seguito, il testo dell’esposto.

Integrazione della Istanza di verifica amministrativa inviata via PEC in data 4 aprile 2022 (delimitazione demanio marittimo località Castel Fusano, Roma) – Complesso Maresole, Lungomare Amerigo Vespucci 90, 00122 Roma 

 

 

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INFERNETTO: REAL ESTASTE TARGATO MELONI. IL RUOLO DEI FACILITATORI LOCALI CON LA PASSIONE PER IL GELATO

GELATOEsce il libro “Meloni segreta” del giornalista d’inchiesta Andrea Palladino (Ed. Ponte alle Grazie). Diversi capitoli sono dedicati al business della famiglia del Presidente del Consiglio. Tra questi, una nota vicenda che abbiamo trattato solo noi nel 2012, quella del Centro Commerciale Esselunga all’Infernetto (LINK). Come sempre è una questione di tempo. Prima o poi, la verità viene a galla.
Il progetto è tornato in auge appena si è insediata la nuova amministrazione targata PD, Sindaco Roberto Gualtieri. Da parte dell’Assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, e del Presidente del Municipio X, Mario Falconi (che si è tenuto anche la delega all’Urbanistica, materia di cui non si parla ovviamente più) nessuna trasparenza amministrativa o condivisione con il territorio. Intanto, sottotraccia, procedono le edificazioni senza sosta in un quartiere con un carico urbanistico non accettabile, tra compensazioni, piani di zona, densificazioni, toponimi, cambi di destinazione d’uso ecc. Quello che possiamo aggiungere all’ottimo lavoro di Andrea Palladino, che ha intuito la portata della nostra denuncia, è rimarcare la figura dei c.d. ‘facilitatori’, che sembrano scomparsi, ma che invece continuano a svolgere questo ruolo. In particolare, nella vicenda del centro commerciale Esselunga, il ‘facilitatore’ è stato infatti l’Ing. Renato Papagni, tutt’oggi coinvolto in importanti progetti, guarda caso molto simili, non solo all’Infernetto. Renato Papagni è amico del Presidente Mario Falconi. Da lui si è svolto il famoso pranzo del c.d. ‘patto dello scoglio’.

Nel 2012 ci aveva insospettito la regolarità del subentro come proponente di Esselunga SpA della Lazio Consulting srl (con passaggi in Lussemburgo e tracce nei Panama Papers) in cui era impiegata Anna Paratore, la madre di Giorgia Meloni. La società nasce dallo ‘squagliamento’ della società “Compagnia del gelato”, con sede nella centralissima e prestigiosa via Barberini, nel cuore della capitale, al civico 116. È uno dei palazzi più rinomati della zona, sede di fondazioni, holding e società importanti. La società si occuperà della «produzione e commercializzazione di gelati, di prodotti alimentari e bevande, alcoliche ed analcoliche». In altre parole, un’attività come altre. Un certo Geom. Raffaele Matano versa il 55% delle quote, Giuseppe Statuto, imprenditore della Provincia di Caserta, il 40% e Anna Paratore il 5%. La Paratore è ragioniera, con un passato di successo nella scrittura di romanzi rosa, gli altri soci e l’amministratore sono o diventeranno noti immobiliaristi, specializzati nella gestione di Real Estate. Indebitati per 118MLN, senza alcuna esperienza in gelati (i gelati ad Ostia sono sempre stati un business, anche per la famiglia Papagni) inizia un vorticoso cambio dei soci e di nome e si trasforma in «Lazio Consulting». L’assetto societario diventa in buona parte oscuro: il 21 dicembre 2000 il 90% delle quote passano alla D&A Financial Partners (che poi cambierà nome in MR Partners), il 10% ad Anna Paratore, mentre Raffaele Matano rimane a gestire il tutto come amministratore delegato. La D&A a sua volta il 22 dicembre cambia completamente assetto societario, i soci originari cedono il 99,5% delle proprie azioni alla fiduciaria Amphora e lo 0,5% ad Anna Paratore. Dunque, abbiamo due nomi che sono una costante, quelli di Anna Paratore e Raffaele Matano, mentre la reale identità del socio di maggioranza è rappresentata da una società fiduciaria. Matano nel 2008 viene sospeso dall’ordine dei geometri di Viterbo per un provvedimento disciplinare mai rivelato. Nel 2004 viene coinvolto in una storia giudiziaria complessa, con al centro la società «Gruppo romano immobiliare». Alla fine delle indagini, condotte dalla DIA di Roma, il GIP lo rinvia a giudizio insieme all’immobiliarista catanese Fabio Calì, con l’accusa di aver ottenuto un finanziamento da un istituto bancario senza le necessarie garanzie. Alla fine, verranno prosciolti, per intervenuta prescrizione, da tutte le accuse. Sentenza a cui le difese, come indicato nelle carte, non si oppongono. Il precedente nome della società coinvolta nelle indagini, «Gruppo romano immobiliare», era «Lazio Consulting holding SPA». Omonimia? No. La società gemella della ex Compagnia del gelato era stata costituita nel 2001 con un assetto proprietario praticamente identico a quello della Lazio Consulting SRL: la maggioranza delle quote, 4975 azioni, in mano alla MR Partners e una piccola quota di minoranza, 25 azioni, detenute da Anna Paratore. Il nome della madre di Giorgia Meloni poi uscirà un anno dopo, alla fine dell’aprile 2002, cedendo le quote al commercialista Carlo Stella. I rapporti tra la Paratore e Matano di certo fino all’aprile 2002 erano stretti, tanto da sedere nella stessa compagine societaria in tre aziende, attive nel settore immobiliare: le due Lazio Consulting e la MR Partners. Il 15 maggio del 2000 la guida della Regione Lazio passa, per la prima volta, alla destra dell’ex MSI. Francesco Storace viene eletto presidente, ottenendo il 51,29% dei voti, battendo Piero Badaloni. La svolta politica – sull’onda lunga dell’elezione in Provincia di Silvano Moffa, incontrato già nelle pagine precedenti – è il trampolino di lancio per la destra romana. Il passo successivo arriverà qualche anno dopo, con l’elezione di Gianni Alemanno alla carica di sindaco della capitale. La nuova giunta regionale punta allo sviluppo – anche edilizio – del territorio laziale. Proseguendo l’indirizzo di una legge regionale del 1999, la giunta Storace propone i cosiddetti «patti territoriali», ovvero accordi con il settore privato per realizzare nuovi complessi immobiliari. Non solo case, ma anche centri commerciali. Il 26 marzo del 2002 la Lazio Consulting SRL – controllata dalla fine degli anni Novanta da soci schermati da una fiduciaria, attraverso la MR Partners, con un 10% delle azioni in mano ad Anna Paratore – protocolla la proposta di patto territoriale «9/D1» per realizzare un centro commerciale nella zona dell’Infernetto, tra Ostia e Fiumicino, lungo la via Cristoforo Colombo. Un mese prima, il 14 febbraio 2002, Anna Paratore aveva ceduto la sua partecipazione alla società inglese D Construction limited; il giorno prima della presentazione del progetto per il centro commerciale all’Infernetto, anche la MR Partners (che aveva il 90% delle quote) cede la sua partecipazione alla stessa D Construction. Non sappiamo chi fossero i soci della società inglese, perché i dati non sono più presenti nella Companies House (registro delle imprese). Dunque, la Lazio Consulting cura la predisposizione del progetto e il suo avvio per poi cedere l’intero pacchetto azionario. Durerà poco. Il 22 luglio 2002 avviene un ulteriore passaggio: la Lazio Consulting – rappresentata da un pensionato nato nel 1929 – cede il ramo d’azienda, con inclusi i contratti in essere e, dunque, anche il progetto per il centro commerciale, alla società Lunghezza immobiliare, come avevamo denunciato. Questo gruppo è controllato a sua volta da una complessa catena societaria: le azioni sono detenute dalla lussemburghese Polired SA, a sua volta controllata dalle società Daedalus Overseas Inc. con sede a Tortola, nelle BVI, e Bright Global SA, con sede a Panama. Due compagnie inserite nei Panama Papers, corposo fascicolo composto da oltre 11 milioni di documenti contenenti informazioni dettagliate su oltre 200 mila società offshore e relativi organigrammi. Nel giro di pochi mesi la Lazio Consulting S.r.l. – divenuta ormai una scatola vuota – viene messa in liquidazione. Quel progetto immobiliare si perde nelle nebbie dell’offshore per ricicciare nel 2021.
Oltre allo sviluppo dell’idea di un centro commerciale dell’Infernetto, la Lazio Consulting – quando Anna Paratore era ancora socia e lavorava per il geometra Matano – ha infatti operato in un passaggio di proprietà di un terreno alle porte di Roma, in zona Lunghezza. Il 19 febbraio 2001 acquista dall’Istituto delle Suore della Divina provvidenza un appezzamento di 40 ettari, in una zona che verrà destinata in futuro allo sviluppo immobiliare, posta di fianco a uno dei più grandi centri commerciali della capitale, «Roma est». Appena 48 ore dopo, la società rivende alla finanziaria Finagen SPA il terreno. In quello stesso giorno, il 21 febbraio 2001, la Lazio Consulting firma un contratto di affitto ultranovennale con la stessa finanziaria alla quale aveva venduto il terreno. Quattro anni dopo i 40 ettari passano nella disponibilità della Belchi 86, una delle società del gruppo Di Mario, la holding finita nelle cronache giudiziarie per un crack milionario.

Come giustamente ribadisce Andrea Palladino, sono meccanismi, questi, che è facile incontrare negli affari degli immobiliaristi romani. Il motore che si cela dietro lo sviluppo smisurato del cemento nella capitale è l’incrocio tra il sistema finanziario e bancario con l’intermediazione nella compravendita di terreni pronti a ricevere cubature, ampliamenti dei piani regolatori e progetti per lo sviluppo di centri commerciali. Sono semplicemente affari, per gli imprenditori che investono. Ma avere le chiavi giuste può aprire porte importanti. Le chiavi appunto. E una delle chiavi è l’Ing. Renato Papagni.

(il corsivo  tratto dal libro “Meloni segreta” di Andrea Palladino – Ed. Ponte alle Grazie)

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